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Esercitazione del 18/01/2011

Def: Uno spazio complesso Y si dice taut se Hol(D, Y ) `e normale, ovvero se, data una successione {fn}n∈N ⊂ Hol(D, Y ) si ha una delle due situazioni

seguenti:

i. esiste una sottosuccessione {fnk}k∈Nconvergente in Hol(D, Y ), oppure

ii. per ogni K ⊂ D, L ⊂ L compatti esiste n0 tale che per ogni n > n0, fn(K) ∩ L = ∅.

Rem 9.1 Y `e taut se Hol(D, Y ) ∪ {∞} `e compatto in C(D, Y∗), dove Y `e la

compattificazione di Alexandrov di Y .

Il concetto di spazio taut ha legami stretti con l’iperbolicit`a, come si com-prende dal seguente enunciato.

Thm 9.1 Y iperbolico completo ⇒ Y taut ⇒ Y iperbolico.

Dim: Dimostriamo la prima implicazione. Sia X un qualunque spazio comples-so e sia {fn} ⊂ Hol(X, Y ) ⊂ D(X, Y ), dove D(X, Y ) sono le funzioni continue

da (X, dX) in (Y, dY) che decrescono la (pseudo-)distanza; supponiamo che la

successione non sia divergente sui compatti, allora, fissati dei compatti K in X e L in Y , a meno di sottosuccessioni possiamo supporre che fn(K) ∩ L '= ∅ per

ogni n. Sia δ = diamK rispetto alla pseudo-distanza dX, allora il diametro di

fn(K) `e al pi`u δ e dunque tutti gli insiemi fn(K) sono contenuti in un δ−intorno

chiuso V di L rispetto alla distanza dY. Sia x ∈ K, allora {fn(x)} `e contenuto

in V , che `e compatto, e dunque per ogni x#∈ X, posto d = d

X(x, x#), si ha che

{fn(x#)} `e contenuto nell’insieme {y ∈ Y : dY(y, V ) ≤ d} che `e compatto.

Dunque {fn(x)} `e relativamente compatto per ogni x ∈ X; inoltre, la

fami-glia fn`e ovviamente equicontinua, essendo in D(X, Y ). Quindi per Ascoli-Arzel`a

si ha che fn ha una sottosuccessione convergente, ovvero Hol(X, Y ) `e normale,

da cui segue, nel caso X = D, che Y `e taut.

Per dimostrare la seconda implicazione, serve il seguente lemma, di cui ometteremo la dimostrazione (tecnica e noiosa).

Prp 9.2 Siano U, U# aperti di Y con chiusure disgiunte; siano poi V, W aperti

tali che W ! V ! U. Supponiamo che U sia ipebolico e che esista δ > 0 tale che f(Dδ) ⊂ U per ogni f ∈ Hol(D, Y ) con f(0) ∈ V . Allora dY(W, U#) > 0.

Se Y non `e iperbolico, siano p, q tali che dY(p, q) = 0 e sia U un intorno

iperbolico completo di p tale che q '∈ U; sia V un intorno di p relativamente compatto in U. Allora, per ogni n > 0 esiste fn ∈ Hol(D, Y ) con f(0) ∈ V ma

f (D1/n) '⊂ U. Allora fn non ha una sottosuccessione convergente e non diverge

sui compatti, quindi Y non `e taut. "

Thm 9.3 (Kobayashi, Barth) Se Y `e taut, allora Hol(X, Y ) `e normale per

(2)

Dim: Se Y `e taut, allora `e iperbolico. Sia {fn}n∈N⊂ Hol(X, Y ) non divergente

sui compatti, allora esistono K ⊂ X, L ⊂ Y compatti tali che fn(K) ∩ L '= ∅

per infiniti n; dunque esistono xn ∈ K tali che fn(xn) ∈ L. A meno di passare

a sottosuccessioni, xn→ p in K; sia V un intorno relativamente compatto di L,

allora poich´e

dY(fn(xn), fn(p)) ≤ dX(xn, p)→ 0

e poich´e dY `e una distanza, si ha che per n > n0, fn(p) ∈ V . Dunque {fn(p)}

`e relativamente compatto.

Ora, sia q ∈ X e si consideri una catena olomorfa di dischi da p a q, ovvero il dato di p = p0, . . . , pk= q ∈ X, a1, b1, . . . , ak, bk∈ D, h1, . . . , hk ∈ Hol(D, X).

Ora, l’insieme {fn ◦ h1(a1)} = {fn(p)} `e relativamente compatto, quindi la

successione {fn ◦ h1} ⊂ Hol(D, Y ) non pu`o divergere sui compatti e dunque

converge, perch´e Y `e taut, ma allora anche {fn◦ h1(b1)} = {fn◦ h2(a2)} `e

relativamente compatto; procedendo con simili ragionamenti, si giunge a dire che {fn(q)} `e relativamente compatto per ogni q ∈ X, dunque Hol(X, Y ) `e

normale. "

Il seguente risultato, di cui omettiamo la dimostrazione, chiarisce in qualche senso il legame tra iperbolicit`a e tautness.

Thm 9.4 (Kobayashi, Abate) Y `e iperbolico se e solo se Hol(D, Y ) `e

relati-vamente compatto in C(D, Y∗). Y `e taut se e solo se Hol(D, Y )∪{∞} `e compatto

in C(D, Y∗).

Esempio (Barth) Sia Z = D×{1, 2, . . .} un’unione disgiunta di infiniti dischi; sia an ∈ D tale che d(0, an) = 2−n e definiamo la relazione di equivalenza

(an, n)∼ (0, n + 1). Lo spazio Y = Z/ ∼ `e taut, ma non iperbolico completo.

Esso `e taut in quanto ogni mappa f ∈ Hol(D, Y ) ha immagine contenuta in D×{i} per qualche i e dunque, data una successione {fn} senza sottosuccessioni

convergenti, sia {fi,j} la sottosuccessione formata dalle mappe a valori in D×{i}.

Tale successione deve essere divergente sui compatti, poich´e Hol(D, D × {i}) `e normale. Inoltre un compatto L di Y `e contenuto in D1∪. . .∪Dk per qualche k;

quindi per ogni K ⊂ D e per ogni n ≤ k, le mappe fn,j tali che fn,j(K) ∩ L '= ∅

sono in numero finito. D’altra parte, se n > k ,fn,j(K) non incontra mai L.

Dunque fndiverge sui compatti. Quindi Y `e taut; per`o la successione {(an, n)}

`e un esempio di successione di Cauchy non convergente. Rosay ha fornito un esempio di dominio di C3 taut e non iperbolico completo.

Esempio Definiamo φ1(t) = ! k=2 γklog " " " "t− k −1 2 " " " "

dove le costanti γk < 0 sono scelte in modo che la serie converga per ogni

t∈ D \ {2−1, 3−1, . . .} e di modo che φ1(0) = 1. Ora, sia φ(t) = min{φ1(t), 4},

questa funzione `e superarmonica e continua in D; poniamo

D ={z ∈ C2 : |z

1| < 1, |z2| < φ(z1)}

Tale dominio `e iperbolico in quanto limitato, ma non taut. Infatti la famiglia di funzioni

(3)

non converge, in quanto fn(1/2) = (1/n, 2) si accumula sul punto (0, 2), non

appartenente a D, ma nemmeno diverge sui compatti, in quanto fn(0) = (1/n, 0)

`e un insieme relativamente compatto in D, avendo come punto limite (0, 0) ∈ D.

9.1

Automorfismi degli spazi iperbolici

Uno spazio complesso iperbolico connesso, munito della distanza di Kobayashi, `e uno spazio metrico localmente compatto connesso e l’insieme Aut(X) dei bio-lomorfismi di X in s´e `e un sottogruppo del gruppo delle isometrie di X, I(X). Dunque si applica il seguente teorema di carattere generale.

Thm 9.5 (Dantzig - Van der Waerden) Sia X uno spazio metrico

connes-so localmente compatto, allora I(X) `e localmente compatto e per ogni x ∈ X e per ogni compatto K ⊂ X l’insieme {f ∈ I(X) : f(x) ∈ K} `e compatto. In particolare, Ix(X), gruppo di isotropia di x, `e compatto.

Ricordiamo inoltre il seguente teorema dalla teoria dei gruppi di Lie. Thm 9.6 (Bochner - Montgomery) Un gruppo localmente compatto di

tra-sformazioni differenziabili di una variet`a reale `e un gruppo di Lie.

Possiamo ora enunciare un risultato fondamentale nella teoria degli auto-morfismi degli spazi iperbolici.

Thm 9.7 (Kaup) Sia X uno spazio complesso di dimensione n, allora

i. Aut(X) `e un gruppo di Lie reale di dimensione ≤ n2+ 2n ii. Autx(X) `e un sottorguppo compatto per ogni x ∈ X

iii. l’algebra di Lie aut(X) `e formata da campi vettoriali olomorfi completi (ovvero, integrabili) e se v ∈ aut(X), allora iv '∈ aut(X).

Idea di dim: i. Se X# `e l’insieme dei punti regolari, allora Aut(X) `e un

sot-togruppo chiuso di Aut(X#) e questo `e di Lie per i risultati precedenti. Inoltre,

la rappresentazione di isotropia lineare di Autx(X) nelle trasformazioni unitarie

di TxX (possibile per la compattezza dei gruppi di isotropia) `e fedele e quindi

dim AutxX ≤ n2. Dunque

dim Aut(X) ≤ dimRX + dim Autx(X) ≤ 2n + n2

ii. Ovvio dal primo teorema.

iii. Se v e iv fossero completi, genererebbero un gruppo a un parametro con

un’azione non banale su X, ma questo `e impossibile se X `e iperbolico. " In contrasto con questo risultato, troviamo il seguente teorema.

Thm 9.8 (Bochner-Montgomery) Se X `e uno spazio complesso compatto, Aut(X) `e un gruppo di Lie complesso.

Cor 9.9 Se X `e uno spazio iperbolico complesso compatto, il suo gruppo di

(4)

Per approfondire il legame tra iperbolicit`a e automorfismi, introduciamo il concetto di spazio immobile. Uno spazio complesso X si dice immobile se ogni mappa olomorfa f : D × X → X tale che f(0, x) = x per ogni x ∈ X soddisfa

f (t, x) = x per ogni x∈ X e t ∈ D.

Rem 9.2 Se X `e immobile, dato uno spazio complesso Y , ogni mappa f : Y ×

X → X tale che f(y0,·) sia un automorfismo di X soddisfa f(y, x) = f(y0, x) per ogni y ∈ Y , x ∈ X.

Thm 9.10 (Royden) Ogni spazio complesso iperbolico `e immobile

Dim: Sia f ∈ Hol(D × X, X) tale che f(0, x) = x per ogni x ∈ X. Sia

x0∈ Xreg e poniamo

h1(t) = f(x0, t) hn(t) = f(hn−1(t), t) t∈ D

Allora hm(0) = x0. Inoltre, poich´e X `e iperbolico, {hm} `e equicontinua e per

ogni k > 0 c’`e una costante positiva Ak tale che

# # # #d kh m(0) dtk # # # # ≤ Ak m = 1, 2, . . .

(stime di Cauchy sulle derivate) dove / · / `e definita in termini di coordinate locali. Sviluppando f in t attorno a (x0, 0) si ha

f (t, x) = x + a(x)tk+ O(tk+1) e dunque hm(t) = x0+ ma(x0)tk+ O(tk+1) in 0 ∈ D. Allora k!m/a(x0)/ = # # # #d kh m(0) dtk # # # # ≤ Ak m = 1, 2, . . .

che implica a(x0) = 0. Variando il punto x0, otteniamo che a(x) ≡ 0, dunque f (t, x) = x. "

Cor 9.11 I fibrati complessi con fibra iperbolica F su una base B sono in

corri-spondenza biunivoca con le rappresentazioni di π1(B) in Aut(F ). In particolare,

se la base `e semplicemente connessa, un tale fibrato `e banale.

Inoltre abbiamo la seguente caratterizzazione per gli spazi compatti. Prp 9.12 Uno spazio complesso compatto X `e immobile se e solo se Aut(X) `e

discreto.

Dim: Aut(X) `e aperto in Hol(X, X), in quanto consiste delle mappe di grado 1. Se Aut(X) `e discreto, l’identit`a `e isolata e dunque una famiglia olomorfa di automorfismi che coincida in un punto con l’identit`a deve essere costante. Dunque X `e immobile. Se d’altra parte ci fosse un intorno dell’identit`a in Aut0(X), questo darebbe una mappa non banale da Aut0

× X → X e poich´e X

`e compatto, Aut(X) `e uno spazio complesso e dunque X non `e immobile. ". Uno spazio complesso si dice primario se non ha fattori diretti di dimensione positiva diversi da se stesso. Gli spazi immobili possono essere decomposti in modo unico in spazi primari.

(5)

Thm 9.13 (Urata) Ogni spazio immobile X `e isomorfo a un prodotto X1× . . .× Xm di spazi primari, unico a meno dell’ordine.

Ed inoltre si ha

Cor 9.14 Se X = V1× . . . × Vk con Vi = (Xi)ni e X1, . . . , Xk sono primari e

non isomorfi, allora

Aut(X) = Aut(V1) × . . . × Aut(Vk)

e per ogni i la successione

1 → Aut(Xi)ni→ Aut(Vi) → Sni → 1

`e esatta, dove Sn `e il gruppo delle permutazioni su n elementi.

9.2

Una generalizzazione del lemma di Schwarz

Nell’ambito dei sistemi dinamici olomorfi, lo studio degli automorfismi e in ge-nerale delle mappe da uno spazio complesso in s´e, riguardo soprattutto alle condizioni di normalit`a e quindi di convergenza delle iterate, `e indirizzato in un primo momento alla generalizzazione in pi`u dimensioni della teoria della dinamica in D. Un primo risultato `e il seguente.

Thm 9.15 Siano X uno spazio complesso iperbolico, o ∈ X un punto non

singolare e f : X → X una mappa olomorfa. Allora i. gli autovalori di dfo hanno modulo ≤ 1;

ii. se dfo `e l’identit`a di ToX, allora f ≡ IdX;

iii. se | det df0| = 1, allora f `e un biolomorfismo.

Dim: i. Sia B una palla attorno ad o per la metrica di Kobayashi la cui chiu-sura sia compatta, allora l’insieme D delle mappe da B in s´e che diminuiscono la distanza `e compatto. In particolare, le iterate f(k)

|B stanno in D, ma d’altra

parte df(k)

o = (dfo)k e dunque, se c’`e un autovalore maggiore di 1 in modulo,

tale successione diverge, il che `e impossibile.

ii. Sia m il minimo intero ≥ 2 tale che almeno una derivata m−esima non sia

nulla in o. Allora, se dfo = I, si ha dmfo(k) = kdmfo, ma dunque, poich´e D `e

compatto, dmf

o = 0, il che `e assurdo. Dunque tutte le derivate oltre le prime

sono nulle in o, da cui segue che f `e l’identit`a su X.

iii. Tutti gli autovalori di dfoavranno modulo 1 e si vede facilmente, portando il

differenziale in forma di Jordan e iterando, che dfo deve essere diagonalizzabile.

Dunque esiste una sottosuccessione {(dfo)kj} che converge all’identit`a; per la

compattezza di D, possiamo trovare un’ulteriore sottosuccessione di modo che

f(kj) converga su un intorno di o. Dovr`a allora convergere all’identit`a, per il

punto precedente. Sia ora W il pi`u ampio insieme su cui una sottosuccessione di

f(k)converge all’identit`a di W ; tale insieme massimale esiste in quanto dati degli

aperti Wα su cui si ha tale convergenza, la loro unione W = $ Wα pu`o essere

ricoperta da una quantit`a numerabile di loro e dalle rispettive sottosuccessioni se ne pu`o estrarre una per W con procedimento diagonale.

(6)

Supponiamo che W '= X e sia x ∈ bW . Allora possiamo costruire una piccola palla attorno ad x di modo che in essa una opportuna sottosuccessione converga all’identit`a, contraddicendo la massimalit`a di W . Dunque una sot-tosuccessione converge all’identit`a su tutto X. Poniamo che sia f(kj). Ora,

considerando la successione f(kj−1), e con lo stesso argomento mostriamo che

ha una sottosuccessione convergente ad una funzione g. Si ha che

f◦ g = f ◦ lim f(kj−1)= lim f(kj)= Id

X

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