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Narrazioni, discorsi pubblici, spazio politico. Introduzione

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Academic year: 2021

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Narrazioni, discorsi pubblici, spazio politico

sezione coordinata da Franciscu Sedda, Università di Cagliari

I saggi di Bertolotti, Borrelli e Migliore che qui presentiamo fanno parte dell’atelier “Narrazioni, discorsi pubblici, spazio politico”. Muovendo da sensibilità e approcci differenti i tre autori ci offrono interessanti analisi di un campo vasto ed eterogeneo come quello evocato dal titolo dell’atelier. Al contempo forniscono punti d’intersezione che non sfuggiranno al lettore, dato che tutti cercano di valorizzare il portato semiopolitico dei loro oggetti d’analisi, siano essi spazi, oggetti, pratiche mediali.

Bertolotti (La nave di Galileo. L'aula di Montecitorio come modello ideale dell'interazione giuridica situata: precondizioni e problemi) prova a leggere l'aula parlamentare di Montecitorio come “un'eterotopia giuridica che ingloba un dispositivo ottico”. Uno spazio che a partire dalla sua articolazione interna, e dalle articolazioni valoriali che ne conseguono, tende a proporsi come spazio separato dall’intorno. L’autore mostra tuttavia come questo dispositivo semiotico venga messo sotto stress, se non in crisi, dalle condizioni e dai regimi di visibilità a cui quello stesso spazio è costantemente sottoposto, dato il suo essere luogo di rappresentazione e rappresentanza, e da cui è necessariamente attraversato, data la mediatizzazione della politica contemporanea.

Borrelli (Le strutture narrative della forma merce) si rivolge invece al problema della merce intesa come “un messaggio dotato di differenti livelli di significazione non-verbale, ai quali corrispondono differenti livelli di interpretazione”. Lo sfondo teorico del ragionamento è quello della semiotica materialistica di Ferruccio Rossi-Landi, mentre il focus è sulla possibilità di dialogo fra questa e la semiotica narrativa, in particolar modo laddove si intenda la fase di produzione delle merci come luogo di iscrizione negli oggetti di programmi d’uso che si offrono come prescrizioni rispetto al comportamento dei consumatori. L’autore cerca dunque di dimostrare come la merce presenti una struttura profonda, come ciò implichi che una logica fondamentale determini la produzione e lo scambio delle merci, e come tutto ciò possa essere descritto-schematizzato attraverso il quadrato semiotico. Migliore (Rifigurazioni oggi. Sulla veste visibile, narrativa ed enunciativa dell’interpretazione), prendendo le mosse dalle riflessioni di Paul Ricoeur sulla configurazione del tempo, mira a rivisitare e attualizzare il concetto ricœriano di rifigurazione in quanto “strumento di analisi delle nuove pratiche di interpretazione”. Secondo l’autrice questa possibilità si offre proprio grazie alle nuove pratiche mediali in cui siamo immersi: ad esempio, la possibilità di manipolare e ri-enunciare con una certa facilità le foto che circolano sul Web consente di “tracciare” – seguire e analizzare le tracce – di quel momento di lettura/ricezione dell’opera che sta al cuore del lavoro di rifigurazione narrativa. L’atto di ricezione dei testi quindi perderebbe ogni residuo privato o mentale per farsi sempre più visibile e sensibile. E consequenzialmente semioticamente analizzabile.

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2 Come si può notare già da questa veloce introduzione i tre interventi articolano differentemente la relazione fra narrazioni, discorsi pubblici, spazio politico: ciò consente al lettore attento di trarre da ogni singoli intervento e dal loro insieme spunti utili per pensare lo spazio pubblico, le narrazioni che lo popolano, la qualità politica dell’agire semiotico.

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