Matematica Discreta
Lezione del giorno 16 novembre 2011
Nella lezione precedente abbiamo dato una definizione formale del concetto di grafo.
Un grafo è una struttura costituita da 2 insiemi:
- l’insieme A (detto insieme degli archi o spigoli del grafo) - l’insieme V (detto insieme dei vertici o nodi del grafo), e da una funzione:
- f: A → V
2(dove V
2indica l’insieme di tutti i sottoinsiemi di V che hanno cardinalità 2)
Da notare che, in questa definizione così astratta, si prescinde dalla reale natura dei “vertici” e degli
“archi” perché gli insiemi A, V sono insiemi assolutamente astratti.
A priori in un grafo sia l’insieme V dei vertici che l’insieme A degli archi possono essere insiemi infiniti, ma da ora in poi tutti i grafi considerati avranno sempre un numero finito di archi e di vertici.
La funzione f: A → V
2è detta funzione di adiacenza del grafo.
La funzione di adiacenza in pratica associa ad ogni arco aA un insieme f(a)={v,w} di 2 vertici distinti dell’insieme V: tali vertici v,w sono detti estremi dell’arco a.
Poiché la definizione di grafo è precisa ma molto astratta, abbiamo anche definito la rappresentazione piana di un grafo: essa si ottiene rappresentando ogni vertice con un punto del piano e ogni arco con un arco di curva che unisce i due vertici estremi dell’arco (questa rappresentazione, come già notato, può essere fatta in diversi modi).
Quando daremo esempi di grafi, per motivi pratici preferiremo spesso usare una loro rappresentazione piana (anche se non è univoca) e non la loro definizione “formale”.
Se in un grafo l’arco a ha come estremi i vertici v,w, indicheremo spesso l’arco a con il simbolo
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