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Glomus mosseae come bioindicatore di inquinamento da metalli pesanti:sviluppo di un protocollo operativo

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Academic year: 2021

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Candidato: Fabrizio Colosimo

Relatori: Dott. Luciano Avio, Dott. Stefano Bedini Correlatore: Dott.ssa Lucia Guidi

Corso di laurea: Biotecnologie Vegetali e Microbiche

Titolo della tesi: Glomus mosseae come bioindicatore di inquinamento da metalli pesanti: sviluppo di un protocollo operativo

Riassunto:

L’alterazione ad opera dell’uomo della quantità di metalli pesanti normalmente presente nel terreno, li rende un fattore potenzialmente inquinante, poiché ad elevate concentrazioni questi si rivelano tossici per le piante e per gli animali. I metalli pesanti, inoltre, hanno un effetto negativo sui microrganismi presenti nel suolo, influenzando molti processi biologici. I funghi micorrizici arbuscolari, tra cui Glomus mosseae, sono fondamentali per la fertilità dei suoli, e sono da considerarsi tra i principali microrganismi da monitorare nelle valutazioni di tossicità ambientale. In questa tesi è stato valutato l’utilizzo di G. mosseae quale bioindicatore per lo sviluppo di un protocollo operativo per il biosaggio di suoli inquinati. In una prima fase del presente lavoro è stata determinata sia la dose necessaria di inoculo fungino (MIP), che la resistenza di Cichorium intybus, utilizzata come pianta ospite, verso concentrazioni crescenti di Cu e Zn. Nella fase successiva, sono state condotte prove con suoli contaminati da metalli pesanti mediante l'allestimento di minipots contenenti l’inoculo di G. mosseae in terreno sterile, a cui sono state addizionate dosi crescenti di Cu o Zn (prima prova) e, successivamente, sia Cu che Zn contemporaneamente (seconda prova). In entrambi i casi, plantule di C. intybus sono state prelevate, a 20 giorni e a 30 giorni dall'emergenza, per determinarne la crescita e valutare la capacità di colonizzazione radicale da parte del fungo simbionte G. mosseae. Come parametri di valutazione sono stati utilizzati il numero di entry points (EP) ∙ cm-1 (relativamente al primo prelievo) e la percentuale di colonizzazione radicale (in entrambi i prelievi). Nelle prove effettuate è stato messo in evidenza un andamento decrescente sia della colonizzazione radicale che della densità di EP in base alla concentrazione di metalli pesanti nel suolo. Dai risultati ottenuti nella prima prova si osserva una diminuzione del numero di EP ∙ cm-1 e della colonizzazione radicale a partire dalle concentrazioni più basse di metalli, arrivando allo zero alle dosi più elevate. Nella seconda prova, invece, il numero di EP ∙ cm-1 e la colonizzazione radicale subiscono un drastico abbassamento già a partire dalla concentrazione più bassa di Cu-Zn, confermando l'ipotesi di un effetto sinergico dei metalli pesanti testati. In conclusione, i) l’isolato di G. mosseae utilizzato in questo lavoro di tesi è risultato sensibile ai metalli saggiati, e può essere considerato un buon candidato all’utilizzo come bioindicatore di inquinamento da metalli pesanti nei suoli; ii) il protocollo operativo sviluppato è risultato idoneo a saggiare la tossicità di suoli contaminati da quantità di metalli pesanti fino al doppio dei limiti ammessi per suoli ad uso civile.

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