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IL RIGORE NELLA RICERCA QUALITATIVA: LA VALUTAZIONE DELL’ ATTENDIBILTA’

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Academic year: 2021

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IL RIGORE NELLA RICERCA QUALITATIVA: LA VALUTAZIONE DELL’ ATTENDIBILTA’

Laura Krefting

Parole chiave: research, research design, social sciences

Nonostante un crescente interesse della ricerca qualitativa nella terapia occupazionale, va posta un po’ di attenzione nel stabilire il suo rigore. Questo articolo presenta un modello che può essere usato per la valutazione dell’attendibilità o del merito dell’indagine qualitativa. Il modello di Guba (1981) descrive quattro criteri generali per la valutazione della ricerca e definisce ogni criterio sia da una prospettiva qualitativa che quantitativa. Sono descritte diverse strategie per il raggiungimento del rigore nella ricerca qualitativa, utili sia per i ricercatori che per chi usa i risultati di ricerca.

Il valore di ogni tentativo di ricerca, indipendentemente all’approccio usato, è di essere valutata dai pari e data ai revisori e ai lettori. La maggior parte dei ricercatori quantitativi riconosce e documenta il valore del progetto attraverso la valutazione dell’attendibilità e della validità del lavoro (Payton, 1979). Questa attenzione al merito del progetto di ricerca, è molto meno comune nella ricerca qualitativa.

Schmid (1981) descrive la ricerca qualitativa come lo studio del mondo empirico dal punto di vista della persona sotto studio. L’Autrice ha identificato due principi fondamentali. Il primo è che il comportamento è influenzato dall’ambiente fisico, socio-culturale e psicologico, questo è la base dell’indagine naturalistica. Il secondo assunto è che il comportamento va oltre ciò che è osservato dal ricercatore. I significati e le percezioni soggettive dell’individuo sono cruciali nella ricerca qualitativa ed è responsabilità del ricercatore accedere ad essi.

Kirk e Miller (1986) hanno suggerito una definizione operativa della ricerca qualitativa, che riflette questi due principi. Hanno definito la ricerca come “una particolare tradizione delle scienze sociali che è centrata fondamentalmente sull’osservazione delle persone nel loro contesto e sull’interazione con loro usando il loro linguaggio, con i loro termini propri” (p.9). La ricerca qualitativa è pluralistica, consiste in diversi approcci inclusi quello fenomenologico, semiotico,

etnografico, storie di vita, e la ricerca storica.

Possono essere reperite definizioni dettagliate delle basi epistemologiche e filosofiche della ricerca qualitativa in Duffy (1985), Guba (1981), e Kielhofner (1982).

Lo scopo di questo articolo è descrivere un modello concettuale che può essere usato per valutare l’attendibilità della ricerca qualitativa. Sono descritti quattro concetti base del modello, seguiti da diverse strategie che i ricercatori possono usare per dare valore ai loro studi qualitativi.

Nella discussione sulla valutazione della ricerca qualitativa vanno considerate due questioni. La prima è che i modelli usati per valutare la ricerca quantitativa sono raramente rilevanti per la ricerca qualitativa.

La seconda questione è che non tutte le ricerche qualitative possono essere valutate con le stesse strategie. Queste due questioni verranno trattate brevemente prima di procedere alla descrizione dei modelli.

I criteri per la valutazione della ricerca qualitativa vs quantitativa

Troppo spesso la ricerca qualitativa è valutata

con criteri che sono appropriati per ricerca

quantitativa e si trova quindi in difetto. I

ricercatori qualitativi asseriscono che a causa

della diversità della natura e dello scopo delle

tradizioni qualitative e quantitative, è un

errore applicare gli stessi criteri di validità o

di merito. Agar (1986) ha suggerito che i

termini come affidabilità e validità sono

relativi al punto di vista quantitativo e non si

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adattano ai dettagli della ricerca qualitativa.

Per esempio, la nozione di validità esterna che si riferisce alla capacità di generalizzare dal campione dello studio alla popolazione (Payton, 1979), è uno dei criteri chiave di una buona ricerca quantitativa. Tuttavia, in alcuni approcci qualitativi, lo scopo principale è generare ipotesi per una futura investigazione pittosto che testare ipotesi già formulate (Sandelowsky, 1986). In queste situazioni la validità esterna non è rilevante.

Agar (1986) ha suggerito che è necessario un linguaggio differente che si adatti al punto di vista qualitativo, e si potrebbero sostituire i termini affidabilità e validità con i termini di credibilità, accuratezza della rappresentazione e autorità dell’autore. In modo analogo Leininger (1985) ha dichiarato che la questione non è se i dati sono attendibili o validi ma come vengono definiti i termini affidabilità e validità. Leininger ha cambiato il termine validità dandogli un significato qualitativo riferendoli al guadagnare conoscenza e capire la natura (e.g., il significato, gli attributi e le caratteristiche) del fenomeno in studio.

Leininger ha contestato l’uso comune del termine validità nella prospettiva quantitativa, in cui si riferisce al grado con cui uno strumento misura quello che il disegno si era proposto di misurare. Così come è necessario considerare in modo diverso la precisione e attendibilità nei diversi tipi di dati quantitativi, per garantire la qualità dei risultati c’è bisogno anche di guardare ai metodi qualitativi in differenti modi. È importante non cadere nella trappola di credere che tutti gli studi qualitativi possono essere valutati con gli stessi criteri. Come nota Sandelowski (1986) il termine ricerca qualitativa è impreciso e si riferisce a molti metodi di ricerca differenti. Questi approcci hanno differenti scopi e metodi e quindi necessiteranno di diversi modi per valutarne l’attendibilità. Per esempio, l’approccio fenomenologico risponde alla domanda cosa vuol dire vivere una certa esperienza.

L’obiettivo è di descrivere accuratamente

l’esperienza del fenomeno in studio e non quello di generalizzare teorie o modelli (Field

& Morse, 1985). Al contrario, poiché l’obiettivo della ricerca etnografica è descrivere la complessità sociale, spesso è portata a sviluppare costrutti teoretici.

Benché alcuni principi sono basilari per tutte le ricerche qualitative, la scorretta applicazione dei criteri qualitativi di attendibilità agli studi è problematico come l’applicazione dei criteri quantitativi inappropriati.

La questione dell’inappropriatezza dei criteri quantitativi nella valutazione della ricerca qualitativa e la pluralità della ricerca qualitativa sono importanti per capire qualcosa sui modelli di attendibilità della ricerca qualitativa.

Modello di attendibilità della ricerca qualitativa di Guba

I ricercatori hanno bisogno di modelli alternativi appropriati ai disegni qualitativi che diano rigore senza sacrificare la rilevanza della ricerca qualitativa. Guba (1981) ha proposto un modello di valutazione dell’attendibilità dei dati qualitativi. Benché ci siano altri modelli (e.g., Kirk & Miller, 1986;

Leininger, 1985), questo articolo si baserà sul modello di Guba perché è comparativamente concettualmente ben sviluppato e perché è stato usato dai ricercatori qualitativi, in particolare dagli infermieri e educatori, per diversi anni.

Quello che segue è il mio riassunto e la mia interpretazione del modello di Guba (1981) sulla base di diversi progetti di ricerca qualitativa. Sollecito i terapisti occupazionali che intendono far uso di questo modello nel costruire un progetto di ricerca o che intendono fare una valutazione critica di progetti di altri ricercatori, di citare le fonti originarie nei riferimenti bibliografici.

Il modello di Guba (1981) si basa

sull’identificazione di quattro aspetti

dell’attendibilità che sono rilevanti sia per gli

studi quantitativi che qualitativi: a. valore

della verità, b. applicabilità, c. consistenza, d.

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neutralità. Basandosi sulle differenze filosofiche tra gli approcci qualitativi e quantitativi, il modello definisce differenti strategie di valutazione di questi criteri per ogni tipo di ricerca. Queste strategie sono importanti per i ricercatori per definire i modi per dare rigore ai loro studi qualitativi e anche per i lettori per usarle come modo per valutare il valore dei risultati della ricerca qualitativa.

Il valore della verità

Il valore della verità valuta se il ricercatore ha stabilito con sicurezza la verità dei risultati, per i soggetti o informatori ed il contesto in cui lo studio è stato condotto (Lincoln &

Guba, 1985). Questo criterio stabilisce quanto il ricercatore sia sicuro della veridicità dei risultati che si scaturiscono da disegno di ricerca, dagli informatori e dal contesto. Negli studi quantitativi, la verità è spesso valutata sulla base di come sono state gestite le minacce alla validità interna dello studio, così come la validità degli strumenti che misurano i fenomeni in studio (Sandelowski, 1986). La validità interna è supportata quando i cambiamenti della variabile dipendente tengono conto dei cambiamenti della variabile indipendente, cioò quando il disegno riduce gli effetti delle variabili di confondimento attraverso il controllo o la randomizzazione (per una discussione dettagliata di come tratatre la validità interna vedere Campbell & Stanley, 1966).

Nella ricerca qualitativa, il valore della verità è di solito ottenuto dall’ esplorazione dell’esperienze umane, di come queste sono state vissute e percepite dagl’informatori. Il valore della verità è soggetto-orientata, e non è definita a priori dal ricercatore (Sandelowski, 1986). Lincoln e Guba (1985) indicano questo con il termine credibilità e mettono in discussione il fatto che la validità interna si basa sull’assunzione che c’è una singola realtà tangibile che può essere misurata. Se questo assunto è rimpiazzato dall’idea che le realtà sono multiple, il lavoro del ricercatore diventa quello di

rappresentare quelle realtà che gli informatori rivelano nel modo più congruente possibile. I ricercatori allora hanno bisogno di porre il focus sul confrontare i loro risultati con i diversi gruppi dai quali hanno rilevato i dati o con le persone che hanno familiarità con il fenomeno in studio. Sandelowski ha suggerito che lo studio qualitativo è credibile quando presenta descrizioni o interpretazioni così accurate dell’esperienza umana che anche le persone che hanno condiviso le stesse esperienze ne riconoscerebbero immediatamente le descrizioni. Il valore della verità è forse il criterio più importante per la valutazione della ricerca qualitativa. Sono richieste molte strategie metodologiche per poter fornire una forte credibilità.

Applicabilità

L’applicabilità si riferisce al grado con cui i risultati possono essere applicati ad altri contesti e settings o ad altri gruppi; è la capacità di generalizzare i risultati alla popolazione allargata. Nella prospettiva quantitativa l’applicabilità si riferisce a quanto bene è stata gestita la validità esterna (Sandelowski, 1986). Payton (1979) definisce la validità esterna come la capacità di generalizzare dal campione in studio alla popolazione allargata e sottolinea l’importanza della definizione della tecnica di campionamento.

Per la ricerca qualitativa sono appropriate due prospettive di applicabilità. La prima prospettiva suggerisce che la capacità di generalizzare non è rilevante in molti studi qualitativi. La forza del metodo qualitativo è che è condotto in un contesto naturale con poche variabili controllabili. Ogni situazione è definita come unica e questo è meno riconducibile alla generalizzazione. Di conseguenza, Sandelowski (1986) spiega che la generalizzazione è qualcosa di illusorio perché ogni contesto di ricerca è fatto di ricercatori particolari con un’interazione particolare con singoli informatori.

L’applicabilità quindi non è vista come

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rilevante per la ricerca qualitativa perché il suo scopo è di descrivere un particolare fenomeno o esperienza, non di generalizzare ad altri fenomeni o esperienze.

Guba (1981) ha presentato la seconda prospettiva dell’applicabilità nella ricerca qualitativa facendo riferimento alla adattabilità, o alla trasferibilità come criteri con i quali l’applicabilità dei dati qualitativi è valutata. I ricercatori incontrano questi criteri quando i risultati si adattano ai contesti al di fuori del setting dello studio e sono caratterizzati da un grado di similarità o di buon adattamento dei due contesti. Lincoln e Guba (1985) hanno notato che la trasferibilità è più la responsabilità di coloro che vogliono trasferire i risultati a un’altra situazione o popolazione, rispetto a quella dei ricercatori dello studio originale. Lincoln e Guba (1895) hanno sosstenuto che fino a che il ricercatore presenta dati descrittivi sufficienti per permettere la comparazione, egli ha già fatto fronte al problema dell’applicabilità.

Consistenza

Il terzo criterio dell’attendibilità considera la consistenza dei dati, che è relativa al fatto che i risultati sono consistenti se l’indagine può essere replicata con gli stessi soggetti o in un contesto simile. Nella ricerca quantitativa, l’attendibilità è un criterio che si lega alla stabilità, alla consistenza ed alla equivalenza nello studio (Sandelowski, 1986).

È il grado con cui più misurazioni ripetute forniscono gli stessi dati, o il grado con cui se la misurazione viene fatta una sola volta ma da più ricercatori, viene a prodursi sempre lo stesso risultato. Connaturato all’obiettivo della attendibilità è il valore della ripetibilità, ossia che la replicazione delle procedure di valutazione non modifichi i risultati. I metodi restrittivi dell’osservazione e i disegni rigorosi comuni nella ricerca quantitativa sono intenzionati a superare questo test di replicazione. La prospettiva quantitativa sulla consistenza è anche basata sull’assunto della singola realtà, che c’è qualcosa fuori che può essere studiato che non cambia e che può

essere usato come riferimento (Lincoln &

Guba, 1985). Se si assume che esistono molte realtà, la nozione di affidabilità non è più rilevante. Nonostante l’attendibilità controlli l’ambito sperimentale, il campo qualitativo può essere reso più complicato da variabili esterne e inaspettate. Come ha notato Duffy (1985), la struttura del disegno sperimentale è in antitesi alle strategie non strutturate e talvolta spontanee della ricerca qualitativa.

La chiave per un lavoro qualitativo è imparare dagl’informatori piuttosto che controllarli. Spesso gli strumenti che valutano la consistenza nella ricerca qualitativa sono i ricercatori e gli informatori, i quali variano notevolmente nei progetti di ricerca. La ricerca qualitativa enfatizza l’unicità della situazione umana e guarda più alla variabilità delle esperienza, piuttosto che ad una sua identica ripetizione (Field & Morse, 1985).

Quindi nella ricerca qualitativa è attesa la variabilità e la consistenza è definita in termini di affidabilità (fedeltà). Il concetto di Guba (1981) di affidabilità (fedeltà) implica una variabilità tracciabile, che è la variabilità che può essere attribuita alle fonti identificate. Le fonti che spiegano la variabilità potrebbero includere la maggiore comprensione del fenomeno da parte del ricercatore, la fatica dell’informatore o i cambiamenti nella vita degl’informatori.

Un’altra fonte della variabilità deriva dal fatto che la ricerca qualitativa guarda più al range di esperienze piuttosto che alla media delle esperienze, così che è importante includere nei risultati le situazioni atipiche o non regolari. In termini quantitativi, i dati outlying devono essere identificati per descrivere i confini dell’esperienze o del fenomeno.

Anche se la persona potrebbe non essere completamente rappresentativa del gruppo, la sua esperienza è considerata importante.

Neutralità

Il quarto criterio dell’attendibilità è la

neutralità, la libertà dai bias nelle procedure

e nei risultati della ricerca (Sandelowski,

1986). La neutralità si riferisce al grado con

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cui i risultati sono funzione unicamente degl’informatori, delle condizioni della ricerca e non di altri bias, motivazioni e prospettive (Guba, 1981). Nella ricerca quantitativa, l’obiettività è il criterio della neutralità ed è raggiunto attraverso il rigore metodologico con il quale si stabiliscono l’attendibilità e la validità. L’obiettività è anche riferita all’adeguata distanza tra ricercatore e partecipanti che minimizza i bias ed è raggiunta attraverso quelle procedure come l’uso di strumenti e la randomizzazione. Quindi, il ricercatore obiettivo è visto scientificamente a distanza, come qualcuno che non è influenzato e non influenza lo studio. Dall’altra parte, i ricercatori qualitativi provano ad accrescere il valore dei risultati riducendo le distanze tra ricercatore e informatori, per esempio, attraverso il prolungamento del contatto con gli informatori o allungando il periodo di osservazione. Lincoln e Guba (1985) spostano l’enfasi della neutralità nella ricerca qualitativa dai ricercatori ai dati così che piuttosto che guardare alla neutralità dei ricercatori, considerano la neutralità dei dati.

Lincoln e Guba (1985) suggeriscono che la confirmability è il criterio della neutralità.

Questa è raggiunta quando il valore della verità e l’applicabilità sono raggiunte.

Riassunto del modello di Guba

Il modello di Guba (1981) identifica il valore della verità, l’applicabilità, la consistenza e la neutralità come i quattro criteri applicabili per la valutazione di ogni tipo di ricerca.

Guba sostiene che questi criteri devono essere definiti in modo differente per la ricerca qualitativa e per la ricerca quantitativa che si basano su due approcci filosofici e concettuali divergenti (per un riassunto dei criteri, la loro comune definizione quantitativa e qualitativa di Guba, guardare la tabella 1)

Strategie per aumentare l’attendibilità dei lavori qualitativi

Possono essere usate specifiche strategie in tutto il processo di ricerca per accrescere il valore dei progetti qualitativi. Alcune strategie hanno bisogno di essere aggiunte nella fase del disegno dello studio, mentre altre sono applicate durante la raccolta dati e dopo l’interpretazione dei dati. Un piccolo numero di queste strategie saranno discusse nel dettaglio, come la riflessività e la triangolazione, perché sono cruciali per la qualità della ricerca, mentre altre, le strategie più lineari, saranno descritte brevemente. Le strategie sono descritte sotto uno dei quattro criteri qualitativi per l’attendibilità. Benché alcune strategie sono utili per stabilire più di un criterio (e.g. triangolazione e riflessività), le strategie sono definite sotto un criterio a cui si applicano di più. Molte di queste strategie sono delineate dagli studi di Guba e Lincoln (1981) e dagli studi di Guba (1985).

Tuttavia, ho appreso delle altre strategie lavorando con ricercatori esperti ed alcune sono state sviluppate per rafforzare il mio lavoro personale (vedi tabella 2 per un riassunto delle strategie in accordo con i criteri rilevanti). Revisionando queste strategie, è importante ricordare che benché siano disponibili un certo numero di tecniche non tutte sono appropriate per tutti gli studi qualitativi.

Credibilità delle strategie

Leininger (1985) ha constatato l’importanza di identificare e documentare le caratteristiche ricorrenti come i modelli, i temi e i valori nella ricerca qualitativa.

L’enfasi sulle ricorrenze suggerisce il bisogno

di spendere abbastanza tempo con gli

informatori per identificare i patterns che

ricompaiono. La credibilità richiede

immersioni adeguate nei setting di ricerca

per identificare e verificare i modelli

ricorrenti. Quindi una strategia importante è

quella di passare molto tempo con gli

informatori (Lincoln & Guba [1985] chiamano

questo prolonged engagement), che

consente ai ricercatori di raccogliere

prospettive e consente agli informatori di

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diventare avvezzi al ricercatore. Kielhofner (1982) ha supportato l’importanza di una partecipazione intensa e suggerito che ciò accresce i risultati di ricerca attraverso un’intima familiarità e attraverso la scoperta di fatti nascosti. Questo periodo di tempo esteso è importante perché nel momento in cui il rapporto cresce, gli informatori forniscono informazioni differenti e spesso più delicate rispetto a quelle che si danno all’inizio del progetto di ricerca.

Non ci sono regole che fissano la durata del tempo, una volta che si è avviata la raccolta dei dati. Dipende dal disegno e dallo scopo particolare dello studio. Usando la mia esperienza come guida, il mio studio etnografico sulla disabilità (Krefting, 1989) consisteva in più di 80-90 interviste e 20-30 momenti di osservazione partecipata con 22 persone con una disabilità mentale e le loro famiglie. Una storia di vita che è corso consiste in più di 20 ore di intervista e più di 50 pagine di scritto autobiografico.

La credibilità dello studio è minacciata dagli errori per cui i soggetti della ricerca rispondono affermando quello che pensano sia la risposta sociale preferibile – questo Tabella 1: confronto tra i criteri degli approcci di ricerca

Criteri Approccio qualitativo

Approccio quantitativo Valore della

verità Applicabilità

Consistenza neutralità

Credibilità

Trasferibilità

Affidabilità Convalidazione

Validità interna Validità esterna Affidabilità Obbiettività

significa che i dati si basano sulla desiderabilità sociale piuttosto che sull’esperienza personale (Kurk & Mileer, 1986). L’uso del reclutamento prolungato può aiutare a indagare gli insiemi di risposte dove gli informatori sono costantemente o in accordo o in disaccordo con le domande.

L’uso di numerose interviste e lunghi periodi di osservazione, permettono ai ricercatori di identificare l’occorrenza di questo problema.

L’uso di casi ipotetici o la riformulazione delle domande può aiutare a fare emergere risposte più personali.

In relazione a questo aspetto è la questione dell’osservazione persistente di un fenomeno in diverse situazioni naturali. La strategia del time sampling fa uso di un diagramma di flusso per sistematizzare i contatti degli informatori e la osservazione per determinare se il ricercatore ha campionato tutte le situazioni possibili, inclusi i differenti setting sociali, i tempi in termini di giorni, settimane, stagioni e le interazioni tra i diversi gruppi sociali (Knafl & Breitmayerm 1989). Per esempio, studiando le vite dei bambini con disabilità, il ricercatore dovrebbe osservare che i bambini interagiscono con coetanei, la famiglia e gli insegnanti in un certo numero di contesti in differenti momenti di giorni, fine settimane e giorni feriali. Questa strategia enfatizza l’importanza dell’ambiente nel quale i dati sono raccolti e stabilisce credibilità.

Paradossalmente, la maggior minaccia al valore della verità di uno studio qualitativo si trova in prossimità della relazione tra il ricercatore e gli informatori, che sì può sviluppare durante il contatto prolungato, richiesto per stabilire credibilità. Il ricercatore può diventare così invischiato con gli informatori che può avere difficoltà a separare la sua esperienza da quella dell’informatore (Marcus & Fischer, 1986).

Benché una stretta relazione tra ricercatore e informatore sia cruciale per la realizzazione della ricerca, è possibile perdere l’abilità di interpretare i risultati. Per assicurarsi che questo estremo coinvolgimento non avvenga, è utile una strategia chiamata analisi riflessiva o riflessività (Good, Herrera, Good,

& Cooper, 1985). La riflessività si riferisce alla

valutazione dell’influenza del background,

delle percezioni e degli interessi nel processo

di ricerca qualitativa che sono propri dei

ricercatori (Ruby, 1980). Questo include

anche l’effetto della storia personale del

ricercatore sulla ricerca qualitativa.

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Nel passato molti ricercatori qualitativi hanno sostenuto la neutralità e l’invisibilità nei loro campi di lavoro, molto più di quello che facevano gli scienziati oggettivi nel loro approccio quantitativo alla ricerca.

Il focus sulla riflessività è una recente tendenza nella cultura antropologica come è evidenziato nel lavoro di Crapanzano (1980) in Marocco e Shostak (1981) con la tribù Kung. Agar (1986) nota che il background del ricercatore detta la struttura dalla quale il ricercatore organizza, studia e analizza i risultati. Questo background è fatto di tutte le fonti disponibili per dare un senso all’esperienza e spesso si riflette nei molteplici ruoli che il ricercatore interpreta mentre è impegnato nella ricerca. Per esempio, nel mio studio etnografico di persone con una lesione traumatica al cervello (Krefting, 1989), ho mantenuto un doppio ruolo come studente clinico antropologo e come professionista esperto di assistenza. Come antropologo, volevo sviluppare un’etnografia pura che fosse l’osservazione della vita della comunità, dopo una lesione cerebrale, unicamente con il punto di vista degli informatori, senza l’influenza della mia esperienza riabilitativa.

Ma come professionista sanitaria, ero impegnata ad aiutare, e questo mi motivava a cercare specifiche e pratiche implicazioni in cose che avevo visto e udito. Ho speso la maggior parte dello studio giocando con le influenze dei due ruoli. È stato importante per me essere stata attenta e aver riflettuto sull’influenza dei due ruoli nello studio.

Aamodt (1982) nota che l’approccio qualitativo è riflessivo nel caso in cui il ricercatore è parte della ricerca e non separato da essa. Le situazioni di ricerca sono dinamiche e il ricercatore è un partecipante e non solamente un osservatore.

L’investigatore quindi deve analizzare se stesso nel contesto di ricerca. Entrando in una nuova cultura, il ricercatore deve continuamente riflettere sulle sue caratteristiche ed esaminare come queste influenzano la raccolta e l’analisi dei dati. Un

modo con cui i ricercatori possono descrivere e interpretare i propri comportamenti ed esperienze rispetto al contesto di ricerca è sviluppare un field journal. Questo giornale viene mantenuto durante il processo di ricerca e include tre tipologie di informazioni (Lincoln & Guba, 1985). Il programma giornaliero, la logistica dello studio e la registrazione sul field journal dei metodi (in cui sono descritte le decisioni sui metodi e il loro razionale) sono due componenti del journal field importanti per la verificabilità, una strategia che verrà discussa in una sezione successiva. Il terzo e più importante tipo di informazione nel journal field è analogo a quello che si trova in un diario personale e riflette i pensieri, i sentimenti, le idee del ricercatore e le ipotesi generate dal contatto con gli informatori. Il giornale contiene anche domande, problemi e frustrazioni circa tutto il processo di ricerca.

Scrivendo queste cose i pensieri e i sentimenti personali circa tutto il processo di ricerca, il ricercatore potrebbe accorgersi di errori o dell’assunzione di preconcetti. Una volto accortosi di questi errori il ricercatore può modificare il modo con cui raccoglie i dati o si approccia all’analisi, per accrescere la credibilità della ricerca.

La triangolazione è una potente strategia per aumentare la qualità della ricerca, in particolare la credibilità. Si basa sull’idea della convergenza di più prospettive per la mutua conferma dei dati per garantire che tutti gli aspetti del fenomeno sono stati investigati (Knafl & Breitmayer, 1989). Le fonti dei dati triangolate sono valutate in confronto a un’altra per fare un controllo incrociato dei dati e dell’interpretazione.

Questa strategia di fornire diverse porzioni di

dati riduce anche le distorsioni derivanti da

una singola fonte di dati o da un unico

ricercatore soggetto a bias, così come

potrebbe avvenire in caso di un’unica

applicazione di una misura, o di una sola

intervista per esempio (Field & Morse,

1985). I ricercatori e i lettori hanno bisogno di

considerare come la triangolazione

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contribuisce a confermare certi aspetti dello studio o contribuisce alla completezza con cui il fenomeno di interesse è stato considerato.

Esistono diversi tipi di triangolazione, quattro dei quali sono stati identificati da Knafl e Breitmayer (1989). I più comuni sono la triangolazione dei metodi di raccolta dati, in cui è comparata la raccolta dei dati attraverso diversi mezzi (e.g., dati da interviste strutturate, osservazione partecipante, storie di vita). Un secondo tipo, la triangolazione delle fonti dei dati, massimizza il range dei dati e può contribuire a completare la comprensione completa di un concetto. Questa è basata sull’importanza della varietà del tempo, dello spazio e delle persone osservate e intervistate. Esempi di fonti di triangolazione includono differenti stagioni o giorni, differenti setting, e differenti gruppi di persone. In un contesto ospedaliero, si potrebbero osservare differenti turni in differenti reparti e focalizzarsi sulla famiglia, sui pazienti o sui professionisti, sia soli che in piccoli gruppi. La triangolazione teoretica significa che le idee provenienti da teorie diverse o contrapposte possono essere testate. Per esempio la triangolazione della teoria può portare a considerare un numero di concetti derivanti dall’antropologia, dalla riabilitazione, dalla sociologia e dalla psicologia in una interpretazione concettuale dell’esperienza della disabilità. La triangolazione dei ricercatori avviene nello studio in cui è usato un team dei ricercatori piuttosto che un singolo ricercatore. I membri del team spesso hanno diversi approcci, per esempio, un team che indaga i costi dell’assistenza domiciliare per i pazienti con artriti può essere composto da un medico, un terapista, un antropologo e un economista.

Il cuore della credibilità della ricerca qualitativa è la capacità degli informatori di riconoscere la loro esperienza nei risultati del ricercatore. Il member checking è una tecnica che consiste nel continuare a confrontare con gli informatori i dati, le categorie analitiche, le interpretazioni e le conclusioni del

ricercatore (Lincoln & Guba, 1985). Questa strategia di rivelazione dei materiali della ricerca agli informatori comporta che i ricercatori riescano a tradurre accuratamente i punti di vista degl’informatori all’interno dei dati. La valutazione per vedere se i dati danno un senso attraverso il member checking diminuisce le possibilità di travisamento.

Il member checking può essere fatto

attraverso l’intreccio delle ore di contattato

dell’informatore così che l’informazione da

una intervista è confrontata con un altro

informatore prima della successiva intervista

con il primo. In più i riassunti delle

registrazioni delle interviste possono essere

fatte ascoltare agli informatori per un loro

responso, oppure può essere fatta una

sessione di lavoro più formalizzata, in cui un

numero di informatori riuniti per reagire alla

bozza dei codici analitici o del report dei

risultati, per esempio. Per testare l’intera

interpretazione, in prossimità della

conclusione dello studio, si deve fare un

member checking terminale o finale con gli

informatori chiave per garantire che la

presentazione finale dei dati rifletta

accuratamente l’esperienza (lincoln & Guba,

1985). I member checking da realizzare

nell’ultimo passaggio del processo di ricerca

sono molto difficili per gli informatori,

quando è necessaria una più alta analisi

concettuale rispetto alla fase di raccolta dati,

in cui i dati descritti sono revisionati dagli

informatori. Quindi i criteri di selezione degli

informatori per l’ultimo member checking

sono cruciali. Nonostante l’utilità del member

checking nell’accrescere la credibilità, si

devono considerare gli aspetti etici di questa

strategia. I ricercatori devono essere selettivi

circa quali informatori coinvolgere nel

member checking. Spesso gli informatori non

sono consapevoli delle informazioni scoperte

dal ricercatore e potrebbero diventare

turbati se resi consapevoli. Per esempio,

durante l’osservazione partecipante, il

ricercatore potrebbe notare che i coniugi

delle persone con disabilità trattano loro

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come dei bambini. La persona che è coinvolta nel member checking di questi dati dovrà essere selezionata attentamente per garantire che non rimanga offesa dalla lettura di dati. Il ricercatore non dovrebbe fornite il suo punto di vista che può infatti essere dannoso al benessere degli informatori. Un’altra difficoltà rispetto al member checking è che gli informatori potrebbero avere la tendenza ad interiorizzare l’informazione che hanno letto che potrebbe influenzare le risposte successive. Per minimizzare questo effetto, è meglio non reintervistare o riosservare un informatore sugli aspetti del progetto per i quali ha condotto un member checking.

La peer examination si basa sullo stesso principio del member checking ma coinvolge il ricercatore nella discussione del processo di ricerca e dei risultati con dei colleghi imparziali, che hanno esperienza dei metodi qualitativi. Sono discussi e presentati i punti di vista e i problemi tramite il debriefing.

Lincoln e Guba (1985) suggeriscono che questo è un modo per mantenere il ricercatore onesto e la ricerca delle domande potrebbe contribuire ad una analisi riflessiva più profonda da parte del ricercatore. I colleghi possono inoltre accrescere la credibilità verificando le categorie sviluppate dai dati e cercando i casi discordanti o negativi. La peer examination presenta anche un’opportunità per il ricercatore per presentare le ipotesi di lavoro e per discutere lo sviluppo del disegno di studio (Lincoln

&Guba, 1985). La disponibilità delle descrizioni parola per parola degli informatori (registrazioni o trascrizione di interviste) è utile così, che il reviewer può valutare criticamente le interpretazioni dalle citazioni dirette. La credibilità può inoltre rafforzarsi all’interno del processo dell’interviste.

La credibilità aumenta anche nell’ambito del processo delle interviste. La riformulazione delle domande, la ripetizione delle domande o l’espansione delle domande nelle diverse occasioni sono modalità attraverso cui la

credibilità cresce (May. 1989). La credibilità è anche supportata quando le interviste o le osservazioni sono consistenti internamente, cioè quando c’è una logica razionale circa lo stesso argomento nella stessa intervista o osservazione. In più, le domande indirette sull’esperienze degl’informatori (domande come “conosci altri che abbiano questa esperienza?”) e la strutturazione di situazioni ipotetiche sono metodi che possono essere utili per verificare le osservazioni e i significati.

La credibilità di ogni argomento è garantita grazie alla costruzione di una struttura coerente che è la garanzia che non ci sono incoerenze inspiegate tra i dati e le loro interpretazioni (Guba, 1981). Benché i dati possono essere in conflitto, la credibilità è mantenuta se l’interpretazione può spiegare le contraddizioni apparenti. Considerare le spiegazioni opposte o i casi devianti è importante. Per esempio, nella mia etnografia sulla disabilità (Krefting, 1989) gli informatori erano in disaccordo rispetto al fatto che i coetanei con un danno al cervello siano ricercati dagli amici. Piuttosto che cercare la coerenza, mi sono focalizzata sull’eterogeneità delle persone con un danno cerebrale che vivono in una comunità e sui problemi associati considerarli un gruppo in relazione alla diagnosi condivisa. Secondo quanto menzionato, il range di un’esperienza o di un fenomeno è considerato in una ricerca qualitativa così che i dati non siano necessariamente coerenti ma sono i fatti ad essere credibili se descritti e interpretati correttamente. La coerenza della struttura è anche influenzata dal modo con cui il ricercatore integra nella report di ricerca la mole di dati connessi liberamente in un ritratto logico e olistico.

L’essenza della questione della credibilità è l’unicamente autorità del ricercatore, l’elemento “io c’ero” (Miles & Huberman, 1984). Per rafforzare l’idea dell’autorità, è stato proposto il punto di vista del ricercatore come strumento di misurazione.

Miles e Huberman hanno identificato quattro

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caratteristiche che sono necessarie per valutare l’attendibilità dello strumento umano: (a) il grado di familiarità con il fenomeno e il contesto oggetto di studio, (b) un forte interesse nella conoscenza concettuale o teoretica e la capacità di concettualizzare un grosso numero di dati qualitativi, (c) la capacità di adottare un approccio multidisciplinare che consiste nel guardare il soggetto che è sotto investigazione da un numero diverso di prospettive teoretiche e (d) buone abilità investigative che sono sviluppate attraverso la revisione della letteratura, in corso di lavoro e l’esperienza nei metodi di ricerca qualitativi.

Un modo per valutare queste abilità investigative o competenze tecniche è di esaminare il background del ricercatore per qualsiasi formazione speciale che ha ricevuto che è rilevante per il progetto, per esempio, l’esperienza nella tecnica dell’intervista o dell’osservazione. In più, questi steps che sottostanno alla crescita delle abilità del ricercatore nel progetto specifico dovrebbero essere documentati, per esempio, le interviste simulate, le videoregistrazioni e le analisi delle abilità intervistative del ricercatore e le interviste pilota (Field &

Morse, 1985). I ricercatori possono sostenere la credibilità del progetto supportando la loro autorità in queste quattro aree.

Riassumendo, le strategie descritte sopra, sono basate sul concetto che il ricercatore raccoglie i dati degli informatori e interpreta le realtà multiple. Queste sono usate per stabilire il valore della verità o credibilità della ricerca e sono cruciali per un’accurata rappresentazione della soggettiva esperienza umana. Le strategie descritte qui non sono esaustive ma rappresentano le tecniche più applicabili di problemi dei terapisti occupazionali.

Strategie di trasferibilità

Come è stato notato, ci sono due prospettive relative all’applicabilità o trasferibilità e dipende dall’orientamento alla ricerca

qualitativa, se la trasferibilità è o non è una problema. Se all’inizio dello studio si parte dall’assunto che i risultati sono descritti in natura e rappresentano una prospettiva di vita, come in qualche storia di vita, per esempio, il criterio di applicabilità potrebbe non essere rilevante (Sandelowski, 1986). In qualche caso, i dati sono di valore descrittivo in loro stessi. Se, tuttavia, il ricercatore, intende fare una generalizzazione circa il soggetto della ricerca, come nell’etnografia sulla disabilità, le strategie per accrescere la trasferibilità sono importanti. Da quest’ultima prospettiva, la difficoltà della ricerca qualitativa è data dall’unicità della situazione; un particolare gruppo studiato potrebbe non estendersi ad altri e quindi le conclusioni non potrebbero essere trasferibili. Un fattore chiave nella trasferibilità dei dati allora è la rappresentatività degl’informatori per un particolare gruppo. Una strategia usata per indirizzare la trasferibilità nella selezione del campione è l’uso di un gruppo di esperti che aiutino nella selezione degli informatori rappresentativi del fenomeno in studio. Un esempio di questo tipo di campione, che si indica con il termine di nominated sample, è l’uso di uno o due membri di lunga data di una famiglia supporto di un gruppo per identificare le persone che sono tipiche del gruppo (Field & Morse, 1985). Un altro modo per accrescere la trasferibilità è l’uso di una comparazione delle caratteristiche degli informatori con le informazioni demografiche accessibili al gruppo in studio. Mentre il campo di lavoro continua, gli informatori sono selezionati per colmare il gap del profilo.

È cruciale che i ricercatori forniscano un

denso backgroud di informazioni circa gli

informatori e il contesto e il setting di ricerca

per permettere ad altri di valutare come i

risultati sono trasferibili. Come notano

Lincoln e Guba (1985), non è compito del

ricercatore fornire una indicazione di

trasferibilità; è sua responsabilità fornire un

adeguato database per permettere ad altri di

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esprimere giudizi sulla trasferibilità ad altri.

L’adeguatezza del database è importante in modo particolare nella descrizione degli informatori con la disabilità, perché le persone con condizioni simili possono essere molto differenti in termini, per esempio di abilità funzionali o gravità dei sintomi.

Un altro modo di guardare la trasferibilità è considerare i dati piuttosto che i soggetti.

Nello specifico, il ricercatore deve determinare se il contesto delle interviste, dei comportamenti, e gli eventi osservati sono tipici o atipici rispetto alle vite degli informatori. Il time sampling e le strategie di member checking sono utili nell’identificare se i dati sono tipici.

Le strategie di affidabilità

Guba (1981) ha proposto che il criterio della affidabilità è relativa alla coerenza dei risultati. Dato che molti metodi qualitativi sono adattati alla situazione della ricerca non ci sono descrizioni metodologiche rapide come l’affidabilità intravalutatori, comunemente utilizzate negli studi quantitativi. I metodi esatti per lar accolta dati, l’analisi e l’interpretazione devono essere descritti. Queste descrizioni dense dei metodi forniscono informazioni rispetto alla replicabilità dello studio o alla sua unicità o meno (Kielhofner, 1982). Guba ha utilizzato il termine auditable per descrivere la situazione in cui un altro ricercatore puù seguire chiaramente la traccia delle decisioni utilizzate dal ricercatore dello studio. Lincolm e Guba (1985) hanno suggerito che un singolo audit della ricerca può favorire sia la affidabilità che la confermabilità del progetto. Questa strategia, che Lincoln e Guba hanno descritto nel dettaglio, sarà descritta sotto al criterio della confermabilità.

Guba (1981) ha anche suggerito che una tecnica di replicazione progressiva (stepwise replication technique) inserita nel disegno di uno studio qualitativo può migliorare la affidabilità. Questa strategia è simile allo split-half dell’attendibilità negli studi

quantitativi

i

. Due ricercatori o un team di ricercatori trattano separatamente i dati che sono stati divisi e i risultati sono comparati.

Un’importante considerazione nel realizzare la replicazione stepwise è che la comunicazione tra i team e i membri del team è un punto critico. Lincoln & Guba (1985) suggeriscono che devono deve essere la comunicazione deve essere quotidiana e in tempo reale nel processo di ricerca. Un altro mezzo che i ricercatori possono usare per accrescere l’affidabilità dello studio è condurre una procedura di codifica e ricodifica sui dati (code-recode procedure) durante la fase di analisi dello studio. Dopo aver codificato una parte di dati, il ricercatore dovrebbe aspettare almeno 2 settimane e poi ritornare e ricodificare gli stessi dati e comparare i risultati.

L’affidabilità può anche essere accresciuta attraverso la triangolazione per garantire che la debolezza di un metodo di raccolta dati sia compensato dall’uso di metodi di raccolta dati alternativi. L’uso di colleghi e esperti metodologici (peer examination) per controllare il piano di ricerca e l’implementazione è un altro modo per accrescere l’affidabilità. Si può accrescere la stabilità nel tempo ripetendo le osservazioni dello stesso evento e riponendo agli informatori le domande principali; queste sono strategie simili a quelle che aumentano la credibilità (Lincoln & Guba, 1985)

Strategie di confermabilità

Guba (1981) considera la neutralità non come l’obiettività del ricercatore ma come la convalida dei dati e dell’interpretazione e descrive la strategia di audit come la tecnica principale per stabilire la confermabilità.

Questa strategia coinvolge un auditor

esterno che cerca di seguire attraverso la

naturale storia o progressione degli eventi in

un progetto provi a seguire attraverso la

storia naturale o la progressione degli eventi

in un progetto per provare a capire come e

perché sono state prese le decisioni. In più, la

verificabilità suggerisce che un altro

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ricercatore potrebbe arrivare a conclusioni comparabili dati gli stessi dati e lo stesso contesto di ricerca. L’auditor considera il processo di ricerca tanto quanto il prodotto, i dati, i risultati, le interpretazioni e le raccomandazioni (Lincoln & Guba, 1985).

Lincoln e Guba (1985) identificano sei categorie di note che possono essere incluse negli audit: a. dati grezzi (note sul campo, registrazioni video e audio), b. riduzione dei dati e prodotti di analisi (riassunti quantitativi, note condensate, ipotesi di lavoro), c. ricostruzione dei dati e sintesi prodotte (categorie di temi, interpretazioni, inferenze), d. note di processo (procedure e strategie di disegno, note di attendibilità), e.

materiali relativi alle intenzioni e disposizioni (obietto dello studio, field journal) f. sviluppo di strumenti informativi (bozze di moduli, moduli di d’indagine, programmi). Lincoln e Guba (1985) hanno notato che l’ispezione e la verifica spesso sono considerate fino a completamento del progetto. In contrasto, enfatizzano l’importanza di includere gli auditor all’inizio del progetto così che la natura della traccia di audit può essere determinata. Idealmente, l’audit dovrebbe andare avanti attraverso il processo di ricerca; la limitazione in ciò è che l’uditore potrebbe essere cooptato all’interno del progetto e quindi perderebbe la sua obiettività. Un certo numero di altre strategie sono utili nello stabilire la confermabilità. La triangolazione di diversi metodi, fonti di dati, e prospettive teoretiche testano la forza delle idee del ricercatore. Guba (1981) ha asserito che un investigatore dovrebbe fornire la documentazione per ogni affermazione o interpretazione da almeno due fonti per garantire che i dati supportino l’analisi del ricercatore e l’interpretazione dei risultati.

Un altro modo con cui si può accrescere la neutralità è l’uso di un team di ricercatori esperto nei metodi di ricerca qualitativa piuttosto che un singolo ricercatore. L’analisi riflessiva è utile anche per garantire che il ricercatore sia consapevole della sua influenza sui dati.

Riassunto e conclusioni

Il crescente interesse nella ricerca qualitativa come un approccio legittimo per domande di ricerca nella terapia occupazionale, ha creato il bisogno di modelli di valutazione dell’attendibilità e del rigore dei progetti qualitativi. Questo articolo ha presentato un modello utile sia per le domande e i disegni di ricerca condotti qualitativamente sia per i fruitori di ricerca. Il valore della verità l’applicabilità, la consistenza e la neutralità sono descritte come cruciali per la valutazione del valore della ricerca. Questi quattro criteri sono stati definiti sia da una prospettiva qualitativa che quantitativa.

diverse strategie pratiche per accrescere il rigore sono presentate come un modo per i ricercatori per mirare al criterio dell’attendibilità, l’importanza di applicare modelli come quello di Guba (1981) non deve essere sovrastimata. I terapisti occupazionali conducono ricerche in un clima dominato dalla prospettiva quantitativa. il contributo dei revisori, le riviste di ricerca dei comitati ospedalieri, e i consigli degli editoriali dei giornali valutano tipicamente le proposte di ricerca e i risultati di ricerca dalla familiare prospettiva quantitativa. l’inclusione di una chiara definizione dei criteri usati per valutare la ricerca e una descrizione di come questi criteri qualitativi si collegano ai criteri quantitativi può aiutare i revisori a valutare il valore del lavoro. Finchè i terapisti occupazionali accetteranno il principio che tutte le proposte e i report di ricerca qualitativa devono stabilire la loro attendibilità, questo importante approccio di indagine sarà considerato il povero cugino della prospettiva della ricerca quantitativa. le basi della conoscenza dei professione soffrirà certamente senza il contributo valevole degli approcci di ricerca qualitativa.

iSi somministra il test in un unico tempo T1. Si divide il test a metà e si considerano le due metà come forme parallele (stessa media e stessa dev. St.) Quindi si calcola la correlazione tra le due metà come stima dell’attendibilità test-retest.

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https://www.uni.edu/chfasoa/reliabilityandvalidity.ht m Split-half reliability is another subtype of internal consistency reliability. The process of obtaining split- half reliability is begun by “splitting in half” all items of a test that are intended to probe the same area of knowledge (e.g., World War II) in order to form two

“sets” of items. The entire test is administered to a group of individuals, the total score for each “set” is computed, and finally the split-half reliability is obtained by determining the correlation between the two total “set” scores.

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