L’UTILIZZO DI ENZIMI E PROBIOTICI NEL TRATTAMENTO DELL’ASTENIA POST-COVID, testi a cura di Davide Allegri ed Ettore Pelosi.
Secondo una ricerca condotta dall’ONS (Office for National Statistics) in Inghilterra su pazienti nel periodo post-Covid, un soggetto su cinque manifesta uno o più sintomi psico-fisici correlati all’infezione dopo cinque settimane, mentro uno su dieci dopo dodici settimane.
Non è stato determinato ancora quanto a lungo possano persistere questi sintomi ma è noto come alcune infezioni virali portino a sindrome da stanchezza cronica o encefalomielite mialgica, che ha numerose analogie con quella post-Covid.
Il periodo successivo all’infezione da SARS-coV 2 si associa ad infiammazione cronica sistemica e aumento
Effetti e benefici della terapia enzimatica sistemica sui sintomi post-Covid
L’interesse del mondo medico verso la terapia enzimatica è in continua crescita grazie alle più recenti evidenze scientifiche, sia sul trattamento nel suo insieme, sia sui singoli elementi che la compongo.
La terapia enzimatica è composta da enzimi proteolitici e flavonoidi. Tra gli enzimi proteolitici troviamo la bromelina e la papaina, in grado di modulare la risposta infiammatoria, migliorare la risposta immunitaria ed esercitare un’azione antiaggregante piastrinica. La tripsina e la chimotripsina, anch’essi enzimi
proteolitici, intervengono invece nella riparazione tissutale, riducono i livelli di sostanze ossidanti e migliorano la microcircolazione.
Tra i flavonoidi troviamo la Rutina e Quercetina, due componenti con una forte azione antiossidante, antinfiammatoria e antivirale.
La terapia enzimatica influenza in modo trasversale il processo infiammatorio acuto e cronico. La ricerca scientifica ha evidenziato che l’effetto sinergico dei suoi componenti favorisce la scomposizione delle proteine plasmatiche che invadono lo spazio interstiziale con inibizione della migrazione e dell’adesione leucocitaria; modulazione dell’attività dei macrofagi ed un più rapido ritorno all’equilibrio tra le produzioni delle citochine. Si verificano inoltre: inibizione dell’aggregazione piastrinica e della Bradichinina, aumento della disponibilità di Plasmina per la fibrinolisi e riduzione della produzione delle specie reattive all’ossigeno (ROS) con conseguente limitazione dello stress ossidativo.
Entrando nello specifico, uno studio in vitro sulla Bromelina del 2021 ha riportato alcuni effetti
Da un altro studio pubblicato sempre nel 2021 è emerso che, per tenere sotto controllo il Covid-19, la Quercetina inibisce l’inflammosoma NLRP3 e i regolatori che lo influenzano. Inoltre, riduce la produzione delle citochine pro-infiammatorie e ne regola l’equilibrio.
I ricercatori hanno, quindi, ipotizzato che la quercetina potrebbe rappresentare un potenziale trattamento per le forme severe di infiammazione causate dal COVID-19.
Sono attualmente in corso altri trial clinici per valutare l’efficacia della Quercetina come antivirale per le forme più gravi di sindrome respiratoria da Covid-19.