Assunta Chiummariello, prof-ssa Liceo “Amaldi”, Roma
"…Sì, fu il mio primo giorno di scuola a San Giovanni in Croce, al principio degli anni Cinquanta. Mentre parlavo, uno dei bambini si alzò dal suo bco e andò a guardare bcosa succedeva sui tetti di fronte. A pobco a pobco, an-che gli altri fecero lo stesso. E allora mi domandai: lasciar fare o reprime-re? Così mi alzai, e insieme a loro mi misi a guardare il mondo dalla fine-stra… Ma i bambini cominciavano ad aprirsi, a rivelare il loro mondo inte-riore non solo attraverso la parola scritta, ma anche con il disegno e la mu-sica, il gioco e il lavoro pratico…"
(Mario Lodi "Sognavo una scuola libera, ma quell'utopia non c'è più" Intervista rilasciata da Mario Lodi alla giornalista Simonetta Fiori di Repubblica per i 90 anni e riproposta il 03 marzo 2014 dopo sua scom-parsa ) “
Il mio viaggio inizia con uno stralcio significativo dell’intervista che Mari Lodi rilasciò per i suoi 90 anni alla giornalista Simonetta Fiori di Repubbli-ca. L’articolo, a mio parere, ha una straordinaria potenza comunicativa umana e professionale. Ogni pensiero del Maestro induce ad una riflessio-ne profonda sulla metodologia e gli strumenti utilizzati quotidianamente nella didattica curricolare nella scuola che vorrei. È un discorso che oltre-passa i confini dello spazio del tempo, intendo con questo dire che i conte-nuti sono attualissimi e praticabili in ogni contesto scolastico differente per grado di istruzione e percorso formativo, per ogni allievo.
Si può leggere tra le righe una straordinaria trasversalità che favorisce un’autoanalisi dell’insegnante, un mettersi in discussione, una ricerca per rinnovarsi nella strategie sia metodologiche che strumentali atte a far
cre-scere armonicamente ogni allievo nell’essere e nel sapere, valorizzandolo e lavorando sulle sue qualità.
In una società come quella di oggi, alla continua ricerca di un’identità pro-pria ma condivisibile che la rappresenti, incline e sensibile al nuovo ma an-cora legata al passato, dove valori umani e culturali hanno subito un pro-fondo cambiamento, a volte discutibile, la scuola deve riproporre e conso-lidare, con determinazione, il proprio ruolo indispensabile e insostituibile di guida autorevole, di supporto fidato nella crescita e nello sviluppo dell’individuo, in questi ultimi tempi forse sbiadito.
Per operare un costruttivo e duraturo cambiamento bisogna avere la forza e la capacità di leggersi in modo autocritico, cambiando dove e quando necessario pur mantenendo, saldi i valori e i principi fondanti.
La scuola non può e non deve essere solo luogo fisico dove realtà diverse passano superficialmente insieme molte ore della giornata, con la mente altrove, ma ambiente pulsante dove conoscersi, confrontarsi, condividere, in uno scambio continuo d’idee, opinioni, vissuto, per crescere individual-mente, formarsi culturalmente ed essere pronto a vivere la società in mo-do consapevole e attivo, mo-dove la condivisione è una qualità su cui riflettere e investire il proprio capitale umano.
Nella scuola si trascorre una parte importante della vita, che abbraccia di-verse stagioni, è qui che le emozioni, i sentimenti, le paure e le gioie si in-contrano, si scontrano si confrontano, si vivono è qui che ogni individuo costruisce il suo futuro, a contatto con gli altri, imparando a leggersi den-tro, diventando abbastanza forte da saper affrontare difficoltà e problemi e nello stesso tempo sufficientemente sensibile per essere capace di accet-tarsi e di accettare l’altro.
L’insegnamento deve essere visto nell’ottica di formare “menti pensanti” autonomamente, capaci di sviluppare un senso critico proprio e non menti nozionistiche capaci solo di memorizzare grandi quantità di contenuti, in-formazioni e per fare questo bisogna progettare un percorso didattico per la classe ma che tenga conto delle singole individualità capace di far
emergere, in modo naturale, le attitudini dei singoli, lavorando sulla curio-sità, sull’autostima, adottando una metodologia adeguata capace di inter-venire in modo costruttivo sulla motivazione allo studio.
La sensibilità, l’esperienza assieme ad una adeguata preparazione del for-matore e la collaborazione con personale specializzato permettono di rico-noscere eventuali problemi di apprendimento sui quali riuscire ad interve-nire adeguatamente, tempestivamente, con modalità e supporti mirati. Maria Montessori così scriveva nel Metodo della Pedagogia Scientifica ap-plicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini:
<<…Questa è la nostra missione: gettare un raggio di luce e passare oltre. Io paragono gli effetti di queste prime lezioni alle impressioni di viandante solitario che cammina, sereno e felice, all’ombra di un boschetto, meditan-do, lascianmeditan-do, cioè, libero corso al suo pensiero.
A un tratto, il suono della campana di una chiesa vicina lo richiama a sé; al-lora egli sente più profondamente la pacifica beatitudine che già era nata in lui ma che si era assopita.
Stimolare la vita, lasciandola però libera di svilupparsi, ecco il primo dovere dell’educatore.
Per una simile delicata missione occorre una grande arte che suggerisca il momento giusto, che limiti l’intervento e che non disturbi o devii, anziché aiutare l’anima che sorge a vita e vivrà in virtù dei propri sforzi.
Questa arte deve accompagnare il metodo scientifico, che molto fa assomi-gliare la semplicità delle nostre lezioni agli esperimenti di psicologia speri-mentale.…>>
Ogni disciplina contribuisce al percorso formativo del gruppo e dell’indivi-duo, attraverso contenuti e metodi propri ma il più possibile condivisi e per questo la sua programmazione riveste un ruolo fondamentale per la classe e per il singolo studente, il suo rigore e la sua duttilità permettono al docente di tracciare una strada chiara e fissata comunque rivedibile, ria-dattabile in corso d’opera a seconda delle esigenze di gruppo, individuali, grazie all’integrazione di supporti.
Ogni anno è un nuovo anno: si progetta, si sperimenta si prova secondo gli studenti che si hanno di fronte, non è mai la stessa cosa, e il bello di inse-gnare è forse proprio questo continuo divenire, cambiare, adattarsi, incu-riosirsi, divertirsi, provare nuove tecniche e strategie per proporre argo-menti disciplinari, favorendo il più possibile lo sviluppo di conoscenze ma soprattutto competenze, capacità di leggere e risolvere problemi. Lavoran-do sulla curiosità, mostranLavoran-do il vero volto della materia che è osservazione
e lettura attenta di ciò che ci circonda, ragionamento e astrazione, ma an-che poesia e arte, si possono recuperare tante situazioni di difficoltà dovu-te solo ad un cattivo approccio verso la disciplina e anche migliorare situa-zioni di difficoltà oggettivamente diagnosticate.
È un traguardo ambizioso da raggiungere, che ha bisogno di uno sforzo e di un’apertura criticamente costruttiva verso nuovi strumenti tecnici at-tualmente a disposizione, in una ricerca d’integrazione di mezzi e non di una loro radicale sostituzione, a volte deludente ma tante altre porta tan-ta soddisfazione.
La nuova tecnologia può e deve affiancare la strumentazione tradizionale: la tastiera di un computer e l’inchiostro di una penna, con il quale scrivere un file di testo come su un foglio di carta, un ebook pratico, poco ingom-brante e un libro che si può toccare, sfogliare, un applet di simulazione e uno strumento meccanico, niente di tutto questo si può ritenere unico, ca-pace di sostituire completamente l’altro, ognuno di loro però prezioso per contribuire alla costruzione della conoscenza.
Il nuovo non sostituisce radicalmente il vecchio, ma convive si amalgama e dinamicamente contribuisce al mutamento.
Emma Castelnuovo, a proposito dei metodi di insegnamento nell’ambito della didattica della matematica, nell’articolo L’insegnamento della
matematica, pubblicato nel 1957 a Firenze sulla rivista Scuola e città- La Nuova Italia affermava che <<…Se la matematica viene insegnata verbal-mente, cioè se noi spieghiamo delle proprietà relative alle figure e ai nume-ri, anche mettendo il giusto accento sulle scoperte più notevoli, noi diamo l’impressione che queste proprietà siano opera di singoli uomini particolar-mente dotati; ora, questo è in parte vero, ma solo in parte, perché
molto è dovuto all’opera collettiva dell’umanità. Non dico che un Pitagora, un Euclide o un Archimede non sarebbero esistiti come singoli, ma le loro opere, le loro azioni la loro influenza sarebbero state diverse se la società fosse stata diversa.
Ora, noi dobbiamo dare l’impressione, ma non si tratta solamente di un’impressione, che l’opera di chiunque, il lavoro del bambinetto, la sua in-tuizione che è molto più fervida e più fresca della nostra, può veramente portare qualcosa di nuovo anche in un campo che sembra così arduo e già
fatto come è quello matematico. È indubbio il valore sociale che può avere in tal modo l’insegnamento di questa disciplina: nella classe matematica si cancellano addirittura le tradizioni di cultura provenienti dalla famiglia di ognuno, si annulla l’ambiente sociale di ciascuno che tanta influenza ha sopra altri insegnamenti, come ad esempio quello della lingua italiana. In questa classe, davanti a un materiale (come per esempio gli stecchini) che non ha nessun valore in sé, ma che assume valore ai fini della scoperta scientifica , ogni bimbo diventa serio e riflette prima di parlare: agisce e poi parla; non verbalizza. Non si tratta qui di recitare la lezione con più o meno fervore allo scopo di far bella figura; qui, ognuno deve mostrarsi per quello che è, e ogni ragazzo comprende come sia bello mostrarsi per quello che si vale.
Noi siamo convinti che delle basi concrete, intelligentemente scelte, non solo rendano l’insegnamento molto più interessante perché conducono a problemi elevati di matematica essendo libera l’iniziativa e l’immaginazio-ne dell’allievo, ma nobilitino, anche questo insegnamento, esercitando un’influenza morale sul singolo e una funzione sociale sulla classe intera>> Alla base di una formazione solida e duratura nel tempo c’è la motivazio-ne, e come motivare se non incuriosendo e mostrandosi incuriositi per ciò che si insegna. Qualsiasi strumento diventa quindi utile in questo processo di apprendimento, duttilmente impiegato secondo le esigenze.
Imparare a guardarsi intorno, a chiedersi perché favorisce un apprendi-mento dinamico. Sapere utilizzare in modo critico la tecnologia a disposi-zione rende liberi da questa, capaci di operare scelte consapevoli e cresce-re umanamente e culturalmente.
L’approccio diretto attraverso l’osservazione prima della realtà, la riflessio-ne di come e perché funzionano le cose, per poi passare alla rielaborazio-ne visiva virtuale, vicina al linguaggio delle nuove gerielaborazio-nerazioni, favoriscono la conoscenza dei contenuti, la capacità di rielaborarli in modo critico per poi formalizzarli adeguatamente.
In questo modo non solo si acquisiscono informazioni ma si sviluppano competenze che rendono possibile muoversi in ambiti attraverso la costru-zione di modelli e la contestualizzacostru-zione.
Il processo di apprendimento che accompagna l’individuo nella sua cresci-ta è uno degli aspetti più complessi e delicati della didattica e della forma-zione per il quale è necessaria un’attenta riflessione e fondamentale un continuo monitoraggio da parte di tutti gli attori che a diverso titolo inter-vengono nelle diverse fasi del suo sviluppo. La famiglia, la scuola, la comu-nità che ci circonda presente realmente o virtualmente influenzano la cre-scita della persona in tutte le fasi della sua vita, in modo più o meno evi-dente, più o meno significativo, lasciando comunque un segno indelebile nel tempo e in questo contesto si apprende in modo consapevole o meno, attraverso l’osservazione diretta e attenta o distratta e involontaria, co-munque sempre significativa per riprendere quanto diceva Giuseppina Piz-zigoni nel Discorso al Beccaria il 21.03.1911 “Lo studio è vita; la vita è mo-to, e i fanciulli hanno tanto bisogno di movimento!” .
Maria Montessori così scriveva nel Metodo della Pedagogia Scientifica ap-plicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini:
<<…il bambino non cresce perché si nutre, perché respira, perché vive in condizioni di clima adatte; cresce perché la vita potenziale in lui si svolge facendosi attuale, perché il germe fecondo da cui proviene la sua vita si svi-luppa, secondo il destino biologico fissatovi dall’eredità… La vita si manife-sta, la vita crea, la vita dona: e si contiene entro limiti e leggi insuperabili. I caratteri fissati nella specie non mutano; essi possono soltanto variare… l’ambiente agisce tanto più sulla vita quanto meno questa è fissa e più è debole.
Esso può agire in due opposti sensi: favorendo e soffocando… affinché nel-la scuonel-la per il regime delnel-la libertà gli sconel-lari possano manifestare le loro naturali tendenze- e ammesso di aver preparato a ciò l’ambiente e i sog-getti-la maestra non deve limitare l’azione sua all’osservazione; ma anche procedere all’esperimento.
La lezione corrisponde a un esperimento…>>
Per svolgere il difficile mestiere di educatore oltre che di formatore bigna avere non soltanto un’adeguata preparazione specifica ma anche e so-prattutto sensibilità, determinazione, consapevolezza e un grande senso di responsabilità nonché un’apertura criticamente costruttiva verso l’altro, disponibilità a sperimentare con un aggiornamento e una formazione con-tinua.
Questa è la scuola che volevo e che vorrei… dove lo scambio è vero e sin-cero, basato sull’onestà, sul rispetto e sulla lealtà valori della persona e di un’intera comunità.
Una scuola …dove la trasversalità del sapere ben si concilia con le esigenze della singola disciplina.
Dove la competenza si basa su solide fondamenta di conoscenza.
Dove la propria individualità impara a condividere e ad arricchirsi con lo scambio e il confronto con l’altro.
Dove le singole esperienze contribuiscono alla crescita non solo del singolo ma dell’intero gruppo.
Dove impariamo ad osservare e non semplicemente a guardare, osservare per capire e non semplicemente per giudicare.
Dove non ci si autoesclude, ci si fa escludere o ci si sente esclusi, ma parte attiva di una comunità con la consapevolezza di non essere né supereroi né invisibili ma semplicemente persone con i propri pregi e i propri difetti, le proprie virtù e le proprie debolezze.
Dove non ci si sente arrivati ma sempre pronti a nuove conoscenze.
Dove la luce della curiosità non si spegne ma viene alimentata ogni giorno con cura e amorevole pazienza.
Dove la diversità di ciascuno è un motore capace di accrescere arricchendo dinamicamente l’individuo e il gruppo.