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I canali di finanziamento per le start-up

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Academic year: 2021

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1

INDICE

ELENCO FIGURE……… 3 ELENCO TABELLE……… 4

I

NTRODUZIONE……… 5

1 CAPITOLO

START UP……… 7

1.1 Il fenomeno delle start up……… 7

1.1.1 Definizione di start up nel linguaggio economico……… 8

1.1.2 Caratteristiche delle start up……… 12

1.1.2.1 Imprenditorialità……… 12

1.1.2.2 Caratteristiche finanziarie……… 13

1.1.2.3 Innovazione……… 14

1.2 Il Quadro Normativo Italiano (DL 179/12)……… 15

1.2.1 Requisiti di legge……… 16

1.2.2 Start up a vocazione sociale……… 20

1.2.3 Iscrizione nel registro delle imprese……… 21

1.2.4 Deroga al diritto societario e fallimentare……… 23

1.3 Interventi attuati negli altri stati a favore delle start up……… 24

1.4 Come nascono le start-up: dall'idea all'azienda……… 30

1.4.1 Il ruolo del business plan……… 31

1.4.2 Il business plan e le start up……… 35

1.5 Metodi di valutazione delle start up……… 37

1.5.1 Metodi di valutazione tradizionali……… 38

1.5.1.1 Metodi diretti o valutazioni assolute……… 38

1.5.1.2 Il metodo economico o reddituale……… 39

1.5.1.3 Il metodo finanziario o DCF (Discounted Cash Flow)……… 40

1.5.1.4 Metodi indiretti o valutazioni relative……… 41

1.5.1.5 Limiti dei metodi di valutazione tradizionale……… 42

1.5.2 I metodi alternativi……… 43

1.5.2.1 Il metodo delle opzioni reali……… 46

1.5.2.2 Il metodo EVA……… 47

1.5.2.3 Limiti dei metodi di valutazione alternativi più utilizzati……… 48

1.6 Distribuzione settoriale e geografica……… 50

1.6.1 Sviluppo delle start up in Italia……… 50

1.6.2 Distribuzione geografica delle start up……… 53

1.6.3 Distribuzione degli investimenti in relazione ai settori di riferimento……… 55

1.6.4 Start-up: un confronto tra Italia e resto del mondo……… 56

2 CAPITOLO

STRUTTURA FINANZIARIA DELLE START-UP / IL FABBISOGNO FINANZIARIO DI UNA START-UP…… 60

2.1 Il ruolo del sistema bancario e gli ostacoli all’accesso al credito bancario per start up……… 62

2.1.2 Il rapporto tra banca e impresa: il problema dell’asimmetria informativa……… 63

2.1.3 Adverse selection……… 65

2.1.4 Moral hazard……… 69

(2)

2

2.1.6 Il ruolo delle garanzie……… 72

2.2 Fondo di Garanzia……… 73

2.2.1 Accesso al Fondo di Garanzia……… 74

2.2.2 Riforma del Fondo di Garanzia……… 76

2.2.3 Trend storico delle operazioni……… 78

2.2.4 Finanziamenti diretti e in controgaranzia……… 81

2.2.5 Distribuzione territoriale……… 82

2.2.6 Distribuzione dei finanziamenti per tipologia di banca……… 83

3 CAPITOLO

MODALITÀ DI FINANZIAMENTO ALTERNATIVE AL CANALE BANCARIO……… 86

3.1 Principali modalità di finanziamento……… 86

3.1.1 Venture Capital e Private Equity……… 89

3.1.1.1 Definizione e caratteristiche principali……… 89

3.1.1.2 Il processo di Venture Capital……… 92

3.1.1.3 Lo scenario normativo in Italia……… 95

3.1.1.4 Evoluzione del private equity e venture capital nel mercato italiano…… 97

3.1.2 Business Angel……… 98

3.1.2.1 Definizione e caratteristiche del Business Angel……… 98

3.2 Il ruolo degli incubatori nello sviluppo delle start-up……… 102

3.3 Crowdfunding……… 105

3.3.1 I fenomeni che danno origine al Crowdfunding: la microfinanza e il microcredito……… 108

3.3.1.1 Il Crowdsourcing……… 108 3.3.2 Le tipologie di Crowdfunding……… 109 3.3.2.1 Donation Based……… 110 3.3.2.2 Lending based……… 111 3.3.2.3 Reward based……… 112 3.3.2.4 Equity Crowdfunding……… 113

3.3.3 Rischio Equity Crowdfunding……… 115

3.3.3.1 L’imprenditore/Promotore……… 116

3.3.3.2 I crowdfunder……… 119

3.3.3.3 La piattaforma……… 120

3.3.4 Il fenomeno del Crowdfunding negli altri paesi……… 121

3.3.5 La disciplina del fenomeno in Italia: Reg. Consob nr. 18592/13……… 123

4 CAPITOLO

CASO STUDIO:GARFAGNANA INNOVAZIONE S.R.L 4.1 Garfagnana Innovazione S.r.l……… 126

4.2 I finanziamenti pubblici……… 129

4.2.1 I finanziamenti di Garfagnana Innovazione S.r.l……… 130

APPENDICE……… 135

Intervista Garfagnana Innovazione s.r.l. ……… 135

CONCLUSIONI……… 138

(3)

3

ELENCO

FIGURE

FIGURA 1:NUMERO DI SCALEUPS EUROPEE PER PAESE ... 28

FIGURA 2:MILIARDI DI DOLLARI DI FINANZIAMENTO RACCOLTI DALL’ECOSISTEMA DELLE SCALEUP EUROPEE ... 29

FIGURA 3:NUMERO DI START UP ISCRITTE IN SEZIONE SPECIALE ... 50

FIGURA 4:AZIENDE ISCRITTE SIN DALLA COSTITUZIONE NELLA SEZIONE SPECIALE DELLE START UP .. 51

FIGURA 5:ISCRIZIONE IN SEZIONE SPECIALE PER MESE, CONFRONTO TRA IL TOTALE START UP E LE START UP ATTUALMENTE ISCRITTE, GENNAIO 2013-GIUGNO 2017 ... 52

FIGURA 6:LIVELLO OCCUPAZIONALE ... 54

FIGURA 7:START UP EUROPEE ... 56

FIGURA 8:RELAZIONE NON MONOTONA TRA TASSO DI INTERESSE E RENDIMENTO ATTESO ... 67

FIGURA 9:OPERAZIONI AUTORIZZATE DAL FGPMI PER ANNO, IMPORTO FINANZIATO ... 79

FIGURA 10:OPERAZIONI AUTORIZZATE DAL FGPMI PER TRIMESTRE, IMPORTO FINANZIATO (MILIONI DI EURO) ... 80

FIGURA 11:INCIDENZA PER REGIONE DELL’ACCESSO DELLE STARTUP AL FGPMI ... 83

FIGURA 12:LE FASI DEL FINANZIAMENTO DI STAR-UP ... 87

FIGURA 13:GLI INVESTIMENTI IN STARTUP IN ITALIA ... 97

FIGURA 14:DISTRIBUZIONE SETTORIALE DEI BUSINESS ANGEL ... 102

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4

ELENCO TABELLE

TABELLA 1:DURATA DI APPLICAZIONE DELLA DISCIPLINA ... 20

TABELLA 2:NUMERO E DIMENSIONI DELLE START UP INNOVATIVE ... 52

TABELLA 3:DISTRIBUZIONE E DENSITÀ REGIONALE ... 53

TABELLA 4:DISTRIBUZIONE PER SETTORE ECONOMICO ... 55

TABELLA 5:START UP (I 20 POSTI MIGLIORI AL MONDO) ... 58

TABELLA 6:SCHEMA DELLE FONTI DI FINANZIAMENTO... 61

TABELLA 7:I NUOVI CRITERI CON CUI SONO STATE INDIVIDUATE LE DIVERSE PERCENTUALI DI COPERTURA IN BASE AL “RATING” ASSEGNATO ALLE IMPRESE ... 77

TABELLA 8:DISTRIBUZIONE REGIONALE DELLE OPERAZIONI DI FINANZIAMENTO EROGATE VERSO STARTUP INNOVATIVE ... 82

TABELLA 9:DISTRIBUZIONE PER TIPOLOGIA DI BANCA, PRESTITI EROGATI ... 84

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5

INTRODUZIONE

Nel 2018 in Italia sono nate circa 9600 start up innovative. Da tempo, i giornali ne parlano, i governi emanano leggi ben mirate, iniziano ad arrivare i finanziamenti alle imprese: il settore italiano delle start up, nonostante le difficoltà iniziali, sembra sia pronto a decollare.

Ragazzi, spesso giovani, decidono di “crearsi” un lavoro, investendo nelle proprie idee. Per rispondere con chiarezza al perché le start up costituiscono un fenomeno rilevante, è necessario approfondire il nesso che esiste fra esse e la crisi economica che il mondo sta attraversando.

Le start up sono fonte di occupazione, diffondono le innovazioni all’interno di molti settori, rappresentano uno stimolo positivo per l’intero sistema industriale, consentendone l’evoluzione e il ricambio nel tempo.

Grazie a queste, gli individui si mettono in gioco, cercano di dare forma ai propri sogni e idee, utilizzando le proprie competenze e quelle dei collaboratori che aggregano intorno al loro progetto.

Con questo elaborato, mi propongo di spiegare, analizzando le diverse fasi costituenti il processo di start up, come le imprese si pongono nei confronti di questo fenomeno e quali siano gli strumenti che esse possono utilizzare a loro supporto.

La tesi è strutturata in quattro capitoli. Nel primo capitolo approfondisco la dimensione del fenomeno start up e le sue caratteristiche, soffermandomi, in particolar modo, sul quadro normativo italiano, sulla metodologia di valutazione delle start up e sul ruolo del business plan, uno strumento che permette all’imprenditore di valutare in un’ottica prospettica il proprio progetto e ne delinea, in modo chiaro, completo e comprensibile i dettagli al fine di dimostrarne la fattibilità e analizzarne i risultati economico-finanziari. Per poi concludere con la distribuzione geografia delle start up in Italia e un confronto tra Italia e il resto del mondo.

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Nel secondo capitolo vengono analizzati le varie forme di finanziamento bancarie attraverso il fondo di garanzia.

Nel terzo capitolo vengono elencate le forme di finanziamento alternative al canale bancario. Verranno analizzate intermediari come Venture Capital e Private Equity per poi passare ai Business Angel, al Crowdfunding e agli incubatori di impresa.

Nel quarto capitolo, infine, presento la start up italiana Garfagnana Innovazione srl come un esempio concreto di come oggi fare impresa in Italia non è più una missione impossibile. In particolare, sarà ricostruito, il percorso dei finanziamenti che l’impresa ha ottenuto nel tempo in modo chiaramente riassuntivo e approssimativo, il suo Business Plan, al fine di mettere in evidenza le caratteristiche del team e del servizio offerto, il segmento di mercato servito, le politiche di prezzo e di distribuzione adottate. Garfagnana Innovazione è un incubatore tecnologico

Il successo dell’impresa come riferisce Stefano, mente di Garfagnana Innovazione srl, e dai suoi collaboratori permette anche di sottolineare ulteriori elementi importanti per la trasformazione di una idea in una start up vincente, tra i quali spiccano, soprattutto, l’importanza nella scelta del team e la concreta possibilità di poter ottenere i finanziamenti necessari.

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7

CAPITOLO

1

LE

START-UP

1.1

I

L FENOMENO DELLE START

-

UP

Negli ultimi anni in Italia si è affermato, un nuovo modello di business: la start-up. Questo termine è stato tradizionalmente utilizzato per il periodo immediatamente successivo all’avvio di un‘ attività imprenditoriale. Attualmente, però, ha perso la sua accezione temporale e definisce in maniera precisa una determinata tipologia di impresa.

Il termine start-up indica un’azienda finalizzata alla creazione di prodotti e servizi innovativi, risultati di un’idea creativa e di un business model configurato per una crescita rapida. Il concetto di start-up ha avuto origine attorno agli anni ‘90 negli Stati Uniti e si è velocemente diffuso in tutto il mondo. Si è sviluppato nella zona della California nota come Silicon Valley, dove il grande ed efficiente agglomerato di centri di ricerca, università e laboratori ha consentito il rapido sviluppo di molte realtà innovative. Questo fenomeno delle start-up trae origine dalla necessità di puntare alla valorizzazione della ricerca, in particolare riguardo ai fenomeni innovativi.

Le start-up hanno spesso origine grazie a due fattori scatenanti: un’idea e la relativa analisi di mercato. Non si può prescindere da un’idea creativa e rivoluzionaria, che coincide spesso con il pensiero di un gruppo di imprenditori, tipicamente giovani, i quali hanno voglia di mettersi in gioco. L’aspetto distintivo per una start-up è, invece, la crescita dinamica sia da un punto di vista economico che dimensionale. Per queste ragioni le start up incontrano diversi problemi nel portare avanti la propria iniziativa soprattutto per quanto riguarda la ricerca di fonti di finanziamento. Essendo di nuova costituzione è difficile attribuire loro un merito di

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8

credito realmente espressivo della loro rischiosità, e questo comporta una notevole difficoltà nel reperimento di risorse finanziarie.

Tuttavia, le start-up rappresentano il target ideale per le società di private equity e venture capital. Questi soggetti infatti si rivolgono alle imprese che si trovano nelle prime fasi di vita finanziando progetti innovativi che presentano buone probabilità di successo in futuro.

Le imprese in fase di start-up presentano un elevato tasso di mortalità causato da molteplici fattori quali: la dimensione troppo ridotta, la difficoltà a reperire risorse finanziarie, la mancanza di capacità e cultura imprenditoriale da parte dei fondatori e un complesso sistema burocratico con cui è necessario interfacciarsi.

Il carattere peculiare che rende le start-up particolarmente interessanti nel contesto odierno è l’innovazione. Nel linguaggio attuale infatti quando si parla di start up in genere ci si riferisce ad imprese che investono notevoli risorse in attività di ricerca e sviluppo e che si propongono sul mercato con prodotti e servizi di nuova invenzione o con processi e metodi di produzione innovativi. Alle start-up viene riconosciuta la “capacità di veicolare e diffondere innovazione all’interno di un sistema economico, con impatto trasversale sugli altri settori produttivi, incoraggiati ad accogliere le innovazioni tecnologiche da queste introdotte, con ulteriore stimolo al rinnovamento per le imprese tradizionali e conseguente guadagno in termini di competitività”.

1.1.1DEFINIZIONE DI START-UP NEL LINGUAGGIO ECONOMICO

Trattandosi di un tema in continua evoluzione non abbiamo un’unica definizione di start-up1. Infatti, nella letteratura troviamo numerose nozioni. Possiamo partire

dalla traduzione inglese del termine, che identifica l’avviamento di un’attività in

1 La parola startup si trova scritta in modi diversi: startup, start up, Startup, start-up. La maggior parte della letteratura economica (sia europea che anglosassone) usa la versione “startup”. Tuttavia, come si vedrà nei prossimi capitoli, nell’ordinamento italiano il legislatore utilizza la versione “start-up”.

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generale. Quindi si intende la start-up come la fase di avvio di un’impresa. Inizialmente il termine era connesso alle nuove realtà imprenditoriali del settore dell’informatica e della tecnologia. Oggi non è più così, infatti sono considerate start-up tutte le attività nuove e in crescita, appartenenti ad ogni tipo di settore. Con questo termine, quindi, intendiamo l’avvio di una nuova attività imprenditoriale, con l’obiettivo di condurla al successo. Si tratta di progetti imprenditoriali caratterizzati da un’intesa innovazione e piani di crescita ben strutturati.

Secondo la visione economica, con il termine start-up si identifica una nuova impresa nelle forme di un’organizzazione temporanea o una società di capitali che presenta una forte dose di innovazione e che si configura per crescere in modo rapido secondo un modello di business model scalabile e ripetibile. Questa è la definizione data da Steve Blank, nella quale individua le caratteristiche che permettono di distinguere la start-up di un’impresa di altro genere. In particolare, la start-up può essere innovativa sia per quanto riguarda il modello di business che per il livello di innovazione dei prodotti o servizi offerti. Con l’aggettivo scalabile si intende un business che possa aumentare le sue dimensioni e quindi i suoi clienti e il volume d’affari in modo anche esponenziale senza un impiego di risorse proporzionali. La start-up deve essere quindi in grado di sfruttare le economie di scala. Mentre per business model replicabile si intende un modello che può essere ripetuto in diversi luoghi e in diversi periodi senza essere rivoluzionato e solo apportando piccole modifiche. Questo termine maschera un’altra definizione, infatti quando si parla di start-up si fa riferimento alla prima fase di vita dell’azienda, in cui l’imprenditore delinea i processi organizzativi e i fabbisogni finanziari necessari. Durante questo periodo i finanziamenti provengono generalmente da investitori specializzati quali Business Angel o Venture Capital. Secondo Blank infatti una start-up può crescere rapidamente e “scalare” solo se riesce ad ottenere capitali necessari.

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Secondo Peter Thield, imprenditore, cofondatore di PayPal e studioso di start-up, “la tecnologia è miracolosa perché ci consente di fare di più con meno, portando le nostre capacità fondamentali ad un livello più alto”2. Da questa nozione possiamo

capire come la tecnologia sia un elemento fondamentale per le start-up di successo. Thield sostiene inoltre che “La nuova tecnologia tende a venire da nuove imprese: le start-up”. Infatti, secondo Thield la tecnologia non è tipica delle grandi imprese già sviluppate sul mercato, quanto di aziende piccole, nuove e flessibili come le start-up. Spesso risulta difficile sviluppare progetti nuovi quando le organizzazioni sono di grandi dimensioni e poco flessibile. Le start-up, invece, possono godere di diversi vantaggi grazie alle piccole dimensioni, che le rende più dinamiche. Secondo Thield, quindi, le start-up sono quelle nuove organizzazioni flessibili e giovani che utilizzano la tecnologia per creare qualcosa di innovativo.

Nella letteratura troviamo altre nozioni di start-up. Importante è quella data da Eric Ries, giovane imprenditore e autore del “Metodo Lean Startup”3. Eric Ries

definisce le start-up come “un’istituzione umana studiata per creare nuovi prodotti e servizi in condizione di estrema incertezza”4. Da questa nozione si potrebbe pensare

che basti avere una buona idea, strutturarla e procedere con lo sviluppo dell’idea. Nella realtà, il processo è molto più complesso: è necessario individuare un’idea di business vincente, trovare i finanziamenti necessari, valutare il mercato, i rischi connessi a esso, strutturare un piano di comunicazione e molto altro. La start-up viene definita anche come un’organizzazione umana con uno scopo innovativo. Si intende che la start-up, oltre ad avere un’idea innovativa vincente, deve perseguire uno scopo efficace. Si tratta di trovare un mercato su misura tra prodotto e cliente, che sia innovativo e che permetta di avviare un business model di successo. Per fare

2 Citazione tratta dal libro Peter Thiel con Balke Masters. Da zero a uno. I segreti delle startup ovvero come si costruisce il futuro. Rizzoli Etas

3 Metodo per lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi.

4 Citazione tratta dal libro Eric Ries Partire Leggeri “Il metodo Learn Start Up: innovazione senza sprechi per nuovi business di successo”. Rizzoli ETAS

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questo, è fondamentale conoscere i clienti e il loro bisogno, per poterli relazionare con l’innovazione che si vuole proporre. Le start-up sono prima di tutto organizzazioni umane che lanciano prodotti e servizi in un contesto sconosciuto. Per tale ragione è fondamentale conoscere quali siano gli strumenti che ogni startupper ha a disposizione per inserirsi in un nuovo mercato. Oggi giorno, oltre al settore informativo, si stanno delineando nuove realtà imprenditoriali innovative in ogni settore del mercato, come quello agroalimentare e quello tessile. Tuttavia, il settore tecnologico è quello che ancora oggi è ritenuto più rilevante, in quanto basato su business dinamici e caratterizzato da innovazione. Non è necessario per un’impresa innovativa avere come caratteristiche fondamentali solo la tecnologia e il finanziamento ad alto rischio. L’aspetto essenziale per una start-up è la crescita sia da un punto di vista economico che dimensionale. Inoltre, le start-up, poiché create da poco, vanno in contro al rischio di vedersi negato il finanziamento perché prive di credibilità imprenditoriale. Se da un lato tutti questi fattori fanno delle start-up con alto tasso di rischio, dall’altra, garantiscono anche maggiori prospettive di guadagno, grazie all’elevata dinamicità e flessibilità delle strutture giovani e in fasi di definizione. I teorici affermano che le start-up, prima di avviare la propria attività, devono effettuare un’accurata analisi di mercato. Nello specifico devono identificare gli obiettivi da raggiungere, le caratteristiche del mercato e i reali bisogni dei clienti, monitorare le azioni dei concorrenti, ma anche le strategie da attuare e le necessarie risorse. Di solito le start-up nascono e vengono avviate in autonomia, ma rischiano di arenarsi davanti al primo problema gestionale. Conviene, quindi, considerare l’opportunità di affidarsi o farsi affiancare da esperti del settore come commercialisti o imprenditori per ridurre al minimo il rischio di fallire. Un importante ruolo, a sostegno delle start-up, viene svolto soprattutto dagli incubatori d’impresa: luogo dove si condividono servizi e le imprese hanno accesso al network comune. Un altro ruolo di sostegno importante viene svolto anche dagli acceleratori d’impresa. Il

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primo compito gestionale di una start-up è quello di farsi conoscere con l’obiettivo di acquistare fette di mercato e clienti più importanti per la propria economia.

1.1.2 CARATTERISTICHE DELLE START-UP

Le nozioni precedenti hanno evidenziato alcune caratteristiche comuni alle start-up quali l’imprenditorialità, la struttura finanziaria e l’innovazione.

1.1.2.1 IMPRENDITORIALITÀ

L’imprenditorialità rappresenta un tema che ancora oggi non ha una definizione univoca. Il fenomeno imprenditoriale viene inteso come “la motivazione e la capacità del singolo, da solo o nell’ambito di un’organizzazione, di riconoscere un’occasione e di trarre profitto al fine di produrre nuovo valore o il successo economico. Creatività o innovazione sono necessari per entrare in un mercato esistente rimanendo competitivi, per cambiarlo o entrare in uno nuovo. Per trasformare in successo un’iniziativa imprenditoriale è necessaria la capacità di combinare creatività o innovazione con una sana gestione e di saper adottare un’impresa per ottimizzare lo sviluppo in tutte le fasi del suo ciclo di vita. Un processo che va ben oltre la gestione quotidiana e riguarda le ambizioni e le strategie di un’impresa”5. Il coinvolgimento di

una o più persone, diventa una caratteristica importante nell’intraprendere un’iniziativa imprenditoriale e coloro che seguono questo percorso sono definiti imprenditori. L’ordinamento giuridico disciplina all’art. 2082 del Codice civile, la figura dell’imprenditore come “colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e di servizi”. La norma in questione delinea diverse categorie di imprenditore, sia individuale che collettivo, sia privato che pubblico, definendo le caratteristiche della fattispecie di imprenditore:

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 l’esercizio di un’attività economica;  l’esercizio a titolo professionale;  l’organizzazione della stessa.

Per poter comprendere il ruolo dell’imprenditore all’interno del sistema economico dobbiamo prendere in considerazione due elementi importanti cioè il rischio e il profitto. Infatti, esercitando l’attività economica, l’imprenditore pone a rischio il capitale investito al fine di ottenere un compenso adeguato, il profitto. Per avviare un’impresa non occorrono solo progetti innovativi ma sono necessarie soprattutto persone capaci di portare avanti il progetto imprenditoriale. Alcune caratteristiche che distinguono un imprenditore sono la propensione al rischio, la creatività, la rapidità, la passione, la tenacia, l’ambizione. Nel caso delle start-up il buon esito di un’operazione dipende da diversi fattori quali l’innovazione di prodotto/servizio, la capacità dell’imprenditore e la strategia competitiva. L’imprenditore deve essere in grado di concepire una formula imprenditoriale vincente ed adattarla alle condizioni del mercato e della tecnologia avendo come obiettivo principale la crescita del valore dell’impresa e la redditività. Per le start-up la figura imprenditoriale diventa il perno di ogni valutazione del progetto d’investimento in quanto si sostiene che per un investitore l’unica certezza risiede proprio nella storia personale dell’imprenditore.

1.1.2.2CARATTERISTICHE FINANZIARE

Dal punto di vista finanziario la start-up presenta delle caratteristiche precise e fino dalla fase di avvio deve essere ricercato l’equilibrio finanziario della nuova impresa per garantire la solvibilità aziendale e la continua del progetto imprenditoriale. Queste imprese sono caratterizzate dal conseguimento di risultati economici negativi a causa del mancato raggiungimento dei volumi di vendita necessari a coprire i costi aziendali. L’obiettivo dell’impresa è raggiungere il

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even nel più breve tempo possibile per garantire la sopravvivenza del business. Gli iniziali impieghi in circolante e in capacità produttive danno luogo a flussi di cassa negativa, obbligando l’impresa a reperire fonti di finanziamento all’esterno. Il fabbisogno delle start-up si origina per diversi motivi:

 investimenti finalizzati al concepimento e sviluppo del progetto;  investimenti finalizzati alla predisposizione della capacità produttiva;  investimenti in capitale circolante.

Il primo tipo di investimento riguarda l’attività di ricerca e sviluppo, studi di marketing, selezione del personale ed altre attività di carattere immateriale. Mentre gli investimenti per acquistare la capacità produttiva (impianti macchinari, attrezzature) richiede risorse ingenti. Infine, gli investimenti in capitale circolante variano in base alla durata del ciclo operativo, alle politiche di vendite, produzione e approvvigionamento adottate.

Non esiste una struttura finanziaria ottimale per le start-up, le quali si trovano alla ricerca di un continuo e mutevole equilibrio tra le fonti di finanziamento. Il mix tra debito e capitale proprio dev’essere in relazione con il profilo strategico dell’impresa. Quindi l’aspetto finanziario deve essere coerente al grado di rischio che l’impresa subisce per effetto della strategia scelta.

1.1.2.3 INNOVAZIONE

L’innovazione potrebbe essere definita come la capacità di realizzare delle alternative alle possibilità già conosciute e adottate. Se analizziamo l’innovazione all’interno del fenomeno dell’imprenditorialità, in questo caso assume dei contorni più definiti. Infatti, l’innovazione si lega alla capacità degli attori economici di trasformare un’invenzione in qualcosa di concreto, che vada a mondificare lo stato attuale in termine di prodotto, segmento o mercato. Schumpeter negli anni Trenta affermava che un ‘invenzione che non trova applicazione concreta nel mercato è

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irrilevante in termini economici. L’imprenditore deve riuscire a combinare diversi tipi di risorse, materiali, immateriali come competenze, conoscenze, attività in ricerca e sviluppo. Nel corso degli anni la letteratura ha offerto diverse classificazioni relative al fenomeno dell’innovazione. Tra le più importanti ricordiamo la classificazione proposta da Drucker, che distingue l’innovazione in due categorie innovazione di prodotto e innovazione di processo. La prima categoria individua quelle innovazioni che interessano il prodotto relativamente alle sue qualità. La seconda tipologia riguarda invece i cambiamenti e i progressi che migliorano i processi di produzione e offerta dei beni e servizi.

Un’ulteriore classificazione si distingue perché sposta l’attenzione dall’oggetto all’origine dell’innovazione. Si parla Tecnology Push e Market Pull. La prima classificazione riguarda le innovazioni di tipo radicale come effetto di scoperte tecnologiche di nuova applicazione. I clienti in questo caso sono figure passive, i quali subiscono le offerte dei nuovi prodotti e servizi. Mentre le innovazioni Market Pull nascono nell’ambito degli studi di mercato e dall’analisi dei bisogni dei clienti, dall’osservazione dei servizi all’utilizzo dei prodotti. Si parte dallo studio di un problema e si ricerca la soluzione che ne consenta il superamento.

A metà strada troviamo Innovation Design Driven. Questo tipo di innovazione rappresenta il tentativo da parte dell’imprenditore di comprendere e anticipare i modelli socioculturali e di consumo offrendo prodotti e servizi innovativi.

1.2 IL QUADRO NORMATIVO ITALIANO (D.L.179/12)

Le start up sono state disciplinate nel nostro ordinamento con il DL n.179 del 18 ottobre 2012 (art. 25 e 32) noto come Decreto Crescita Bis o (2.0) convertito con modifiche nella legge del 17 dicembre 2012 n.221. L’intervento normativo ha disciplinato i requisiti necessari per rientrare nella definizione di start-up innovativa e di incubatore certificato, e di conseguenza ha previsto agevolazioni e deroghe al

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diritto comune per le imprese che presentano le caratteristiche richieste dalla norma. Il decreto n.179/12 è stato emanato in seguito alle raccomandazioni che i ministri dell’Unione Europea hanno rivolto all’Italia. Il consiglio ha rivolto due raccomandazioni all’Italia: la raccomandazione n.3 in merito alla disoccupazione giovanile con il quale il Consiglio ha incoraggiato l’Italia a prevedere incentivi per lo sviluppo delle start up e la raccomandazione n.6, con la quale si chiede di semplificare il quadro normativo per l’impresa. L’obiettivo di questa normativa è promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e occupazionale, in particolare modo giovanile, l’aggregazione di un ecosistema aggregato da una nuova cultura imprenditoriale votata all’innovazione, il rafforzamento dei legami tra università e imprese oltre ad una attrazione di talenti e capitali esteri nel nostro paese.

La disciplina sulle start-up ha subito, in un ristretto arco di tempo, una serie di cambiamenti che hanno modificato i requisiti per l’accesso alla disciplina di favore, con il chiaro intento di estendere le agevolazioni ad un numero sempre maggiore di imprese start-up. Proprio su questo punto è intervenuto il DL 28 giugno 2013 n. 76 (in particolare l’articolo 9, commi 16-bis e 16-ter), cosiddetto Decreto Lavoro, successivamente convertito nella Legge 9 agosto 2013 n. 99. Invece con il D.M. 30 gennaio 2014 (decreto attuativo) sono state disciplinate le modalità attuative delle agevolazioni, e sono diventati operativi gli incentivi fiscali per gli investitori. Da ultimo il DL 24 gennaio 2015, n. 3 ribattezzato Investment Compact che ha ulteriormente modificato la disciplina delle start-up innovative e ha introdotto la nuova figura di PMI innovativa.

1.2.1 REQUISITI DI LEGGE

La start-up è definita dall’art. 25 del DL 179/2012, come “una società di capitale, costituita anche in forma cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative

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del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione”. In base alla definizione adottata dal decreto sono incluse le società di capitali (spa, sapa e srl) e cooperative mentre le società di persone sono state escluse. Il decreto non chiarisce il diritto di tale esclusione ma vari interventi in dottrina hanno rilevato come questa previsione sia in linea con le riforme legislative che si sono concentrate in particolar modo sulle srl, perché si contraddistinguono per alcune caratteristiche come la flessibilità e la minor presenza dei costi. Nel 2012 infatti è stata introdotta la società a responsabilità limitata semplificata (srls). La nuova fattispecie di srls può essere costituita da persone fisiche di qualsiasi età, il capitale sociale deve essere compreso tra 1 e 9.999,99 euro e i conferimenti devono essere necessariamente in denaro e devono essere versati integralmente all’atto di costituzione. Nella srls possiamo trovare dei punti di contatto con alcune forme societarie predisposte da altri paesi: in particolare la previsione di società con ridotto capitale sociale è stata adottata da Germania e Belgio, i quali però richiedono una serie di adempimenti non previsti invece dal legislatore italiano. In linea con questi interventi normativi volti a rendere più attrattive la fattispecie di srls in fase di costituzione di una nuova società, si inserisce anche la normativa sulle start-up innovative.

Considerate le difficoltà iniziali che incontrano le start up soprattutto nel reperire capitale, il legislatore sembra individuare nella forma societaria delle srl la forma giuridica prediletta per le start-up innovative. Le start up non rappresentano una forma societaria ulteriore a quelle esistenti. Viene richiesto inoltre alle società di non avere azioni o quote rappresentative del capitale sociale, quotate su mercato regolamentato o sistemi multilaterale di negoziazione.

Tuttavia, questa previsione non esclude che la società abbia titoli di debito quotate. La normativa prevede i seguenti requisiti essenziali per una società che intende qualificarsi come start-up innovativa:

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 data di costituzione: la società deve essere costituita e svolgere attività d’impresa da non più di sessanta mesi;

 sede degli affari: essere residenti in Italia o in uno degli stati membri dell’Unione Europea;

 dimensione: “a partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del valore della produzione annua, così come risultante dall'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio, non è superiore a cinque milioni di euro”;

 divieto di distribuire utile: non distribuire e non aver distribuito utili;  oggetto sociale: l’impresa deve avere ad oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”;

 modalità di costituzione: “non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda”.

Dopo aver elencato una serie di requisiti cumulativi, obbligatori la lettera h del comma 2 (art. 25) prosegue indicando tre requisiti alternativi a quelli precedenti:

1. le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 15 per cento del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa. La percentuale di spese in ricerca e sviluppo ha subito variazioni in più occasioni sempre al fine di estendere la disciplina ad un più ampio numero di imprese: nel testo originario del decreto 179/2012 la soglia era fissata al 30%, in sede di conversione nella legge 221/2012 il limite è stato abbassato al 20%, per poi attestarsi all’attuale 15% istituito con la legge 99/2013.

2. “Impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un'università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da

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almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero, ovvero, in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi dell’articolo 3 del regolamento di cui al D.M 270/2004”.

3. Sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro Pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività d’impresa”.

Come si evince dalla lettera b) dell’articolo 25 comma 2, la start-up non deve essere necessariamente un’impresa di nuova costituzione ma rientrano nella disciplina di favore tutte le imprese in possesso dei requisiti appena citati che siano costituite da non più di 60 mesi (dalla data di conversione in legge del decreto). Per queste imprese costituitesi prima dell’entrata in vigore della legge di conversione del Decreto Crescita Bis (19 dicembre 2012), al fine di essere riconosciute start-up innovative, devono depositare “presso l'Ufficio del registro delle imprese, di cui all'articolo 2188 del Codice civile, una dichiarazione sottoscritta dal rappresentante legale che attesti il possesso dei requisiti”.

La disciplina sulle start-up innovative ha una durata di 4 anni dall’iscrizione dell’impresa nella sezione speciale del registro delle imprese, tranne per l’esenzione dal pagamento degli oneri in sede di costituzione da corrispondere alla camera di commercio per la quale il decreto 3/2015 ha previsto un’estensione fino a 5 anni. Qualora si verifichi la perdita di uno dei requisiti richiesti per lo status di start-up innovativa la disciplina cessa prima della sua naturale scadenza.

Nel caso di aziende già costituite prima dell’entrata in vigore del decreto 179/2012, la disciplina trova applicazione per un periodo:

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 di quattro anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, se la start-up è stata costituita entro i due anni precedenti,

 di tre anni, se è stata costituita entro i tre anni precedenti,  di due anni, se è stata costituita entro i quattro anni precedenti.

Tabella 1:DURATA DI APPLICAZIONE DELLA DISCIPLINA

Data di costituzione dell'impresa

Durata massima di applicazione della disciplina

se è costituita dal 20 ottobre

2010 e fino al 18 dicembre 2012 4 anni (fino al 18 dicembre 2016) se è costituita dal 20 ottobre

2009 e fino al 19 ottobre 2010 3 anni (fino al 18 dicembre 2015) se è costituita dal 20 ottobre

2008 e fino al 19 ottobre 2009 2 anni (fino al 18 dicembre 2014)

Fonte: Camera di commercio.

1.2.2 START-UP A VOCAZIONE SOCIALE

L’art. 25 del DL nr. 179/2012 comma 4 introduce le start-up innovative a vocazione sociale. Nel rapporto Restart, la Task Force riconosce l’importante contributo che le imprese sociali offrono alla comunità. Infatti, sono state introdotte agevolazioni extra rispetto a quelle previste per le start-innovative. Vengono riconosciute start-up a vocazione sociale quelle start-up che operano in settori di particolare utilità sociale cosi come indicati dall’art. 2, comma 1 del decreto legislativo 24 marzo 2006, n.155:

 assistenza sociale;  assistenza sanitaria;  assistenza sociosanitaria;

 educazione, istruzione e formazione;  tutela dell’ambiente e dell’ecosistema;

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 valorizzazione del patrimonio culturale;  turismo sociale;

 formazione universitaria e post-universitaria;  formazione extra-scolastica;

 servizi strumentali alle imprese sociali.

Per essere riconosciute start-up innovative a vocazione sociale, le imprese in possesso dei requisiti, devono registrarsi nella sezione speciale del registro delle imprese loro dedicata presentando un’autocertificazione con la quale:

• dichiara di operare in via esclusiva in uno o più settori sopra elencati, • indica tale/i settore/i,

• dichiara di realizzare, operando in tale/i settori, una finalità d’interesse generale,

• si impegna a dare evidenza dell’impatto sociale prodotto.

In particolare, come precisato dalla Circolare 3677/C del 20 gennaio 2015 emanata dal Mise (Ministero dello Sviluppo Economico), la start-up sociale è tenuta alla presentazione del “Documento di descrizione di impatto sociale”, il quale descrive l’impatto sociale prodotto dall’impresa attraverso una serie di indicatori quantitativi.

Si sottolinea come la normativa non richieda per le start-up innovative a vocazione sociale la contemporanea iscrizione al registro delle imprese sociali.

1.2.3 ISCRIZIONE NEL REGISTRO DELLE IMPRESE

Per poter beneficiare della disciplina di favore, le società (sia start-up che incubatori) che presentano i requisiti di legge, devono iscriversi presso le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, nella sezione speciale del registro delle imprese a loro dedicata, presentando un’autocertificazione del legale rappresentante attestante la sussistenza dei requisiti. L’autocertificazione non è

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sottoposta ad alcun controllo preventivo da parte dell’amministrazione finanziaria né da parte del notaio che redige l’atto costitutivo, se non “nei limiti nei quali il buon senso comune induca a dubitare” degli intenti dei fondatori. Tale mancanza di controlli riconducibile ad una cosiddetta “flessibilità in entrata” è controbilanciata da due provvedimenti che seguono l’iscrizione dell’impresa: l’obbligo di aggiornare semestralmente i dati forniti in sede di registrazione e il conseguente obbligo di confermare annualmente il possesso dei requisiti obbligatori. La domanda di iscrizione va presentata al registro delle imprese in via telematica; l’iscrizione al registro speciale si aggiunge a quella nella sezione ordinaria. Sempre l’art. 25 elenca le informazioni generali da inserire nella domanda di iscrizione nel registro delle imprese.

Tutte le informazioni devono essere periodicamente aggiornate; in particolare è previsto l’obbligo di aggiornarle ogni 6 mesi e di presentare una dichiarazione in cui si comunica il mantenimento dei requisiti di legge entro 30 giorni dall’approvazione del bilancio e comunque entro 6 mesi dalla chiusura dell’esercizio. Tali previsioni contenute nei commi 14 e 15 hanno suscitato numerosi dubbi in capo agli operatori del settore, in considerazione di ciò il MISE con la Circolare n. 3672/C del 29 agosto 2014 ha precisato che: l’aggiornamento dei dati deve avvenire per la prima volta entro 6 mesi dalla data di iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese, mentre i successivi aggiornamenti dovranno effettuarsi al 30 giugno e al 31 dicembre di ogni anno. La perdita dei requisiti comporta la cancellazione d’ufficio dalla sezione speciale entro 60 giorni (permane invece l’iscrizione alla sezione ordinaria). Il mancato deposito della dichiarazione semestrale di mantenimento dei requisiti è equiparato alla perdita degli stessi che di conseguenza porta alla cancellazione entro 60 giorni dalla sezione speciale del registro delle imprese; anche la perdita di uno solo dei requisiti prima dei 4 anni comporta l’esclusione dalla disciplina speciale.

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1.2.4 DEROGHE AL DIRITTO SOCIETARIO E FALLIMENTARE

A sostegno della crescita e dello sviluppo delle start-up innovative sono previste diverse agevolazioni, come gli alleggerimenti burocratici e fiscali, una gestione societaria flessibile e piani di incentivazione fiscale. Come detto in precedenza la condizione necessaria affinché una start-up innovativa possa beneficiare di tali vantaggi è che questa venga iscritta nell’apposita sezione speciale del registro delle imprese, riservato ad esse. La durata massima del regime di agevolazione è di cinque anni dal momento della costituzione. Il governo ha deciso di introdurre questa nuova normativa ed intervenire nel sostegno delle imprese innovative, come le start-up, per diversi motivi:

 favorire la crescita, lo sviluppo tecnologico e occupazionale, in particolare giovanile;

 favorire lo sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale e di in contesto maggiormente favorevole dell’innovazione;

 attrarre capitali dall’estero;

Nonostante le start-up rischiano di andare incontro a diverse problematiche legate al finanziamento, agli ostacoli del mercato e di concorrenza, possono avere diversi vantaggi tra i quali:

 costituzione e successive modificazioni mediante un modello standard con forma digitale: la start-up potrà redigere l’atto costitutivo e le sue successive modifiche anche attraverso un modello standard facendo ricorso alla forma digitale;

 abbattimento degli oneri per avvio dell‘impresa: le start-up, a differenza delle altre aziende, saranno esonerate dal pagamento dell’imposta di bollo e dei diritti di segreteria dovuti per qualsiasi adempimenti nonché dal pagamento di diritto annuale dovuto alla camera di commercio;

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 disciplina del lavoro: la start-up potrà assumere personale con contratti a tempo determinato per minimo 6 mesi e massimo 36 mesi. Dopo questo periodo il collaboratore potrà continuare a lavorare solo con un contratto a tempo indeterminato;

 i piani di incentivazione in equity: la start-up potrà remunerare i propri collaboratori con stock option;

 introduzione di incentivi fiscali;

 accesso semplificato, gratuito e diretto per le start-up al Fondo di Garanzia Generale: fondo governativo che facilita l’accesso al credito attraverso la concessione di garanzie sui prestiti bancari.

Tale argomento sarà approfondito nel secondo capitolo.

1.3INTERVENTI ATTUATI NEGLI ALTRI STATI A FAVORE DELLE START-UP

A livello Europeo ed internazionale, negli ultimi anni, molti ordinamenti hanno attuato politiche volte a favorire la nascita e lo sviluppo di imprese start-up attraverso sistemi di agevolazioni fiscali, semplificazioni burocratiche e agevolazioni per l’ottenimento di finanziamenti. Ogni Paese si è dotato di differenti politiche per attrarre le start-up e favorire i processi di innovazione.

Negli stati Uniti, il governo ha compreso l’importanza del fenomeno che stava esplodendo e ha deciso di sostenerlo. Nel gennaio del 2011, il presidente americano Barac Obama, ha introdotto l’iniziativa start-up America, al fine di sostenere il fenomeno delle start-up e di incoraggiare il settore privato ad investire maggiormente. Una delle principali manovre del programma ha previsto la costituzione di un fondo di due miliardi di dollari a sostegno della creazione di imprese innovative. Il programma ha previsto una modifica delle procedure di registrazione dei brevetti, necessari alla costituzione di una start-up innovativa.

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Altro esempio è quello di Israele che è riuscito ad attrarre start-up e investitori da tutto il mondo, arrivando a diventare il paese con un più alta densità di start-up. Israele è considerato uno dei luoghi migliori in cui creare la propria start-up vantando una numerosissima presenza di incubatori e venture capital pronti ad aiutare i nuovi imprenditori e a concedere mezzi finanziari qualora l’idea si dimostri innovativa e di possibile successo. Presenta in oltre il tasso di investimenti in ricerca e sviluppo pari al 4% rispetto al PIL mentre in Italia si assesta attorno al 3%. Il governo israeliano ha investito ingenti risorse per creare un ecosistema favorevole alla creazione dell’innovazione: oltre ai benefici fiscali, la “Law for the Encouragement of Industrial R&D” offre sovvenzioni fino al 50% dei progetti approvati, riduzioni delle aliquote fiscali e sussidi all’innovazione tecnologica che coprono fino all’85% del fabbisogno della start-up. Tra i diversi programmi per il supporto allo sviluppo delle startup, il Technological Incubators Program nato nel 1991 ha come obiettivo quello di trasformare idee innovative troppo rischiose, con difficoltà nell’accesso al capitale privato in start-up vitali e autonome. Infine, di particolare interesse è il programma Yozoma nato nel 1993, con l’obiettivo di investire in start-up con forte crescita nella comunicazione, nelle tecnologie dell’informazione.

Un altro paese che ha deciso di fare dell’innovazione un punto di forza è il Cile. Oltre ad avere introdotto semplificazioni in sede di costituzione di nuove imprese, il Cile ha lanciato nel 2011 “Start-up Chile”. Il progetto è finalizzato ad attrarre imprenditori e investitori dall’estero. Per raggiungere questo obiettivo il governo ha messo a disposizione un budget di 40 milioni di $, che andranno a coprire il 90% delle spese delle imprese partecipanti. Inoltre, chi accede al programma ottiene un visto di ingresso e un supporto per trovare ufficio ed alloggio. Infine, sono previsti incentivi fiscali come il Research and Development Investement Tax Incentive.

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Passando al contesto europeo tra i casi da segnalare rientra di sicuro la Gran Bretagna. Nel 2011 è stata lanciata “StartUp Britain”, una campagna fondata e finanziata da imprenditori privati che si avvale del supporto del governo. L’intento è di promuovere le nuove iniziative imprenditoriali sfruttando le esperienze e le conoscenze degli imprenditori privati che hanno dato vita al progetto. Grazie anche a questa iniziativa nel 2013 sono nate più di 526.000 nuove imprese in Gran Bretagna, di cui oltre 136.000 nella sola Londra. È da segnalare, tra le iniziative per la sburocratizzazione, che sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti, è possibile costituire una società attraverso una specifica procedura online, riducendo sensibilmente tempi e costi.

Oggi la Germania viene considerata un paese “Startup friendly”, grazie alle semplificazioni burocratiche introdotte in sede di costituzione di una nuova attività e al regime fiscale particolarmente attrattivo. Infatti, il carico fiscale medio si attesta al 30% e in alcuni Länder arriva perfino al 23%. È da segnalare inoltre che nel 2008 è stata introdotta una forma societaria che si adatta particolarmente alle esigenze

delle nuove aziende, la “Mini-GmbH” (Haftungsbeschränkte

Unternehmergesellschaft), che può essere costituita con capitale minimo di 1 euro. A favore delle startup è stato poi varato l’Erp Start-Up Fund, un progetto di co-investimento pubblico-privato con il quale la banca KfW Mittelstandsbank, con il supporto del Ministero Federale Tedesco dell’Economia, partecipa fino al 50% dell’investimento a favore delle piccole aziende innovative con meno di dieci anni di vita.

Anche in Francia sono state introdotte forme giuridiche specifiche per le startup giovani e innovative: la JEI (Jeune Entreprise Innovante) e la JEU (Jeune Entreprise Universitaire). Le prime sono piccole e medie imprese le cui spese in ricerca e sviluppo costituiscono almeno il 15% dei costi totali e che sono controllate principalmente da persone fisiche. Le JEU invece sono imprese “possedute

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direttamente per almeno il 10%, da studenti, titolari di Master o dottorati da meno di cinque anni, o da persone che lavorano nel campo dell’insegnamento e della ricerca; inoltre, almeno il 15% delle spese deve essere destinato alla ricerca”. Ad entrambe le forme di impresa sono concesse una serie di agevolazioni fiscali per le spese in R&S per tutte le imprese con sede in Francia. È prevista un’agevolazione tributaria che copre il 30% di tutte le spese in R&S (per le prime imprese che accedano al credito d’imposta per la prima volta la percentuale aumenta al 50% per il primo anno, e al 40% per il secondo anno). Gli incentivi statali per l’innovazione non si limitano solo agli sgravi fiscali. Le imprese possono beneficiare del supporto di OSEO (una public holding). Ha come obiettivo quello di facilitare l’accesso ai finanziamenti da parte delle imprese, finanziando i progetti con sovvenzioni o prestiti a interesse zero.

In Belgio nel 2010 è stata introdotta la Sprl–Starter (Société Privée à Responsabilité Limitée Starter) che può essere costituita con un capitale minimo di 1€ e un massimo di 18.549€ (che corrisponde al capitale sociale minimo richiesto per una SPRL ordinaria). La SPRL-Starter può essere costituita solo da persone fisiche, e dopo un periodo di 5 anni (o qualora occupi 5 dipendenti a tempo pieno) deve essere trasformata in SPRL ordinaria e conseguentemente aumentare il capitale sociale al minimo richiesto pari a 18.550€. Il limitato apporto di capitale sociale della SPRL-S è compensato da una serie di adempimenti obbligatori: in tutti i documenti legali deve essere menzionata la parola “Starter”, deve essere redatto un piano finanziario da parte di un professionista, ogni anno il 25% degli utili va accantonato a riserva fino al raggiungimento dell’importo di 18.550€ (calcolato come somma del capitale sociale e delle riserve della SPRL-S). I soci dopo 3 anni dalla costituzione sono “solidalmente e illimitatamente responsabili per i debiti sociali contratti pari alla differenza tra il capitale sottoscritto ed il capitale minimo previsto per la SPRL”. Va precisato che la SPRL-S non introduce nell’ordinamento una nuova

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forma societaria ma “si tratta una variante della SPRL ordinaria” creata per meglio rispondere alle esigenze dei nuovi imprenditori.

Anche l’Unione Europea ha adottato delle politiche a sostegno delle start-up, in particolare il “Progetto Sep” (Startup Europe Partnership) varato dalla Commissione Europea. L’obiettivo del programma Sep è di offrire una piattaforma dedicata per permettere alle migliori startup di emergere dagli ecosistemi locali ed espandersi. Attraverso questa piattaforma le startup possono incontrare le grandi aziende (ad esempio Microsoft, Telecom Italia, Gruppo Unipol, Telefonica e altri) e ottenere finanziamenti o semplicemente farsi notare. Secondo i SEP report presentato nel 2017, l’Italia è all’11° posto nell’Europa continentale sia per capitale raccolto che per numero di scaleup.

Il mercato europeo risulta essere dominato dalla Gran Bretagna che da solo ospita il 36% (circa 1400 scaleup) per 20,2 miliardi di finanziamenti.

Figura

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:NUMERO DI SCALEUPS EUROPEE PER PAESE

150 135 442 207 150 178 513 110 1400 279 135 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

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Figura 2:MILIARDI DI DOLLARI DI FINANZIAMENTO RACCOLTI DALL’ECOSISTEMA DELLE SCALEUP EUROPEE

Fonte: Ricerca condotta da Mind The Bridge (Sep Report 2017)

Sempre la Commissione Europea ha recentemente dato avvio al programma Horizon 2020 (Programma Europeo per la Ricerca e l’Innovazione 2014-2020) tra cui spicca l’area di lavoro dedicata all’innovazione nelle PMI (Innovation in SMEs). Il programma in particolare stanzia 2,7 miliardi di euro per finanziare le aziende innovative e che fanno ricerca, con il fine dichiaro di garantire l’accesso ai finanziamenti, e creare un ecosistema favorevole alla nascita e allo sviluppo di PMI innovative. L’iniziativa è nata in particolare per “colmare il divario tra l’attività di ricerca e sviluppo e il successivo step della commercializzazione dell’innovazione. Congiuntamente al programma Horizon 2020, opererà anche il programma Cosme (Programma per la competitività delle piccole e medie imprese) il quale si muove lungo 4 direttrici:

 migliorare l’accesso ai finanziamenti da parte delle PMI;  migliorare l’accesso ai mercati;

 supportare gli imprenditori;

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1.4COME NASCONO LE START-UP: DALL'IDEA ALL'AZIENDA

La business idea rappresenta il punto di partenza di ogni nuova attività imprenditoriale. Viene definita come l’insieme delle scelte strategiche, organizzative e finanziarie che possono caratterizzare un progetto imprenditoriale, rappresenta quindi la volontà di creazione dell'imprenditore stesso.

Idee creative e originalità da sole non garantiscono certo risultati finanziari apprezzabili, infatti sia che si abbia intenzione di avviare una nuova attività imprenditoriale o creare un nuovo business nell'ambito di una realtà già avviata, occorre prendere delle decisioni che sono riconducibili a tre macro-aree:

 cosa si intende offrire;  a chi ci si rivolge;

 come si intende realizzare il prodotto/ servizio.

Nel primo punto non ricadano solo aspetti relativi al bene e al servizio, ma si intende l'offerta come un sistema di più elementi che vanno dal prezzo ai servizi complementari, dai canali di distribuzione ai tempi di consegna. L'identificazione di questo sistema viene sviluppato sulla base dei bisogni che il segmento prescelto esprime e per questo motivo l'offerta deve essere formulata con riferimento ai desideri dei clienti/consumatori. Contemporaneamente all'analisi del segmento obiettivo, va svolta l'analisi della concorrenza, infatti, il successo di un'iniziativa commerciale non si basa esclusivamente sulla novità che esso rappresenta agli occhi del mercato, quanto alla superiorità nei confronti dei competitors. Spesso una start-up di successo non è tale in quanto altamente innovativa, ma poiché è in grado di creare valore agli occhi dell'utente/cliente rielaborando tecnologie e servizi già disponibili in modo originale ed efficace. La terza macro-area riguarda la struttura aziendale, che viene implicitamente definita dalle scelte viste precedentemente. L'idea quindi occupa una posizione importante nel processo che porta alla costituzione della start-up, ma come l'idea o il business model non solo gli unici

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argomenti importanti. Un ruolo fondamentale è rivestito dalle persone che sono coinvolte nel progetto. Il singolo, o molto spesso il team che ha sviluppato l'idea di business model ricopre un ruolo importante. Affinché il processo di creazione di una start-up si risolva in modo efficace è necessario che il team rispecchi qualità come lo spirito di iniziativa, intraprendenza, capacità organizzative e decisionali, predisposizione al rischio, doti di leadership. Una volta identificata la business idea, quindi la combinazione prodotto-mercato, è mosso il primo passo per lo sviluppo del nuovo progetto. A questo punto, infatti bisogna studiare il progetto d'impresa nel suo complesso, con riferimento a tutte le diverse problematiche, si inizia infatti la stesura del business plan che contiene le variabili chiave dell'impresa.

1.4.1IL RUOLO DEL BUSINESS PLAN

Il business plan, o piano economico-finanziario, è il documento che permette di riepilogare il progetto imprenditoriale, le linee strategiche, gli obiettivi e la pianificazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’impresa. Strutturalmente e suddiviso in due parti: una descrittiva riguardante le informazioni sul tipo di impresa, sui soci, sull’iniziativa che si intende intraprendere, sul ciclo produttivo, sul mercato di riferimento, e l’altra analitico-numerica, con riferimento ai prospetti relativi allo stato patrimoniale, ai conti economici e ai flussi di esercizio per ciascuno degli esercizi ipotizzati.

L'obiettivo fondamentale di tale strumento è quello di sintetizzare le scelte imprenditoriali in un documento dotato di chiarezza, efficacia, completezza, affidabilità e attendibilità.

Il business plan deve essere:

 CHIARO E COMPRENSIBILE: deve fornire una sintetica rappresentazione

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 COMPLETO: sia dal punto di vista sostanziale che formale. Sulla base del

primo punto di vista, deve analizzare il progetto in relazione alle aree aziendali e le interferenze che l'evento economico ha con il resto dell'organizzazione. Dal secondo punto di vista, invece, deve essere composto da una serie di documenti, ritenuti essenziali suoi scopi;

 SINTETICO E REALISTICO;

 AFFIDABILE, CREDIBILE ED ESAURIENTE: deve specificare i modelli utilizzati per

ottenere le proiezioni, le fonti dalle quali sono state raccolti i dati, il modo in cui dati sono stati rielaborati, l'indicazione delle ipotesi assunte sulla base delle proiezioni;

A differenza del budget non viene redatto a cadenze predefinite, ma quando serve, ovvero quando si intende avviare una nuova iniziativa imprenditoriale o modificare in modo significativo un business già esistente, e proprio per queste caratteristiche, rappresenta uno strumento di pianificazione a livello di business. Il business plan rappresenta uno strumento di supporto non solo nelle fasi straordinarie che attengono l'impresa, come la sua nascita o per operazioni quali scissione, fusione o lancio di nuovi prodotti, ma anche alla gestione corrente e ordinaria. Pertanto, non è indirizzato solamente alle nuove aziende, ma anche a quelle già esistenti che vogliano intraprendere un ampliamento o diversificazione della propria attività. Le funzioni rivestite da business plan si suddividono in due gruppi principali: quelle corrispondenti ad una funzione interna e quella ad una funzione esterna. Questo documento deve contenere informazioni di carattere prospettico riguardo al progetto di sviluppo e accrescimento dell’idea imprenditoriale. La funzione è quella di valutare l’idea imprenditoriale, evidenziandone i punti di forza e di debolezza, in particolare è necessario conoscere le caratteristiche dell’azienda di riferimento, i contenuti del progetto che si intende realizzare. Inoltre, è uno strumento utile all’imprenditore in quanto permette di valutare il vantaggio potenziale di un investimento, di un progetto. Permette di

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trasformare un’idea solamente “abbozzata” in un’iniziativa più concreta. Stimola l'imprenditore e lo guida nel breve termine, pur sempre attendendosi agli obiettivi prefissati nel lungo periodo. Inoltre, costituisce un utile strumento di valutazione “a posteriore” dei risultati raggiunti: il confronto tra i risultati previsti e quelli raggiunti aiuta l'imprenditore a valutare se sta procedendo nella direzione desiderata, o in caso contrario può prendere provvedimenti e modificare la strategia aziendale.

Permette anche il coinvolgimento del personale ai diversi livelli dell'organizzazione. Oltre a queste funzioni interne svolge anche un’importante funzione esterna in quanto può essere utilizzato come mezzo di comunicazione nei confronti di terzi o investitori interessati a finanziare il progetto. I principali destinatari del business plan possono essere raccolti in diverse macro-aree tra cui:

 l'imprenditore o i soci;

 i soci attuali o futuri, il cui obiettivo principale è quello di ottenere una remunerazione sull'investimento superiore rispetto a quello che otterrebbe da investimenti privi di rischio;

 i collaboratori dell'imprenditore;

 soggetti finanziatori (ordinari e straordinari): le istituzioni pubbliche che erogano agevolazioni, le banche e gli altri finanziatori di capitale di rischio;

In sintesi, lo scopo del business plan è quello di valutare la fattibilità del progetto, in particolare:

 fattibilità imprenditoriale  fattibilità esterna

 fattibilità interna

 fattibilità economica finanziaria

La fattibilità imprenditoriale riguarda la capacità del soggetto che promuove il progetto. In particolare, si fa riferimento alle competenze, conoscenze, attitudine ad analizzare e risolvere le problematiche, propensione al rischio, abilità relazionali e

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alle disponibilità finanziarie. A questi elementi di natura soggettiva, vanno aggiunti elementi oggettivi relativi al progetto imprenditoriale e quindi: la business idea, le caratteristiche del prodotto e servizio che si vuole collocare sul mercato, il fabbisogno di risorse, la rischiosità del progetto. La fattibilità esterna dipende dal mercato di riferimento verso cui orientare il progetto. Il successo del progetto dipende dalla capacità del prodotto/servizio di soddisfare i bisogni dei potenziali clienti e dalla dinamica del mercato di riferimento. In questo ultimo caso è necessario quantificare la domanda attuale e quella potenziale, definire la modalità di formazione del prezzo. L’analisi sul mercato di riferimento si concentra anche sul lato dell’offerta, analizzando la presenza di concorrenti presenti o di potenziali nuovi concorrenti e il loro posizionamento sul mercato. La fattibilità interna si concentra sulla struttura complessiva prevista per il raggiungimento degli obiettivi. Sotto questo profilo si considerano gli aspetti tecnico produttivi, quelli di commercializzazione e comunicazione. Si redige il piano tecnico-produttivo che contiene informazioni sulla modalità di realizzazione del prodotto/servizio, le fonti di approvvigionamento per l’acquisto dei fattori produttivi. A queste informazioni si aggiungono le valutazioni sulla struttura organizzativa, ossia i compiti e le responsabilità assegnate dal team promotore all’interno dell’azienda, le politiche di selezione e formazione del personale. Nel caso di una start-up si presenterà una struttura organizzativa semplice con pochi dipendenti e le funzioni principali sono accentrate all’interno del team imprenditoriale. In seguito viene predisposto un piano di marketing, nel quale si descrive gli obiettivi commerciali, le politiche di marketing, la tipologia del canale distributivo, la politica di credito commerciale e le politiche di magazzino. La fattibilità economica-finanziaria analizza le variabili di stock e di flusso. Il progetto è fattibile quando è possibile reperire capitale di rischio e di credito adeguati alla copertura del fabbisogno finanziario. Inoltre, vi deve essere adeguatezza tra la struttura del capitale rispetto alla rischiosità del progetto stesso.

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1.4.2 IL BUSINESS PLAN E LE START-UP

La redazione del business plan, è importante in caso di avvio di una nuova impresa, in quanto permette di analizzare tutti gli aspetti che possono interagire nella vita futura dell’attività. In questo caso il business plan è utile all’imprenditore per comprendere la riuscita della sua idea imprenditoriale e per quantificare in modo più preciso i mezzi finanziari necessari.

Questo strumento ha anche un importante valenza esterna, infatti la redazione di un efficace piano d’impresa rappresenta il mezzo necessario ad avere accesso alle fonti di finanziamento esterno.

Il business plan si struttura:

a) Executive summary: in questa sezione viene rappresentato, in maniera chiara e sintetica, l’intero progetto imprenditoriale, vengono inoltre illustrate le sue caratteristiche, i punti di forza e debolezza e gli obiettivi. Questo documento è il primo che si inserisce ma è l’ultimo che viene scritto poichè solo alla fine si ha una visione ampia e chiara di quello che si andrà a fare.

b) Mercato e competitors: viene definite la domanda del prodotto o servizio e le opportunità per l’imprenditore di collocarsi sul mercato. Deve inoltre effettuare un’analisi sull’andamento di settore. Infine, dovrà essere fatta un’analisi sulla concorrenza considerando i concorrenti attuali e potenziali, valutando di ognuno i punti di forza e di debolezza.

c) Prodotto e servizi: in questo paragrafo viene fatto un quadro dell’intera offerta aziendale. In particolare, il bisogno che il prodotto/servizio intende soddisfare, le caratteristiche fisiche, le possibilità d’uso e di impiego, in cosa si differenziano dalla concorrenza.

d) Profilo organizzativo aziendale: in questa sezione si deve riportare la denominazione dell’azienda, la sua sede legale, il settore di attività e la forma

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giuridica assunta. È necessario inoltre descrivere la collocazione geografica degli stabilimenti produttivi, le sedi secondarie. Viene inoltre illustrato il ruolo rivestito dai promotori e i dipendenti dell’azienda e le loro esperienze.

e) Piano operativo: in questo paragrafo vengono definiti i modi in cui si organizza il lavoro, il capitale, il modo in cui si procurano le materie prime, i rapporti con i fornitori.

f) Piani di marketing: rappresenta l’insieme delle scelte strategiche e delle azioni che l’azienda ha intenzione di seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati. Le decisioni più importanti a riguardo sono quelle che riguardano il prodotto, il prezzo, la distribuzione, la promozione.

g) Prospetti economici-finanziari: questa sezione si sostanzia nella redazione di bilanci previsionali, composti da conto economico, rendiconto finanziario e stato patrimoniale. Vengono inoltre quantificati i costi da sostenere per mandare avanti l’azienda e prevedere, in base alle stime del mercato quale sarà l’ammontare dei ricavi.

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