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Progetti ed attività per il territorio rurale : i contributi dei ricercatori INEA alla rivista Territori

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progetti ed attività

r

per il territorio rurale

I CONTRIBUTI DEI RICERCATORI INEA

ALLA RIVISTA

Territori

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SETTORI AGRICOLO E FORESTALE

Quali potenzialità per l’agricoltura nelle energie rinnovabili?

di Annalisa Zezza e Stefano Fabiani

Foreste italiane: un Osservatorio dedicato allo studio delle funzioni attuali

di Raoul Romano e Luca Cesaro

GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE

Bonifica idraulica, impianti e reti irrigue: da 150 anni insieme all’Italia

di Raffaella Zucaro

Dossier - La valutazione del rischio di salinizzazione dei suoli nelle regioni meridionali.

Scenari di degradazione dei suoli agrari e perdita di aree potenzialmente irrigue in Sicilia,

Sardegna e Puglia

di Rosario Napoli, Rosa Rivieccio, Pasquale Nino e Silvia Vanino

Risorse idriche e irrigazione nel Mediterraneo: una rete scientifica per divulgare pratiche

sostenibili

di Raffaella Zucaro

STRUMENTI DI SUPPORTO

Investimenti pubblici nel settore irriguo. Sigrian, un sistema di supporto alle decisioni per

la programmazione nazionale

di Raffaella Zucaro

Il valore di mercato dei terreni agricoli italiani: la rilevazione 2009 attraverso le aziende

della rete RICA

di Concetta Cardillo, Giuliano Gabrieli, Massimo Gioia e Franco Mari

POLITICHE DI GESTIONE DEL TERRITORIO

Progettazione integrata: un laboratorio per lo sviluppo di innovazione nelle aree rurali

di Serena Tarangioli

Riforma della Politica Agricola Comune e regionalizzazione dei pagamenti diretti

di Carmela De Vivo, Roberto Henke e Maria Rosaria Pupo D’Andrea

Spesa pubblica in agricoltura, uno strumento per l’analisi delle politiche. La centralità

dell’analisi dei dati per il governo del federalismo fiscale

di Lucia Briamonte

RISCHIO IN AGRICOLTURA

Prodotti fitosanitari e ambiente coltivato: cosa cambia in Italia con le nuove regole

europee?

di Antonella Pontrandolfi e Giuliana Nizza

Andamento climatico e territorio rurale: quali strumenti di gestione del rischio?

di Antonella Pontrandolfi

Indice

progetti ed attività

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Introduzione

Il presente lavoro raccoglie i contributi relativi ad attività e progetti dell’INEA pubblicati nel

corso degli ultimi due anni sulla rivista Territori edita da Editrice Compositori (bimestrale dedicato a

valutazione, programmazione e gestione delle risorse ambientali), che hanno come filo conduttore

la gestione del territorio agricolo e forestale. Questi contributi focalizzano l’attenzione su varie aree

tematiche afferenti ad altrettante aree di ricerca realizzate dall’INEA, eterogenee ma complementari.

Un primo set di contributi ha analizzato le potenzialità dei settori agricolo e forestale, valutate alla

luce dell’uso di energie rinnovabili in agricoltura, con la produzione di bioagro-energie e la riduzione

di emissioni di gas serra ed ha descritto le attività afferenti all’Osservatorio Foreste istituito presso

l’INEA, a supporto del MiPAAF in tale ambito per l’attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR).

La gestione delle risorse idriche e dell’irrigazione, di importanza fondamentale per lo sviluppo

agricolo del territorio, è stata affrontata in ambito nazionale ed estero. In particolare, è descritta l’attività

storica di bonifica del territorio italiano, celebrata in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità

d’Italia con la pubblicazione dell’Atlante Nazionale dell’Irrigazione INEA, nonché la tematica della

salinizzazione dei suoli nelle regioni meridionali a causa dell’uso indiscriminato dell’emungimento

dai pozzi, con l’identificazione di future aree di espansione e potenziamento delle reti irrigue, lì dove

gli impatti provocati delle acque irrigue saline sono più incisivi. In ambito estero si riportano attività di

cooperazione con i Paesi del Mediterraneo quali la Palestina, la Siria e la Giordania avviati da protocolli

di intesa per lo scambio di ricerca e informazione su tematiche specifiche quali il riutilizzo irriguo dei

reflui depurati e gli investimenti irrigui.

Essenziale è il contributo prestato alle attività descritte da strumenti di supporto come il sistema

informativo SIGRIAN (Sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura)

e la banca dati RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola), soprattutto al fine delle valutazioni

sugli investimenti infrastrutturali pubblici per il settore irriguo e della rispondenza dei risultati tratti

dalle più rappresentative aziende agricole italiane alle quotazioni del mercato fondiario nazionale dei

terreni.

L’importanza delle politiche di gestione del territorio ha indirizzato le attività di ricerca in

filoni specifici quali la progettazione integrata, utile soprattutto per lo sviluppo delle aree rurali, e

l’applicazione della nuova PAC a livello regionale, a partire dalle elaborazioni basate sui dati della RICA,

concentrando le attività sull’ipotesi di regionalizzazione dei pagamenti diretti. L’INEA si è occupata

inoltre del monitoraggio della spesa pubblica in agricoltura, analizzando le dinamiche della spesa e

l’impatto delle relative politiche sul territorio.

Ruolo significativo, infine, ha assunto nello sviluppo delle attività di ricerca la tematica del

rischio in agricoltura, analizzato e approfondito secondo diversi aspetti, legati cioè all’applicazione

della direttiva comunitaria sui prodotti fitosanitari ed agli strumenti per la gestione delle condizioni

climatiche di rischio nelle produzioni agricole.

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a cura di ZĂīĂĞůůĂƵĐĂƌŽ

Progetti ed attività

per il territorio rurale

Quali potenzialità per l’agricoltura

nelle energie rinnovabili?

di Annalisa Zezza e Stefano Fabiani

Il contesto di riferimento

Il settore delle energie provenienti da fonti rinnovabili è di assoluta at-tualità in un contesto come quello odierno che mira a ridurre sensibil-mente la dipendenza dai combusti-bili fossili e le emissioni di anidride carbonica. Le fonti energetiche rin-novabili, secondo l’art. 2 del Dlgs 387/03, sono definite come: «le fonti energetiche non fossili (eo-lica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica,

biomasse1, gas di discarica, gas

re-siduati dai processi di depurazione e biogas)».

La sempre maggiore attenzione alle energie rinnovabili in termini di strategia di politica europea ed internazionale, va ricercata negli obiettivi strategici per garantire da un lato la sicurezza nell’approvvi-gionamento energetico, dall’altro la lotta al cambiamento climatico. Mentre la sicurezza energetica di ciascun paese è perseguita attra-verso la riduzione della vulnerabi-lità del deficit energetico ed

attra-verso la ricerca di fonti alternative al petrolio ed al gas naturale come fonti energetiche primarie, la lotta al cambiamento climatico è affron-tata con diversi strumenti politici ed accordi internazionali, su tutti il Pro-tocollo di Kyoto, nel quale i paesi in-dustrializzati e quelli con economia in transizione si sono impegnanti a ridurre nel periodo di adempimento 2008-2012, del 5,2% i livelli di emis-sioni dei principali gas con effetto serra prodotti da attività antropiche rispetto ai valori del 19902.

La sicurezza dell’approvvigionamen-to energetico è fortemente legata al petrolio ed alla volatilità del suo

1പ/ŶƉĂƌƚŝĐŽůĂƌĞ͕ƉĞƌďŝŽŵĂƐƐĞƐŝŝŶƚĞŶĚĞ͗

la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (com-prendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connes-se, nonché la parte biodegradabile dei ri-fiuti industriali e urbani.

2പ/ůburden sharing agreement

comuni-tario ha tradotto questo impegno a livello italiano in un obiettivo di riduzione del 6,5% delle emissioni.

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Territori n. 11/2012

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prezzo. In molti casi il cambiamento di prezzo nell’arco di un determina-to periodo ha infatti determinadetermina-to e determina effetti piuttosto signifi-cativi sul sistema economico, come l’innalzamento del livello di disoccu-pazione, alti livelli di inflazione e ri-duzione della fiducia degli operatori economici, comportando anche una crescente volatilità di tutti gli altri combustibili fossili, ed in particolare del gas naturale, che si trasmette sui prodotti energetici derivati, come l’energia elettrica.

I principali scenari energetici ad oggi disponibili fanno riflettere sul reale mutamento della direzione di tendenza nella produzione di energia rispetto alle fonti utilizzate finora. Questo è quanto emerge in particolare dal World Energy

Outlo-ok Report 2011 dell’Agenzia

Inter-nazionale dell’Energia (IEA), secon-do la quale il consumo di tutte le fonti fossili aumenterà, ma la loro percentuale sulla domanda globale di energia primaria diminuirà solo leggermente scivolando dall’81% nel 2010 al 75% nel 2035. Secondo lo scenario ipotizzato dall’IEA, il gas naturale è il solo combustibile fos-sile che aumenterà la sua quota nel settore energetico mondiale. La sicurezza dell’approvvigiona-mento energetico passerà quindi attraverso le fonti rinnovabili che dovrebbero registrare tra il 2009 ed il 2035 un notevole aumento, pari a circa il 15% della fornitura primaria di energia. Secondo le previsioni la Cina e l’Unione Europea partecipe-ranno per circa il 50% a tale crescita. Nel panorama descritto, l’Unione Europea (con la Direttiva 2009/28/ CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili) si è impegnata a ridurre di alme-no il 20% le emissioni di gas serra entro il 2020, portando al 20% la quota di fonti rinnovabili nel con-sumo energetico totale (obiettivo 20-20-20). In tale ambito si ritiene che l’agricoltura possa svolgere un ruolo fondamentale, con iniziative volte al contenimento dei consumi

energetici e degli impatti negativi sull’ambiente.

Col PAN - Piano d’azione naziona-le per naziona-le energie rinnovabili, l’Italia ha definito il contributo delle varie fonti per conseguire gli obiettivi as-segnatici per il 2020 dalla citata Di-rettiva, ossia 17% di produzione da Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) sul consumo totale di energia e 10% sul consumo totale di carburanti (obiettivi ridefiniti verso l’alto con i nuovi decreti sulle rinnovabili). /ůƉŽƚĞŶnjŝĂůĞĚĞůů͛ĂŐƌŝĐŽůƚƵƌĂ L’agricoltura può giocare un ruolo determinante, mediante la pro-duzione di bioagroenergie e nella riduzione delle emissioni di GHG. Sebbene l’impresa agricola debba comunque essere indirizzata alla produzione di alimenti per i con-sumatori finali, il concetto di mul-tifunzionalità dell’impresa agricola coinvolge direttamente il settore della produzione di energie “pu-lite”. Ciò deve necessariamente avvenire nel rispetto del territorio e della sostenibilità dell’attività produttiva, creando un interazione tra ambiente, fonti rinnovabili ed energia tale da consentire la crea-zione di una vera e propria filiera agro-energetica.

Alcuni scenari3 stimano che il

con-tributo attuale al bilancio energeti-co delle energie rinnovabili di origi-ne agricola sia intorno al 2,2% così suddivisi:

ͻ biogas (dati CRPA 2010): 273 impianti “agricoli” (74 in costru-zione), per un totale di circa 150 MW istallati (per 750 GWh di produzione elettrica annua); ͻ biomasse solide (dati GSE 2008):

45 impianti per una potenza in-stallata di 450 MW (con produ-zione di 2746 GWh);

ͻ fotovoltaico (dati GSE 2010) 300.000 impianti presso struttu-re agricole, per la maggior parte sotto i 200 kW di potenza instal-lata, per un totale complessivo di circa 500 MW (fonte Fattorie del Sole).

Quello che ci si attende dal settore primario al 2020 (secondo l’ipotesi PAN), è un contributo energetico to-tale da biomasse per 5,67 Mtep (di cui 5,25 da biomasse solide, 0,26 da biogas e 0,15 da bioliquidi), mentre elaborazioni più recenti (Coldiretti – Ceta), parlano di un potenziale ener-getico aggiuntivo dell’agricoltura al

2020 stimabile in 11,504 Mtep e un

contributo percentuale delle agroe-nergie rispetto al bilancio energetico nazionale al 2020 complessivamente dell’8% (pari alla somma dell’attuale 2,2% con la quota di espansione po-tenziale del 5,9%) con emissioni di CO2 evitata (al 2020) di 26,37 Mt/ anno ed un impatto occupazionale intorno alle 100.000 unità. Pertanto, secondo quest’ultima ipotesi, il tota-le di energia rinnovabitota-le prodotta del settore agricolo al 2020 sarebbe pari alla somma tra i 4,3 Mtep attuali e i 11,50 Mtep potenziali stimati, per un totale di 15,80 Mtep.

Per quanto riguarda le superfici in-teressate al processo energetico, si stimano potenzialmente utilizzabili per biomasse combustibili i 10,7 milioni di ettari di boschi italiani, i 70 mila ettari di colture dedicate specificamente alle biomasse, 6,7 milioni di ettari di residui da colture agricole5 e 360 mila ettari di colture

da biocarburante.

L’agroenergia è, quindi, un’oppor-tunità di fondamentale importanza per le imprese agricole, ma deve essere accompagnata da interven-ti mirainterven-ti per renderla accessibile a tutti gli agricoltori, semplificando le procedure autorizzative e defi-nendo livelli di incentivazione ade-guati, riconoscendo ad esempio, la maggiore sostenibilità economica e compatibilità ambientale per gli impianti agricoli alimentati da biomasse di origine locale o prove-nienti da filiere corte e premiando maggiormente la cogenerazione ri-spetto alla sola produzione di ener-gia elettrica.

3പ^ƚƵĚŝŽŽůĚŝƌĞƚƚŝͲĞƚĂͲϮϬϬϵ͘

4പ>ĂƋƵŽƚĂĚŝĞŶĞƌŐŝĂĂŐŐŝƵŶƚŝǀĂƌŝƐƉĞƚƚŽ

alla produzione attuale può essere così ri-partita per settori: 1,08 Mtep dalle fonti fisiche (solare, fotovoltaico, eolico, geo-termico e idroelettrico); 7,65 Mtep dalle biomasse combustibili (di cui 5,2 Mtep dalla biomassa legnosa forestale e fuori foresta, 0,4 Mtep da colture erbacee de-dicate, 1,75 Mtep dalla biomassa residuale – cereali, frutta/agrumi, olivicoltura e vite – 0,29 dai reflui e residui per la produzio-ne di biogas, 0,01 dai residui avicoli; 2,78 Mtep dai biocarburanti, (0,89 dal bioeta-nolo e 1,89 dal biodiesel).

5പĂĐĞƌĞĂůŝ͕ƐĞŵŝŽůĞŽƐŝ͕ĂŐƌƵŵŝ͕ŽůŝǀŽ͕

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Progetti ed attività

per il territorio rurale

a cura di ZĂīĂĞůůĂƵĐĂƌŽ

^ĞƌǀŝnjŝŽŵďŝĞŶƚĞĞƌŝƐŽƌƐĞ ŶĂƚƵƌĂůŝŝŶĂŐƌŝĐŽůƚƵƌĂĚĞůů͛/E L’INEA nell’ambito delle attività di ricerca del Servizio Ambiente e ri-sorse naturali in agricoltura, si oc-cupa da sempre dei temi legati alla sostenibilità ambientale ed econo-mica delle attività agricole. Nello specifico sono attualmente in es-sere diversi progetti di ricerca e as-sistenza tecnica in tema di energie rinnovabili, tra cui il Progetto

Atti-vità di assistenza tecnica e suppor-to ai fini della progettazione e della più efficiente ed efficace attuazione degli accordi di programma quadro

affidato all’INEA dal Commissariato ad acta per le Opere ex Agensud, e la Convenzione INEA/GSE relati-va ai Servizi di consulenza tecnico

specialistica per il supporto tecnico amministrativo alla gestione delle domande di ammissione al Conto Energia.

Nell’ambito del primo progetto di assistenza tecnica, in particolare al-la real-lativa al Contenimento dei

con-sumi energetici e uso di fonti ener-getiche rinnovabili, sono allo studio

misure destinate ad incentivare il risparmio energetico all’interno dei sistemi irrigui di distribuzione consortile; individuare e divulgare forme di utilizzo di energie alterna-tive da proporre a Consorzi di

Boni-fica e Regioni; fornire strumenti di valutazione di nuovi progetti sulle fonti energetiche alternative. A questo proposito va rilevato che i consumi energetici costituiscono una voce di costo rilevante anche per i Consorzi, probabilmente de-stinata ad aumentare in funzione della crescita delle quotazioni del greggio. In questo contesto opera-tivo, sono state realizzate una serie di iniziative volte a comprendere le reali esigenze dei Consorzi di Bo-nifica riguardo alla gestione della componente energia.

In particolare si è agito su due linee di attività. Da un lato, per quanto riguarda gli aspetti gestionali, è sta-ta avviasta-ta un’attività di formazione e aggiornamento sull’efficienza energetica, nell’ambito della quale sono stati affrontati i temi dell’ot-timizzazione nella gestione delle

performance degli impianti irrigui,

proponendo soluzioni di audit e controllo della resa degli stessi e sono stati approfonditi gli aspetti legati alle forniture elettriche, al-la contrattualistica ed alle diverse forme negoziazione e gestione dei rapporti con i fornitori, alla luce delle opportunità presenti nel mer-cato libero dell’energia elettrica. Da tale attività è emersa l’esigenza da parte dei Consorzi di monitorare

le prestazioni degli impianti con si-stemi automatizzati anche semplici ed economici, al fine di ottenere risparmi in termini di costi di ma-nutenzione straordinaria e gestione ordinaria. È emerso, inoltre, che in molti casi i Consorzi potrebbero ot-tenere risparmi considerevoli sulle bollette – nell’ordine anche del 20-25% delle spese complessive – sem-plicemente scegliendo un nuovo fornitore, sulla base delle proprie specifiche esigenze di consumo. Il secondo filone di attività è stato orientato alla valutazione del po-tenziale di impiego di energie rin-novabili, per esplorare la possibilità dei Consorzi, sempre nell’ottica del contenimento dei costi e dei consu-mi energetici, di divenire a tutti gli effetti produttori di energia e non solo consumatori. A tal fine, sono state avviate indagini conoscitive mediante questionario, che hanno consentito di rilevare la dimensio-ne ed il peso della compodimensio-nente energetica nella gestione consorti-le. Da tale attività è emerso che i Consorzi di Bonifica sono sensibili all’ottimizzazione della gestione della componente energia e lo so-no ancor di più in riferimento alla possibilità di realizzare interven-ti volinterven-ti alla produzione propria di energia fonti rinnovabili.

Con riferimento alla convenzione con GSE, l’attività prevede l’istrut-toria tecnico-aministrativa delle domande di ammissione ai finan-ziamenti previsti dal Conto energia per il fotovoltaico.

Infatti, il fotovoltaico è stato il vero traino dello sviluppo delle rinnova-bili in Italia, soprattutto in virtù di incentivi particolarmente favore-voli; l’INEA quindi ha predisposto un’apposita struttura operativa composta da un gruppo di lavoro qualificato con esperti del settore elettrico, delle energie rinnovabili ed in particolare del fotovoltaico. Sono state organizzate delle gior-nate formative sui temi descritti ed è stato predisposto un portale web cui i valutatori hanno accesso per

gestire ed effettuare la valutazione delle varie casistiche fino alla pro-duzione dell’esito finale.

L’importanza del supporto tecnico-amministrativo al GSE viene dalla complessità e dalla difficoltà di gestione per la crescita improvvisa del fotovoltaico, in particolare nel settore agricolo, che come noto, è stato oggetto anche di speculazioni finanziarie, in particolare riguardo all’acquisto di terreni agricoli per la realizzazione di grandi impianti da parte di soggetti estranei al setto-re. Lo scenario è tuttavia radical-mente mutato con i nuovi decreti sulle rinnovabili e con il V Conto Energia (agosto 2012).

^ŽƐƚĞŶŝďŝůŝƚăĚĞůů͛ŽƉnjŝŽŶĞ ďŝŽĐĂƌďƵƌĂŶƚŝŶĞůůĞĂŶĂůŝƐŝ/E Uno degli elementi centrali nella lotta ai cambiamenti climatici da parte dell’Unione Europea è rap-presentato da una specifica strate-gia di sostenibilità nel settore dei trasporti, attraverso l’impiego di biocarburanti, insieme all’utilizza-zione di veicoli più efficienti e alla diffusione di forme alternative di trasporto pubblico e privato (CE, 2006). Tale politica si è concretiz-zata con l’approvazione delle diret-tive del Parlamento Europeo e del Consiglio 2009/28/CE sulla promo-zione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (RED) e 2009/30/CE che modifica la direttiva 98/70/CE per quanto riguarda le specifiche rela-tive a benzina, combustibile diesel e gasolio e introduce un meccani-smo inteso a controllare e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. La crescita del commercio interna-zionale di biocarburanti, che ap-pare un’ovvia conseguenza degli obiettivi di consumo dei principali paesi industrializzati ha stimolato un acceso dibattito (OECD-FAO, 2007) sulla loro sostenibilità a li-vello ambientale e sociale. Ciò si è tradotto in un vasto numero di azioni politiche e tecniche, volte a definire ed attuare sistemi di certi-ficazione di sostenibilità. L’INEA ha

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Territori n. 11/2012

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recentemente pubblicato una mo-nografia per fare il punto sullo sta-to di applicazione della RED e sulle problematiche aperte. Dopo una breve panoramica sull’andamento del mercato comunitario – produ-zione, importazioni, consumi – l’a-nalisi si soffermerà sulle principali questioni attualmente dibattute, ovvero l’implementazione degli standard di sostenibilità, la proble-matica relativa agli effetti indiretti dei cambiamenti nell’uso dei suoli e, infine, le prospettive aperte dai biocarburanti di seconda genera-zione (Zezza, 2012).

L’INEA partecipa, in qualità di re-sponsabile delle Unità Operative Economia, in tre progetti di ricerca sui biocarburanti finanziati dal Mi-nistero delle Politiche Agricole, Fo-restali e della Pesca, sulle seguenti linee di ricerca:

– ottimizzazione delle filiere esi-stenti avvalendosi della ricerca agronomica e genetica e della LCA (Life Cycle Assessment) per un corretto confronto tra le op-zioni e per l’individuazione e l’e-liminazione dei punti critici a par-tire da quelli riguardanti la soste-nibilità economica e ambientale dei processi;

– sviluppo di filiere produttive in alternativa alle attuali per l’ot-tenimento dei biocarburanti di seconda generazione basati su nuove tecnologie di processo e sull’utilizzazione come materia prima di substrati lignocellulosici che possono essere indifferente-mente biomasse residuali o col-ture dedicate;

– sviluppo nella filiera del biodiesel di programmi specifici per il recu-pero dei sottoprodotti.

Il progetto Ottimizzazione delle

fi-liere bioenergetiche esistenti per una sostenibilità economica e am-bientale (BIOSEA) (svolto in

parte-nariato con le Università di Bolo-gna, di Padova, di Pisa e di Catania ed il CRA) prevede specifiche azioni in campo agronomico e di ricerca industriale per lo sviluppo di

filie-re agro-energetiche sostenibili. La ricerca dell’unità operativa INEA mira a valutare la sostenibilità eco-nomica del processo di produzione agricola. La ricerca si propone di valutare inoltre l’efficienza, in ter-mini di costo relativo, delle filiere attuali e di quelle di seconda ge-nerazione nell’abbattimento delle emissioni. In particolare l’Istituto, sulla base dei costi di produzione rilevati attraverso la propria rete contabile, determinerà, per diverse tipologie aziendali e aree geografi-che, i costi di produzione delle col-ture oggetto di sperimentazione in altre unità operative del progetto e confrontati con quelle delle coltu-re tradizionalmente utilizzate per la produzione di bioetanolo e biodisel (grano, mais, barbabietola, olio di colza e di girasole). Sulla base di queste informazioni, verrà valuta-ta la competitività rispetto ad altre produzioni agricole, l’impatto in termini di emissioni e di domanda di altri fattori produttivi.

Filiere innovative per la produzione di biocarburanti di seconda genera-zione da residui agricoli ed agroin-dustriali e colture da biomassa (BIOSEGEN) è il progetto svolto in

partenariato con ENEA e CRA che ha l’obiettivo di analizzare la soste-nibilità economica ed ambientale della produzione dei biocarburanti da ligneocellulosa industriale di se-conda generazione. Nell’ambito del progetto è stato realizzato un

da-tabase contenente informazioni su

brevetti inerenti il settore dei bio-carburanti liquidi, denominato BIO-PAT. Il database è stato realizzato incrociando strumenti derivanti da diverse metodologie per la raccolta di dati brevettuali, strumenti atti a superare il problema della man-canza di classificazione merceolo-gica specifica con cui attualmente i brevetti vengono catalogati negli uffici preposti alla protezione della proprietà intellettuale. La metodo-logia utilizzata per la costruzione di BIOPAT sfrutta in modo combinato strumenti di text mining e

valuta-zione di esperti, grazie ai quali è stata definita una lista di parole chiavi successivamente utilizzata per l’interrogazione dei database degli uffici brevettuali. Infine, la metodologia è stata raffinata gra-zie alle informazioni derivanti da

Green Inventory, database

svilup-pato dallo UNFCC che fornisce un elenco di tutte le classi brevettuali riguardanti la produzione di tecno-logie verdi.

Infine, il progetto Valorizzazione

dei sottoprodotti della filiera del biodiesel (EXTRAVALORE),

coordi-nato dal prof. Riva dell’Università di Ancona, in partenariato con CRA ed Università di Pisa, ha l’obiettivo di individuare impieghi alternativi ai sottoprodotti della filiera corta del biodiesel (residui colturali di campo, panelli, altri sottoprodotti di estrazione e glicerina) caratteriz-zati da applicabilità diffusa sul ter-ritorio nazionale mediante proces-si e utilizzi finali idonei per elevate quantità di materia prima. L’unità operativa INEA sta procedendo alla valutazione della sostenibilità eco-nomica del processo di produzione del biodiesel in base all’andamen-to del mercaall’andamen-to delle materie prime e alle possibilità di reimpiego dei sottoprodotti. La ricerca prevede l’analisi dei costi di produzione del

biodiesel ed in particolare della ma-teria prima agricola. La mama-teria pri-ma costituisce, infatti, la principale voce di costo e presenta un’elevata variabilità legata alla competizione nell’allocazione della terra con al-tre colture destinate sia a uso ener-getico che ad altri usi. Inoltre, viene analizzata la potenziale incidenza sul valore complessivo del mercato dei sottoprodotti. Questi possono essere utilizzati come farine o pa-nelli nell’alimentazione animale (ottenuti nella fase di estrazione dell’olio), glicerina nell’industria chimica, o anch’essi nella produzio-ne di eproduzio-nergia rinnovabile, mediante conversione in biogas o bioetanolo. ŽŶĐůƵƐŝŽŶŝ

Il tema delle energie rinnovabili è, quindi, un argomento di notevole importanza nell’abito delle attività dell’Istituto in materia di ambien-te. In questo scenario emerge chia-ramente la centralità del sistema degli incentivi in vigore, in quanto essi, come noto, rappresentano il vero e proprio volano allo sviluppo delle rinnovabili.

I recenti decreti hanno ridefinito il sistema degli incentivi per le rinno-vabili. In termini generali, l’obiettivo nazionale per le rinnovabili è stato rivisto verso l’alto, passando dal

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Progetti ed attività

per il territorio rurale

a cura di ZĂīĂĞůůĂƵĐĂƌŽ

26% previsto dal PAN al 32% e sono stati introdotti premi specifici desti-nati alle imprese agricole che realiz-zeranno impianti di piccola dimen-sione, impiegando sottoprodotti agricoli, in particolare per la produ-zione di biogas e la realizzaprodu-zione di tecnologie in cogenerazione. Viene inoltre confermata la prio-rità agli interventi di generazione diffusa, basati sulla filiera corta, per ridurre l’impatto territoriale e aumentare il coinvolgimento del mondo agricolo.

L’obiettivo dei nuovi decreti sulle rinnovabili è di cercare di ridurre il peso degli incentivi sui consumato-ri finali (gli incentivi vengono pagati sulle bollette elettriche), allinean-do i livelli Italiani a quelli degli altri paesi UE (tab 1).

I nuovi Decreti apportano le modifi-che maggiori all’ambito fotovoltaico che finora ha guidato il boom del-le rinnovabili in Italia, grazie ad un sistema particolarmente premian-te che ne ha reso assolutamenpremian-te conveniente l’impiego. Le riduzioni tariffarie dell’ultimo conto ener-gia arrivano in alcuni casi al 35% per impianti di 200kWp; è stato introdotto l’obbligo di iscrizione al registro degli impianti anche per i piccoli impianti (>12kWp) e sono stati stabiliti tetti annui di potenza e criteri di priorità per impianti tec-nologicamente avanzati. Riguardo al conflitto sull’acquisizione di ter-reni agricoli per la realizzazione di impianti a terra, è stata vietata l’in-centivazione per i pannelli in aree agricole a terra, consentendo solo l’istallazione su edifici rurali e serre. Anche riguardo agli altri settori – biomasse e biogas – incentivati dalla tariffa onnicomprensiva, sono

stati effettuati tagli consistenti: ad esempio, per un impianto di biogas 200kWp, si passerà dagli attuali 0,25 euro/kWh ai 0,18 del nuovo

si-stema (-28%)6. Gli incentivi saranno

più vantaggiosi per i piccoli impian-ti e diminuiranno al crescere della potenza prodotta, fino ad arrivare ad un sistema di aste al ribasso per le centrali oltre i 5 MWp.

Anche qui è prevista l’iscrizione ad un registro gestito dal GSE dove gli impianti inferiori ai 50kWp di energia prodotta dovranno essere registrati per acceder all’incentivo, secondo una graduatoria ed in fun-zione dei tetti di potenza e disponi-bilità economica stabiliti.

Il motto sembra quindi essere più agroenergie e meno incentivi a pioggia. Il tutto sarà ottenuto me-diante l’introduzione di un mecca-nismo premiale che valorizzerà i comportamenti virtuosi, rendendo meno gravoso il peso dei tagli ef-fettuati. Tuttavia il nuovo sistema non è esente da critiche e, come detto, da un lato favorirà il settore agricolo premiando la cogenera-zione, la filiera corta, l’uso di scarti agricoli e di effluenti zootecnici per la produzione di biogas, dall’altro stabilisce premi aggiuntivi per le riduzioni di GHG solo per grandi impianti (tra 1 e 5 MWp), di fatto escludendo il settore agricolo (per la dimensione media degli impian-ti) dalla possibilità di beneficiarne. ďƐƚƌĂĐƚ

The increasing emphasis on renewable en-ergies in terms of European and interna-tional politicies, is to be found in the stra-tegic objectives of ensuring the security of energy supply on one hand, and fighting against climate change on the other. Agriculture can play an important role,

through the use of agro-energy, in the reduction of GHG emissions. Although the farms must be addressed to the produc-tion of food for the end user, the concept of multifunctionality of farm can not ig-nore chance given by the production of renewable energies.

INEA, in the context of Environment and natural resources office, is fully involved in studies related to environmental and economic sustainability of agricultural activities, both with research projects and technical support to Institution in charge for funding and management of energy services.

ŝďůŝŽŐƌĂĨŝĂ

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IEA (2011). World energy outlook 2011. International Energy Agency, Paris, France.

INEA (2008), “Bioenergie:quali opportuni-tà per l’agricoltura italiana”.

DIRETTIVA 2009/28/CE DEL PARLAMEN-TO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE. DECRETO LEGISLATIVO 3 marzo 2011, n.

28 “Attuazione della direttiva 2009/28/ CE sulla promozione dell’uso dell’ener-gia da fonti rinnovabili, recante mo-difica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE”. (11G0067) (GU n. 71 del 28-3-2011 - Suppl. Ordinario n.81).

DECRETO 5 luglio 2012 “Attuazione dell’art. 25 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante incentivazio-ne della produzioincentivazio-ne di eincentivazio-nergia elettrica da impianti solari fotovoltaici (c.d. Quin-to ConQuin-to Energia). (12A07629) (Suppl. Ordinario n. 143)”.

DECRETO 6 luglio 2012 “Attuazione dell’art. 24 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante incentivazio-ne della produzioincentivazio-ne di eincentivazio-nergia elettrica da impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici. (12A07628)(Suppl. Or-dinario n. 143).

Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fon-ti energefon-tiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità” pubblicato nel-la Gazzetta Ufficiale n. 25 del 31 genna-io 2004 - Supplemento Ordinargenna-io n. 17. Zezza A. (2012), Le politiche per la promo-zione dell’energia rinnovabile: Stato di applicazione della direttiva europea sui biocarburanti, INEA, Roma.

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Annalisa Zezza è responsabile di progetti sui biocarburanti e dell’ambito di ricerca “Sostenibilità e qualità delle produzioni agroalimentari”, del servizio “Ricerche su ambiente ed uso delle risorse naturali in agricoltura” dell’INEA, Roma. Stefano Fagiani è responsabile del progetto “Servizi di consulenza tecnico specialistica per il supporto tecnico amministrativo alla gestione delle domande di ammissione al Conto Energia” e del Servizio “Ricerche su ambiente ed uso delle risorse naturali in agricoltura” dell’INEA, Roma.

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quasi fino al livello attuale con una serie di premi aggiuntivi e bonus, ad esempio per l’utilizzo di sottoprodotti (reflui zootecnici, scarti agroindustriali, ecc.)

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(12)

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Il 27 gennaio scorso a Roma, nello sce-nario storico e suggestivo della Sala dello Stenditorio (Complesso monu-mentale di S. Michele a Ripa), a ridos-so dell’antico porto fluviale sul Teve-re, si sono celebrati i 150 anni della bonifica idraulica italiana e dell’irriga-zione, su iniziativa del Ministero delle politiche agricole, alimentari e fore-stali. L’evento – ideato, organizzato e

realizzato dall’INEA – è nato dalla vo-lontà di ricordare come, sin dal Risor-gimento, la bonifica idraulica ed inte-grale del Paese fossero indicate quali priorità della nuova Nazione, al punto da essere oggetto, durante il Regno di Sardegna prima e durante il nuovo Stato unitario dopo, di un grandioso programma di interventi che hanno reso fruibili e produttivi circa un terzo delle pianure italiane.

In questo contesto, è stato pre-sentato il nuovo Atlante Nazionale

dell’irrigazione realizzato dall’INEA

quale aggiornamento dello stato delle conoscenze sul settore irriguo avviato dalla “Carta nazionale delle Irrigazioni”, pubblicata dall’Istituto nel 1965 e richiesta dall’allora Mini-stro dell’Agricoltura, Mario Ferrari Aggradi, al Presidente dell’INEA Sen prof. Giuseppe Medici in occasione

del centenario dell’Unità d’Italia. E tale coincidenza non è casuale ma sottolinea come l’irrigazione rap-presenti uno dei primi temi di rile-vanza nazionale ed istituzionale, sin dai primi anni dell’Unità del Paese. >͛ŝƚĞƌŶŽƌŵĂƚŝǀŽ

Lo sviluppo della legislazione na-zionale sull’irrigazione ebbe inizio con l’Unità d’Italia, quando fu

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(13)

Progetti ed attività

per il territorio rurale

a cura di ZĂīĂĞůůĂƵĐĂƌŽ

nosciuta alla pratica irrigua l’impor-tanza per lo sviluppo economico. Una delle prime norme di rilievo è la legge 18 giugno 1889, trasfusa poi nel Testo unico n. 195 del 22 marzo 1900, inerenti le bonifiche e il risanamento idraulico dei territori, necessario a debellare la malaria – al tempo molto diffusa – e consen-tire la vivibilità delle pianure. Nel Sud Italia e nelle Isole, i maggiori interventi si sono avuti nel secondo dopoguerra. Sono seguite ulteriori norme che via via hanno riguardato diversi aspetti rilevanti della nostra storia. La linea evolutiva della legi-slazione sull’irrigazione, quindi, è partita dal riconoscimento dell’in-teresse pubblico dell’irrigazione a carattere collettivo e si è poi svilup-pata andando ad inglobare sempre più concetti di tutela ambientale. Il quadro normativo moderno sulle risorse idriche, basato sostanzial-mente sul regio decreto n. 1775

del 1933 ha cominciato a subire modificazioni già dagli anni settanta (con l’emanazione della cosiddetta legge Merli sulla tutela delle acque dall’inquinamento, l.n. 319/76) e da allora, rispetto al contesto descritto nel 1965, si è verificata una profon-da evoluzione. Sono state emanate diverse leggi quadro in materia di di-fesa del suolo (l. 183/89), di gestio-ne integrata delle acque (l. 36/94, cosiddetta legge Galli) e di tutela ambientale dei corpi idrici (d.lgs. 152/99), che hanno completato, per molti versi, il quadro normativo che regola oggi l’uso delle risorse idriche. Si sono successivamente aggiunte le leggi di decentramento e il d.lgs. 300/99 per il riordino di funzioni e competenze amministra-tive pubbliche.

Nel corso degli ultimi decenni, l’at-tenzione normativa si è concentrata inizialmente sulla tutela delle acque dall’inquinamento ma col tempo si

è rivolta sempre più all’integrazione delle politiche di settore, promuo-vendo una gestione integrata delle risorse idriche per i diversi usi ed il coordinamento tra politiche am-bientali, agricole ed energetiche. Ultima e fondamentale tappa giu-ridica, l’emanazione della direttiva 2000/60/CE, nuova norma quadro europea in materia di gestione e protezione delle risorse idriche, re-cepita in Italia con il d.lgs. 152/2006 (cosiddetto codice ambientale). La direttiva Ue definisce obiettivi co-muni di tutela e miglioramento qua-litativo della qualità ambientale dei corpi idrici e di uso sostenibile delle risorse idriche. Innovazioni significa-tive della norma europea sono: – la definizione dei distretti

idro-grafici come base territoriale di

riferimento per la pianificazio-ne dell’uso e della tutela delle risorse;

– la stretta associazione tra tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche;

– l’indicazione del riferimento pro-grammatico nel piano di gestione del distretto idrografico, definito e applicato da una autorità di

ge-stione del distretto, relativo a

tut-ti gli usi della risorsa compreso, quindi, quello irriguo; l’individua-zione di politiche dei costo del servizio distributivo, finalizzate al risparmio idrico e ad un adegua-to contribuadegua-to al recupero di tali costi dei servizi idrici a carico dei vari settori di impiego dell’acqua. ǀŽůƵnjŝŽŶĞĚĞůůĞƉŽƚĞŶnjŝĂůŝƚă ŝƌƌŝŐƵĞ

Come è emerso dall’indagine pub-blicata dall’INEA nel 1965, l’irriga-zione ha visto il suo maggior svi-luppo nel Nord del Paese, anche grazie all’estensione delle superfici interessate e alla diffusione della gestione collettiva. Il dato deriva

dalle disponibilità idriche potenziali maggiormente presenti nel Nord, e anche dalle vicende storiche che hanno caratterizzato il Paese prima dell’Unità d’Italia. Mentre al Nord e in alcune realtà del Centro, sin dal Medio Evo e poi nelle epoche dei Comuni e delle Signorie, si sono af-fermate tendenze al collettivismo e all’estendimento delle aree agricole e delle superfici irrigue, attraverso opere pubbliche di bonifica e irriga-zione, nel Meridione e nelle Isole, con pochissime eccezioni, l’assetto storico e politico ha limitato se non impossibilitato lo sviluppo di inizia-tive in tal senso. Solo con l’Unità d’Italia e con le politiche nazionali volute dal Governo Cavour, si è af-fermato definitivamente il principio di pubblico interesse dell’irrigazio-ne e sono stati decretati contributi pubblici alle opere (di bonifica e di irrigazione) in tutto il Paese anche se, nei decenni successivi, il Sud ha comunque avuto poco accesso ai fondi per carenza di realtà associa-tive (i fondi erano principalmente destinati ai consorzi). La superficie irrigabile (cioè attrezzata per l’irriga-zione) tra il 1875 e il 1961 passò da 1,5 a 3,1 milioni di ettari; oltre il 70% era localizzata nel Nord Italia. Lo svi-luppo dell’irrigazione al Sud e nelle Isole si è pienamente concretizzato solo con le politiche di investimento del secondo dopoguerra.

Successivamente la situazione po-litica, sociale ed economica è pro-fondamente cambiata e le politiche agricole sono state riorientate dalla PAC. In particolare, come accen-nato, è l’affermarsi delle politiche ambientali che ha maggiormente influenzato l’evoluzione delle po-tenzialità irrigue. Profonde modifi-che di assetto sono intervenute an-che con le politian-che nazionali per le infrastrutture idriche e l’irrigazione con le politiche strutturali e agricole

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Territori n. 8/2012

ϱϮͳϱϯ

europee, la ricerca e l’innovazione e con l’avvento dei programmi ope-rativi delle Regioni. Inoltre, le dina-miche di sviluppo socioeconomico hanno profondamente modificato i modelli di consumo e gli stili di vita per cui è aumentato il consumo di acqua potabile pro capite, per uso residenziale, industriale e turistico. Per tali motivazioni, il fenomeno irriguo è andato sempre più a sta-bilizzarsi e a specializzarsi a livello di aziende agricole e di gestione collet-tiva della risorsa.

La differente caratterizzazione dell’irrigazione nelle varie aree del paese evidenziata dallo studio INEA del 1965, nei suoi tratti generali permane ancora oggi in quanto

de-terminata da fattori idrogeologici, orografici e ambientali oltre che storici. Nel tempo, al Nord si è svi-luppata una imponente rete di ca-nali di bonifica utilizzati anche per la distribuzione irrigua (denominata rete promiscua).

Nel Centro Italia, la rete di bonifica è mediamente sviluppata e l’irriga-zione collettiva è limitata ad aree specializzate di medie e piccole di-mensioni, ma è in grado di garanti-re qualità e quantità di produzioni agricole anche ad alto reddito (si pensi alle aree agricole della costa toscana, della Valtiberina o dell’A-gro Pontino e dell’Adell’A-gro Romano). L’irrigazione autonoma è prevalente nelle aree interne e collinari.

Nel Sud e nelle Isole, le aree sog-gette alla bonifica sono limitate alle pianure alluvionali lungo le coste; a partire dal secondo dopoguerra sono stati realizzati invasi e sche-mi irrigui a gestione collettiva, ma permane un cronico problema di squilibrio tra disponibilità e fabbiso-gni irrigui. L’irrigazione autonoma è comunque molto diffusa e prevale in particolare in alcune aree della Puglia e della Calabria.

Indicativa per il fenomeno irriguo è la superficie specificamente at-trezzata per tale funzione: questa si estende su circa 3,1 milioni di ettari, di cui il 43% nel Distretto Pa-dano, il 19% nelle Alpi orientali e il 13% nell’Appennino meridionale.

Anche lo studio INEA del 1965 par-lava di 3,1 milioni di ettari irrigabili, a riprova del fatto che buona parte degli investimenti irrigui di una cer-ta rilevanza (non parliamo di rete secondaria e terziaria) risalgono a quegli anni.

ĂƌĂƚƚĞƌŝƐƚŝĐŚĞĚĞŐůŝƐĐŚĞŵŝŝƌƌŝŐƵŝ Interessante risulta l’analisi dei sistemi di irrigazione adottati, so-prattutto perché nel corso degli ultimi decenni, anche in relazione agli obiettivi ambientali di rispar-mio idrico delle politiche europee e nazionali, si è avvertita fortemente la tendenza alla conversione dei si-stemi di irrigazione verso metodi a minor consumo idrico e a maggiore

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