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Giuseppina Zappella, Gli stemmi, le imprese, gli emblemi, Manziana, Vecchiarelli, 2009; Giuseppina Zappella, L'ornamentazione, Roma, Vecchiarelli, 2011

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308 bibliotheCAe.it

pubblicazioni di impronta o memoria

ottocentesca; compiaciuti interni

bor-ghesi negli stampati usciti in periodi

di benessere nazionale (italiano); acidi

colori di sapore futurista nelle edizioni

prodotte durante il ventennio; cupi e

angoscianti panorami quando

l’illu-strazione delle prose dickensiane son

pubblicate nella contemporaneità che

apprezza il racconto neogotico o

l’hor-ror. Anche il folto plotone dei

perso-naggi che animano romanzi e novelle

subisce trasformazioni nella resa

grafi-ca: si va da un pacioso protagonista di

Canto di Natale che pare il nipote del

belga Tintin, sino ad un Oliver Twist

che, almeno a me, pare invisibilmente

influenzato dalla grafica Manga. Sono

anche se non soprattutto le immagini

che servono, quale fonte e riferimento,

allo storico del libro novecentesco.

Anna Giulia Cavagna

Giuseppina z

AppellA

, Gli

stemmi, le imprese, gli

emble-mi,

Manziana, Vecchiarelli,

[2009], 138 p. : ill.

(Archi-tettura delle immagini. Quaderni di

iconografia e bibliologia, 2), ISBN

978-88-8247-237-5, € 15,00.

i

d

., L’ornamentazione, Roma,

Vecchiarelli, 2011, 166 p.: ill.

(Architettura delle

immagi-ni. Quaderni di iconografia

e bibliologia, 3), ISBN

978-88-8247-244-3, € 25,00.

I due fascicoli esaminati fanno parte di

una collana in cui il primo intervento,

qui non esaminato, riguardava Il

ri-tratto librario [2007], e che si struttura

in dieci capitoli o puntate successive.

Le prossime programmate uscite

ri-guarderanno lo studio dell’iniziale,

dei reimpieghi e delle derivazioni; la

lettura iconica e i codici interpretativi

dell’immagine; la legatura; il paratesto;

le immagini della tecnica applicate al

libro e un Repertorio finale (immagino

di fonti e letteratura critica). Un vasto

programma che se può sconcertare

per la sua ampiezza, e le infinite

mol-teplici competenze necessarie per

cor-rettamente aggredirlo, colma d’altro

canto un vuoto della storia del libro

italiano sul versante

dell’ornamenta-zione e del decoro, dell’illustradell’ornamenta-zione e

dell’immagine, che non ha una

convin-cente letteratura divulgativa generale

di concezione recente. È una tematica

che se ha avuto, in un passato recente

o lontano, monografie eccellenti e

pre-gevoli studi mirati a determinati

perio-di storici o precise correnti

iconogra-fiche o particolari generi editoriali, o

trattazioni esaustive e organicamente

strutturate, ha altresì sofferto di una

cronica carenza di manualistica

imme-diata e convincente, di pronto uso per

l’operatore di biblioteca, informativa e

accessibile, corretta o di buon livello.

L’impianto dunque dell’opera ha

indi-scussa utilità e finalità.

Lo sforzo di dominare la

debor-dante materia lo si coglie nella

struttu-ra che Z. ha imposto alla tstruttu-rattazione: il

volume dedicato a stemmi e emblemi

ad esempio, forse il più esaustivo sul

piano informativo e anche innovativo,

è strutturato in cinque punti

successi-vi che si occupano di arginare le

mol-teplici concettualità legate ai termini

esaminati. La disamina è strutturata

in cinque nuclei discorsivi centrati su

altrettanti argomenti distinti ma

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com-Recensioni 309

plementari: valenze interpretative e

simboliche dello stemma,

consuetudi-ni araldiche, araldica nel libro

tipogra-fico, rapporti fra stemma e ritratto,

dif-ferenze, anche teoriche, fra emblemi e

imprese. La narrazione della Z., che fa

ampio riferimento a fonti coeve di una

altrettanto vasta letteratura che spazia

dal Quattro al Novecento, è

interrot-ta da Quadri di approfondimento di

vario tenore che concorrono a

preci-sare o ampliare i temi svolti.

Risulta-no interessanti anche alcune categorie

interne con cui viene ordinato il

mate-riale decorativo spartito in realtà, più

che su criteri artistici di realizzazione

materiale o resa estetica, secondo una

classificazione professionale del

pro-prietario cui l’immagine in questione

si riferisce (autore personale, autorità

politica, ordini religiosi, ecc.). Il

vo-lume sull’ornamentazione, più

corpo-so per la stessa natura della materia

svolta, con utili, piccole, illustrazioni

di corredo si sofferma su molti

aspet-ti della temaaspet-tica avvolgendo il lettore

in un turbine di fregi, finalini cornici

frontespiziali. Talora, come nel caso di

certe testate, è arduo il discrimine fra

illustrazione e ornamento per la

poli-valenza e ambiguità stessa della

fun-zione svolta dalle testatine (p. 48). La

presentazione cronologica della

mate-ria, strutturata per tipologie e al suo

interno per secoli, evidenzia la

tempo-ralità come fattore di mutamento che

comporta sensibili trasformazioni; la

stessa scansione cronologica agevola la

comprensione, o percezione, generale

dei singoli fenomeni ornamentali e del

loro significato (e funzione

tipografi-ca) finale. In ciascun fascicolo le

illu-strazioni, un po’ spartane (e qualche

volta davvero troppo piccine!) sono

centinaia il che è un aspetto positivo

della pubblicazione perché finalmente

si riesce a collegare, senza troppi

fasti-di, contenuti descrittivi verbali e

rela-tive soluzioni tipografiche o

iconogra-fiche librarie. Il prezzo contenuto, e se

tale rimane, è un altro aspetto positivo

dell’operazione editoriale.

Anna Giulia Cavagna

Anthony Thomas G

rAfton

,

Humanists with inky fingers.

The culture of correction in

Renaissance Europe by Anthony

Thomas Grafton 2002 Balzan

prize-winner, Firenze, Leo S. Olschki,

2011, 84 p., [2] carte di tav.: ill.,

ISBN 978-88-222-6127-4, € 15,00.

Il volumetto raccoglie il testo della

conferenza tenuta a Zurigo nel 2010

da G. insieme alle parole

celebrati-ve di bencelebrati-venuto che i vari presidenti,

rappresentanti, delegati delle

organiz-zazioni coinvolte (International

Bal-zan Foundation, Swiss Academy of

Arts and Sciences, Federal institute

of Technolgy e l’Accademia nazionale

dei Lincei) hanno proferito

nell’oc-casione. Il breve ma denso

interven-to di G. in realtà riassume il corposo

lavoro di ricerca e riflessione storico

filologica e storico intellettuale che lo

studioso ha svolto durante un’intera

carriera dedicata all’indagine dei

rap-porti e delle interazioni fra tipografia,

storia, cultura, censura e trasmissione

della conoscenza. In punta di penna

e stile tersissimo, attraverso una serie

di esemplificazioni che sono il

subli-mato di decine di evidenze studiate e

approfondite nel corso degli anni con

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