• Non ci sono risultati.

Ambiti e sistemi territoriali

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Ambiti e sistemi territoriali"

Copied!
67
0
0

Testo completo

(1)

Ambiti e sistemi territoriali

Un approccio esplorativo alle tematiche geospaziali Casi di studio 3

Versione preliminare al dicembre 2001

Spezzone di una carta dei posti letto per abitante negli esercizi turistici italiani al 1991.

WP Web 2001 - Serie RE 12 - 3

Laboratorio di Geografia - Dipartimento di Studi Filosofici, Storici e Sociali

Facoltà di Lingue e Letterature Straniere

Ud’A di Chieti – sede di Pescara

(2)

CASI DI STUDIO 3 5 Servizi alle imprese e Mezzogiorno nell'arco temporale 1991-1996 5

Premessa 5 Gli indicatori dello stato di terziarizzazione 7

Ambiti comunali e comuni 9

Comuni polo e comuni complementari

11

L'accessibilità. Lo sforzo di accesso ai servizi 13 Risultati principali nell'indagine circa lo sforzo di accesso 14 Analisi esplorativa delle aree d'accesso ai servizi 15

Nota sulla distanza massima di accesso 21

I comuni con funzioni centrali

22

Comuni con funzione di nodo polare 23

Tipologia dei comuni con funzione di nodo polare 24

Accessi obbligati ed alternativi alle località di servizio

26

Le aree urbane. Delimitazione e classificazione 28

Profili sommari delle aree urbane 29

Consistenza degli addetti e ruolo funzionale dei comuni negli ambiti territoriali

33

L'individualità dei comuni centrali 35

Livello di individualità e livello di polarizzazione 37 Ambiti comunali e ambiti territoriali. Un approfondimento circa la frizione

della distanza e il decadimento dei valori 38

Schede analitiche dei comuni capoluoghi di provincia 39 Il surplus di addetti nei comuni centrali degli ambiti territoriali 43

Surplus e teorie della base economica 45

Tipologia degli ambiti territoriali sulla base della consistenza degli addetti 47 Le tendenze negli anni Novanta. Consistenza degli addetti e numerosità dei

servizi presenti 51

Le traiettorie dei baricentri 57

Polarità e nodi polari 61

Le variazioni negli ambiti territoriali 63

Conclusioni 66

(3)

Figura 1 Aggregati di comuni costituenti gli ambiti locali di Termoli. 10 Figura 2Comuni con ruolo di polo nelle regioni del Mezzogiorno al censimento

intermedio 1996. 12

Figura 3 Lunghezza in km del raggio d'accesso alla totalità dei servizi alle imprese per i comuni della Sardegna al censimento intermedio 1996. 15 Figura 4 L'area d'accesso ai servizi per il comune di Posada al censimento

intermedio 1996 (commento nel testo). 16

Figura 5 Ambiti territoriali con grado relativo pari o superiore a 75 nelle regioni

Molise, Campania, Puglia e Basilicata. 49

Figura 6 Ambiti territoriali con grado relativo pari o superiore a 75 nelle regioni

Calabria e Sicilia. 50

Figura 7 Ambiti territoriali con grado relativo pari o superiore a 75 nella regione

Sardegna. 50 Figura 8 Spostamenti dei baricentri ponderati Popolazione e addetti nei servizi alle

imprese tra il 1991 e il 1996: regioni Molise e Campania. 58 Figura 9 Spostamenti dei baricentri ponderati Popolazione e addetti nei servizi alle imprese tra il 1991 e il 1996: regioni Puglia e Basilicata. 58 Figura 10 Spostamenti dei baricentri ponderati Popolazione e addetti nei servizi

alle imprese tra il 1991 e il 1996: regioni Calabria e Sicilia. 59 Figura 11 Spostamenti dei baricentri ponderati Popolazione e addetti nei servizi

alle imprese tra il 1991 e il 1996: regione Sardegna. 60 Figura 12 L'area di servizio di Catania al 1996 sotto la condizione del massimo

vicinato. 62 Figura 13 Variazioni 1991-1996 in % 1991 della popolazione residente negli

ambiti territoriali per provincia. 64

Figura 14 Variazioni 1991-1996 in % 1991 degli addetti negli ambiti territoriali

per provincia. 65

Figura 15 Variazioni 1991-1996 del rapporto tra addetti e popolazione residente negli ambiti territoriali medi per provincia. 66 Figura 16 I reticoli urbani secondo CNR-ISR, 1988. 67

Prospetto 1 Elementi informativi sugli ambiti comunali di Termoli al censimento

intermedio 1996. 11

Prospetto 2 Sforzo minimo e massimo di accesso ai servizi alle imprese per il

comune di Trivento al censimento intermedio 1996. 13

(4)

Prospetto 3 Elementi informativi per la delimitazione dell'area d'accesso ai servizi

per i residenti nel comune di Posada. 17

Prospetto 4 Nodi polari di livello superiore per provincia al censimento

intermedio 1996. 24

Prospetto 5 Numerosità assoluta (A) e percentuale (B) dei comuni con presenza dei servizi alle imprese, Ateco a 3 cifre, al censimento intermedio 1996 negli

ambiti centrati sul comune di Melfi. 26

Prospetto 6 Elementi informativi per il confronto tra Napoli e Bitonto in relazione al livello di individualità dei comuni nei riguardi dei corrispondenti ambiti (riferimenti al censimento intermedio 1996). 36 Prospetto 7 Elementi informativi per la valutazione del livello di polarizzazione

dei comuni rispetto ai corrispondenti ambiti territoriali nella provincia di

Brindisi al censimento intermedio 1996. 38

Prospetto

8 Numero dei comuni con presenza dei singoli servizi alle imprese secondo i censimenti 1991 e 1996 nel Mezzogiorno in complesso. 55 Prospetto 9 Numero dei comuni con presenza dei singoli servizi alle imprese

secondo il censimento 1996 e differenze 1991-1996 per regione. 56 Prospetto 10 Stabilità e instabilità dei nodi polari rispetto ai comuni origine degli

accessi tra il 1991 e il 1996 nelle regioni del Mezzogiorno. 62 Prospetto 11 Variazioni del numero di accessi dai comuni origine nei nodi polari

tra il 1991 e il 1996 nelle regioni del Mezzogiorno. 63

(5)

CASI DI STUDIO 3

Servizi alle imprese e Mezzogiorno nell'arco temporale 1991-1996

Premessa

In un arco temporale caratterizzato sul piano demografico da modesti ritmi di crescita (Italia 1.20%; Mezzogiorno 1.87), in straordinaria espansione, sia quantitativa sia territoriale, appare invece il processo di terziarizzazione1, specie nel comparto dei servizi alle imprese2. Per questi ultimi il dato di fatto è ben documentato da una crescita nel

1 Adattato da Landini e Massimi, 2000.

2 Il paniere dei servizi: tutti i dati, riferiti al censimento 1991 e al censimento intermedio 1996, riguardano i servizi alle imprese definiti dalle Ateco con codici ISTAT a tre cifre rilevati nei singoli comuni e loro aggregati. Tali servizi, in numero complessivo di 30, sono i seguenti:

511 Intermediari del commercio

512 Commercio all'ingrosso di materie prime agricole e di animali vivi 513 Commercio all'ingrosso di prodotti alimentari, bevande e tabacco 514 Commercio all'ingrosso di altri beni di consumo finale

515 Commercio all'ingrosso di prod. intermedi non agricoli, rottami e cascami 516 Commercio all'ingrosso di macchinari e attrezzature

517 Commercio all'ingrosso di altri prodotti 631 Movimentazione merci e magazzinaggio 632 Altre attività connesse ai trasporti 634 Attività delle altre agenzie di trasporto

672 Attività ausiliarie delle assicurazioni e dei fondi pensione 711 Noleggio di autovetture

712 Noleggio di altri mezzi di trasporto 713 Noleggio di altri macchinari ed attrezzature

721 Consulenza per installazione di elaboratori elettronici 722 Fornitura di software e consulenza in materia di informatica 723 Elaborazione elettronica dei dati

724 Attività delle banche di dati

725 Manutenzione e riparaz. macchine per ufficio ed elaboratori elettronici 726 Altre attività connesse all'informatica

731 Ricerca e sviluppo sperim. nel campo delle scienze naturali e ingegneria 732 Ricerca e sviluppo sperim. nel campo delle scienze sociali e umanistiche 741 Attività legali, contabilità, consulenza, studi di mercato e sondaggi 742 Attività in materia di architettura, ingegneria ed altre attiv. tecniche 743 Collaudi e analisi tecniche

744 Pubblicità

745 Servizi di ricerca, selezione e fornitura di personale 746 Servizi di investigazione e vigilanza

(6)

quinquennio dell’11.51% nell’intero Paese e addirittura del 16.03% nel Mezzogiorno, il quale invero denunciava nel 1991 una situazione di grande ritardo, solo in parte

compensato negli anni successivi dal più consistente trend evolutivo.

Peraltro la crescita degli addetti è disomogenea sia nell’articolazione statistica delle ATECO con codici a tre cifre sia in quella territoriale a scala macroregionale.

In merito al primo aspetto, crescite vistosamente ipermetriche in ambito nazionale sono state conseguite da un insieme di attività per lo più di profilo basso o modesto (esempi: intermediari del commercio, servizi di pulizia e disinfestazione), mentre poche sono le attività realmente trainanti losviluppo. Non meraviglia pertanto la rilevanza delle ATECO con crescita ipometrica o addirittura in regresso (in particolare: Pubblicità, Ricerca e sviluppo sperimentale sia nel campo delle scienze sociali e umanistiche sia in quello delle scienze naturali e ingegneria).

Quanto al secondo aspetto, il raffronto tra Italia e Mezzogiorno porta a rilevare l’eccessiva, e comunque squilibrata, crescita, superiore in alcuni casi al 100%, in attività che, pur non potendosi ritenere del tutto banali, certamente non sembrano in grado di innescare circuiti virtuosi sulla via dello sviluppo. Gli esempi più appariscenti sono costituiti (in ordine decrescente di variazione) da Commercio all'ingrosso di altri prodotti, Intermediari del commercio, Noleggio di altri mezzi di trasporto, Attività ausiliarie delle assicurazioni e dei fondi pensione, Servizi di pulizia e disinfestazione.

Alla scala delle regioni amministrative, laddove si prescinda dalla dinamica demografica, ritmi di crescita più elevati della media del Mezzogiorno, nel complesso dei servizi alle imprese, si registrano in Calabria (25.1%; che però nel 1991 denunciava un forte ritardo rispetto alle altre regioni meridionali; in Calabria spiccano in positivo le province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro), Campania (24.2%; da segnalare i rilevanti progressi di Napoli e Caserta) e Sardegna (16.1%), quest’ultima, invero, quasi in linea con l’area di riferimento.

Sul versante opposto si collocano Sicilia (11.6%), Puglia (8.8), Basilicata (10.3) e Molise (10.1), ma vi è da assicurare che le ultime due regioni sono qualificate da un trend demografico lievemente negativo che, ovviamente, si riflette sulla dinamica degli addetti.

La diversa velocità di accrescimento degli addetti e le apprezzabili differenze nelle situazioni rilevate in occasione del censimento 1991 sono alla base di un notevole mutamento nell’assetto del Mezzogiorno al 31 dicembre 1996, allorquando si assume come metro di misura il rapporto tra addetti e popolazione residente. Infatti, il censimento 1996 sottolinea, sia alla scala delle province sia delle regioni, il primato delle unità i cui capoluoghi spiccano per ruolo metropolitano: Bari, Cagliari, Napoli, Sassari e Catania.

747 Servizi di pulizia e disinfestazione

748 Altre attività di tipo professionale ed imprenditoriale n.c.a.

(7)

Gli indicatori dello stato di terziarizzazione

Per il confronto tra Mezzogiorno e Italia sono stati utilizzati in maniera sistematica gli indicatori della specializzazione e del grado di terziarizzazione.

La specializzazione nel comparto k all'interno del raggruppamento dei servizi alle imprese I è stata apprezzata tramite il rapporto

100 (addetti k, Mezzogiorno/addetti I, Mezzogiorno)/ (addetti k, Italia/addetti I, Italia)

I risultati per grandi raggruppamenti (Ateco a 2 cifre) mostrano distacchi contenuti che, invece, si dilatano allorquando si apprezzano al massimo livello di disaggregazione delle informazioni (Ateco a 5 cifre). In tal caso distacchi notevoli nel senso della despecializzazione (valori del rapporto inferiori a 50, meno della metà della media nazionale) si rilevano soprattutto nelle attività del commercio all'ingrosso, cui si affiancano

altre molto importanti sul piano finanziario e su quello della promozione dell'immagine dell'impresa

3

.

3

Attività Rapporto di specializzazione

51450 Commercio all'ingrosso di profumi e cosmetici 46 51522 Commercio all'ingrosso di minerali metalliferi 19 51524 Commercio ingrosso despecializzato di metalli e di minerali metalliferi 45 51534 Commercio all'ingrosso di vernici e colori 49 51542 Commercio ingrosso apparecchi e acces. per impianti idraulici e riscald. 44 51550 Commercio all'ingrosso di prodotti chimici 48 51561 Commercio all'ingrosso di fibre tessili gregge e semilavorate 21 51562 Commercio all'ingrosso di altri prodotti intermedi 35 51572 Commercio all'ingrosso di sottoprodotti della lavorazione industriale 36 51573 Commercio all'ingrosso di altri materiali di recupero non metallici 43 51610 Commercio ingrosso macchine utensili per la lav. dei metalli e del legno 33 51630 Commercio ingrosso di macchine per ind. tessile, per cucire e maglieria 40 51650 Commercio ingrosso macchine per l'industria, il commercio e la navigaz. 40 63111 Movimento merci relativo a trasporti aerei 29 63401 Spedizionieri e agenzie di operazioni doganali 45 67120 Attività di mediazione di valori negoziabili (titoli) 49 72601 Servizi di telematica, robotica, eidomatica 35 74122 Attività delle società' di certificazione di bilanci 33

74145 Pubbliche relazioni 34

74150 Attiv. di gest. delle soc. di controllo finanziario (holding operative) 24

74203 Servizi di ingegneria integrata 39

74401 Studi di promozione pubblicitaria 42 74822 Confezionamento di generi non alimentari 26

(8)

Sul versante opposto, quello della specializzazione4, la soglia di 150 del rapporto (il 50% e oltre della media nazionale), porta a rilevare di nuovo attività del commercio all'ingrosso, invero poco significative per il fatto che, riguardando in genere prodotti alimentari, si rivolgono ad un segmento di imprese limitato e in forte regresso, e altre quasi tutte di basso profilo o indicative di un contesto sociale difficile (74601 Servizi di vigilanza privata, 74841 Imprese ed enti di gestione esattoriale).

Passando al grado relativo di terziarizzazione nei servizi alle imprese, è il caso di sottolineare un dato di fatto inequivocabile circa il divario tra il Mezzogiorno e l'intero Paese: il valore dell'indicatore per l'insieme di queste attività si attesta sul 57%; inoltre, se si considerano le Ateco a tre cifre, in un solo caso, già richiamato in precedenza e veramente emblematico, quello dei Servizi di investigazione e vigilanza, si supera il valore di 100.

Sul grado relativo di terziarizzazione si tornerà sovente e a lungo nel seguito di questo studio in quanto, pur nella sua semplicità, lega efficacemente addetti e

74833 Traduzioni e interpretariato 26

74845 Design e stiling di tessili, abbigl., calzature, gioielli, mobili, ecc. 25

4

Attività Rapporto di specializzazione

51310 Commercio all'ingrosso di frutta e ortaggi 171 51323 Commercio all'ingrosso di prodotti di salumeria 194 51331 Commercio all'ingrosso di prodotti lattiero-caseari e di uova 150 51332 Commercio all'ingrosso di oli e grassi alimentari 199 51342 Commercio all'ingrosso di altre bevande 151 51350 Commercio all'ingrosso di prodotti del tabacco 183 51361 Commercio all'ingrosso di zucchero 161 51391 Commercio all'ingrosso di prodotti della pesca freschi 166 51443 Commercio all'ingrosso di carte da parati, stucchi e cornici 171 51444 Commercio all'ingrosso saponi, detersivi e altri prodotti per la pulizia 150 63112 Movimento merci relativo a trasporti marittimi 150 63122 Magazzini frigoriferi per conto terzi 167 63220 Altre attività connesse ai trasporti per via d'acqua 204 71310 Noleggio di macchinari e attrezzature agricole 241

74111 Attività degli studi legali 165

74143 Consulenze agrarie 216

74202 Studi di ingegneria 188

74204 Attività di aerofotogrammetria e cartografia 176

74601 Servizi di vigilanza privata 190

74702 Servizi di disinfestazione 162

74811 Studi fotografici 150

74841 Imprese ed enti di gestione esattoriale 220

(9)

popolazione residente, mentre salvo qualche sporadico richiamo non si insisterà oltre sull'indicatore di specializzazione e non si chiameranno in causa i quozienti di localizzazione5. Infatti, l'uno e gli altri sembrano troppo vincolati alla composizione media nazionale con la conseguenza di possibili risultati aberranti allorquando sono applicati a piccole unità territoriali, quali i comuni del mosaico amministrativo italiano, o a regioni geografiche che ancora conservano una forte impronta rurale.

Ambiti comunali e comuni

Ambiti comunali: sono gli aggregati costituiti da un dato comune, per definizione il comune centrale, e da tutti quelli viciniori secondo un prefissato criterio di vicinato. In

5 I quozienti o coefficienti di localizzazione sono strumenti ormai consolidati nella letteratura territoriale;

al riguardo è sufficiente ricordare l’impiego sistematico dei QL sia per le unità locali sia per gli addetti nell’Atlante Somea (1987) e, in tempi molto più recenti, il loro utilizzo con la dizione “coefficienti di localizzazione” in un recente studio dell’ISTAT circa la dinamica degli addetti nelle attività extragricole ai censimenti che si sono succeduti dal 1951 al 1991.

Tuttavia, l’indicatore in questione, per come è calcolato, può originare equivoci anche gravi. Infatti per il calcolo ci si avvale della relazione:

QLi,k = [(addetti nel comparto k nell’unità di censimento i / totale addetti in i) / [(addetti nel comparto k in Italia / totale addetti in Italia)

eventualmente con un fattore di scala 100 al fine di evitare o quanto meno ridurre l’impiego dei decimali.

In genere a questo indicatore si attribuisce il significato di una scelta localizzativa nel senso che, se se si considerano due unità territoriali X e Y le quali presentano valori di QL pari a 80 in X e a 110 in Y,

nel primo caso si avrebbe una unità territoriale non premiata dalle scelte localizzative, perché il suo QL risulta inferiore allo standard nazionale 100, e il contrario si verificherebbe per l’altra unità.

Gli equivoci possono nascere dal fatto che nel comune X possono essere rappresentati numerosi comparti produttivi e nel secondo soltanto pochi. In altri termini l’indicatore non tiene conto della numerosità complessiva degli addetti rispetto alla popolazione residente.

(10)

questa ricerca sono considerati esplicitamente tutti i comuni appartenenti alle regioni del Mezzogiorno, Abruzzo escluso, e tutti gli ambiti comunali relativi. Nei suddetti ambiti ricadono anche numerosi comuni delle regioni Lazio ed Abruzzo che, però, non sono, di regola, espressamente richiamati nelle letture dei risultati.

Per ciascun ambito comunale l’indagine sulla presenza/assenza dei servizi alle imprese ha comportato il computo dei seguenti attributi:

a) numero dei comuni costituenti l’ambito comunale;

b) popolazione residente nell’ambito;

c) numero dei servizi presenti nel comune centrale,

d) numero minimo dei servizi presenti nei comuni dell’ambito;

e) valore mediano dei servizi presenti nei comuni dell’ambito;

f) valore massimo dei servizi presenti nei comuni dell’ambito.

Circa il criterio di vicinato si precisa che esso è stabiliti sulla base della distanza intercorrente, secondo segmenti di retta, tra il centro abitato capoluogo della tessera centrale (il comune dal quale l'ambito prende nome) e i centri abitati capoluoghi dei comuni limitrofi entro e non oltre una prefissata distanza.

Figura 1 Aggregati di comuni costituenti gli ambiti locali di Termoli.

Poiché la distanza di vicinato è stata posta di volta in volta pari a 15, 30 e 50 km, ciascun comune è posto a confronto con tre distinti ambiti:

a) ambito dei 15 km, da intendersi come quello delle relazioni urbane potenzialmente immediate;

(11)

b) ambito dei 30 km, da considerare come quello delle relazioni potenzialmente subregionali;

c) ambito dei 50 km, da valutare come quello delle relazioni potenzialmente regionali.

Caso d'esempio è il comune molisano di Termoli, illustrato in figura, per il quale risultano al censimento intermedio gli elementi informativi riportati in tabella. In particolare, da tali elementi si desume un possibile ruolo di primo piano del comune in esame nell'ambito dei 15 km, dal momento che vanta il massimo delle presenze di servizi (23), ruolo che diventa meno incisivo negli ambiti più ampi per il fatto che in essi il comune di Termoli occupa una posizione intermedia tra il valore mediano e il valore massimo delle presenze (24 sia nell'ambito di 30 km sia in quello di 50 km). L'importanza del ruolo urbano di Termoli nel suo contesto locale è ribadita dal fatto che il grado di terziarizzazione nello specifico dei servizi alle imprese presenta un andamento decrescente al dilatarsi degli ambiti (3.20% nel comune, 2.50 % nell'ambito dei 15 km, 2.27% nell'ambito dei 30 km e 1.80% nell'ambito dei 50 km).

Prospetto 1 Elementi informativi sugli ambiti comunali di Termoli al censimento intermedio 1996.

Numero dei comuni nell'ambito di 15 km 6 Popolazione nel comune 29692 Numero dei comuni nell'ambito di 30 km 31 Popolazione nell'ambito di 15 km 48110 Numero dei comuni nell'ambito di 50 km 104 Popolazione nell'ambito di 30 km 152869 Presenze nel comune 23 Popolazione nell'ambito di 50 km 315302 Minimo presenze nell'ambito di 15 km 2 Addetti servizi imprese nel comune 949 Minimo presenze nell'ambito di 30 km 1 Addetti servizi imprese 15 km 1201 Minimo presenze nell'ambito di 50 km 0 Addetti servizi imprese 30 km 3466 Mediana presenze nell'ambito di 15 km 9 Addetti servizi imprese 50 km 5671 Mediana presenze nell'ambito di 30 km 6 Addetti per 100 residenti nel comune 3.20 Mediana presenze nell'ambito di 50 km 4.5 Addetti per 100 residenti nell'ambito di 15 km 2.50 Massimo presenze nell'ambito di 15 km 23 Addetti per 100 residenti nell'ambito di 30 km 2.27 Massimo presenze nell'ambito di 30 km 24 Addetti per 100 residenti nell'ambito di 50 km 1.80 Massimo presenze nell'ambito di 50 km 24

Comuni polo e comuni complementari

Tipologia dei comuni in relazione agli ambiti comunali: il confronto dei servizi presenti nel comune centrale e in tutti gli altri costituenti il corrispondente ambito comunale in via di analisi è alla base di una tipologia esplorativa (l'analisi esplorativa sarà ulteriormente ripresa più avanti) d’interesse soprattutto nel momento in cui i tipi sono apprezzati nel loro dispiegarsi nel mosaico amministrativo del Mezzogiorno.

I tipi in questione sono: comuni polo, comuni complementari, comuni gregari, comuni mediani, comuni dell’estrema periferia, comuni anomali.

Comuni polo: sono tutti quelli che presentano il numero massimo di servizi nei corrispondenti ambiti locali (vedi figura). I poli ricadono in tre tipi:

a) tipo 6 comuni emergenti negli ambiti di 15 km;

(12)

b) tipo 12 comuni emergenti negli ambiti di 30 km;

c) tipo 18 comuni emergenti negli ambiti di 50 km.

I comuni con ruolo di polo sono nel Mezzogiorno 214; tra essi 32 sono tali fino a 50 km, 36 fino a 30 km e 146 entro un raggio di 15 km: ovviamente, l'effettivo svolgimento di tale ruolo dipende dalla numerosità e qualità dei servizi presenti, nonché dal contesto territoriale, specie in relazione al numero dei comuni inclusi negli ambiti.

Comuni complementari: sono i comuni che, avendo un numero di servizi superiore al valore mediano in tutti i corrispondenti ambiti di 15, 30 e 50 km, sono certamente in grado di svolgere un ruolo urbano attivo, seppure subordinato. In complesso si tratta di circa 600 comuni, ben rappresentati in tutte le regioni.

Altri comuni: i restanti comuni possono essere ulteriormente discriminati in tre sottoinsiemi, d'interesse soltanto in chiave di coerenza descrittiva, ma privi di effettiva rilevanza nella descrizione territoriale. In concreto, i sottoinsiemi in questione sono i seguenti:

1) Comuni mediani per tipo di ambito: comuni con numero dei servizi presenti pari alla mediana dell’ambito.

2) Comuni gregari per tipo di ambito: comuni con numero dei servizi presenti compreso tra la mediana e il minimo dell’ambito.

3) Comuni dell’estrema periferia per tipo di ambito: comuni con numero dei servizi presenti pari al minimo dell’ambito.

Comuni anomali: Sono considerati anomali i comuni con ambiti costituiti da un solo elemento; parzialmente anomali i comuni con ambiti costituiti da 2 a 4 elementi.

Anomali rispetto agli ambiti di 30 e 50 km risultano soltanto tre comuni e precisamente quelli siciliani di Pantelleria, Ustica, Lampedusa e Linosa; più nutrito (13 elementi) è il gruppo dei comuni anomali negli ambiti di 15 km (Pantelleria, Ustica, Lampedusa e Linosa, Stintino, Isole Tremiti, Santa Teresa Gallura, Favignana, Vieste, Licata, Zapponeta, Porto Torres, Poggiorsini, Foggia, Lucera).

Circa i comuni parzialmente anomali vi è da dire che mancano negli ambiti di 50 km, contano appena 7 casi negli ambiti di 30 km (Stintino, Isole Tremiti, Villasimius, Malfa, Leni, Santa Marina Salina, Lipari) e diventano un centinaio negli ambiti di 15 km.

Figura 2Comuni con ruolo di polo nelle regioni del Mezzogiorno al censimento intermedio 1996.

(13)

L'accessibilità. Lo sforzo di accesso ai servizi

Sforzo di accesso: è la distanza che intercorre tra il capoluogo di un comune, o comune origine, privo di un dato servizio, e il capoluogo del comune più vicino, o comune destinazione, nel quale il servizio in questione è presente.

Sforzo massimo medio: è la distanza media necessaria per accedere ai servizi di un particolare insieme (nel nostro caso, servizi alle imprese) nell’ipotesi di associare ad ogni servizio un movimento di accesso dal comune origine ai comuni di destinazione.

Sforzo minimo medio: è la distanza media necessaria per accedere ai servizi di un particolare insieme (nel nostro caso, servizi alle imprese) nell’ipotesi di associare un solo movimento per l’accesso a tutti i servizi disponibili nel comune di destinazione.

Prospetto 2 Sforzo minimo e massimo di accesso ai servizi alle imprese per il comune di Trivento al censimento intermedio 1996.

Nome Servizi Minimo Massimo Nome Servizi Minimo Massimo

km km km km

Trivento 10 0 0 Ripalimosani 1 23 23

Celenza sul Trigno 1 9.5 9.5 Montecilfone 1 25.2 25.2

Montefalcone nel Sannio 1 10.7 10.7 Pesche 1 27.3 27.3

Fossalto 1 12.6 12.6 Campobasso 6 28.5 171

Agnone 1 15.8 15.8 San Salvo 2 30.7 61.4

Castropignano 1 18.9 18.9 Vasto 1 36.9 36.9

Pescolanciano 1 19.8 19.8

Mafalda 1 20.4 20.4 Totali 30 301.9 475.1

Sessano del Molise 1 22.6 22.6 Media 10.1 15.8

Con discreta approssimazione lo sforzo minimo è mediamente pari al 66% di quello massimo nei comuni del Mezzogiorno secondo i risultati del censimento intermedio 1996.

Il comune di Trivento (è assunto a caso esemplificativo secondo i risultati del censimento intermedio 1996.

(14)

A tale data nel comune in questione erano disponibili soltanto 10 servizi sui 30 considerati dall’insieme servizi alle imprese, reperibili però nei comuni vicini secondo quanto prospettato in tabella .

Le modalità di accesso ai servizi non presenti nel comune oscillano tra due ipotesi estreme:

singoli spostamenti per i singoli servizi, il che implica uno sforzo complessivo di 475 km con una media di 15.8 km per servizio;

un solo spostamento per accedere a tutti i servizi non presenti a Trivento, ma reperibili nella cerchia dei vicini; in particolare 6 servizi sono fruibili nel comune di Campobasso con uno sforzo di accesso di 28.5 km.

Entrambe le ipotesi sono poco realistiche, ma sono utili perché consentono di stabilire un intervallo di oscillazione delle situazioni concrete del tutto in linea con le informazioni territoriali e abbastanza stabile in tutto il Mezzogiorno.

Risultati principali nell'indagine circa lo sforzo di accesso

Secondo i risultati del censimento intermedio 1996 i comuni del Mezzogiorno devono sostenere mediamente uno sforzo massimo per accedere a ciascun servizio alle imprese di 10.2 km che, se si tiene conto degli effetti locali di polarizzazione si riduce a 6.2 km, beneficiando così di una riduzione del 39.2%.

Tuttavia, il dato medio sottende differenze notevoli da regione a regione e da provincia a provincia, conseguenti sia alla dotazione in servizi dei singoli comuni sia alla densità dei capoluoghi comunali. In particolare, nel dettaglio delle regioni amministrative, al di sopra dello standard del Mezzogiorno, e per sforzo massimo e per sforzo minimo, si collocano, nell'ordine, Sardegna, Molise e Basilicata, cui si contrappongono sul versante opposto Puglia e Campania, mentre valori grosso modo in linea denunciano Calabria e Sicilia.

Il vario combinarsi dei due fattori origina campi di variazione molto ampi sia per lo sforzo massimo sia per quello minimo, particolarmente importante in quanto contribuisce a definire il paesaggio urbano dal punto di vista del fruitore dei servizi alle imprese: a sforzi di accesso elevati si associa il paesaggio con presenze disperse, perciò più difficili da individuare e con costi più elevati (province di Nuoro, Agrigento, Oristano, Isernia, Reggio Calabria); a sforzi di accesso contenuti si associa, invece, il paesaggio con presenze addensate, agevolmente individuabili e raggiungibili, salvo situazioni locali di congestione (province di Lecce, Catania, Brindisi, Ragusa, Taranto, Bari e, soprattutto, Napoli.

(15)

Analisi esplorativa delle aree d'accesso ai servizi

L’area d'accesso ai servizi, a partire da un prefissato capoluogo comunale è quella, di minima estensione entro la quale sono presenti tutti i servizi alle imprese o quote espressive di tali servizi.

Per delineare un'area siffatta (si veda nel testo il cartogramma illustrativo dei comuni della regione Sardegna), in concreto, è necessario esplorare l'intorno spaziale del capoluogo comunale d'interesse con un raggio di lunghezza variabile, il cosiddetto raggio esploratore, in modo da disegnare tante circonferenze concentriche fino a delineare quella, di raggio minimo, che include tutti i capoluoghi d'accesso ai servizi. L'insieme di questi ultimi costituisce una distribuzione statistica di valori di distanze che può essere descritta sia con gli indicatori tradizionali, come la media aritmetica e la variabilità relativa, sia con quelli tipici, le medie di posizione, propri dell'approccio esplorativo (in senso statistico)6, sul quale si tornerà con maggiori dettagli in altro paragrafo

Figura 3 Lunghezza in km del raggio d'accesso alla totalità dei servizi alle imprese per i comuni della Sardegna al censimento intermedio 1996.

.

Dal momento che in questo studio sono state privilegiate le medie di posizione, la procedura d'indagine ha una duplice connotazione esplorativa, spaziale e statistica, che s'illustra tramite l'esempio del comune di Posada (provincia di Nuoro) ed integra quanto annotato circa lo sforzo d'accesso, massimo e minimo, per servizio, in cui il fondamento statistico è costituito dalla media aritmetica.

Dai dati raccolti nella tabella informativa si desume la presenza nel comune di Posada di nove servizi su 30; i restanti si susseguono fino alla distanza massima di 99.8 km, quella necessaria per accedere al comune di Sassari che offre l'opportunità di completare l'accessibilità.

6 Nell’analisi esplorativa, oltre al valore mediano, hanno grande interesse i valori estremi (minimo e massimo), il primo quartile e il terzo quartile, comunque di calcolo immediato. Infatti, dopo aver ordinato i dati in ordine crescente, il primo quartile è l’elemento che suddivide la distribuzione statistica in due gruppi comprendenti il 25% e il 75% dei casi; il valore mediano, è l’elemento che bipartisce la distribuzione in due gruppi equinumerosi; infine, il terzo quartile separa i due gruppi contenenti, rispettivamente, il 75% e il 25%

dei casi (per un’esposizione completa delle procedure esplorative e una discussione critica: Lombardo, 1990).

(16)

Disponendo i valori in ordine crescente di distanza da Posada, si ottiene una distribuzione statistica spazialmente ordinata dalla quale si desumono, immediatamente, i valori delle medie di posizione: alla distanza di 0.0 km, in altri termini nello stesso comune di Posada, si collocano il minimo e il primo quartile (25% dei servizi); alla distanza di 8.5 km (comune di Budoni) si posiziona il valore mediano ( 50% dei servizi), alla distanza di 38.8 km (comune d'Olbia) s'individua il terzo quartile (75% dei servizi) e, infine alla distanza di 99.8 km (comune di Sassari) si chiude l'area minima d'accesso alla totalità dei servizi.

In una rappresentazione planimetrica l'area d'accesso si presenta come una successione di fasce semianulari concentriche (limitate a 10 in figura, essendo equispaziate di 10 km) in cui si dispongono i punti rappresentativi di tutti i capoluoghi comunali del vicinato di Posada, ma tra tali capoluoghi soltanto 10 presentano interesse per i residenti in tale comune in quanto località di massimo vicinato per accedere ai servizi mancanti.

Figura 4 L'area d'accesso ai servizi per il comune di Posada al censimento intermedio 1996 (commento nel testo).

(17)

Prospetto 3 Elementi informativi per la delimitazione dell'area d'accesso ai servizi per i residenti nel comune di Posada.

1. Elementi sommari.

Comune d'accesso ai servizi Lunghezza in km del raggio esploratore

Frequenze % % cumulate

Posada 0.0 9 30.0 30.0

Torpè 4.0 1 3.3 33.3

Siniscola 7.4 4 13.3 46.7

Budoni 8.5 2 6.7 53.3

San Teodoro 16.1 3 10.0 63.3

Lula 25.9 1 3.3 66.7

Orosei 28.8 1 3.3 70.0

Olbia 38.8 7 23.3 93.3

Nuoro 45.7 1 3.3 96.7

Sassari 99.8 1 3.3 100.0

30 100.0

2. Elementi analitici.

Descrizione Distanza in km Destinazione

Intermediari del commercio 0.0 Posada

Commercio all'ingrosso di materie prime agricole e di animali vivi 7.4 Siniscola Commercio all'ingrosso di prodotti alimentari, bevande e tabacco 0.0 Posada Commercio all'ingrosso di altri beni di consumo finale 8.5 Budoni Commercio all'ingrosso di prod. intermedi non agricoli, rottami e cascami 7.4 Siniscola Commercio all'ingrosso di macchinari e attrezzature 7.4 Siniscola

Commercio all'ingrosso di altri prodotti 8.5 Budoni

Movimentazione merci e magazzinaggio 0.0 Posada

Altre attività connesse ai trasporti 16.1 San Teodoro

Attività delle altre agenzie di trasporto 38.8 Olbia

Attività ausiliarie delle assicurazioni e dei fondi pensione 16.1 San Teodoro

Noleggio di autovetture 16.1 San Teodoro

Noleggio di altri mezzi di trasporto 0.0 Posada

Noleggio di altri macchinari ed attrezzature 38.8 Olbia Consulenza per installazione di elaboratori elettronici 38.8 Olbia Fornitura di software e consulenza in materia di informatica 28.8 Orosei

Elaborazione elettronica dei dati 4.0 Torpè

Attività delle banche di dati 99.8 Sassari

Manutenzione e riparaz. macchine per ufficio ed elaboratori elettronici 0.0 Posada

Altre attività connesse all'informatica 38.8 Olbia

Ricerca e sviluppo sperim. nel campo delle scienze naturali e ingegneria 25.9 Lula Ricerca e sviluppo sperim. nel campo delle scienze sociali e umanistiche 7.4 Siniscola Attività legali, contabilità, consulenza, studi di mercato e sondaggi 0.0 Posada Attività in materia di architettura, ingegneria ed altre attiv. tecniche 0.0 Posada

Collaudi e analisi tecniche 45.7 Nuoro

Pubblicità 38.8 Olbia

(18)

Servizi di ricerca, selezione e fornitura di personale 38.8 Olbia

Servizi di investigazione e vigilanza 38.8 Olbia

Servizi di pulizia e disinfestazione 0.0 Posada

Altre attività di tipo professionale ed imprenditoriale n.c.a. 0.0 Posada

Minimo 0.0

Primo quartile 0.0

Mediana 8.5

Terzo quartile 38.8

Massimo 99.8

Sorvolando sul commento di dettaglio di quanto rilevabile per il comune d'esempio, poiché finalità di questo studio è la caratterizzazione di tutto il Mezzogiorno e non di singole unità amministrative, si richiama l'attenzione sull'interesse che presentano le distribuzioni spaziali del valore mediano, del terzo quartile e del massimo, specie se sostenute da adeguate cartografie (nelle analisi di dettaglio si richiedono linee isodiagrammatiche).

Il valore massimo consente di individuare nei vari contesti regionali e provinciali i poli egemoni (la distanza massima presenta valore nullo perché tutti i servizi sono presenti nel comune) la portata del servizio più raro, le situazioni di integrazione tra comuni che nel loro insieme totalizzano tutti i servizi, i casi più appariscenti di vantaggio di posizione (si veda il cartogramma d'esempio illustrativo della regione Sardegna).

Nell'insieme del Mezzogiorno la distribuzione delle frequenze assolute (km 0: 22 comuni;

fino a km 5: 12 comuni; fino a km 10: 200 comuni; fino a km 20: 648 comuni; fino a km 30: 1030 comuni; fino a km 40: 977 comuni; fino a km 50: 594 comuni; oltre km 50: 962 comuni) mostra un altissimo addensamento delle situazioni nell'intervallo 20-40 km.

Il terzo quartile permette di descrivere la variabilità della distanza minima necessaria per accedere ad un paniere di servizi, pur incompleto, ma significativo di una discreta condizione urbana (75% dei servizi). Il quadro statistico riassuntivo nei comuni del Mezzogiorno si presenta in questi termini:

Raggio in km N. comuni % % cum

0 196 4.4 4.4

2.5 151 3.4 7.8

5 240 5.4 13.2

10 993 22.3 35.5

15 1036 23.3 58.9

20 979 22.0 80.9

25 512 11.5 92.4

oltre 25 338 7.6 100.0

Il valore mediano si distingue dai precedenti quale termine inferiore (50% dei servizi) di una qualità urbana, molto incompleta, ma ancora apprezzabile.

(19)

Raggio in km N. comuni % % cum

0 618 13.9 13.9

2.5 333 7.5 21.4

5 517 11.6 33.0

7.5 967 21.8 54.8

10 707 15.9 70.7

12.5 690 15.5 86.2

15 259 5.8 92.0

oltre 15 354 8.0 100.0

L'esame dettagliato dei dati analitici e delle singole rappresentazioni cartografiche sarebbe indubbiamente utile, ma anche eccessivamente ripetitivo. Pertanto è sembrato opportuno inserire nel testo soltanto il sommario statistico per provincia, affiancato dall'atlante dei raggi di accesso (riportato in allegato a questo studio) al 50%

dei servizi, e richiamare l'attenzione su una classificazione dei comuni in sette tipi, decrescenti per importanza, definiti (vedi prospetto) in maniera da tenere conto simultaneamente dei raggi di accesso al 50%, al 75% e al 100% dei servizi:

• tipo uno: raggio di accesso nullo al 100% dei servizi (Napoli, Salerno, Foggia, Bari, Taranto, Lecce, Palermo, Catania, Cagliari);

• tipo due: raggio di accesso nullo al 75% dei servizi;

• tipo tre: raggio di accesso nullo al 50% dei servizi;

• tipo quattro: raggio di accesso al 100% dei servizi non superiore a 10 km;

• tipo cinque: raggio di accesso al 75% dei servizi non superiore a 10 km;

• tipo sei: raggio di accesso al 50% dei servizi non superiore a 10 km;

• tipo sette: raggio di accesso al 50% dei servizi superiore a 10 km.

Le frequenze

, assolute e percentuali, dei sette tipi si presentano nel Mezzogiorno in questi termini:

Tipo n. comuni %

Tipo uno 9 0.4

Tipo due 80 3.6

Tipo tre 220 9.8

Tipo quattro 47 2.1

Tipo cinque 480 21.3

Tipo sei 739 32.9

Tipo sette 674 30.0

Totale complessivo 2249 100.0

Da rilevare, a proposito di questa classificazione come i primi tre tipi riflettono soltanto la dotazione di servizi propria dei comuni, mentre i restanti (comuni privi del 50% dei servizi nel loro territorio) rispecchiano anche le caratteristiche dei comuni vicini

(20)

fino a 10 km di distanza. In particolare, i comuni del tipo quattro sono, nella maggioranza dei casi7, quelli della corona immediata dei comuni del tipo uno.

Circa i comuni del tipo 2, dal loro elenco (vedi tabella) si desume la massiccia presenza di capoluoghi di provincia e di alcuni capoluoghi regionali (Campobasso, Potenza e Cosenza) che si collocano in contesti territoriali poveri, per qualità e quantità, di città complete. Ben rappresentati, inoltre, sono i comuni più popolosi o attivi delle aree urbane di stampo metropolitano, come Napoli (15 comuni), Salerno (8 comuni) e Bari (10 comuni).

Infine, con i tipi da 5 a 7 le difficoltà di accesso ai servizi alle imprese risultano da elevate ad elevatissime, sicché il loro addensarsi disegna aree marginali dai caratteri vieppiù marcati. In effetti, aree siffatte sono presenti in tutte le regioni del Mezzogiorno dove interessano l'85% dei comuni: una quota del tutto eccessiva, emblematica delle difficoltà che incontrano le imprese non a nascere, per i tanti incentivi che sotto le forme più diverse sono stati proposti nell'ultimo mezzo secolo, bensì a sopravvivere in spazi operativi gravati da diseconomie esterne.

Ovviamente, notevoli sono le differenze tra regione e regione che si riassumono brevemente sottolineando questi punti salienti (per ulteriori dettagli si veda la tabella riepilogativa in questo paragrafo e l'allegato cartografico):

a) le regioni Molise, Basilicata e Calabria sono prive di comuni del tipo 1 (dotazione completa di servizi);

b) le percentuali cumulate dei primi quattro tipi discriminano, in positivo, la Puglia (33.1% dei comuni, seguita distanza (intorno al 21%) dalla Campania e dalla Sicilia;

in negativo, il Molise (appena il 3.7 % dei comuni);

c) le frequenze più elevate dei comuni del tipo 7 competono alla Sardegna (63.5%

dei comuni), seguita dal Molise (50.0%) e dalla Basilicata (42%); esse trovano giustificazione non tanto, o non solo, nella modesta dotazione media di servizi per comune, quanto nella persistenza di assetti eccessivamente polarizzati e nella conseguente difficoltà di integrazioni intercomunali a breve raggio nelle aree periferiche rispetto ai principali centri urbani. Caso del tutto esemplare è quello della Sardegna interna, vasta area di periferia estrema che si differenzia soltanto per la

7 Comuni del tipo 4 e aree urbane in cui si collocano:

Area urbana di Napoli-Caserta: Orta di Atella, Sant'Arpino, San Marco Evangelista, Calvizzano, Casandrino, Casola di Napoli, Grumo Nevano, Lettere, San Sebastiano al Vesuvio, Striano, Volla;

Area urbana di Salerno: Castiglione del Genovesi, Cetara, Corbara, Fisciano, Minori, Ravello, Roccapiemonte, San Cipriano Picentino, San Mango Piemonte, San Marzano sul Sarno, Sant'Egidio del Monte Albino, San Valentino Torio, Scala, Siano, Tramonti;

Area urbana di Lecce: Arnesano, Lequile, Lizzanello, San Cesario di Lecce, San Donato di Lecce, San Pietro In Lama, Surbo;

Area urbana di Cosenza: Carolei, Castiglione Cosentino, Cerisano, Marano Marchesato, Marano Principato, Mendicino, Zumpano;

Area urbana di Palermo: Altofonte, Belmonte Mezzagno, Ficarazzi;

Area urbana di Catania: Aci Bonaccorsi, Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza;

Area urbana di Cagliari: Settimo San Pietro.

(21)

maggiore o minore vicinanza a Cagliari, Sassari ed Olbia, o, in via subordinata, ad Oristano e Nuoro.

Nota sulla distanza massima di accesso

In una rappresentazione molto semplificata la città, dal punto di vista di un'impresa ubicata in un dato capoluogo comunale, si presenta come un'area circolare centrata sull'impresa e contenente al suo interno tutti i servizi di cui necessita: il limite dell'area è costituito dalla circonferenza in cui si colloca il servizio più lontano.

Inoltre, se si considerano i capoluoghi comunali quali luoghi puntiformi privi di estensione, è evidente come la città dell'impresa sia priva di estensione allorquando tutti i servizi sono disponibili nel capoluogo in cui è ubicata l'impresa. Tale condizione, come rilevato in precedenza (si veda, in particolare, quanto annotato circa i poli) è molto rara nei comuni del Mezzogiorno che, anzi, presentano aree generalmente molto estese, conseguenti sia alle insufficienti presenze di servizi sia allo stesso disegno territoriale di base, che s'impone soprattutto nei riguardi dei comuni delle isole minori (caso d'esempio è Pantelleria con 122 km).

Alla scala delle regioni il comune medio presenta la situazione più favorevole nella regione Campania (distanza massima media: 25 km), in ragione dell'elevatissima numerosità delle tessere amministrative di base nell'area urbana di Napoli-Caserta, seguita dalla Puglia (29 km), in cui, invece, sembra giocare un ruolo importante la taglia demografica dei comuni e la presenza di ben quattro città (Foggia, Bari, Taranto e Lecce) con dotazione completa di servizi. Uno iato molto netto sottolinea la condizione del tutto insoddisfacente delle altre regioni (distanza massima media superiore ai 41 km), specie del Molise (49 km) che rappresenta, in negativo, il caso estremo.

Alla scala delle province, trascurabili sono le differenze in quelle delle regioni Molise e Basilicata; nelle restanti, invece, sono notevoli, sicché sembra opportuno richiamarle tramite l'indicazione dei casi di minimo e di massimo:

Campania: Napoli (15 km), Caserta e Avellino (27 km);

Puglia: Taranto (21 km), Foggia (37 km);

Calabria: Catanzaro (30 km), Reggio Calabria (75 km);

Sicilia: Catania (22 km), Agrigento (64 km; il dato di questa provincia è pesantemente influenzato dal comune di Lampedusa e Linosa che denuncia una distanza massima di accesso pari a 231 km);

Sardegna: Cagliari (38 km), Nuoro (76 km).

Un ultimo aspetto da segnalare riguarda i comuni con ruolo di polo (comune con numero massimo di servizi presenti) negli ambiti comunali: escludendo quelli con

(22)

dotazione completa di servizi, e restringendo il campo d'osservazione agli ambiti più estesi, quelli dei 30 e dei 50 km, i risultati delle analisi portano a sottolineare la presenza di aree circolari di accesso molto ampie, fino a sfiorare i 100 km di raggio (Siniscola e Reggio di Calabria), che sottolineano l'oggettiva debolezza di tali poli8. Non mancano, però, anche situazioni del tutto opposte per distanze massime di accesso inferiori ai 10 km (esempi sono Gioia Tauro, Caltanissetta e Tortolì); in generale, tuttavia, prevalgono per frequenza le distanze massime di accesso comprese tra 30 e 70 km, da considerarsi quelle tipiche di contesti territoriali qualificati da densità molto bassa delle funzioni urbane.

I comuni con funzioni centrali

Comune con funzioni centrali: è il comune che vanta la condizione di massimo vicinato, per un dato servizio, rispetto ad uno o più dei comuni limitrofi.

L'insieme dei capoluoghi dei comuni con funzioni centrali costituisce l'insieme dei nodi della rete territoriale dei servizi o, in altri termini, i capisaldi dell'armatura urbana.

Grado di nodalità di un capoluogo comunale è il numero (teorico) di accessi dall'esterno per fruire dei servizi presenti nel comune. Nelle aree deboli tende a diminuire il numero dei nodi territoriali e a crescere in maniera molto appariscente il grado di nodalità massima.

In merito, per i servizi alle imprese, situazioni del tutto contrapposte si riscontrano, volendo esemplificare, nelle province di Campobasso e di Napoli.

Nel primo caso, il grado medio di nodalità, pari a 16, sottende i casi estremi di Campobasso (576), Bojano (112) e Castropignano (56), nonché ben 18 comuni su 84 del tutto privi di funzioni centrali (nel comune medio sono presenti 5.5 servizi su 30).

Nel secondo caso, il grado medio di nodalità scende a 9, e si attenuano i valori dei casi estremi: Nola (89), Castellammare di Stabia (58), Cicciano (51), Casalnuovo di Napoli (34), Palma Campania (29), Agerola (27), Bacoli (25), Frattamaggiore (24), Marano di Napoli (24), Napoli (24).

8 Il quadro completo si presenta in questi termini:

1) poli con distanze massime superiori a 70 km: Bovalino, Messina, Nuoro, Olbia, Pachino, Reggio di Calabria, Siniscola.

2) poli con distanze massime comprese tra 50 e 69 km: Agrigento, Campobasso, Capo d'Orlando, Carbonia, Castrovillari, Cirò Marina, Isernia, Macomer, Policoro, Ribera, Sciacca, Siracusa, Vieste.

3) poli con distanze massime comprese tra 30 e 49 km: Alcamo, Cerignola, Crotone, Gela, Manfredonia, Marsala, Matera, Melfi, Muravera, Ozieri, Ragusa, Rossano, San Gavino Monreale, San Severo, San Vito, Sanluri, Trani, Villaputzu, Villasimius.

4) poli con distanze massime comprese tra 10 e29 km: Agropoli, Brindisi, Catanzaro, Lamezia Terme, Monopoli, Potenza, Sassari.

5) poli con distanze massime inferiori a 10 km: Caltanissetta, Cosenza, Francavilla in Sinni, Gioia Tauro, Rende, San Giovanni in Fiore, Scalea, Tortolì.

(23)

Da rilevare, inoltre, la presenza di 20 comuni su 90 del tutto privi di funzioni centrali (nel comune medio sono presenti circa 16 servizi su 30). L'aspetto più interessante, però, risiede nel grado di nodalità piuttosto modesto di Napoli se confrontato con quello di Campobasso, indicativo dell'effetto filtro esercitato dai comuni della cintura napoletana che intercettano gran parta degli accessi dell'hinterland.

Passando al Mezzogiorno, nel suo insieme e nella sua articolazione per regioni e province, i risultati riferiti al censimento 1996 pongono in evidenza una fisionomia di base piuttosto netta. Infatti, salvo variazioni di poco conto, la quota dei comuni del tutto privi di funzioni centrali oscilla tra il 25% della Puglia e il 32% della Sardegna; inoltre, sono modeste le differenze tra le quote dei comuni con funzioni centrali, anche se essi sono discriminati dalla numerosità degli accessi dall'esterno.

Comuni con funzione di nodo polare

Comuni con funzione di nodo polare: questi comuni rappresentano un sottoinsieme dei comuni con funzioni centrali.

I comuni privi di un set completo di servizi, per soddisfare le loro esigenze devono necessariamente rivolgersi ad altri comuni: il comune A che, sotto la condizione di massimo vicinato, soddisfa il maggior numero di servizi per un altro comune B, rappresenta il nodo polare per B. È evidente che può valere o meno la condizione di reciprocità nel senso che A può svolgere il ruolo di nodo polare rispetto a B, e B rispetto ad A.

In effetti tale condizione è piuttosto frequente; caso d'esempio è la provincia di Campobasso, in cui al censimento 1996 i comuni con funzioni centrali sono ben 65, mentre quelli con ruolo di nodo polare sono appena 14, e precisamente:

Nodo polare al 1996 N. di comuni convergenti sul polo

Bojano 11

Campobasso 46

Colle d'Anchise 1

Colletorto 1

Larino 3

Montefalcone nel Sannio 2

Montenero di Bisaccia 2

Palata 2

Riccia 1

Santa Croce di Magliano 3

Sant'elia a Pianisi 1

Termoli 6

Trivento 4

(24)

Vinchiaturo 1

Nel complesso del Mezzogiorno i comuni con funzione di nodo polare rappresentano all'incirca il 30% del totale e risultano particolarmente numerosi in Puglia (45.9%), Campania (32.5%) e Sicilia (38.7%); al contrario, percentuali molto modeste si registrano in Molise (14.7%).

Tipologia dei comuni con funzione di nodo polare

I comuni con funzione di nodo polare possono essere discriminati sulla base di parametri quantitativi e funzionali.

I primi sono stati utilizzati nella fase preliminare della ricerca per caratterizzare i comuni in questione sulla base del numero complessivo di accessi dai comuni origine, o del numero dei comuni origine. I parametri funzionali, invece, sono stati impiegati nella fase interpretativa, in cui risultava d'interesse specifico l'individuare le relazioni reciproche tra i nodi polari. Secondo tale prospettiva i comuni ricadenti nell'insieme dei nodi polari sono stati suddivisi in due gruppi:

a) comuni con funzione di nodo polare nei riguardi di altri nodi polari; questi comuni sono definiti nodi polari di livello superiore;

b) restanti comuni con funzione di nodo polare; questi comuni sono definiti nodi polari di livello elementare.

Alla luce di questa ulteriore puntualizzazione, l'insieme dei comuni analizzati si articola sui seguenti livelli gerarchici (in chiave tassonomica, in qualche caso non rispondente pienamente a criteri funzionali):

a) comuni privi di funzioni centrali;

b) comuni con funzione di nodo polare di livello elementare;

c) comuni con funzione di nodo polare di livello superiore;

d) comuni di rango urbano superiore, in ragione della presenza di tutti i servizi (Napoli, Salerno, Foggia, Bari, Taranto, Lecce, Palermo, Catania e Cagliari.; nelle regioni Lazio e Abruzzo tale condizione è soddisfatta da Pomezia, Roma e Pescara).

Prospetto 4 Nodi polari di livello superiore per provincia al censimento intermedio 1996.

Provincia di Campobasso: Bojano, Campobasso, Colle d'Anchise, Montenero di Bisaccia.

Provincia di Isernia: Isernia, Sessano del Molise, Venafro.

Provincia di Caserta: Ailano, Arienzo, Aversa, Calvi Risorta, Capua, Casal di Principe, Caserta, Castel Volturno, Marcianise, Mondragone, Pastorano, Piedimonte Matese, Pietramelara, Pignataro Maggiore, San Cipriano d'Aversa, San Nicola la Strada, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere, Sessa Aurunca, Sparanise, Teano, Vairano Patenora.

Provincia di Benevento: Airola, Apollosa, Benevento, Cerreto Sannita, Dugenta, Foglianise, Guardia Sanframondi, Montesarchio, San Bartolomeo in Galdo, San Giorgio del Sannio, San Salvatore Telesino, Telese.

Provincia di Napoli: Caivano, Cardito, Casalnuovo di Napoli, Casamicciola Terme, Castellammare di Stabia, Cimitile, Frattamaggiore, Ischia, Marigliano, Melito di Napoli, Meta, Napoli, Nola, Palma

(25)

Campania, Piano di Sorrento, Pomigliano d'Arco, Pompei, Portici, Pozzuoli, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, Sant'Antimo, San Vitaliano, Sorrento, Torre Annunziata, Santa Maria la Carità.

Provincia di Avellino: Ariano Irpino, Avellino, Calitri, Cervinara, Gesualdo, Grottaminarda, Lioni, Manocalzati, Mirabella Eclano, Montella, Montemiletto, Paternopoli, Solofra, Vallata.

Provincia di Salerno: Agropoli, Amalfi, Angri, Baronissi, Caggiano, Camerota, Capaccio, Castel San Giorgio, Cava de' Tirreni, Centola, Contursi Terme, Eboli, Fisciano, Maiori, Mercato San Severino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Olevano sul Tusciano, Pagani, Palomonte, Polla, Roccapiemonte, Sala Consilina, Salerno, San Giovanni a Piro, San Gregorio Magno, Sant'Arsenio, Sapri, Scafati, Vallo della Lucania.

Provincia di Foggia: Bovino, Deliceto, Foggia, Ischitella, Lesina, Lucera, Manfredonia, Margherita di Savoia, Poggio Imperiale, Rodi Garganico, San Ferdinando di Puglia, San Giovanni Rotondo, San Paolo di Civitate, San Severo, Serracapriola, Trinitapoli.

Provincia di Bari: Adelfia, Altamura, Bari, Barletta, Bitonto, Canosa Di Puglia, Capurso, Conversano, Gravina In Puglia, Locorotondo, Modugno, Mola di Bari, Noci, Noicattaro, Putignano, Rutigliano, Spinazzola, Trani, Triggiano, Turi, Valenzano.

Provincia di Taranto: Castellaneta, Lizzano, Manduria, Martina Franca, Massafra, Palagianello, Palagiano, Taranto.

Provincia di Brindisi: Brindisi, San Michele Salentino, San Vito dei Normanni, Torre Santa Susanna.

Provincia di Lecce: Alessano, Alezio, Aradeo, Botrugno, Calimera, Campi Salentina, Casarano, Copertino, Corigliano d'Otranto, Cutrofiano, Diso, Galatina, Galatone, Gallipoli, Guagnano, Lecce, Maglie, Matino, Melendugno, Morciano di Leuca, Novoli, Salice Salentino, Salve, Spongano, Squinzano, Trepuzzi, Tricase, San Cassiano.

Provincia di Potenza: Episcopia, Francavilla In Sinni, Lagonegro, Latronico, Lauria, Lavello, Maratea, Marsicovetere, Melfi, Palazzo San Gervasio, Pignola, Potenza, Rionero In Vulture, Roccanova, Sant'Arcangelo, Senise, Tito, Paterno.

Provincia di Matera: Bernalda, Grassano, Matera, Pisticci, Policoro, Rotondella, San Giorgio Lucano.

Provincia di Crotone: Casabona, Cirò Marina, Crotone, Strongoli.

Provincia di Vibo Valentia: Pizzo, Vibo Valentia.

Provincia di Cosenza: Belvedere Marittimo, Cassano allo Ionio, Castrovillari, Cetraro, Cosenza, Diamante, Firmo, Praia a Mare, Rende, Rossano, San Giovanni in Fiore, San Marco Argentano, Santa Maria del Cedro, Scalea, Trebisacce.

Provincia di Catanzaro: Catanzaro, Curinga, Soverato, Lamezia Terme.

Provincia di Reggio Calabria: Bovalino, Caulonia, Cinquefrondi, Delianuova, Gioia Tauro, Locri, Oppido Mamertina, Palmi, Polistena, Rizziconi, Roccella Ionica, Rosarno, Siderno, Taurianova, Terranova Sappo Minulio, Varapodio, San Ferdinando.

Provincia di Agrigento: Agrigento, Aragona, Bivona, Caltabellotta, Canicattì, Ravanusa, Ribera, Santo Stefano Quisquina, Sciacca.

Provincia di Caltanisetta: Caltanissetta, Gela, Villalba.

Provincia di Catania: Aci Catena, Acireale, Aci Sant'Antonio, Adrano, Bronte, Caltagirone, Catania, Giarre, Mascalucia, Misterbianco, Paterno', Scordia.

Provincia di Enna: Enna, Piazza Armerina.

Provincia di Messina: Brolo, Capo d'Orlando, Capri Leone, Castell'Umberto, Furnari, Giardini-Naxos, Gioiosa Marea, Messina, Milazzo, Montalbano Elicona, Naso, Patti, Roccalumera, Sant'Agata di Militello, Sant'Angelo di Brolo, Santo Stefano di Camastra, Spadafora, Taormina, Valdina, Venetico, Terme Vigliatore.

Provincia di Palermo: Bagheria, Carini, Cerda, Collesano, Corleone, Isnello, Palermo, Petralia Soprana, Prizzi, Termini Imerese, Valledolmo.

Provincia di Ragusa: Ispica, Monterosso Almo, Ragusa, Vittoria.

Provincia di Trapani: Alcamo, Castelvetrano, Erice, Marsala, Partanna.

Provincia di Siracusa: Augusta, Floridia, Siracusa, Priolo Gargallo.

Provincia di Cagliari: Assemini, Barumini, Cagliari, Carbonia, Dolianova, Guspini, Lunamatrona, Monastir, Quartu Sant'Elena, Samatzai, San Gavino Monreale, Sanluri, Selargius, Senorbì, Serramanna, Sestu, Sinnai, Villacidro, Elmas.

(26)

Provincia di Nuoro: Isili, Macomer, Nuoro, Sorgono, Tortolì.

Provincia di Oristano: Arborea, Oristano, Terralba.

Provincia di Sassari: Arzachena, Olbia, Sassari, Tempio Pausania.

Accessi obbligati ed alternativi alle località di servizio

Quanto esposto in precedenza riguarda gli accessi da ritenere assolutamente obbligati, quelli, per intenderci, riguardanti servizi non presenti nel comune in cui è ubicata l'impresa consumatrice; tuttavia, accessi verso altri comuni possono essere dettati da ragioni di opportunità economica (migliore qualità o costo inferiore dei servizi) o dalle mappe mentali degli imprenditori. Pertanto, è sembrato opportuno estendere l'analisi in modo da considerare anche gli accessi di tipo alternativo che saranno, con tutta probabilità, correlati alla numerosità delle località alternative e alla distanza di tali località.

La procedura d’indagine, applicata agli ambiti territoriali di 30 e 50 km, è molto laboriosa per il fatto che richiede, in primo luogo (vedi per un esempio la tabella di Melfi) il calcolo, per ciascuno dei 30 servizi, del numero dei comuni in cui è presente; in secondo luogo, di una misura idonea a quantificare la densità dei capoluoghi comunali negli ambiti e della dispersione spaziale degli stessi.

Prospetto 5 Numerosità assoluta (A) e percentuale (B) dei comuni con presenza dei servizi alle imprese, Ateco a 3 cifre, al censimento intermedio 1996 negli ambiti centrati sul comune di Melfi.

Da tenere conto del fatto che l'ambito di 30 km conta 34 comuni mentre in quello di 50 km i comuni sono 113; le Ateco sono indicate con i codici ISTAT.

Ambito 30 km Ambito 50 km Ambito 30 km Ambito 50 km

Ateco A B A B Ateco A B A B

511 27 79.4 81 71.7 722 5 14.7 14 12.4

512 16 47.1 52 46.0 723 13 38.2 39 34.5

513 22 64.7 66 58.4 724 0 0.0 2 1.8

514 14 41.2 40 35.4 725 6 17.6 12 10.6

515 19 55.9 54 47.8 726 4 11.8 8 7.1

516 7 20.6 20 17.7 731 10 29.4 27 23.9

517 3 8.8 11 9.7 732 2 5.9 4 3.5

631 4 11.8 14 12.4 741 32 94.1 103 91.2

632 3 8.8 14 12.4 742 32 94.1 111 98.2

634 0 0.0 6 5.3 743 1 2.9 4 3.5

672 5 14.7 21 18.6 744 2 5.9 8 7.1

711 3 8.8 4 3.5 745 2 5.9 3 2.7

712 0 0.0 4 3.5 746 10 29.4 17 15.0

713 3 8.8 11 9.7 747 21 61.8 69 61.1

721 0 0.0 2 1.8 748 24 2.4 77 68.1

126 12.4 400 11.8

Riferimenti

Documenti correlati

L’entità delle limitazioni all’utilizzo agro-silvo-pastorale dei suoli, viene indicato dalla classe di capacità d’uso: nel sistema sono prese in considerazione 8 classi, designate

Esso opera in raccordo con gli altri nodi della rete sociosanitaria, estendendo gli ambiti di intervento (prevenzione universale, medicina predittiva, prevenzione nella popolazione

Alla nozione di rendita sul fondo è collegata quella di fondo equivalente nel senso che il decrescere del profilo complessivo di rendita, al crescere della distanza dal mercato,

Ciò premesso, siano date due diverse materie prime, necessarie al processo produttivo, ubicate nei luoghi puntiformi Ma’ e Ma’’ (fonti delle materie prime) che, una volta

Al consumo di questi servizi, che può avvenire per vie interne (terziario interno all’impresa) o per vie esterne ricorrendo al mercato, si affianca un consumo diverso di servizi,

Le qualità topologiche della rete stradale, risultate piuttosto modeste nel Corridoio Adriatico, sono state ulteriormente precisate, prima, con la presa in esame del fattore

associa nei capoluoghi regionali a dimensioni areali e demografiche ampiamente eccedenti gli standards locali, l’uno e le altre compensate, verso il basso, dai comuni limitrofi.

La quantificazione e la qualificazione della pressione turistica e residenziale sulla montagna appenninica discendono da due insieme di elementi informativi, la ricettività