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Cucinaremale. Semiotica del cibo che fa passare l’appetito

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Cucinaremale. S

Cucinaremale. S

Cucinaremale. S

Cucinaremale. Semiotica del cibo che fa passare lÊappetito

emiotica del cibo che fa passare lÊappetito

emiotica del cibo che fa passare lÊappetito

emiotica del cibo che fa passare lÊappetito

Gabriele Marino

„Guardo le vostre splendide foto e non posso fare a meno di pensare, con una certa angoscia, che Âsiamo quello che mangiamoÊ.‰

(neoiscritto al gruppo Facebook „cucinaremale‰)

1. Gastromania e foodporn 1. Gastromania e foodporn1. Gastromania e foodporn 1. Gastromania e foodporn

Negli ultimi anni la semiotica si è occupata molto di cibo; non più o non tanto in unÊottica etno-antropologica1, ma cercando di leggere – come, del resto, ha sempre fatto in ogni ambito – i regimi di

significazione che sovrintendono alla relazione uomo-cibo attraverso la lente della dimensione mediale, ovvero attraverso la rappresentazione del cibo allÊinterno dei media: allÊinterno delle riviste, dei film, dei programmi televisivi, delle pagine web2.

Le ragioni di questo interesse sono ovvie: lÊesperienza del cibo e il discorso su di essa sono da qualche anno al centro di una vera e propria smania collettiva: una „gastromania‰ (Marrone 2014). Il discorso del cibo e sul cibo ha esteso i propri confini e si è intensificato, diventando ubiquo, non più appannaggio esclusivo del gourmet, lÊintenditore raffinato ed elitario, ma di schiere di foodies, appassionati di cibo di ogni tipo e per le ragioni più diverse. Da sempre una delle dimensioni strutturanti della vita sociale, uno dei più importanti veicoli di rappresentazione e auto-rappresentazione, ovvero di affermazione dellÊidentità (legato tradizionalmente a doppio filo, per es., ai culti religiosi e alla riconoscibilità dello status civile), il cibo è sempre più diffusamente oggetto di discorsi che lo indicano come il fulcro di assiologie esistenziali singole e collettive, al pari di altri macro-ambiti come lÊorientamento sessuale, religioso, politico o gli atteggiamenti di consumo. Si pensi, per es., allÊimportanza crescente di stili o forme di vita come il vegetarianismo e il veganismo, legati a istanze – non necessariamente sovrapponibili tra loro – salutiste, ecologiste, animaliste, etiche,

1 Relativa cioè alle concezioni di cibo specifiche di un dato contesto socio-culturale e alle pratiche umane a esso

legate, sulla scorta di testi classici come Il cotto e il crudo di Claude Lévi-Strauss (1964) e LÊimpero dei segni di Roland Barthes (1970); cfr., per es., Brugo et al. 1998.

2 Per uno sguardo dÊinsieme su questo ambito ormai vastissimo, e in continua espansione, cfr. Marrone,

Giannitrapani, a cura, 2012; Marrone, Giannitrapani, a cura, 2013; Marrone, Mangano, a cura, 2013; in preparazione due numeri monografici delle riviste „Semiotica‰ e „Lexia‰, curati entrambi da Simona Stano.

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filosofiche, scientifiche, politiche3. Si pensi alle costruzioni retoriche attorno alla „natura‰ e alla

„naturalità‰ (Marrone 2011; Marrone, a cura, 2012), nelle loro diverse declinazioni alimentari e merceologiche (il „biologico, lÊ„equosolidale‰, il „a chilometro zero‰, il „fatto-in-casa‰, il „tradizionale‰), con lÊ„alta cucina‰ a configurarsi come „campo tensivo fra natura e cultura‰ (Pozzato 2012, pp. 167-176). Si pensi alla pervasività del cibo nella sfera social e mobile: un piatto potrà anche essere preparato e mangiato senza prima essere stato fotografato e pubblicato sui social4, ma sta di

fatto che nel 2012 si trovavano su Instagram quasi 27.500.000 immagini contrassegnate dallÊhashtag #food (il 34° hashtag più popolare, laddove il primo era #love e il centesimo #best; cfr. Honigman 2012).

Sulla scorta di trend setter come gli chef-giudici superstar dei reality incentrati su cibo e cucina (per es., Gordon Ramsey e Carlo Cracco) e su modello della food photography e del food styling (lÊarte di presentare il cibo applicando i canoni delle immagini di moda e pubblicitarie, secondo lÊidea, estensione del classico „anche lÊocchio vuole la sua parte‰, che „presentation is everything‰)5, milioni

di utenti in tutto il mondo pubblicano quotidianamente frammenti delle loro esperienze gastronomiche e culinarie sui social network, disponendo con cura il materiale pro-fotografico (il cibo, la pietanza, il piatto), ritagliando ad hoc lÊinquadratura, scegliendo un effetto – un „filtro‰ – particolare, inserendo descrizioni piene di hashtag per rendere quellÊimmagine rintracciabile, parte di un circuito discorsivo sul cibo dai connotati precisi: quello del food porn6. Le immagini #foodporn, circa

10.600.000 su Instagram, a inizio 2012 (96° hashtag più popolare), sono immagini studiatissime, iperrealistiche, vivide, sinestetiche, golose, mirano a un solo scopo: essere efficaci, ovvero far venire lÊacquolina in bocca a chi le sta guardando.

2. 2. 2.

2. Evviva il precottoEvviva il precottoEvviva il precottoEvviva il precotto

„cucinaremale‰ (facebook.com/groups/cucinaremale)7, un gruppo pubblico8 creato su Facebook nel

gennaio 2014 e attualmente9 gestito da tre amministratori, si situa programmaticamente agli antipodi

della concezione gastromaniaca ed estetizzante del foodporn. Il gruppo ha rappresentato un piccolo

3 Sui temi dellÊantispecismo etico e politico (e, in parte, del postumanismo), movimento culturale fortemente

implicato nel vegetarianismo e nel veganismo, cfr. Maurizi 2011; Caffo 2013; Caffo, Marchesini 2014.

4 Come suggerisce un Internet meme, la cui caption recita: „What if I told you / You can eat without posting it

on Instagram‰ (cfr. google.it/search?q=%22you+can+eat+without+posting%22). Per una panoramica sugli Internet meme, cfr. Marino in stampa.

5 La frase è, per es., il principio-guida della Blue Lagoon Cooking School, nel distretto di Koh Chang, Tailandia. 6 Il conio della nozione di „food pornography‰ è attribuito alla saggista inglese Rosalind Coward (1984); la food

pornography di Coward, ovvero „cucinare e presentare il cibo splendidamente‰, ha unÊaccezione fortemente negativa, perché rappresenterebbe un „atto servile‰ della donna, il „simbolo della sua volontaria e gioiosa adesione al servizio per gli altri‰ (p. 103, trad. mia).

7 Note sulla rilevazione e disclaimer: si è deciso di limitare il campione di dati presi qui in considerazione (testi,

foto, commenti) a una etnografia condotta nei giorni tra lÊ1 e il 13 ottobre 2014 (comprendendo, quindi, contenuti pubblicati principalmente – ma non esclusivamente – durante tale arco temporale). La ricchezza del materiale semiotico messo in campo – anche solo allÊinterno di un singolo post (relativamente allÊimmagine, al testo che la accompagna, ai commenti degli utenti, agli eventuali link a risorse esterne; da un punto di vista visivo, enunciativo/discorsivo, intertestuale ecc.), e tale per cui, in molti casi, lÊanalisi è contenuta in nuce negli stessi meta-discorsi presenti sul gruppo – non può fare di quanto segue più di un piccolo saggio esplorativo. I post degli utenti sono riportati in forma anonima e alla lettera, ivi inclusi grafie foneticamente motivate, refusi, errori. Nel testo si citano marche di prodotti alimentari; non ovviamente per fini promozionali, né con lÊintenzione di ledere lÊimmagine delle aziende, ma semplicemente con lo scopo di rendere il più completa possibile la resa dei discorsi degli utenti allÊinterno del gruppo.

8 Ovvero, i cui contenuti sono potenzialmente visibili a tutti gli utenti di Facebook, anche a quelli non iscritti al

gruppo; come evidenzia, pudico, un poÊ preoccupato, un utente: „non solo vedono tutti i nostri amici quello che pubblichiamo, ma anche qualsiasi sconosciuto‰.

9 Al 13 ottobre 2014; data a cui si riferisce anche lÊultima consultazione di tutte le risorse online citate nel

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fenomeno di culto allÊinterno del social network, con qualche centinaio di iscritti molto motivati e attivi10, fino a quando „la Repubblica.it‰ non vi ha dedicato una delle sue cliccatissime gallery (10

ottobre 2014)11, pubblicando un breve trafiletto a commento di una selezione di 29 foto scelte tra

quelle pubblicate al suo interno; in poco meno di due giorni, „cucinaremale‰ ha contato circa 1.200 nuove iscrizioni, raggiungendo la quota di 2.500 utenti12.

Il nome del gruppo è autodescrittivo; si tratta di una rassegna di cibi cucinati – e, più in generale, preparati o presentati – male: si tratta di tentativi falliti o, più semplicemente, di esempi di „cattiva cucina‰. La descrizione del gruppo ne chiarisce gli intenti; non si tratta di una rassegna con finalità satiriche o redarguitive (per cui cioè si pubblicano i „piatti brutti‰ a moÊ di esempi negativi da non seguire), ma tuttÊal più ludiche e ironiche, anzi autoironiche: „Basta con questa gente [che] ha la passione per la cucina, che distingue tutti i tipi di sale in commercio.. ma il sale dell[Ê]Himalaya chi lo usa? Evviva il precotto!‰13. Le descrizioni e le immagini presenti allÊinterno di „cucinaremale‰ si

riferiscono infatti per la stragrande maggioranza a creazioni degli stessi utenti che le pubblicano. LÊimmagine di copertina, caricata originariamente nel settembre 201414, presenta il nome

(„cucinaremale‰, con lÊaggiunta della didascalia „⁄..per non parlare di come facciamo le copertine‰) e il logo del gruppo (Fig. 1), ovvero la stilizzazione di una padella, vista dallÊalto, al cui interno si sviluppa una spirale con sovrimpresso il volto – occhi, naso, bocca – di un fantasma (potrebbe essere un riferimento alla maschera simbolo della serie di film horror Scream o della sua parodia, Scary Movie). ˚ lecito pensare che il logo, nella sua interezza, vista anche la tonalità scelta (un arancione opaco tendente al marrone chiaro)15, sia unÊallusione parodistica alla lumachina di „Slow Food‰ (il

movimento fondato da Carlo Petrini nel 1986 a Bra, in provincia di Cuneo, rivolto alla promozione dellÊenogastronomia intesa come cultura della genuinità e del godimento) e, soprattutto, alla „M‰ spiralizzata di „MasterChef‰ (format televisivo inglese incentrato su una competizione di cucina, prodotto nella sua forma originaria a partire dal 1990 e ripreso, nella forma attuale – esportata con grande successo in tutto il mondo, Italia inclusa – a partire dal 2005).

3. Junk food e food junk 3. Junk food e food junk3. Junk food e food junk 3. Junk food e food junk

„cucinaremale‰ non si oppone al foodporn promuovendo il cosiddetto junk food („cibo spazzatura‰), ovvero cibi generalmente poveri da un punto di vista nutrizionale, altamente calorici, ricchi di grassi, zuccheri, sale (per es., gli snack industriali o gli alimenti da fast food)16. Il junk food, infatti, appare

oggi come una delle tante declinazioni del concetto di foodporn. Si veda la nascita di programmi televisivi come „Unti e bisunti‰, prodotto dal canale DMax Italia tra il giugno 2013 e il giugno 2014 e condotto da Chef Rubio, dedicato al „cibo di strada‰ (che, per alcuni aspetti, possiamo considerare affine a certo junk food), e „Snack-off‰ (qualcosa come „FaÊ vedere cosa sei in grado di combinare con

10 In riferimento al numero di utenti (reach) e al loro coinvolgimento (engagement), il gruppo rappresenta un unicum, anche rispetto ad analoghe pagine anglofone (legate, per es., alla denominazione „bad cooking‰; cfr. on.fb.me/1vmRpJh).

11 repubblica.it/cronaca/2014/10/10/foto/piatti_inservibili-97836791.

12 Come già accaduto nel caso di altri gruppi o pagine Facebook che hanno ricevuto un endorsement da parte

del quotidiano (per es., „Il coinquilino di merda‰, facebook.com/ilcoinquilinodim, creata nellÊottobre 2012), è immaginabile la futura diffusione del formato „Xmale‰ e la creazione, quindi, di pagine omologhe a „cucinaremale‰ riferite ad altri ambiti (per es., „studiaremale‰, „vestiremale‰, „amaremale‰). Si segnala già la pagina „parassitaria‰ „Lo chef universitario di merda‰, creata lÊ11 ottobre 2014 e in pochi giorni giunta a 7.300 „mi piace‰ (facebook.com/pages/Lo-chef-universitario-di-merda/710386282377081; lÊimmagine di copertina della pagina, non a caso, „ruba‰ a „cucinaremale‰ il proprio simbolo; cfr. infra, par. 9).

13 Dopo la pubblicazione della gallery di „Repubblica‰, molti neoiscritti hanno mostrato di non cogliere lo

spirito del gruppo, suggerendo risorse online e dando consigli allo scopo di migliorare la cucina degli altri utenti.

14 Ora disponibile al link on.fb.me/ZWCdFN.

15 Per la precisione, il colore, espresso in codifica esadecimale, è #D35500; in codifica RGB, esso è composto dal

82,7% di rosso, dal 33,3% di verde e dallo 0% di nero.

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gli snack‰), prodotto da Mtv a partire dal luglio 2014, in cui i concorrenti si sfidano „per preparare lo snack più appetitoso, originale e ben presentato con gli ingredienti più strani: biscotti, patatine e bibite effervescenti‰17. Ma si veda anche il boom delle hamburgherie „a chilometro zero‰, incontro a metà

strada tra il junk del fast (lÊhamburger) e la qualità dello slow(per es., la carne di vitello fassone) food. Per quanto pure quella del junk food sia una categoria rappresentata allÊinterno del gruppo (tra merendine, fritture e cibi esotici o „strani‰), „cucinaremale‰ sembra piuttosto una rassegna di food junk, di „spazzatura gastronomica‰, di fallimenti, pietanze-mostro catturate un attimo prima di finire nel sacchetto dellÊimmondizia o nello scarico del WC, cibi tutto fuorché golosi, invitanti, „porcosi‰.

Fig. 1 – Immagine di copertina del gruppo Facebook „cucinaremale‰.

4444. . . . CattivicuochiCattivicuochiCattivicuochiCattivicuochi

Consapevoli di avere realizzato non delle portate, ma degli „orrori‰ o, nel migliore dei casi, degli „artistici disastri‰ o delle „nature morte‰, gli utenti di „cucinaremale‰ raccontano le proprie disavventure in cucina e tra i fornelli e pubblicano le immagini che ne danno testimonianza, in cerca di attestati di solidarietà che li facciano sentire tra pari („Sono felicissima dÊaver trovato il gruppo giusto x me!!!‰), non isolati in un mondo „altro‰ composto, appunto, da gourmet fai-da-te capaci di „distinguere tutti i tipi di sale in commercio‰ e di adoperarli con criterio („Ciao a tutti ! Non mi sento piùÊ sola ...‰).

La comunità dei „cattivicuochi‰ appare unita; la componente fàtica, di contatto, è centrale, e viene continuamente ravvivata. Prassi vuole che ci si presenti al gruppo, una volta che lÊiscrizione è stata approvata da un amministratore o da un utente già iscritto, con una dichiarazione delle proprie malefatte culinarie („Faccio outing: spezzo gli spaghetti a metà‰) o con una testimonianza fotografica delle stesse, spesso invitando gli utenti a capire di quale cibo, irriconoscibile, si tratti („Indovinate almeno tre ingredienti‰). Ci si dà il buongiorno e la buonanotte con post a tema (per es., con il disegno di un barattolo di Nutella capace di riparare un cuore infranto), e la pubblicazione o la lettura dei contenuti travalica lo specifico gastronomico, accede alla dimensione esistenziale, diventando un passatempo lenitivo: „Non scherzo vi adoro gruppo.. Basta leggere i commenti e vedere le foto per non farmi pensare e fare passare la malinconia...vi lovvo tutti‰.

Le forme del tempo di „cucinaremale‰ sono essenzialmente due18: la narrazione ulteriore (nel caso in

cui si vadano a ripescare immagini ed episodi passati) e la narrazione simultanea (nel caso, che costituisce la norma, in cui si scriva e si pubblichi unÊimmagine a „misfatto appena terminato‰). Vi sono anche esempi di narrazione anteriore, in cui cioè gli utenti anticipano, annunciano, trepidanti, che a breve posteranno un qualche contenuto, che si stanno apprestando a preparare qualcosa o che dovranno farlo nei giorni a venire per unÊoccasione particolare. La narrazione è sempre in prima

17 ondemand.mtv.it/serie-tv/snack-off-follie-ai-fornelli.

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persona e autodiegetica (il narratore coincide con il protagonista della storia). Escludendo alcuni esempi di „cucinaremale‰ rintracciati in giro per il web (cfr. infra, par. 12) e una manciata di selfie19,

in cui gli utenti si immortalano assieme al piatto che stanno consumando (con in volto unÊespressione a metà tra lÊironico disappunto e la colpevole soddisfazione), le uniche foto pubblicate sulla bacheca del gruppo riguardano il cibo e le creazioni culinarie autografe (degli utenti intravediamo per lo più dita, mani, braccia; attanti informatori), alle quali, quindi, è interamente delegata la funzione di risolvere lÊuniverso figurativo e le attorializzazioni (in quanto indici, impronte, tracce di un „aver fatto‰) dei Soggetti.

˚ interessante notare come il tipo di community configurata da „cucinaremale‰ risponda al modello della stickiness („adesività‰) e non della spreadability („diffondibilità‰, modello oggi dominante; cfr. Jenkins, Ford, Green 2013). Gli utenti, cioè, vivono la bacheca del gruppo come un ambiente „da abitare‰ e in cui concentrare le proprie e le altrui risorse: „Mio marito mi chiede:lÊhai fatto vedere agli altri? [riferendosi a una delle foto pubblicate sul gruppo] Ho omertosamente risposto: Âquello che si pubblica nel cucinaremale, resta nel cucinaremaleʉ. In altre parole, gli iscritti non condividono i contenuti pubblicati allÊinterno del gruppo sulle proprie bacheche, ma piuttosto condividono vecchie e nuove foto pubblicate originariamente sui loro profili personali sulla bacheca del gruppo. Dinamiche di questo tipo, che ricordano quelle delle chat room, confermano la definizione di „fenomeno di culto‰ che è possibile spendere per una comunità come „cucinaremale‰, un insieme di soggetti legati da una stessa forte passione, molto coinvolti, molto attivi e solo relativamente interessati allÊapertura della cerchia verso lÊesterno e allÊingresso di nuovi membri20.

5. Posso fare di peggio 5. Posso fare di peggio5. Posso fare di peggio 5. Posso fare di peggio

LÊutente, comunitario e solidale, sta partecipando a una gara e sta cercando di vincerla („con gli spaghettini Gotam voglio preparare un pastone che manco Poison Ivy...‰), anche a costo di „barare‰ („cioè si cucina dimmerda apposta‰).

Se nelle trasmissioni televisive a tema culinario vince il concorrente-cuoco che produce il piatto migliore, il piatto perfetto o quantomeno il piatto che soddisfa certi requisiti (riguardo ingredienti, tempi di cottura, modalità di presentazione ecc.), allÊinterno del gruppo le lodi si sprecano per lÊutente che pubblica la peggiore testimonianza di cattiva cucina di cui è stato lÊartefice; nella consapevolezza che un piatto può anche apparire disastroso, ma che è quasi sempre immaginabile, a partire dagli stessi ingredienti e dalle stesse intenzioni, „riuscire a fare di peggio‰ (con qualche eccezione; cfr. infra, par. 9).

Se la giuria degli utenti non giudica il piatto presentato come „sufficientemente brutto‰, scatta una ludica minaccia (o autominaccia: „sono migliorata, lascio il gruppo‰) di allontanamento (ban) dal gruppo („ma questo non è cucinaremale, sembra buono!‰). Si rischia sul serio lÊallontanamento – così compare scritto nella descrizione del gruppo – solo nel caso in cui lÊutente inviti al „consumo di alimenti scaduti o andati a male‰.

Nonostante ciò, sul gruppo la pubblicazione di immagini di etichette di cibi che „lasciano il tempo che trovano‰, cibi muffiti, ossidati, pietrificati, mummificati nel cellophane è allÊordine del giorno:

19 Definiamo qui, provvisoriamente, la (sottinteso „foto‰) o il (sottinteso „scatto‰) selfie, termine legato alla

dimensione social e mobile, come unÊimmagine fotografica che mette in scena la propria natura di autoscatto.

20 Da questo punto di vista, la pubblicazione dellÊarticolo di „Repubblica‰, e i problemi di „etichetta‰ e gestione

di post e commenti che ne stanno conseguendo, è emblematico. Un utente si vede costretto a ribadire la linea del gruppo, contro gli „infiltrati‰ del „cucinare bene‰, in questi termini: „Propongo il boicottaggio. Si boicotta la coca cola, si boicotta il trentino, si boicotta Israele.. è ora che anche noi boicottiamo chi ci propina piatti succulenti e gustosi!! Non rispondiamo ai loro post, anzi quando spuntano con la loro odiosa premessa Ânon odiatemiÊ, ignoriamoli e commentiamo tutti i polli della [nome dellÊutente; cfr. infra, par. 9], i tortelli informi del [nome dellÊutente], il principe Rana della [nome dellÊutente], tutte le muffe e gli avambracci abbrustoliti cosi da affossare le tortine con i fiorellini e le braciole cotte alla perfezione! Uniamoci compagni!!‰.

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„Cioè raga, dato lÊesponenziale numero di post, che ultimamente leggo e che vedo, sugli alimenti scaduti, cÊé qualcuno che bara. [...] Adesso per onestà intellet[t]uale, bisognerebbe dare una prova concreta che il cibo sia veramente scaduto, postare in aggiu[n]ta almeno una tarma, una formica. E che cavolo, girano tante bufale in giro!‰.

Così come lÊ„industriale‰, il „confezionato‰, il „pronto‰ e il „generico‰ („filetto strapazzato di...boh, un pesce‰) rappresentano la norma, in netto contrasto con lÊenfasi sulla materia prima che è uno dei topos cardine dei discorsi sul culinario (dove il cibo è sempre specificato, connotato come „naturale‰, „fresco‰, „genuino‰, „biologico‰, „secondo tradizione‰, di „alta qualità‰, „100% italiano‰; la frutta e la verdura sono „appena colte‰, „direttamente dal campo alla tavola‰; il bestiame è „allevato a terra‰; il pesce è „selvaggio‰, cioè „non da allevamento‰): „Magari cuciniamo male, ma la roba almeno è fresca...da frigo‰.

6666. . . . Il grado zero della cotturaIl grado zero della cotturaIl grado zero della cotturaIl grado zero della cottura

Gli utenti di „cucinaremale‰ si descrivono per lo più come lavoratori (molto spesso genitori-lavoratori) e studenti (generalmente universitari). Molti di loro non vogliono – ma sarebbe meglio dire non hanno voglia di – cucinare, anche perché non ne hanno il tempo: „Dopo 13 ore in ufficio è bello tornare a casa e trovare questo [un frigo vuoto].... The valley of death and shadows ma soprattutto shadows‰; „In tempi di studio non si può mica perdere tempo ai fornelli, quindi ci si affida alla nouvelle cuisine express [introducendo un pasticcio di avanzi tirati fuori dal frigorifero]‰. LÊisotopia lavorativa-temporale appare centrale: sono numerose le immagini di pause pranzo in cui il pasto, votato a un rigido pauperismo, „triste‰ e „solitario‰ (sono i „piatti mai naggioia‰), è consumato sulla postazione in ufficio o comunque sul luogo di lavoro (per es., dentro un container merci). ˚ un trionfo di panini di fortuna, zuppe o paste istantanee al microonde, baracchini che contengono insalate o piatti unici dalla dubbia decifrabilità. ˚ il trionfo della routine; una routine distante anni luce però da quella, forse non meno – casanovescamente – meccanica, ma tutta votata allÊ„antidomestico‰, al „culto del fuoco‰ (i cibi sono „scottati‰, „saltati‰, „rosolati‰, „grigliati‰ ecc.), al „piccante‰ e allÊ„afrodisiaco‰, del metrosexual, il maschio single dai modi urbani e curato nei minimi dettagli (Pozzato 2012, pp. 149-166).

Molti „cattivicuochi‰ sono insomma mossi da un dover-fare al quale non possono sottrarsi (devono nutrirsi e devono nutrire i propri figli e le proprie famiglie), ma non sono sicuramente animati da un voler-fare; il loro interesse nei confronti del cibo è esclusivamente pratico, si limita al mero soddisfacimento del bisogno corporeo di sostentarsi, possibilmente nel modo più conveniente possibile (laddove con questo termine si intendono fattori non solo materiali ed economici, ma anche temporali). Cucinare è un dovere, anzi una necessità, non un piacere: a chi dice „cucinare mi rilassa‰ si risponde „a me rilassa mangiare‰ o „allora cucina tu‰. Il „cattivocuoco‰, demotivato, disforico, di fretta, non cerca che una „RICETTA facile facile: Prendete dal frigo tutto ciò che sta per andare in putrefazione, tagliate la metà marcia e il resto in padella con olio‰. ˚ il principio della „Frittata alla fuck that shit‰. A ben vedere, forse, il „cattivocuoco‰ non cerca neppure: apre il frigo e afferra ciò che vi è rimasto dentro, la prima cosa disponibile, più o meno utilizzabile21. Basta poi „prendere e frullare

tutto‰, pur di non finire con il bruciare persino un uovo sodo.

Gli ingredienti, costituenti di base di una ricetta, spariscono, e restano solo gli alimenti, o meglio le marche di cibi industriali (Althea, Bo Frost, Carrefour, Conad, Coop, Fileni, Findus, Heinz, Knorr, Lutosa) pronti per il consumo (scatolame, in busta, in vaschetta), semi-lavorati (precotti, surgelati), insaporenti (maionese, salsa di soia, panna). Il prosciutto o le fette di formaggio, ma anche le farfalle, i fusilli o i panzerotti „del giorno prima‰, conservano sulla propria superficie le tracce della forma dei

21 Può essere interessante raffrontare i „cattivicuochi‰ di „cucinaremale‰ con i freegans (cfr.

en.wikipedia.org/wiki/Freeganism), ovvero coloro che praticano il recupero critico del „cibo sprecato‰. Se questi ultimi frugano tra scarti e rifiuti alla ricerca di alimenti buoni, ma destinati alla distruzione, i „cattivicuochi‰ sono „scriteriati‰, spesso conservano in frigo alimenti che non andrebbero più consumati, e non li scartano, ma li consumano (o, almeno, ci provano).

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contenitori di plastica dentro cui si trovavano fino a pochi istanti prima di essere fotografati. Se ne sente quasi la consistenza turgida, gelatinosa, plasticosa, legnosa, molle o stoppacciosa, a seconda dei casi: mangiare lÊinsalata imbustata del supermercato „è come[m]angiare quella paglietta di plastica per riempire i cesti di natale‰.

˚ questa una logica che potremmo definire „grado zero della cottura‰22, al cui estremo, a ben vedere,

non vi è neppure una cottura, ma solo un bricolage a crudo e a freddo, un taglia e cuci e un mischiare un poÊ disperato, un poÊ divertito. Non si accede neppure al dominio del culinario (ci si arresta a un gastronomico tutto schiacciato sullÊalimentare), perché „cucino così male⁄ che non cucino‰: e così un pasto può essere costituito anche solo da qualche fetta di pane integrale industriale attorcigliata su se stesso, da una cipolla rossa affettata su una fetta di pancarré, da quattro wurstel crudi disposti in parallelo su di un piatto, da un bicchiere dÊacqua ben zuccherato. AllÊincrocio tra food junk e junk food, si situano invece varianti più pasticcione e temerarie: un sandwich con dentro una banana e del ketchup, una fetta di melone con sopra del tonno in scatola („il prosciutto sì e il tonno no?‰), una brioche farcita con un gelato biscotto, delle fette biscottate spalmate di pesto alla siciliana.

7777. . . . La La La La grande bouffegrande bouffegrande bouffe ((((boueuse ou brûlégrande bouffe boueuse ou brûléboueuse ou brûléboueuse ou brûlé))))

Altri „cattivicuochi‰ sono animati da un forte voler-fare: vogliono cucinare („sabato prossimo sarà il compleanno di mia figlia e volevo fare tutto io‰) e cucinano. Ma non sanno cucinare: „Allora, gli ingredienti buoni buonini ci sono [delle fettine di filetto]. LÊidea è la pizzaiola. Come la rovino ?‰. Manca il sapere del cuoco: non si sa dove mettere cosa e come („Ho scoperto che le uova non vanno nel microonde‰, si commenta allÊimmagine di un uovo disintegrato dentro un fornetto); i sintagmi alimentari appaiono confusi, se non ribaltati (una cotoletta – di quelle pronte, da scaldare in padella – diventa il „contorno‰ di un uovo al pomodoro). Si può

„Fare il tiramisù coi savoiardi senza glutine e non accorgersi che, appunto, sono diversi dai savoiardi classici. Già il fatto che non si ammorbidivano nel caffé mi avrebbe dovuto far sospettare che forse non andavano bene, ma imperterrita ho continuato. ˚ venuto fuori una specie di sanpietrino al cacao da tagliare col seghetto. Sigh‰.

„Vi ho pensato oggi quando, dopo aver creato per la prima volta la mia palletta di pasta frolla, averla messa in frigo a riposare, esser andata a lavare lÊattrezzatura usata, ho visto con orrore che nella ciotola della bilancia cÊera una montagnetta di zucchero rimasta li sola soletta e abbandonata‰.

Manca il saper-fare del cuoco. I „cattivicuochi‰ sono disattenti („Vorrei condividere con voi la mia opera dÊarte: ÂLa distrazioneÊ. Dovevano essere delle cipolle in agrodolce‰); non usano gli utensili adatti (tante le immagini di pesci la cui testa e la cui coda debordano dalla padella), oppure li usano ma con esiti scoraggianti („Oggi sono riuscita a scuocere il risotto con il bimby‰, „Non mi è riuscita la pasta sfoglia. Col bimby‰)23 o li distruggono (una delle poche immagini specificamente dedicata –

Bimby escluso – a uno strumento da cucina, elemento spesso centrale nei discorsi di gourmet e foodies24, è quella di un mestolo semicarbonizzato); si scottano mentre cucinano o si affettano le dita

mentre pelano le patate (episodi testimoniati da schizzi di sangue, cerotti, fasciature e addirittura una porzione di dito medio fritta perché finita „direttamente nella padella di olio bollente‰). I „cattivicuochi‰ non dispongono neppure dei materiali di base: „non ho sale, non ho limone‰, „ho finito lo zucchero‰.

22 Ci perdonerà Roland Barthes (1947).

23 Il Bimby è un robot da cucina tuttofare (cfr. bimby.vorwerk.it/home).

24 Un utente sottolinea questa „retorica dello strumento‰ suggerendo che „Il secondo [segreto di questa ricetta] è

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A ben vedere, se i „cattivicuochi‰ del „grado zero‰ sono armati di un non-voler-fare che si consolida in un voler-non-fare, i „cattivicuochi‰ animati dal voler-fare culinario non fanno altro che mutuarne le forme da un dover-fare più esteso, più invadente, „pretenzioso‰ rispetto a quello della mera sussistenza alimentare. I „cattivicuochi‰ non solo cucinano, ma cucinano anche – vittima di slanci gastromaniaci – ricette elaborate: manicaretti, arrosti con contorni, paste fresche e ripiene, risotti, creme, tiramisù, ciambelloni, torte (non più „fatte in casa‰, ma „fatte a caso‰). I risultati sono allora delle „grandi abbuffate‰ mancate, sabotate, fallite25: sono superfici martoriate, dilaniate, carbonizzate, degne di

unÊultima cena a Pompei; sono pastoni melmosi, ammassi materici abnormi, ribellatisi come Frankenstein al proprio creatore, simili più a una „creazione edilizia‰ (una torta alla panna ricorda lÊ„intonaco rustico per villetta di campagna‰, una zuppa di lenticchie del „catrame‰), a concrezioni o umori organici („Come mio esordio, ecco la torta salata uscita un po[Ê] a forma di...‰) che a cibo. 8. Dimmi cosa mangi

8. Dimmi cosa mangi8. Dimmi cosa mangi

8. Dimmi cosa mangi (perché non lo capisco)(perché non lo capisco)(perché non lo capisco)(perché non lo capisco)

Le materie che compongono i piatti dei „cattivicuochi‰ sono troppo poco lavorate o troppo lavorate, non esiste via di mezzo; gli alimenti sono quindi crudi o stracotti, unti e brodosi o al contrario essiccati, liofilizzati. Il risultato finale sembra un piatto la cui preparazione è stata interrotta in fretta e furia, oppure, al contrario, un bolo, cibo già in corso di metabolizzazione; in ogni caso – ora come piatto „fatto e finito‰, ora come insieme di materie e ingredienti – irriconoscibile: „Trovo sublime che il primo commento alle foto postate qui sia in realtà una domanda, LA domanda: ÂcosÊè?ʉ. Proprio come il degustatore (o lÊofresiologo), anche gli utenti di „cucinaremale‰ devono indossare i panni dellÊinvestigatore.

Quando non invita espressamente a indovinare di cosa si tratti (lunga la sfilza di post del tipo: „cosÊè?‰ + immagine), lÊutente include nel racconto del piatto e nella descrizione della fotografia la rivelazione di ciò che sta cucinando o ha cucinato, con un effetto comico da punch line („battuta finale‰): „Sono dei muffin. Ovviamente con la giusta dose di fantasia‰.

9999. Il pollo à la Stephen King. Il pollo à la Stephen King. Il pollo à la Stephen King. Il pollo à la Stephen King

I piatti a base di carne non presentano quella obliterazione del corpo morto e, quindi, quella anestetizzazione della morte dellÊanimale a cui siamo generalmente abituati e che è, per definizione, una delle caratteristiche del foodporn, le cui immagini „censurano il processo di produzione del pasto‰26 e magnificano il risultato finale, il trattamento, lÊelaborazione, la confezione della materia.

Alla categoria „piatti cadaverici‰ appartengono, per es., il „piranha‰ utilizzato da „Repubblica‰ come copertina della sua gallery, nonché quello che è diventato il manifesto o quantomeno il contenuto, a furor di popolo (circa 780 „mi piace‰, circa 460 commenti), più in vista del gruppo27. Si tratta di quello

che è stato ribattezzato, nei commenti allÊimmagine e in successivi post allÊinterno del gruppo (creando così una sorta di narrazione seconda, di epica interna e meta-discorsiva), il „pollo alla Stephen King‰, ovvero lÊorrore culinario definitivo.

La didascalia recita „Era il 2009 e volevo sorprendere i miei invitati alla cena di Halloween. Ci riuscii, ma saltarono la portata di carne‰. LÊimmagine mostra un pollo, intero, con tanto di pelle, cresta, becco, zampe, semicrudo nelle cosce, semiabbrustolito in testa, dal cui posteriore fuoriescono un uovo dal guscio incrinato e alcune punte di rosmarino; adagiato su larghe foglie di lattuga (fresca e cruda, inserita, come guarnizione, a termine della cottura), il pollo è posto allÊinterno di una teglia – senza una base di carta forno, né di fogli di alluminio – di cui si intuisce il fondo incrostato e bruciacchiato (Fig. 2). La ricetta è contenuta in un commento dellÊutente che ha pubblicato lÊimmagine:

25 Ci perdonerà Marco Ferreri (La grande bouffe, Francia-Italia 1973; versione it. La grande abbuffata). 26 Coward 1984, p. 103; trad. mia.

27 Tanto che, pure pubblicato originariamente il 13 settembre 2014 (on.fb.me/1njfvC0), il post ritorna

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„Eliminate le interiora, bruciacchiare tutta la superficie per eliminare piumette e la pelle dura delle zampe. Date una prima cottura in padella con pochi odori (non sia mai ad esagerare con queste finezze). Poi mettetelo in forno con un uovo nel concuimisiedo per ultimare la cottura‰.

Le ovazioni si sprecano: „Capolavoro‰; „Credo di non aver mai visto nulla di più disgustoso. Complimenti davvero!‰; „Questa per me dovrebbe essere lÊimmagine del gruppo... Riassume benissimo il senso del nostro essere qui! Medaglia dÊoro‰; „Lo dico con la morte nel QVORE: [⁄] questo gruppo non ha più senso. Basta. Fine. Schluss. Ogni cosa postata da altri non sarà nemmeno lontanamente paragonabile‰. „˚ una delle cose più belle e terribili mai concepite, bisognerebbe dedicargli ogni piazza o via di fronte a una rosticceria. Per me questo 31 ottobre torna tipo Pet Semetary per chiederti lÊanima piuttosto che dolcetto o scherzetto.‰ „Sappi che hai reso mia figlia vegetariana (era qui con me)‰.

LÊimmagine presenta dei tratti orrorifici e gli utenti lÊhanno associata, commentando in forma di immagini, a una lunga sfilza di incubi visivi cristallizzati nellÊimmaginario collettivo: si va dalle creature infernali che riempiono i quadri di Hieronymus Bosch, al tirannosaurus rex di Jurassic Park, dallÊAlien di H. R. Giger, alla creatura di Eraserhead di David Lynch, alla „sirena delle Fiji‰ di P. H. Barnum. Il povero pollo diventa un Moloch, lÊ„Anticristo‰, „Satana‰; si invoca lÊintervento di padre Amorth per esorcizzarlo („Questo [⁄] non è cucinaremale, questo è cucinare IL male‰). Viene paragonato alla mummia rattrappita di Ramsete II, è degno di un „B movie di Corman‰, del „capolavoro della Troma ÂPoultrygeist, Night of the chicken deadʉ, è forse un effetto realizzato per un film di Lucio Fulci, è un caso per Mulder e Scully di X-Files, una tortura da Arancia Meccanica, una traduzione visiva del brano Death Embryonic Cells dei Sepultura. LÊutente che ha postato lÊimmagine viene paragonato al Freddy Krueger di Nightmare.

Irriconoscibile („ma...ma...che animale è?‰), grottesca („ma il cadavere, cioè la bambola, come ha retto la cottura?‰) figura, guardata con astio da Grumpy Cat e con divertito raccapriccio da Gerry Scotti, il „pollo alla Stephen King‰ ha dello scandaloso, dellÊosceno, infrange dei tabù, mostra ciò che non si dovrebbe mostrare: „è che fa impressione pensare che la carne che mangiamo un tempo sia stata parte di un animale. davvero i polli non nascono già pronti per il forno?‰; „francamente io ti avrei denunciato alla protezione animali... e cavolo, metti una stellina per censurare i genitali! siamo mica su playboy!‰. LÊuovo in particolare sembra avere colpito la curiosità degli utenti („ci siamo soffermati tutti sullÊuovo nel c..o‰), quasi si trattasse di uno strano vilipendio nei confronti di un cadavere; ci si interroga sulle origini dello scempio: „No ma scusate, non ha senso lÊuovo dentro. ˚ parte della scena: Lo ha partorito mentre agonizzava a 200 gradi!‰.

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10. . . . The art of food (de)compositionThe art of food (de)compositionThe art of food (de)composition The art of food (de)composition

Se la „presentazione è tutto‰, quasi tutte le immagini pubblicate su „cucinaremale‰ rappresentano un corposo „niente‰ che è il perfetto antimanuale dei princìpi del foodporn e del food styling.

Laddove, nella fotografia glamour applicata al cibo e alla cucina, la fattura delle immagini riesce a comunicare, sinesteticamente e per inferenza (anche „barando‰, ovvero modificando ad hoc lÊaspetto del cibo rappresentato, a discapito del suo effettivo sapore o addirittura della sua commestibilità)28,

profumi invitanti, consistenze soffici e croccanti, sapori sorprendenti, insomma cibi golosi, ogni componente delle fotografie dei „cattivicuochi‰ (che rispondono a unÊestetica che potremmo definire food startling, „sgomento da cibo‰) sembra essere partecipe dello stesso non-saper-fare alla base dei piatti, tristi o falliti (a livello di ingredienti, preparazione, presentazione, conservazione, come abbiamo visto), raccontati allÊinterno del gruppo.

Il materiale pro-fotografico è, come sappiamo bene, quel che è. LÊinquadratura è ritagliate male: è parziale, appiattisce lÊimmagine, oppure crea scorci arditi, da Cristo del Mantegna, che deformano mostruosamente la pietanza. La fotografia è sfocata, la luce – il flash – troppo o troppo poco intensa, i colori – partecipi dellÊisotopia cadaverica – sono lividi. Se lÊiperrealismo foodporn può far pensare a un Norman Rockwell glamour, quello di „cucinaremale‰ fa pensare al David Cronenberg di eXistenZ (le scene nella fabbrica dei game pod). Laddove la mise en scène in HD del foodporn fa venire lÊacquolina in bocca, i cibi a bassa risoluzione immortalati su „cucinaremale‰ fanno passare lÊappetito. Anche nei casi in cui il sapore del piatto meriterebbe forse una chance.

11. Brutti ma buoni? 11. Brutti ma buoni?11. Brutti ma buoni? 11. Brutti ma buoni?

Potrebbero anche essere buoni questi cibi „cucinatimale‰, ma è difficile sfuggire alla catena associativa-connotativa che vuole che il „bello‰ (significante) sia anche „buono‰ (significato) e il „brutto‰ „cattivo‰29: „Secondo me non sono male ma nessuno li vuole quantomeno assaggiare. (sono biscotti)‰.

„cucinaremale‰ è allora soprattutto una questione di presentare male, ancor più che di preparare male, e quindi non necessariamente è un mangiare male. Si può, per es., „cucinaremale ma mangiarebene‰, ovvero genuinamente: „nessun cibo è stato realmente cotto da me [, sono] verdure surgelate in busta e lenticchie in scatola‰; oppure, sono „frutti di bosco‰, anche se „sembra un poÊ il cervello spappolato di uno zombie‰ o „quella cosa che non si può dire‰.

Facciamo un piccolo esperimento. A partire dallo stesso identico piatto e dalla stessa identica composizione (toast integrale, petto di tacchino al forno, tagli di formaggio a pasta semi-dura, salsa greca – tutto industriale – e patate dellÊorto fritte), proviamo a simulare una resa fotografica da „cucinaremale‰ (Fig. 3) e una da foodporn (Fig. 4). ˚ evidente che il risultato è molto diverso, e che la materia (prima) non cÊentra: in buona (o cattiva) sostanza, è tutta una questione di forma.

11112222. . . . Il Gambero RottoIl Gambero RottoIl Gambero RottoIl Gambero Rotto

Come già accennato, e come evidente, la chiave di „cucinaremale‰ risiede nellÊironia, anzi nellÊautoironia, e nella parodia. Gli utenti sono consapevoli del proprio non-voler-fare e del proprio non-saper-fare, ed è su questa consapevolezza che si fonda il voler-ridere e il voler-far-ridere al centro dei discorsi e delle pratiche del gruppo.

28 Basta inserire „food styling‰ come chiave di ricerca su „Google Immagini‰ per ottenere alcuni esempi di

„trucchi‰ da food stylist: come usare un phon per fare incroccantire la superficie di una pietanza o utilizzare delle anime di cartone per dare consistenza e geometricità a una fetta di torta.

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Fig. 3 – Immagine costruita alla maniera

di „cucinaremale‰.

I „cattivicuochi‰ parlano sempre in prima persona, ma vestendo i panni del grande chef alle prese con la traduzione verbale delle proprie creazioni: un petto di pollo alla piastra con funghi e peperoni, bruciacchiato e ricoperto di salsa di soia, viene introdotto e chiosato in francese maccheronico („pett de poll avec funghi et peperoni, tout tagliè e cott insiem sour la piastrà et avec salsà de soià, naturelment. Oui, cÊest bon‰); le ricette più disastrose vengono esposte con puntiglio (cfr., per es., supra, par. 9, il caso del „pollo alla Stephen King‰); la terminologia impiegata ricalca quella della cucina dÊavanguardia (una semisfera di ricotta diventa una „cassata destrutturata‰); gli utenti si rivolgono gli uni agli altri con appellativi come „Maestro‰.

La parodia serve lÊironia e il ludico si esercita su tutta una serie di totem polemici, la cui divertita deprecazione ha lo scopo ultimo di suggerire che sì, i „cattivicuochi‰ „cucinanomale‰, ma neanche gli altri scherzano. Si pubblica il ritaglio di giornale con la celebre ricetta del „pollo alla piastra di Elisabetta Canalis‰, prototipo di „grado zero della cottura‰ a dispetto dellÊimmagine in stile foodporn: „Prendete una fetta di petto di pollo e mettetela su una piastra o su una padella ben calda. Quando il colore della carne diventa bianco, la pietanza è pronta‰.

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Fig. 4 – Immagine costruita alla maniera del „foodporn‰.

Si pubblica la foto di una confezione di fettuccine sponsorizzate da unÊagenzia di onoranze funebri. Si commenta il „pollo alla Stephen King‰ facendo notare come il „pollo in crosta di sale‰ proposto dal blog, leader del settore, „Giallo Zafferano‰30 non sia poi tanto diverso (anche quello presenta il

famoso uovo nel „concuimisiedo‰). Si creano meme e demotivational fai-da-te, come quello in cui una bambina che dice allÊamica „Anche a casa vostra dite le preghiere prima di mangiare?‰ si sente rispondere „No, mia mamma cucina bene⁄.‰. Ci si chiede perplessi se il nuovo trend della cucina giapponese, la preparazione di pietanze inserite dentro un profilattico, o se il frutto di mare esotico a forma di pene siano esempi di „cucinaremale‰.

Si scherza schernendosi e schermendosi: „Pranzo: riso integrale della camargue scaduto e non abbastanza cotto misto a sgombro in scatola che manco il gatto, bestia intelligente, ha voluto. Solo voi potete capirmi‰; „La coca dice che ce la farò‰, si commenta mostrando la foto di alcuni wurstel squartati e semicarbonizzati e di una bottiglia di Coca-Cola Zero con la scritta „I will survive‰ stampata sullÊetichetta. Si sfruttano frasi fatte, si additano stereotipi, si lasciano intravedere istanze politiche; pubblicando una foto che ritrae Silvio Berlusconi dinanzi a una torta dalle regali fattezze, raffigurante una corona e uno scettro, si chiosa:

„QUANDO CÊERA LUI LA GENTE cucinavabene !

Torta a dir poco regale con tanto di corona e scettro di pasta di zucchero dove la compagna Francesca Pascale ha fatto scrivere: ÂA te che sei il Re dei nostri sogni, buon compleanno Presidenteʉ.

La vis comica del gruppo si è incanalata anche nella creazione di unÊintera serie di copertine di libri: gli „IgNobel‰ e i „Classici‰ di „cucinaremalEdizioni‰, giochi di parole con i titoli di libri celebri associati a immagini acconce (ovviamente selezionate tra quelle pubblicate allÊinterno del gruppo), a delineare le ideali dispense di una ideale guida Gambero Rotto 201431.

30 giallozafferano.it, creato nel 2006 da Sonia Peronaci e Francesco Lopes.

31 La serie di libri è quasi tutta raccolta allÊinterno dellÊalbum „CUOCEANO MALE: la biblioteca di

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CuOceano male, La solitudine dei tuberi primi, LÊuomo che sussurrava ai taralli, Le camole che non ti ho detto, Tre metri sotto il cellophane, Cinquanta sfumature di gricia, Il passato [di verdure]

è una terra straniera, Quer pasticciaccio brutto de pappa toscana, LÊuovo senza qualità, Nessuno si salverà da sodo, Il silenzio degli ingredienti, Il burro oltre la siepe, Un [piatto a forma di] cuore così in bianco, LÊorigine delle spezie, CentÊanni di olitudine, Dei delitti e delle penne, La mortazza incantata, I dolori del giovane Wuber.

13 1313

13. Cacogastromania. Cacogastromania. Cacogastromania. Cacogastromania

Quella di „cucinaremale‰ è un Alici attraverso lo specchio („siete un manuale di cattive pratiche culinarie[.] da antropologa mi sento come Alice nel paese delle meraviglie, vi assaggerei tutti (metaforicamente)!‰) dove il brutto diventa bello32 e lÊinsulto lode („non riesco più a distinguere un

complimento da un rimprovero‰ dice il creatore del famoso pollo). ˚ una gastromania con le gambe allÊaria, dallÊassiologia infernalmente rovesciata: una cacogastromania, una gastrotossìa.

In un mondo in cui tutti sono chef e gourmet, il gruppo Facebook dei „cattivicuochi‰ è la Masada di una tendenza minoritaria e gioiosamente, orgogliosamente oppositiva, contro-culturale („sono contraria [a rendere il gruppo privato]. sennò come fanno i miei contatti a sapere che faccio parte di unÊélite?‰), un avamposto effimero di riappropriazione e riterritorializzazione33 del cibo da parte della sciatteria e

del fallimento: ovvero, della „quotidianità‰ e della „normalità‰34.

La valorizzazione del cibo mostrata su „cucinaremale‰ rovescia quella, critica (i freegans), ludica-estetica (i food pornies, i junk foodies) e utopica-esistenziale (i gourmet, ma anche i vegetariani e i vegani) egemone, in nome di un saper-essere e di un meta-sapere comunque fondati sulla volontà: negativa (il non-voler-fare del „non-cotto e mangiato‰ del „grado zero‰) e positiva (il voler-fare delle „grandi abbuffate melmose o bruciate‰). Così modalizzati e patemizzati, i „cattivicuochi‰ affermano e accettano la propria natura, il proprio essere. Tra il serio e il faceto, un utente del gruppo può proclamare:

„NOI NON DOBBIAMO VERGOGNARCI DI CIOÊ CHE SIAMO. Dobbiamo essere orgogliosi. [⁄] In ogni nostro piatto, cÊè della passione, cÊè dell'emozione. CÊè il nostro disagio raccontato al mondo, cÊè la nostra interiorità espressa e ciò che di bello e brutto muove il nostro animo. La cucina è arte e questo è il nostro personalissimo mondo. In ogni nostro piatto noi esprimiamo ciò che siamo. Quindi perché vergognarsi? Amiamoci tutti‰.

pubblicato in rete il 3 novembre 2014

32 Il brutto di „cucinaremale‰ è un „brutto in sé‰ (organico) e „formale‰ (dovuto allo squilibrio tra le parti)

capace di farsi brutto ludico e „artistico‰ (cfr. Eco, a cura, 2007, p. 19).

33 Deleuze e Guattari 1980.

34 ˚ interessante notare come si ammetta un atteggiamento estetizzante nei confronti dei contenuti proposti su

„cucinaremale‰ ma „solo fino a un certo punto‰, ovvero con delle modalità che non eccedano, a giudizio degli

admin del gruppo, appunto dalla „normalità‰, dalla „quotidianità‰ o tuttÊal più dal gioco. Un post del 13 ottobre 2014, una vera e propria ode al gruppo e ai suoi cibi, è stato cancellato, con la motivazione che costituisse un mero sfoggio di eloquio e una intellettualizzazione, e quindi uno snaturamento, dello spirito e degli scopi del gruppo (il contenuto era disponibile al link on.fb.me/ZEjs9r).

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Bibliografia BibliografiaBibliografia Bibliografia

Nel testo, lÊanno che accompagna i rinvii bibliografici è quello dellÊedizione in lingua originale, mentre i rimandi ai numeri di pagina si riferiscono alla traduzione italiana, qualora sia presente nella bibliografia.

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„cucinaremale‰, facebook.com/groups/cucinaremale, gruppo pubblico su Facebook creato nel gennaio 2014; ultima consultazione 13 ottobre 2014.

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