1. Epidemiologia
Il carcinoma epatocellulare o epatocarcinoma (HCC) è la neoplasia epatica più comune, costituisce l'ottava neoplasia solida a livello mondiale, la quinta nell'uomo e la settima nella donna, e rappresenta il 5% di tutti i tumori. Se consideriamo i tumori primitivi del fegato l'85% circa sono HCC. Interessa la quinta-settima decade, ma in alcuni paesi dell'Africa e nella Cina l'età media diminuisce notevolmente. Si sono registrati casi in età adolescenziale e anche in età giovanile: l'età minima è stata 2 anni. Sono più colpiti gli uomini con un rapporto di 4:1 e un'incidenza del 7.4% vs il 3.2% delle donne. Presenta una diversa distribuzione geografica strettamente legata alla diversa eziologia ed è gravata da un alto tasso di mortalità, 94%, all'incirca un milione di abitanti all'anno. Negli ultimi decenni l’incidenza di epatocarcinoma ha registrato un incremento progressivo parallelamente a quello della cirrosi epatica, di cui rappresenta la complicanza maggiore insieme all'ipertensione portale e al sanguinamento delle varici esofagee. Ciò è principalmente dovuto all'affinamento delle tecniche diagnostiche e al prolungamento della vita del paziente cirrotico, che rappresenta il soggetto con il maggior rischio di sviluppare l'HCC. L’aumento del numero di diagnosi di HCC ha posto sempre più in evidenza la necessità di migliorare la conoscenza della patogenesi e della biologia di questo tumore al fine di ottimizzarne la prevenzione ed il trattamento. L'incidenza del carcinoma epatocellulare è in aumento in molti paesi, 3-8, -11- ma in alcune aree come il Giappone e Singapore, sembra essersi stabilizzata o addirittura lievemente ridotta. 9, 10 -11- In base all’incidenza, le varie aree geografiche possono essere divise in:
• Bassa incidenza (< 3 casi per 100.000 uomini) Nord e Sud America, Nord Europa e Oceania; • Incidenza intermedia (fra i 3 ed i 30 casi)
• Incidenza elevata (> 30 casi) Africa subsahariana, Est asiatico.
L'Italia, come altri paesi del Sud Europa come la Spagna e la Grecia, presenta un livello di incidenza medio con 12 casi per 100000 individui.
2. Epatocarcinogenesi
L'epatocarcinogenesi è un processo multifasico che comporta profonde alterazioni a carico del genoma cellulare (1-2) e in cui si possono individuare almeno tre momenti principali: l'induzione, la promozione e la progressione (3-5) (Figura 1). Nella prima fase (induzione), la trasformazione maligna dell’epatocita è causata da mutazioni genetiche indotte da un agente iniziante chimico (es. aflatossine, farmaci) o virale (in particolare il virus dell'epatite B, HBV) oppure secondarie ad un aumentato turnover cellulare. Queste mutazioni determinano un'alterata espressione di alcuni proto-oncogeni (ras, myc, fos) e conseguentemente una disregolazione del ciclo cellulare (6-9). Tali modificazioni cellulari sono irreversibili, ma le cellule interessate possono essere rimosse dal fegato attraverso l’apoptosi (10). La seconda fase (promozione) consiste nella proliferazione delle cellule trasformate, che richiede la presenza di uno stimolo continuo o ripetuto, come ad esempio la persistenza del danno necro-infiammatorio cronico (epatite cronica) associato alla rigenerazione (cirrosi) (11). La promozione della neoplasia può essere contrastata attraverso l’interferenza di ormoni sessuali, citochine, enzimi