• Non ci sono risultati.

Indice Introduzione

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Indice Introduzione"

Copied!
182
0
0

Testo completo

(1)

Indice

Introduzione ………... 1

1. Analisi storico-critica ……… 3

1.1. Il contesto storico: Architettura e Fascismo ………. 3

1.2. L’Architettura delle Case del Fascio ……… 5

1.3. Le Architetture del Regime a Lucca ……… 8

1.4. La figura di Virginio Paolinelli ……… 17

1.5. L’evoluzione storica del Palazzo di Giustizia ………. 20

1.5.1. Il Palazzo del Littorio ………. 20

1.5.2. La trasformazione in Palazzo di Giustizia ………. 26

2. Rilievo architettonico ………..……… 29

2.1. Cenni sui metodi del rilevamento architettonico ………. 29

2.1.1. La fase conoscitiva ………. 30

2.1.2. La fase operativa ………. 31

2.1.2.1. Il prelievo metrico sul piano orizzontale ……… 32

2.1.2.2. Il prelievo metrico sul piano verticale ………. 33

2.1.3. La restituzione grafica ……… 34

3. Rilievo strutturale ………. 35

3.1. Orizzontamenti ……… 35

3.2. Copertura ……… 38

3.3. Murature ………. 38

3.3.1. Tessitura muraria degli edifici storici in Toscana ……… 40

4. La Termografia ……… 43

4.1. La Termografia nella diagnosi degli edifici esistenti ………. 43

4.2. La termocamera ………. 45

4.3. Sviluppo di metodi quantitativi per l’analisi termografica ……….. 48

4.3.1. Caratteristiche termiche dei materiali da costruzione ……… 48

4.3.2. La conduzione termica in regime variabile ……… 50

4.3.3. Metodi analitici: il solido semi-infinito ………. 52

4.3.4. Schematizzazione della parete a solido semi-infinito con flusso di calore costante… 54

4.3.5. Metodi numerici ……… 58

4.3.6. Metodo esplicito ……… 60

4.3.7. Il passo temporale ottimale ………. 61

(2)

4.3.9. Intera parete alle differenze finite (metodo esplicito) ……… 68

4.3.10. Simulazioni eseguite alle differenze finite ……… 71

4.4. Confronto tra i modelli ……….. 93

4.4.1. Analisi sul contrasto termico ……… 93

4.4.2. Metodo dei contrasti termici ………. 93

4.4.3. Confronto con dati sperimentali ………. 99

4.4.4. Valutazione dell’errore commesso nel modello “ibrido”……… 101

4.5. Risultati sperimentali ………. 112

4.5.1. Esperienza in situ e strumentazione ……… 112

4.5.2. Analisi delle immagini ………. 121

4.5.3. Confronto fra dati numerici e sperimentali ……….. 127

5. Progetto di recupero ………. 136

5.1. Interventi sulla struttura ……… 137

5.1.1. Interventi strutturali per la realizzazione della nuova scala ……… 138

5.1.2. Interventi strutturali per l’inserimento dei nuovi ascensori ……….... 139

5.1.3. Interventi per ridurre l’eccessiva deformabilità dei solai ……… 139

6. Conclusioni ………. 141

7. Appendice documentaria ………. 144

8. Appendice iconografica ………. 157

9. Bibliografia ………. 176

Allegati

Tavole

1. Inquadramento generale 2. Analisi storico-critica

3. Rilievo architettonico _ Piante 4. Rilievo architettonico _ Piante 5. Rilievo architettonico _ Piante 6. Rilievo architettonico _ Piante 7. Rilievo architettonico _ Piante 8. Rilievo architettonico _ Prospetti 9. Rilievo architettonico _ Prospetti 10. Rilievo architettonico _ Prospetti 11. Rilievo architettonico _ Sezioni

(3)

12. Rilievo architettonico _ Sezioni 13. Tipologie costruttive e materiali 14. Il progetto

(4)

1

Introduzione

L’obiettivo della presente tesi è un progetto di recupero per l’Ex Tribunale di Lucca, sito in Via Francesco Carrara. Ad oggi l’edificio risulta infatti inagibile al piano secondo a causa delle insufficienti vie di esodo che lo collegano all’esterno del fabbricato. In ogni caso, da qualche anno, si discute anche su quale potrebbe essere la destinazione d’uso più appropriata in grado di preservarlo da un futuro abbandono, nell’ipotesi di un eventuale trasferimento degli uffici giudiziari rimasti nel nuovo complesso della Cittadella Giudiziaria.

Le scelte progettuali sono state influenzate dalla definizione di un approfondito quadro conoscitivo del manufatto storico. La conoscenza della costruzione storica rappresenta infatti un presupposto fondamentale sia ai fini di una valutazione della vulnerabilità sismica dell’edificio sia per la scelta di efficaci interventi di miglioramento dello stato attuale.

Dal momento che l’edificio in esame è soggetto a vincolo architettonico, risulta ancora più importante risalire alle caratteristiche originarie dei materiali ad esempio utilizzati all’epoca della costruzione, ma anche necessario evitare di effettuare prove distruttive, al fine di conservare il bene nella sua integrità storica.

Le prime indagini sull’edificio hanno permesso la ricostruzione del quadro storico di vicende che hanno portato alla realizzazione del Palazzo oggetto di studio. La seconda fase conoscitiva ha previsto il rilievo architettonico finalizzato ad acquisire i caratteri geometrici, funzionali, formali e materici dell’edificio. Si è proseguito con il rilievo strutturale per la caratterizzazione delle proprietà meccaniche dei materiali utilizzati nel complesso strutturale del fabbricato. Si è poi posta l’attenzione, sempre in relazione al rilievo strutturale, sullo sviluppo di modelli matematici che consentissero alla termografia attiva di caratterizzare in maniera specifica i materiali componenti la muratura intonacata senza distruggere il bene storico. Quest’ultima fase ha ripreso modelli teorici elaborati ed implementati con Matlab, che necessitano una validazione sperimentale per iniziare a rendere note le applicazioni che potrebbero avere le tecniche di termografia nell’ambito dell’edilizia monumentale e storica. Mentre fino ad ora, nella diagnostica degli edifici esistenti, un’indagine termografica ha fornito soltanto informazioni qualitative sulla tessitura muraria di una parete, le tecniche in transitorio utilizzate nel modello permettono di condurre analisi anche quantitative.

La valutazione della risposta termica dei materiali da costruzione quindi può ritenersi un valido supporto non solo alla certificazione energetica degli edifici esistenti ma anche alla modellazione numerica dell’edificio in vista di un eventuale adeguamento sismico della struttura. L’obiettivo finale della tesi mira a fornire un contributo per la validazione di un metodo di indagine non distruttivo che consenta la caratterizzazione dei materiali che si nascondono dietro lo strato superficiale di intonaco che spesso ricopre le pareti degli edifici storici. La possibilità di distinguere quindi i materiali retrostanti lo strato

(5)

Introduzione

2 superficiale di intonaco dipende dalla differenza di diffusività che caratterizza la malta e i blocchi della compagine muraria. Lo studio svolto mira quindi a confrontare i risultati sperimentali con le analisi numeriche che riproducono le stesse indagini sulla risposta termica dei vari materiali.

(6)

3

1. Analisi storico-critica

1.1.

Il contesto storico: Architettura e Fascismo

Nessuno Stato ha investito politicamente nell’architettura pubblica come l’Italia fascista1. Molte architetture come Case del Fascio, scuole, uffici postali, palazzi di giustizia, stazioni ferroviarie e case dell’Opera nazionale Balilla vengono realizzate in Italia, nella prima metà del Novecento, per imprimere in ogni luogo il marchio del regime fascista. E’ evidente che tale sviluppo della produzione edilizia è reso possibile dall’alleanza che si instaura tra architettura e politica. L’architettura diviene infatti in questo periodo uno strumento di governo, attraverso cui ottenere il consenso delle masse. D’altronde tutti gli edifici costruiti in epoca fascista, non solo espongono sempre le insegne del fascio a scopo propagandistico, ma vengono identificati come architetture costruite dal regime per il popolo.

Il fascismo attua una politica di massa fondata sul concetto del mito, che unisce il passato imperiale romano con il presente rivoluzionario, per diffondere il modello dell’uomo guerriero e costruttore allo stesso tempo.

Tra i vari cambiamenti di tipo amministrativo che incentivano lo sviluppo dell’architettura fascista nelle città italiane vi è l’introduzione, nei comuni, della figura del podestà- che dal 1926 ha sostituito consiglio comunale, giunta e sindaco –creata proprio per riportare il controllo del potere locale al centro del regime2. Infatti in questi anni si incentiva la realizzazione, anche attraverso l’intervento podestarile, di quelle opere pubbliche che definiscono una rete di servizi a carattere territoriale.

Durante il periodo fascista si ritiene che in Italia non si possa affermare un’architettura caratterizzata da un linguaggio “internazionale”, perché sinonimo di plutocrazia e socialismo, ma deve essere identificabile in quanto nazionale3.

Per l’architettura4, il tema del linguaggio nazionale, così come era stato affrontato alla fine dell’Ottocento, non è più riconducibile a un recupero degli “stili” del passato e alla identificazione del “rinascimentale fiorentino” o del “cinquecento romano” con lo stile romano” con lo “stile nazionale”. Lo “stile” in epoca fascista si precisa in quanto uso di un linguaggio come espressione di un ben determinato contenuto politico: un’opera si giudica così più o meno valida in rapporto alla sua capacità di rappresentare l’idea fascista. Nel 1921 Piacentini dichiara che l’architettura italiana è molto inferiore

1 Cfr. Nicoloso Paolo, Mussolini architetto: propaganda e paesaggio urbano nell'Italia fascista, Einaudi, 2011, p.13 2

Cfr. Ciucci Giorgio, Gli architetti e il fascismo: architettura e città 1922-1944, Einaudi, 1989, p.108

3 Cfr. Nicoloso Paolo, Mussolini architetto: propaganda e paesaggio urbano nell'Italia fascista, Einaudi, 2011, p.13 4 Cfr. Ciucci Giorgio, Gli architetti e il fascismo: architettura e città 1922-1944, Einaudi, 1989

(7)

Analisi storico-critica

4 a quella dei paesi esteri, e che è necessario indagare quali ammaestramenti, quali principi fondamentali possiamo noi ritrovare comuni a tutte le numerose scuole distinguendo in pari tempo i caratteri non comuni, differenziati fra le varie razze.

Su questa base, si può giungere, secondo Piacentini, al “nostro stile nuovo”, a quella architettura nazionale, che deve affondare nelle proporzioni, nel cromatismo, nella verità della materia, nei particolari, e soprattutto nella perfezione dell’esecuzione.

Un conflitto infatti tra modernità e tradizione caratterizzava l’ideologia architettonica del movimento fascista italiano tra la Marcia su Roma di Mussolini, avvenuta nell’ottobre del 1922, e il 1931, quando l’Unione degli Architetti, sostenuta dal governo, ritira il suo appoggio al Movimento Italiano per l’Architettura Razionale (MIAR), di recente istituzione, e si raccoglie sotto la direzione di Marcello Piacentini col Raggruppamento Architetti Moderni Italiani.

Lo sviluppo dell’ideologia fascista dopo la guerra ha avuto origine da due distinti aspetti del movimento futurista prebellico: dal suo impegno di ristrutturare la società, nonché dal suo culto della guerra e dalla sua venerazione per la macchina.

Influenzato da De Chirico e dai pittori metafisici del movimento del Novecento, da personalità cioè che erano a conoscenza della modernità ma che da questa non erano affascinati, l’avanguardia architettonica milanese, con alla testa Giovanni Muzio, inizia a reinterpretare le forme classiche de Mediterraneo in una consapevole contrapposizione al culto della macchina del Futurismo. L’Opera che diede inizio a questo movimento, la Cà Brütta di Muzio costruita in via Moscova, a Milano, nel 1923, costituì sia un punto di partenza per l’attività dei razionalisti italiani che un’influenza sullo “stile littorio” di Piacentini, che fece la sua comparsa con l’Università di Roma, iniziata sotto la sua direzione nel 1932. La difesa di Muzio della tradizione classica, scritta nel 1931, manifestava una consapevolezza dell’universalità della Nuova tradizione che trascendeva le ricercatezze piranesiane del suo stile personale. Egli scrisse del movimento del Novecento come si trattasse di una dichiarazione antifuturista, sostenendo che gli schemi classici del passato sarebbero stati sempre applicabili e proseguendo col chiedersi: “Non avremmo forse proprio noi preannunziato e preceduto un movimento di cui sembra di avvertire, da sintomi incerti ma diffusi, la prossima nascita in tutta Europa?” il conflitto tra modernità e tradizione assunse una forma particolarmente acuta in Italia, dal momento che i giovani razionalisti erano impegnati proprio quanto Muzio e Piacentini in uno sforzo di reinterpretazione della tradizione classica. Ma l’approccio del MIAR era estremamente intellettuale e le loro austere opere erano carenti di una iconografia che potesse essere facilmente recepita. Conscio del fatto che il Futurismo non avrebbe potuto rappresentare un’ideologia nazionalista, il potere fascista optò, nel 1931, per uno stile classico semplificato e facilmente riproducibile, la cui apoteosi si ebbe con lo sfortunato intervento

(8)

5 dell’EUR del 1942. La fondazione di questa nuova capitale, all’esterno dei confini della Città eterna, era molto utopistica e reazionaria, nelle sue aspirazioni. Essa ipotizzava una monumentalità che era completamente separata dalla realtà sociale.

Nonostante la caduta del regime, le architetture realizzate in questo periodo della storia, sono destinate a divenire patrimonio comune della nostra nazione.

1.2.

L’Architettura delle Case del Fascio

Nella prima metà del ‘900 si sviluppa in Italia una nuova tipologia edilizia la cui storia è caratterizzata dalla nascita di un elevato numero di edifici in un periodo relativamente breve. Negli anni ’20 il regime fornisce dei parametri di carattere generale cui uniformarsi, ma è solo nel 1932 che si assiste al tentativo di definire tipologicamente le Case del Fascio, con un concorso bandito nella città di Bologna ed esteso a tutte le scuole d’architettura italiane. La tipologia edilizia della Casa del Fascio rappresenta quindi un’icona dell’architettura fascista, esprimendo in maniera diretta il potere che assume il movimento fascista in quegli anni.

Le Case del Fascio sorgono generalmente per iniziative locali, sotto l’impulso di tutti quegli squadristi che, vedendo istituzionalizzata la loro attività rivoluzionaria, possono portare allo scoperto i clandestini “covi”, esercitando in piena libertà il potere raggiunto. Il termine “covo” viene presto esteso a tutte le sedi dei Fasci. Con la trasformazione del movimento in partito si rende necessario disciplinarne l’organizzazione, pertanto il 20 Novembre 1921 il Comitato Centrale approva lo statuto-regolamento generale del PNF e disciplina la struttura centrale e periferica del partito articolandola in Fasci di Combattimento, Federazioni provinciali e Delegazioni regionali. In un grande città la Casa del Fascio ha soprattutto una funzione di rappresentanza, con gli uffici dei gerarchi, degli organi direttivi e delle associazioni in genere.

Dal 1922 il passaggio dai “covi” alle case del fascio o ai gruppi rionali è dovuto sia al crescere dei tesseramenti sia alla progressiva volontà del partito di creare un rapporto totalitario tra stato e individuo, al quale vengono forniti tutti i servizi in precedenza trovati nelle iniziative socialiste, popolari e repubblicane, come ad esempio le società di Mutuo Soccorso che, in alcuni casi, continuano ad operare.

La necessità di fornire e creare nuovi servizi comporta naturalmente il bisogno di trovare locali più ampi e dignitosi. Per tale scopo si formano delle società per azioni al fine di raccogliere i fondi necessari all’opera di trasferimento.

I più famosi quotidiani dei Fasci di Combattimento si rendono testimoni fin dall’inizio dell’attività frenetica che porta il Partito Fascista a realizzare in tutta Italia un discreto numero di Case del Fascio a carattere tipicamente “storicista”. In questi progetti si curano gli elementi di facciata e si nota un certo

(9)

Analisi storico-critica

6 disinteresse per la distribuzione interna degli ambienti. Le facciate di questi edifici sono contraddistinte da bugnati e lesene. I concorsi per le Case del Fascio, in un primo tempo, sono ancora dominati da progetti a carattere medieval rinascimentale, come quello per la sede di Prato. Questi progetti degli anni ’20 non possiedono la torre, sostituita forse dal corpo centrale più sviluppato, che invece inizia a comparire nei progetti delle Case del Fascio da dopo il 1932.

Figura 1 - Arch. Manlio Felici, Concorso per la Casa del Fascio di Prato, 1930 (Architettura e arti decorative, aprile 1931)

Le funzioni di una Casa del Fascio rispondono alle scelte di una politica che ha l’obiettivo di seguire l’educazione e l’organizzazione dei singoli cittadini in ogni momento della loro vita.

Alcune Case del Fascio vengono costruite ex novo, mentre per le altre si riutilizzano edifici già esistenti, sia nelle grandi città, sia nei piccoli centri. Le case del fascio, da semplice luogo di governo vengono arricchite con servizi di assistenza quali il pronto soccorso e l’ambulatorio di aiuto materno.

Le attività che si svolgono in una sede del partito si possono suddividere in tre gruppi: il primo destinato agli uffici e alla celebrazione del partito, il secondo allo svago e al ristoro, il terzo all’educazione fisica e culturale, il quarto assistenziale.

Il termine Casa del Fascio (o Casa Littoria) viene associato di solito a tutte le sedi indistintamente, piccole, medie o grandi che siano. Tuttavia, in riferimento a alcune province importanti, ai capoluoghi di regione e alla capitale, si preferisce usare il termine Palazzo Littorio, sia per le dimensioni, sia per la tipica forma a “parallelepipedo”5 di questi edifici.

Per quanto riguarda le gerarchie che presiedono tali sedi federali, alla guida della Casa del Fascio di un capoluogo di Provincia troviamo il Segretario federale, che presiede il Direttorio della federazione, composto da un vice segretario, da un segretario amministrativo e 7 gerarchi. Le forze a disposizione

5

Cfr. Portoghesi P., L’architettura delle Case del Fascio: catalogo della mostra Le Case del Fascio in Italia e nelle

(10)

7 della federazione sono il Fascio del capoluogo, affiancato dai comandi provinciali della Milizia fascista, dei Fasci femminili e della GIL. Si hanno anche le rappresentanze delle Associazioni e degli Enti dipendenti dal PNF. Tra i nuovi impegni politici e culturali di competenza delle sedi federali vi sono i corsi di preparazione politica, il perfezionamento dei gerarchi e la preparazione alla vita coloniale, oltre allo schedario, all’archivio e alla biblioteca provinciale. L’ufficio postale, il centralino telefonico, la banca e la sede di almeno un quotidiano politico sono generalmente ubicati al piano terreno, in modo da avere ingressi autonomi collegati direttamente con l’esterno. Nel Palazzo Littorio di Roma oltre alle forse e servizi appena elencati troviamo anche la stanza per il Duce, le Sale per la Mostra della Rivoluzione e la Cappella per i caduti.

La realizzazione di un Palazzo Federale, che, date le sue dimensioni, avrebbe comportato una spesa gravosa per le disponibilità economiche del partito, viene quasi sempre effettuata a seguito di un concorso che, adeguatamente pubblicizzato, serve a raccogliere fondi per la costruzione dell’edificio. Nel primo periodo del Fascismo i progetti degli architetti del Movimento moderno vengono scartati in favore di quelli del Movimento monumentalista. I Palazzi del Littorio delle grandi città sono in numero nettamente inferiore rispetto alla maggioranza delle sedi minori, che rimangono, anche per l’evidente differenza di scala, difficilmente raffrontabili con le sedi federali. A questa gerarchia dimensionale corrisponde ovviamente una gerarchia politica e funzionale. La presenza dei Fasci Littori, delle Aquile Imperiali, dei materiali trattati a faccia vista e dell’arengario rende le Case del Fascio un unicum della storia dell’architettura, facilmente riconoscibili dalle scuole, chiese e colonie.

Trovare delle linee guida che riescano ad unificare tutte le singole esperienze architettoniche del periodo fascista risulta difficile anche analizzando gli elaborati di un singolo progettista. Per cercare di ordinare questa vastissima produzione si è definito uno schema ideogrammatico capace di contenere gruppi di case del Fascio morfologicamente simili, in modo da avere un quadro generale delle diverse soluzioni formali adottate sia per i piccoli centri rurali, sia per le grandi sedi federali.

(11)

Analisi storico-critica

8 Il nucleo centrale del Palazzo Littorio di Lucca potrebbe annoverarsi nel quarto gruppo di ideogrammi, in cui si trovano sedi di partito progettate in lotti, che costringono i progettisti a collocare l’ingresso e l’eventuale Torre Littoria in una posizione d’angolo o sul lato corto di un terreno di forma rettangolare. Generalmente si tratta di sedi federali e Gruppi Rionali presenti nelle grandi città, dove è più facile trovare terreni con questo tipo di configurazione. Una posizione angolare serve per legare due spazi ugualmente importanti, come una piazza per le adunate e un grande viale per le parate.

1.3.

Le Architetture del Regime a Lucca

L’attività edilizia a Lucca, negli anni compresi tra il 1922 e il 1925, ha mantenuto sostanzialmente l’impronta convenzionale dell’architettura “eclettica” tardo- ottocentesca, con l’aggiunta di quei motivi ornamentali e decorativi ripresi dalla recente moda dell’art nouveau6. In quegli anni sorgono numerosi edifici lungo i viali della Circonvallazione che presentano facciate classicheggianti che seguono una monumentalità tardo –ottocentesca. Fra i suddetti palazzi si ricordano: Palazzo Giurlani, in angolo con piazza della stazione, Palazzo Silvestrini, Villa Sarti sul viale Carducci e Palazzo Giorgi. Le nuove costruzioni dunque si posizionano nei quattro quadranti in cui si sono formano i sobborghi, che continuano a consolidarsi sulle direttrici di traffico individuate dalle quattro porte di ingresso alla città. Si può individuare l’avvento storico di una cosiddetta architettura “fascista” dagli anni ’20 in poi del Novecento. Lo sviluppo della monumentalità sia pubblica sia religiosa sembra condensarsi in quelle tipologie architettoniche le cui radici si espandono grazie al sostegno della destra storica e dell’alta borghesia lucchese. Questi ceti dirigenti della società dominano la città di Lucca addirittura fino al Dopoguerra, e influenzano le committenze artistiche e architettoniche mantenendo vivo il gusto celebrativo, gratificante e autoreferenziale di fine Ottocento. Nel periodo fascista si fa ancora riferimento agli architetti facciatisti, capaci di reinterpretare modernamente gli stili delle epoche più gloriose e di comunicare la certezza del progresso sviluppato nella libertà e nella sicurezza della proprietà. Una più moderna concezione delle forme architettoniche inizia a farsi strada a Lucca solo dopo l’ingresso dei nuovi dirigenti dei Fasci di Combattimento nel sistema di potere preesistente. In questo modo, solo negli anni di massimo consenso del Fascismo sulle masse, (1929-1938), si manifestano delle minime innovazioni all’interno del Fascismo, che agiscono contrapponendosi al vecchio conformismo.

Una testimonianza dello stato dell’architettura e dell’urbanistica lucchese di ritrova nell’esperienza dell’architetto Gaetano Orzali (figlio dell’impresario Achille), che riceve nel 1919 l’incarico di “studiare la

6

Cfr. Mannocci R. (a cura di), Trasformazioni, Restauri, Tutela. Lucca tra Ottocento e Novecento, Tipografia Tommasi, Lucca, 2008

(12)

9 sistemazione degli uffici in Lucca del Credito Italiano”. La monumentomania dell’’800 trova nuovi impulsi nelle polemiche su dove collocare delle memorie in onore ai Caduti per la Patria, tra i quali sono inclusi anche i Martiri fascisti.

Tra gli importanti interventi architettonici di carattere pubblico del fascismo, nel 1923, primo anno dell’Era fascista, si inserisce il progetto di ripristino della Piazza dei Mercanti per la realizzazione della nuova Sede della Camera di Commercio ad opera dell’architetto Pietro Ricci. Tale realizzazione incontra bene presto il sostegno del Fascio locale contro le riserve manifestatesi in città per la sua eccessiva modernità.

(13)

Analisi storico-critica

10

Figura 4 - Lucca, La Camera di Commercio prima e dopo gli interventi del 1925

Nel 1923 il Fascio impone alla Amministrazione comunale di dedicare ai martiri fascisti Gino Giannini e Nello Degli Innocenti “il piazzale esterno della Porta S.Maria, che si denomina quindi “dei Martiri Fascisti”. Questa decisione pone le basi per la futura realizzazione (1939) del progetto per la Sede del Fascio del Gruppo Rionale Fascista “Nello Degli Innocenti”.

Si devono segnalare, in questa fase di transizione verso il Regime totalitario dopo la fase cruenta della sua formazione, altri progetti ed interventi, civili e religiosi, nuovamente realizzati dentro il tessuto urbano della città murata. Nel 1924, dopo l’inaugurazione del Parco della Rimembranza col Faro Monumentale in Piazzale Verdi, conclusi i lavori di sistemazione di Piazza dei Mercanti, allo scultore Francesco Petroni viene affidato l’incarico per il Monumento ai Catalani, la cui collocazione è ancora da definire.

(14)

11

Figura 5 - Lucca, Faro Monumentale nel Parco della Rimembranza (1924) in Piazzale Verdi

Il 13 settembre 1924 vengono inaugurati il Museo Civico e la Gipsoteca Passagliana nella Villa Guinigi, con un progetto di ordinamento avviato prima della presa del potere da parte del Fascio anche sul Comune, con la nomina a sindaco del comm. Mario Guidi, che a Novembre comunica al Consiglio Comunale il primo programma fascista di opere e di lavori pubblici. Oltre ad un piano di Case Popolari, la relazione del nuovo Sindaco prevede la realizzazione del nuovo Palazzo delle Poste, il cui progetto viene approvato infatti a dicembre “sull’area dell’ex convento di San Giuseppe in Piazza Antelminelli”, e quindi l’ampliamento della Stazione ferroviaria e la partecipazione del Comune al progetto per l’autostrada Firenze-Mare. Altre decisioni sul rinnovamento urbanistico del centro storico deliberate tra l’aprile e l’ottobre del 1924 sono: la sistemazione del Piazzale Verdi e del Piazzale esterno alla Porta Vittorio Emanuele, nonché la sistemazione del Piazzale Umberto I. Nell’autunno del 1924 viene approvato dal Comune anche il progetto di Orzali per la Galleria Piazza San Michele - Piazza Napoleone, che nonostante i successivi numerosi ricorsi da parte dei negozianti che sarebbero state espropriate, viene realizzato per volontà dell’amministrazione comunale.

(15)

Analisi storico-critica

12

Figura 6 - Lucca, Immagine di Piazza San Michele in epoca fascista

In seguito al fallito attentato di Zaniboni a Mussolini si instaura definitivamente nel 1926 il Regime fascista con l’approvazione delle “leggi fascistissime” elaborate dal Ministro della Giustizia Alfredo Rocco. In Comune si riprendono subito le discussioni sulla sistemazione del centro storico, assegnando all’arch. Gaetano Orzali di progettare e dirigere i lavori di completamento e restauro della Facciata della Chiesa Comunale di San Francesco.

Figura 7 - Lucca, Chiesa di San Francesco. La facciata prima e dopo l’intervento di Gaetano Orzali realizzato nel 1927

Nel secondo semestre del 1926, con la riforma amministrativa degli enti locali, con cui si sostituisce alla figura del Sindaco quella del Podestà, autorità non soggetta più all’approvazione e al controllo del Consiglio Comunale, riprende slancio sotto la spinta del Segretario federale Carlo Scorza il programma di rinnovamento per “Lucca che si rinnova”. Il 10 agosto si inaugura il Cinema-Teatro Moderno che nel

(16)

13 cambiamento del nome, da Teatro Catalani a Cinema Teatro Moderno, riflette già la diversa vocazione di essere a servizio della politica locale.

Si rende necessario insediare anche simbolicamente il Partito Nazionale Fascista nel cuore della capitale della lucchesia, con la realizzazione della “Casa Littoria”. E non meravigli se l’inizio dei lavori alla scesa delle Mura, presso il baluardo Vittorio Emanuele, furono celebrati nell’Annuale del 28 Ottobre 1926, anniversario della Marcia su Roma, anche se la decisione d’urgenza di cedere gratuitamente al Fascio il terreno su cui edificare il Palazzo del Littorio sarebbe stata deliberata a metà Novembre.7

Figura 8 –Lucca, “Il Palazzo del Littorio”, vista quasi globale dell’edificio da Via F. Carrara

L’Amministrazione comunale è impegnata, nel suo programma per la “Grande Lucca” a realizzare nel corso del 1927 l’apertura di nuove porte nelle Mura attraverso il nuovo Piano Regolatore, l’ampliamento della stazione e il Museo storico del Risorgimento previo Restauro di Porta S.Donato nei cui locali sarebbe stato allestito.

7

Cfr. Mannocci R. (a cura di), Trasformazioni, Restauri, Tutela. Lucca tra Ottocento e Novecento, Tipografia Tommasi, Lucca, 2008, p.50.

(17)

Analisi storico-critica

14 Il Fascio di Lucchesia, spinto dall’attivismo dello Scorza, predispone un numero di manifestazioni inaugurali con cui già si prefigura il rituale celebrativo delle opere del Regime che si sarebbero inaugurate durante la ricorrenza dell’Annuale della Marcia su Roma a partire dal 1928. L’azione del Fascio viene promossa d’altronde dallo stesso On. Carlo Scorza, che in due pagine del suo quotidiano “Il Popolo Toscano”, illustra nell’aprile del 1928 le opere realizzate dal Regime e la “sua formidabile architettura fascista”8.

Fra le decisioni operative assunte sotto il Podestà Grossi sono da ricordare l’ampliamento della Manifattura Tabacchi, la sistemazione delle adiacenze del Palazzo del Littorio9, la vendita in piazza del Carmine della Chiesina detta del Carminino, dal 1930 adibita a negozi con abitazioni e infine il parziale restauro del Chiostro gotico del convento di Sant’Agostino divenuto sede della 86° Legione “Intrepida” della Milizia e il riadattamento della Casa del Balilla.

L’evento che contrassegna per il Fascio lucchese il 1929 è indubbiamente l’inaugurazione del Palazzo Littorio, con una Adunata organizzata per il 12 maggio 1929, ed una fastosa cerimonia presieduta dall’on. Augusto Turati, Segretario del Partito Nazionale Fascista, accompagnato per l’occasione dal Ministro on. Attilio Teruzzi. Il massiccio edificio, esternamente decorato da una fascia che scorre lungo il marcapiano recante gli stemmi dei Comuni della Provincia, e dal cui portale, come una bocca spalancata al centro simmetrico dei corpi di fabbrica, passando nell’atrio, si sale trionfalmente per una scenografica scalinata al secondo piano ed al vasto Salone delle Adunanze. Il palazzo è piaciuto molto a tutte le autorità presenti in divisa e resta un vanto del Fascio lucchese che lo ha voluto in quello stile piuttosto pesante e umbertino ma che bene rappresenta il carattere del “fascismo quadrato” di lucchesia10. Nell’occasione di questa inaugurazione con cui si aprono le Manifestazioni primaverili della “I Settimana Lucchese” viene anche inaugurata la Mostra d’Arte al Palazzo del Governo.

8 Cfr. “La formidabile architettura fascista di una Provincia- L’Opera del Regime fascista in lucchesia illustrata dal

Segretario Federale on. Carlo Scorza”, Il Popolo Toscano, 4.04.1928 pp.4-5

9 Cfr. Dec. N. 208 del 19.II.1929: Sistemazione delle adiacenze e allacciamento della nuova fognatura 10

Cfr. Mannocci R. (a cura di), Trasformazioni, Restauri, Tutela. Lucca tra Ottocento e Novecento, Tipografia Tommasi, Lucca, 2008, p.53

(18)

15

Figura 9 - Il Palazzo del Littorio in un articolo de “Il Popolo Toscano”

Un evento che segna la storia di Lucca del Novecento è rappresentato dalla visita di Mussolini del 12 Maggio 1930, per la quale il Commissario Prefettizio del Comune aveva affisso un manifesto per i Restauri ai fabbricati rivolto in particolare ai proprietari di immobili in vie o piazze dove sarebbe passato il duce.

(19)

Analisi storico-critica

16

Figura 10 - Mussolini e autorità si affacciano dal balcone del Palazzo del Littorio di Lucca (12 Maggio 1930)

Dopo il 1930 sono in corso e quasi per concludersi i lavori della Facciata della Casa del Mutilato, progettata dall’arch. Italo Baccelli e la facciata della Banca del Credito Italiano.

(20)

17 L’evento più importante per Lucca in riferimento alla nuova architettura moderna che il Regime stava imponendo è rappresentato dalla costruzione dello Stadio lungo il Viale G.Marconi tra Porta Elisa e la ex Piazza d’Armi. La progettazione dello stadio viene affidata all’arch. Raffaello Fagnoni, affiancato dall’arch. Mannozzi e dall’ing. E. Bertini.

Figura 12 – Lucca, Stadio di Porta Elisa

Gli anni del culto del Duce, quando il Regime raggiunge il massimo del suo consenso con la conquista dell’Etiopia e l’Istituzione dell’Impero, vanno ricordati a Lucca anche per la decisione di rivedere l’ipotesi progettuale di un Ospedale sanatoriale Provinciale. Il 1936 va ricordato soprattutto per lo sventramento di via beccheria.

1.4.

La figura di Virginio Paolinelli

Nato a Lucca nel 1875, frequenta tra il 1894 e il 1896 il Corso di Scienze fisico-matematiche11 per il passaggio alla Scuola di applicazione degli ingegneri alla R. Università di Pisa. Poi consegue la laurea in Ingegneria civile alla Regia Scuola di Applicazione per gli ingegneri civili, industriali ed architetti al Politecnico di Torino nel 1899 e viene subito assunto all’Ufficio Tecnico del Comune un anno dopo come

11

(21)

Analisi storico-critica

18 “addetto straordinario”. Impiegato provvisoriamente all’Ufficio Igiene del Comune tra il 1905 e il 1906, dopo un riordinamento interno dell’Ufficio Tecnico, alla fine del 1906 il Paolinelli viene collocato in esso come “secondo aiuto”. Appoggiato da alcuni dei più influenti commercianti e industriali lucchesi, continua a lavorare per il Comune come uno dei tre ingegneri dell’Ufficio Tecnico fino al 1910. Il Paolinelli viene eletto Consigliere comunale sia nel 1912 e sia nel 1923 e poi assume l’incarico di “Assessore per i lavori pubblici, edilizia,giardini, passeggi ecc.” dal 1923 fino allo scioglimento della Giunta comunale nel 1927, all’inizio dell’epoca fascista. L’ingegnere è ricordato anche per essere stato ingegnere dei Reali Spedali e Ospizi di Lucca nel 1928 e tre anni dopo viene nominato direttore generale della Cassa di Risparmio di Lucca.

Figura 13 - Ritratto dell’ingegnere Virginio Paolinelli

Il Paolinelli appartiene, almeno fino al 1909, come pure il suo collega Modesto Orzali, alla società dei Commercianti lucchese, cosa che favorisce senz’altro il suo rapporto con alcuni industriali e commercianti della città, suoi futuri committenti.

Un esempio di opera commissionata da uno dei più importanti industriali della città di Lucca è la villa Niemack, realizzata prima de 1913 per Giovanni Niemack. Le decorazioni esterne di questa residenza

(22)

19 privata sono ispirate a modelli classici. Nel particolare della finestra della villa vi è anche una connessione col luogo dove sorge l’edificio, il quartiere di San Jacopo, come dimostra il motivo della conchiglia di San Jacopo, applicato con grande profusione ai pilastri delle finestre. Tale particolare della decorazione esterna anticipa motivi applicati da Paolinelli nei progetti successivi come le volute dei capitelli al primo piano. Ciascuna voluta presenta al centro un fiore, identico ad esempio a quelli che contornano il volto femminile sui conci sopra le finestre del Palazzo Belli.

Nei progetti realizzati durante gli anni ’20 egli adotta un linguaggio eclettico evidente ad esempio nel villino signorile eseguito in stile neoromanico.

Nell’archivio storico del Comune di Lucca si conservano diversi progetti del Paolinelli. Il numero assoluto di costruzioni curate da lui, insieme al Menesini, lo rende l’architetto lucchese forse più prolifico del secondo decennio del Novecento. Nei suoi lavori documentati in archivio l’ingegnere mostra di essere una figura versatile sia nell’applicazione dello stile moderno sia nell’imitazione degli stili architettonici del passato.

Figura 14 - Lucca, Villa Niemack in Via del Bacchettoni

Si ricordano le seguenti opere che testimoniano questo suo secondo aspetto: il progetto per la ristrutturazione di casa Rossi del 1914, o quello per il palazzo neogotico di Giuseppe e Sisto Barsotti/Bertolucci del 1915 situato in via Fillungo. Un intervento di carattere prettamente Liberty è rappresentato dal Palazzo Giorgi del 1912. Infine il Paolinelli si afferma anche come progettista di ville spiccatamente Liberty, come ad esempio il Palazzo Giorgi del 1912.

(23)

Analisi storico-critica

20

Figura 15 – Lucca, Palazzo Giorgi (1912)

1.5.

L’evoluzione storica del Palazzo di Giustizia

1.5.1. Il Palazzo del Littorio

Il Palazzo del Littorio di Lucca, viene progettato e costruito dall’ing. Virgilio Paolinelli, su proposta dell’On. Carlo Scorza, Segretario Federale dei Fasci di Combattimento, che vuole riunire in un unico edificio tutte le sedi degli uffici dipendenti dal Regime Fascista che erano disseminati per la città.

Con la delibera podestarile n. 230 del 9 Ottobre del 1926 si stabilisce che il terreno posto tra Via Carrara e le Mura Urbane, in concessione all’Associazione Nazionale Mutilati, deve essere ceduto gratuitamente all’Ente Casa del Littorio “per la erigenda Casa del Fascio”. La decisione della Giunta è mossa anche dalla domanda dell’On. Scorza, che invita la Giunta a cedere il terreno già destinato alla Casa del Mutilato all’Ente Casa del Littorio.

La Giunta comunale accetta poco dopo, nell’adunanza del 13 Novembre del 1926, di cedere il terreno all’Ente Casa del Littorio al fine di costruirvi il Palazzo destinato ad accogliere gli uffici e tutte le organizzazioni fasciste dell’epoca.

(24)

21 Il podestà Guidi delibera nel 1926 “un contributo annuo di lire 10.000 a datare dall’anno corrente e fino al 1952” per la costruzione dell’opera: “in essa troveranno sede gli organi provinciali del Fascismo, forza viva e pulsante della nuova Italia riconsacrata ai suoi grandi destini”.

Come si legge in una pagina della stampa locale: Dal 1920 il Fascio di Lucca e la Federazione Provinciale hanno peregrinato per la città cercando di trovare una sede che potesse ospitarne gli uffici a misura che questi crescevano in numero e in complessità di lavoro12.

Per l’edificazione del Palazzo Littorio mancava il luogo da destinare alla costruzione, già progettata dalli ng. Virgilio Paolinelli. Il luogo venne a coincidere con l’attuale Via Francesco Carrara, in un lotto da sempre destinato a verde di pertinenza delle mura urbane, situato tra la fine di Via Vittorio Veneto e la salita che conduce all’Antico Caffè delle Mura, quindi proprio a ridosso delle Mura Urbane.

Figura 16 - Progetto del Palazzo Littorio di Lucca. Vista del progetto realizzato da Virginio Paolinelli

A proposito della scelta non molto congrua e compatibile con i vincoli architettonici del luogo, era intervenuta anche la Regia Soprintendenza all’arte medioevale e moderna di Firenze affermando: tenuto conto sia della importanza monumentale della città, sia della legge 2 giugno 1922 n.778, la quale considera fra le bellezze naturali il cerchio alberato, e lo protegge, sarei grato[…]se prima di procedere a

12

(25)

Analisi storico-critica

22 qualsiasi atto esecutivo Ella si compiacesse di rimettermi il progetto13. La realizzazione del palazzo, portata a termine senza tener conto in alcun modo del parere espresso dalla Sovrintendenza volto a tutelare l’immagine delle Mura Urbane, è da imputare quindi alle pressioni politiche rivolte al podestà Lorenzo Grossi.

Figura 17 - Progetto del Palazzo Littorio di Lucca. Pianta del Piano terreno. Scala 1:50

Il palazzo si innesta su una fondazione di pali di pino che costituiscono le fondamenta per il piano seminterrato dell’edificio, attualmente adibito ad Archivio della Procura e del Tribunale, come ci attesta la dettagliata descrizione dell’edifico offertaci dal quotidiano “Il Popolo Toscano” in occasione dell’inaugurazione del Palazzo.

13

Del Chiaro Nicola, La prospettiva cooperativa : una storia economica della Provincia di Lucca dagli ultimi decenni

(26)

23

Figura 18 - Progetto del Palazzo Littorio di Lucca. Pianta del Piano primo. Scala 1:50

L’edificio si compone di tre piani fuori terra in cui sono collocati tutti gli uffici delle organizzazioni del Regime. Dal fronte d’angolo dell’edificio in via Carrara si accede all’atrio d’ ingresso al palazzo, che conduce al monumentale scalone che serve i vari piani dell’edificio. Al piano terra sono presenti 15 stanze destinate ad uffici e una grande sala adibita a sala delle assemblee di dimensioni 20 m x10 m, decorata da stucchi e zoccolature in legno che corrono lungo le pareti della stanza. Gli uffici di direzione e redazione del giornale Popolo Toscano sono ubicati sempre al piano terra del fabbricato, insieme al Fascio di Lucca e l’Opera Nazionale Dopolavoro. Al piano primo si trova, in corrispondenza dell’ampio atrio di ingresso, il salone dei ricevimenti, di forma ottagonale, inoltre ci sono 22 stanze da destinare agli uffici della Federazione Provinciale, del Fascio Femminile, dell’Opera Nazionale Balilla e della Segreteria Generale dei Sindacati, come pure al secondo piano ne sono presenti 29. Il primo piano è occupato dagli uffici dei Sindacati Fascisti e dal Gruppo studentesco.

(27)

Analisi storico-critica

24

Figura 19 - Progetto del Palazzo Littorio di Lucca. Vista del progetto realizzato da Virginio Paolinelli

Nei lavori di costruzione del Palazzo Littorio sono coinvolte varie ditte locali, già attive da tempo nell’ambito dell’edilizia lucchese, fra cui la Cooperativa Muratori Lorenzo Nottolini, impegnata nei lavori di rifacimento della sede della Camera di Commercio fino al 1925. Si legge dalla documentazione trovata che alla realizzazione dell’edificio “concorrono con nobile gara tutte le attività sia locali che periferiche”14.Non è trascurabile quindi il contributo offerto dal popolo di Lucca che ha donato gratuitamente gran parte dei materiali utilizzati per la costruzione dell’opera, come ad esempio: i marmi, i ferri battuti, i laterizi, il cemento, le travi in ferro per l’ossatura, il pietrame, la ghiaia, la sabbia, l’illuminazione.

Nell’articolo del Popolo Toscano si leggono i ringraziamenti a tutte le società e ditte che hanno offerto materiali e lavoro per la costruzione del palazzo. I lavori iniziano il 28 Ottobre 1926 e si concludono il 12 Maggio 1929 con l’inaugurazione del palazzo alla presenza di Augusto Turati, Capo del Partito Fascista, e di Attilio Teruzzi, Capo della Milizia.

14

(28)

25

Figura 20 -“Il Palazzo del Littorio”, fronte laterale verso le mura di Lucca

Il palazzo si presenta nel suo stile cinquecentesco modernizzato, con le quattro facciate dalle fondamenta al cornicione in pietra viva e con l’alto zoccolo, i portali, le finestre e le terrazze in travertino di Monsummano. L’uso eccessivo del marmo nell’edificio è legato al fatto che su pressioni degli industriali del marmo - allo scopo di rilanciare quel materiale da tempo caduto in disuso-vengono emanate “tassative” disposizioni per renderne obbligatorio l’impiego in tutte le opere pubbliche di nuova costruzione. I riflessi di una tale imposizione sugli aspetti formali delle nuove architetture sono pertanto evidenti in tutti gli edifici dell’epoca15.

La facciata principale è lunga m. 15.50, quella su via Carrara 14.50, la facciata che guarda le Mura 51 m, e quella che ha la fronte verso il Baluardo del Carlaccio m. 19.20. L’edificio è alto 15 m.

15

(29)

Analisi storico-critica

26 1.5.2. La trasformazione in Palazzo di Giustizia

Il trasferimento della sede del Tribunale Civile e Penale e della Procura della Repubblica nell’ex Palazzo Littorio viene stabilito nel 1953 da una deliberazione d’urgenza della Giunta Municipale16, in base alla quale poi, l’anno dopo, si decidono di iniziare i lavori di riadattamento, disfacimento e spostamento di mobili necessari al cambio di destinazione d’uso.

La sede del Tribunale Civile e Penale di Lucca dal 192517 era stata collocata nei locali di proprietà della Provincia dell’Ex Corte di Appello, nel cortile Francesco Carrara del Palazzo Ducale di Lucca. La nuova destinazione d’uso per l’ex Palazzo Littorio di Via Carrara comporta la modifica della distribuzione degli spazi per ospitare gli uffici a corredo delle aule giudiziarie nel modo più efficiente possibile.

Figura 21 - Palazzo di Giustizia in via F.Carrara

Tra i nuovi uffici menzionati nei documenti figurano quelli del Sig. Presidente del Tribunale, Procuratore della Repubblica, Presidente Corte d’Assise e altri18.

Per l’arredamento dei nuovi uffici da destinare all’Autorità Giudiziaria si affidano i lavori alla Ditta Guidi Vittorio fu Michele sempre nel Novembre del 195419.

16

ASCLu, Ufficio Tecn. Busta 308, Delibera del Consiglio Comunale, 15 Maggio 1954

17

ASCLu, Carteggio miscellaneo, Busta 62, fascicolo 2, Affittanza locali per il R. Tribunale

18 ASCLu, Ufficio Tecn. Busta 308, Ufficio Tecnico, Preventivo di spesa per collocazione bruciatore e altri lavori nella

sede del Tribunale ex Palazzo Littorio, 22 Ottobre 1954

(30)

27 La Ditta coinvolta nei lavori richiede un acconto sui lavori eseguiti al Tribunale già nel Novembre 1954 dato che ha già fornito 8 uffici completi e ha provveduto alla costruzione dell’emiciclo della Sala di Udienze e fornito un considerevole numero di mobili per arredare le varie stanze20.

Per la sede del Tribunale infatti, si legge dai preventivi di spesa per i lavori21, che sono previsti i seguenti interventi dal 1954: spostamento Sala Udienze e sistemazione emiciclo, spostamento 27 uffici, spostamento archivi con sistemazione scaffali. Spostamento di parte della biblioteca, Nuova Sala Udienze civili, arredamento di 12 uffici (ne restano due), arredamento Cancelleria Penale e Civile, spostamento e sistemazione magazzini corpi di reato.

Per la sede della Procura sono previsti: lo spostamento di 8 uffici, riparazione e verniciatura mobili, mobili nuovi per i tre sostituti, spostamento e sistemazione archivi con mobili nuovi, spostamento casellario giudiziario. Si attesta dai documenti reperiti nell’Archivio Storico Comunale22 che nel febbraio 1956 sono stati eseguiti lavori e forniture di mobili, lampadari e materiale elettrico da ditte di fiducia dell’Amministrazione comunale.

Negli anni ’80 si inizia a pensare a una Cittadella Giudiziaria, che riunisca in un’unica struttura gli uffici e archivi del Tribunale e Procura. L’edificio che viene recuperato per accogliere gli uffici provenienti dalla sede del Palazzo in Via Carrara è l’edificio ubicato in Via Galli Tassi 61.

L’edificio ex “Spedale San Luca”, rinominato ospedale Galli Tassi in memoria della ricca famiglia che nell’800 vi lasciò i propri beni, ha rappresentato fino agli anni Cinquanta del secolo scorso il più importante centro di assistenza della provincia.

Il lento trasferimento delle unità operative nell’edificio recuperato avviene a partire dalle fine di giugno del 1995, ma l’inaugurazione ufficiale della Cittadella Giudiziaria è molto più recente, risalendo infatti al 13 marzo 200823.

La nuova Cittadella Giudiziaria ospita al piano terra le aule d’udienza, la biblioteca, le camere di consiglio e le stanze per i testimoni, ai piani superiori la sezione penale, il Gip, la cancelleria, gli uffici dei magistrati, mentre al piano interrato (1.200 metri quadrati circa), si estendono ben 5 chilometri di scaffalature d’archivio.

20

ASCLu, Ufficio Tecn. Busta 308, Lavori eseguiti alla nuova sede del Tribunale Civile e Penale e della Procura della Repubblica, 15 Novembre 1954

21 ASCLu, Ufficio Tecn. Busta 308 22

ASCLu, Ufficio Tecn. Busta 308, Lavori eseguiti alla nuova sede del Tribunale Civile e Penale e della Procura della Repubblica, 22 Febbraio 1956

(31)

Analisi storico-critica

28 Attualmente il Palazzo ospita soltanto i Giudici di Pace, i cui uffici sono ubicati al piano primo e gli uffici Notifiche Esecuzioni e Protesti (U.N.E.P), che si trovano a piano terra. Ad oggi resta inagibile per motivi di sicurezza legati alle vie di fuga antincendio il piano secondo dell’edificio.

(32)

29

2. Rilievo architettonico

Il rilievo si pone come processo di analisi e lettura di un fenomeno architettonico, che consente la comprensione degli intenti progettuali che furono alla base della creazione dello spazio, nonché la lettura degli interventi, delle manomissioni, del prodotto degli eventi in genere che hanno interessato l’opera.

Il processo di comprensione parte dalla individuazione intellettuale dei segni architettonici costituenti, ovvero dei singoli spazi, e consiste successivamente nell’analisi dettagliata e metrica dei sottosegni costituenti lo spazio (pianta e prospetti, superfici, modanature, ecc.), in un continuo criterio di approfondimento e di riduzione di scala. Questo processo intellettivo, sebbene trovi nella comprensione della forma l’elemento principale, è anche comprensione dei principi strutturali, nel comune riconoscimento che lo spazio architettonico non è solo forma, ovvero superfici e contorni, ma anche materia.

Se da un lato il rilievo istituisce un processo conoscitivo della realtà architettonica che interessa, dall’altro ha il compito di trasmettere in modo chiaro il quadro delle conoscenze acquisite. La restituzione grafica, ultimo atto cognitivo e sintesi delle operazioni di studio, è basata sul codice universale di rappresentazione mongiano e proiettivo, e permette la comunicazione tra l’operatore del rilievo ed il lettore generico, fruitore dell’architettura. A questo ed in base al suo livello di conoscenze tecniche sono destinati i disegni come documento finale che testimonia i risultati dello studio: il rilievo in quest’ottica acquista una forte autonomia disciplinare e trova giustificazione anche se non è mirato ad interventi di carattere operativo, come il restauro architettonico e progetti di riqualificazione funzionale. Al fianco ed in aperto dialogo con l’analisi storica e archivistica, permette la conoscenza del fenomeno architettonico e del contesto storico

che lo ha generato.

2.1.

Cenni sui metodi del rilevamento architettonico

Il rilievo architettonico si articola in tre fasi tra loro strettamente connesse: - la fase conoscitiva;

- la fase operativa; - la restituzione grafica.

Attraverso questa catena di operazioni si esplica il processo conoscitivo del fenomeno architettonico, ed il rilievo si traduce in un’attività critica di più ampio respiro e dalle accezioni fortemente interdisciplinari.

(33)

Rilievo architettonico

30 2.1.1. La fase conoscitiva

La fase conoscitiva si sviluppa da un lato nell’approccio diretto nei confronti dell’architettura, dall’altro nella raccolta del materiale documentario e archivistico (epigrafico, fotografico, bibliografico, iconografico e cartografico) di carattere più propriamente umanistico, ma non per questo campo esclusivo dello storico e del tutto estraneo alla formazione tecnica dell’ingegnere edile e dell’architetto. L’approccio conoscitivo diretto si sviluppa parallelamente allo sviluppo delle altre fasi che sono pertinenti al rilievo, in continuo rapporto dialettico con esse e arricchendo l’intero processo di nuove acquisizioni e aspetti problematici. Il contatto diretto dell’operatore con la natura fisica e spaziale del manufatto permette le prime valutazioni dei contenuti e dei caratteri specifici dell’organismo, le sue interconnessioni con fattori e problematiche esterne, ambientali, culturali, storiche; stimola, inoltre, precise scelte d’indagine e predispone l’operatore alle fasi successive.

La ricerca storica d’archivio e bibliografica è orientata alla conoscenza degli eventi che hanno interessato in maniera diretta ed indiretta l’oggetto del rilievo; in relazione all’atto conoscitivo diretto, giustifica la valorizzazione di alcuni elementi costituenti rispetto ad altri e permette la pianificazione organizzata del processo di rilevamento, secondo precisi giudizi di valore, aldilà di considerazioni propriamente formali e metriche.

La documentazione fotografica assume in questo quadro una funzione duplice: se da un lato correda la raccolta del materiale documentario, testimoniando importanti informazioni sulle caratteristiche materiche, sulle condizioni di degrado, sull’assetto generale delle superfici, dall’altro acquista un’importanza fondamentale nella fase operativa, ad esempio laddove consente di valutare tutta una serie di particolari non accessibili fisicamente dall’operatore.

La redazione dei disegni a mano libera (eidotipi) si pone come conclusione della fase conoscitiva e come fase propedeutica a quella meramente operativa di prelievo delle misure. La redazione degli schizzi, tra loro coordinati e numerati, evidenziano le caratteristiche analitiche proprie del processo di rilevamento; rappresentando l’oggetto secondo i principi delle proiezioni ortogonali, partono da un inquadramento generale dell’opera (eidotipi di insieme), stringendo poi verso parti significative di esse (eidotipi integrativi) per arrivare quindi alla rappresentazione critica dei dettagli architettonici (eidotipi di dettaglio). La fase conoscitiva permette di organizzare in maniera più accurata la redazione degli schizzi, in modo che questi siano in numero sufficiente per descrivere in maniera esaustiva gli elementi di valore dell’oggetto. Essi si pongono inoltre come supporto necessario per l’annotazione delle quote durante la fase operativa e permettono di programmare le operazioni da effettuare, impostando un vero “progetto di quotazione”, con l’indicazione delle quote da prelevare, necessarie alla successiva fase di restituzione grafica.

(34)

31 2.1.2. La fase operativa

La fase operativa è quella che riguarda direttamente il processo di rilevamento, cioè quella serie di operazioni atte al prelievo delle misure indicate nel “progetto di quotazione”. In base al tipo di strumentazione adottata, si possono distinguere:

- il rilievo diretto, che costituisce il metodo tradizionale e che necessita di una semplice strumentazione di base;

- il rilievo strumentale, anche in complemento a quello diretto, che presuppone l’utilizzo di strumenti più propriamente topografici (stazione totale, ecc.);

- il rilievo fotogrammetrico, ottenuto mediante l’uso di macchine da presa metriche e semimetriche, dove il fotogramma permette la misurazione e la restituzione in scala delle superfici riprese.

Il metodo diretto è quello ancora maggiormente usato, perché necessita di minori spese relative all’apparecchiatura e perché rimane comunque quello più flessibile alle diverse condizioni operative in cui ci si può trovare. Esso necessita di una squadra di tre operatori minimo, con i seguenti strumenti in dotazione:

- due triplometri di tipo a vite dotati di livella incorporata; - una rotella metrica da 20 o 50 metri;

- due doppi metri da muratore; - un filo a piombo;

- una squadra da muratore;

- un’asta telescopica munita di livella, un’asta o una canna graduata; - un numero sufficiente di paline corredate dai propri supporti; - uno squadro agrimensorio;

- un livello o più semplicemente una livella ad acqua; A questi strumenti si aggiungano anche:

- un mazzuolo, chiodi e vernice spray per la materializzazione in sito dei punti di caposaldo e di riferimento in genere;

- nastro adesivo, gessetti colorati e matita da muratore;

- una cordicella inestensibile di lunghezza appropriata, per la materializzazione in sito degli assi di caposaldo e di riferimento in genere;

- una torcia ed una scala.

Si vede come molti di questi strumenti sono in un certo senso “arcaici”, essendo il triplometro una sorta di decempeda, lo squadro una sorta di lichinia ed insieme una groma, la livella un piccolo corobate, la squadra un piccolo archipenzolo senza filo a piombo.

(35)

Rilievo architettonico

32 I metodi di misura ed i corrispondenti accorgimenti e procedimenti operativi prevedono tre diverse condizioni:

- il prelievo metrico sul piano orizzontale, - il prelievo metrico sul piano verticale, - il prelievo metrico dei dettagli.

La redazione degli schizzi preparatori presuppone la conoscenza diretta dell’oggetto e permette il coordinamento e la programmazione delle diverse operazioni.

2.1.2.1. Il prelievo metrico sul piano orizzontale

Nella geometria descrittiva, un punto è definito nel piano se si conoscono le sue coordinate ortonormali o polari rispetto ad un sistema di riferimento. Alla luce di questo, risulta chiaro come per la restituzione di una forma planimetrica sia necessario individuare alcuni punti salienti (discretizzazione della forma, per cui un poligono è individuato dalla posizione dei suoi vertici) e misurarne le coordinate rispetto ad un sistema di riferimento.

La materializzazione in sito di un sistema di riferimento è il primo passo da compiere nelle operazioni di rilevamento. Esso può essere costituito, a seconda della complessità della forma planimetrica, da un asse oppure da una poligonale chiusa o aperta. E’ necessario materializzare in sito i caposaldi e gli assi di riferimento, mediante il posizionamento, rispettivamente, di chiodi infissi stabilmente, evidenziati se possibile mediante uno spray colorato, e da corde legate ai chiodi stessi.

La poligonale di riferimento, la cui articolazione dipende dal caso, può essere di tipo ortogonale, dove l’angolo tra due lati successivi è sempre ortogonale, oppure vario; questo dipende dalla strumentazione in dotazione, oltre che ovviamente da scelte giustificate da parte dell’operatore.

Nel caso in cui si disponga di uno squadro agrimensorio l’angolo tra gli assi sarà retto o al più di 45°; se si dispone invece di un tacheometro per la misurazione degli angoli azimutali è possibile predisporre una poligonale con angoli vari tra gli assi, riducendo notevolmente l’errore di misurazione dell’angolo, data la precisione dello strumento ottico.

Una volta fissato il sistema di riferimento, il prelievo metrico all’esterno e all’interno dell’organismo architettonico può procedere secondo vari metodi di misurazione.

Il metodo della trilaterazione si fonda sul principio elementare per cui, dati due punti A e B sul piano, un terzo punto C è univocamente determinato se e solo se è nota la misura dei tre lati del triangolo. La determinazione grafica del punto C, noti A e B e la loro posizione reciproca, si ottiene banalmente puntando il compasso in A e disegnando un cerchio di raggio AC; ripetuta l’operazione puntando in B e

(36)

33 con raggio BC, l’intersezione tra i due archi di cerchio determina univocamente il punto C.24 L’iterazione del metodo conduce alla definizione di una maglia di triangoli aventi due a due un lato in comune. Per contenere l’errore di misurazione è necessario accertarsi che le misurazioni avvengano su un piano orizzontale, ad esempio quello di riferimento (al proposito vedi Il metodo di misurazione nel piano verticale).

Il metodo per coordinate viene applicato sempre su una superficie piana e procede diversamente, individuando la posizione di un punto rispetto all’asse di riferimento con la determinazione, mediante misurazione, delle sue coordinate. Le coordinate possono essere cartesiane ortogonali oppure polari, a seconda del caso e della strumentazione adottata. Se si usa il metodo delle coordinate cartesiani ortogonali, con riferimento alla figura, il punto B è determinato rispetto all’asse se sono note le distanze AB e BC ed è verificato l’ortogonalità dell’angolo tra AB e BC a mezzo di una squadra da muratore o altro strumento confrontabile con questo in termini di precisione e rapidità di impiego.

Il metodo delle coordinate polari si basa invece sul principio che, fissata una direzione di riferimento (asse x di caposaldo) e la sua origine, qualsiasi punto C del piano è definito dalla sua distanza dall’origine (il punto A di figura) e dall’angolo che l’allineamento AC forma con la direzione di riferimento.

Generalmente è preferito l’uso del metodo della trilaterazione perché più rapida e perché richiede l’impiego di una semplice rotella metrica da parte di due operatori. Quello per coordinate è subordinato invece alla strumentazione per la misurazione degli angoli azimutali e come tale risulta antieconomico in termini di dispendio di energie, mezzi e tempo, sebbene rimanga il più preciso, in particolare modo se la restituzione grafica viene eseguita a mano.

La presa diretta delle misure lungo un medesimo allineamento di più porzioni significative può avvenire secondo due metodi: quello delle misurazioni parziali, dove le misure sono prese in successione lungo il profilo, considerando due punti significativi per volta; quello delle misurazioni progressive, dove i punti da rilevare vengono individuati dalla distanza prese in modo progressivo a partire da un punto dell’allineamento definito come origine. Tra i due metodi è da preferirsi quello delle misurazioni progressive perché l’errore sul posizionamento di un punto non influisce sui successivi e sulla misura complessiva.

2.1.2.2. Il prelievo metrico sul piano verticale

Una volta determinata la pianta, si può procedere alla misurazione delle quote altimetriche, previa materializzazione in sito di un piano di riferimento orizzontale, al quale riferire tutte le altezze misurate, con l’indicazione del segno + o – a seconda che le quote sia sotto o sopra il piano.

(37)

Rilievo architettonico

34 Il tracciamento del piano di riferimento orizzontale deve essere materializzato in sito mediante segni evidenti sulle pareti esterne e interne. Lo strumento più comune per la sua definizione è la livella ad acqua, che consiste in un lungo tubo di gomma flessibile riempito di acqua a sezione sufficientemente piccola, ma tale da evitare fenomeni di capillarità. Sfruttando il principio idraulico dei vasi comunicanti, due operatori, uno a ciascun capo del tubo, partendo da un punto di riferimento, generalmente posto ad un altezza di circa un metro da terra, possono così segnare l’andamento del piano orizzontale virtuale in punti significativi della struttura, all’interno e all’esterno di essa.

La misurazione delle altezze può avvenire con i più svariati strumenti, sebbene siano da preferire triplometri e canne telescopiche, in seguito al controllo della loro verticalità a mezzo di una livella. Queste sono in sintesi le nozioni base sulle operazioni di rilevamento e sui metodi di prelievo metrico. La possibilità di risoluzione dell’ampia casistica di misurazioni da effettuare dipende ovviamente da una certo grado di esperienza e di manualità acquisita sul “campo”.

2.1.3. La restituzione grafica

L’ultima fase del rilevo consiste nella restituzione grafica, ovvero nella redazione, a mano o mediante l’ausilio di programmi grafici informatici, di un numero sufficiente di elaborati grafici, che sintetizzino tutte le informazioni essenziali (metriche, formali, materiche) per la definizione del complesso architettonico. Piante, prospetti, sezioni, particolari costruttivi, permettono al lettore esterno di conoscere e comprendere l’architettura in oggetto e di ricreare mentalmente, partendo da figure bidimensionali, la conformazione spaziale del fenomeno.

La restituzione deve procedere quanto più possibile parallelamente all’acquisizione dei dati sul campo, in maniera da porsi come utile strumento di verifica del lavoro svolto.

(38)

35

3. Rilievo strutturale

3.1.

Orizzontamenti

Per la conoscenza dei dettagli costruttivi relativi ai solai dell’edificio si è fatto riferimento ai risultati delle prove distruttive condotte dal Comune di Lucca.

Gli orizzontamenti dell’edificio in esame sono riconducibili a diverse tipologie costruttive: 1. Solai con putrelle in ferro e laterizio

2. Solai con putrelle in ferro e voltine in laterizio

3. Solai in latero-cemento con travetti gettati in opera e soletta non armata

4. Solai in latero-cemento con travetti a traliccio prefabbricati REP con soletta armata

Solai con putrelle in ferro e laterizio

In alternativa ai solai in legno, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, si realizzano di frequente solai con travi in ferro a doppio T ed elementi in laterizio. Le putrelle metalliche poggiano sui muri maestri ad interassi di 1,10 m e sopra la struttura è presente uno strato di riempimento volto a livellare la superficie del solaio e a costituire il letto di posa della pavimentazione. Le applicazioni di questa tipologia di solaio si ritrovano in molti edifici realizzati tra gli anni ’20 e ’30 in Italia.

La presenza del solaio con putrelle e voltine al piano terra dell’edificio risponde alla regola della progressiva diminuzione dei carichi statici lungo la struttura in elevato di un fabbricato, per cui al piano terra si trovano di solito orizzontamenti voltati o volterranee mentre ai piani superiori la tipologia che si ritrova più di frequente è rappresentata dal solaio misto in ferro e laterizio.

I solai a voltine sono costituiti da putrelle in ferro e voltine realizzate in mattoni disposti in foglio, che si innestano sulle ali inferiori dei profilati, sovrastate da materiale di riempimento di vario genere. Le voltine presenti nell’edificio hanno un’ampiezza di circa un metro e presentano frecce ribassate dell’ordine dell’1/15 o 1/20 della luce. Le putrelle NP(Normal Profilo) presentano una sezione resistente che varia in base alla luce che devono ricoprire i solai. Uno dei difetti che caratterizza tale orizzontamento può essere la scarsa rigidezza nel proprio piano, dovuta all’assenza di una soletta che sovrasta il sistema a voltine. Altre criticità di tale solaio sono legate ai fenomeni di degrado per ossidazione dei profilati e all’insufficienza delle sezioni resistenti rispetto alle prestazioni strutturali richieste dalla vigente normativa.

(39)

Rilievo strutturale

36

(40)

37 Figura 23 - Ricostruzione dei particolari dei solai esistenti

Solai in latero-cemento con travetti gettati in opera e soletta non armata

Anche i solai in latero-cemento iniziano a trovare impiego in Italia proprio a partire dagli anni ’20-’30. Se ne ritrovano infatti alcuni esempi proprio nell’edificio oggetto di studio, in particolare nelle zone di raccordo tra le stanze dei vari piani. Il solaio, in questo caso, è costituito da travetti in cemento armato gettati in opera e da pignatte di alleggerimento. Tale tipologia è caratterizzata dalla presenza di una soletta di un certo spessore che però non risulta armata.

Solai in latero-cemento con travetti a traliccio prefabbricati REP con soletta armata

Quest’ultima tipologia di solaio è presente nell’attuale sala delle udienze civili del piano primo e risale a un intervento di demolizione e ricostruzione del solaio attuato nel 2000. Le travi REP sono travi

Riferimenti

Documenti correlati

Spetta all'organo di vigilanza che accerta l'illecito la valutazione del danno o del pericolo attuale e concreto e la circostanza finisce per addossare alla p.g. la

Le istanze del personale dovranno essere trasmesse tramite sistema informatico Kairos, per posta elettronica ovvero tramite telefono..

A) Un gruppo di avvocati/e, a turni di due, preferibilmente un/a civilista e un/a penalista, comunque tutti/e esperti/e in materia e selezionati/e dal Consiglio dell'Ordine

Il personale dell’Impresa aggiudicataria dovrà essere in numero tale da garantire il rispetto degli obblighi contrattuali e normativi, nonché in possesso di

L’offerta di acquisto deve essere presentata tramite il modulo web “Offerta Telematica” messo a disposizione dal Ministero della Giustizia, che permette la compilazione

Il compendio immobiliare ricadente nell’attivo della procedura esecuti- va Immobiliare n°196/2019 R.G., per quanto accertato in forza della docu- mentazione in atti e

c) specificare nome, indirizzo (anche fax e/o e-mail) e generalità dell’offerente con indicazione del codice fiscale o della partita IVA; nell’ipotesi di persona coniugata, il

(Rapporti con gli organi di informazione). Il procuratore della Repubblica mantiene personalmente, ovvero tramite un magistrato dell’ufficio appositamente delegato, i rapporti con