Bollettinoadapt.it
ANNUARIO DEL LAVORO
2013
ADAPT
LABOUR STUDIES
DIREZIONE
Michele Tiraboschi (direttore responsabile) Roberta Caragnano
Lilli Casano
Maria Giovannone
Pietro Manzella (revisore linguistico) Emmanuele Massagli
Flavia Pasquini Pierluigi Rausei Silvia Spattini Davide Venturi
SEGRETERIA DI REDAZIONE Gabriele Gamberini
Andrea Gatti Casati Francesca Fazio
Laura Magni (coordinatore di redazione) Maddalena Magni
Martina Ori Giada Salta
Francesca Sperotti
@ADAPT_Press @adaptland @bollettinoADAPT
ADAPT LABOUR STUDIES E-BOOK SERIES
ADAPT – Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro
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ANNUARIO DEL LAVORO
2013
© 2013 ADAPT University Press – Pubblicazione on line della Collana ADAPT Registrazione n. 1609, 11 novembre 2001, Tribunale di Modena
ISBN 978-88-98652-18-1
INDICE
1.
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Silvia Spattini, Gli ammortizzatori in deroga nel caos ... 3
Silvia Spattini, Le fragili ragioni di chi propone l’abolizione della cassa integrazione ... 5
Andrea Asnaghi, Gli incentivi persi per strada per la “piccola mobilità”: così è (se vi pare) 8 Francesco Giubileo, Reddito minimo garantito. 40 miliardi di ragioni per dire no ... 15
Silvia Spattini, Il sostegno per l’inclusione attiva: una ipotesi di reddito minimo ... 18
Silvia Spattini, Ancora su reddito minimo e salario minimo ... 22
2. APPRENDISTATO E TIROCINI Michele Tiraboschi, Tirocini: più regole, meno certezze ... 29
Giuseppe Bertagna, Significato e modalità dei tirocini curricolari ed extracurricolari ... 32
Pierluigi Rausei, Linee-guida per i tirocini extracurricolari tra contraddizioni e fragilità ... 38
Giovanni Fiorillo, Jessica Nespoli, Verso una regolazione europea dei tirocini ... 45
Pierluigi Rausei, In Italia i tirocini nel caos normativo mentre l’Europa cerca regole unita- rie ... 52
Michele Tiraboschi, Tirocini: verso uno standard europeo di qualità ... 57
Luigi Oliveri, Per una revisione dei tirocini: apprendimento e lavoro ... 59
Matteo Monetti, Le regole di Pippo e quelle di Pluto ... 63
Francesca Fazio, Tirocini: sintesi delle nuove linee-guida ... 67
Francesca Fazio, Stage: linee-guida non bastano ... 70
Michele Tiraboschi, Tirocini: le colpe e gli alibi delle Regioni ... 74
Michele Tiraboschi, Tirocini: i rischi di una riforma sbagliata ... 76
VI indice
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Michele Tiraboschi, Tirocini: il rischio di un vuoto normativo ... 79
Serena Facello, Francesca Fazio, Quali linee-guida per i tirocini? ... 81
Umberto Buratti, Linee-guida sui tirocini e certificazione delle competenze: un collega- mento ancora da costruire ... 86
Michele Tiraboschi, Lombardia, un Testo Unico per i tirocini ... 90
Giulia Tolve, Piemonte: quando il tirocinio è pagato a ore ... 92
Francesca Fazio, Tirocini: esiste un sistema di monitoraggio? ... 95
Carmine Santoro, L’attività di vigilanza sui tirocini ... 97
Luisa Tadini, Michele Tiraboschi, Tirocini e previdenza, una questione aperta ... 102
Luisa Tadini, Tirocini e riscatto: un percorso possibile ... 104
Martina Ori, Stage: e se fosse tutto un equivoco nominalistico? ... 107
Francesca Fazio, Il sintomatico caso degli stage alla Commissione europea e della massic- cia presenza di candidature italiane ... 110
Gabriele Gamberini, Apprendistato, diamo messaggi positivi e raccontiamo le tante buo- ne pratiche ... 120
Francesco Nespoli, “Apprendista sarà lei”. La comunicazione inefficace di una buona opportunità ... 122
Umberto Buratti, 2003-2013, dieci anni di alta formazione in apprendistato. Quale bilan- cio? ... 126
Emmanuele Massagli, Lidia Petruzzo, Antonio Stella, I piani formativi per l’apprendistato: l’esperienza di ADAPT-ANCL Veneto ... 135
Umberto Buratti, Apprendistato e occupazione giovanile: un accordo interconfederale per il settore artigiano del Veneto ... 138
Giulia Rosolen, Apprendistato in somministrazione: tra progettualità e operatività ... 142
Lidia Petruzzo, Apprendimento formale, non formale e informale: quale posto per l’apprendistato professionalizzante? ... 148
3. BILATERALITÀ E BILATERALISMO Silvia Spattini, Michele Tiraboschi, Fondi bilaterali di solidarietà al traguardo con incer- tezze ... 153
Francesco Catalfamo, Dalla Corte costituzionale un incentivo alla bilateralità ... 156
Luca Apollonio, Bilateralità e sostegno al reddito: la Consulta blinda l’articolo 19 ... 159
Cecilia Porro, Le prestazioni a favore dei lavoratori somministrati e il ruolo degli enti bila- terali ... 163
indice VII
4.
CAPITALE UMANO E EMPLOYABILITY
Eliana Bellezza, La strada collaborativa e la crescita delle persone: esperienze della
community di ADAPT ... 169
Alfonso Balsamo, Adriano Olivetti. Cosa ci rimane della sconfitta di un innovatore ... 172
Martina Ori, Insegnare a scrivere un CV per progettare il futuro degli studenti ed educarli al “pensiero alternativo” ... 176
Martina Ori, Giulia Tolve, Come la contrattazione collettiva può aiutare i giovani a com- prendere le loro reali aspirazioni professionali. Il caso della figura di HR Management ... 179
Martina Ori, Il sindacalista, un “mestiere” empirico ... 183
Giulia Tolve, Le funzioni di HRM nella contrattazione collettiva: un ruolo in cerca d’autore ... 186
Martina Ori, La lingua del lavoro ... 194
Martina Ori, Mettere a fattor comune le competenze individuali ... 197
Martina Ori, Management e leadership, le competenze di un ricercatore ... 200
Martina Ori, Quando PhD significa imprenditorialità ... 203
Eliana Bellezza, Iniziamo con l’imparare a scrivere il curriculum vitae ... 206
Andrea Gatti Casati, Lidia Petruzzo, ÈupolisLombardia: #apprendimento e #capitaleuma- no ... 209
5. CERTIFICAZIONE Carmine Santoro, Conseguenze sul rapporto di lavoro del contratto di somministrazione “ingiustificato” ... 215
Michele Tiraboschi, Tirocini: la certificazione come soluzione rispetto alle troppe incer- tezze e ai tanti abusi ... 219
Annalisa Difronzo, La certificazione dei contratti di somministrazione: un’etichetta di qualità ... 226
VIII indice
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6.
COMPETENZE
Lilli Casano, Certificazione delle competenze: ancora lontana l’integrazione tra scuola e
lavoro ... 233
Michele Tiraboschi, Certificazione competenze: un castello di carta ... 240
Giuseppe Bertagna, Big foolish ... 242
Umberto Buratti, Un repertorio nazionale “unico” solo in apparenza ... 245
Emmanuele Massagli, Umberto Buratti, Certificazione delle competenze. Più Stato, meno sussidiarietà ... 249
7. CONTRATTAZIONE COLLETTIVA Alessio Fionda, Filippo Pignatti Morano, Incrementi salariali, produttività e contrattazione collettiva: spunti dalla ricerca ADAPT-Federdistribuzione e dal “Convegno lavoro” ... 255
Silvia Degl’Innocenti, Contrattare il presente per il rinnovare il futuro ... 258
Roberta Caragnano, Ilva: contratti di solidarietà per ripartire ... 262
Serena Santagata, Luci e ombre della concertazione sociale: contrattazione collettiva na- zionale e decentrata oggi ... 264
Giuliano Cazzola, Ecco come “costituzionalizzare” i contratti alla Marchionne ... 267
Massimo Corrias, Contratto nazionale e contratto decentrato tra autonomia negoziale e libertà sindacale ... 269
Farecontrattazione.it, La contrattazione collettiva regionale di lavoro nell’artigianato lom- bardo: un’esperienza “produttiva” ... 279
Filomena Trizio, Il ruolo della contrattazione nella somministrazione ... 282
Silvia Spattini, Prove di decentramento. Riflessioni a proposito dell’accordo aziendale In Job S.p.A. ... 285
Giancarlo Bergamo, Piattaforma per il rinnovo del Ccnl terziario 2014-2016 ... 287
Sabrina Chiarelli, Il rinnovo del Ccnl del settore della somministrazione: le proposte dei sindacati ... 289
Immacolata Di Stani, Ccnl alimentari: breve scheda sulle deroghe concordate sul contrat- to a termine ... 301
Alessio Fionda, Il settore legno-arredo: rinnovo contrattuale e sfide di cambiamento ... 304
Lorenzo Lama, Rinnovo elettrici: potenziato il ruolo della contrattazione aziendale ... 311
indice IX
8.
DETASSAZIONE E PRODUTTIVITÀ
Maria Tuttobene, Decontribuzione dei salari di produttività 2012: perplessità circa i ter-
mini per il deposito dei contratti di secondo livello. Valutazioni giuridiche e gestionali ... 317
Francesca Fazio, Le regole sulla detassazione per il 2013 ... 324
Francesca Fazio, La detassazione del salario di produttività e il muro delle relazioni indu- striali ... 329
Stefano Di Niola, L’accordo detassazione per il comparto artigiano ... 332
Claudio Arlati, Piccola guida ai premi di produttività de-fiscalizzati... 334
Nicola Porelli, Detassazione 2013: campo di applicazione limitato ... 347
Riccardo Bellocchio, Il punto sulla detassazione per il 2013 ... 351
Paolo Tomassetti, La produttività secondo Monti ... 358
9. DOTTORATO Martina Ori, Michele Tiraboschi, Via ai dottorati industriali, ma l’Italia non è pronta ... 363
Martina Ori, La nozione di “dottorato industriale” e le varianti concettuali nel mondo ... 366
Francesco Magni, Dottorati di ricerca: l’accademia si apre alle imprese? ... 369
Francesco Magni, Dottorati di ricerca: i numeri dell’Italia nel confronto comparato... 373
Martina Ori, Il dottorato industriale in Germania ... 377
Lilli Casano, Esperienze pionieristiche di dottorato industriale: la Scuola di dottorato in formazione della persona e mercato del lavoro dell’Università di Bergamo, promossa da ADAPT e CQIA ... 381
10. ESTERNALIZZAZIONI Gabriele Gamberini, Davide Venturi, Le dubbie deroghe ex articolo 8 alla solidarietà negli appalti: brevi note sul contratto aziendale dell’Ilva di Paderno Dugnano ... 389
Roberta Scolastici, Le clausole sociali sul cambio di appalto: quali tutele per i lavoratori? .. 393
Giovanna Carosielli, Un’obbligazione elastica. La mutevole essenza dell’obbligazione so- lidale del committente/appaltatore ... 398
X indice
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11.
GIOVANI E LAVORO
Michele Tiraboschi, Le riforme inutili, il lavoro dei giovani e il buon senso di Pippo ... 405
Michele Tiraboschi, Giovani e lavoro: le riforme di legge e le nostre responsabilità di edu- catori ... 409
Salvatore Corradi, Laureati, emergenza del nostro tempo, e la “generazione di mezzo” ... 411
Giuliano Cazzola, Fuga dei cervelli: l’altra faccia della globalizzazione ... 415
Antonio Bonardo, La garanzia giovani non è solo per i CPI ... 419
Umberto Buratti, Una “garanzia per i giovani”? C’è già! Basta ricordarselo ... 422
Michele Squeglia, Perché l’Italia ha bisogno di una staffetta tra giovani e anziani? ... 430
Michele Tiraboschi, Riforma Fornero delle pensioni e staffetta generazionale: quale coe- renza, quale efficacia, quali vantaggi e per chi? ... 436
Tiziano Barone, Youth Guarantee: una occasione da non perdere per fare politiche attive . 440 Francesca Sperotti, “Staffetta intergenerazionale”: coerenza con le finalità dichiarate? ... 445
Maria Carmela Amorigi, Esperienze regionali di “staffetta intergenerazionale” ... 452
Francesca Sperotti, Giulia Tolve, Questioni nuove, risposte vecchie: uno sguardo agli strumenti già esistenti di “staffetta intergenerazionale” ... 457
Helga Hejny, Rosita Zucaro, La staffetta giovani-anziani e la discriminazione per età ... 470
Luisa Tadini, Staffetta generazionale: quali convenienze per lavoratori e imprese? ... 476
Isabella Oddo, Il part-time “della solidarietà” (generazionale e intergenerazionale) ... 484
Valentina Picarelli, Scambio generazionale e trasferimento delle competenze: la vision delle giovani classi dirigenti ... 490
Giulia Tolve, Una garanzia per il lavoro dei giovani. Ma quale tipologia di lavoro? ... 494
Giulia Rosolen, La via italiana alla Youth Guarantee ... 503
Emmanuele Massagli, Giovani e lavoro: perché non ripartire dalla alternanza? ... 512
Giulia Alessandri, Il “contrat de génération” francese: la battaglia del Governo per l’impiego, in particolar modo, dei giovani ... 516
Lilli Casano, Un “patto tra generazioni” per combattere la disoccupazione: flexisécurité, parte terza ... 520
indice XI
12.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Giampiero Falasca, Michele Tiraboschi, Ora priorità alla piena efficacia dell’alternanza
scuola-lavoro ... 527
Francesco Seghezzi, Alternanza scuola-lavoro: a che punto siamo? ... 529
Eliana Bellezza, Emmanuele Massagli, Alternanza scuola-lavoro in Europa ... 532
Umberto Buratti, Università o lavoro? E perché non entrambe le cose? ... 538
Emmanuele Massagli, Su formazione e lavoro non si scherza ... 541
Giuliano Cazzola, Più formazione, senza paura della flessibilità... 543
Gaia Gioli, Youth Guarantee: come evitare una generazione perduta con la formazione .. 548
Francesco Lauria, Il sindacato attore dell’apprendimento per tutto l’arco della vita... 553
Lilli Casano, La via francese alla flexicurity: il posto della formazione nell’accordo per la riforma del mercato del lavoro in Francia ... 556
Alfonso Balsamo, Decreto scuola, la distanza tra intenti e provvedimenti ... 560
Alfonso Balsamo, Decreto scuola: una svolta o una toppa? Criticità e potenzialità dopo la conversione in legge ... 564
13. LAVORO 2.0 E COMMUNICATION TECHNOLOGY Sara Autieri, Communication Technology: implicazioni sul lavoro e benessere secondo l’American Psychological Association ... 571
Claudio Cortesi, I social nelle aziende italiane. Le paure delle imprese e le richieste dei la- voratori ... 574
Francesco Pellegrini, Brevi riflessioni a proposito di un discusso episodio della serie televi- siva The Good Wife ... 577
Anna Rita Caruso, Andrea Gatti Casati, Verso la social organization ... 581
Francesco Nespoli, Occupabili perché utili. Se la comunicazione non stimola la capacità di adattamento ... 586
Claudio Cortesi, Community organizing: le strategie comunicative e organizzative del sindacato USA ... 590
Michele Tiraboschi, L’intelligenza collaborativa. Considerazioni di un giuslavorista su limi- ti (attuali) e prospettive del management 2.0 ... 593
Francesca Brudaglio, Lavoro 2.0: un confronto su lavoro e tecnologie promosso da A- DAPT ... 597
Lidia Petruzzo, Nuove competenze e nuovi profili professionali: il contributo di IWA Italy 602
XII indice
www.bollettinoadapt.it
Andrea Gatti Casati, Web 2.0: una nuova frontiera ... 604
Alfonso Balsamo, VII rapporto sulla classe dirigente: verso una dirigenza 2.0? ... 608
Micol Mieli, Le “proprietà” di un account. Il caso Eagle contro Edcomm ... 612
14. LAVORO PUBBLICO Cristina Galbiati, Decreto legislativo n. 39/2013: inconferibilità e incompatibilità di inca- richi presso le pubbliche amministrazioni ... 619
Umberto Buratti, Giancarlo Neri, Reclutamento e formazione: novità in vista per il lavoro pubblico ... 627
Concepita Chionna, Formazione e PA: dalla spending alla organisational review ... 635
Luigi Oliveri, Staffetta intergenerazionale nel pubblico impiego? ... 639
Umberto Buratti, Whistleblowing: una sfida anche per la pubblica amministrazione ... 643
Umberto Buratti, A un anno dall’intesa sul lavoro pubblico ... 648
Anna Rita Caruso, Nuovo codice deontologico per i dipendenti pubblici: stop alle colla- borazioni potenzialmente conflittuali ... 654
Luigi Oliveri, Tirocini e PA, rapporto difficile ... 661
Umberto Buratti, Tirocini: novità importanti anche per la PA ... 664
Umberto Buratti, Tirocini e lavoro pubblico: dalla limitazione degli abusi allo stop? ... 666
15. LAVORO TRAMITE AGENZIA Michele Tiraboschi, Il lavoro tramite agenzia ancora in cerca di identità ... 671
Gianni Bocchieri, La difficile affermazione della somministrazione come flessibilità fun- zionale ... 678
Silvia Spattini, La somministrazione acausale ... 682 Antonio Bonardo, Il lavoro tramite agenzia ancora in cerca di identità: riflessioni in merito 687
indice XIII
16.
LICENZIAMENTI
Gaetano Zilio Grandi, I licenziamenti un anno dopo la Fornero ... 693 Armando Tursi, Il nuovo articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: una riforma da metabo- lizzare culturalmente, prima che da interpretare ... 696 Marco Ferraresi, La nuova disciplina dei licenziamenti dopo un anno di applicazioni giuri- sprudenziali ... 700 Roberta Caragnano, Rosita Zucaro, Gli interrogativi sul licenziamento posti dalla legge n.
92/2012 ... 703 Francesca Marinelli, Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo dopo la riforma Fornero ... 705 Rosita Zucaro, Licenziamento discriminatorio. Riflessioni alla luce della riforma Fornero ... 710 Rosita Zucaro, L’obbligo di repêchage non impone la riqualificazione del personale ... 716 Rosita Zucaro, Le ombre della riforma Fornero sui licenziamenti ... 719 Pierluigi Rausei, Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo fra oneri burocratici e nuovi costi... 721 Alessandro Veltri, L’obbligo di repêchage nel licenziamento per giustificato motivo ogget- tivo alla luce della riforma Fornero ... 742 Nicola Porelli, Procedura obbligatoria di conciliazione per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo: primi chiarimenti operativi... 748 Rosita Zucaro, Licenziamento discriminatorio: profili sostanziali e processuali dopo la ri- forma Fornero ... 755 Liliana Ocmin, Discriminazione di genere e licenziamenti ... 763
17.
MERCATO DEL LAVORO E LEGGI DI RIFORMA
Michele Tiraboschi, Lavoro, il tempo delle scelte... 771 Flavia Pasquini, Silvia Spattini, Michele Tiraboschi, Tornare allo spirito della legge Biagi per rilanciare il mercato del lavoro italiano ... 776 Michele Squeglia, Riforme senza progetto e progetti senza riforme. Alcune brevi conside- razioni a proposito di cosa dicono i tecnici e di cosa fanno i politici... 779 Salvatore Corradi, Finti riformisti e lente rivoluzioni ... 783 Marco Lai, La riforma del lavoro e la sua implementazione: spunti dal modello francese ... 785 Mauro Sferrazza, Gaetano Zilio Grandi, Sul metodo delle riforme del mercato del lavoro:
il caso del contratto a termine ... 794
XIV indice
www.bollettinoadapt.it
Michele Tiraboschi, Legge Fornero: le ragioni di un flop annunciato ... 802
Gabriele Bubola, La riforma Fornero rinnegata ... 808
Francesco Pellegrini, Cronaca di un anno di riforma Fornero tra aspettative e delusioni ... 812
Giuliano Cazzola, Decreto Giovannini: alla ricerca del tempo perduto ... 820
Giada Salta, La riforma Fornero vista dalle aziende... 823
Michele Tiraboschi, Un piano per il lavoro senza visione e senza un progetto ... 827
Michele Tiraboschi, L’emergenza lavoro e la retorica degli annunci ... 834
Nicola Porelli, Pacchetto lavoro: il punto di vista di un consulente del lavoro ... 837
18. PARI OPPORTUNITÀ Giorgio Mieli, Come cambia la cultura del lavoro. L’accordo ABI e OO.SS. del 19 aprile 2013 in tema di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, pari opportunità e responsabilità sociale di impresa ... 845
Valentina Sorci, Rosita Zucaro, Global Gender Gap Report 2013: primo commento dei dati ... 852
Giuliano Cazzola, Occupazione femminile e part-time: una correlazione virtuosa ... 854
Giuliano Cazzola, “La dote da” lavoro ... 857
Alfredo Zini, Turismo e pari opportunità: un settore al femminile? ... 859
Immacolata Di Stani, Una ricetta europea per uscire dalla crisi: più diritti alle donne e meno politiche di austerità degli Stati membri ... 862
19. PAROLE DEL LAVORO Gaia Gioli, Berufsausbildung in Germania: quando “formazione professionale” significa cooperazione tra sedi formative. Un modello per l’Italia ... 867
Martina Ori, La nozione di trasferimento d’impresa tra Europa e Stati Uniti ... 870
indice XV
20.
PARTECIPAZIONE
Roberta Caragnano, La riforma manca l’appuntamento della partecipazione: le relazioni
industriali attendono ... 875
Roberta Caragnano, Partecipazione dei lavoratori: limiti e potenzialità di una possibile legge ... 878
21. POLITICHE DEL LAVORO E INCENTIVI Carlo Dell’Aringa, Occupabilità e flessibilità: un binomio necessario ... 883
Tiziano Barone, Dalla Commissione europea nuovi segnali di allarme sull’occupazione .... 888
Giuliano Cazzola, Nel chiaroscuro dell’economia l’occupazione non riparte ... 891
Nicola Porelli, L’incentivo per l’assunzione di “under 30” al nastro di partenza: rilascio dei moduli telematici “76-2013” ... 895
Nicola Porelli, Pacchetto lavoro e incentivo per l’assunzione di “under 30”: indicazioni operative Inps ... 899
Nicola Porelli, Pacchetto lavoro convertito in legge: indicazioni operative del Ministero del lavoro ... 918
Nicola Porelli, Agevolazioni “over 50” e donne: istruzioni Inps ... 939
Giuliano Cazzola, Contratti Expo incentivati? Arsenico e vecchi merletti ... 961
22. PREVIDENZA Giuliano Cazzola, Pensioni d’oro: soluzioni vere, no alla demagogia ... 967
Luisa Tadini, Esempi di pensionamento parziale in Europa ... 971
Silvana Toriello, La prescrizione del diritto alle prestazioni ex articoli 111-112 TU ... 979
Giuliano Cazzola, Pensioni: una proposta per i giovani. Parliamone ... 994
Luisa Tadini, Previdenza complementare: un intervento necessario per i giovani ... 999
Giuliano Cazzola, Separazione tra assistenza e previdenza? Già dato ... 1002
Giuliano Cazzola, Il libro Cuore delle politiche del welfare. Considerazioni a margine del- la cosiddetta flessibilità dei pensionamenti ... 1007
Giuliano Cazzola, Il rischio di smontare la riforma delle pensioni ... 1009
XVI indice
www.bollettinoadapt.it
Silvana Toriello, La contribuzione Inail in agricoltura ... 1014
Giuliano Cazzola, I conti dell’Inps tra realtà e propaganda ... 1026
23. PROFESSIONI Andrea Asnaghi, Propositi per l’imminente avvenire: abolire la gestione separata... 1035
Giuliano Cazzola, Una cassa previdenziale unica per i professionisti ... 1038
Gianni Marche, Liberalizzazione delle professioni ... 1043
Laura Chiari, Riforma delle professioni: prime riflessioni ... 1046
Angelo Santamaria, Le professioni “non regolamentate” escono dall’ombra ... 1048
Angela D’Elia, Il fondamento delle professioni “non regolamentate”: l’autoregolamentazione ... 1052
Nicola Porelli, La riforma delle professioni e i consulenti del lavoro ... 1056
Nicola Porelli, Riforma delle professioni: schema di sintesi ... 1060
Luca Apollonio, Le novità della riforma forense: una scheda di lettura ... 1071
Gaia Gioli, La riforma forense nell’ottica dell’occupazione giovanile ... 1077
24. RAPPRESENTANZA E RAPPRESENTATIVITÀ Michele Tiraboschi, Le nuove regole sulla rappresentanza, una vittoria del pragmatismo ... 1085
Antonio Vallebona, Rappresentanza: prime osservazioni sul protocollo d’intesa del 31 maggio 2013 tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil ... 1088
Gaetano Zilio Grandi, A volte ritornano: l’articolo 39, commi 2-4, Cost. dopo gli accordi interconfederali e la sentenza della Corte costituzionale sull’articolo 19 ... 1091
Pietro Merli Brandini, Autonomia significa non avere supplenti ... 1095
Marco Lai, L’accordo sulla rappresentanza del 31 maggio 2013 e la giurisprudenza costi- tuzionale sull’articolo 19 Stat. lav. ... 1098
Giorgio Usai, L’accordo sulla rappresentanza sindacale: un altro passo verso relazioni in- dustriali “normali” ... 1106
Emmanuele Massagli, Non è ancora storico, ma può essere rivoluzionario ... 1113
Paolo Tomassetti, Rappresentanza: si va alla conta ... 1118
indice XVII
Maurizio Petriccioli, Rappresentanza sindacale e democrazia sociale: il valore aggiunto
del protocollo sulla rappresentatività tra Cgil Cisl Uil e Confindustria ... 1121
Paolo Varesi, Rappresentanza e rappresentatività: un accordo di maturità ... 1126
Giuliano Cazzola, Perché l’accordo Confindustria-sindacati è buono ... 1129
Francesco Nespoli, Rappresentanza e rappresentazione di un accordo definito storico ... 1132
25. RELAZIONI INDUSTRIALI Giancarlo Bergamo, Fiom contro Fiat: le relazioni industriali alla luce della sentenza della Consulta ... 1139
Roberta Caragnano, Lo stallo delle relazioni industriali tra cuneo fiscale e retribuzioni sempre più basse ... 1141
Marco Crippa, Relazioni industriali: gli “additivi” che fanno male all’impresa (e all’Italia) . 1143 Roberta Caragnano, Maria Giovannone, Le relazioni industriali alla prova della legittimità del decreto salva Ilva ... 1149
Francesco Nespoli, Litigation PR e Media Reputation. Una nuova frontiera per le relazioni industriali ... 1152
Paolo Varesi, Un nuovo sindacato per una nuova politica del lavoro ... 1158
26. TELELAVORO Michele Tiraboschi, Telelavoro e servizi per l’impiego nell’attuale mutamento del mercato del lavoro ... 1167
Lavinia Serrani, Lancio del programma italo-argentino sul telelavoro nell’ambito dei servi- zi di Impiego ... 1171
Carlo de Masi, Vito Vitale, Il telelavoro nelle imprese dei servizi a rete... 1173
27. SALUTE E SICUREZZA Maria Giovannone, Stress, mobbing e suicidio del lavoratore: riconosciuta la rendita Inail ai superstiti ... 1179 Sara Autieri, Salute e sicurezza sul lavoro. La mancata adozione della strategia 2013-2020 1184
XVIII indice
www.bollettinoadapt.it
Antonio Valenti, Sfide ed opportunità per la salute e sicurezza sul lavoro nell’era del web
2.0 ... 1187
Francesco Nespoli, Ilva: il cortocircuito mediatico che complica la crisi ... 1191
Alessandra Innesti, I rischi e i vantaggi per il lavoratore “mobile” ... 1195
Isabella Oddo, Nuove tecnologie e indennizzo delle tecnopatie: breve rassegna di giuri- sprudenza ... 1198
Fulvio Giacomassi, L’ambiente ed il lavoro vanno coniugati. La vicenda Ilva ... 1204
Immacolata Di Stani, Il ragionevole bilanciamento del diritto al lavoro e alla salute nella sentenza della Consulta ... 1207
Maria Giovannone, Michele Tiraboschi, L’obbligo di valutazione dello stress: stato dell’arte e prospettive evolutive? ... 1210
Nicola D’Erario, Delega di funzioni e valutazione dello stress ... 1216
Antonio Valenti, Stress lavoro-correlato: fenomenologia e questioni definitorie ... 1219
Francesco Morello, Lo stress, il benessere e l’organizzazione del lavoro nella PA ... 1224
Giacomo Bianchi, Job insecurity: una possibile fonte di stress?... 1231
Mario Cardoni, Impegno congiunto dei lavoratori e dei dirigenti per la diffusione di una moderna cultura della sicurezza sul lavoro ... 1235
Maria Giovannone, Roberta Caragnano, La inosservanza delle norme antinfortunistiche: profili di responsabilità penale ... 1238
Marco Viola, Dolo eventuale e colpa cosciente: commento a margine alla sentenza di Appello ... 1240
Franco Bettoni, ThyssenKrupp: in Appello, condanna ridotta a 10 anni all’AD della socie- tà ... 1246
Silvana Toriello, Circolare Inail n. 52 del 23 ottobre 2013: tutela infortunio lavoratore in missione o in trasferta ... 1248
28. WELFARE AZIENDALE E RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA Daniele Grandi, Interventi per un welfare aziendale più moderno ... 1257
Valentina Picarelli, Flexible Benefit Plan: la nuova frontiera del welfare aziendale... 1263
Immacolata Di Stani, Rosita Zucaro, Il nuovo accordo Luxottica: welfare, alternanza e benessere ... 1267
Roberta Caragnano, Welfare aziendale digitale: i modelli 2.0 ... 1270 Maria Carmela Amorigi, Esperienze di welfare aziendale: la certificazione Top Employers . 1272
indice XIX
Valentina Picarelli, Il modello Welfarma: una buona prassi di politiche attive e relazionali
in tempo di crisi ... 1275
Maria Carmela Amorigi, Il welfare manager: un nuovo professionista nelle aziende ... 1279
Giuliano Cazzola, Riforme costituzionali: e se non fossero una priorità? ... 1281
Rosita Zucaro, Adriano Olivetti. Una lezione a quanti oggi parlano di responsabilità socia- le d’impresa solo perché di moda ... 1286
Tiziana De Virgilio, Un piano nazionale sulla responsabilità sociale d’impresa ... 1291
Giulia Mallone, Il welfare aziendale: è proprio per tutti? ... 1296
Notizie sugli autori ... 1299
1. P. Rausei, M. Tiraboschi (a cura di), Lavoro: una riforma a metà del guado, 2012 2. P. Rausei, M. Tiraboschi (a cura di), Lavoro: una riforma sbagliata, 2012
3. M. Tiraboschi, Labour Law and Industrial Relations in Recessionary Times, 2012 4. Bollettinoadapt.it, Annuario del lavoro 2012, 2012
5. AA.VV., I programmi alla prova, 2013
6. U. Buratti, L. Casano, L. Petruzzo, Certificazione delle competenze, 2013
7. L. Casano (a cura di), La riforma francese del lavoro: dalla sécurisation alla flexi- curity europea?, 2013
8. F. Fazio, E. Massagli, M. Tiraboschi, Indice IPCA e contrattazione collettiva, 2013
9. G. Zilio Grandi, M. Sferrazza, In attesa della nuova riforma: una rilettura del la- voro a termine, 2013
10. M. Tiraboschi (a cura di), Interventi urgenti per la promozione dell’occupazione, in particolare giovanile, e della coesione sociale, 2013
11. U. Buratti, Proposte per un lavoro pubblico non burocratico, 2013
12. A. Sánchez-Castañeda, C. Reynoso Castillo, B. Palli, Il subappalto: un fenomeno globale, 2013
13. A. Maresca, V. Berti, E. Giorgi, L. Lama, R. Lama, A. Lepore, D. Mezzacapo, F.
Schiavetti, La RSA dopo la sentenza della Corte costituzionale 23 luglio 2013, n.
231, 2013
14. F. Carinci, Il diritto del lavoro in Italia: a proposito del rapporto tra Scuole, Mae- stri e Allievi, 2013
15. G. Zilio Grandi, E. Massagli (a cura di), Dal decreto-legge n. 76/2013 alla legge n. 99/2013 e circolari “correttive”: schede di sintesi, 2013
16. G. Bertagna, U. Buratti, F. Fazio, M. Tiraboschi (a cura di), La regolazione dei ti- rocini formativi in Italia dopo la legge Fornero, 2013
17. R. Zucaro (a cura di), I licenziamenti in Italia e Germania, 2013
ADAPT LABOUR STUDIES E-BOOK SERIES
ADAPT – Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro
1.
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Gli ammortizzatori in deroga nel caos
di Silvia Spattini
C’è grande preoccupazione per il blocco degli ammortizzatori (mobilità e CIG) in deroga, con grave danno per i lavoratori destinatari del sostegno al reddito e le imprese.
A seguito di una nota del Ministero del lavoro e delle politiche sociali circa la gestione delle risorse finanziarie per gli ammortizzatori sociali in deroga per l’anno 2013 e la gestione dei decreti di autorizzazione relativi all’anno 2012, l’Inps ha emesso il messaggio n. 21164 del 20 dicembre 2012 (in Boll. spec. ADAPT, 2013, n. 3), nel quale fornisce alle sedi territoriali le istruzioni operative circa l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga.
Viene specificato che i pagamenti della mobilità in deroga relativi al 2012, ma anche le autorizzazioni di concessione di CIG in deroga sono possibili soltanto se relativi a provvedimenti pervenuti all’Inps entro il 31 dicembre 2012 e relativi a periodi di competenza 2012.
Questo significa che i provvedimenti di concessione regionale della CIG in deroga relativi ancora al 2012, ma emanati o comunicati all’Inps nel 2013, stante la posizione del Ministero e dell’Inps, non possono essere presi in considerazione e quindi non possono essere liquidate le relative prestazioni.
Le Regioni sottolineano che non c’erano i tempi tecnici per riuscire ad effettuare tutti i provvedimenti relativi al 2012 entro la fine dell’anno. Per questo chiedono un intervento del Ministero affinché sia concesso
* Intervento pubblicato in Boll. spec. ADAPT, 16 gennaio 2013, n. 3.
4 Silvia Spattini
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all’Inps di pagare gli ammortizzatori sociali in deroga relativi al 2012, anche se inoltrati dalle Regioni all’Inps nel 2013.
Con riferimento al 2013, le concessione di CIG in deroga e mobilità in deroga per il nuovo anno sono evidentemente a carico delle risorse finanziare destinate alle Regioni e Province autonome a copertura appunto degli ammortizzatori in deroga per il 2013. Tuttavia, il decreto interministeriale di attribuzioni di queste risorse non è ancora stato emesso, perciò le prestazioni di competenza 2013 non possono essere erogate fino all’emanazione di tale decreto.
Il messaggio dell’Inps ricorda, inoltre, che non è stata prorogata la norma (art. 7-ter, comma 3, d.l. n. 5/2009) che consentiva l’anticipazione della CIG in deroga a pagamento diretto in attesa del provvedimento di autorizzazione del trattamento. Questo significa che nel 2013 non sarà più possibile l’anticipazione delle integrazioni salariali in caso di pagamento diretto da parte dell’Inps in attesa della concessione regionale e dell’autorizzazione dell’Inps. Pertanto l’erogazione delle prestazioni in deroga in riferimento a mensilità 2013 avverrà soltanto a seguito del ricevimento da parte dell’Inps del decreto di competenza regionale o nazionale, per le aziende plurilocalizzate.
Nel frattempo, a seguito della firma dell’intesa tra Governo, Regioni e Province autonome relativamente agli ammortizzatori sociali in deroga e alle politiche attive, le Regioni hanno provveduto a stipulare gli accordi a livello regionale con le parti sociali per disciplinare i criteri di concessione degli ammortizzatori in deroga (si vedano gli accordi in Boll.
spec. ADAPT, 2013. n. 3).
C’è attesa per l’attribuzione e la ripartizione delle risorse, così come per una soluzione al rischio del mancato pagamento di prestazioni relative al 2012.
Le fragili ragioni di chi propone l’abolizione della cassa integrazione
di Silvia Spattini
Nel commentare la necessità di rifinanziare la cassa integrazione in deroga, alcuni autorevoli esperti di mercato del lavoro hanno criticato duramente la CIGS e la CIG in deroga, ritenendola uno strumento utilizzato in modo distorto, poiché tiene in vita aziende decotte, produzioni cioè destinate alla chiusura, e conseguentemente mantiene
«in vita artificiosamente» rapporti di lavoro destinati a cessare (cfr. F.
PACIFICO, Il totem della cassa integrazione non regge alla prova sviluppista, in www.ilfoglio.it, 25 aprile 2013, e in Boll. ADAPT, 2013, n.
16, alla sezione Rassegna stampa). Una posizione del resto non nuova, avanzata già dagli stessi commentatori con l’inizio della crisi e, sebbene per un breve lasso di tempo, proposta anche dall’ex Ministro Fornero nelle prime ipotesi di riforma di quella che sarebbe poi diventata la l. n.
92/2012.
Certamente inaccettabile è l’utilizzo snaturato delle casse integrazione guadagni soltanto per procrastinare la chiusura delle aziende e la cessazione dei rapporti di lavoro (sul punto e per un approfondimento generale sul tema, sia consentito di rimandare a S. SPATTINI, Il funzionamento degli ammortizzatori sociali in tempo di crisi: un confronto comparato, in DRI, 2012, n. 3). Proprio in questa ottica e nella logica di tutelare il reddito dei lavoratori in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa in attesa della ripresa della normale attività dell’impresa, la l. n. 92/2012 ha invero già disposto, a decorrere
* Intervento pubblicato in Boll. ADAPT, 29 aprile 2013, n. 16.
6 Silvia Spattini
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dal 1o gennaio 2016, l’abrogazione della norma che consente il ricorso alla cassa integrazione straordinaria in caso di procedure concorsuali, mentre già dal 1o gennaio 2013 la concessione della cassa in tali circostanze è possibile soltanto quando si abbia continuazione dell’attività lavorativa.
Con riferimento alla cassa in deroga, il tentativo attuato dalla riforma Fornero per evitare le storture del sistema e superare l’utilizzo della concessione in deroga è stato invece quello della creazione dei fondi bilaterali, destinati ai settori esclusi dalla CIG. Solo quando i fondi saranno costituiti e saranno a regime si potrà valutare la loro efficacia rispetto all’obiettivo.
Tutto ciò precisato, i casi rappresentati dagli esperti costituiscono delle storture e la patologia del sistema, ma fuori da questi esempi, chi chiede l’abolizione della cassa integrazione dimentica la vera funzione dello strumento ovvero far fronte a periodi anche prolungati di crisi economica, come quella attuale, e sostenere ristrutturazioni, riorganizzazioni e riconversioni, non solo consentendo di conservare i posti di lavoro, ma anche di mettere in condizioni le imprese di preservare il patrimonio di competenze e capacità tecniche accumulate dai lavoratori negli anni di esperienza lavorativa, nonché evitare gli elevati costi dei licenziamenti e della successiva ricerca di nuovo personale qualificato e della sua formazione.
La crisi economica è stata un laboratorio che ha consentito di verificare i diversi modelli sociali, dimostrando la rilevanza degli strumenti di integrazione del reddito in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. Anche la Commissione europea, che aveva sempre mantenuto un atteggiamento critico verso questi strumenti, ha dovuto riconoscere che un sistema che combini strumenti di integrazione del reddito in caso di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro con indennità di disoccupazione è più equo ed efficace rispetto ad un sistema basato esclusivamente sulle indennità di disoccupazione (cfr. EUROPEAN
COMMISSION, Short time working arrangements as response to cyclical fluctuation, European Economy, Occasional Paper, 2010, n. 64, 11).
In effetti, in questa fase di recessione economica, si è evidenziato come i Paesi con modelli sociali di flexicurity – quei sistemi cioè propugnati dai fautori della abolizione della cassa integrazione e basati su una elevata flessibilità in uscita e generosi sistemi di tutela del reddito in caso di disoccupazione – hanno mostrato maggiori difficoltà di fronte alla
Le fragili ragioni di chi propone l’abolizione della cassa integrazione 7
recessione. La Danimarca (esempio del modello di flexicurity), che aveva sempre avuto buone performance del mercato del lavoro nel periodo antecedente alla crisi, ha visto più che raddoppiare il tasso di disoccupazione tra il 2008 e il 2011, mentre il tasso di occupazione è sceso di quasi 5 punti percentuali, contro una media europea di 1,5. (cfr., per un approfondimento, M. TIRABOSCHI, S. SPATTINI, Labor Market Measures in the Crisis and the Convergence of Social Models, in L.D.
APPELBAUM (a cura di), Reconnecting to Work. Policies to Mitigate Long- Term Unemployment and Its Consequences, W.E. Upjohn Institute for Employment Research, 2012, e S. SPATTINI, Il funzionamento degli ammortizzatori sociali in tempo di crisi: un confronto comparato, cit.).
Escludendo la Germania, che praticamente non è stata colpita dalla crisi, l’Italia, insieme a Austria, Belgio e Francia, dotati di sistemi di tutela del reddito in caso di sospensione dell’attività lavorativa, sono riusciti a contenere la variazione in positivo del tasso di disoccupazione e in negativo del tasso di occupazione sotto a due punti percentuali nel periodo 2008 e il 2011.
È vero, semmai, che l’efficienza di questo sistema è ottimale, quando il periodo di ricorso non si protrae troppo a lungo nel tempo e il ritrovato andamento positivo dell’economica consente la ripresa dell’attività lavorativa. Qualora invece la crisi si protragga per molti anni, come nel caso attuale, ecco che crescono le probabilità che le imprese non riescano, in effetti, a riprendere l’attività lavorativa, portando inevitabilmente alla chiusura. Ma questo non inficia la validità del sistema nel raggiungimento dei propri obiettivi e non può essere una ragione per smantellare un sistema, anche se di certo migliorabile.
Non si può pensa di sostituire il sistema basato sulla tutela del reddito in costanza di rapporto di lavoro, con un sistema esclusivamente basato sulla tutela del reddito in caso di disoccupazione. La crisi economica ha dimostrato che il primo sistema funzione come vero ammortizzatore, cioè in caso di crisi economica e di riduzione della domanda, consente di assorbire parte dell’effetto negativo sulla domanda di lavoro, evitando che la sua riduzione si traduca totalmente in riduzione dell’occupazione.
@ 2013 ADAPT University Press
Gli incentivi persi per strada per la “piccola mobilità”: così è (se vi pare)
di Andrea Asnaghi
Le assunzioni di apprendisti dalla mobilità e la mancata proroga delle agevolazioni ex legge n. 236/1993
Come è noto, con la riforma “definitiva” degli ammortizzatori sociali (qualsiasi cosa si possa pensare della effettiva completezza della nuova normativa, il che giustifica quantomeno il virgolettato precedente) il legislatore non ha riproposto per il 2013 la proroga – ormai succeduta di finanziaria in finanziaria da circa 18 anni – della iscrizione alle liste di mobilità dei lavoratori licenziati al di fuori delle procedure della l. n.
223/1991. La norma era stata introdotta sulla base della obiettiva considerazione di un pesante “disfavore” nella ricerca di una nuova occupazione da parte dei lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo da aziende che – a vario titolo – non rientravano nei canoni normativi previsti per le procedure di riduzione di personale, rispetto ai lavoratori che invece vi rientravano; si pensi, peraltro, che oltre agli incentivi alla riassunzione, originariamente previsti solo per i secondi, la posizione più debole era aumentata dal fatto che i primi non godevano (né godono tuttora) nemmeno di ammortizzatori sociali paragonabili a quelli previsti per i secondi.
Alla mancata proroga attuale si aggiunga il conseguente mancato finanziamento, da parte dello Stato, degli oneri relativi alla compensazione delle agevolazioni in questione.
* Intervento pubblicato in Boll. ADAPT, 25 novembre 2013, n. 41.
Gli incentivi persi per strada per la “piccola mobilità”: così è (se vi pare) 9
Sulla base di queste considerazioni introduttive, i cui argomenti verranno brevemente ripresi nel paragrafo seguente, Inps ha proceduto – anche a seguito di una serie di serrati chiarimenti intervenuti con il Dicastero del lavoro – a chiarire con varie circolari le limitazioni rispetto alle agevolazioni a cui gli operatori eravamo a tutto il 2012 abituati.
Rimandando alle varie circolari di Inps, vorremmo qui osservare la distonia delle osservazioni esposte al secondo punto della circ. Inps 25 ottobre 2013, n. 150 – quello sulle agevolazioni contributive, rectius regime speciale, per l’apprendistato – rispetto alle norme di legge.
L’art. 7, comma 4, del d.lgs. n. 167/2011 prevede infatti che:
Ai fini della loro qualificazione o riqualificazione professionale è possibile assumere in apprendistato i lavoratori in mobilità. Per essi trovano applicazione, in deroga alle previsioni di cui all’articolo 2, comma 1, lettera m), le disposizioni in materia di licenziamenti individuali di cui alla legge 15 luglio 1966, n. 604, nonché il regime contributivo agevolato di cui all’articolo 25, comma 9, della legge 23 luglio 1991, n. 223 e l’incentivo di cui all’articolo 8, comma 4, della medesima legge.
A parere dell’Inps (così è dato comprendere dalla non chiara espressione della circolare, che forse più che parlare di «rapporti instaurati […] con apprendisti precedentemente licenziati per giustificato motivo oggettivo»
avrebbe dovuto parlare di «rapporti di apprendistato instaurati con lavoratori precedentemente licenziati per giustificato motivo oggettivo»), la mancata proroga della piccola mobilità inciderebbe direttamente sulle agevolazioni per lavoratori in lista di mobilità (ivi iscritti ai sensi della l.
n. 236/1993) assunti come apprendisti in virtù del dispositivo normativo sopra esposto.
A parere di chi scrive, si deve tuttavia considerare che:
• sicuramente, i lavoratori licenziati individualmente per giustificato motivo oggettivo commesso a riduzioni di personale che accedessero ai servizi per l’impiego a far capo dal 1o gennaio 2013 (e quindi, a rigore, indipendentemente dalla data del loro licenziamento, anche se avvenuto nel 2012) per iscriversi alla lista di mobilità riceverebbero un diniego (ergo, non risulterebbero iscritti) non essendovi più una norma di legge a supportare tale richiesta; nessun regime favorevole o agevolazione riferita allo status di mobilità è pertanto più obiettivamente prevedibile nei loro confronti;
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• i lavoratori, invece, che si fossero regolarmente iscritti alle liste entro il 31 dicembre 2012 sono materialmente “lavoratori in mobilità” ad ogni effetto, dovendosi considerare tali, ad avviso di chi scrive, anche coloro che materialmente non risultassero formalmente iscritti ma avessero presentato la domanda di iscrizione entro il 31 dicembre 2012 (passa infatti un certo lasso di tempo fra la domanda inoltrata dal lavoratore e la procedura di accoglimento della stessa; pur tuttavia l’iscrizione, qualora regolare e confermata, decorre dalla domanda e non dalla data della decisione della apposita Commissione).
Per essi risulta pertanto difficile negare il beneficio legato all’assunzione con contratto di apprendistato, per un triplice ordine di motivi:
a) come abbiamo visto, ed è di palese ed immediata percezione, le condizioni esposte dalla legge sono solo quelle sopra esposte (lavoratore in mobilità e instaurazione di un contratto di apprendistato), al ricorrere delle quali non si vede come possa negarsi il diritto alla fruizione anche rispetto all’assunzione di un lavoratore in “piccola” mobilità;
b) se la legge avesse voluto (lex ubi noluit tacuit) legare direttamente il beneficio alla condizione di agevolazione della mobilità, avrebbe potuto legittimamente ed agevolmente esplicitarlo, ma così non ha fatto; il rapporto di apprendistato, pertanto, instaurato con un lavoratore in mobilità rappresenta in certo qual modo un quid pluris rispetto alle semplici agevolazioni già previste per il lavoratore in mobilità (difatti, ad esempio, a rigore per i lavoratori in mobilità nessun regime agevolato “da apprendistato” è previsto per l’eventuale assunzione in apprendistato a tempo determinato, prevista dall’art. 4, comma 5, per i lavori a carattere stagionale); se così non fosse, del resto, non vi sarebbe stato appunto alcun bisogno di riconoscere (per l’assunzione del lavoratore in mobilità) agevolazioni di per sé già spettanti per l’assunzione a tempo indeterminato;
c) il regime contributivo agevolato previsto per i lavoratori apprendisti (e quindi anche per tale particolare forma di apprendistato) non è in senso proprio un’agevolazione contributiva (lo dice la stessa Inps, con la circ. 18 aprile 2008, n. 51) e pertanto la perdita dell’agevolazione per lavoratori della piccola mobilità non dovrebbe in alcun modo incidere su tale regime; del resto, tale è proprio l’esatta dizione (“regime contributivo agevolato”) utilizzata dal d.lgs. n. 167/2011 nel passo sopra riportato.
È pertanto comprensibile e condivisibile la cautela con la quale si muove l’Inps, che afferma, in verità, che la mancata proroga possa “incidere” (si
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badi: senza assolutamente specificare in che modo) sulle assunzioni degli apprendisti in mobilità. C’è da auspicare che i necessari chiarimenti nel merito, invocati dallo stesso Istituto, pervengano in modo trasparente e puntuale dal Ministero del lavoro nel senso di considerazioni come quelle sopra esposte. Ma è argomento su cui le organizzazioni imprenditoriali, professionali e dei lavoratori dovrebbero far sentire la propria voce.
La conferma della perdita delle altre agevolazioni connesse alla piccola mobilità: un parere contrario
Chi scrive vorrebbe brevemente soffermarsi anche sul contenuto del resto della circ. n. 150/2013, che sciogliendo (parzialmente) le riserve espresse con precedenti circolari sostanzialmente afferma la perdita dei benefici ad incentivare l’assunzione dei lavoratori in piccola mobilità (ovvero licenziati per giustificato motivo oggettivo connesso a calo/perdita/riduzione di lavoro al di fuori della l. n. 223/1991 e successive modifiche) per:
• lavoratori assunti nel 2013, licenziati dal vecchio datore prima del 2013 (ma, per quanto detto nel paragrafo precedente, abbiamo visto che – più correttamente – in realtà ciò che conta non sarebbe propriamente la data di licenziamento, bensì la decorrenza dell’iscrizione in lista di mobilità);
• lavoratori (in piccola mobilità) oggetto di proroga di contratti a tempo determinato o conferma a tempo indeterminato di rapporti originariamente instaurati prima del 2013;
• infine (ma per ora solo “in via cautelare”) anche lavoratori già assunti in via definitiva in data antecedente al 2013 (a termine o a tempo indeterminato), per i quali le agevolazioni terminerebbero con i periodi di paga al 31 dicembre 2012.
Le osservazioni che si possono fare in questo caso sono per un verso analoghe a quelle precedenti: a parere di chi scrive, l’iscrizione antecedente al 1o dicembre 2013 alle liste di mobilità costituisce un diritto soggettivo per il lavoratore (ancor prima che per l’azienda assumente) a poter portare in dote il beneficio contributivo conseguente alla propria re-immissione nel mondo lavorativo; tale diritto è statuito dagli artt. 8 (comma 2) e 25 (comma 9) della l. n. 223/1991 e prevede
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come unica condizione che il lavoratore sia “iscritto nella lista di mobilità” (nota bene: anche il lavoratore che si vede confermato a tempo indeterminato o che vede prorogato il proprio contratto a termine è tecnicamente – all’atto della proroga o della conferma – un “lavoratore in mobilità”).
Qualora il legislatore del 2013 o precedente avesse voluto (ancora una volta: ubi noluit tacuit), sarebbe bastato un piccolo inciso sui due articoli (lavoratore iscritto nella lista di mobilità «ai sensi della presente legge») per togliere ogni dubbio e chiarire la disposizione di legge, nonché chiarire, in un senso ben determinato, il significato delle proroghe via via intervenute per circa un ventennio (e scomparse forse nel momento in cui ce ne sarebbe stato più bisogno).
Si noti peraltro che, anche esistesse, una simile espressione non sarebbe in grado di negare l’agevolazione per i rapporti già definitivamente in corso, il che rappresenterebbe un clamoroso revirement, che non trova e non può trovare alcun supporto normativo. Sul punto , infatti, ancora una volta Inps adotta una un’espressione di cautela, che tuttavia sembra solo un mettere le mani avanti su una decisione forse già presa ma che non si sa bene come giustificare (si rimanda alle considerazioni della nota n. 4 di questo articolo).
Un argomento senz’altro forte da parte dell’Inps consiste nella mancata copertura finanziaria dell’agevolazione, per la quale – si ricorda – a mente dell’art. 1 del d.l. n. 4/1998 (convertito dalla l. n. 52/1998) il Ministero del lavoro provvede a rimborsare i relativi oneri all’Inps, previa rendicontazione; pertanto, senza una previsione di spesa, argomentazione rimasta fra le righe ma sicuramente efficace, Inps non potrebbe più pretendere dal Ministero il rimborso del costo del beneficio.
Pertanto, per correttezza intellettuale, va riconosciuto che Inps in questo caso non è responsabile di una serie di circolari poco fondate (obiettivamente), chiamato com’è l’Istituto a svolgere una scomoda funzione di “paravento” di scelte che hanno ben altra radice.
Ora, su questo specifico punto, qui non si vuole tanto riflettere sulla ottusità della manovra in argomento (conti alla mano, senza nemmeno contare gli ammortizzatori sociali ed i costi sociali risparmiati, i contributi versati da un lavoratore e dall’azienda con l’assunzione in mobilità sono sostanzialmente pari a quelli del beneficio concesso), oppure sulla inopportunità del momento economico per compiere una scelta simile e nemmeno fare considerazioni sul “legittimo affidamento” su cui il
Gli incentivi persi per strada per la “piccola mobilità”: così è (se vi pare) 13
cittadino dovrebbe contare nei confronti del proprio Stato e del rigore nel rispetto degli impegni normativamente assunti (peraltro basterebbe pensare a quante volte viene negletto a piè pari lo Statuto del contribuente, per capire che ormai siamo alle pure “dichiarazioni di intenti”); neppure si vuole qui disquisire sulla risibilità del “pannicello caldo” o “contentino” rappresentato dall’incentivo all’assunzione previsto dal d.m. n. 264/2013 (peraltro, si noti la scarsa coerenza del legislatore il quale ha riservato il beneficio soltanto ai licenziati “da 12 mesi”, così di fatto escludendone tutti i lavoratori ultra quarantenni e cinquantenni – fascia più debole – che hanno perso il posto da oltre 12 mesi e che prima mantenevano l’iscrizione alla lista di mobilità rispettivamente per 24 e 36 mesi, per cui anche la pretesa sovrapponibilità del nuovo incentivo rispetto al precedente è tutta da dimostrare); no, non è il luogo questo di insistere su tutto ciò.
Basta solo osservare che, al di là del dettato letterale della legge, per cui per i tutti i lavoratori iscritti alla lista di mobilità (quando ciò, per i
“piccoli”, poteva ancora avvenire) si ha diritto all’agevolazione in caso di assunzione, le leggi precedenti hanno (seppure forse non adeguatamente) fornito una copertura finanziaria. Infatti, nel momento in cui il legislatore nel 2012 prevedeva agevolazioni che avrebbero potuto estendere i loro effetti sino (mal contando) al dicembre 2014, egli aveva previsto, sia pure riferito ai conti finanziari del 2012, un determinato capitolo di spesa.
Ora, delle due l’una: o i conti sono stati fatti male, senza alcuna intelligenza e previdenza, oppure le norme sono state fatte peggio (in pratica, sarebbe come se un’azienda dovendo acquistare un bene pluriennale, mettesse a budget solo la quota relativa all’anno dell’acquisto).
Ma ciò, come detto, non importa tanto quale critica politico-sociale, che non è certo argomento da sollevare in questa sede, quanto ai fini della ristorazione di un diritto acquisito e sancito da leggi che non può essere semplicemente negato sulla scorta della mera carenza (rectius, della errata definizione) di fondi previsti, con una problematica che potrebbe coinvolgere i più alti gradi di giudizio nazionale ed internazionale. Certo è che su tale argomento, il singolo (magari piccolo) imprenditore avrebbe scarsa possibilità (o, legittimamente, non avrebbe intenzione) di fare battaglia: ecco perché, di nuovo e ancora, è il mondo del lavoro, imprenditoriale e professionale che dovrebbe muoversi congiuntamente in questo senso con azioni comuni.
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Si noti infine come la tecnica della “via cautelare” – ampiamente utilizzata negli argomenti in questione – sembra adottata appositamente per raffreddare l’argomento, una specie di tecnica preventiva del “chi ha dato, ha dato”: dopo un lungo periodo utilizzato come deterrente pratico (cioè l’incertezza normativa blocca sul nascere qualsiasi iniziativa in merito), all’arrivo di una conferma negativa (per quanto immotivata) probabilmente si conta che pochi abbiano voglia di rimettere in gioco poste magari non significative con un contenzioso ostico. A conferma di ciò, pochi giorni fa Inps con il messaggio n. 18639 del 18 novembre 2013, ha dichiarato che, in attesa degli attesi chiarimenti ministeriali, non sarà (per ora) richiesta ai datori di lavoro la ripetizione dei benefici per l’assunzione dei lavoratori della “piccola mobilità”: un ripensamento o un ulteriore sfibrante “tira e molla”?
Reddito minimo garantito.
40 miliardi di ragioni per dire no
di Francesco Giubileo
Ho letto con attenzione il contributo di Antonio Schizzerotto e Ugo Trivellato, Reddito minimo, le condizioni per farlo, su lavoce.info e ho dei dubbi sulla possibilità, nell’attuale situazione economica, di realizzare un reddito minimo analogo a quello del Trentino (o qualsiasi suo derivato) in tutta Italia. Premesso che, come per la valutazione dei servizi per l’impiego, svolgere analisi sul caso Trentino per poi generalizzarlo a livello nazionale, sia un “errore grossolano” che non tiene conto di specificità del contesto di riferimento, quali: il termine “autonomo” e l’efficienza nella gestione della macchina pubblica rappresentano una vera “anomalia” piuttosto che la norma nel nostro Paese; in generale, le risorse dedicate ai servizi, misure e supporti delle politiche del lavoro sono imparagonabili rispetto ad altre realtà; la situazione occupazionale non è certo la medesima di quella presente al sud.
Inoltre, gli autori sostengono che il reddito di garanzia «non genera alcun disincentivo alla partecipazione al mercato del lavoro»: questo, se pensiamo alla “carovana dei benefici” in Danimarca, non è proprio vero.
Nei primi anni del Duemila, il costante passaggio tra disoccupazione, formazione e lavori socialmente utili aveva creato una delle situazione di
“opportunismo” dei beneficiari più alte in Europa, tanto da riformare il c.d. modello di flexicurity, in un sistema molto più stringente e
“coercitivo” simile al workfare anglosassone.
* Intervento pubblicato in Boll ADAPT, 27 maggio 2013, n. 20.