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5.ANALISI DI DER JӒGER UND DER HASE-EIN HASENPO VOLL GOLD

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Academic year: 2021

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5.ANALISI DI DER J

ӒGER UND DER HASE-EIN

HASENPO VOLL GOLD

Nel capitolo precedente si è cercato di capire come le storie di Patrick K.Addai siano più o meno vicine alle opere classiche per l’infanzia. In questo si prenderà, invece, in analisi una delle sue opere e si cercherà di analizzarla in tutte le sue sfaccettature: trama, temi, tempi, luoghi, personaggi, struttura narrativa e particolarità.

5.1 Trama e temi

L’opera si apre con Kwamina, una bambino di 7 anni che vive in un villaggio africano. Egli è povero e vive con i suoi genitori in una capanna; va spesso a trovare un cacciatore, Odododuoduo, che vive vicinissimo al villaggio con la sua famiglia. La mamma di Kwamina gli permette sempre di andare a trovare il cacciatore ma non vuole che il bambino vada a caccia con lui e ogni volta gli fa promettere che non lo farà. Quando va a casa del cacciatore, Kwamina viene trattato molto bene da lui e da tutta la sua famiglia: gli viene offerta acqua da bere e l’uomo dice al bambino che lui può prendere tutto ciò che

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vuole di quello che lui ha (Du kannst alles nehmen, was du brauchst, auβer das, was wir nicht haben1

1

ADDAI, P.K., “Der Jӓger und der Hase- Ein Hasenpo voll Gold”, VerlagAdinkra, Leondig, 2005, p.10.

). Il protagonista vero e proprio di tutta la storia è, appunto, il cacciatore. Egli non ama andare a caccia e pensa che se potesse diventare ricco non dovrebbe più farlo e di conseguenza non dovrebbe più uccidere animali. Un giorno si trova davanti un coniglio e sta per ucciderlo quando l’animale inizia a parlare pregandolo di non farlo perchè vuole vivere ancora. Il cacciatore non crede alle sue orecchie e dopo un primo momento di stupore chiede all’animale perchè dovrebbe non ucciderlo, che cosa potrebbe fare per lui tanto da convincerlo a salvavargli la vita. L’animale gli risponde di cantare la sua canzone preferite e lui lo farà diventare l’uomo più ricco del mondo. L’uomo lo fa, inizia a cantare la canzone (la stessa che cantava ogni volta andando a caccia e nella quale intonava la speranza di poter diventare ricco) e il coniglio inizia a far uscire monete d’oro dal suo sedere. Avendo visto ciò, il cacciatore torna al villaggio con l’animale e racconta a tutti ciò che è successo; vengono fatte feste per questo avvenimento alle quali viene invitato anche il re del villaggio. Le persone sono stupite da quanto successo ma allo stesso tempo felici; la ricchezza del cacciatore, diviene un po’ anche la loro. Egli, infatti, inizia a fare regali alle persone a cui vuole bene tra cui Kwamina al quale regala un paio di scarpe. Il cacciatore compra, inoltre, cose per se e per la sua famiglia; ad un mercato compra 5 capre (una per ognuno dei suoi figli) e una antilope. Dopo un po’ di tempo., il cacciatore sogna che il coniglio ha dentro la pancia le monete d’oro; per questo

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motivo una notte decide di partire con l’animale per andare nel bosco e ucciderlo; per poter prendere tutte le monete che ha il coniglio in pancia e diventare ancora più ricco di quello che è. Dopo averlo ucciso l’amara scoperta: in realtà le monete d’oro non ci sono ed inizia a piangere come un bambino finchè ha lacrime in corpo. Amina, la moglie del cacciatore e i suoi figli si accorgono che nè l’uomo nè l’animale sono più a casa e così si preoccupano. Non riuscendo a trovarli vanno a chiedere aiuto al re che decide di aiutarli mandando una squadra di suoi uomini a cercare il cacciatore e l’animale. Questi lo trovano nella foresta e una volta che si trova davanti a loro, il cacciatore mette nella sua sacca l’animale morto e dice loro di portarlo dal re che ha qualcosa da raccontargli. Il re gli dice che lui così come la sua famiglia si sono preoccupati per lui e lo hanno molto cercato così il cacciatore cade sui ginocchi e piangendo confessa ciò che ha fatto ([...]ich habe das Leben des Hasen genommen, weil ich getrӓumt habe, dass mehr Goldmünzen in seinem Bauch versteckt sind. Aber in seinem Bauch war kein Gold zu sehen. Ich wollte der reichste Mann der Welt werden, und jetzt habe ich alles verloren2

2

Ivi, p.63-64.

).Il cacciatore dice di volere solo che la sua famiglia lo perdoni e di voler smettere di andare a caccia; vuole tornare a fare l’agricoltore. Alla fine il re, come insegnamento della storia, afferma che quello che il cacciatore ha fatto è un errore dal quale tutti dobbiamo imparare: chi è alla ricerca della ricchezza non la troverà, chi ricerca umanità troverà tutto. Come ultima frase della storia una proverbio africano che afferma che un buon

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nome è megliore della ricchezza: “Ein guter Name ist besser als Reichtum!”3

Per quanto riguarda l’arco di tempo che viene raccontato all’interno della storia, non possiamo esprimerci perchè La trama di questa opera offre una vicenda molto diretta e lineare. Si parla della storia di un semplice cacciatore che, preso dalla voglia di diventare ricco, fa di tutto per ottenere quello che vuole senza pensare alle conseguenze. La tematica che affronta è, in un certo senso, attuale e la morale che ne segue può essere sintetizzata nel motto “chi troppo vuole nulla stringe”. Il cacciatore è riuscito, grazie ad un animale incontrato quando è andato a caccia, a diventare ricco ma non gli basta e vuole di più e alla fine rimane senza niente. Il tema della povertà è messo in evidenza dall’autore per far capire la realtà dei paesi e piccoli villaggi africani; esso infatti è un problema attuale. Descrivendo il modo di vivere dei personaggi principali, l’autore cerca di trasmettere la sua Africa, la cultura, tradizioni e modi di vivere.

5.2 Tempi

I tempi della storia all’interno di questa opera non sono facilmente deducibili. Non ci sono riferimenti temporali precisi ma sembra che la storia che Patrick K. Addai racconta sia attuale: gli stili di vita, le abitudini e i personaggi descritti non ci lasciano intendere chiaramente quale sia il periodo in cui si svolge la storia ma potrebbe benissimo essere una vicenda del presente e non appartenente a epoche lontane e passate, come spesso accade nelle storie per bambini.

3

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non ci sono riferimenti temporali che ci facciano capire se la storia si sviluppi in un arco di tempo più o meno breve. Il tempo narrativo, invece, risulta essere abbastanza veloce in quanto nel racconto prevalgono i dialoghi o solilolqui. Le sequenze narrative sono presenti sebbene in misura minore a quelle dialogiche e non sono mai troppo lunghe. Dialoghi, monologhi e soliloqui creano dinamicità e fanno sì che la storia scorra in modo più veloce. Non sono presenti digressioni così che la vicenda risulta narrata in modo continuo senza interruzioni.

5.3 Luoghi

La storia si apre nella casa di Kwamina, una capanna all’interno di un villaggio in Africa, poi ci si sposta nella casa del cacciatore Odododuoduo, nelle vicinanze del medesimo villaggio e in seguito nella foresta dove l’uomo va a caccia. I luoghi principali sono questi; anche quando vengono fatte le feste per celebrare l’animale trovato dal cacciatore, esse si tengono nel villaggio. I luoghi che sono descritti da Patrick K.Addai in questa opera sono luoghi reali e non fantastici e l’attaccamento alla realtà risulta esseremaggiore.

5.4 I personaggi

I personaggi sono un elemento fondamentale del racconto; essi sono molto importanti perchè sono loro che creano le dinamiche nella storia. Nella maggior parte dei casi si ha un protagonista che è la figura principale della storia e si trova sempre (o quasi) al centro dell’azione, l’antagonista che è colui che si contrappone al protagonista creandogli difficoltà di vario genere, l’aiutante (che può essere uno o più di uno) ovvero colui che agevola il protagonista e

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l’oggetto che è ciò che rappresenta il desiderio del personaggio principale ed in alcuni casi anche dell’antagonista. In questo caso il protagonista è il cacciatore Odododuoduo e il suo oggetto del desiderio è rappresentato dall’animale che ha il potere di renderlo ricco. Non esisteun vero e proprio antagonista in questa storia, non uno visibile. L’antagonista del personaggio principale è solo la sua voglia di avere di più, la sua fame di denaro e ricchezza che lo porta sulla strada sbagliata e lo rende vulnerabile e incline all’errore. Non esistendo un antagonista vero e proprio, non si ha nemmeno la figura dell’aiutante. Ciò che fa il protagonista lo fa da solo, sia nel bene che nel male. Da solo va a caccia e trova l’animale prezioso e da solo, una notte, lo porta nella foresta e lo uccide nella speranza di avere tutte le monete d’oro per se stesso e la sua famiglia. Non si ha una descrizione dei personaggi dal punto di vista fisico ma piuttosto si parla di loro in base a ciò che fanno. Nessun personaggio è descritto in modo diretto ma si intuisce qualcosa di lui soltanto attraverso le azioni, i gesti che compie e come si comporta con gli altri e nella vita. Si capisce, per esempio, che il cacciatore è una persona stanca della vita che conduce e cerca di avere di più, avere il meglio per se stesso e per la sua famiglia. Si capisce che la moglie ed i figli dell’uomo lo amano molto perchè alla fine lo perdonano nonostante egli abbia ucciso ciò che, in quel momento, era per loro prezioso: l’animale che faceva uscire monete dal sedere.

5.5 Struttura narrativa

Il racconto Der Jӓger und der Hase- Ein Hasenpo voll Gold è formato da tredici capitoli. Prima dell’indicesi

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trova un proverbio africano, precisamente un proverbio del popolo Ashanti, popolo al quale appartiene anche Patrick K.Addai. Nella pagina successiva all’indice, invece, si trovano due canzoni in lingua africana, probabilmente in quel dialetto parlato dal popolo ashanti in Ghana, accompagnate da uno spartito musicale. E nella pagina suguente una dedica con l’immagine di un oggetto africano. Già sfogliando le prime pagine si capisce di trovarsi di fronte ad una storia per bambini diversa dal solito, convinzione che diventerà ancora più salda una volta letta la storia, sfogliando le ultime pagine del libro nella quale si trova un glossario con la spiegazione delle parole africane che compaiono nel testo.

5.5.1 Narratore

La narrazione non sempre è condotta dall’autore del romanzo; la storia può essere raccontata da un personaggio interno ad essa, dal protagonista stesso o da un narratore fuori campo che espone le vicende in modo personale. In questo caso, si ha un naratore fuori campo che racconta la storia ma non vi prende parte. Le vicende narrative sono,infatti, in terza persona e ciò ci fa capire che chi racconta non prende parte direttamente ai fatti ma li riporta semplicemente.. Egli presenta la storia in modo oggettivo; non intervienenella vicenda e non inserisce pareri personali o giudizi ma lascia che le cose così come sono. Si parla in questo caso di focalizzazione esterna dei fatti per cui il narratore non si esprime ma riporta solamente ciò che vede e sa. Ecco alcuni esempi a sostegno di quanto appena affermato:

Allmӓhlich kommt wieder Leben in den Jӓger. Er rollt zur Seite und versucht mit Hilfe seiner Hӓnde, auf die Beine zu kommen.

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Von hinten betrachtet schaut er aus wie eine Krabbe, die ins Wasser geht. Als er endlich aufgestanden ist, klopft er den Staub von seinen schӓbigen Kleidern und lӓsst seine Augen vom Hasen zum Geld schweifen. Nun erst nimmt er das Geld wirklich wahr4

Die Sonne scheint sehr stark und die Geier fliegen über die Köpfe der Menschen. Eigentlich sind sie beim Fest nicht willkommen, aber das herumliegende Fleisch der Ziegen lockt sie herbei. Geier fressen gerne Fleisch, sie riechen sogar, wenn sie hundert Meter hoch fliegen. Es ist wieder die Aufgabe der Kinder, sie zu verjagen, wenn sie zum Fleisch kommen

.

5

Odododuoduo bewegt seinen Körper so locker, dass man fast glauben könnte, er habe keine Knochen mehr in seinen Gelenken. Seine Kinder und Kwamina Po tanzen acuh mit. Amina aber ist so gefangen von ihrem Mann, dass sie nur ganz gebannt zuschauen kann. ‘Heute wird es regen, weil mein Mann so schön tanzt!’, sagt Amina zu sich und lacht. Man sieht und hört nur Trommelmusik, Fuβtanzbewegungen und das Klatschen

.

6

Der Jӓger beginnt wie ein neugeborenes Baby zu weinen. Er weint und weint, bis die Trӓnen nicht mehr flieβen können. Er ist so traurig, weil er nun sieht, wie dumm er war. Er hat keinen Hasen mehr, und fast das ganze Geld, das er vom Hasen bekommen hat, ist schon ausgegeben. Er schӓmt sich und versucht seinen Kopf zwischen seonen Beinen zu verstecken wie ein Flamingo, der gerade Bettruhe hat

.

7

‘Was hör ich da? Ein Hase redet mit mir? Unfassbar!’, wundert sich der Kӓger. Abermals bittet der Hase: ‘Bitte, erschieβ mich nicht! Ich will noch leben! Ich verspreche dir etwas! Bitte!’- ‘Waaas, du redest tatsӓchlich mit mir!’ Noch immer staunt der Jӓger über das, was er zu hören bekommen hat. ‘Du willst nicht, dass ich dich erschieβe. Was kann ein Hase für einen Menschen tun, auβer einmal eine gute Suppe zu werden? Ich zӓhle nur bis

.

Proprio perchè si ha una focalizzazione esterna, prevale il discorso diretto: l’autore cede la parola ai personaggi che possono o interagire tra loro così da formare un dialogo o parlare da soli in modo da avere soliloqui.

4 Ivi, p.24. 5 Ivi, p.41. 6 Ivi, p.44. 7 Ivi p.52.

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drei und die Sache ist erledigt’. Abermals ruft der Hase: ‘Bitte, bitte nicht, erbarme dich meiner!’8

Seine Kinder haben Affen sehr gern. Einmal hat er einen Pavian mitgenommen, den er Kunigunde nannte. Vor drei Jahren ist Kunigunde gestorben. Alle Menschen in seinem Dorf waren traurig, weil Affen ihre Totemtiere sind

. 5.5.2 Registro

Il registro usato da Patrick K.Addai in questa storia non è nè solenne nè formale egli, infatti, non utilizza citazioni colte, sintassi studiata o un linguaggio molto elegante. Egli utilizza sicuramente un linguaggio scelto; in base ai lettori delle sue opere sceglie di usare parole abbastanza semplici poichè devono subito essere capite. Utilizza molti modi di dire africani per diffondere la cultura del proprio continente e per rendere il racconto più educativo.

5.5.3 Struttura dei periodi

La sintassi usatadall’autore è molto semplice ed i periodi utilizzati piuttosto brevi; non possiamo dire che prevalga la coordinazione, nonostante la semplicità del linguaggio. Molto spesso, infatti, nonostante le frasi siano molto brevi si ha comunque la presenza di subordinate. Non molto spesso si trovano coordinate. Ecco di seguito alcuni esempi a sostegno di quanto affermato.

9

Kwamina hat keine Schuhe, er ist gewohnt, ohne Schune zu gehen. Er weiβ auch, dass er viel Geduld haben muss, weil seine Mutter kein Geld hat. Auβerdem scheint in Afrika die Sonne fast jeden Tag, sodass man nicht unbedingt Schuhe braucht. Nur bei der Feldarbeit ist es notwendig, Schuhe zu tragen, weil man sonst Fuβverletzungen bekommen kann

. 10 8 Ivi, p.20. 9 Ivi, p.16. 10 Ivi, p.36. .

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Come si può notare dagli esempi sopra riportati, la presenza di subordinate è evidente. Le frasi sono, comunque, di semplice comprensione e non ci si perde nel leggere il racconto. Il linguaggio utilizzato è alla portata di tutti, questo perchè il pubblico per cui la storia è stata pensata è formato da bambini che necessitano di racconti di facile lettura.

5.5.4 Immagini

In questa storia di Patrick K.Addai così come nelle storie per bambini in generale, è molto importante la presenza delle immagini oltre alla scrittura. Esse rendono la storia più leggera e allo stesso tempo aiutano il piccolo lettore nella comprensione del testo. Un bambino che deve leggere un libro sarà più invogliato a farlo se si trova davanti un’opera con molte immagini. E in questo Patrick K.Addai è molto bravo; egli inserisce una immagine per ogni azione importante così che il piccolo lettore possa non solo leggere ma anche osservare. Questa azione aiuta la fantasia del bambino; gli da un input in più per immaginarsi ciò che sta avvenendo nella storia; il racconto si fa più chiaro.

5.6 Particolarità

Leggendo il testo Der Hase und der Jӓger - Ein Hasenpo voll Goldsi notano subito delle cose particolari che l’autore inserisce e che non sono caratteristiche specifiche delle storie per bambini in generale. Egli pone all’interno delle sue storie sue storie elementi paratestuali quali modi di dire africani, canzoni con spartiti o senza e un glossario per la spiegazione delle parole in lingua africana usate nella sua opera.

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5.6.1 Proverbi

I proverbi africani sono una caratteristica specifica di Patrick K.Addai. Egli li inserisce in ogni sua opera e gli da molta importanza. Ogni volta che un proverbio viene citato, prima viene affermato che sia africano così da far capire a chi legge che ciò che viene detto o insegnato attraverso il modo di dire fa parte della cultura del continente africano. I proverbi che utilizza Patrick K.Addai nelle sue opere, e quindi anche in questa, sono di vario tipo e vengono inseriti nella storia quando c’è necessità di spiegare un avvenimento o uno stato d’animo. L’autore ne fa uso per far capire ancora meglio la sua Africa e rendere partecipi chi legge di una parte di essa. Si vedrà di seguito quali siano i proverbi che inserisce all’interno di questa opera e cosa significano.

- Man braucht ein ganzes Dorf, um ein Kind zu erziehen11

- Eine Frau, die ihren Mann liebt, glaubt, er hӓtte eine Blume für sie mitgebracht auch wenn er nur einen Buschstock in der Hand hat

: significa che ci vuole un villaggio/paese intero per crescere un bambino. Questo proverbio africano si trova sia nella pagina precedente all’indice come premessa alla storia sia poi all’interno della stessa. Con esso si intende dire che, nonostante un bambino abbia i propri genitori, quando si tratta di piccoli villaggi egli può diventare il “figlio” di tutti. Ci si riferisce in questa storia a Kwamina, che vive in una capanna con i genitori ma è fortunato perchè tutti nel villaggio lo conoscono e gli vogliono bene.

12 11 Ivi, p.2; 8. 12 Ivi, p.26-27.

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che ama il suo uomo crede che lui abbia portato un fiore per lei anche se nella mano ha solo un cespuglio. Questo proverbio è riferito ad Amina, moglie del cacciatore, nel momento in cui lo vede tornare dalla caccia; lo osserva dalla finestra e nota che molti bambini sono al suo seguito ma non sa che cosa ha riportato e nonostante questo lo osserva con amore e orgoglio.

- Wo es ein Maus gibt, gibt es auch ein Loch13

- Wenn es in einem Dorf dunkel wird, dann ist auch das Spiel zu Ende

: questo proverbio significa che dove c’è un topo, c’è anche un buco. E’ inserito all’interno della storia nel momento successivo in cui il cacciatore dice alla moglie di aver trovato il coniglio magico e le dice anche che sono diventati ricchi.

14

- Ein guter Name ist besser als Reichtum

: significa che quando in un paese si fa buio, il gioco è finito. Questo proverbio viene inserito dall’autore subito dopo una festa che viene tenuta dal cacciatore per celebrare la sua nuova ricchezza. Ad esso viene data una spiegazione: si afferma che poichè in molti villaggi africani non c’è luce, quando si fa notte tutti devono smettere di lavorare o giocare; anche se le persone vogliono festeggiare, devono rimandare al giono dopo. 15 13 Ivi, p.31. 14 Ivi, p.46. 15 Ivi, p.64. : significa che un buon nome è meglio della ricchezza. E’ l’ultima frase della storia e viene inserita dopo l’insegnamento che viene trasmesso attraverso le

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parole del re. Si afferma, infatti, che chi va solo in cerca di ricchezza non la troverà mai, ma chi cercherà umanità troverà tutto. Da qui il proverbio che afferma che è meglio avere un buon nome, essere conosciuto dagli altri come uomini buoni piuttosto che avere la ricchezza. Solo con quest’ultima, infatti, non possiamo ottenere niente; con un buon nome si può anche avere, di conseguenza, la ricchezza (in ogni senso, sia materiale che a livello umano).

Già nel capitolo precedente era stato specificato che i proverbi sono una paculiarità della letteratura africana; essi vengono inseriti nelle varie narrazioni per dare insegnamenti specifici a seconda di quello che viene raccontato. I proverbi utilizzati sono di vario tipo e trattano qualsiasi tipo di argomento: dall’amore all’amicizia, dalla lealtà alla saggezza. Patrick K. Addai decide di utilizzare i proverbi in tutte le sue opere e lo fa per dare degli insegnamenti. Considerando che il pubblico a cui si rivolge è europeo e non africano, viene da chiedersi se questi modi di dire siano effettivamente applicabili anche all’Occidente o se, al contrario, possano essere validi ed efficaci solo nel continente africano. I proverbi che l’autore sceglie non sono sempre direttamente comprensibili per un bambino cresciuto in Austria poichè derivano da una realtà del tutto diversa da quella nella quale sono abituati a vivere. Può essere che Patrick K.Addai decida di utlizzare tali modi di dire di proposito per poter far conoscere ai piccoli lettori e/o ascoltatori il suo continente e le differenze tra quest’ultimo e l’Europa. Ne è un esempio il proverbio sopra citato Wenn es in einem Dorf dunkel

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wird, dann ist auch das Spiel zu Ende; esso non può essere compreso dai bambini subito ma solo con una spiegazione scritta o orale dell’autore. Altri modi di dire, che servono da insegnamento e che costituiscono la morale della storia raccontata, al contrario, sono validi tanto in un piccolo villaggio ghanese quanto in una città austriaca; l’ultimo proverbio utilizzato in questa storia dà uno spunto per riflettere sulla narrazione ma allo stesso tempo un insegnamento da portare dentro di sè. Probabilmente è proprio nei proverbi utilizzati che Patrick K.Addai racchiude l’essenza delle sue storie: egli li utilizza sia per dare lezioni di vita applicabili e comprensibili da chiunque sia per presentare la sua Africa.

5.6.2 Musica

La musica è molto importante nella cultura africana e questo viene messo in evidenza nelle opere di Patrick K.Addai. Egli inserisce delle canzoni o dei versi di canzoni in lingua africana; i testi da lui inseriti possono essere accompagnati da uno spartito o meno. In questa opera, in particolare, la musica ha un ruolo molto importante in quanto è proprio attraverso questa che il protagonista riesce ad ottenere dall’animale le monete d’oro: egli canta la canzone e le monete d’oro escono da sedere del coniglio.L’ elemento fondamentale e scatenante di una delle azioni principali dell’intero racconto viene accompagnato con la musica. Le canzoni e musiche sono presenti lungo tuto il racconto, fino alla fine ma si hanno solo tre spartiti: i primi due ancora prima dell’inizio della storia, come introduzione ed inseriti nella stessa pagina e l’altro alla fine del primo capitolo. Le prime due canzoni

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sono presenti a pagina 4 del libro e il testo è scritto sotto ad uno spartito con le note musicali. Entrambe sono in lingua africana e tra parentesi, alla fine di ognuna vi è la

scritta Gesungen von P.Addai, notiert von C.

Baumgartingerovvero cantate da P.Addai e annotate da C.Baumgartinger. L’altro spartito musicale si trova, invece a pagina 11 del libro e riporta la canzone che si trova nella pagina precedente; si dice venga cantata da Kwamina prima di entrare a casa del cacciatore ed imparata proprio da lui:

Odedende Kwawo eee! Odedende Kwawo eee!

Agya Bofoo wo Nkwan yemede, nso wataadee anim yeme tuum ooo!16

Jӓgermann, deine Suppe schmeckt mir sehr gut. Jӓgermann, deine Suppe schmeckt mir sehr gut. Aber beim Jagen muss man immer sehr vorsichtig sein

.

Il significato si trova pochi righi dopo:

17

In seguito si trova una canzone nel momento in cui il cacciatore va a cercare animali nel bosco. Sembra essere la stessa canzone già citata prima anche se con alcune varianti nella scrittura forse perchè ne cambia il ritmo. Le prime due frasi rimangono invariate mentre l’ultima risulta essere leggermente diversa. Non viene fatta la traduzione di questo passaggio all’interno della storia quindi si può solo ipotizzare che sia la stessa della precedente.

.

(cacciatore, la tua minestra è buona, cacciatore la tua minestra è buona. Ma bisogna essere cauti quando si va a caccia). 16 Ivi, p.9. 17 Ivi, p.10.

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Odedende Kwawo eee! Odedende Kwawo eee!

Agya Bofoo wo Nkwan ye mede nso wo ataaadeee yeme tuum ooo!!!18

Agya Bofoo wo Nkwan ye mede, nso wataadee yeme tuum ooo!

.

La canzone che segue è quella che il cacciatore canta nel momento in cui il coniglio gli chiede di intonare la sua melodia preferita di modo che lo farà diventare l’uomo più ricco del mondo. Alla stesso modo, come già affermato per la precedente, sembra essere lo stesso motivo che viene fatta cantare da Kwamina all’inizio della storia anche se l’ultima frase risulta livevemente modificata. Di nuovo non vi è la traduzione e si può solo ipotizzare che essa sia la stessa della prima.

Odedende Kwawo eee! Odedende Kwawo eee!

19

Agya Bofoo wo nkwan ye me de, nso wo ataadee ye metuum ooo!

.

La stessa cosa già detta per le melodie precedenti, vale per la prossima che viene cantata sempre dal cacciatore al suo ritorno al villagio per far vedere le doti dell’animale che ha trovato.

Odedende Kwawo eee! Odedende Kwawo eee!

20

La caanzone che si citerà di seguito, al contrario, cambia completamente rispetto alle precedenti ed è intonata dall’intero villaggio quando alla festa arriva il re. Essa è

. 18 Ivi, p.14. 19 Ivi, p.22. 20 Ivi, p.26.

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accompagnata dal suono di tamburi e viene cantata. Non ne viene fornita la traduzione.

Nana berebere Nana berebere Oni ooo, Nana berebere Oni ooo Nana berebere Nana berebere Owe aboo nono Nana berebere21

Agya no wi

.

Ecco un altro esempio di musica che viene riportata nella storia:

Enanom mo ma yen nkohyia Wisihemaa ee Agya no wi

Enanom mo ma yen nkohyia Wisihemaa ee Agya no wi

Kwaku a ado ooo! Yemawo amo ooo!

22

Osono akyie nni aboa ooo! .

Questa canzone viene cantata dal cacciatore ai suoi cinque bambini quando sta raccontando loro la storia del perchè Dio non vive più tra gli uomini. Anche qui non si ha una traduzione e non si può sapere il significato delle frasi. Infine l’ultima canzone che si trova nella storia è questa:

Obrumankoma, Obrumankoma eeeyi! Obrumankoma eeeyi!

Oda apaya ooo! Osono eee! Osono eee!

23

Viene intonata dal gruppo scelto da re per andare nella foresta a cercare il cacciatore ed il coniglio. Viene cantata

. 21 Ivi, p.43. 22 Ivi, p.49. 23 Ivi, p.58; 61.

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per ben due volte all’interno della storia e viene detto che suona come un allarme. Non si ha una traduzione.

5.6.3 Glossari

Una peculiarità delle storie per bambini di Patrick K.Addai è quella di avere al loro interno delle parole in lingua africana. Esse vengono poi spiegate dall’autore stesso alla fine di ogni capitolo oppure alla fine dell’intera storia sotto forma di glossario. Nel testo preso in esame il glossario è posto dopo la narrazione della storia, alla fine del libro. La spiegazione delle parole è tanto necessaria quanto fonte di arricchimento. Senza di essa non si potrebbe sapere che cosa vogliano dire determinate parole ma allo stesso tempo risulta essere molto importante perchè ci offre la possibilità di conoscere qualcosa in più dell’Africa. Attraverso queste parole non capiamo solo il loro significato ma anche qualcosa in più sulla cultura africana.

- Adowa-Tanz: Eine Musikart der Akan Ghanas. Früher bei Begrӓbnisfeiern ausgeführt, heute jedoch auch bei bestimmten festlichen Anlӓssen. Adowa-Tanz kann verschiedene Bedeutungen für die Zuschauer haben, es kommt immer darauf an, wie man sich beim Tanz bewegt. Streckt wӓhrend eines Adowa-Tanzes ein Tӓnzer die rechte oder beide Hӓnde gen Himmel, so will er sagen: ‘ Ich blicke auf zu Gott.’ Legt er seinen rechten Zeigefinger leicht an den Kopf, meint er: ‘ Das geht meinen Kopf an, ich sollte darüber ersthaft nachdenken, ich muss für mich eine Lösung finden’. Legt er seinen rechten Zeigefinger unter das rechte Auge, will er sagen: ‘Ich habe nichts zu sagen als: Lass sehen, wie die Dinge laufen’. Wenn er beide Hӓnde einwӓrts dreht und gleichzeitig mit den letzen Schlӓgen der Musik seinen rechten Arm ausstreckt, meint er: ‘Wenn ihr mich mit Stricken bindet, werde cih sie in Stücke reiβen’24

.

24

(19)

Adowa-Tanz

-

è un tipo di musica che proviene dal Ghana. Prima veniva usata ai funerati ma oggi anche in occasione di feste. La Adowa-Tanz può avere diversi significati per lo spettatore e tutto dipende da come ci si muove nella danza. Se chi balla questa danza punta una mano o entrambe verso il cielo è come se dicesse che guarda Dio; se posa il suo indice destro sulla testa significa che deve pensare, trovare una soluzione per se stesso; se pone l’indice destro sotto l’occhio destro vuol dire che non ha niente da dire a parte “guardate come vanno le cose” e, infine, se spinge le sue mani in dentro e allo stesso tempo distende il suo braccio destro con la musica vuol dire che se loro (gli spettatori) lo legano con una corda, lui li taglierà a pezzetti.

Boha: ist eine Art von Buchmesser, aber ein bisschen Klein, und steckt immer in einem kleinen Hӓuschen. Jӓger und Medizinmӓnner verwenden es sehr oft. 25

Il

. Boha

-

è un tipo di macete ma molto più piccolo e si mette sempre in una piccola cassetta. Lo utilizzano medici e cacciatori.

Fontomfrom: Krigentanz bei Staatsfeiern im Akangebiet von Ghana. Die Musik wird von einem gleichnamigen Ensemble dargeboten, das aus zwei groβen Trommeln, den Atumpan-Sprechtrommeln, und der oder vier kleinen Trommeln besteht26

E’ una danza di guerra per le feste di città in Ghana. Musica accompagnata da tamburi.

. 25 Ibidem . 26 Ibidem.

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- Fufu:ist das Nationalgericht Ghanas. So wird es zubereitet: Knochbananen und Cassava schӓlen und in Stücke schneiden und ca. 15 Minuten kochen lassen und garen. Die Stücke unter Zugabe von wenig Wasser in einem Mörser stampfen, bis eine zӓhe Masse entsteht. Und mit einer Gemüsefischsupper servieren.Bon Appetito!27

È il piatto tipico del Ghana preparato con un tipo di babana e cassava spezzettati e lasciati cuocere per 15 minuti. Viene aggiunta acqua.

.

- Kalebasse:Frucht eines tropischen Begoningewӓsches. Die

Frucht des Kalebassenbaumes ist in ihrer ursprünglichen Form kugelrund und kann einen Durchmesser von 45 cm erreiche. Kalebassen werden meistens als Trinkgefӓβe, Flüβigkeitbehӓlter und Klangkörper für Musikinstrumente verwendet28

È un frutto abbastanza grande tropicale; può raggiungere le dimensioni di 45cm e ha forma sferica. Vengono più che altro usate come vasi per bere, recipienti per liquidi.

.

- Kochbananen:Diese Art von Bananen ist gröβer als die uns bekannte und schmeckt anders. Die Kochbananen müssen ihrem Namen vor dem Essen gekocht werden, ansonsten sind sie ungenieβbar29

Un tipo di banana più grande di quelle da noi conosciute e ha un altro sapore. Come dice il nome per essere mangiate devono venir cotte altrimenti sono insapori.

.

- Mpaboa:sind die Schuhe eines Jӓgers. Sie sind aus alten Gummireifen hergestellt. Die Sohle wird ganz stark gemacht, damit er im Busch besser gehen kann30.

27 Ibidem. 28 Ibidem. 29 Ibidem. 30

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Sono le scarpe di un cacciatore. Sono formate da vecchia gomma di pneumatico e le suole sono rese molto forti per permettere al cacciatore di andare per i boschi in modo migliore.

- Palmweintapper:Dieser Ausdrück kommt eigentlich aus der englischen Sprache. In deutscher Sprache ist es gleich wie Palmweinbauer. Palmwein wird aus Palmenbӓumen hergestellt. Zuerst muss man mit einem speziellen Buchmesser die Wurzeln abhacken, bis der Baum umfӓllt. In die angeschnittenen Blütenscheiden werden Löcher gebohrt. In diese Löcher werden Kalebassen oder Flaschen eingeführt, um die Flüssigkeit aus dem Palmenbaum aufzufangen. Der Saft aus der Palme ist weiβ und hat viel Schaum, und wenn er frisch ist, schmeckt er sehr süβ, deswegen wird er auch Frauenwein genannt. Nach ein paar Stunden schmeckt er dann nach Alkohol!31

Espressione che deriva dal linguaggio inglese. Viene prodotto da alberi di palma. Le radici si devono tagliare con un coltello particolare. Il succo della palma è molto dolce infatti viene chiamato vino delle donne. Dopo un paio di ore è già alcolico.

Come si può vedere dal glossario inserito alla fine della storia, le parole scelte che vengono spiegate danno un qualcosa in più su quello che sappiamo della cultura africana, arricchiscono la conoscenza del lettore rispetto a quest’ultima. È forse per questo motivo che Patrick K.Addai decide di inserirle.

5.7 Funzione delle storie di Patrick K.Addai

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Dopo l’analisi approfondita di una delle opere dell’autore ghanese si è in grado di farsi un’idea di quale immagine egli voglia dare del mondo africano e del motivo per cui

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decida di scrivere di questo continente. Il suo progetto non nasce come un lavoro letterario quanto piuttosto didattico; egli ha lo scopo ben preciso di comunicare con i bambini e di farlo per poter aprire loro gli occhi su qualcosa che non conoscono. Il fatto che inserisca nelle sue opere proverbi, glossari e musiche fa capire che vuole coinvolgere il lettore o ascoltatore in tutto e per tutto; non vuole limitarsi a narrare ma richiede partecipazione da chi lo ascolta. Non è un caso, infatti, che l’autore decida di promuovere il suo progetto letterario andando a raccontare le sue storie negli asili e nelle scuole elementari. Egli afferma di sentirsi particolarmente appagato nel momento in cui riscontra interesse da parte dei piccoli lettori, un interesse che emerge anche dalla loro voglia di sapere di più attraverso domande. I bambini sono curiosi e aperti al nuovo, la loro mente è priva di quei pregiudizi che hanno gli adulti ed è per questo che Addai si concentra su di loro. Ha dichiarato più volte di voler far conoscere il proprio continente e di volerlo fare per permettere al suo pubblico di avvicinarsi ad esso senza preconcetti. L’autore si concentra, quindi, sulla decostruzione di stereotipi e cerca di sradicare le idee erronee che i bambini possono avere sull’Africa; il pubblico dei più piccoli impara a conoscere il continente africano nella sua diversità sociale e culturale. In una intervista al portale Africanetl’autore afferma che chi legge le sue opere deve capire che il suo lavoro è importante per la società; sostiene che se in Europa viene raccontata la belleza della cultura e delle tradizioni africane allora le persone ne rimarrebbero stupite. Secondo l’autore uno dei motivi principali per cui esistono idee sbagliate e, di conseguenza, giudizi erronei sull’Africa è il

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fatto che non conoscano il continente e cosa questo possa offrire.

Wenn man sichhier in Europa Zeitfür die Menschen nimmt und erklärt was wir an schönenKulturen und Traditionenhaben, dannsind die Leutewieverzaubert. Esgehthierdarum, den Wissensmangelauszugleichen. Viele Menschen habenwenigAhnung, was in Afrikapassiert. Das isteiner der

GründewarumVorurteileentstehen. Mit GeschichtenkönnenwireineBrückebauen und den Menschen zeigen, dasswirvielmehr in Afrikaanzubieten haben als was immer in der Zeitungsteht32

MeinesWissennachsindalle Menschen gleich, egalobsieschwarz, weiß, gelboderrotsind. Was unsaberunterscheidetist, wie gut man den Menschen kennt, der einemgegenübersteht. Ich bin davonüberzeugt, dasseinesolcheAufklärungsarbeit in

Kindergärten und SchuleneinenwichtigenBeitragdazuleistenkann, dass die Völker

der Welt in Zukunftfriedlichzusammenlebenkönnen. Die Kinder sindunsereZukunft, und die Zukunftistfür die Kinder

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Patrick K.Addai, vuole che siano i bambini i destinatari del suo messaggio perchè sono loro il futuro e vuole che siano loro a crescere senza pregiudizi. Secondo l’autore ciò che deve arrivare al suo pubblico è l’uguaglianza di tutte le persone, da qualsiasi luogo provengano. A tal proposito egli afferma:

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Per abbattere i preconcetti e sfatare ogni tipo di stereotipo Patrick K. Addai fa principalmente leva sulle differenze culturali che esistono tra il suo continente di origine e l’Europa: usanze, tradizioni, modi di comportarsi. Cerca di valorizzare l’Africa, mettendone in risalto le caratteristiche.

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INOU, S., Patrick Addai: Ein ergfolgreicher Kinderbuchautor, in Afrikanet.info, 2006, http://www.afrikanet.info/archiv1/index.php?option=com_content&task=view&id=485& Itemid=2.

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ADDAI, P.K., Bewusstseinsbildung über Afrika in Schulen und Kindergӓrten, in TRANS: Internet- Zeitschrift für Kulturwissenschaften, nr. 15, Wien, 2004, http://www.inst.at/trans/15Nr/11_2/addai15.htm.

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Un’altra questione che può emergere leggendo e analizzando le opere di Patrick K.Addai è se egli rappresenti nelle sue opere un mondo realistico o meno. Viene da chiedersi se il Ghana viva ancora effettivamente nel mondo delle fiabe o se sia in qualche modo diverso. Questo paese africano è uno dei più svilluppati del continente e per questo motivo non vive ancoradel tutto nel mondo descritto dalle storie dell’autore; è vero, però, che povertà e ricchezza continuano a coesistere. Mentre le città sono in crescita e i progressi non mancano, fuori da esse vi sono ancora villaggi in cui le persone lottano per la sopravvivenza. Per questo motivo possiamo affermare che il mondo descritto da Patrick K.Addai nelle sue storie è realistico anche se parla solamente di quella parte povera, rimasta come nel passato e che non è stata investita da progressi. Ci si potrebbe chiedere il perchè Patrick K.Addai nelle sue opere parli di quell’Africa povera e non della “nuova” parte più moderna e ricca. Egli, come già affermato in precedenza, vuole mettere in risalto la cultura e le tradizioni del continente di origine e per fare ciò deve far riferimento al quella parte povera dell’Africa che vive ancora nel passato e che non è stata investita da cambiamenti dal punto di vista economico o culturale. Nell’Africa che l’autore descrive nelle sue opere, il progresso del continente non è menzionato ma vengono messe in risalto tradizioni popolari, modi di vita e comportamenti di quella che per lui è la vera Africa. Patrick K.Addai ama il suo continente e vuole trasmettere questo amore al mondo, attraverso le sue opere.

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