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Tema d’Esame del 14 novembre 2018 – Algebra Lineare

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Academic year: 2021

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(1)

Tema d’Esame del 14 novembre 2018 – Algebra Lineare

La matrice di rappresentazione dell’endomorfismo in questione rispetto alla base canonica è semplicemente la matrice che ha per colonne le immagini dei vettori

!(1; 0; 0); (0; 1; 0); (0; 0; 1)'. Essendo

𝑓(1; 0; 0) = (4; 0; 0) 𝑓(0; 1; 0) = (𝑘 − 5; 𝑘 − 1; 0)

𝑓(0; 0; 1) = (5 − 𝑘; 2; −1) , abbiamo

𝐴2 = 34 𝑘 − 5 5 − 𝑘

0 𝑘 − 1 2

0 0 −1

4

Affinché sia un automorfismo, questo deve essere un endomorfismo bijettivo, quindi la matrice 𝐴2 deve avere rango massimo (che è la dimensione di 𝐼𝑚(𝑓)), mentre il nucleo dev’essere banale. A tal fine poniamo il determinante di 𝐴2 diverso da zero.

det 𝐴2 = 4(𝑘 − 1)(−1) = −4(𝑘 − 1) ≠ 0 ⟹ 𝑘 ≠ 1

Per 𝑘 ≠ 1 abbiamo che dim 𝐼𝑚(𝑓) = rg 𝐴2 = 3, mentre – da teorema di nullità + rango – dim ker(𝑓) = 𝑛 − rg 𝐴2 = 3 − 3 = 0, quindi 𝑓 è proprio un automorfismo.

(2)

Analizziamo anzitutto il caso 𝑘 ≠ 1, per il quale si ha 𝐼𝑚(𝑓) = ℝD, quindi una base per l’insieme delle immagini è data dalla base canonica di ℝD; inoltre, essendo il nucleo banale, avremo semplicemente ker(𝑓) = E0F⃗H.

Passiamo al caso 𝑘 = 1, per il quale

𝐴I = 34 −4 4

0 0 2

0 0 −1

4 .

È possibile notare che la prima e la seconda colonna sono opposte e che la matrice ha rango rg 𝐴I = 2, quindi dim 𝐼𝑚(𝑓) = 2 e

𝐼𝑚(𝑓) = 〈(4; 0; 0); (4; 2; −1)〉 = 〈(1; 0; 0); (4; 2; −1)〉 . In tal caso avremo, sempre applicando il teorema di nullità + rango,

dim ker(𝑓) = 𝑛 − rg 𝐴I = 3 − 2 = 1 .

Per determinare il nucleo ker(𝑓) è sufficiente risolvere il sistema lineare omogeneo 𝐴I𝑥⃗ = 0F⃗ ,

ossia

N4𝑥 − 4𝑦 + 4𝑧 = 0

2𝑧 = 0 ⟹ R

𝑥 = 𝑦 𝑦 = 𝑦 𝑧 = 0 , da cui

ker(𝑓) = 〈(1; 1; 0)〉 .

Chiaramente, se 𝑓 è un automorfismo di ℝD (i.e. nel caso 𝑘 ≠ 1), significa che è una funzione bijettiva, quindi invertibile; perciò ∀𝑘 ≠ 1 il vettore 𝑣⃗ ammette controimmagini per ogni ℎ ∈ ℝ.

Studiamo invece il caso 𝑘 = 1. Dev’essere 𝐴I𝑥⃗ = 𝑣⃗ , cioè

W4𝑥 − 4𝑦 + 4𝑧 = 0

2𝑧 = 2 ⟹ W𝑥 − 𝑦 + 1 = 0 𝑧 = 1 ,

(3)

da cui segue facilmente

−ℎ − 1 = 1 ⟹ ℎ = −2 .

In tal caso abbiamo, per il passo precedente, N𝑥 − 𝑦 + 1 = 0

𝑧 = 1 ⟹ W𝑥 = 𝑦 − 1 𝑦 = 𝑦 𝑧 = 1

,

da cui segue

𝑓XI(𝑣⃗) = 𝑓XI(0; 2; −1) = (𝑥; 𝑦; 𝑧) = (−1; 0; 1) + 〈(1; 1; 0)〉 . In alternativa è possibile procedere anche in questo modo:

N𝑥 − 𝑦 + 1 = 0

𝑧 = 1 ⟹ W𝑦 = 𝑥 + 1 𝑥 = 𝑥 𝑧 = 1

,

da cui segue

𝑓XI(𝑣⃗) = (0; 1; 1) + 〈(1; 1; 0)〉 .

Condizione necessaria e sufficiente affinché 𝑓 sia diagonalizzabile è che la sua matrice di rappresentazione abbia autovalori con molteplicità algebrica e geometrica coincidenti. Calcoliamone quindi gli autovalori nei due casi 𝑘 ≠ 1 e 𝑘 = 1.

Nel primo caso si ha

det(𝐴2 − 𝜆𝐼D) = 0 ⟹ det 34 − 𝜆 𝑘 − 5 5 − 𝑘

0 𝑘 − 1 − 𝜆 2

0 0 −1 − 𝜆

4

= (4 − 𝜆)(𝑘 − 1 − 𝜆)(−1 − 𝜆) = 0 , da cui seguono gli autovalori 𝜆 = 4 ∨ 𝜆 = −1 ∨ 𝜆 = 𝑘 − 1.

Sia da notare che se 𝑘 − 1 ≠ 4 e 𝑘 − 1 ≠ −1, allora la matrice ha tutti autovalori distinti, quindi è certamente diagonalizzabile; in sintesi, se 𝑘 ∈ ℝ ∖ {0; 1; 5} la matrice è certamente diagonalizzabile.

(4)

Analizziamo ora i restanti tre casi. Se 𝑘 = 0, abbiamo 𝑚. 𝑎. (4) = 1, mentre 𝑚. 𝑎. (−1) = 2. Calcoliamone le molteplicità geometriche determinando le dimensioni degli autospazi relativi agli autovalori in questione.

Essendo

(𝐴_− 𝜆𝐼D) = 34 − 𝜆 −5 5

0 −1 − 𝜆 2

0 0 −1 − 𝜆

4 ,

abbiamo

𝜆 = 4 ⟹ rg(𝐴_ − 4𝐼D) = rg 30 −5 5

0 −5 2

0 0 −5

4 = 2 ,

quindi

𝑚. 𝑔. (4) = 𝑛 − rg( 𝐴_ − 4𝐼D) = 3 − 2 = 1 = 𝑚. 𝑎. (4) ; tuttavia

𝜆 = −1 ⟹ rg(𝐴_− 𝐼D) = rg 35 −5 5

0 0 2

0 0 0

4 = 2 ,

da cui

𝑚. 𝑔. (−1) = 𝑛 − rg(𝐴_− 𝐼D) = 3 − 2 = 1 ≠ 𝑚. 𝑎. (−1) .

Dato che per 𝑘 = 0 la molteplicità algebrica dell’autovalore 𝜆 = −1 non è uguale a quella geometrica, la matrice 𝐴_ non è diagonalizzabile.

Consideriamo ora il caso 𝑘 = 5. Abbiamo 𝑚. 𝑎. (4) = 2 e 𝑚. 𝑎. (−1) = 1. Essendo (𝐴a − 𝜆𝐼D) = 34 − 𝜆 0 0

0 4 − 𝜆 2

0 0 −1 − 𝜆

4

si ha

𝜆 = 4 ⟹ rg(𝐴a− 4𝐼D) = rg 30 0 0

0 0 2

0 0 −5

4 = 1

E

𝜆 = −1 ⟹ rg(𝐴a− 𝐼D) = rg 35 0 0 0 5 2 0 0 0

4 = 2 ,

(5)

da cui

𝑚. 𝑔. (4) = 𝑛 − rg(𝐴a− 4𝐼D) = 3 − 1 = 2 = 𝑚. 𝑎. (4) e

𝑚. 𝑔. (−1) = 𝑛 − rg(𝐴a− 𝐼D) = 3 − 2 = 1 = 𝑚. 𝑎. (−1) .

Essendo uguali le molteplicità algebriche e geometriche degli autovalori, allora nel caso 𝑘 = 5 la matrice 𝐴a è diagonalizzabile.

Consideriamo infine il caso 𝑘 = 1, per il quale abbiamo comunque tre autovalori distinti 𝜆 = 4 ∨ 𝜆 = −1 ∨ 𝜆 = 0, quindi la matrice è diagonalizzabile.

In definitiva, la matrice 𝐴2 (e quindi l’endomorfismo 𝑓) è diagonalizzabile ∀𝑘 ≠ 0.

Per 𝑘 = 5, la matrice diagonale sarà data semplicemente da quella matrice che ha sulla diagonale i suoi autovalori con la loro molteplicità, quindi

𝐷 = 34 0 0 0 4 0 0 0 1

4 .

La matrice diagonalizzante – o di passaggio – invece ha per colonne i vettori che costituiscono gli autospazi corrispondenti agli autovalori della matrice. Calcoliamo quindi gli autospazi, risolvendo i sistemi lineari omogenei (𝐴a − 𝜆𝐼D)𝑥⃗ = 0F⃗.

Per 𝜆 = 4, abbiamo il sistema

30 0 0

0 0 2

0 0 −5

4 𝑥⃗ = 0F⃗ ⟹ R

𝑥 = 𝑥 𝑦 = 𝑦 𝑧 = 0 , la cui soluzione è l’autospazio

𝑉d = 〈(1; 0; 0); (0; 1; 0)〉 ; per 𝜆 = −1, invece, si ha

35 0 0 0 5 2 0 0 0

4 𝑥⃗ = 0F⃗ ⟹ W 𝑥 = 0 5𝑦 + 2𝑧 = 0

𝑧 = 𝑧

⟹ e

𝑥 = 0 𝑦 = −2

5𝑧 𝑧 = 𝑧

,

da cui l’autospazio

(6)

𝑉XI = 〈f0; −2

5; 1g〉 = 〈(0; −2; 5)〉 . In conclusione, la matrice di passaggio sarà

𝑀 = 31 0 0 0 1 −2

0 0 5

4 .

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