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Riceviamo E PUBBLICHIAMO

Riceviamo E PUBBLICHIAMO

In medio stat virtus

«[...] la virtù ha per oggetto passioni e azioni, nelle quali l’eccesso costituisce un errore e il difetto è biasimato, mentre il mezzo è lodato e ha successo: e queste sono, ambedue, caratteristiche della virtù. La virtù è dunque una sorta di medietà, perché appunto tende al mezzo». [Aristotele Il, 5, 25]

Correva l’anno 1930 e già il legislatore si occupava del tema del benessere anima- le dettando norme sul rispetto etico ed etologico degli animali.

Successivamente il problema è stato affrontato sotto vari aspetti, tanto che da argo- mento puramente scientifico si è passati a una vera e propria pressione politica, che ha preteso una regolamentazione a livello Comunitario e infatti la Nuova Strategia Europea per la salute animale ha confermato nel Piano 2007-2013 il legame esi- stente tra benessere animale, salute animale e sicurezza degli alimenti, riconosciu- to dall’Ufficio Internazionale Epizoozie nel Codice Sanitario degli animali terrestri.

Il vero problema però consiste nella esatta definizione di benessere, quando questo concetto deve adattarsi all’allevamento degli animali allevati ad uso zootecnico in modo intensivo.

In tale caso fattori economici di mercato, che richiedono massimi rendimenti in tempi brevi con spese contenute rischiano di inficiare quello che nell’immaginario collettivo viene considerato come benessere ovvero, nell’accezione più comune, lo stare bene o esistere bene.

La migliore definizione di benessere animale è quella data da Broom nel 1986:

«Benessere è lo stato dell’animale per quanto riguarda i suoi sforzi per far fronte alle condizioni ambientali cui va incontro».

In molti casi si può affermare che, con opportuni sistemi di allevamento, si possono soddisfare le esigenze fisiologiche, molto più difficile è il soddisfacimento delle eto- logiche, tanto è vero che i fenomeni di cannibalismo, l’infertilità e le stereotipie si manifestano negli allevamenti intensivi, che pur dotati di impianti computerizzati a alta tecnologia, poco si occupano del repertorio comportamentale degli animali.

Proprio qui sorge il problema, perché antieconomico, ma l’industria alimentare non aspetta, ha ritmi veloci, vuole tanta carne in poco tempo.

Così manipola e crea genotipi di conigli ibridi commerciali precoci e produttivi, li ammassa in gabbie bicellulari, feconda artificialmente le fattrici a 130 giorni di vita, quando lo sviluppo corporeo è ancora al 75%, poi, con un interparto di 11 giorni, le tratta con progestinici per avere subito nuove ovulazioni e infine le macel- la anzitempo, perché divenute prematuramente improduttive.

Così la parabola della coniglietta sex bomb, pompata più di un ciclista al Tour de France, si conclude con un sommario processo, che decreta inevitabilmente la sua condanna a morte.

Insomma, una schiava del sesso, che del sesso non ha mai conosciuto le gioie, ma che proprio dal sesso viene tradita, perché la natura se ne frega delle elucubrazio- ni sul benessere, vuole tempo e spazio e interviene ponendo un freno ai nostri piani.

La ricerca sull’alterata fisiologia degli animali dimostra chiaramente che le mani- polazioni eccessivamente spinte sulla genetica, l’alimentazione, gli interventi sulla riproduzione, la mungitura, i sistemi di allevamento, le mutilazioni etc. etc., porta- no inevitabilmente a risposte adattative negative, dal momento che tutti questi agen- ti stressanti, intervenendo a livello di corteccia surrenale e di sistema nervoso, determinano immunosoppressione e aumento del metabolismo, che attingendo alle riserve corporee influisce sugli incrementi ponderali, gli indici di conversione, la sfera riproduttiva, la facilità al cronicizzarsi delle malattie.

Studi di mercato sui costi di gestioni tanto spinte ci sono, ma la realtà è che pochi rispettano una scienza, che richiede tempi lunghi. Tutti vogliono tutto e subito.

L’allevamento intensivo può essere definito come un moto pendolare che oscilla tra il mancato maltrattamento e il malessere passando per il benessere animale e la nostra categoria si trova a restringere l’angolo di oscillazione mediando sulla distanza dal punto di equilibrio.

Ma queste sono solo dissertazioni sulla semantica.

Caterina Pennesi

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