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Seneca, la diatriba e la ricerca di una morale austera. Caratteristiche, influenze, mediazioni di un rapporto complesso

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Academic year: 2021

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Sommario

Introduzione 9 Capitolo 1

Seneca e il ‘discorso diretto’ con la diatriba. Le citazioni di Bione 19

1. Bione prima di Seneca. Citazioni e testimonianze 19

2. Cicerone e il facete dictum 22

3. Διατριβή-sermo. Orazio e la paternità bionea 28

4. Le citazioni di Bione nel De tranquillitate animi senecano 36

4.1 Bione: conoscenza diretta o fonte intermedia? 41

4.2 La citazione bionea di tranq. 8.3. Cornice e ipotesi 46

4.3 Tranq. 15.4. Bione e la teorizzazione (sconfessata)

dello σπουδαιογέλοιον 64 4.5 La citazione di Bione del De beneficiis 65

Capitolo 2

I maestri di Seneca, ‘filtri paideutici’ per una morale austera 71

1. Un quadro introduttivo 71

2. Cinismo, filosofi cinici, Demetrio: l’eccezione esemplare 75

2.1 La parola al Cinico: i discorsi di Demetrio nel De beneficiis (7.1.1; 7.8.1) 100

2.2 La scuola dei Sestii 153

Capitolo 3

Seneca, Orazio e il «filtro prezioso» del genus bioneum 199

1. Seneca e Orazio 199

2. Per (l’instabile) equilibrio tra αὐτάρκεια e giusto mezzo: ispirazioni

dall’Ode 3.16 tra sermo e carmen 204

3. La citazione oraziana dell’epistola 86: costruzione di una tecnica satirica 215

4. Tra moralismo diatribico e sal niger oraziano: la citazione dell’epistola 119 223

5. L’epistola 120: la coerenza della virtù dallo stoicismo antico alla satira 233

6. La dimensione della prova ascetica: l’intimo racconto di due

experimenta in tarda età (epp. 87; 123) 243

6.1 L’ἄσκησις senecana e l’imaginaria paupertas 243

6.2 L’epistola 87. Uniformi ciniche e retroterra satirici 248

6.3 L’epistola 123. L’ultimo experimentum: moralismo e autobiografia 261

Barbara Del Giovane, Seneca, la diatriba e la ricerca di una morale austera: Caratteristiche, influenze, mediazioni

di un rapporto complesso, ISBN 978-88-6655-956-6 (print) ISBN 978-88-6655-957-3 (online)

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Introduzione

«Infine, Seneca è un artista [...]. La tradizione è diatribica, ma l’arte è di Seneca. Frammenti di mimi danno alla sua pagina il sapore della vita». A. Traina, Intr. a Seneca. La brevità della vita

L’esergo con la citazione di Alfonso Traina mi è di aiuto per introdurre e presen-tare questo lavoro che, come si legge nel titolo, si occupa in primo luogo di indagare i rapporti tra Seneca e la cosiddetta diatriba cinico-stoica. Sarebbe più giusto impie-gare la frase al condizionale – «si sarebbe dovuto occupare» –, poiché tale finalità iniziale, se, come mi auguro, non è stata del tutto disattesa, è andata quantomeno in-contro a una ri-definizione e infine a un superamento.

La mia esigenza di ridefinire i rapporti tra Seneca e la diatriba risale alla stesura della tesi magistrale, quando, nell’accostarmi alla sterminata bibliografia senecana, tra le tante tematiche e i motivi ricorrenti suggeriti e indagati da studiosi più o meno recenti, cominciarono a essere presenti anche nel mio lessico critico espressioni rela-tive «all’influenza della diatriba cinico-stoica».

Se facciamo ancora ricorso all’autorevole guida di Alfonso Traina, in sue celebri pagine, senza dubbio definitive per quanto concerne l’interpretazione dello stile se-necano, leggiamo che quest’ultimo «è tenuto a battesimo da due madrine greche: la retorica con gli schemi convulsi dell’asianesimo e la filosofia con l’aggressività della diatriba cinica»1. Così anche, per fare un solo esempio, in un recente e documentato

articolo di Piazzi2, che indaga sugli elementi diatribico-moralistici presenti negli

epi-grammi di Marziale, Seneca viene definito come il «punto di arrivo dell’evoluzione della diatriba a Roma», evidenziando come in nessun altro autore i temi popolari della morale figurino in maniera tanto pervasiva e sistematica.

Il rapporto tra Seneca e la diatriba cinico-stoica è dunque un elemento di con-fronto dato per scontato e, nella stragrande maggioranza degli studi che si sono oc-cupati di Seneca, dal manuale scolastico o divulgativo ai saggi più scientificamente fondati, non sembra mai mancare almeno un cenno che sottolinei la forte influenza che la diatriba avrebbe esercitato sul pensiero e sullo stile senecano.

1 A. Traina, Lo stile “drammatico” del filosofo Seneca, Pátron, Bologna 19874 (edd. origg. 1974, 19782,

19843), p. 27.

2 L. Piazzi, Elementi diatribico-moralistici negli epigrammi di Marziale, «Atene e Roma», 49, 2004, p. 55.

Capitolo 4

Cibo, luxuria e digestione nel moralismo senecano. Ricezioni e modelli 277

1. Metafore e lessico ‘fisiologico’ del cibo 277

1.1 L’importanza dell’assimilazione e la nefasta varietas 281

2. L’epistola 95: una satira sulla scientia gastronomica? 288

2.1 Contemporaneità/antichità. L’evoluzione dicotomica di cibi e malattie 288

2.2 La ‘gastrosofia’. Modelli e superamento 292

3. L’inarrestabile caccia della golosa luxuria. Il modello della menippea

varroniana 305

Bibliografia 317 Ringraziamenti 333

Seneca, la cosiddetta diatrica cinico-stoica e la ricerca di una morale austera

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