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ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI: SVILUPPO DI INDICATORI TECNICI CON MATLAB

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA’ DI PISA

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI

Tesi di laurea in:

ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI: SVILUPPO

INDICATORI TECNICI CON MATLAB

Relatore

Chiarissimo Prof. Riccardo CAMBINI

Candidato

Angela FEDELE

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“C’è un solo angolo dell’universo, che puoi esser certo di poter migliorare, e questo sei tu.” (Aldous Huxley)

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INDICE

INTRODUZIONE ...6

CAPITOLO 1: ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI…8 1.1 Analisi Tecnica Multipla ... 8

1.2 Analisi Tecnica ... 9

1.2.1 Presupposti logici dell’Analisi Tecnica ... 10

1.2.1.1 Il mercato sconta tutto ... 11

1.2.1.2 I prezzi si muovono dentro al trend ... 11

1.2.1.3 La storia si ripete ... 12

1.3 Previsioni economiche ... 12

1.4 The Dow Theory ... 12

1.4.1 Gli indici scontano tutto ... 14

1.4.2 Movimenti del mercato ... 15

1.4.3 Teoria della Confirmation ... 19

1.4.4 Le tre fasi del trend primario ... 19

1.4.5 Gli indici si devono confermare a vicenda ... 22

1.4.6 Il volume conferma il trend ... 23

1.4.7 Il trend continua fino al segnale decisivo di inversione ... 23

1.5 Critiche alla teoria di Dow ... 23

1.6 The Dow Jones Industrial Average Oggi ... 24

1.7 Teoria di Grenville ... 25

1.8 Analisi Fondamentale ... 27

1.8.1 Presupposto logico dell’Analisi Fondamentale ... 28

1.9 Analisi Tecnica e Fondamentale un confronto ... 31

CAPITOLO 2:STRUMENTI DISPONIBILI NELL’ANALISI DELLA EVOLUZIONE DEI PREZZI ... 32

2.1 Direzione del Trend ... 32

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2.2.1 Supporto e Resistenza in senso statico ... 41

2.3 Stop Loss ... 41

2.4 Trendlines ... 43

2.4.1 Return line ... 45

2.5 Ritracciamento ... 46

2.6 Speed resistance lines ... 48

2.7 Costruzione dei grafici ... 49

2.7.1 Tipologie di grafici ... 49

2.7.2 Grafico Lineare ... 50

2.7.3 Grafico Bar Chart ... 51

2.7.4 Grafico Candlestick ... 52

2.7.4.1 Scala aritmetica e logaritmica ... 53

2.7.5 Tipologie di candlesticks ... 54

2.7.5.1 Modelli di inversione con l’analisi Candlestick ... 59

2.7.5.2 Modelli di continuazione con l’analisi Candlestick ... 62

2.7.5.3 Osservazioni conclusive ... 64

2.8 L’ Analisi Tecnica Euristico-Quantitativa ... 64

2.8.1 Medie Mobili ... 65

2.8.2 Media Mobile Semplice ... 66

2.8.3 Media Mobile Ponderata ... 67

2.8.4 Media Mobile Esponenziale ... 68

2.8.5 Media Cumulativa ... 70

2.8.6 Utilizzo delle medie mobili ... 70

2.8.7 Oscillatori ... 71

2.8.7.1 Funzione svolta dagli indicatori ... 72

2.8.8 Momentum ... 73

2.8.8.1 Approfondimento momentum ... 76

2.8.9 Rate of Change ... 77

2.9.1 Commodity Channel Index ... 78

2.9.2 Relative Strength Index... 80

2.9.3 Lo Stocastico ... 86

2.9.4 Moving Average Convergence/Divergence ... 90

CAPITOLO 3:INDICATORI TECNICI CON MATLAB ... 93

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3.2 Calcolo dello Chaikin Oscillator ... 94

3.3 Segnali Operativi ... 95

3.4 Sviluppo Chaikin Oscillator con Matlab ... 96

3.4.1 Plottaggio Chaikin Oscillator ... 100

4.1 Chandelier Exit ... 102

4.1.1 Average True Range ... 103

4.2 Calcolo Chandelier Exit ... 104

4.3 Sviluppo Chandelier Exit con Matlab ... 105

4.3.1 Plottaggio Chandelier Exit ... 110

5.1 Force Index ... 111

5.2 Calcolo del Force Index ... 113

5.3 Segnali Operativi ... 113

5.4 Sviluppo Force Index con Matlab ... 115

5.4.1 Plottaggio Force Index ... 117

6.1 Vortex Indicator ... 118

6.2 Calcolo Vortex Indicator... 120

6.3 Segnali operativi ... 121

6.4 Sviluppo Vortex Indicator con Matlab... 122

6.4.1 Plottaggio Vortex Indicator ... 125

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INTRODUZIONE

I mercati finanziari costituiscono il luogo dove le proposte di acquisto e di vendita degli strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, materie prime ecc) si incontrano. Le decisioni operative alla base di tali scelte di acquisto o di vendita rappresentano il risultato di precise analisi qualitative e quantitative dei mercati. Dato l’aumento della complessità dei mercati finanziari, causa fattori quali ad esempio la globalizzazione e l’integrazione fra gli stessi e la presenza di prodotti di scambio sempre più complessi, si rende più difficoltoso il processo della scelta di investimento.

Le metodologie di analisi a sostegno delle decisioni operative, si possono distinguere in analisi fondamentale e analisi tecnica.

L’analisi fondamentale determina il valore intrinseco della società emittente dei titoli quotati, avendo come oggetto la valutazione degli aspetti economico-finanziari che la caratterizzano.

L’analisi tecnica, invece, pone l’attenzione sullo studio dell’andamento del mercato mediante l’analisi delle serie storiche passate dei prezzi e dei volumi. Entrambe le analisi risultano esser fondamentali e indispensabili per una valida e completa analisi del mercato di riferimento, e di conseguenza, per implementare una corretta strategia operativa.

Nel primo capitolo di questo lavoro di tesi si illustrano i principi alla base dell’analisi tecnica, partendo quindi dalla teoria di Dow.

Nel secondo capitolo si passa all’approfondimento delle tipologie di strumenti utili nello studio della dinamica dei prezzi di cui l’operatore si può avvalere, introducendo la candlestick analysis.

Fra i vari strumenti, si evidenzia l’importanza del supporto degli indicatori tecnici nell’analisi del mercato derivante dalla loro capacità di metter a confronto diversi aspetti, e quindi di dare un risultato che è la sintesi di un raffronto di differenti dati.

Nel terzo capitolo, si focalizza l’attenzione sull’obiettivo del lavoro, ovvero si procede con lo studio di nuovi indicatori, differenti da quelli “classici”, ormai

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largamente diffusi fra gli operativi. In particolare, vengono confrontati quattro diversi indicatori tecnici, quali lo Chaikin Oscillator, Force Index, il Vortex Indicator e lo Chandelier Exit.

Lo scopo del nostro lavoro è quello di individuare quali fra questi indicatori fornisce un risultato migliore da un punto di vista operativo, o se è necessario il supporto simultaneo dei quattro indicatori per una analisi ottimale dell’andamento del titolo, o se ancora questi non forniscono alcuna informazione utile ai fini dell’attuazione di una strategia di investimento.

Per ogni indicatore si illustrano i dati presi in considerazione per lo studio, la formula alla base del suo sviluppo e come questa viene organizzata nel programma, l’interpretazione dei segnali operativi che è possibile ottenere dal loro utilizzo.

Gli indicatori e i relativi grafici vengono elaborati attraverso il software Matlab, prendendo in considerazione come input la serie storica dei prezzi in un intervallo temporale predeterminato di differenti titoli azionari. Definito in Matlab l’indicatore, si procede con il confronto dei risultati prodotti dallo stesso con il trend dei prezzi; esaminando l’andamento del titolo si evidenziano alcuni segnali operativi interessanti rappresentanti punti di partenza per lo sviluppo di una possibile strategia di acquisto o di vendita.

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CAPITOLO 1:

ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI

1.1 Analisi Tecnica Multipla

L’analisi tecnica attuale può esser denominata Analisi Tecnica Multipla, l’aggettivo multiplo si riferisce alla possibilità di unire con successo l’analisi tecnica classica (occidentale) e la candlestick analisys (orientale), mediante il grafico a candele (candle chart).

L’Analisi Tecnica Multipla permette all’analista di ottenere dei segnali più significativi, rispetto a quelli che potrebbe ottenere utilizzando in modo indipendente le due tipologie di analisi. Questa, infatti, potrebbe risultare utile anche quando i segnali derivanti dai due tipi di analisi risultano essere in conflitto, in quanto in tal caso si ravvisa uno scenario che richiede un ulteriore particolare approfondimento e cautela.

Le due branche di analisi trovano il loro fondamento nel fatto che i fenomeni economici ed i riflessi che hanno sui mercati finanziari sono caratterizzati da una complessità, in quanto molteplici sono le variabili che intervengono, e necessitano di una interpretazione.

Per poter operare con consapevolezza sui mercati finanziari cercando di trarne un profitto, risulta utile avere conoscenza sugli ultimi accadimenti del mondo economico, politico e via dicendo, ma è certamente ben più importante e indispensabile aver compreso i meccanismi alla base dell’evoluzione dei prezzi attraverso l’applicazione delle tipiche modalità di studio dei movimenti borsistici previste appunto dall’ Analisi Fondamentale e dall’Analisi Tecnica.

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1.2 Analisi Tecnica

“The biggest mistake that a fundamental analyst makes is thinking that a stock and a company are the same thing. The biggest mistake a technician makes is

thinking that a stock and a company are different”1

Una prima definizione di Analisi Tecnica viene formula agli inizi degli anni Ottanta del XX secolo, da John J.Murphy, uno dei suoi principali divulgatori:

“Technical analysis is the study of market action, primarly through the use of charts, for the purpose of forecasting future price trends”2.

Con il termine “Market action” si includono le tre principali fonti di informazione disponibile all’analista, ossia il prezzo, volume e open interest. L’analisi tecnica risponde ad una finalità di Timing, ovvero far capire agli operatori quando è il momento ottimale di investimento o disinvestimento dal mercato, prevedendo le future tendenze dinamiche borsistiche. E’ una analisi dell’andamento dei trend borsistici, di tipo matematico-probabilistica, definisce la probabilità che un determinato evento si verifichi, ma ciò non esclude con assoluta certezza il caso che si possano verificare eventi non prevedibili a priori che sconvolgono improvvisamente l’andamento del mercato stesso.

I principali destinatari dell’analisi tecnica sono i professionisti, gli speculatori, che operano in un’ottica di breve, talvolta brevissimo termine; tuttavia anche gli operatori cassettisti sono interessati allo sviluppo di tale analisi, dato che anche per loro sarà conveniente investire nel mercato nel momento opportuno.

Come si può desumere da quanto esposto essa ha strumenti e si basa su presupposti diversi rispetto l’analisi fondamentale.

Gli strumenti di cui si avvale l’analisi tecnica sono l’analisi grafica, ovvero la trasposizione dei prezzi su un piano cartesiano, con l’indicazione del tempo sulle

1 Phil Roth.

2“L’Analisi Tecnica è lo studio del movimento del mercato, tramite l’uso sistematico di grafici, allo scopo di prevedere le tendenze future dei prezzi.”John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati

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ascisse e del prezzo sulle ordinate; e gli indicatori tecnici che mettono matematicamente a rapporto alcuni aspetti del mercato come ad esempio trend e volumi di scambio.

“Grazie all’innovazione tecnologica e all’enorme sviluppo delle soluzioni informatiche, che permettono di sfruttare sia i modelli grafici sia un articolato complesso di micro modelli di natura euristico-quantitativa, oggi l’analisi tecnica può essere definita una disciplina che, avvalendosi di procedure grafiche ed euristico-quantitative, si prefigge di agevolare la costruzione di sistemi operativi utili alla diagnosi delle fasi di mercato e alla gestione di posizioni speculative”3.

Con ciò di certo non si afferma che tramite questo tipo di analisi si ottiene come risultato delle risposte certe e affidabili in assoluto, ma esso costituisce uno strumento a favore degli investitori capace di ridurre il rischio di perdite e di incrementare la possibilità di profitti, il quale costituisce obiettivo principale degli stessi.

La metodologia dell’analisi tecnica può esser applicata sia alle azioni sia ai futures e i grafici possono essere sviluppati su differenti orizzonti temporali che sia breve medio o lungo periodo.

Oltretutto è bene evidenziare che lo studio dei grafici mediante analisi tecnica è assolutamente soggettivo, ovvero l’interpretazione che ne deriva sarà diversa da analista ad analista in quanto ognuno farà le sue personali osservazioni operando in maniera differente poiché alla base non vi sono regole di procedura matematiche.

1.2.1 Presupposti logici dell’Analisi Tecnica

I fondamenti logici dell’analisi tecnica sono essenzialmente tre4:

3 Achille Fornasini, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari e Trading On line: Metodi e sistemi a

supporto delle decisioni operative, Etas,2003

4 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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11 1) Il mercato sconta tutto;

2) I prezzi si muovono dentro un trend; 3) La storia si ripete.

1.2.1.1 Il mercato sconta tutto

Nei prezzi del mercato, o di un contratto merci, si considera implicito che tutti quei fattori di tipo fondamentale, politico, psicologico ecc., che ne hanno determinato l’andamento, siano già incorporati.

Il movimento dei prezzi, come affermano gli analisti tecnici, riflette i cambiamenti quantitativi della domanda e dell’offerta dei titoli, infatti se la domanda è maggiore dell’offerta la quotazione tende a salire, viceversa se l’offerta supera la domanda, la quotazione scenderà.

Inoltre, si osserva che se i prezzi stanno salendo per un qualsiasi motivo, la domanda è maggiore dell’offerta e i fondamentali sono sicuramente rialzisti, mentre viceversa se i prezzi stanno scendendo, l’offerta è maggiore della domanda e i fondamentali sono ribassisti.

Da qui l’affermazione da parte degli analisti che la forza intrinseca tra domanda e offerta sia uno dei principi economici fondamentali e che influenzi il mercato al rialzo o al ribasso.

1.2.1.2 I prezzi si muovono dentro al trend

Premettendo che il trend ha solitamente un andamento continuo piuttosto che una brusca inversione, lo scopo principale dell’analisi di un grafico è quello di identificare un trend sin dai suoi primi movimenti, per investire nella sua direzione primaria, in quanto il trend è destinato a proseguire fino a quando non mostra chiari segni di inversione di tendenza.

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1.2.1.3 La storia si ripete

Nell’analisi tecnica si deve anche considerare lo studio della psicologia umana. Infatti a fronte di situazioni analoghe gli investitori tendono a comportarsi in modo analogo e se si comportano in modo analogo, analoghi saranno gli effetti sui prezzi in quanto essi scaturiscono dal comportamento degli investitori.

Inoltre la dinamica storica di una serie di prezzi sarebbe incline a ripetersi periodicamente, pertanto bisogna studiare il passato per prevedere il futuro il quale potrebbe essere una ripetizione di livelli e modelli.

1.3 Previsioni economiche

L’analisi tecnica può esser di aiuto anche per le previsioni economiche; un rialzo dei prezzi delle merci, per esempio, dà in genere da un segnale di tasso di inflazione in aumento, quindi la direzione dei prezzi delle merci può dare utili informazioni sulla direzione dell’inflazione.

La direzione dei tassi di interesse è influenzata dall’andamento delle merci, pertanto i grafici relativi ai mercati di commodities come l’oro, il petrolio, sono indicativi per comprendere l’andamento dell’economia e le aspettative sull’inflazione.

1.4 The Dow Theory

“The market reflects all the jobber knows about the condition of the textile trade, all the bankers know about the money market. In fact, the market reduces to a bloodless verdict all knowledge bearing on finance, both domestic and foreign”5

(Charles Dow)

5 Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari e Trading On line, Metodi e sistemi a supporto delle decisioni operative, Achille Fornasini, Etas,

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Il giornalista e matematico Charles Henry Dow (1851-1902) è considerato il fondatore dell'analisi tecnica, nonostante il suo scopo non fosse quello di definire una teoria o di dar vita all’analisi tecnica, ma semplicemente quello di cercare una uniformità nell’andamento apparentemente casuale dei prezzi azionari. Dow voleva cercare il trend di fondo del mercato, per creare un indice generale dei prezzi di Wall Street.

Oggi, dopo un secolo, i fondamentali di Dow costituiscono uno strumento vitale per lo studio svolto dagli analisti tecnici, nonostante l’attuale sofisticata tecnologia informatica consentirebbe di elaborare migliori indicatori economici dai quali poter ottenere delle informazioni più precise rispetto i principi risalenti a 100 anni fa, nella realtà non è così proprio perché la teoria di Dow racchiude in sé concetti fondamentali e basilari dell’analisi tecnica.

Charles Dow nel 1882 con il suo socio Edward Jones fondarono la società Dow Jones & Company. Dow scriveva le sue osservazioni sui comportamenti dei mercati finanziari, che analizzava mediante l’utilizzo di grafici, in articoli del Wall Street Journal di cui lui stesso era editore. Egli non scrisse appunto un libro ma dopo la sua morte, furono raccolti e ristampati6 gli articoli di giornale del Wall

Street Journal, in quanto ci si rese conto dell’esistenza di una vera e propria teoria economica.

Il 3 luglio del 1884 Dow pubblicò il primo indice di mercato composto dai prezzi di chiusura di undici titoli, nove relativi a compagnie di trasposto e due a strumento di valutazione delle condizioni dell’economia nazionale. Tale scelta fu dettata dal fatto che Dow riteneva che questi titoli fossero un ottimo strumento di valutazione delle condizioni economiche nella nazione.

6 Nelson, nel libro “The ABC of stock speculation”, 1903,fu il primo ad usare il termine “Dow Theory”. Successivamente gli articoli furono rielaborati da altri autori.

W.P.Hamilton continuando a scrivere editoriali sul Wall Sreet Journal nei vent'anni successivi alla morte di Dow, nel 1922 pubblicò “The stock market barometer”.

Successivamente abbiamo l’allievo di Dow, R.Rhea che con il suo libro “The Dow Theory” del 1932 incorpora e rielabora le idee di Dow e di Hamilton e da vita alla teoria come noi oggi la conosciamo.

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Nel 1897 divise l’indice in due parti; la prima comprendente dodici titoli di società industriali e la seconda invece comprendeva venti titoli di società ferroviarie. Nel 1928 il primo indice comprendeva già 30 titoli industriali, che è anche il numero attuale. Successivamente l’elenco fu aggiornato diverse volte dagli editori del Wall Street Journal, aggiungendo nel 1929 un indice di utilità.

Il lavoro di Dow, dopo la sua morte, fu applicato agli indici del mercato azionario che egli aveva creato, ossia quello industriale e ferroviario, ma possiamo precisare che la maggior parte dei concetti di analisi da lui formulati sono estensibili a tutti gli indici.

Dalle sue elaborazioni Dow giunse a definire sei principi fondamentali.

1.4.1 Gli indici scontano tutto

“La somma e la tendenza delle transazioni di borsa rappresentano la somma delle conoscenze del passato, prossimo e remoto, applicata allo sconto del futuro.”7

Questo principio ci dà la possibilità di comprendere perché gli analisti tecnici fondano parte della loro analisi nel cercare di capire qual è l’andamento del prezzo.

Essendo il prezzo la conseguenza dell’incontro fra domanda e offerta, Dow sosteneva che in un determinato momento, a fronte di una determinata situazione c’è un insieme di soggetti più o meno ampio che si pone in posizione di acquisto, e in contrapposizione alla medesima situazione e nello stesso momento c’è un insieme di soggetti che si pone in posizione di vendita. Le motivazioni alla base del perché dei soggetti decidono di porsi come acquirenti o venditori non sono conoscibili a priori, ossia statisticamente queste motivazioni non sono determinabili. Per tale ragione il prezzo sconta tutto, ovvero sia i dati storici

7John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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presenti sul mercato sia tali motivazioni che spingono le decisioni dei soggetti sul come operare.

Allora, dato che i prezzi dei beni ufficialmente quotati assimilano tutte le informazioni disponibili, per questo la teoria di Dow afferma che anche gli indici sconterebbero le notizie e tutte le informazioni disponibili, ad esclusione per ovvi motivi di tutto ciò che non è prevedibile come per esempio terremoti o calamità naturali.

1.4.2 Movimenti del mercato

Fino ad un momento primo della scoperta della teoria di Dow gli operatori pensavano che gli andamenti borsistici fossero casuali. Secondo Dow, invece non solo l’andamento del mercato era ciclico, ma scopre che vi sono tre tipi di movimento di diversa ampiezza.

Specificando in primis che un trend ascendente (uptrend line8) è definito da una

retta congiungente almeno due o più minimi relativi crescenti, e contemporaneamente due o più massimi relativi crescenti; mentre in un trend discendente (downtrend line9) ogni massimo relativo che viene a formarsi è

minore del massimo relativo precedente e contemporaneamente ogni minimo relativo è minore del precedente, Dow divise i trend nelle seguenti categorie: -tendenza primaria o di fondo del mercato (Major Trend);

-tendenza secondaria (Intermediate Trend); -tendenza di breve periodo (Minor Trend).

La tendenza primaria o trend principale ha una durata che va da uno a più anni, rappresenta l’evoluzione borsistica prevalente, quello che si può definire trend di fondo del mercato.

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Si può registrare una tendenza al rialzo (toro o bullish) o una tendenza al ribasso

(orso o bearish); il trend può essere interrotto da brevi ma importanti

capovolgimenti.

Nel ciclo di lungo termine possiamo individuare il ciclo secondario che ha una durata che va dalle tre settimane circa a tre mesi.

L’ultimo trend è costituito da rialzi o ribassi che solitamente hanno una durata inferiore alle tre settimane. Quest’ultimo non ha alcuna influenza sui movimenti primari o secondari, ed è difficilmente prevedibile data la sua natura pressoché speculativa. Dow riteneva proprio per queste motivazioni di minore importanza il trend terziario.

Di seguito si propone una rappresentazione grafica dei tre movimenti:

Figura 1.110: Rappresentazione dei tre movimenti.

Dow propone, inoltre, lo strumento principe con cui poter individuare i vari cicli, le medie mobili, che secondo la sua teoria devono essere calcolate secondo un’ampiezza temporale che si deve adattare all’ampiezza temporale del ciclo che

10 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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si va a disegnare. Si tratta in sostanza di una correlazione temporale fra durata del ciclo che si vuole andare ad individuare e l’ampiezza della media mobile. In virtù di ciò Dow consiglia l’intervallo temporale da prendere in considerazione per calcolare la media, in modo tale si adatti all’ampiezza temporale del ciclo che si va a disegnare.

La media mobile è una media di n elementi11, dove n è costante ma gli elementi

che compongono la media cambiano ogni giorno, in quanto il dato più vecchio viene sostituito con il dato più recente, appunto per questo media mobile.

Dow individua tre medie mobili:

- a breve termine, suggerendo un numero di elementi n pari a 5/10 giorni; - a medio termine, suggerendo un numero di elementi n pari a 20/25 giorni; - a lungo termine, suggerendo un numero di elementi n pari a 200 giorni.

Di seguito si propone una rappresentazione grafica del posizionamento delle medie mobili per una più immediata comprensione delle stesse:

Nel caso di uptrend le medie mobili sono crescenti, andando dall’alto verso il basso la prima media mobile è quella di breve termine che presenta un andamento nervoso, successivamente si posiziona la media mobile a medio termine che presenta un andamento meno nervoso, ed infine troviamo la media mobile a lungo termine con un andamento sinuoso, in quanto a un numero di elementi n da mediare maggiore. La media a lungo termine è l’ultima media che si forma perché è quella che richiede più tempo per il verificarsi delle condizioni necessarie alla sua formazione.

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Figura 1.2: Medie Mobili in caso di trend ascendente

Nel caso di downtrend invece le medie mobili hanno un andamento decrescente, partendo dal basso verso l’altro si trova prima la media mobile a 5/10 giorni, in seguito si muove la media mobile a medio termine, e successivamente viene a formarsi la media mobile a lungo termine.

Figura 1.3: Medie Mobili in caso di trend discendente

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1.4.3 Teoria della Confirmation

La teoria della Confirmation afferma che si può parlare di tendenza al rialzo o tendenza al ribasso quando l’andamento della media mobile a lungo termine, ovvero con n pari a 200 giorni, conferma l’andamento della media mobile a medio termine, ovvero n pari a 20/25 giorni.

Dunque, si potrà parlare di uptrend quando la media mobile a lungo termine conferma al rialzo la media mobile a medio termine, viceversa si potrà parlare di downtrend quando la media mobile a lungo termine conferma al ribasso la media mobile a medio termine.

La media mobile a breve brevissimo termine, non viene presa in considerazione da Dow in quanto può esser influenzata da effetti speculativi e quindi cambiamenti repentini.

1.4.4 Le tre fasi del trend primario

Dow partendo dalla considerazione che il mercato si muove secondo un’onda sinusoidale, ossia ad una fase di rialzo segue una fase di ribasso e così via, focalizza la sua attenzione sui trend primari, suddividendoli in tre fasi distinte:

-fase di accumulazione;

-fase di partecipazione pubblica (o convinzione); -fase distributiva.

Per comprendere le fasi individuate da Dow bisogna aggiungere un altro elemento importante del suo studio, la divisione della massa degli investitori in:

-mani forti: sono investitori professionali, dotati di importanti risorse finanziarie e di elevate conoscenze economiche, di conseguenza assumono le proprie decisioni di investimento o disinvestimento sulla base di valutazioni di carattere economico;

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-mani deboli: piccoli investitori che non possiedono importanti risorse finanziaria e non hanno delle conoscenze economiche fondamentali, infatti prendono le loro decisioni di investimento o disinvestimento sulla base di valutazioni a carattere emotivo.

Si descrive di seguito il ciclo teorico di Dow, considerando il fatto che si potrebbe procedere all’analisi partendo da una qualsiasi altra fase dello stesso.

Partendo dalla seconda fase di ribasso, in questa, la quotazione espressa dal mercato è inferiore al valore economico del titolo, pertanto le mani forti cominciano ad operare acquistando a prezzi convenienti in quanto consapevoli che tutte le notizie negative siano ormai state assimilate nel mercato, e ciò vuol dire che la fase del ribasso sta terminando.

Gli acquisti vengono effettuati in maniera tendenzialmente graduale in modo tale da non muovere bruscamente il mercato, in quanto acquistando in maniera massiccia le mani forti provocherebbero una inversione di tendenza, e quindi in tal caso le mani deboli non sarebbero più disposte a vendere. Quindi le mani forti

hanno bisogno della controparte mani deboli per poter acquistare, ecco perché procedono in modo graduale. Tendenzialmente perché ci sono situazioni in cui le mani forti ribaltano il mercato.

Questa fase è chiamata di accumulazione, caratterizzata da prezzi decrescenti e da trend dei volumi crescenti.

In un certo momento, man a mano che le mani forti assorbono l’eccesso di offerta delle mani deboli, anche solo per un istante, la domanda delle mani forti uguaglia l’offerta delle mani deboli, questo è il cosiddetto punto di minimo.

Nella fase successiva che va dal minimo al primo punto di flesso, corrispondente al punto in cui la quotazione è uguale al valore economico del titolo, la mano debole riduce la sua offerta, in quanto è rincuorata dal fatto che i prezzi stanno ricominciando a salire, quindi il titolo sta aumentando di nuovo il suo valore. In tal caso anche se la mano forte ha convenienza a comprare, trova difficoltà nello scambio in quanto c’è poca mano debole disposta a vendere.

Questa fase di rialzo definita di partecipazione pubblica, costituisce l’inizio di un nuovo trend primario rialzista, entrano nel mercato i piccoli investitori, le notizie

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economiche diventano col passare del tempo sempre più positive e i prezzi iniziano a salire in maniera repentina.

Secondo tratto di questa fase di rialzo parte dal punto di flesso e va fino al punto di massimo, essendo la quotazione maggiore del valore economico le mani forti cominciano a vendere i titoli a lotti crescenti.

Questa fase in cui i titoli passano dalle mani forti alle mani deboli è chiamata fase di distribuzione.

Essa è caratterizzata dal trend del prezzo crescente e trend dei volumi decrescenti sempre più con l’approssimarsi del massimo.

Le mani deboli, spinti dal sentimento di euforia, assumono la posizione di acquirente nonostante non risulta conveniente; questi acquirenti comprano anche vicino ai massimi, incoraggiati dall’ondata di notizie positiva trasmessa dai giornali che segnala la presenza del boom borsistico in corso. I volumi si attenuano diventando rarefatti quando i prezzi sono molto alti, e la crescita diventa sempre più lenta, in quanto le mani forti arrivate vicino al massimo hanno venduto tutto o comunque si ricorda come le mani deboli sono investitori che non avendo importanti risorse finanziarie non riescono a comprare vicino ai massimi. Superato il punto di massimo, comincia a diffondersi fra i piccoli investitori il panico, provocando un brusco declino dei prezzi in quanto tutti cercano di vendere, anche ai minimi assoluti, innescando una crisi del fenomeno. I prezzi si avvitano su sé stessi sulla spinta dell’eccesso di offerta delle mani deboli, in quanto essendo il prezzo del titolo maggiore del valore economico le mani forti non hanno convenienza nell’effettuare l’acquisto, infatti in tale fase si

parla di volumi di offerta.

Nella seconda fase di ribasso quando la quotazione sarà minore del valore economico le mani forti cominceranno nuovamente a comprare, ed il ciclo così si ripete.

In conclusione possiamo affermare che pur non avendo ingenti risorse finanziarie, si può operare da mano forte assumendo la sua visione, e ciò vuol dire eseguire le operazioni facendosi guidare non da euforia e panico, ma da valutazione di carattere economico, dalla conoscenza di dati economico statistici. Secondo Dow, inoltre, il ciclo teorico ha bisogno di tempo per manifestarsi nelle sue varie fasi, in quanto esso si forma proprio sulla base delle considerazioni

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psicologiche fatte sia della mani forti che dalle mani deboli, che spingono le loro decisioni. E tali considerazioni necessitano del tempo affinché queste vengono a formarsi.

Di seguito il grafico che illustra il ciclo teorico di Dow appena commentato:

Figura 1.4: Elaborazione personale del Ciclo Teorico di Dow.

1.4.5 Gli indici si devono confermare a vicenda

Dow riferendosi all’indice industriale e ferroviario afferma che entrambi gli indici devono fornire la stessa indicazione, per testare l’effettiva esistenza del segnale rialzista o ribassista.

In generale, quindi, gli indici di borsa devono mostrare un andamento concordante, soprattutto nella situazione di significativi mutamenti di direzione delle tendenze principali.

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1.4.6 Il volume conferma il trend

Secondo Dow il volume12 deve essere coerente con l’andamento del trend

primario.

Nel caso di un trend primario al rialzo, i volumi di scambio dovrebbero aumentare in presenza di ondate espansive, e contrarsi quando i prezzi scendono, quindi in presenza di ondate ribassiste.

Nel caso invece di un trend primario ribassista dovrebbe verificarsi il contrario, ossia il volume dovrebbe registrare un aumento sul ribasso dei prezzi, e diminuire sul rialzo degli stessi.

Quando il volume non è coerente con l’andamento dei prezzi, potrebbe essere un segnale di inversione di tendenza.

1.4.7 Il trend continua fino al segnale decisivo di inversione

È da precisare la difficoltà nel distinguere un vero segnale di inversione di tendenza, rispetto invece ad un segnale di normale correzione secondaria in un trend in essere; comunque un trend tende a continuare in quella direzione fino a quando una forza esterna gli fa cambiare movimento.

1.5 Critiche alla teoria di Dow

Sebbene la fondatezza della teoria di Dow, essa non è stata immune da alcune critiche.

Una fra le prime critiche fatta riguarda il fatto che ciò che viene individuato da Dow è definito banale, ma questo oggi è facile dirlo in quanto dando per scontato ad esempio che l’andamento del mercato è ciclico non ci si chiede appunto il

12 Si intende il numero delle transazioni effettuate durante un certo periodo di tempo.

Secondo gli analisti tecnici il volume è una misura dell’intensità o della pressione che sta alla base di una tendenza. Maggiore è il volume, dunque, più affidabile e duraturo sarà il trend in atto. (Borsa Italiana glossario).

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perché si ha a disposizione tale informazione, quindi questa critica risulta essere alquanto senza alcun fondamento.

Altra critica mossa dagli operatori mette in discussione la mancata tempestività dei segnali; sia quelli di acquisto che di vendita prendono posto nella seconda fase dell’uptrend o downtrend, quando rispettivamente un precedente massimo o minimo viene superato, comportando così che il 20%-25% dei movimenti viene perso prima che il segnale sia dato.

La soluzione a tale critica è stata trovata con la teoria di Grenville, ma tuttavia è bene ricordare qual è il vero scopo della teoria di Dow, ovvero quello di analizzare il mercato individuando il trend di fondo dello stesso, e non quindi quello di cercare di anticipare il trend.

Un ulteriore punto di criticità riguarda il fatto che si considera la teoria di Dow incapace di svolgere la cosiddetta funzione di Selection, ossia di aiuto nell’individuazione di quali titoli risulta più conveniente acquistare o vendere. Tale critica è stata superata con l’introduzione del coefficiente Beta13, unico indicatore

che permette all’analisi tecnica di svolgere non solo la funzione di timing, ma anche quella di selection.

1.6 The Dow Jones Industrial Average Oggi

Oggi il Dow Jones Industrial Avarage è un indice di Borsa che prende in esame l’andamento di un portafoglio composto dalle maggiori trenta imprese industriali statunitensi quotate al New York Stock Exchange (NYSE), i titoli rappresentano circa un quarto del valore totale dei titoli quotati e il loro andamento è quindi un buon indicatore della performance del mercato nel suo complesso. L'indice è calcolato soppesando il prezzo delle trenta Blue Chips di Wall Street, mentre gli indici delle altre piazze finanziarie sono calcolati sulla base della capitalizzazione e del peso relativo delle varie società.

13 Beta è dato dal rapporto fra la variazione del prezzo del titolo e la variazione del trend di mercato. Misura l’ampiezza delle oscillazioni del titolo, rispetto alle oscillazioni del mercato, individuando i titoli più rischiosi, ossia quelli con un valore di beta maggiore di 1 o minore di -1, e i titoli meno rischiosi, ossia quelli che hanno un valore beta compreso fra -1 e 1.

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L’aver limitato il Dow Jones a trenta titoli ha tuttavia prodotto un effetto negativo, in quanto, rispetto al passato, è l'indice meno rappresentativo del panorama Usa perché non è più in grado di restituire quello che è l’intero andamento del listino americano che si è notevolmente ampliato.

1.7 Teoria di Grenville

Partendo dalle considerazioni fatte da Dow sulle medie mobili, Grenville sviluppa la sua teoria che ha come obiettivo quello di evidenziare il valore segnaletico derivante dal possibile o mancato incrocio delle medie mobili.

Grazie alla teoria di Grenville si supera la critica fatta alla teoria della Confirmation di Dow riguardante la mancata tempestività degli indicatori.

I segnali vanno individuati sulla media mobile di breve brevissimo termine, ossia quella a 5/10 giorni in quanto essendo composta da un numero di elementi n minore, il suo andamento cambia prima rispetto alle altre medie mobili di una maggiore ampiezza temporale.

Dal trend delle medie mobili possiamo cogliere i segnali di:

1) acquisto:

a. per inversione di trend da ribasso a rialzo; b. per conferma di trend rialzista;

2) vendita:

a. per inversione di trend da rialzo a ribasso; b. per conferma di trend ribassista.

Nel caso di segnale di acquisto per inversione di trend da ribasso a rialzo, questo viene individuato in una fase di ribasso quando la media mobile a 5/10 giorni ribassista comincia a invertire il suo trend, e comincia a salire, fino a quando arriva a perforare dal basso verso l’alto la media mobile a 20/25 giorni. Coloro i quali hanno una minore propensione al rischio possono attendere il verificarsi dei segnali di conferma.

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La prima conferma del segnale di acquisto la si ha quando la media mobile a 5/10 giorni continua a salire dopo aver perforato la media a medio termine, arrivando a perforare dal basso verso l’alto la media mobile a 200 giorni.

Una seconda conferma del segnale di acquisto la si ha quando anche la media mobile a 20/25 giorni dalla fase di ribasso inverte il suo trend e comincia a salire perforando dal basso verso l’altro la media mobile a 200 giorni.

Il segnale di acquisto per conferma di trend invece, lo si può individuare nel caso in cui in presenza di un trend rialzista, la media mobile a 5/10 giorni inverte il suo trend momentaneamente cominciando a scendere, ma avvicinando alla media mobile a 20/25 giorni, non la attraversa cominciando nuovamente a risalire e allontanandosi dalla media a medio termine.

Il segnale di vendita lo si individua per inversione di trend da rialzista a ribassista, quando sempre la media mobile a breve termine inverte il suo trend cominciando a scendere e arrivando a rompere la media mobile a 20/25 giorni dall’alto verso il basso. Anche in questo per colore i quali sono più cauti, si può attendere la conferma del segnale di inversione di trend.

La prima conferma del segnale di vendita la si ha quando la media mobile a 5/10 continuando nel suo “nuovo” movimento arriva a perforare anche la media mobile a lungo termine.

La seconda conferma del segnale di vendita la si individua nel punto in cui la media a medio termine inverte la rotta del suo trend, iniziando a scendere, e arrivando a rompere la media mobile a 200 giorni.

Nel caso di conferma di trend ribassista invece il segnale lo si può osservare quando la media a 20/25 giorni comincia a salire avvicinandosi alla media a 20/25 giorni ma non riuscendo a perforarla ricominciando con il suo trend al ribasso. Questo segnale ci fa capire che il trend ribassista ancora non ha esaurito la sua forza.

Si può notare come l’individuazione dei segnali derivante dall’incrocio o meno delle medie mobili suggeriti da Grenville, ci dà una informazione più tempestiva rispetto a quella derivante dalla teoria di Dow nella quale bisogna attendere come conferma il momento in cui anche la media mobile a lungo termine inverte il suo trend.

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Grenville focalizzando l’attenzione anche sulla media mobile a breve termine, permette di captare immediatamente i segnali in quando è la prima media che inverte il suo trend. Anche gli operatori che vogliono attendere la conferma del segnale, saranno più tempestivi rispetto all’attendere il segnale di conferma da parte della media mobile a 200 giorni.

Figura 1.514: Esempio di incrocio della media mobile a breve termine, con la media

mobile a medio termine. Con la linea rossa si rappresenta la media mobile a 5/10 giorni,

la linea blu rappresenta la media mobile a 20/25 giorni.

1.8 Analisi Fondamentale

“If the economists are interested in the price of beans, they should, first of all, learn all they can about the price of beans. Then by supporting their observations with the fundamental elements of supply and demand they will be

certain that the bean prices will reflect these things.” 15

14 https://www.tradingonline.me/forex-trading/analisi-tecnica/indicatori/media-mobile. 15 William Dunnigan.

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L’Analisi Fondamentale16 è la branca dell’analisi finanziaria che va ad esaminare

i fondamentali delle società emittenti dei titoli quotati in modo da determinare quello che si definisce valore economico del capitale, ossia il valore intrinseco, da cui determinare il valore economico del titolo.

In particolare, l'analisi fondamentale si sviluppa su due livelli di approfondimento, ponendo quindi la sua attenzione su due macro-aree di informazioni.

Il primo punto di sviluppo è la cosiddetta indagine strutturale riguardante l’esame di indicatori relativi al sistema economico nel suo complesso, il cui andamento influenza il prezzo dei valori mobiliari (ad esempio, il PIL e il tasso d'inflazione) ricorrendo a modelli di tipo econometrico.

Il secondo livello di approfondimento invece si basa su un approccio microeconomico, attraverso l’indagine particolare, analizza i bilanci delle società emittenti con i principali indicatori di bilancio (quali ROA, ROE, ROI)17, traendo

informazioni relative alla solidità patrimoniale, ovvero alla capacità dell’azienda di conservare il proprio patrimonio nel tempo, alla redditività, capacità di produrre dei redditi futuri, e alla capacità dell’azienda di mantenere un equilibro tra fonti e impieghi.

Determinato il valore del capitale economico, gli analisti fondamentalisti determinano il valore economico della singola azione dato dal rapporto fra il capitale economico e il numero delle singole azioni emesse sul mercato.

In tal modo si va a determinare quella che è la situazione reale del titolo in base appunto a quello che è l’andamento della società che lo emette.

1.8.1 Presupposto logico dell’Analisi Fondamentale

Il presupposto logico dell’analisi fondamentale si basa sul fatto che sussiste un

16 Benjamin Graham è stato uno dei maggiori esponenti dell’analisi fondamentale. 17 ROE= Return on Equity;

ROI=Return on Investement; ROA=Return on Assets.

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legame fra prezzo di mercato (quotazione18) e valore economico del titolo; nel

breve termini i due valori possono esser disgiunti, in quanto la quotazione in detto periodo può esser influenzata da correnti speculative, mentre nel medio-lungo termine la quotazione tenderà al valore economico del titolo.

Questo è dovuto dal fatto che se abbiamo una società sana con dei fondamentali positivi, nel medio-lungo termine il fatto che questa società ha un valore economico alto sarà apprezzato dal mercato, e la quotazione nel medio-lungo termine aumenterà; viceversa si verifica nel caso in cui il valore economico dell’azienda è basso, la quotazione nel medio-lungo termine non potrà che essere bassa.

Dal presupposto logico possiamo capire l’importanza del valore intrinseco del titolo che costituisce un reale vantaggio competitivo; in particolare costituisce un vantaggio temporale in quanto consentirebbe all’operatore di anticipare le mosse degli altri partecipati al mercato, ciò è facilmente comprensibile se si considera che il valore economico è un dato conosciuto da esperti di analisi micro e macroeconomiche, e non è quindi un valore facilmente accessibile a tutti come la quotazione del titolo.

È opportuno sottolineare, che l’analista si trova a volte nella condizione di dover elaborare dati stimati o frutto di congetture che, seppure suffragate da ipotesi di lavoro scientificamente corrette, non possono tener conto delle future perturbazioni a carico delle variabili economiche di riferimento.

18 Uno strumento finanziario diventa "quotato" nel momento in cui entra a far parte del listino titoli di uno o più mercati mobiliari su richiesta dello stesso emittente oppure di un altro soggetto che opera su tale mercato. L'ammissione al listino è comunque subordinata alla verifica dei requisiti minimi formali e sostanziali sia con riferimento all'emittente che con riferimento allo strumento

oggetto di quotazione.

Lo strumento quotato viene quindi acquistato e venduto dagli operatori che hanno accesso a quel particolare mercato nel rispetto di una serie di regole dettate dal gestore del mercato stesso. (Glossario, Borsa Italiana)

La quotazione è il prezzo dell’azione espresso dal mercato in un determinato momento, determinato dall’incontro fra domanda e offerta.

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A ciò potrebbe aggiungersi l’eventualità che i dati di bilancio siano artefatti con l’aiuto di società di revisione contabile, come dimostrano gli eclatanti casi dei colossi nordamericani Enron e Worldcom19.

Nel verificarsi di queste ipotesi è chiaro come l’analisi fondamentale non può rappresentare uno strumento di analisi del mercato efficiente.

Esempio che potremmo riportare è il caso dell’incremento anomalo dei prezzi che ha caratterizzato i titoli di società appartenenti alla cosiddetta New Economy nel periodo tra il 1998 e il 2000, dove le quotazioni registrarono livelli elevati nonostante la totale mancanza di prospettive reddituali.

In quel momento il mercato non rifletteva il valore “razionale” di quei titoli, ma la percezione che una gran parte degli operatori aveva di quel valore, infatti ecco il registrarsi della bolla speculativa. Se gli analisti si fossero concentrati invece sui punti di forza e debolezza di queste società, sulla loro capacità di generare un cash flow superiore agli investimenti necessari a sostenere la crescita, sul peso del loro indebitamento, o su stime riguardanti il loro potenziale, non si sarebbero verificati né i repentini rialzi né i successi tracolli delle loro azioni.20

L’Analisi Fondamentale nello specifico risponde ad una funzione di Selection, ossia aiuta l’investitore nella razionalizzazione della scelta di portafoglio fra i vari titoli di società con un buon valore economico, in un’ottica di lungo periodo, prescindendo da quelli che potrebbero essere shock di qualsiasi natura.

Il destinatario principe, di tale analisi è appunto il cosiddetto investitore cassettista, che opera con una visione proiettata al medio-lungo termine, e che ha tutto l’interesse di inserire nel proprio portafoglio un titolo che verrà apprezzato nel lungo periodo dal mercato.

19Achille Fornasini, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari e Trading On line: Metodi e sistemi a

supporto delle decisioni operative, Etas,2003;

20 Achille Fornasini, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari e Trading On line, Metodi e sistemi a

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1.9 Analisi Tecnica e Fondamentale un confronto

Nei paragrafi precedenti sono stati definiti i concetti di Analisi Tecnica e Fondamentale, di seguito brevemente si procede ad un confronto per favorire una migliore comprensione dei due approcci.

In analisi tecnica il prezzo incorpora tutte le informazioni, conosciute o meno, e concentra il suo studio sui movimenti dei prezzi del mercato.

In analisi fondamentale, invece il prezzo di mercato è il risultato di molteplici fattori rilevanti che devono essere individuati e valutati; perciò il valore intrinseco è basato solo sulla legge della domanda e dell’offerta.

Nonostante le due differenze di osservazioni delle analisi, queste presentano dei punti in comune circa i problemi che cercano di risolvere, ovvero la determinazione della direzione dei prezzi, partendo ovviamente da punti di vista differenti in quanto gli analisti fondamentali studiano le cause dei movimenti del mercato, mentre gli analisti tecnici studiano gli effetti.

Da queste affermazioni si può comprendere come nonostante spesso le due tipologie di analisi vengano contrapposta l’una all’altra, nella realtà si può notare una complementarietà fra le due, in quanto l’analisi tecnica dà la possibilità di individuare il momento più opportuno per operare sul mercato, indicando i livelli di prezzo di entrata o di uscita, mentre l’analisi fondamentale dà la possibilità di individuare quelli che sono i titoli più redditizi sul mercato in un dato momento, derivante dal buono stato di salute della società emittente.

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CAPITOLO 2:

STRUMENTI DISPONIBILI NELL’ANALISI DELLA

EVOLUZIONE DEI PREZZI

L’andamento dei prezzi in un determinato periodo configura quello che viene definito come trend (o tendenza) che il mercato ha già assunto o deve ancora assumere.

Il trend è costituito da una serie di massimi e minimi successivamente crescenti nel caso di una tendenza al rialzo, e viceversa massimi e minimi decrescenti in caso di una tendenza al ribasso, che rimane tale fino a che non si innescano i

presupposti per una inversione della stessa.

Esso costituisce l’elemento chiave dello studio degli analisti per la determinazione di una strategia operativa di trading, in effetti tutti gli strumenti che vengono da essi utilizzati, come i supporti, livelli di resistenza, indicatori, hanno come unico scopo quello di monitorare e fare una previsione su quello che sarà l’evoluzione del trend, ossia appunto quella che è la dinamica dei prezzi, che permette l’individuazione dei momenti più favorevoli per eseguire

l’operazione di acquisto o di vendita.

Per questo motivo si ritiene fondamentale enunciare quelli che sono i concetti fondamentali di trend.

2.1 Direzione del Trend

L’andamento dei prezzi non è lineare, ma essi registrano degli andamenti a zig-zag, costituendo quelli che sono definiti i ritracciamenti21 del trend, derivanti dalla

21 sono delle inversioni temporanee del trend principale, e in quanto tali non sono segnale di un cambiamento nel trend principale. Dei fattori chiave che ci consentono di distinguere un

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presa di beneficio da parte di alcuni operatori22.

Il trend del mercato si muove in tre direzioni: -al rialzo (uptrend);

-al ribasso (downtrend);

-lateralmente (sideways trend).

In caso di trend al rialzo si parla di uptrend ed è definito da una serie di massimi e minimi crescenti; un uptrend nel tempo dovrà avere un massimo e un minimo successivo superiore al massimo e minimo precedente.

In tal caso la domanda del titolo è maggiore dell’offerta.

Figura 2.1: Rappresentazione Uptrend.

ritracciamento da una inversione di tendenza sono: i volumi che in caso di ritracciamento sono bassi a differenza di una inversione dove si hanno volumi alti, non c’è un cambiamento nell’analisi fondamentale, e nel caso di ritracciamento è un’inversione su timeframe di breve termine. 22 Ad esempio nel caso di uptrend, quando un operatore compra in un determinato momento, all’aumentare successivo del prezzo esso vuole rendere certo il guadagno, quindi monetizza l’investimento vendendo. In questo caso si configura un ritracciamento al ribasso.

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In caso di trend al ribasso si parla di downtrend definito da una serie di massimi e minimi decrescenti, nel tempo quindi si raggiungeranno massimi e minimi inferiori ai precedenti. In tal caso la domanda del titolo è minore dell’offerta.

Figura 2.2: Rappresentazione Downtrend.

Il trend laterale cosiddetto sideways trend o trendless è costituito da una serie di massimi e minimi orizzontali. Questo movimento di mercato esprime un periodo di equilibrio nel livello dei prezzi, ciò vuol dire che la domanda e l’offerta si eguagliano.

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L’operatore, a seconda del movimento del trend, può procedere adottando tre diverse soluzioni; ossia nel caso di uptrend risulta conveniente comprare, nel caso di downtrend risulta conveniente vendere, mentre nel caso di trend laterale la soluzione migliore sarebbe quella di attendere e non compiere alcuna operazione.

E’ opportuno ricordare le categorie23 dei trend definiti da Dow, ogni singolo trend

fa parte del successivo trend di periodo più lungo. Con questo si intende dire ad esempio che il trend secondario sarà una correzione del trend primario e così via. Da ciò si osserva che in caso di trend rialzista di lungo periodo, si verificheranno delle correzioni di un periodo intermedio pari a qualche mese, prima di continuare il suo movimento al rialzo. La correzione secondaria si sviluppa in segnali di breve periodo che verranno poi identificati come correzioni.

Di seguito si mostra graficamente un trend primario al rialzo (punti 1, 2, 3, 4), con una fase di correzione (che va dal punto 2 al punto 3) comprendente tre movimenti minori (punto A, punto B, punto C). Al punto C si nota come il trend primario continua al rialzo, mentre il trend secondario e terziario sono al ribasso. Osservando dal punto 4 invece si nota come sia il trend primario che il trend

secondario e terziario sono al rialzo.

Importante è quindi saper distinguere le varie categorie di trend, e la visione temporale che si vuole adottare.

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Figura 2.424: Rappresentazione trend Primario, Secondario e Terziario.

Non dimenticando il principio caposaldo della teoria di Dow, ovvero che un trend ha maggiore probabilità di continuare che di invertirsi; quando il mercato registra un trend ben definito, molto probabilmente le operazioni continueranno a verificarsi lungo la direzione del trend.

Una volta che il mercato instaura un trend in maniera ben definita, occorre molto tempo perché si registri una inversione di tendenza, questo può corrispondere a molti anni.

In virtù di ciò è auspicabile non tentare una mossa in controtendenza in un mercato che si muove poco, a meno che si tratti di operazioni speculative seppur non escludono l’eventuale rischio.

24 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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2.2 Supporti e Resistenze

È utile introdurre due strumenti utili nello studio di un trend di mercato, ovvero cosa è un supporto e cosa è una resistenza.

Con il termine supporto25 si vuole indicare il livello di prezzo del mercato in cui

ci si attende che una tendenza ribassista subisca una temporanea interruzione a causa di una concentrazione di domanda; i minimi o “punti di rimbalzo” vengono chiamati supporto26.

In questo livello la spinta dei compratori supera quella dei venditori, come conseguenza il ribasso si ferma e i prezzi cominciano a salire.

Figura 2.527: Rappresentazione di supporti e resistenze in un trend rialzista. I punti 2 e 4 sono livelli di supporto che solitamente sono preceduti da reazioni a ribasso. I punti 1 e 3 sono livelli di resistenza, solitamente contraddistinti da massimi precedenti.

25 Possiamo definirlo come “minimo precedente”.

2627John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

Operative, Hoepli, 2002.

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38

Per resistenza28 si intende il livello di prezzo del mercato in cui ci si attende che

una tendenza rialzista subisca una temporanea interruzione a causa di una concentrazione di offerta.

In questo caso la spinta dei venditori supera quella dei compratori, producendo come effetto l’inizio della discesa dei prezzi.

Figura 2.629: Rappresentazione di supporti e resistenze in un trend ribassista. I punti 2 e 4 sono livelli di resistenza, solitamente contraddistinti da massimi precedenti. I punti 1 e 3 sono livelli di supporto che solitamente sono preceduti da reazioni a ribasso.

Si può affermare che tanto più il trend rispetta il supporto o la resistenza, tanto queste sono valide, e il trend in corso mostra ancora forza.

Parliamo in tal contesto di supporti e resistenze in senso dinamico,

differenziandoli dal supporto e resistenze in senso statico, in quanto le prime seguono l’andamento del trend, hanno una valenza temporale limitata, che varia a seconda dell’aumento o diminuzione della ripidità di ascesa o discesa

29 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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dei prezzi; o inoltre, il trend potrà invertire la sua tendenza perforando un

supporto o una resistenza, e per questo motivo sarà necessario posizionarne di nuove.

Nel caso di un trend al rialzo per far sì che esso continui deve verificarsi che il minimo successivo, livello di supporto, sia sempre più alto del precedente, e ogni rialzo verso i massimi, livello di resistenza, deve superare il livello precedente. Se invece si raggiunge il minimo precedente, questo potrebbe essere indicatore di fine del trend di rialzo o di un inizio di trend laterale. Nel caso in cui il livello di supporto viene violato, questo è un chiaro segnale di inversione di tendenza da rialzo a ribasso.

Figura 2.730: Rappresentazione inversione di trend da rialzo a ribasso.

Viceversa nel caso di un trend al ribasso per far sì che questo continui deve verificarsi che il minimo successivo, supporto, sia sempre più basso del precedente, e il livello di resistenza successivo deve essere inferiore al livello precedente. Quando il livello di resistenza viene violato, questo segnala l’avvio di una fase di rialzo.

30 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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Figura 2.831: Rappresentazione di un’inversione di tendenza da ribasso a rialzo.

Si precisa un aspetto che spesso viene tralasciato in quella che è la definizione di supporto e resistenza, in particolare quando un livello di supporto o di resistenza, viene violato questo provoca la trasformazione automatica dello stesso in nuovo livello rispettivamente di resistenza o di supporto.

Potrebbe accadere infatti che il movimento dei prezzi rientri nell’area delimitata fra un supporto e una resistenza, come conseguenza di una anomala concentrazione di livelli di Stop Loss intorno a livelli di prezzo immediatamente superiori o inferiori rispettivamente alla resistenza o al supporto.

Il verificarsi di questa situazione è chiamato nel primo caso Buying Climax e nel secondo caso Selling Climax, esso rappresenta il primo tentativo di abbattimento dei livelli di resistenza e supporto di quella determinata area. Successivamente potrebbe determinarsi la rottura definitiva della resistenza o del supporto, o invece la rottura della barriera opposta a quella inizialmente violata, configurando così una trappola32.

31 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

Operative, Hoepli, 2002.

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Degli accorgimenti danno la possibilità di poter valutare l’importanza di un supporto o di una resistenza, come il volume, in quanto se un livello di supporto o di resistenza è accompagnato da un volume molto forte ciò vuol dire che a quel livello di prezzo maggiori contrattazioni vengono svolte.

In particolare nel caso di un trend al ribasso e di perforazione di un supporto i volumi possono essere bassi in quanto i prezzi si “avvitano” su se stessi, mentre in un trend al rialzo la perforazione della resistenza necessita di una spinta di volumi crescenti, in quanto i prezzi per crescere necessitano degli scambi. Altro fattore è la durata temporale della area di supporto o di resistenza, tanto maggiore è la quantità di tempo passata sulla stessa area e tanto più questa diventa importante.

È bene tener presente che questi due strumenti, supporto e resistenze, rispecchiano esattamente i comportamenti degli investitori sul mercato, permettendo così di determinare le loro reazioni a determinati movimenti di prezzo; per questo bisogna considerare quelle che sono le ragioni psicologiche che spingono gli agenti a compiere determinate operazioni sul mercato.

2.2.1 Supporto e Resistenza in senso statico

Il supporto in senso statico rappresenta il livello di prezzo minimo storicamente toccato dal titolo o indice preso in considerazione, è un valore mai superato. La resistenza in senso statico rappresenta il livello di prezzo massimo storicamente dal titolo o indice preso in considerazione, ossia è un valore mai superato al di sopra dal trend.

Per ovvi motivi la perforazione di un supporto o di una resistenza in senso statico, anche se meno frequente, ha una valenza significativa diversa dalla perforazione di livelli tecnici dinamici.

2.3 Stop Loss

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Lo stop-loss order è un ordine che permette di chiudere una posizione ad un prezzo prestabilito, è il livello di prezzo che consente di limitare la perdita nel caso di un movimento improvviso del trend in controtendenza.

Lo stop-loss viene posto vicino ad un livello tecnico, cioè un supporto o una resistenza che si ritengono significativi, posizionato nella direzione opposta a quella che si presume avrà il trend. Maggiore è la distanza del punto di stop-loss da quello del livello tecnico, e tanto più sarà elevata la perdita, viceversa, minore è tale distanza e maggiore sarà la probabilità di cogliere un falso segnale: c’è un trade off tra il limitare la perdita e l’evitare un falso segnale che potrebbe far scattare uno stop-loss troppo vicino al livello tecnico.

Se il trend si muove nella direzione ipotizzata allora lo stop loss non viene attivato.

Un errore nel posizionamento di tale strumento è quello di impostare questi ordini direttamente sulle linee di supporto o resistenza. La ragione risiede nel fatto che tali le aree di supporto e resistenza sono zone in cui il mercato tende a stagnare e dunque se il mercato arriva a quel livello sarà impossibile continuare ad operare.

La scelta migliore è posizionare lo stop loss appena poco al di sopra o al di sotto delle aree di resistenza o supporto.

Per questo motivo è importante una accurata individuazione del livello di stop-loss che dipende da alcuni fattori:

- La volatilità dei prezzi: quanto più un titolo è volatile, tanto più la distanza fra stop-loss e livello tecnico deve essere maggiore, in quanto il prezzo ha oscillazioni più ampie;

- L’entità del rischio di perdita che l’operatore è disposto a sopportare in termini di perdita potenziale;

- La vicinanza a livelli tecnici importanti che in caso di superamento possano fornire segnali operativi validi.

Quando il trend è proseguita nella direzione preventivata, lo stop-loss può esser spostato seguendo la direzione del trend, individuando così un nuovo livello di stop-loss, si parla di trailing stop.

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2.4 Trendlines

Le Trendlines o linee di tendenza rappresentano un altro strumento a disposizione degli analisti tecnici per lo studio dell’andamento seguito dai prezzi in un determinato periodo, esse costituiscono le basi sulle quali vengono

applicate altre metodologie più complesse.

Distinguendo le due tipologie di trendlines in: uptrend line e downtrend line, in particolare una trendline rialzista (uptrend line) è definito da una linea retta che congiunge almeno due o più minimi relativi crescenti, mentre viceversa un trendline ribassista è definito da una linea retta che unisce almeno due o più massimi relativi decrescenti.

Figura 2.933: Esempio di una trendline rialzista, unendo tutti i minimi significativi. Test della trendline in tre punti di minimo.

33 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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Figura 2.1034: Esempio di trendline ribassista, unenedo i massimi decrescenti

significativi.Test della trendline in tre punti di massimo.

Nella definizione suddetta viene precisato che per poter disegnare una trendlines sono necessari almeno due punti di minimo o di massimo (a seconda del trend rialzista o ribassista), ciò serve nell’individuazione di quella che è la trendlines più corretta e veritiera.

Tuttavia, le rette traccia con un livello di appoggio pari a soli due punti, possono essere definite provvisorie, per confermarne la validità, le stesse dovrebbero essere testate una terza volta.

Per ovvi motivi, infatti, tanto maggiore è il numero di volte che essa viene testata positivamente, quanto più significativa sarà da ritenere la retta tendenziale. Possiamo indicare inoltre un altro fattore da prendere in considerazione per determinare l’importanza di una trendline che riguarda l’ampiezza dell’arco temporale in cui si è protratta, ossia ad esempio una uptrend line che ha una durata regolare di 10 mesi è di certo più importante rispetto ad una uptrend line

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con durata di qualche settimana. Più è importante la trendline e più significativi saranno i suoi segnali.

Ricordando quanto detto da Dow circa la continuità del trend, una volta che la trendline viene confermata e la si può ritenere valida, questa è utile come segnale di un eventuale cambiamento di andamento del trend.

Quando accade che una linea di tendenza è violata dal trend dei prezzi, ciò vuol dire che l’orientamento della retta in atto è da considerarsi interrotto, e molto spesso tale punto di rottura è un chiaro avvertimento di un nuovo movimento direzionale.

Questo segnale va analizzato attentamente in quanto potrebbe anche non essere una vera e propria inversione di tendenza ma un breakout segnalato dalla quota di escursione non comprendente la chiusura, questo potrebbe esser verificato appunto da almeno due chiusure successive consecutive alla violazione.35

2.4.1 Return line

I trend dei prezzi talvolta può muoversi all’interno di un canale, costituito da due linee parallele quali la linea di tendenza principale e la return line. Il canale tendenziale è largamente utilizzato soprattutto per il controllo di posizioni speculative, per l’ottenimento comunque di buoni profitti.

Per tracciare la return line, nel caso di uptrend (o più propriamente nel caso di un Upper Channel) bisognerà prima disegnare la linea al rialzo principale collegando i minimi, successivamente si disegnerà una linea tratteggiata parallela a partire dal primo massimo relativo compreso tra i primi due consecutivi minimi relativi crescenti; mentre nel caso di downtrend (o Lower Channel) si partirà con il tracciare la linea al ribasso principale collegando i massimi, e successivamente si dovrà tracciare una linea tratteggiata parallela a partire dal primo minimo relativo compreso tra i primi due consecutivi massimi relativi crescenti.

35 John J.Murphy, Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari: Metodologie, Applicazioni e Strategie

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