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Recensione a Zygmunt Bauman, Communitas. Uguali e diversi nella società liquida, Aliberti, Reggio Emilia 2013

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Zygmunt Bauman, Communitas. Uguali e diversi nella società liquida, Aliberti, Reggio Emilia 2013 ISBN: 9788866260622

All'interno della società attuale, rea di uniformare e influenzare il pensiero globale, l'individualismo sociale è sempre più diffuso. Si amplia, altresì, la necessità di aggregazione (seppur con alcune problematiche legate all'integrazione culturale ed etnica). Non esiste, di fatto, una comunità vera e propria a cui ci assoggettiamo tutta la vita ma sono presenti molteplici gruppi, di cui facciamo parte per brevi periodi di tempo (giorni, mesi o al massimo anni).

Zygmunt Bauman, uno dei più importanti sociologi e filosofi del panorama internazionale, famoso per le sue ricerche riguardanti il rapporto tra individuo e società, affronta all'interno del libro Communitas. Uguali e diversi nella società liquida il tema della comunità. Delineando “ciò che è” e “ciò che non è”, spiega il concetto di rete come un insieme di relazioni dove siamo liberi, artefici delle nostre azioni e sovraesposti ad una serie di fattori. La comunità, al contrario, ci dà protezione ma ci vincola sempre di più.

La post-modernità, infatti, è l’età della contingenza dove però esistono alcuni richiami al desiderio di relazioni sociali più forti. Una delle cause più evidenti del dissesto sociale moderno, risiede nell’assenza di istituzioni capaci di agire e raccogliere esigenze o bisogni collettivi. la nostra politica nazionale è ormai limitata territorialmente, mentre il vero potere si trova altresì già oltre le frontiere nazionali e locali. Il confronto tra globale e locale è paragonabile alla scissione tra potere e politica.

Le città, diventano infatti “spazzatura”, dove far cadere i problemi affinché vengano risolti. Queste considerazioni che fa l'autore, nascono dalla forte sensibilità ed empatia ambientale frutto di doti personali e incessanti studi. Ciò che è noto dei sociologi, infatti, è la loro capacità (sotto certi aspetti) di analizzare le dinamiche sociali costanti e di spiegarle, interpretandole. I filosofi, al contrario, delineano idee e

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concetti focalizzati sull'essere umano, e sulla sua condizione perpetua. Il ruolo della comunità, sia negli agglomerati cittadini che nella concezione psicologica del termine, diventa così uno dei temi più trattati da Bauman. Ci sono, infatti, almeno due libri che spiegano questo argomento; “Voglia di comunità” edito nel 2001 e “Cose che abbiamo in comune” del 2010.

Si manifesta, in questo frangente, una dimostrazione dell'importanza data allo stare insieme, fondamento intrinseco di ogni civiltà. Riscatta, sotto certi aspetti, la “rete sociale”, attribuendole un'importanza sostanziale. La società moderna, talvolta, trova nella relazionalità un punto di riferimento sicuro a cui si è sempre pronti a tornare. Di contro, l'individualismo moderno, ci rende sempre più deboli, proprio perché concede libertà in cambio di sicurezza. L'individuo, in sintesi, soffre l'era della globalizzazione generando anomia.

L'epoca attuale, all'insegna della flessibilità e del cambiamento, ha distrutto completamente ogni precaria certezza. Nasce così una strana forma di cosmopolitismo, che nega a priori ogni senso di appartenenza. Un grande movimento, che punta alla soddisfazione personale, senza limiti, ma che porta inevitabilmente all'autodistruzione. E’ importante soffermarsi, infatti, sul pensiero globale di questo autore, comparando questo libro con un’altra sua opera; “Modus vivendi. Inferno e utopia nel mondo liquido”. Prendendo in considerazioni alcuni sui passi, noteremo come la realtà sia tremendamente diversa rispetto a come i nostri avi l’avevano immaginata.

Leggiamo infatti alcuni estratti: “Il terreno su cui poggiano le nostre prospettive di vita è notoriamente instabile, come sono instabili i nostri posti di lavoro e le società che li offrono, i nostri partner e le nostre reti di amicizie, la posizione di cui godiamo nella società in generale e l'autostima e la fiducia in noi stessi che ne conseguono.” e “Il progresso è diventato una sorta di "gioco delle sedie” senza fine e senza sosta, in cui un momento di distrazione si traduce in sconfitta irreversibile ed esclusione irrevocabile. Invece di grandi aspettative di sogni d'oro, il "progresso" evoca un'insonnia piena di incubi di "essere lasciati indietro", di perdere il treno, o di

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cadere dal finestrino di un veicolo che accelera in fretta.”. La stabilità è ormai dettagliatamente inattuabile, e la solidità sociale un’utopia.

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