Capitolo 1
Studio di funzione
Consideriamo una funzione f : (a, b) ⊆ R → R. Abbiamo che x0 ∈ (a, b) `e un punto di
• minimo relativo se esiste un intorno I(x0) ⊂ (a, b) tale che f (x) ≥ f (x0) per ogni x ∈ I(x0).
• massimo relativo se esiste un intorno I(x0) ⊂ (a, b) tale che f (x) ≤ f (x0) per ogni x ∈ I(x0)
• punto di estremo relativo se `e punto di massimo relativo o minimo relativo per f .
• punto stazionario se f0(x0) = 0;
• punto critico se ivi la derivata non esiste o `e f0(x0) = 0;
Siano x, y ∈ (a, b) tali che x < y. Allora diremo che:
• f `e crescente in (a, b) se f(x) ≤ f(y);
• f `e strettamente crescente in (a, b) se f(x) < f(y);
• f `e decrescente in (a, b) se f(x) ≥ f(y);
• f `e strettamente decrescente in (a, b) se f(x) > f(y);
1.1 Alcuni teoremi sulle funzioni derivabili
Teorema 1.1 (Fermat). `E data una funzione f : (a, b) ⊆ R → R derivabile, con a, b ∈ R. Se x0 ∈ (a, b) `e un punto di estremo, allora x0 `e un punto stazionario.
Dimostrazione. Faremo la dimostrazione solo nel caso in cui x0 sia un punto di minimo. Il caso in cui x0 `e di massimo viene lasciato per esercizio.
Dunque, sia x0 ∈ (a, b) un punto di minimo per f , allora esiste un intorno I(x0, r) tale che
f (x) ≥ f (x0) x ∈ I(x0, r).
Per x < x0 si ha f (x) − f (x0) ≥ 0 e x − x0 < 0 e quindi f (x) − f (x0)
x − x0 ≤ 0,
e invece per x > x0 si ha f (x) − f (x0) ≥ 0 e x − x0 > 0 e quindi f (x) − f (x0)
x − x0 ≥ 0.
Per l’inverso del teorema della permanenza del segno (Teorema 1.7 del capitolo sui limiti) si ha che
(1.1) lim
x→x−0
f (x) − f (x0)
x − x0 ≤ 0 lim
x→x+0
f (x) − f (x0) x − x0 ≥ 0.
Poich´e per ipotesi la funzione `e derivabile in x0 allora i limiti in (1.1), che sono la derivata di f rispettivamente sinistra e destra in x0, sono uguali a zero. Quindi la derivata di f in x0 `e zero.
Teorema 1.2 (Rolle). `E data una funzione f : [a, b] ⊆ R → R, con a, b ∈ R. Se f `e derivabile in (a, b), continua in [a, b] e f (a) = f (b), allora esiste un punto c ∈ (a, b) tale che f0(c) = 0.
Dimostrazione. Siamo in presenza di una funzione f continua in un intervallo chiuso e limitato. Ne consegue, per il teorema di Weierstraß, che f ammette punto di massimo xM e punto di minimo xm assoluti. Distinguiamo due casi:
• Se m = M allora la funzione f `e costante e quindi f0(x) = 0 per ogni x ∈ [a, b].
• Se m < M allora almeno uno dei due xm o xM appartiene a (a, b), ed in tal punto la derivata esiste ed `e nulla per il teorema di Fermat.
Esempio 1.3. Il teorema di Rolle `e applicabile alla funzione f (x) = x2(1 − x2) nell’intervallo [0, 1]. Infatti f `e continua in [0, 1] e derivabile in (0, 1). Inoltre f (0) = f (1). Allora esiste un valore c ∈ (0, 1) tale che f0(c) = 0. Infatti
f0(c) = −4x3 + 2x = 0 → c = 1
√2.
Esempio 1.4. Le ipotesi del teorema di Rolle sono le pi`u larghe possibili per cui vale l’enunciato stesso.
• La funzione f(x) = |x| `e continua in [−1, 1], `e tale che f(−1) = f(1), per`o f non `e derivabile in x = 0. Infatti non esiste punto dell’intervallo (−1, 1) in cui f0 si annulla.
• La funzione f(x) = x `e continua in [0, 1], derivabile in (0, 1) per`o f(0) 6= f(1).
Infatti non esiste punto dell’intervallo (0, 1) in cui f0 si annulla.
• La funzione
f (x) =
0 x = 1 x x ∈ [0, 1)
1.2 - Derivata prima e monotonia
`e continua e derivabile in (0, 1), `e tale che f (0) = f (1). La funzione f per`o non `e continua in x = 0 e x = 1. Infatti non esiste punto dell’intervallo (0, 1) in cui f0 si annulla.
Teorema 1.5 (Lagrange). `E data una funzione f : [a, b] ⊆ R → R, con a, b ∈ R.
Se f `e derivabile in (a, b), continua in [a, b]. Allora esiste un punto c ∈ (a, b) tale che f0(c) = f (b)−f (a)
b−a .
Dimostrazione. Consideriamo la funzione
g(x) = (f (b) − f (a)) x − (b − a)f (x).
La funzione g `e continua in [a, b], derivabile in (a, b) ed `e g(a) = g(a): quindi, per il teorema di Rolle esiste un c ∈ (a, b) per cui g0(c) = 0. Abbiamo
g0(x) = (f (b) − f (a)) − (b − a)f0(x) e
g0(c) = (f (b) − f (a)) − (b − a)f0(c) = 0 e quindi
f0(c) = f (b) − f (a) b − a .
Esempio 1.6. Il teorema di Lagrange `e applicabile alla funzione f (x) = x2 nell’in- tervallo [0, 1]. Infatti f `e continua in [0, 1] e derivabile in (0, 1). Allora esiste un valore c ∈ (0, 1) tale che f0(c) = f (1)−f (0)
1−0 = 1. Infatti f0(c) = 2x = 1 → c = 1
2.
1.2 Derivata prima e monotonia
Il teorema di Fermat ci fornisce un metodo per la ricerca dei punti di estremo relativo per una funzione derivabile. I punti di estremo si devono cercare fra i punti stazionari.
Esempio 1.7. Consideriamo la funzione f (x) = x2 la quale ammette x = 0 come punto stazionario che `e punto di minimo essendo f (x) > 0 per x 6= 0.
Per`o non tutti i punti stazionari sono di estremo.
Esempio 1.8. Consideriamo la funzione f (x) = x3 la quale ammette x = 0 come punto stazionario che non `e punto di estremo essendo f (x) > 0 per x > 0 e f (x) < 0 per x < 0.
La derivata prima fornisce anche informazioni sulla monotonia (crescenza e decrescenza) delle funzioni.
Teorema 1.9. `E data una funzione f : (a, b) ⊆ R → R derivabile.
• f0(x) ≥ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f `e ivi crescente.
• f0(x) ≤ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f `e ivi decrescente.
Dimostrazione. Dimostreremo soltanto la 1, lasciando la dimostrazione della 2 per esercizio.
Sia f avente derivata prima positiva in (a, b). Applicando il teorema di Lagrange alla funzione f nell’intervallo [x0, x1] ⊂ (a, b), abbiamo che esiste un punto c ∈ (x0, x1) tale che
f0(c) = f (x1) − f (x0) x1− x0 ≥ 0 e quindi f (x1) ≥ f (x0).
Vediamo ora l’altra implicazione. Sia x0 ∈ (a, b) e h ∈ R tale che x0+ h ∈ (a, b).
Siccome per ipotesi f `e crescente abbiamo che f (x0+ h) − f (x0)
h ≥ 0.
e per l’inverso del teorema della permanenza del segno si ha che lim
h→0
f (x0+ h) − f (x0)
h = f0(x0) ≥ 0.
Quest’ultimo teorema suggerisce un metodo per la ricerca dei punti di estremo per una funzione derivabile. Sia x0 un punto stazionario per una funzione f :
• x0 `e un punto di minimo relativo se prima di x0 la derivata prima `e negativa e dopo `e positiva,
& %
x0
x
• x0 `e un punto di massimo relativo se prima di x0 la derivata prima `e positiva e dopo `e negativa,
% &
x0
x
• x0 `e un punto di flesso a tangente orizzontale se la derivata prima ha lo stesso segno prima e dopo x0.
1.3 - Derivata prima e monotonia
% %
x0
x & &
x0
x
Esempio 1.10. Consideriamo la funzione f (x) = x2 la cui derivata prima `e f0(x) = 2x. La derivata prima `e positiva per x > 0, e negativa per x < 0, e x = 0 `e punto stazionario per f .
−3 −2 −1 0 1 2 3
& %
x
Dunque x = 0 `e punto di minimo per f (x) = x2.
Esempio 1.11. Consideriamo la funzione f (x) = x3 la cui derivata prima `e f0(x) = 3x2. La derivata prima `e positiva per x 6= 0, e x = 0 `e punto stazionario per f .
−3 −2 −1 0 1 2 3
% %
x
Dunque x = 0 `e punto di flesso a tangente a orizzontale per f (x) = x3.
I punti di massimo o minimo si devono cercare anche nei punti critici non stazionari in cui f `e continua.
Esempio 1.12. Consideriamo la funzione f (x) = √3
x2. Abbiamo gi`a studiato cosa accade alla funzione per x = 0: la funzione `e ivi continua ma non derivabile. La derivata prima `e positiva per x > 0, e negativa per x < 0.
−3 −2 −1 0 1 2 3
& %
x
Dunque x = 0 `e punto di minimo per f (x) = √3 x2.
1.3 Derivata seconda e concavit` a
E data una funzione f : (a, b) ⊆ R → R. Diremo che f `e una funzione convessa se il` suo epigrafico1 `e un insieme convesso. Se −f `e convessa, allora la funzione f `e detta concava.
Funzione convessa Funzione concava
Ricordando che un sottoinsieme A di R2`e convesso se ogni segmento che ha come estremi elementi di A `e interamente contenuto in A, un altro modo per definire le funzioni convesse e concave `e il seguente.
x
f (x) yt
xt f (xt)
f (y)
y x y
Consideriamo il punto di coordinate (xt, yt) appartenente al segmento congiungente i punti di coordinate (x, f (x)) e (y, f (y)). Possiamo esprimere le coordinate del punto tramite combinazione lineare convessa:
xt = (1 − t)x + ty , yt= (1 − t)f (x) + tf (y) , t ∈ [0, 1] . La funzione f `e convessa in (a, b) se per ogni x, y ∈ (a, b) si ha
f (x(1 − t) + yt) ≤ f (x)(1 − t) + f (y)t, per ogni t ∈ [0, 1].
La funzione f `e concava in (a, b) se per ogni x, y ∈ (a, b) si ha
f (x(1 − t) + yt) ≥ f (x)(1 − t) + f (y)t, per ogni t ∈ [0, 1].
Esempio 1.13. Proviamo che la funzione f (x) = x2 `e convessa in R, ovvero che (1.2) (x(1 − t) + yt)2 ≤ x2(1 − t) + y2t, per ogni t ∈ [0, 1]
`e verificata per x, y ∈ R.
1L’epigrafico di una funzione f `e la parte di piano sopra il grafico di f .
1.4 - Derivata seconda e concavit`a La (1.2) equivale a
x2(1 − t) + y2t − [x(1 − t) + yt]2 ≥ 0 da cui
x2(1 − t) + y2t −x2(1 − t)2+ y2t2+ 2xyt(1 − t) ≥ 0 da cui
x2(1 − t) − (1 − t)2 + y2(t − t2) − 2xy(t − t2) ≥ 0 da cui
x2 t − t2 + y2(t − t2) − 2xy(t − t2) ≥ 0 da cui
(t − t2)(x − y)2 ≥ 0.
Essendo l’ultima disequazione sempre verificata, allora f (x) = x2 `e convessa in R.
La derivata seconda fornisce informazioni sulla concavit`a delle funzioni.
Teorema 1.14. `E data una funzione f : (a, b) ⊆ R → R derivabile fino al secondo ordine.
• f00(x) ≥ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f `e ivi convessa.
• f00(x) ≤ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f `e ivi concava.
Esempio 1.15. Consideriamo la funzione f (x) = x2. Avremo che f00(x) = 2.
Poich´e f00 `e sempre positiva, allora la funzione f `e convessa nell’insieme di defi- nizione.
Esempio 1.16. Consideriamo la funzione f (x) = x3. Avremo che f00(x) = 6x. Si ha
• f00(x) > 0 per x > 0 allora f `e ivi convessa;
• f00(x) < 0 per x < 0 allora f `e ivi concava.
Un punto `e di flesso se ivi la funzione cambia concavit`a. I flessi sono di tre tipi:
• a tangente orizzontale: si trovano in quei punti stazionari in cui la derivata prima non cambia segno;
• a tangente obliqua: si trovano in quei punti in cui la derivata prima `e diversa da 0 e la derivata seconda si annulla;
• a tangente verticale: si trovano in quei punti in cui la derivata prima destra e sinistra sono infiniti dello stesso segno.
Esempio 1.17. La funzione f (x) = x3 in x = 0 ha un flesso a tangente orizzontale.
La funzione f (x) = x3 − x in x = 0 ha un flesso a tangente obliquo. La funzione f (x) =√3
x in x = 0 ha un flesso a tangente verticale.
1.4 Funzioni lipschitziane
Sia f : I ⊆ R → R una funzione con I un intervallo di R. La funzione f `e detta lipschitziana in I se per ogni x, y ∈ I si ha che
|f (x) − f (y)| ≤ K |x − y|
o equivalentemente
|f (x) − f (y)|
|x − y| ≤ K, x 6= y con K costante reale, detta costante di Lipschitz.
Esempio 1.18. Consideriamo la funzione f (x) = |x|. Se x, y ∈ R allora vale la disugualianza triangolare inversa per cui
|f (x) − f (y)| = ||x| − |y|| ≤ |x − y| .
da cui discende che la funzione valore assoluto `e lipschitziana in R, con K = 1.
L’esempio precedente mostra come la lipschitzianit`a non implichi la derivabilit`a. Ma il seguente teorema lega la derivabilit`a alla lipschitzianit`a.
Teorema 1.19. Sia f : (a, b) ⊆ R → R derivabile. La funzione `e lipschitziana in (a, b) se e solo se f0(x) `e ivi limitata.
Dimostrazione. Se una funzione `e lipschitziana allora per ogni x, y ∈ (a, b) con x 6= y abbiamo
|f (x) − f (y)|
|x − y| ≤ K ∈ R.
Ma essendo f derivabile in (a, b) abbiamo che
y→xlim
|f (x) − f (y)|
|x − y| = |f0(x)| ≤ K ∈ R.
e quindi la derivata `e limitata.
Proviamo l’altra implicazione. Consideriamo x0, x1 ∈ (a, b) tali che x0 < x1. Allora f (x) verifica il teorema di Lagrange nell’intervallo [x0, x1], e quindi esiste un c ∈ (x0, x1) tale che
f0(c) = f (x1) − f (x0) x1− x0 da cui
|f0(c)| =
f (x1) − f (x0) x1− x0
e quindi |f (x1) − f (x0)| = |f0(c)| · |x1− x0|. Poich´e per ipotesi f0(x) `e limitata, e quindi `e limitata anche |f0(x)|, significa che esiste un valore reale positivo K tale che |f0(x)| ≤ K per ogni x ∈ (a, b). Allora
|f (x1) − f (x0)| = |f0(c)| · |x1− x0| ≤ K|x1− x0|
1.5 - Teorema di De L’Hˆopital e quindi f `e lipschitziana in (a, b).
Esempio 1.20. Consideriamo la funzione f (x) =√
x. Se prendiamo la funzione in un qualsiasi intervallo aperto che ha zero come estremo allora f non `e ivi lipschitziana perch´e la derivata non `e limitata. Invece lo `e in qualsiasi intervallo del tipo (a, +∞) con a > 1 perch´e la funzione radice quadrata ha derivata ivi limitata.
Esempio 1.21. Consideriamo la funzione f (x) = x2. Se prendiamo la funzione in un qualsiasi intervallo limitato allora f `e ivi lipschitziana. Invece in qualsiasi intervallo illimitato la funzione non `e limitata.
Teorema 1.22. Sia f : A ⊆ R → R con A insieme chiuso e limitato. Se la funzione
`
e derivabile in A allora `e ivi lipschitziana.
Teorema 1.23. Se f : (a, b) ⊆ R → R `e lipschitziana allora `e ivi uniformemente continua (e quindi continua).
1.5 Teorema di De L’Hˆ opital
Il Teorema di De L’Hˆopital ci permette di sciogliere limiti che porgono le forme indeter- minate del tipo ∞∞ o 00.
Teorema 1.24. Sia (a, b) limitato o illimitato e siano date le funzioni f, g : (a, b) ⊆ R → R derivabili e g0(x) 6= 0. Sia x0 ∈ (a, b). Se sono verificate le seguenti condizioni:
• Il limite lim
x→x0
f (x)
g(x) porge una forma indeterminata ∞
∞ o 0 0.
• Il limite lim
x→x0
f0(x)
g0(x) esiste.
Allora
x→xlim0
f (x)
g(x)= lim
x→x0
f0(x) g(0x).
Esempio 1.25. Calcoliamo il limite
x→+∞lim ln x
x .
Il limite porge una forma indeterminata ∞∞. Cerchiamo di applicare il teorema di De L’Hˆopital. Il limite
x→+∞lim (ln x)0
(x)0 = lim
x→+∞
1 x
1 = lim
x→+∞
1 x = 1
+∞ = 0.
Allora `e applicabile il Teorema di De L’Hˆopital, e sar`a
x→+∞lim ln x
x = lim
x→+∞
(ln x)0 (x)0 = 0.
Esempio 1.26. Calcoliamo il limite
x→+∞lim
x2+ x + 1 x2+ 3x + 2.
Il limite porge una forma indeterminata ∞∞. Cerchiamo di applicare il teorema di De L’Hˆopital.
x→+∞lim
(x2+ x + 1)0
(x2+ 3x + 2)0 = lim
x→+∞
2x + 1 2x + 3
Il limite porge ancora una forma indeterminata ∞∞. Cerchiamo di applicare nuova- mente il teorema di De L’Hˆopital.
x→+∞lim
(2x + 1)0
(2x + 3)0 = lim
x→+∞
2 2 = 1.
Allora `e applicabile il Teorema di De L’Hˆopital, e sar`a
x→+∞lim
x2+ x + 1
x2+ 3x + 2 = lim
x→+∞
(x2+ x + 1)0
(x2+ 3x + 2)0 = lim
x→+∞
(2x + 1)0 (2x + 3)0 = 1.
Esempio 1.27. Calcoliamo il limite lim
x→0+
x − tan x x2 .
Il limite porge una forma indeterminata 00. Cerchiamo di applicare il teorema di De L’Hˆopital.
lim
x→0+
(x − tan x)0
(x2)0 = lim
x→0+
1 − 1 − tan2x
2x = lim
x→0+
− tan2x 2x
Il limite porge ancora una forma indeterminata 00. Cerchiamo di applicare nuova- mente il teorema di De L’Hˆopital.
lim
x→0+
(− tan2x)0
(2x)0 = lim
x→0+
−2 tan x (1 + tan2x)
2 = 0.
Allora `e applicabile il Teorema di De L’Hˆopital, e sar`a lim
x→0+
x − tan x
x2 = lim
x→0+
(x − tan x)0
(x2)0 = lim
x→0+
(− tan2x)0 (2x)0 = 0.
Esempio 1.28. Calcoliamo il limite lim
x→0+(x ln x) .
1.5 - Teorema di De L’Hˆopital
Il limite porge una forma indeterminata 0 · ∞. Il Teorema di De L’Hˆopital non `e ap- plicabile direttamente, ma possiamo trasformare la funzione per rendere applicabile il teorema.
lim
x→0+
(x ln x) = lim
x→0+
ln x
1 x
.
Quest’ultimo limite `e una forma indeterminata ∞∞, e cerchiamo di applicare il teo- rema di De L’Hˆopital.
lim
x→0+
(ln x)0
1 x
0 = lim
x→0+
1 x
− 1 x2
= lim
x→0+
−x2
x = − lim
x→0+x = 0−.
Allora `e applicabile il Teorema di De L’Hˆopital, e sar`a lim
x→0+(x ln x) = lim
x→0+
ln x
1 x
= lim
x→0+
(ln x)0
1 x
0 = 0−.
Esempio 1.29. Calcoliamo il limite
x→−∞lim (xex) .
Il limite porge una forma indeterminata 0 · ∞. Il Teorema di De L’Hˆopital non `e applicabile direttamente, ma possiamo seguire il procedimento dell’esercizio prece- dente.
x→−∞lim (xex) = lim
x→−∞
x e−x.
Quest’ultimo limite `e una forma indeterminata ∞∞, e cerchiamo di applicare il teo- rema di De L’Hˆopital.
x→−∞lim (x)0
(e−x)0 = lim
x→−∞
1
−e−x = lim
x→−∞(−ex) = 0−. Allora `e applicabile il Teorema di De L’Hˆopital, e sar`a
x→−∞lim (xex) = lim
x→−∞
x
e−x = lim
x→−∞
(x)0
(e−x)0 = 0−.
Il teorema di De L’Hˆopital `e molto utile per sciogliere le forme indeterminate del tipo 1∞, 00 e ∞0.
Esempio 1.30. Calcoliamo il limite lim
x→0+
(sin x + cos x)x1 .
Essendo una forma indeterminata 1∞, sfruttiamo l’identit`a f (x)g(x) = eln(f (x)g(x)).
Abbiamo lim
x→0+
(sin x + cos x)x1 = lim
x→0+
eln(sin x+cos x)x1 = lim
x→0+
e1xln(sin x+cos x); lim
x→0+
1
xln(sin x + cos x) = 0 0. Possiamo allora applicare De L’Hˆopital:
lim
x→0+
1
xln(sin x + cos x) = lim
x→0+
cos x−sin x sin x+cos x
1 = 1
e dire che il limite della funzione iniziale `e e1, ossia e.
Esempio 1.31. Calcoliamo il limite lim
x→π2(tan x)tan(2x) .
Essendo una forma indeterminata ∞0, sfruttiamo l’identit`a f (x)g(x) = eln(f (x)g(x)). Abbiamo
lim
x→π2 (tan x)tan(2x) = lim
x→π2 eln(tan x)tan(2x) = lim
x→π2 etan(2x) ln(tan x); lim
x→π2 tan(2x) ln(tan x) = lim
x→π2
sin(2x)
cos(2x)ln(tan x) .
Siccome cos(2x) → 1 as x → π
2, possiamo calcolare direttamente lim
x→π2
ln(tan x)
1 sin(2x)
= ∞
∞. Allora applichiamo De L’Hˆopital:
x→limπ2
ln(tan x)
1 sin(2x)
= lim
x→π2 −sin(2x) cos(2x) = 0 da cui segue che il limite della funzione iniziale `e e0 = 1.
1.6 Polinomi di Taylor
Consideriamo una funzione f : (a, b) ⊆ R → R derivabile. Allora
x→xlim0
f (x) − f (x0)
x − x0 = f0(x0) e ne consegue che
(1.3) g(x) = f (x) − f (x0)
x − x0 − f0(x0)
1.6 - Polinomi di Taylor
`e infinitesima in x = x0. Ricavando f (x) nella (1.3) abbiamo f (x) = f (x0) + f0(x0)(x − x0) + g(x)(x − x0).
Non `e difficile mostrare che g(x)(x − x0) `e un infinitesimo di ordine maggiore a x − x0 e quindi
g(x)(x − x0) = o(x − x0).
Ne consegue che
(1.4) f (x) = f (x0) + f0(x0)(x − x0)
| {z }
P1(x)
+o(x − x0).
Dalla (1.4) abbiamo che la funzione f si pu`o scrivere come somma di una funzione polinomiale di primo grado, la quale non `e altro che la retta tangente ad f in x0 e una funzione che `e un infinitesimo di ordine superiore a x − x0 per x → x0. La funzione polinomiale P1 in (1.4) `e tale che
(1.5) P1(x0) = f (x0), P10(x0) = f0(x0).
x0 f (x0)
x P1(x)
f (x) o
(x−x0)
x y
Poniamoci la questione se `e possibile trovare una funzione polinomiale Pn(x) di grado n che migliora in un intorno di x0 l’approssimazione di f . Coerentemente con le (1.5), tale polinomio Pn(x) dovr`a essere tale che Pn(x0) = f (x0) e Pn(j)(x0) = f(j)(x0) per ogni j ∈ {1, 2, · · · , n}, posto che f sia derivabile in x0 fino all’ordine n.
Il seguente teorema ci dice quale `e tale polinomio, il quale viene chiamato polinomio di Taylor di grado n generato da f e centro x0.
Teorema 1.32. Sia f : (a, b) ⊆ R → R derivabile fino all’ordine n in x0 ∈ (a, b).
Allora esiste un unico polinomio Pn(x) tale che Pn(x0) = f (x0) e Pn(k)(x0) = f(k)(x0) per ogni k ∈ {1, 2, · · · , n}.
Dimostrazione. Proponiamo come Pn(x0) il polinomio
Pn(x) = a0+ a1(x − x0) + a2(x − x0)2+ · · · + an(x − x0)n. Si ha:
Pn0(x) = a1+ 2a2(x − x0) + · · · + nan(x − x0)n−1 P ”n(x) = 2a2+ · · · + n(n − 1)an(x − x0)n−2
· · ·
Pn(n)(x) = n(n − 1) · · · 2an. Calcolando in x0 si trova
Pn(x0) = a0, Pn0(x0) = a1, Pn(n) = n!an. Abbiamo quindi che
ak = f(k)(x0)
k! , k ∈ {0, 1, · · · , n}.
In forma compatta il polinomio di Taylor di grado n generato da f e centro x0 `e
Pn(x) =
n
X
k=0
f(k)(x0)
k! (x − x0)k.
Esempio 1.33. Consideriamo la funzione f (x) = sin x. Troviamo il suo polinomio di Taylor di grado n e centro 0.
Poich´e per ogni k ∈ N si ha che
f(4k)(x) = sin x, f(4k+1)(x) = cos x, f(4k+2)(x) = − sin x, f(4k+3)(x) = − cos x e di conseguenza
f(4k)(0) = 0, f(4k+1)(0) = 1, f(4k+2)(0) = 0, f(4k+3)(0) = −1 allora
P2n+1(x) = x − x3 3! +x5
5! − x7
7! + · · · + (−1)n
(2n + 1)!x2n+1 =
n
X
k=0
(−1)k
(2k + 1)!x2k+1 e
P2n(x) = P2n−1(x).
1.6 - Polinomi di Taylor
P1
P3 P5
−4 −3 −2 −1 1 2 3 4
−2
−1 1 2
x y
Esempio 1.34. Consideriamo la funzione f (x) = cos x. Troviamo il suo polinomio di Taylor di grado n e centro 0.
Poich´e per ogni k ∈ N si ha che
f(4k)(x) = cos x, f(4k+1)(x) = − sin x, f(4k+2)(x) = − cos x, f(4k+3)(x) = sin x e di conseguenza
f(4k)(0) = 1, f(4k+1)(0) = 0, f(4k+2)(0) = −1, f(4k+3)(0) = 0 allora
P2n(x) = 1 − x2 2! +x4
4! − x6
6! + · · · + (−1)n (2n)!x2n =
n
X
k=0
(−1)k (2k)!x2k e
P2n+1(x) = P2n(x).
P0
P2 P3
−4 −3 −2 −1 1 2 3 4
−2
−1 1 2
x y
Esempio 1.35. Consideriamo la funzione f (x) = ex. Troviamo il suo polinomio di Taylor di grado n e centro 0.
Poich´e
f(k)(0) = 1, per ogni k ∈ {0, 1, · · · , n}
allora
Pn(x) = 1 + x + x2 2! +x3
3! + · · · + xn n! =
n
X
k=0
xk k!.
Poich´e f (1) = e, possiamo usare i polinomi di Taylor per calcolare una approssima-
zione del numero di Nepero.
n Pn(1) Pn(1) − f (1)
1 2 0.718282
2 2.5 0.218282
3 2.66667 0.0516152 4 2.70833 0.0099485 5 2.71667 0.00161516
Come si pu`o notare gi`a al grado 5 il polinomio di Taylor approssima fino alla seconda cifra decimale il numero di Nepero.
Esempio 1.36. Consideriamo la funzione f (x) = ln(1 + x). Troviamo il suo poli- nomio di Taylor di grado n e centro 0.
Abbiamo f0(x) = 1
1 + x, f00(x) = − 1
(1 + x)2, f000(x) = 2
(1 + x)3, f(4)(x) = − 6
(1 + x)4, · · · e di conseguenza
f (0) = 0, f0(0) = 1, f00(0) = −2, f000(0) = 2, f(4)(0) = −6, · · · allora
Pn(x) =
n
X
k=1
(−1)k+1(k − 1)! · xk k! =
n
X
k=1
(−1)k+1 k xk.
P1
P2 P3
−1 1 2 3 4
−2
−1 1 2 3
x y
Si definisce errore di approssimazione o resto n-esimo la funzione Rn(x) = f (x) − Pn(x)
ovvero l’errore che si commette approssimando la funzione f con Pn in x.
Teorema 1.37. Sia f : (a, b) ⊆ R → R derivabile fino all’ordine n in x0 ∈ (a, b).
Se Pn(x) `e il polinomio di Taylor di grado n generato da f e centro x0. Allora En(x) = o ((x − x0)n) .
1.7 - Infinitesimi e infiniti campione
La rappresentazione di En data in quest’ultimo teorema `e detta forma di Peano del resto n-esimo. Esistono altre rappresentazione del resto n-esimo che noi qui non daremo.
Esempio 1.38. Secondo la rappresentazione del resto in forma di Peano abbiamo che
sin x =
n
X
k=0
(−1)k
(2k + 1)!x2k+1+ o(x2n+1), cos x =
n
X
k=0
(−1)k
(2k)!x2k+ o(x2n), ex =
n
X
k=0
1
k!xk+ o(xn), ln(1 + x) =
n
X
k=1
(−1)k+1
k xk+ o(xn).
Esempio 1.39. Calcolare il polinomio di Taylor di grado 2 e centro 0 della funzione f (x) = ln(cos x)).
f (x) = ln(cos x)) , f0(x) = − tan x , f ”(x) = −1 − tan2x da cui segue
f (0) = 0 , f0(0) = 0 , f ”(0) = −1 e quindi
P (x) = −x2. Inoltre abbiamo che
ln(cos(x)) = −x2+ o(x2).
Dai polinomi di Taylor si possono ricavare altri sviluppi di Taylor grazie al seguente teorema.
Teorema 1.40. Siano f, g : (a, b) ⊆ R → R derivabile fino all’ordine n in x0 ∈ (a, b). Sia Pn (Qn) il polinomio di Taylor di grado n generato da f (g) e centro x0. Allora
• Se α, β ∈ R, allora αPn(x) + βQn(x) `e il polinomio di Taylor di grado n generato da αf + βg con centro x0.
• Pn0(x) `e il polinomio di Taylor di grado n − 1 generato da f0.
1.7 Infinitesimi e infiniti campione
Ricordiamo che una funzione f `e infinitesima in x0 se
x→xlim f (x) = 0
e che f `e infinita in x0 se
x→xlim0
f (x) = ±∞.
Siano f (x) e g(x) 6= 0 funzioni infinite o infinitesime per x → x0, con x0 finito o infinito.
Se esiste α ∈ R+ tale che il limite
(1.6) lim
x→x0
f (x) [g(x)]α
`e finito non nullo, allora si dir`a che f `e un infinito (o infinitesimo) di ordine α in x0 rispetto all’ infinito (o infinitesimo) campione g(x).
Nella pratica si usano campioni standard (dove non diversamente specificato):
- se x → ±∞, g(x) = x `e l’infinito campione, mentre g(x) = 1
x `e l’infinitesimo campione;
- se x → x0, g(x) = 1
x − x0`e l’infinito campione, mentre g(x) = x−x0`e l’infinitesimo campione.
Esempio 1.41. La funzione f (x) = x + sin x `e una funzione infinitesima in x = 0.
Poich´e
x→0lim
x + sin x xα
`
e finito non nullo per α = 1 allora f (x) `e un infinitesimo di ordine 1 in x = 0.
Esempio 1.42. La funzione f (x) = x − sin x `e una funzione infinitesima in x = 0.
Poich´e
x→0lim
x − sin x xα
`
e finito non nullo per α = 3 allora f (x) `e un infinitesimo di ordine 3 in x = 0.
Esempio 1.43. Consideriamo la funzione f (x) = ex la quale `e infinitesima per x → −∞. Per`o non esiste valore di α tale che
x→−∞lim ex xα
`
e finito non nullo. In questo caso non `e determinabile l’ordine di infinitesimo di questa funzione.
Esempio 1.44. L’infinitesimo f (x) = ln(1 + x2) per x → 0 `e di ordine 2 rispetto a x perch`e
x→0lim
ln(1 + x2) x2 = 1 .
Esempio 1.45. L’infinitesimo f (x) = x − 4
x2+ 1 per x → +∞ `e di ordine 1 rispetto a
1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni
1
x perch`e
x→+∞lim
x − 4 x2+ 1
1 x
= lim
x→+∞
x2− 4x x2+ 1 = 1 .
Esempio 1.46. La funzione f (x) = x2 + x3 `e un infinito di ordine 3 rispetto a g(x) = x per x → ±∞. Infatti
x→±∞lim
x2 + x3 x3 = 1.
Grazie al teorema di De L’Hˆopital e ai polinomi di Taylor `e pi`u agevole trovare l’infini- tesimo campione di una funzione infinitesima in un x0 finito.
Esempio 1.47. La funzione f (x) = x + sin x `e una funzione infinitesima in x = 0 ed ha ivi sviluppo di Taylor uguale
x + sin x = x + (x + o(x)) = 2x + o(x).
Quindi
x→0lim
x + sin x xα = lim
x→0
2x + o(x) xα .
Quest’ultimo limite `e finito non nullo per α = 1, e dunque x + sin x `e infinitesimo di ordine 1 in x = 0.
Lo stesso risultato si poteva ottenere con il teorema di De L’Hˆopital, infatti
x→0lim
x + sin x xα = lim
x→0
1 + cos x
αxα−1 = 2 αxα−1.
Per avere un valore del limite finito non nullo dobbiamo porre α = 1.
Esempio 1.48. La funzione f (x) = x − sin x `e una funzione infinitesima in x = 0 ed ha ivi sviluppo di Taylor uguale a
sin x − x = x −
x −x3
3! + o(x3)
= x3
3! + o(x3).
Quindi
x→0lim
x − sin x xα = lim
x→0 x3
3! + o(x3) xα .
Quest’ultimo limite `e finito non nullo per α = 3, e dunque x − sin x `e infinitesimo di ordine 3 in x = 0.
1.8 Grafico qualitativo delle funzioni
Grazie a tutto ci`o che abbiamo sviluppato fino a qui, abbiamo gli strumenti per trovare il grafico qualitativo di una funzione. Ecco i passaggi necessari:
1. Si determina l’insieme di definizione della funzione.
2. Si trovano i punti di intersezione della funzione con gli assi cartesiani.
3. Si trovano gli intervalli in cui la funzione `e positiva, e quelli in cui `e negativa.
4. Si calcolano i limiti della funzione agli estremi dell’insieme di definizione.
5. Si calcola la derivata prima. Si determinano gli intervalli in cui la funzione `e crescente e decrescente. Si determinano i massimi e minimi.
6. Si calcola la derivata seconda. Si determinano gli intervalli in cui la funzione `e convessa e concava. Si determinano i punti di flesso.
Esempio 1.49. Determiniamo il grafico qualitativo della funzione f (x) = x3− x.
Dominio. La funzione `e polinomiale. Ne consegue che l’insieme di definizione `e R.
Intersezione con gli assi. Le intersezioni con l’asse x si cercano risolvendo il sistema
y = x3− x y = 0
che porge i punti A = (0, 0) e B = (1, 0). Le intersezioni con l’asse y si cercano risolvendo il sistema
y = x3− x x = 0 che porge il punto A.
Positivit`a. Dobbiamo risolvere la disequazione x3− x ≥ 0.
x3− x ≥ 0 → x x2− 1 ≥ 0 → x (x − 1) (x + 1) ≥ 0.
Studiamo la positivit`a dei tre fattori.
• Il primo fattore porge x ≥ 0;
• Il secondo fattore porge x − 1 ≥ 0 che ha soluzione per x ≥ 1;
• Il terzo fattore porge x + 1 ≥ 0 che ha soluzione per x ≥ −1.
Riportiamo il tutto in un grafico riepilogativo:
−3 −2 −1 0 1 2 3
x
discende che
• f(x) > 0 per x ∈ (−1, 0) ∪ (1, +∞);
• f(x) < 0 per x ∈ (−∞, −1) ∪ (0, 1).
1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni
Limiti agli estremi del dominio.
x→±∞lim x3− x = lim
x→±∞x3 1 − x
x3
= lim
x→±∞x3 = ±∞.
Non ci sono asintoti verticali e orizzontali. Non ci sono asintoti obliqui perch´e
x→±∞lim
x3− x
x = lim
x→±∞
x3
x = lim
x→±∞x2 = +∞.
Derivata prima. Si ha f0(x) = 3x2− 1. La derivata prima si annulla per x = ±
√ 3 3 ,
`
e positiva per x ∈
−∞, −
√ 3 3
∪√
3
3 , +∞
, `e negativa per x ∈
−
√ 3 3 ,
√ 3 3
.
% & %
√3
− 3
√3 3
x
Abbiamo che x = −
√3
3 `e punto di massimo relativo e x =
√3
3 `e punto di minimo relativo.
Derivata seconda. Si ha f00(x) = 6x. La derivata seconda si annulla per x = 0, `e positiva per x ∈ (0, +∞), `e negativa per x ∈ (−∞, 0).
−2 −1.5 −1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2
∩ ∪
x
Abbiamo che x = 0 `e punto di flesso a tangente obliqua.
Grafico.
−3 −2 −1 1 2 3
−10
−5 5 10
x y
Esempio 1.50. Determiniamo il grafico qualitativo della funzione f (x) = x3 x2− 1. Dominio. Essendo un rapporto fra polinomi, imponiamo che il denominatore sia diverso da 0:
x2− 1 6= 0 → x2 6= 1 → x 6= ±1.
Quindi l’insieme di esistenza della funzione `e
D = (−∞, −1) ∪ (−1, 1) ∪ (1, +∞).
Intersezione con gli assi. Le intersezioni con l’asse x si cercano risolvendo il sistema
y = x3 x2− 1 y = 0
che porge il punto A = (0, 0). Pure l’intersezione con l’asse y porge il punto A.
Positivit`a. Dobbiamo risolvere la disequazione x3
x2− 1≥ 0. La disequazione `e frat- ta, e dobbiamo studiare la positivit`a del numeratore e denominatore. Il numeratore
`
e positivo per x ≥ 0. Il denominatore `e strettamente positivo per x < −1 ∨ x > 1.
Riassumiamo il tutto in un grafico del segno:
−2 −1.5 −1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2
x
Discende che
• f(x) > 0 per x ∈ (−1, 0) ∪ (1, +∞);
• f(x) < 0 per x ∈ (−∞, −1) ∪ (0, 1).
Limiti agli estremi del dominio.
x→±∞lim x3
x2− 1= lim
x→±∞
x3 x2 1 − 1
x2
! = lim
x→±∞
x3
x2 = lim
x→±∞x = ±∞,
lim
x→(−1)±
x3
x2− 1= ±∞, lim
x→1±
x3
x2− 1= ±∞.
Quindi non abbiamo asintoti orizzontali, e due asintoti verticali x = 1 e x = −1.
Vediamo se esistono asintoti obliqui:
1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni
Derivata prima. Si ha f0(x) = x2(x2− 3)
(x2− 1)2 . La derivata prima si annulla per x = 0, x = −√
3 e x =√
3, `e positiva per x ∈ −∞, −√
3 ∪ √
3, +∞, `e negativa per x ∈ −√
3, −1 ∪ (−1, 0) ∪ (0, 1) ∪ 1,√ 3.
% & & & & %
−√
3 −1 0 −1 √
3
x
Abbiamo che x = −√
3 `e punto di massimo relativo, x = 0 `e punto di flesso a tangente orizzontale, x =√
3 `e punto di minimo relativo.
Derivata seconda.Si ha f00(x) = 2x (x2+ 3)
(x2− 1)3 . La derivata seconda si annulla per x = 0, `e positiva per x ∈ (−1, 0) ∪ (1, +∞), `e negativa per x ∈ (−∞, −1) ∪ (0, 1).
Grafico.
−3 −2 −1 1 2 3
−4
−2 2 4
x y
Esempio 1.51. Determiniamo il grafico qualitativo della funzione f (x) = x log x.
Dominio. Si deve imporre che l’argomento del logaritmo sia strettamente positivo.
Quindi l’insieme di esistenza `e (0, +∞).
Intersezione con gli assi. Le intersezioni con l’asse x si cercano risolvendo il sistema
y = x log x y = 0
che porge il punto A = (1, 0). Non vi sono intersezioni con l’asse y.
Positivit`a. Dobbiamo risolvere la disequazione x log x ≥ 0. Studiamo la positivit`a dei due fattori.
• Il primo fattore porge x ≥ 0;
• Il secondo fattore porge log x ≥ 0 che ha soluzione per x ≥ 1;
Riportiamo il tutto in un grafico riepilogativo:
−1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2 x
discende che
• f(x) > 0 per x ∈ (1, +∞);
• f(x) < 0 per x ∈ (0, 1).
Limiti agli estremi del dominio. Il limite lim
x→0+x log x.
conduce ad una forma indeterminata del tipo 0·∞. Trasformiamo il limite per poter applicare il Teorema di De L’Hopital.
lim
x→0+x log x = lim
x→0+
log x
1 x
= lim
x→0+
(log x)0
1 x
0 = lim
x→0+ 1 x
−x12
= − lim
x→0+x = 0−. Proseguiamo con
x→+∞lim x log x = +∞.
Non ci sono asintoti verticali e orizzontali. Non ci sono asintoti obliqui perch´e
x→±∞lim
x log x
x = lim
x→±∞log x = +∞.
Derivata prima. Si ha f0(x) = log x + 1. La derivata prima si annulla per x = e−1,
`
e positiva per x ∈ (e−1, +∞), `e negativa per x ∈ (0, e−1).
& %
0 e−1
x
Abbiamo che x = e−1 `e punto di minimo relativo.
Derivata seconda. Si ha f00(x) = 1
x. La derivata seconda non si annulla mai, ed
`
e positiva nel dominio di f . Ne consegue che f `e una funzione convessa.
Altre informazioni. La funzione per x → 0+tende a 0, ma in x = 0 non `e definita.
Dobbiamo quindi studiare in che modo il grafico di f tende al punto (0, 0). Questo possiamo ricavarlo facendo il limite della derivata prima per x → 0+:
lim
x→0+(log x + 1) = −∞.
1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni
Ne consegue che il grafico di f arriva al punto (0, 0) con tangente che tende ad essere verticale.
Grafico.
1 2
1 2
x y
Esempio 1.52. Determinare il grafico qualitativo della funzione f (x) = ex− 1 ex+ 1. Dominio. Dobbiamo imporre che il denominatore sia non nullo: ex+ 1 6= 0 la quale
`e sempre verificata. Quindi D = R.
Intersezione con gli assi. L’unico punto di intersezione con gli assi `e l’origine.
Positivit`a. Dobbiamo risolvere
ex− 1 ex+ 1 ≥ 0.
Studiamo la positivit`a di numeratore e denominatore:
• Il numeratore porge x ≥ 0;
• Il denominatore `e sempre strettamente positivo.
Ne discende che
• f(x) > 0 per x ∈ (0, +∞);
• f(x) < 0 per x ∈ (−∞, 0).
Limiti agli estremi del dominio.
x→+∞lim
ex− 1
ex+ 1 = lim
x→+∞
ex 1 − e1x
ex 1 + e1x
= 1.
x→−∞lim
ex− 1
ex+ 1 = e−∞− 1
e−∞+ 1= − 1
1 = −1.
Ne consegue che y = 1 `e asintoto orizzontale destro e y = −1 `e asintoto orizzontale sinistro.
Derivata prima. Si ha f0(x) = 2ex
(ex+ 1)2. Notiamo che f0 `e sempre positiva e non si annulla mai. Ne consegue che la funzione `e sempre crescente.
Derivata seconda. Si ha f00(x) = −2ex(ex− 1)
(ex+ 1)3 . La derivata seconda `e positiva
per x > 0, negativa per x < 0 e si annulla in x = 0. Quindi la funzione f `e concava per x < 0 e convessa per x > 0. In x = 0 vi `e un flesso a tangente obliquo.
Grafico.
−4 −2 2 4
−1
−0.5 0.5 1
x y
Esempio 1.53. Determinare il grafico qualitativo della funzione f (x) = |x|√
2x + 3.
Dominio. Dobbiamo imporre che il radicando della radice quadrata sia non nega- tivo: 2x + 3 ≥ 0 da cui x ≥ −32. Quindi l’insieme di esistenza `e D = [−32, +∞).
Positivit`a. La funzione `e positiva perch´e `e prodotto di funzioni positive.
Usando la definizione di valore assoluto la funzione si pu`o riscrivere come
f (x) =
( x√
2x + 3 x ≥ 0
−x√
2x + 3 −32 ≤ x < 0
Per rendere semplice lo studio `e meglio studiare i due rami della funzione separata- mente.
Ora studiamo la funzione per x ≥ 0.
Intersezione con gli assi. L’origine `e l’unica intersezione con gli assi.
Limiti agli estremi del dominio.
x→+∞lim x√
2x + 3 = (+∞)(+∞) = +∞.
Non vi `e asintoto obliquo perch´e
x→+∞lim x√
2x + 3
x = lim
x→+∞
√2x + 3 = +∞.
Derivata prima. Si ha f0(x) = 3(x + 1)
√2x + 3. La derivata prima non si annulla mai ed
`
e sempre positiva. Ne consegue che la f `e ivi crescente.
Derivata seconda. Si ha f00(x) = 3(x + 2)
√2x + 33. La derivata seconda non si annulla mai ed `e sempre positiva. Ne consegue che la f `e ivi convessa.
Passiamo ora allo studio della funzione per −32 ≤ x < 0.
Intersezione con gli assi. Vi `e un punto di intersezione in −32, 0.
Limiti agli estremi del dominio.
lim
x→(32)+
−x√
2x + 3
= 0+ lim
x→0−
−x√
2x + 3
= 0+.
1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni
Derivata prima. Si ha f0(x) = −3(x + 1)
√2x + 3. La derivata prima `e negativa per x > −1 e positiva per −32 ≤ x < −1. Si annulla per x = −1 che risulta essere un punto di massimo.
% &
−32 −1 0
x
Derivata seconda. Si ha f00(x) = − 3(x + 2)
√2x + 33
. La derivata seconda non si annulla mai ed `e sempre negativa. Ne consegue che la f `e ivi concava.
Altre informazioni. In x = 0 la funzione `e continua, ma non derivabile, poich´e vi
`
e un punto angoloso. Ivi la funzione ha punto di minimo assoluto.
Grafico.
−2 −1 1 2
1 2 3 4
x y
Esempio 1.54. Determinare il grafico qualitativo della funzione f (x) = sin x cos x + 2 in [0, 2π].
Dominio. Imponiamo cos x + 2 6= 0, da cui si ricava, per la propriet`a di limitatezza della funzione coseno, x ∈ R.
Intersezione con gli assi. Si trovano i punti (0, 0), (π, 0), (2π, 0).
Positivit`a. Osservando che sin x ≥ 0 per 0 ≤ x ≤ π e che cos x + 2 `e sempre positiva, si ottiene che la funzione `e positiva per 0 ≤ x ≤ π.
Limiti agli estremi del dominio.
lim
x→0+
sin x
cos x + 2= 0 lim
x→(2π)−
sin x
cos x + 2= 0.
Derivata prima. Si ha f0(x) = 1 + 2 cos x
(cos x + 2)2. Tale derivata `e positiva per 0 ≤ x ≤
2π
3 o 4π3 ≤ x ≤ 2π:
% & %
0 2π
3
4π
3 2π
x
Derivata seconda. Si ha f ”(x) = (2 sin x)(cos x − 1)
(2 + cos x)3 , da cui si ottiene che la funzione `e concava in [0, π] e convessa in [π, 2π].
Grafico.
−2 2 4 6
−2 2
x y
1.9 Esercizi
Esercizio 1.1. Dimostrare che prendendo due funzioni f, g : [a, b] ⊂ R → R tali che f, g continue in [a, b], derivabili in (a, b), allora esiste un punto c ∈ (a, b) tale che
(f (b) − f (a)) g0(c) = (g(b) − g(a)) f0(c).
Esercizio 1.2. Calcolare i seguenti limiti:
1. lim
x→±∞
x3− x + 1 x2+ 1 ; 2. lim
x→±∞
ex+ e2x x2− 1 ; 3. lim
x→0+
√x + 1 − 1
x ;
4. lim
x→−∞
1 − ex 1 + e2x; 5. lim
x→0+
sin x + tan2x x2+ x ; 6. lim
x→+∞
√x ln x;
7. lim
x→1+
√x − 1 x − 1 ; 8. lim
x→0+x ln2x;
9. lim
x→0+xx;
1.9 - Esercizi
10. lim
x→+∞xx; 11. lim
x→0+(sin x)x.
Esercizio 1.3. Ricavare il polinomio di Taylor delle seguenti funzioni. Si indica con n il grado del polinomio e x0 il centro. Si determini inoltre il resto in forma di Peano.
1. f (x) =√
x, n = 2, x0 = 1;
2. f (x) = sin x, n = 4, x0 = 0;
3. f (x) = ln(1 + 3x), n = 3, x0 = 0, 4. f (x) = e−x2, n = 6, x0 = 0.
Esercizio 1.4. Trovare l’ordine di infinitesimo delle seguenti funzioni nel punto indicato:
1. f (x) = x2
x − 1 in x = 0;
2. f (x) = sin(ln(1 + x2)) in x = 0;
3. f (x) =√
x − 1 in x = 1.
Esercizio 1.5. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:
1. f (x) = x3− 2x;
2. f (x) = x3 3 − x2; 3. f (x) = xe1−x2; 4. f (x) = x + 1
x; 5. f (x) = xex; 6. f (x) = x2ex;
7. f (x) = ln(x2+ x + 2);
8. f (x) = x ln2x;
9. f (x) = x2ln x;
10. f (x) = ex+ 1 ex− 1;
11. f (x) = x s
2x − 1 x − 1; 12. f (x) = sin x
2 cos x + 1; 13. f (x) = sin(2x)
sin x − cos x;
14. f (x) = cos(2x) − sin x;
15. f (x) = e 1 x − 1;
16. f (x) = arctan x + 1 x
!
;
17. f (x) =√ xex; 18. f (x) = √3
1 − x2; 19. f (x) = √3
x3− x2;
Esercizio 1.6. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:
1. f (x) = |x|
x2+ 1; 2. f (x) = 4x
|x − 2| + |x + 3|; 3. f (x) = |x|
x2− 1; 4. f (x) =
x + 2
|x| − 1
; 5. f (x) = | cos x| sin x.
Esercizio 1.7. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:
1. f (x) = |x|
x2+ 1; 2. f (x) = 4x
|x − 2| + |x + 3|; 3. f (x) = |x|
x2− 1; 4. f (x) =
x + 2
|x| − 1
; 5. f (x) = | cos x| sin x.
Esercizio 1.8. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:
1. f (x) = sinh x;
2. f (x) = cosh x;
3. f (x) = tanh x;
4. f (x) = cosh x + 2 sinh x;
1.9 - Esercizi
5. f (x) = cosh(2x) − 3 sinh x;
6. f (x) = sinh x + 1 x
! .