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POESIE SCELTE DI GIUSEPPE PARINI MILANESE. Giuseppe Parini

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POESIE SCELTE DI

GIUSEPPE PARINI MILANESE

Giuseppe Parini

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(5)

POESIE

DI

GIUSEPPE PARINI

FIRENZE

PRESSO LEOSABDO CIAHDETT1

1827

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(7)

NOTIZIE

INTORBO ALLA VITAED ALLE OPEREDI GIUSEPPEPARIMI,TOLTE DALVOLUMEli DELL'OPERADICAMMILLO UGON1 INTITO- LATA:DellaLetteraturaitaliana nella seconda metà del secoloxviu.

Poveritugurj e ignorati villàggi videronondi radonascere illustri ingegni,cherisplendelte- ro poi nelle città più cospicue.Talefulaglo- ria di Bosisioj terra delMilanese, pressoilIago diPusiano,ovel'anno1729ai22dimaggio, venneallaluceilcelebre Parinidicasa popo- lare, edove purepiù tardicomparveilgrande Appianidi stirpe gentile (1).

(1)Tedi stirpe gentile

£

medicasa popolar,cred'io, Dall'Eupilinatio

,

Come fortuna variòdi stile, Guidarmigliavinostri Dela cittàfraiclamorosichiostri

.

Frammentodiun'OdendAndrea Appiani,il Pittore.SinI.

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4

NOTIZIE

II Partili studiò inMilanonelginnasioAr- cìmboldi diretto da' barnabiti;e lanatura del- l'ingegno suoiltraeva alia poesia,mailpater- no comandoeilbisognolotorseroprima ad essere copista dicose forensi,poi alla teologia e al sacerdozio.

Ma

quandolavocazione della natura è alta e costante suol vincere tutti gli ostacolijchel'altruivolontàc lecircostanze oppongonoa seguirla. Cosìquesto industrioso furava le ore agli uffici suoi, edonavalea Vir- gilio, aDantee al Petrarca.Daquesti grandi imparòa far versi,e nel^5asilasciòindurre dagliamici apubblicarneunlibretto (1)ilqua- le,sebbenecomel'etàsuaimmaturo,glipro- cacciònondimenodagl'ingegni di suapatria quell'amiciziaequellastima,chesiaccorda volentieri a chinonperanche puòesseresegno all'invidia.Peròfuammesso nell'Accademia de'Trasformati,Borente a que' dì ioMilano, e all'Arcadia diRoma.

TrasseilParini gran parte dellasuavitain fiereangustie, e fuperfinocostrettoadentra- re inalcunefamigliecomeprecettore,onde provvederea'bisognipropri,epiùa quelli

(1)Questi versifurono stampatineliy52 inLuganocolla tinta diLondra,esolfoil nomediRipanoEupilino dal vagoEupilisuo, anticadenominazionedellagodiPusiano

.

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SULLA VITA

se. 5 deltamadre,per sostentarelaquale vendette ilpiccolo retaggio paterno

.

Ditali angustie facennoeglistesso inquei Versi:

La miapoveramadre nonha pane, Senondame,ed iononhodanaro Damantenerlaalmenoperdomane .

Ma

ognivoltache poteva purprocacciarsiun po' d'ozio,tutto lousava nell'educareilsuo ingegnoacree svegliatissirao; e propostosi di trarnegranfrutto,era ornai deliberalo dinon piùpubblicare alcun'opera,ebenonmirasse aduna metaaltissima.Quindi avvenne, che soltanto nel35 annodell'etàsua (i 763) diede fuoriilMattino, al qualedue anni dopofe'suc- cedere ilMezzogiorno.IlcontedìFirmian, ministro dell'Austria inLombardia, ebegià ave- vafatto incoraggiare l'Autore aslampareiisua poema,vide alloraquantoutilmente potesse ado- prarsiquestoingegno a diffondereilbuongusto nella patria; e,dopoessersenegiovatoalcun tem- poper lacompilazioned'unagazzetta,del1769 gli affidòuncaricopiùdecorosoe confacente aglistudidelPerini,quello diprofessore di belle lettere nelle scuole palatine inMilano;e dopola soppressione de' gesuiti fu eglipromos- soallacattedra dieloquenzanelginnasiodi Brera

.

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6

NOTIZIE

Grandissimofruttorecarono ìn questa va- stacittà le lezioni del Parini.Laletteratura vi ricevèl'improntadelsuoingegno,e fuveduta sorgere io Milano.una nuovascuola,che nonè ancoraaltutto cessata

.

Il novello professore fupureaggregato al- la Società patriottica fino dalla sua origine,che fu nel1776. Vennepoimenoallacommissione chequella società gli affidò discrìvere l'elogio funebrediMariaTeresa,nontantoper la per- fezionech'egli siproponevane'suoi lavori, quanto perchèiltemanonglipiaceva (1).

A

tentaredi sdebitarsi di sì fattocarico erasi re- cato in villa, e lacontenzionedellasuamentefu tanta,chene contrasseunamalattianervosa,la qualeilfece inetto allo studio perun annointero.

Certoilcomporrecostava assaissimoal Parini,ochelefonti delsuo pensierositrovas- seroimpedite peraffluenzanelprimosgorgo, opiùveramente cheeglivenisse costretto alla lentezza dall'alto concettocheavea del bello,e dal dilicato e difficilesuogusto.Peròpiù volte siaccinse alcompimentodelsuoGiorno,e piùvolteillasciòcadere dallemanipaterne (a) ,

(1) Il sig.Reinaadducepiùapertamentela ragionediquesto silenzio del Parini.Vedila primaVilache eglinescrisse;/ac.xxx.

(ajSteseisuoipoemettisullagodiComo a

"Dkjti2Mb/G

(11)

SULLA VITA

ec. 7 Taniaseveritàdicriticafaceva si,che mentretattilodavanoisuoi versi, eglitrovava dovecensurarli,è siauguravadiringiovanire ,

perche,raggiunta ornai l'idea del bello., avreb- besperato,secondoch'egli diceva, di cora- porcosenon indegnedelnomeitaliano.Quin- dinonera prodigo di lodinemmenoagli altri, e soltanto leconcedevaaisommiingegni, ac- compagnandoledialcunutileavviso( 1 ).A* me- diocri era inesorabile,e a chi gli parlòuntrat- todell'autore (2) dell'Uso, pretesa imitazione delsuoGiorno,torcendosi fastidiosamente ri- spose:«sopurtroppo di aver fatto de' cattivi scolari ».

Un

tal rigore di giudicj,la franchezza e l'austeritàconcuipronunciavainpubblico verità santissime,

ma

tanto più odiose a molti, quantopiùerano autorevoli nellabocca dique- sto poeta cittadino,l'impèro che andavaacqui-

Malgrateda CandidaAgliàio,eda Bellagio dal contedella Riviera.

(1)Comefece conVittorio Alfieri, indiriz- zandogliunsonetto,di cuiciteremoalcuni versipiùinnanzi

.—

Di Vincenzo Montisole- vadire;»Costuiminacciadicader sempre colla repentina sublimità de' suoi voli,

ma

non cademai »

.

(a)L'Uso, poemettoinversi sciolti, divi- so induepartidel conteDurante Duranti ,

bresciano.Bergamo,presso F. Locatelli, 1758.

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8

NOTIZIE

standosullapubblicaopinione, e la r id e v olez- za,futilitàeburbanza delcostumesignorileda lui tutta,quantasvelata e motteggiataacremen- te,dovevanoconcitarglicontro e gli concitaro- nogrannumerodinimici.Ma, doveegli dice- va lesuesentenze all'aperto,segretamentee impunementestillavano costoroilloroveleno negliorecchi a' potenti.E, mortoilconte di Firmian,perpoco nonglifu tolta lacattedra, nèpotèmaiottenereunacasameno angusta, necessaria alla suainfermavecchiezza.'

Frattanto le riformecheGiuseppeIIan- dava operandone* suoi stati traevano1*atten- zione del Parini verso là politica.Qnestoaffet- toper la felicita della cosa pubblica siconnatu- raleaquantifurono più insignicultori delle discipline liberalicrebbe ancorain lui alt' epo- ca della rivoluzione diFrancia,ene concepì eglisperanzeperlasua patria,chepoifurono tradite.Allora alle consuete letture aggiunse l'as- sidnissima delMonitoree d'altri giornali parigi- ni,e lasua vistanesoffersepermodo cheap- pannandasegli anchel'occhio sinistro,sirisol- vette di tentare l'operazione della cateratta.

Leinfermità del Parininonvalsero apro- strarneilcarattere.»Unastrana debolezza di muscoli

( cosiPavvoc.Reinanellagradevole vita,che nescrisse) Ioavevarendutodalla

(13)

SULLA VITA

se. 9 nascitagracile e cagionevolefmalasuaprima giovinezza piena di brio e di alacritànonrisen- tissipuntodiquegl'incomodi, chetanto gra- veglirendettero la virilità e la vecchiaia.

A

ventiloaunosoffrì egliunaviolenta stiracchia- tura dimuscoli eduna maggioredebolezza

,

perlochegambe,cosce e bracciacominciamo- gliamancard'alimento, ad estenuarsi, e a per- derelasnellezza e la forza sì necessarie agli ut- fizjloro.Credeyasidaprincìpiocheilsuoan- dare lento e grave fosseunafilosoficacaricatu- ra;maprestosiconobbe procederciòdama- lattia, laqualecrebbeinguisada togliergliil liberouso delle suemembra».

Così sciancato emezzociecocom'era ser- bava purenelportamento,nel porgere e nello stamparl'ormaunadignità meravigliosa,onde altriveggendolononpotevaamenodinon chiedere chi egli si fosse .11poverovecchio pri- vod' ognisussidionon ebbe mai,ondereggere lacaducapersona,cheilsostegno diunbasto- nee la invitta forzadell'animo(1 ).

Verniti in ItaliaiFrancesi, ill'arini fu elet-

ti) JVè il sìlodatoverso Vile cocchio tiappresta Chetesalviatraverso De' trìvjdalfurordelatempesta.

La Caduta: Ode.

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(14)

lo

NO ti ZIE

lo alMunicipiodiMilano.Durònellamagistra- tura finchepotèoperareilbenepubblico,che siera propostounico scopoaquelsuonovello arringo;però vi stettepoco,e scioltosenefece segretamenledistribuirea'poveri l'intero stipen- dioche ne avevaritratto

.

A'i5 agosto dell'anno1799,settantesimo dell'etàsua,morì povero,comevisse-,efe' chiaro col suoesempio quantosiacalunniosala, opinione di coloro,iqualidicono;luttiipar- tigiani dellapubblica libertà esserepartigiani del proprio interesse.

L'astronomoOrinili,Calimero Cattaneo, e l'avv.RoccoMarlianiposero lapidi emonu- mential Patini.Unpoeta italianomosse gran lamento,perchèla cittàdiMilanonongliene pose alcuno (1).Mailmonumentopiù invidia- bilealnostropoeta è quellochel'amore,la gratitudine el'ammirazionescolpi ne'cuori de'suoì concittadini, eilpiùdurevoleè quello cheeglislessosieresse co*suoi versi,cheor ci facciamo adesaminare.

Oraziodisse dinon vedereachegiovi lo studiosenzaunariccavena. Sembraanoi di vedere,chegiovi taloraadaccrescereuna vena anche mediocre,esemprepoi a renderlapura

{1)Ugo Foscolone'Sepolcri .

DigitizGd t>yGoogle

(15)

SULLA VITA

Ic. i, edabenguidarla.Infatti sipotrà forse dubi- tare, se lavenadelPannifossericca,

ma

non sìpuòdubitare,checollostudio eglinonarri- vasse a perfezionareunoscarsonumerodipoe- mi,neiquali tantomaggiore deveargomentarsi la fatica,chepurvitraspare,quantopiù gran*

deè la inferiorità diquegli altri,chenonsen- tirono lasualima (i). L'assiduameditazione su l'uraancuore,l'industriaconcui avvisava nei lavoripiù elaborati degliartistinontanto la finitezzadell'esecuzione,quantolaforzaima- ginativa e oreatrice posta nelconcepimento,e lostudioindefesso de' classicisupplirono in lui aquell'abbondanzadifantasia,chealtriha da calura.Quindilainvenzione de' suoipoemi, quantunque nonsianevastauèardita,èsem- pre beneproporzionata,elo stile di lui,quan- tunqueelaboratissimo,è quasisempreelevalo, enondiradosublime.Perùglieffettidell'arte nonpedantesca inninnosìmanifestaronopiù mirabilichenelPanni, appunto perchè,aven- doegli sortitauna temprad'ingegnononpreoc- cupalada'proprifantasmi, era per ciò stesso megliodisposto all' atlenzioneedallefineos-

(i)L'Auto daffe.Sopralaguerra.Alcons.

bar. de Martini.Frammentidelpoemettosulla colonnainfame.Tuttiquattrocomponimentiin verso sciolto.

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ti

NOTIZIE

seriazioni, nellequaliapparvesovraogni cre- dere acuto scrutatore.

Prima cheilParidi sorgesse,ipitide'li- riciitalianisembravanorivolgereiloro versi unicamentea far lusinga agli orecchi, equan- do anche avevano uno scopo morale,eravago;

esaltavanole'virtù e sferzavanoivizicomunia tuttiitempi,

ma

non eranoquasimaipoeti della loro nazionenedel lorosecolo. Il Parlai ,

chenon avevanien caroilmantofilosofico della fronda poetica, vide e sentìquestodilet- to,eIoevitò in tuttiisuoi versi;laonde fu sin- golare fra gl'Italianiper aver revocata la poesia all'anticosuoufficio,usandodell'arte almi- giuramentode'concittadini (1).

Chesenon pervennea correggerliintera- mentedallamollezza,dallafutilitàedai su- perbifastidi,licorressealmenoìnparte,li fecevergognareavicenda e ridere essi stessi della loro nullità,eiltempofaràilresto;cbè noneoperaagevolenèdipochiannirivolgere uninteroordine delle città, in cui la infingar-

di)'»CantagliAchilli tuoi,cantagliAugusti Delsecoltuo»

.

ene'pochiscioltial cons.de Martini:

»Cosigiàcompieilquartolustro,io volsi

V

Italemuse a render saggiebuoni l cittadini miei ».

DigitizodbyGoogle

(17)

SULLA VITA

ec. i3 daggineèper lungaetàradicata,adoccupazio- ni utili e generose.

Frattanto l'A. colpoemadelGiornoeeoa pocheliriche sièacquistatouna famaimmor- tale.Cerchiamonelaragione inquestemede- simepoesie

.

Chidessenota aipoemettiilMattino,il Meriggio,ilVesproe laNottedinonofferire invenzionenel disegno,perchèlostessoordine dellefaccendesuccedenlisiinquesti diversi periodi del giornonefa leveci,direbbecosa cosìassurdacomeilrecarea difetto delpoeta ciòcheènellanatura delpoemasatirico,il qualenon deveinventareifatti,beasi pren- derli dal vero ;e d'altrocantotuttaquellain- venzione,cheècomportabilecol soggetto, l'A.

sepperaggi ugnerla,trasformandoin verapoe- sia,mercélaforzadel suo pensiero*una ma- teriameschinamenteprosaica

.

Cercaval'Aut.adargomentode' suoi versi soggettointentato,elotrovòdegnodellasua musacorrucciata nella vacuità della vita signo- rile, nelle false opinioni c nellearroganzepa- trizie,nelle raffinateed effeminate eleganze de'circolie dellemense, ove sedeva sovente.

Niu.noignora,cheilGiornoeun poema apparentementedidattico,oveilprecettore viene additandoqualidebbonoessere le cure di

(18)

,4

NOTIZIE

ungiovine signore, eclicl'animadiquesti versi èunaironia fina, dilìcata,mordacissima ad un tempo,e sostenuta dalprimofino all'ul- timoverso;ondeilpungolodellasatirapene- tratantopiù velenoso,quantopiù etempe- rato nella lode esagerata.

A

farmegliosentire tuttoilridicolo de' leziosicostumidelsuo eroe, ]'À.liparagona soventea'costumiantichi,e lemaschievirtùguerriere e ledomestichedegli avivengonoa confrontocoll'abbiettamollez- za, co'.modimimicamenteeleganti e collafri- vola gravità delnepote.

Ilpoeta descrive assaileggiadramenteil primosvegliarsi del giovine signore,lasuacon- versazione coli* azzimatomaestrodiballo econ quello di linguafrancese, la toilette, la visita meridiana,il.pranzo,ipubblici passeggi, la conversazioneeilteatro. Mirabilee sconfor- tante è la verità della pittura delserventìsmo ,

depravatissimo de'costumiitaliani,delquale seungiorno avverrà,comepare,chel'Italia Jsipurghi, abbattendolodalleradici,gioverà

forse ai nepotiilcercarne la storiaperentro a quei versi.

Ma

ilsarcasmochelicondisceed avviva,benchéleggiadro,allafineprodurreb- besazietà in lavoronon breve,seilpoetanon avesseavutol'accorgimento di variareedin- terromperela narrazioneconepisodi tratti dalle

Digiiizcd t>yGoogle

(19)

sulla vita

bc. i5 vìscere delsoggetto ead esso felicemente con- nessi,come sonoi[lattidipace traCupido ed Imeneo,l'originedell'uso dellapolverediCi- pri,l'origine poetica della ineguaglianza socia»

le, risultantedalladivisione degliuominiin plebei, ed in nobili,iprimicondannatialbi- sognoed all'industria,isecondi serbati all'ozio edalgodimento;nelquale episodiolaperso- nificazionedelpiaceree ladescrizione degli effetti vitali,ellelasuacomparsa producesul-, laterra, èstupendacosa.Lanovella sul!' in- venzionedel tric-trac ,ì& invenzione delcanapè ed altri'ornamentisonopurevaghissimi esom- mamentepoetici;masopra tuttomaravigliost sonoiduequadri,doveilpari ninedipinge la notte antica deiduri edalpestriavi, e la notte moderna sacraalsuosignore,

O

l'A.desuma comparazionida' costumi asiaticiedamericani, olederivi da'poemiomerici, odaalcuna fa- mosatragedia de' greci,oda'costumiroman- ticidegli epici italiani,ilfasempre contanta grazia e freschezza,chelestessesituazionia cuialludericevonoun nuovoaspetto,e per.

cuotonolaimaginazioneinmodoinaspettato anche dacoloro,chepurricordano que' costu- miequeilibri.

Sivalepoi della favola ad accrescere la ironia,perchè, paragonandolapersonaele

(20)

16

NOTIZIE

usanzedelsuoridevoleeroe alle divinità e alle cerimoniemitologiche, lo sollevaadunagran- dezzavuota,comequellachenonsìappoggia nèallaopinionedegliuomini nealla realtàdel- lecose.

Ma

doveilParini poseancoraassaissimo studio e riuscìadessereinsigne, funellostile enell'artifiziodelverso.

E

quantoa ciòche costituisceilcaratterefondamentaledello stile, crediamodipoter affermare,che pochiscrit- toriabbianomegliodiluiseguitoilgrande principiodeldecoro.Lacontinua eleganza e forbitezza de'modi,ese vuoisianchelaricer- catezzarispondemirabilmentealla leziositàdel- lecoserappresentate,comelasdegnosabrevità in altriluoghi,e lo scoppioimprovvisodi pen- sierifortiedinaspettatinel soggetto palesano adevidenzailfierocarattere di questo ironico precettoredellamoda.Cheseunataleim- prontadellostilederivò in Inidaun ingegno chemeditòilsoggetto,nonòperquesto ch'egliabbia trascurato gli altrispedientiri- chiesti da' retori.Desumendotalora vocieco- struttidallalingualatina,adoprandoparale sempreproprieedelette,collocandoleconop- portunagiacitura,eusandotalialtre artimi- nute* e fine,dellequaliè più facileilsentire l'effettodall'aggregamentode' suo! versi,die

DigilizcdbyGoOgfe

(21)

SULLA VITA

ec. t-j

il eliffìnìrcin che consistano, procacciò allasua

dizioneun nerbo,unadignità,unamagnifi- cenzaed unaseveritànonconosciuteprima dilui.

I poeti nostri,massimelacaterva deifru- gom'unì,dacui fugrantempo contaminatala letteratura,peccavanone'loro versiperl'affet- tazione diunamonotonasonorità,e diun con- tinuorimbombo.L'A.,che aveva lungamente considerato gli artifizi del verseggi ameato,sen- tì,chelapiù fragorosaarmonianonèsempre la piùvera.Per meglioservire allaimitazione poeticaeallavarietà,ridendosidelgiudìzio delvolgo,ilqualereputa fatto a stentoogni versochenontuoni,ardìspargerneperentro alsuopoemaalcuniapparentementenegletti ,

imitandoiuciò l'accorgimentodeilatini,i quali e più specie dicesureusavano,efrappo- nevanoallascorrevolefacilitàdell'esametro dattilicoilgravespondaico.Questafelicein- novazionefecedeserta inbrevetempola scuola rumorosadelFrugoni,edegli altridue pessimi ECCELLERTI.

Fuscritto,essereconfessionedell*A.r eh' eidesumesse qualchenonnadelsuoverscg- giaredalFemia,drammasatiricodiPier-Ja- copoMartelli;nelche ravvisiamopiù lamode- stia delpoeta milanese,cheilvero.E„se-que-

(22)

i8

NOTIZIE

stononcivenisse attcstatodal cliiar.biografo dell'A.l'av.Reina,noisaremmotentati diap- paiaretaleopinionecoll'altradiquelcritico, ilquale pretese,cheilParioiderivasseilpri-

mo

concetto el'ideamadredelsuo poemada unraroedoscuro libro (1),iocuiviene ritrat- toilletterato dimoda.

Nella lettura delGiorno unafonte dipia- cere sorge dal leggiadro contrasto tra laosten- tata solennità dei discorso,e laridevolemilen- saggine de'costumidipìnti,ilchedaunatinta eroicomicaalpoema,laqualeinvitaalsorriso anchelelabbra de' più austeri

.

A

nondissimulareperòqualchedifetto, di cuiniuna operadìpenna può andare immu- ne,gioveràl'avvertire,chetalorav'appare troppovisibilmenteillungorodere dellalima, equalcherara volta,cosa stranissimaitiuomo tanto sollecito dello stile!senesenteildifetto .

Eccone un esempio:

« Di tant'altc doti

Tu nonorni così lo spirto eimembri Perchèinmezzoa latua nobil carriera

(i)nMoreseruditorunt:Opusc.quaeinhoc libro continentur. I.Epistolaepoetaead(uni- cum,II.Epistolade UìnereinUtopiam.III.

FragmentaZopiri.IV.DialogusinterBui-

mannum

etChristium.V.Prodiciade verain- clarescendivia, Epistola»,

(23)

SOLLA VITA

ite. ig Sospender debbi'lcorso,e fa orauscendo Dicotesto a ragion detto BelMondo, In traiseveri di famiglia padri Relegatotigiaci,aun nodoavvinto Digiorno in giorno più penoso; e fatto Stallone ignobildelarazzaumana».(i) Nella satiradeeprevalere la indignazione, eprevale nelpoemadell'A.Noaèdunquea cercarsi l'affetto;nondimenoilParini toccòuna voltaanchelacorda patetica, e vi riuscì,ene sforzaquasi alagnmaresuicasicompassione- voli diquelpoverofamigliareche dopovent'an- ni di fedelissima servitù viene licenziato,perse- guitato e ridotto colla sua fainigliuola allamen- dicità,soloper aver leggermentebattuto Ja

« Verginecuccia delle Graziealunna,» che pureIoavevamorso

,

Ilmeritosommodel JS. P.chiamòasè1"at- tenzioneanchede* critici stranieri.Gmguené e Sismondi neparlaronoconlode.E sirHobhou.se nescrisseunarticoloassaigiudizioso (ìj. Ci

fi)IlMutino.

(1)Historicaliliastra tiotisofthefourth cantoofChilde-Haroldecc....andan.Essay onitalianliteratureby John Hobhouse,esq.

Saggiodella letteratura d' Italia,cheserve di contento alIVcantodel Childe-Harolddilord Byron.Artic.Parini

.

The poetconditele his fiero to the publie

(24)

ao

NOTIZIE

piace di riferirqui un'osservazione,cheegli fa inproposito dellafeliceopportunità,concui l'A.imitavaiclassiciesopratuttiVirgilio.»II poeta, dice egli,guidailsuo eroe ai pubblici passeggi;eprescegliel'imbrunir della notte:

l'eroeabbandonalasua signora nellapropria carrozza, escorrendopermezzoallafollava a saliredinascosto nella" carrozza d'altra signora, chefupure abbandonatadalsuoservente*

Unatalscenarichiedeun pennelloassai dilicato pernoncadere inimmaginiindecenti;mailPa- rininonusòminorarte inquestasuacarrozza e in questa notte, di quellochefacesse Virgilio nell'antro e nellatempestasi fatale alla felicità

walks,theUrnechosenisthe night-fall:helea- ves his mistressaloneinher carriage,andslip- ping throughthecrowd,steals quietliytato the carriage of another lady, who hasalsobèen abandonedbyherCavalier.Such ascene re- quìredsome delicacytopourtray.

A

looseor a carelesspoetwould hardlysteerclearofin- decent images:butPariniisnotlessadroit withhiscarriageandis night,thanìsVirgil ivith thecaveandthestorm,thatweresofa- tal to thehappmess ofDìdo. Heinvokesthegod- dessof Darkneess witkhisusuaiirony,and praysher lo arresi her progress,thathe

may

contemplateat leisure'the exploitsofischosch hero

.

«

_ Ma

laNottesegue,ecc.

(25)

SULLA VITA

ec. ai diDMone.Coli' usata Ironia egli invoca1»dea delleteoebre,perchè sospendailsuo corso, af- finchè egli possacontemplarea suo bell'agioì fattiegregi dell' eroe ch'eglihasceltoacan- tare»:

»

Ma

laNotte segue

Sueleggi inviolabili,e declina

^Contacifombrasopraì'eraispero,ec.

...»e amedimano

Toltoilpennello,ilmioSignore avvol»e Per entro al tenebrosoumidovelo.»

°

Néiforestieristetterocontentiall'enco- miarequestopoema,

ma

U recarononellelin- gueloro,sebbene conavversa fortuna

.

Coloro che sono vaghidi paralleli,parago- narono U Giornodel Parini alleGeorgichedi

"Virgilio.

E

veramentenella squisita finitezza e nelgusto questiduelavorisirassomigliano.

Entrambivestirono di nobilissimi versiuna umi- lemateria,dallaqualeuscironoentrambi ad oraadoraper mostrare che avevanovigorepoe- ticoda più alte cose, e se nell'incantodell' ar- moniailcantor diMilano nonpotè affatto rag- giugnerequello diMantova,losuperò nelTim- portaredell'istruzionee nella moralità dello scopo.

Laslessa forza e sobrietà nello stilc.lo stes- so artifizio nel verso, la stessa nobiltà de' sensi,

(26)

23

NOTIZIE

edanche maggiorediquellache abbiamolodata negli sciolti,ebbel'A.nelle odi.

Abbandonò interamenteleormede'lirìci italianisuoipredecessori,richiamando questo genere di poesìa alla sua vera natura,e alano veroufficio,dacuisembranoquelliaverlain parte sviata.

Nella scelta degliargomenti ebbe sempre dimiralamoralee la politica, e trovòilbello colà,dove primadi luinonfuvedutodagli al- tripoeti italiani.Inalcune odi pare,chevinca se stessoperabbondanzaedoriginalitàdipen- siero,

ma

che poi siaminoredi sè nelmecca- nismodello stile,peccandotalorad'inversioni sforzate e di oscurità.Sìproposeforseunmo- dellodiverso lirico,cuigiugnevaagrande stento enon sempre. Aspirandoallasostenu- tezza, offendeillettoreconcertascabrosità, che venneclassicamentechiamata daunDel- l'ingegnoilruvidettoramano.Fors'anchel'A.

miravaa fuggire quella scorrevolezza nei versi, laquale,non soffermandoillettore,nongli concedequasi di considerare la sentenzacherac- chiudono.Peròaltrisarebbetentatodi rivol- gere a lui stesso la suadomandaall'Alfieri:

kPerchè dell'estro aigenerosi passi Fanceppoicarmi ?Edoveilpensiertuona

,

Nonrisponde la voce amica e franca? »

Diaiizcd byCut)

(27)

SULLA VITA

ne. a3

E

cosa osservabile,chelemigliorifrale odi dell'A.furono lecomposteinvecchiaia, co-

me

laCaduta, UPericolo,ilMessaggio,quel- la inmortedelmaestroSacchini, e sopra lutte labellissima e moralissima a Silvia sul vestire alla ghigliottina.

Cosi coglianni cresceva l'igneo vigore dì quell'ingegno,ilquale, pari al cigno della fa- vola,confortava le oreestremedella vita,mo- dulandoipiù arguti suoi cauti.

Ancbefra'pochisonetticheabbiamodì lui,avveuc alcuno felicissimo;

ma

arieccitare io Italiaildesiderio dìquestasortadipoesia converrebbeastenerseneper duesecoli,tanto ne siamo ingombrati!

Ciha purlasciatouninterovolumedi ri-

me

piacevoli, pastorali, campestri,pescatone, drammaticheemilanesi. In taluna di queste ab- bondaproprietà e schiettezza di lingua e di sti- le, e vivacità ebrio di pensieri,

ma

dìessepuò dirsigiustamente:Sunt bona,suntmala quae- dam,suntetmediocrìa plura:sentenzache l'erudito editore di tutte leoperePariniane di- menticòfatalmente di applicare alla sua colle- zioneprimadipubblicarla.

(28)
(29)

a5

PREFAZIONE DELL'EDITORE MILANESE

• Principale

scopo diquesta edizione è statoquello di porre frale

mani

dei gio- vani, studiosi dell1

amena

letteratura, quanto dì meglio

&

uscito dalla

penna

dei nostro

Par

ini; e nel

farne

iltrasce- glimento,noi abhgajtoo aderito ai suf- fragi di motte dotte persone, e versa- tissime specialmente nelle poetiche di- scipline*.

E

primieramentesisono conserva- titutti iPoemetti, che

compongono

il Giorno, gli ultimi due de'quali sono cosi eccellentitcheci

fanno

vivamente de- siderare,cheessiancora pervenutici fossero interi.

Quanto

però alle Odi, noi

avremmo

voluto

farne

una scelta la più rigorosa;

ma

molti ostacoli insorsero centra questo nostro divisamente Talu-

na

di quelle, che sembravano doversi

(30)

-i6

PREFAZIONE

pmmettere,era slimabileperV invenzio- nejtalè altraperl'artificiodellostile; questaperun pregio, e quella per

un

altro.

Laonde

noicisiamo indotti a pub- blicarletutte ,trattonetresole;cioh;Il Piacere elaVirtù;PiramoeTisbejeAl- ceste; lequalifurono dallostessoAuto- rerifiutate,sebbene avessero già vedu- talaluceconlestampe.

Una

non dub- bia prova di talerifiuto sivede in

un

esemplare delle

Odi

,impresse in Mila- no nel 1791,ilquale è posseduto dal- l'Editore del presente volumetto, ed in cuidipropria

mano

delPoeta sonoes- se cancellate; eleultimedue sono anzi, per un più manifesto indizio.dìdisap- provazione,segnatenel-principiocon

una

croce.Tutt'e trevennero poi anche rigettatedallaRaccolta delle Opere Pa- riniane,fatta dalsìg.Avvocato Fran- cescoReina. JSè dee tacersi, vhe quella ancora coltitolo

La

Primavera,

da

noi posta traleCanzonette col Brindisi ecoti

Le

Nozze, vedesi cassata nell'anzidetto esemplare.

Noi

peròabbiamo creduto bene di ritenerla.Se per avventura

a

Parininon

andava

del tuttoa genio quelcomponimento, pressochéstesoim- provvisamente percompiaceread una por-

(31)

PREFAZIONE

37 sona,chelodesiderò damettereinmusi' cajesso

non

ètuttavia tale,che

non

insegni ai giovani)

come

anche untrito argomento trattaresipossacon elegan-

za

econ nobiltà distile.

Maggiori

ostacolici sipresentaro-

no

nella sceltarfe'Sonetti.

Non

manca- rono persone,lequaliavrebbero bra-

mato

che là

maggior

parte diessiaves- seluogo in questa edizione}

ed

altre, chetuttine gii avrebberoesclusi.

Noi

peròcisiamo limitati soltanto

a

que'po- chi,iquali sonoper sèstessi siprege- voli,che bencidimostrano,quantoil nostroPoetafosse valente anche in que- stodifficilissimogeneredi poesia

.

Quando

dellePoesie

Par

inianesi trovarono alcune stampe, fatte sotto gli occhi dell'autore, noicisiamoa quelle particolarmente attenuti} eccetto la por- zione,c/i'èpassataa

formare

parte del Vespro,per la quale abbiamo avutori- corso al testo delsig.

Heina

.

Affinchèpoi la nostra Raccolta fos- se

comoda

edipoca spesa,sisono tra- lasciateleVarie Lezioni.

Ma non

abbia-

mo

valuto

ad

un tempo defraudarei nostri Leggitori di alcuna cosa, che bel- la fosse

ed

importante^ e perciò abbia-

(32)

a8

PREFAZIONE mo

aggiunti ai loro luoghi gli squarci, che

non

sitrovano nel Mattino,pubbli- cato in

Milano

nelij63, ne in tuttele altreedizioni, anteriori

a

quelladel prefatosig.Reina.

Nell'usodella Ortografiasièposta la

massima

diligenza,acciocchériuscis- se,per quanto è possibile, esatta

ed

uni-

forme}

nhsiè

abbandonata una

tale uniformità, se

non quando

nellalet- tura poteva nascere qualche equivocò.

E

qui giova avvertire,chel'Autore età solitodi staccare la preposizione dal- l'articolotallorché questo faceva, suono

da

se;

ma univa?

uno all'altra, ogni qualvolta

ambedue non

prò ducevano che

una

sillaba,o sia

un

suono solo. Quin- di egli

amava

di scrivere sulo,èsull'ide lo,edell':ecosinelle altre preposizio- ni articolate. Cotale suo

modo

è usato net ricordato esemplare delle Odi, stam- pate nel1791;nelqualesi

vedono

anzi quaelàleopportune correzioni di

ma- no

di Parini

.

Siccome la interpunzione è

una

del- lepià rilevanti parti della ortografia, e siccome

non ha

ancora regole certe;così

abbiamo

con

somma

diligenza procura- to,ch'essa servissemassimamente

a

ren-

(33)

PREFAZIONE

39 der chiaroilsenso delle cose.

Siamo

perciò proceduti dietro l'esempio di Ro- bertson (*),ilquale ove unAggettivo ha qualche parola,

da

sedipendente ,

vuole che esso

venga

distaccatoper mez- zo di

una

virgola dalresto della/rase .

A

questo

medesimo

fine,

ad

oggetto cioè diagevolare ai giovanil'intelli-

genza

(taloranon troppo facile ) e la rettapronunciazioncde'versiPariniani,

abbiamo

avuto la cautela di distinguere:

i.°

Con

l'accento circonflessoiVer- bi,quando questi per avventura potreb- bero facilmente confondersi coi

Nomi.

Per

esempio:

.

...

^

...

alo cuiorlointorno Sèrpe doratastriscia.

a.°

Con

l'accentoacutoiPerfetti tronchi,perchè

vengono

subito distinti dagl'Infiniti.

Per

esempio:

acui nel seno

Troppo

languirl'ebetifibre.

3.°

Con

un accento grave alcune vocio perchè

una

vocalesiproferisca aperta,anziché chiusa;

od una

parola sipronunzii lunga, piuttostoclib breve}

(*) Essaisur laPonctnation.V.Biblioth.

Britannique,toni.3i,3a, an.18oG.

3*

(34)

3o

PREFAZIONE

o

non

si

prenda

equivoco tra

un

vocà- bolo el'altro,siccome potrebbeaccade- re tra Nèi, plurare di Neo, e Nei, prepo- sizione articolata

.

4-°Coidue punti,

quando

lavoca*

le,per la necessaria quantità dellesil- labe, vuolesserc distaccata dalla seguen- te,come: Prezioso, Impaziente,

ed

Aere, ove siaditresillabe.Nell'edizioni ori- ginalidel Mattiuo e del Mezzogiorno, fatte nel1763 e nel 1765,taliparole sono per lopiìt scrittePrezi-oso Impazi- ente,ec. :metodo, che

fu

pressochéab- bandonato dai moderni,iquali

amano

meglio disegnare ladieresicoiduepunti.

A

qualunquesembrerannosover- chiequeste minutezze, ofors'anchedan- nose,siccome quelle che,spianandole difficoltà di

un

testo,possono nel tem-

po medesimo

di leggieriaccostumarei giovanetti

a non

far uso poi della ne- cessaria attenzionenella lettura degli altrilibri,perchèpossano

da

sè stessi avvezzarsi

ad

intenderneilsenso,

ed

a ben pronunciareleparole nel verso .

A

questaobbiezione noi

non

altrorir sponderemo, senon che giova

somma-

mente iniziare per

tempó

igiovanettia leggere rettamente} chel'etàloroèl'età

(35)

PREFAZIONE

3i della impazienza;cheessiperciò soglio-

no

scorrereoltre,ogni qua/ volta nella letturasiabbattonoinqualche oscuro passo;eche

quando

con qualche sussidio

hanno

imparato a legger bene un libro, ne leggono poi cento senza bisogno di sussidioalcuno

.

Noi

saremo fors'anche accusati di affettazione, perchè

abbiamo

scrittotal- volta la copulativaetalla

foggia

dei Latini.

Ma

in ciò ancora noinonci sia*

mo

allontanati dall'uso dell'autore,il quale era disìdelicatoorecchio,che schivavascrupolosamente ogn* incontro di lettere, che potessero produrre la me*

noma

asprezza.Questaèforse la ragio- ne,per la qualesileggeappuntoet ira*

vece di ed in diversi luoghi della edi- zione del Mattino del 1^63 e di quella del Mezzogiorno deli^6^,edaltresìnella strofe^'dell'Ode

A

Silvia.Allorchépoi uscì alla luce l'Ode AllaMusa,

un

ami- co fece al nostro Poeta osservare,che nel primo verso leggevasi mercadante in vece di mercatante control'usodelVo- cabolario della Crusca,ilquale

manca-

va

alloradell'esempiodelCavalca, re- cato poscia dal Cesari nella sua edizio- ne del Vocabolario medesimo. Egli ne

(36)

3a

PREFAZIONE

giustificòla lezione col rispondere di avere con essa evitatoilvizioso avvici-

namento

di troppitnel principio del

medesimo

verso.

Grandissima finalmente è stata la nostra attenzione,perche questa

Rac-

coltariescissecorretta quant'altra mai.

Chesea

malgrado

di ciòiLeggitorisi abbattessero pure in qualche errore, noi lipreghiamo a por mente alla

somma

difficoltà,per

non

dire impossibilità, di pubblicare

un

libro,ilquale sia pri-

vo

di ogni

menda,

siccomene

fanno

fede

anchelepiù celebrate edizioni.

(37)

IL

(38)

igifeed byGoogle

(39)

ALLA MODA

Lungi

da queste carteicisposiocchi, giàda un secolorintuzzati;lungiifluidi nasideimalinconici vegliardi.

Qui non

sitrattadigraviministerinellapatria esercitati}nondisevereleggi,non di an- noiatiledomesticaeconomia, miseroap- pannaggiodellacanutaetà,

A

te,vezzo- sissimaDea, che consìdolciredine oggi temperi e governilanostrabrillantegio- ventù,a te solaquesto piccolo Librettosi dedica esiconsagra.Chi è chete,qual

sommo Nume,

oggimainonriveriscaed onori,poiché insi'brevetempose'giuntai adebellarlaghiacciataRagione,ilpedan- te

Buon

Senso, el'Ordine seccaggiaoso, tuoicapitalinemici;ed haiscioltodagli antichissimilacciquesto secolo avventura- to?Piacciatiadunquediaccoglieresotto allatuaprotezione,chèforsenon n'èin-

(40)

36

ALLA MODA

degno, questo piccolo Poemetto.

Tu

ilre- ca suipacifici altari,ovelegentili

Dame

egliamabiliGarzoni significanoa sème- desimilemattutine ore.Di questo solo eglièvago; e di questosoloandrà super- boecontento.Peressertipiù caro,egli ha scossoilgiogo dellaservilerima, ese ne va liberoin versi sciolti,sapendo che tudiquesti specialmente ora godi,eti compiaci. Esso nonaspiraall'immortalila,

come

altrilibritroppo lusingati da' loro autori, chetu,repentinamente sopravve- nendo, haiseppelliti nell'oblio.Siccome eglièpertènatoe consagratoatesola, cosifiepagodiviverequel solo

momento

che tutimostri sotto

tm

medesimo aspet- to,epensiacangiarlie risorgere in più grazioseforme. Se atepiaceràdiriguar- dare conplacid'occhio questo Mattino

,

forse glisuccederàilMezzogiornoe laSe- ra;eilloroAutoresìstudieràdicompor- li,ed ornarliin

modo

che,non

men

di questo,abbianoadesserli cari.

HgMudD«Google

(41)

IL MATTINO

CiovinSignore, o a te scenda per lungo Dimagnanimilombi onlineilsangue Purissimo, celeste; o in te del saligne Emendinoildifettoicompri onori, Eleadunate in terra o inmarricchezze Dalgenitor frugale in pochi lustri, Meprecettor d'amabil rito ascolta. Comeingannar questi noiosi e lenti

Giorni di vita, cuisilungo tedio Efastidio insoffribileaccompagna,.

Oriot'insegnerò.Quali alMattino ,

Quai dopoilMezzodì, quali la Sera Esserdebbantuecureapprenderai

,

Se inmezzoa gli ozituoioziotiresta Purditender gli orecchi a'versimici Giàl'are,aYenersacree al giocatore Mercurio,ne le Gallie e inAlbione Devotamentehai visitate; e porti Purancoisegni deltuo zelo impressi: Oraètempodiposa.InvanoMarte

A

sèt'invita;chebenfolleè quegli Chea rischio de la vita onorsimerco;

Etu naturalmenteilsangueabboni.

Neimestide laDeaPalladc studi

(42)

38 IL

MATTINO

Tisonmenoodiosi: avversoadessi Ti ferori troppoiqueruli ricinti

,

Ovel'artimigliori e le scienze, Cangiate in mostri e invaneorride larve

,

Fanlecapaci volteecheggiarsempre Di giovanili strida.Or primamente Odi,qualiilMattinoa te soavi Cure debbaguidar con facilmano

.

SorgeilMattino incompagniadell'Alba Innanzi al Sol, che dì poi grande appare Sull'estremo orizzonte a render lieti Gli animali e le piante eicampie l'onde.

Allorailbuonvillansorge dal caro Letto,cui la fcdcl sposa eiminori Suoi figlioletti intiepidir la notte; Poi sul collo recandoisacriarnesi Che primaritrovar Cerere e Pale ,

Va,colbue lento innanzi, alcampo,escuolu Lungoilpìcciol sentier da' curvi rami Ilrugiadosoumorche, quasigemma, I nascentidel Sol raggirifrange

.

Allora sorgoilfabbro, e la sonante Officinariapre,c all'opre torna

,

L'altro dinonperfette;o se dichiave Arduae ferrati ingegniall'inquieto Bieco l'arche assecura,o sed'argento

E

d'oroincider vuol gioielli e vasi Perornamentoanuovespose o amense,

Ma

che ?Tuinorridisci,e mostri in eapo, Qualistricepungente,irtiicapegli

(43)

IL

MATTINO

Al suon dimieparole? Ali!nonèquesto ,

Signore,iltuo mattin.Tucolcadente Solnonsedestiaparcamensa;e,allume Dell'incertocrepuscolo,nongisti Ieria corcarti inmaleagiatepiume

,

Come dannatoèa far l'umile vulgo .

A

voi, celeste prole,a voi,concilio DìSemidei terreni,altro concesse Giovebenigno;econ altr'arti e leggi Pernovocalleameconvicn guidarvi.

Tutra levegliee lecanore scene, Eilpatetico gioco,oltrepiù assai Producesti la notte; e stanco al fine, Inaureo cocchio,colfragor di calde Precipitose rote, eilcalpestio Divolanti corsier, lunge agitasti Ilqueto aere notturno,e letenèbre Confiaccolesuperbe intorno apristi;

SiccomeallorcheilSiculoterreno Dall'uno all'altromar rimbombarfeo Pluto col carro, a cui splende anoinnanzi Letede de le Furie anguicrinite

.

Cosi tornasti a lamagion;maquivi

A

novi studi ti attendea lamensa, Cuivicoprien pruriginosi cibi, EIicor lieti diFrancesi colli ,

O

d'Ispanio di Toschi,ol'Ongarese Bottiglia,a cui di verde edera Bacco Concedette corona, e disse: Siedi Delemensereina.Al fineilSonno

(44)

40 IL

MATTINO

Tisprimacciò lemorbidecoltrici Di propriamano,ove, te accolto,ilfido Servo calò le seriche cortine;

£

a te soavementeilumichiuse Il gallo, chelìsuole aprire altrui.

Dritto è perciò che a te gli stanchi sensi Nonsciolgada' papaveri tenaci Morfeoprima, che già granileilgiorno Tenti di penetrar fra gli spiragli Dele dorate imposte, e la parete Pingano a stento in alcun latoiraggi DelSol, ch'eccelso a te pende'sul capo.

Orqui principio le leggiadre cure Dennoaver del tuo Giorno;e quinci iodebbo Sciorreilmiolegno,e co' precetti miei Tead alte impreseammaestrarcantando .

Giàivalletti gentili udir lo squillo Delvicino metal,cuida lontano Scosse tuamancol propagatomoto; Eaccorscr pronti a spalancargliopposti Schermia la luce;e rigidi osserval o Checon tuapena nonosasseFebo Entrar diretto assaettarti»lumi.

Ergiti or tu alcun poco; e sitiappoggia

A

gli origlieri,iquai lenti gradando, All'omerotifan molle sostegno.

Poi coli' indice destro, lieve lieve Sopra gli occhi scorrendo, indi dilegua Quélche i-iman de laCimmerianebbia; Ede'labbriformando unpicciol arco,

(45)

IL

MATTINO

Dolce a vedersi,tacitosbadiglia .

Oh!se teinalgentileattomirasse Ildurocapitan, qua] or tra l'armi, Sgangherandolelabbra, innalzaungrido Lacerator dibencostrutti orecchi, Ondea le squadre vari motiimpone;

Se te mirasse alìor, certo vergogna Avrjadi sé,più cheMinervailgiorno Che,diflautosonando,alfonte scòrse Ilturpe aspetto de le guance enfiate.

Magiàilbenpettinato entrar dinovo Tuodamigello ì'veggo. Egli a te chiede, Qualeoggipiù de lebevandeusate Sorbii-tipiaccia in preziosa tazza.

Indichemercison tazze ebevande:

Scegliqual più desìi. S'oggitigiova Porger dolci a Io stomaco fomenti

,

Siche con leggeilnaturai calore

V

arda temprato, e al digerirtivaglia ,

Scegli'1bruncioccolatte,ondetributo TidàilGuatimalcse cilCaribco, Ch'hadi barbarepenneavvoltoilcrine.

Ma

senoiosaipocondria t'opprime

0

troppo intorno a le vezzosemembra Adipecresce,de' tuoilabbri onora Lanettareabevanda,ove abbronzato Fumaetardeillegume,a ted'Alcppo Giuntoc daMoca(i), che, dimille navi

(46)

4* IL

MATTINO

Popolatamai sempre,insuperbisce .

Certo fu d' uopo che dal prisco seggio Uscisseunlegno, e con ardite vele, Frastraniere procelle e novi mostri, E temee rischi edinumanefami, Superasseiconfin, per lunga etade Inviolati ancora;ebenfu dritto

,

Se Cortes e Pizzarroamanosangue Nonistimàr quel eh' oltre l'Oceano Scorrea leumane membra: onde,tonando Efulminando, al fin spietatamente Balzaron giù da'loro aviti troni EeMessicani e generosi Incassi;

Poichenuovecosìvenner delizie,

0

gemmadegli eroi,altuo palato .

Cessi'1cieloperò che in quelmomento Chela sceltabevandaa sorbir prendi ,

Servo indiscreto a te improvviso annunzi ]1villano sartor che,non benpago D' aver teco divisoiricchidrappi, Ososiaancorcon polizza infinita (i)Atechieder mercede.Ahimè,che fatto

(i)Fastidirti lamente;o di lugubri Panniravvolto il garrulo forense, Cuide'paterni tuoicampìe tesori IIperiglio s'affida\o il tuo castaido Chegià con l'alba a la città discese, Bianco di gelo mattutin la chioma.

Così zoticapompaituoimaggiori

(47)

IL

MATTINO

43 Quelsalutar licoreagro e indigesto Tralevisceretue,teallor farebbe, Eincasa e fuori e nel teatro e al corso, Ruttarplebeamenteilgiorno intero!

Ma

nonattenda già ch'altri lo annunzi, Gradito ognor,benchéimprovviso,ildolce Mastro,cheipiedi tuoi,comea luipare ,

Guidaecorregge,Egli all'entraraifermi Ritto sul limitare; indi,elevando Ambelespalle,qual testudoilcollo Contragga alquanto; e adunmedesmo tempo Inchini'1mento,e con1'estrema falda Del piumatocappelloillabbro tocchi

.

Non menodi costui facile al letto DelmioSignort'accosta,o tu,che addestri A modularcon la flessibil voce Teneri canti; e tu,che mostri altrui

Al dì nascente li t'edean dintorno.

Ma

tu,granprole,incui si feo,scendendo,

E

più mobile il senso e più gentile, Ahisulprimotornar de'lied spirti All'ufficiodiurno,ah!nonferirli D' imaginisisconce.Or comeidetti Dicostar soffrirai barbari e rudi; Comeilpenoso articolardi foci Smarrite, titubanti al tuo cospetto;

E

traColliquoprofondard' inchini ,

Delcalzar polveroso in su i tappeti Leimpresseormeindecenti?

(48)

44 IL

MATTINO

Comevibrarcon maestre voi arco Sol cavo legno armoniose fila.

Nòla squisita a terminar corona Dintorno al letto tuomanchi,o Signore, Il precettar del tenero idioma

,

Cheda la Senna, de le Graziemadre.

Orora a sparger di celeste ambrosia Venneall'Italia nauseatailabbri.

All'apparir di lui l'Itale voci Tronchecedanoilcampoallor tiranno;

Ea la nova ineffabilearmonia De'soprumaniaccenti,odiotinasca Più grande in 6en contro a leimpurelabbra Ch'osan macchiarsi ancor di quelsermone Ondein Val chi usa fu lodata e pianta Già la bella Francese; (1) etondeicampi All'orecchiodeiItecantati furo

»Lungoilfonte gentilde le bell'acque: (a) Misere labbra, che temprarnonsanno Conle galliche grazieilsermonnostro;

Sichemcnaspro a'dilicati spirti, E menbarbaro suon fieda gli orecchi!

Ortequesta, o Signor, leggiadra schiera Trattenga alnovogiorno;e ditue voglie, Irresoluteancora,or l'uno,or l'altro Conpiacevoli dettiilvano occupi, Mentretu chiedi lor,trailenti sorsi (i)MadonnaLaura.

(a)Alamanni,Coltivazione.

(49)

IL

MATTINO

45 Dell'ardentebevanda, aqualcantore Nelvicinvernosidarà lapalma Sopra le scene; e s'egli èilverche rieda L'astuta Frine,chebencento folli Milord!rimandònudi al Tamigi;

0seilbrillantedanzator Narcisso Torneràpuread agghiacciareipetti De' palpitanti italici mariti.

Poi che così gran pezzoa'primi albóri Del tuo mattiti teco scherzato fia, Nonsenz'aver licenziatoprima L' ipocritaPudore, e quella schifa, Cuileaccigliategelidematrone ChiamanModestia;al fine,oa lor talento

,

O

datecongedati, escan costoro.

Domansipotrà poscia,o forse l'altro Giorno,a*precetti lorporgere orecchio, Seme noch'oggia tecuredintorno Porrannoassedio.Avoi,divina schiatta, Viepiùche a noi mortali,ilcielconcesse Domabilemidollo entro al cerébro

,

SIche breve lavor basta a stamparvi Novelle idee.In oltre a voi fu dato Tal de' sensi e de'nervi e de gli spirti Motoe struttura,cheadun tempomille Penetrarpuò te e concepir vostr'aliua Cose diverse; enonperò turbarle,

O

confondergiammai,mascevreechi:)re Ne' loro alberghi ricovrarle inmente.

Ilvulgo intanto, a cuinondessiilvelo

(50)

46 IL

MATTINO

Aprir de' venerabili misteri, Fiepago assai,poiche vedrà sovente Iree tornar dal tuo palagioiprimi D'arte maestri;econ aperte fauci Stupefattoberrà le tue sentenze.

Ma

giàvegg' ioche le oziose lane Soffrirnonpuoi pililungamente,e invano Tel'ignavotepor lusinga emolce;

Peròche or te più gloriosi affanni Aspettanl'orea trapassar del giorno

.

Su dunque,o voi delprimoordine servi ,

Chedegli altisignor ministri al fianco Siete incontaminati; ordunquevoi Almiodivino Achille, almioRinaldo L'armi apprestate.Edeccoinunbaleno I tuoi vallettia'cenni tuoi star pronti .

Giàferveilgran lavoro. Altritiveste Laserica zimarra,ove disegno Diramasi cfainese; altri, seilchiede Più la stagione, a te lemembracopre Distese infino al pie tiepide pelli.

Questi al fianco ti adattailbianco lino ,

Chesciorinato poi cada, e difenda p Icalzonetti-,e quei, d'alto curvando IIcristallinorostro, in su lemani Ti versa acque odorate,eda lemani Illimpido bacin sotto le accoglie

.

Qualeilsapon, del redivivomuschio Olezzante all'intorno, e qualtiporge Ilmacinato di qucll'arbor frutto,

(51)

IL

MATTINO

47 CheaRodopefu giàvaga donzella;

E chiamain van, sottomutatespoglie ,

Demofoonteancor,Demofoonte(i).

L'ini di soavi essenze intrisa spugna, Ondetergereidenti,e l'altroappresta Adimbianchir le guance util licore

.

Assai peusasti a temedesmo:or volgi Letuecure per pocoad altro obbietto, Nonindegno di te. Sai, checompagna, Concui divider possaillungo peso Di quest'inerte vita,ilciel destina Al giovane Signore. Impallidisci?

No, nonparlo dinozze:antiquo e vieto Dottor sarci se cosi folle io dessi

A

te consiglio.DÌ tant'altc doti Tu nonorni così lo spirtoeimembri, Perchè inmezzoa la tua nobil carriera Sospender debbi'1corso;e fu orauscendo Dicotesto a ragion detto BelMando, In traiseveri difamigliapadri Relegatotigiaci, aun nodoavvinto, Digiorno ingiorno piti penoso; e fatto Stallone ignobil de la razzaumana.

D'altra parteilMarito, ahi quanto spiace, Elostomacomoveaidilìcati Delvostr'Orbe leggiadro abitatori, Qualordo'semplicetti avoli nostri Portar osa in ridicolo trionfo

fi)Filli, cangiata inMandorloV. là Favola.

(52)

4« IL

MATTINO

La rimbambita Fè,laPudicizia, Severinomi!Equalnonsuole a forza In que' melati seni eccitar bile

,

Quandoicalcoli vilidel castaido ,

Le vendemmie,iricolti,ipedagoghi Di que'sidolcisuoibambini,altrui Gongolandoricorda; enonvergogna Dimischiar cotai fole a peregrini Subbietti,anuovedel dirforme,a sciolti Davolgar Cren concetti,ondes'avviva Da'begli spirtiilvostroamabitGlobo!

Peradunquechia te nozze consiglia.

Ma

nonperò senzacompagnaandrai, Ohefiagiovanedama,ed altrui sposa; Poi chesìvuole inviolabil rito Del BelMondo, ondetuse'cittadino

.

Tempogià fu cheilpargolettoAmore Dato era in guardia al suo fratelloImene; Poi che lamadrelor temeicheilcieco, IncautoNumeperigliando gisse Misero e solo per oblique vie;

Eche bersaglio agl'indiscreti colpi Di senza guida e senza freno arciera, Troppo immaturoal fincorresseilseme Uinan,eh' è nato adominarlaterra. Perciò la prolemalsecura all'altra Incura dato avea,silordicendo:

»Ite, o figli, del par;tu,più possente,

»Ildardo scocca;e tu,più cauto,ilguida

»Acertameta. » Cosi ognorcompagna

(53)

IL

MATTINO

49 Iva la dolce coppia; c inunsol regno,

E

d'unnodo cornuti l'alme stringea. Allora fucheilSolmai sempreuniti Vedea unpastoreedunapastorella Starsi alprato,a la selva,al colle,alfonte; Elasuora di lui vedeali poi Unitiancor nel talamo beato ,

Ch'ambogli amiciNumia pienemani ,

Gareggiando, spargean di gigli c rose.

Ma

chenonpuotc anco in divino petto, Semais'accende, ambizi'on diregno?

Crebberl'aliadAmoreapoco a poco,

E

laforzacon esse;ed é la forza Unica e sola del regnar maestra .

Perciò a poc'aere prima; indi più ardito

A

viemaggior Sdossi;e fiero al fine Entrò nell'alto, eilgrande arco crollando

E

ilcapo,risonar feceaqaclmoto Ilduroacciai-,che la faretra a tergo Gliempie,e gridò: Soloregnar voglio

,

Disse, e vólto a lamadre:»Amore adunque, :>Ilpiù possente in fra gli Dei,ilprimo

»Di Citerca figliuol, ricever leggi;

»Edalminorgermanricever leggi;

» Vile alunno, anzi servo?OrdunqueAmore

»Nonoserà,fuorch'una unica volta,

»Ferireun'alma,comequesto schifo 11Da mevorrebbe ?E nonpotrògiammai

,

»Dapoi eh' io strinsiunlaccio,anco slegarlo ii

A

miotalento, e, qualovpanni,unaltro

(54)

5o IL

MATTINO

uStringerne ancora ?Elascerò pur ch'egli

»Di suoi unguenti impeci ameimiei dardi,

»Perchèmenvelenosi emencrudeli

»Scendanoaipetti?Orvia, perchènontogli

»A meda lemiemanquest'arco,equeste

»Armida lemiespalle,eignudo lasci ,

»Quasi rifiuto de gli Dei,Cupido? 11Ohilbel viver chefiaqualor tu solo

»Regni inmioloco!Ohilbel vederti, lasso!

»Studiartia torre da le languid'alme

«Lastanchezza c'1 fastidio, e spander gelo

«Di- focoin vece!Or,Genitrice, intendi:

>»Vaglio, c vo' regnar solo.Atuo piacere

»Tranoi partiVimpero; ond'io con teco

»Abbiaornaipace, e incompagnia d'Imene

«

Me

nontrovinmaipiù leumanegenti.a QuitacqueAmore;e minaccioso in atto, Parveall'IdaliaDeachieder risposta

.

Ella tenta placarlo; e pianti e preghi Sparge,mainvano;ondea'duoifiglivòlta, Conquesto dir pose al contender fine:

»Poi che nulla tra voi pace esser puotc,

»Si dividanoiregni.Eperchè l'uno

» Sìa dall'altrogermanoognor disgiunto,

»Sieno tra voi diversi e'ltempoe l'opra .

»Tu,che,di strali altero,a frennoncedi ,

»L'alme ferisci, e tuttoilgiornoimpera;

»Etu,che di fior placidi hai corona, iiLesalme accoppia, e coll'ardente face

»Regnalanotte u.Oradi qui,Signore,

(55)

IL

MATTINO

Venneilritogentilchea'freddisposi Letenebreconcede,ede le spose Lecastemembra;ea voi, beatagente Dipiù nobilemondo,ilcor diqueste ,

Eildominiodel dì,largodestina, Fova'ancoundipiù liberal confine Vostri dirittiayran,seAmorpiù forte Qualcheprovincia alsuogermanousurpa .

Cosìgiovasperar.Tuvolgi intanto A* miei versi l'orecchio; et odi or quale Curaalmattilitu debbiaver dilei

,

Che,spontanea o pregata, a te donossi Per tuaDamaquel di lieto,chea fida Carla,nonsenza testimoni, furo Avicendacommessiìpatti santi ,

Ele condizTondelcaro nodo'.

GiàlaDamagentil, de* cui be' lacci Godiavvintosembrar, le chiare luci Colnovogiorno aperse; esuoprimiero Pensier fudove teco abbia piuttosto

A

vegliar questa sera;econsultonne Contegnosa lo sposo,ilqualpur dianzi Fulamanoa baciarle in stanzaammesso.

Or dunqueètempocheilpiù fido servo Eilpiù accorto traituoimandialpalagio Di lei,chiedendo, se tranquilli sonni Doninolanotte; e se d-ìmagin liete LefuMorfeocortese.

È

ver che ieri Sera tu l'ammirasti in viso tinta Difreschissime rose, e più chemai

(56)

5a IL

MATTINO

Vivace e lieta uscio teco del «occhio;

Elavigiletuamanoper vezzo Ricusò sorridendo, allor che l'ampie Scale salì del maritale albergo.

Ma

ciònonbastiad acquetarti; emai Nonobliarsigiusti ufici.Ahi quanti Genimalvagi tra'lnotturno orrore Godonouscire,ed empier di perigli Laplacida quiete de' mortaliI Pc-tria, tolgaloilcielo,ilpicciolcane

Conlatrali improvvisiicarisogni Troncare a la tuaDama;ond'ella, scossa Dasubito capriccio,a rannicchiarsi Astretta fosse,disudor gelato Elafrontebagnandoeilguancialmolle.

Ancopotria colui, che sì de' tristi, Comede'lietisogni è genitore, Crearleinmentedidiverse idee, Inuncongiunte,orribilechimeraj Ondeagitata in ansioso affanno Gridar tentasse,enonperò potesse Aprire aigridi tra lefauciilvarco.

Sovente ancornela trascorsasera Laperduta tra'1giocoaureamoneta

,

Nonraenche al Cavalier, suole a laDama Lungavigiliacagionar; talora Nobile invidia de la bella amica

,

Vagheggiatada molti, e talor breve Gelosian'è cagione.Aquesto aggiungi Gl'importuni mariti,iquali inmente

(57)

IL

MATTINO

Ravvolgendosi ancor le viete usanze ,

Poi clic cesseroad altriilgiorno, quasi Abbiali fattogran cosa,imand'Imene Consuperstizionserbareidritti,

E

dell'ombrenotturne esser tiranni

,

Nonsenz'affannode le caste spose, Ch'indipreveggon tra poch'anniilfiore Delafrescabeltade a aè rapirsi

.

Or dunque ammaestratoa quali e quanti Miseri casi espor sogliai!notturno Orror leDame,tunonesserlento, Signore, a chieder de la tua novelle.

Mentrecheilfidomessaggiersiattende, MagnammoSignor, tunonstarai Ozioso pero. Nel dolcecampo Purinquestomomentoilbuoncultore Suda,e incallisce alvomerolamano.

Lieto cheisuoisudortifruttin poi Dorati cocchi e peregrinemente.

Oraper te l'industre artier sta fiso

A

loscarpello,all'asce,alsubbio,all'ago;

Edora a tuofavorcontende o veglia Il ministro diTemi.Ecco,tepure ,

Tela toilette attende: iviibeipregi Delanatura accrescerai con l'arte}

Ond'oggi,uscendo, del beante aspetto Beneficar potrai le genti,e grato Ricompensardisue faticheilmondo.(*)

(*)Ognicosa ègià pronta.All'un de' luti

(58)

54 Ih

MATTINO

Magià tre volte e quattroilmioSignore

Velocementeilgabinetto scorse Col crin disciolto e su gli omeri sparso

,

QualeaCumasolea l'orribilMaga ,

Quando,agitatadal possenteNume ,

Vaticinar s'udia. Cosi dal capo

Crepitar s'odon lefiammantibrage, Ovesi scalcia industriatoe vario Diferri arnesea moderardelfronte GVindocili capei.Stuolod'Amori Invisibilsulfoco agita i vanni

,

E

per entro vi soffia,alto.gonfiando Ambele gote.Altridi lor v'appressa Paurosoladestra,e prestamente Nerapisceunde'ferri.Altri,rapito.

Tenia com'arda,in sull'estrema cima Sospendendol dell'alale cauto attende Pur,se lapiumasicontragga afumé .

Altriunaltro ne scote, e de le ceneri Filigginoscilripulisce e terge.

Tali a levampedell'Etnèa fucina, Sorridente lamadre,ivaghiAmori Eranministri all' ingegnosoFabbro;

E

sottoaicolpidel martelJrattanto h'elmo soigca delFondatorLatino .

All'altro lato con lamanrosata Como,edi fiori inghirlandato il crine, Jbissiscopre,oved'idaljarredi Almotesor la tavoletta espone.

(59)

IL

MATTINO

55 Evaporar lasciò de gli oli sparsi Ilnocivofermento,e de le polvi ,

Cheroder gli potrien la molle cute ,

O

d'atroce emicrania a lui le tempia Trafiggeranco.Oregliavvolto in lino Candido,siede. Avanti a lui lo specchio

Ivi e nappi eleganti e di canori Cigni morbidepiume;iviraccolti Dilucide,odorateondevapori;

Ividì polvi,fuggitive al tatto, Color diversiadimitar d'Apollo L'auratobiondo,oilbiondo cenerino, Chede le sacreMusein su le spalle Cascaondeggiandotenero e gentile .

Chesea nobile eroe le fresche labbra Repentina spirar di rigì l'aura Offese alquanto,v' è stemprato il seme SelafreddacucurbitaJe semai Pallidetto ei si scorga,èpronto all'uopo

,

Arcanoa gli altri eroi,vago cinabro. iVèquandoaunsemideo spuntar sul fotta Pustula temeraria cosapurfosse, Multiformedi nei copia vimanca ,

Ond'ei l'asconda in sulmomento,ed esca Piùperigliosoa saettar co igaardi Lebelle inavvedute;a guerrier pari, Che,già poste le bendea la ferita, Piùglorioco ejuribondoinsieme, Sbaragliando le schiere,entra nelfólto.

(60)

56 IL

MATTINO

Alterosembra<liraccornel seno L'imagin diva; e stasai a gli occhi suoi Severo eaplorator de la tuamano,

O

dibel crin volubile architetto.

Mille dintorno a luivolano odori ,

Chea le variemantecheamarapire L' au retta dolce,intorno aivasiugnendo Lelcggerissim'aledi farfalla.

Tucinedi inprimaa lui, qual più gli aggrada Sparger sul crin;seilgelsomino, oilbiondo Fior d' arancio piuttosto, o la giunchiglia,

0

l'ambra, preziosa agli avi nostri.

Ma

se laSposa altrui,cara alSignore, Del talamo nunzialbìduole, e scosse Purordalungo pesoilmollelombo;

Ah!fuggi allor tutti gliodori,ah! fuggi;

Chèmicidial potrestiaunsolmomento Treviteinsidiar.Semplici siéno 1 tuoi balsami allor;nè oprarli ardisci Priache su lor deciso abbian le nari DelmioSignore e tuo.Ponmanoposcia Alpettin liscio,e coli' ottuso dente Lieve solcaicapegli;ìndiliturba Col pettine e scompiglia:ordin leggiadro Abbianoal finda la tuamenteindù stre .

Iobreve a te parlai;ma,nonpertanto ,

LungafiaV opra tua;nè al termiti giunta Primasarà,che da più strani eventi Turbisi e tronchi a la tua impresailfilo.

Fisailumi a lo speglio; e vedrai quivi

(61)

IL

MATTINO

57 NondìradoilSignormorderlelabbia Impaziente,ed arrossir nel viso

.

Sovente ancor, se artificiosameno Fia la tua destra, del convulso piede Udrai lo scalpitar breve e frequente, Nonsenzauntronco articolar di voce ,

Checondanni e minacci.Ancot'aspetta

"Veder talvoltailmìoSignor gentile Furiandoagitarsije destra emanca Porsi nel crine; e scompigliar con t'ttgna Lostudio dimolt'ore inun momento.

Chepiù ? Se per tuo maleundi vaghezza D' accordartiprendesse al suo sembiante L'edificio del capo, ed obliassi Di prender legge da colui che giunse PurierdiFrancia, ahi quale atroce folgore, Meschino,allortipenderia sul capo!

Cheiltuo Signor vedresti ergers' in piedi; Eversando per gli occhi ira e dispetto, Mille strazi imprecarti;escender fino Adusurpar le infami voci al vulgo, Per farti onta maggiore;e dibastone Iltergo minacciarti;e violento Rovesciare ogni cosa, al suol spargendo Rotti cristalli e calamistri e vasi, Epettineadun tempo.In cotal guisa

,

Se delTonanteall'arao de la Dea, Chericorro dal Niloilturpe Phallo (t), (0

(62)

.58 IL

MATTINO

Taurospezzavaìraddoppiati nodi, Elibero (uggia, vedeansì al suolo Vibrar tripodi, tazze,bende,scuri, Litui, coltelli; e d'orridi muggiti Commosso rimbombarle arcate volte;

Ed'ogni lato astanti e sacerdoti'- Pallidi all'urto e all'impeto involarsi Delferoceanimai,clicpriasìqueto Giàdi fior cinto, e sotto a lamansacra Umiliavale dorate corna.

Tu nonpertanto coraggioso e forte Soffri, etiserba a lo miglior fortuna.

Quasi foco di paglia èilfoco d'ira In nobil cor.TostoilSignor vedrai Mansuefatto a te chieder perdono, Esollevarti oltr'ogni altro mortale Conpreghi e scuse a niun altro concesse; Ondesccuro sacerdote allora L'immolerai, qual vittima, a Filauzio (f), Sommo Numede' grandi; e, pria d'ognallro, Larga otterrai del tuo lavor mercede.

Or,Signore,a te riedo.Ab!nonsia colpa Dinanzi a té,s'iotraviai col verso

,

Breve parlando adunmortai, cui degni Tudegliarcani tuoi.Saiche a sua voglia Questi ogni dì volge e governaicapi De'più felici spirti; e lematrone, Cheda'sublìmi cocchi alto disdegnano

(l)Amordi sb.

(63)

IL

MATTINO

5<) Volgereilguardo a la pedestre turba.

Nondisdegnalisovente entrarcon lui In festevoli motti, allor ch'esposti

A

lasuamansonoiridentiavori, Del bel collo, e del crin l'aureovolume. Perciò accogli,tiprego,iversi miei Tuttor benigno; et odi or,comepossi L'orea te rendei- graziose,mentre Dalpettin creatortuachiomaacquista Leggiadra,oalmcnnonpiùveduta,forma

.

Picciol libro elegante a te dinanzi Tragliarnesivedrai,che l'arteaduna Per disputare a la naturailvanto Del renderti sì caro a gli occhi altrui

.

Eitilusingherà forsecon liscia, Purpurea pelle,ondefornito avrallo

O

Mauritano conciatore o Siro;

Ed oro fregi dilicati,evago Mutabilecolor,cheilcolloimiti Delacolomba,v'avràpostointorno Squisito lega turBatavo o Franco. Oraillibrogentilcon lentamano Togli; e,nonsenza sbadigliareunpoco, Aprilo a caso,o pur là doveilparta Tra unapagina e l'altra indice nastro.

O

de la Francia Proteo multiforme, Voltaire,troppobiasmato e troppo a torlo Lodatoancor; che saiconnovimodi Imbandirne' tuoi scritti eterno cibo Aisemplici palati, ese'maestro

(64)

Di coloro clic mostrati<lisapere:

Tuappresta almioSignor leggiadri studi Conquella tua Fanciulla, a gli Angli infesta( i ), Cheilgrande Enrico tuo vince d'assai;

L'Enrico tuo,chenonperanco abbatte L'Italian Goffredo, ardito scoglio Contro a laSenna,d'ogni vanto altera. Tude la Francia onor, tn in mille scritti Celebrata,Ninon(a), novella Aspasia, Taide novella aifacilisapienti DelaGallicaAtene,ituoiprecetti Pur donaalmioSignore; e a luinonmeno Fasci lanobilmente,o tu (3), eh' a Italia, Poi che rapirleìtuoi l'oro e legemme

,

Invidiastiilfedo lotoancora ,

Ondemacchiato èilCertaldese (4), e l'altro, Per cuivasìfamosoilPazzoConte(5).

Questi,o Signore,ituoi studiatiautori Fieno,e mill'altri,cheguidalo inFrancia Anovellarcon le vezzose schiave I bendatiSultani,iHegi Persi, EleperegrinantiArabedamej

O

che,conpennaliberale, ai cani Ragiondonavo e aibarbari sedili,

(i)LaPueelled'Orléans. (a)Ninonde Lenclos.

(3)LaFvnlaine.

(4) Boccaccio. (5) Artista.

(65)

IL

MATTINO

6!

Eclierfestee conviti e liete scene Aipollied a le gru (i), d'amor maestre.

Ohpascoldegno d'anima sublime!

Ohchiara,ohnobilmente!Atebendritto

È

chesicurri riverenteilvulgo, Eglioracoliattenda.Orchi fiadunque Sì temerario, che in suo cortibeffi, Qualor,partendodaalbegli studi

,

Del tuo paese l'ignoranza accusi, Etenti aprir coltuo felice raggio Lagotica caligine,che annosa Siede su gli occhi a le misere genti ? Cosinon maitivenga estranea cura Questi a troncar sì preziosi istanti, Incui,non menode la docilchioma, Coltivied orniilpenetrante ingegna.

Nonpertantoavverràche tu sospenda Quindiapochimomentiicari studi, Echeadaltrotivolga.Atequest' ora Condurràilmerciaiuol,che in patria ortoma Pronto inventor di lusinghiere fole, Eliberaldi forestierinomi

A

merci,chenon maivarcareimonti Tua lui credi ogni detto:e chi vuoi eh' osi Unquamentire aduntuo pari in faccia?

Ei fia chevenda,sea te piace, ocamhi Mille fregi e gioielli, a cui lamoda

(0Si'accennanoromanzienovelle di Mario genere.

6

5;

(66)

IL

MATTINO

Di viver concedetteungiorno intero Tralefolte d'inezie, illustritasche.

Poi lieto se n'andràconlunamano Pesante di molt'oro; e in cor gioiendo.

Spregerà lebestemmieimprecatrici ,

Eilgittatolavoro, eivani passi Del calzolai- disertoe del drappiere}

Edirà lor:Bendegna pena avete ,

0

troppoancor religiosi aervi DelaNrcessitade,antiqua, è vero, Madreedonnadell'arti;ornondimeno Fatta cenciosa e vile.Al suo possente, Amabilvincitor v'era assai meglio, 0miseri,ubbidire. Il Lusso,ilLusso Oggi solpuote dal ferace corno Versar sull'arti,a lui vassalle, applausi, E noncontesi maipremj e dovizie

.

L'orafiaquesta ancor,chea teconduca Ildilicatominiator di Belle,. Cb'ède la corted'AmatuntaePafo Stipendiatoministro, atto a gli affari Sollecitardell'amorosaDea.

Impaziente or tu l'affretta e sprona ,

Perchè a te porgaildestatoavorio Chede leamateforme impresso ride;

O

cheilperinei cortese ivi dispieghi L'almesembianze del tuo viso, ond' abbia Tacito pasco, allor che tenonvede, Lapudica d'altrui sposa,a te cara;

0che dileimedesmaalvivo esprima

(67)

IL

MATTINO

L'imagi n vaga; o, setipiace, ancora D'altraGammafurtiva a te presenti Conpiù largo confili leamichemembra.

Ma

poiche al fine a le tue luci esposto Fiailritrattogentil, tucauto osserva, Sebeneilsimulato al ver risponda,

"Viepiù rigido assai, seiltuo sembiante Esprimer dennoicoloratipunti

,

Chel'arte ivi dispose.Ohquantemende Scorger tu vi saprai!Or brunetroppo

A

teparran leguance; orfiach'ecceda Malfrenata la bocca;or,qual conviensì Al camusoEtiope,ilnasofia

.

Tigioviancora d'accusar sovente 11dipìntor, chenonatteggiindustre L'agilimembraeildignitoso busto;

O.che con poca legge a la tuaimago Diacontorno, o la post o la panneggi.

È

ver che tu delgrande di Crotone (i) Nonconosci lascuola, emaituamano Nonabbassossia ta volgarmatita

,

Chefu nell'altra età caraa'tuoipari ,

Cuisconosciuteancoraeran più dolci

E

più nobili cure,a te serbate

.

Ma

chenonpuote quel d'ogni precetto Gustotrionfator,che all'ordì n vostro, In vece di maestra,ilcielconcesse, Et ondea voiconiò le altere menti ,

(i)Zeuiì.

(68)

64 IL

MATTINO

Acciò che possan de' volgari ingegni Oltrepassar la paludosa nebbia

,

Ed'aerepiòpuro abitatrici,- Nonfallibiliscerreilvero eilbello?

Perciòqual piùlipar loda, riprendi ,

Nonjnenferino d'allor che a scranna siedi, Raffael giudicando,o l'altro eguale Chedelgrannomesuo l'Adige onora (i):

Ej lstavole ignoteinotinomi Gravecomparti di color, che primi Furtra' pittori.Ah!s'altriè siprocace, Ch' osi rider di te, costui paventi L'augusta maestà del tuo cospetto:

Si volgaa la parete;ementr'eicerca Por freno invancolmorderde le labbia

A

loscrosciarde le importane risa Clicscoppian da' precordi, violenta Convulsionealui deformiilvolto,;

Elo affoghi aspra tosse,e lopunisca Di sua temerità.

Ma

tunonpensa Ch'altri ardiscadi te ridergiammai; E mai sempreimperterrito decidi

.

Orl'imagincompiuta intanto serba, Perche in nobile arneseundisichiuda Conopposto cristallo,ove tu facci Sovente paragon di tua bcltade Conlabeltàde la tuaDama;o agli occhi DegVinvidi la tolga, ein sen l'asconda

(i) Paolo Perone**t

(69)

IL

MATTINO

65 Sagace tabacchiera; o a te riluca Sulminordito fra legemmee l'oro;

0

de le grazie del tuo viso désti Soavirimembranze,albraccioavvolta Dela pudica altruisposa,a te cara.

Ma

,giunta è al fin del dotto pettìn l'opra .

Giàilmaestro elegante intorno spande Dalamanscossaunpolverosonembo ,

Ondea te innanzitempoilcrineimbianchi .

D'orribilpiato risonar s'udio Già la corte d'Amore. I tardi vegli Grinzuti osar coigiovani nipoti Contendere di grado in faccia al soglio Del comuneSignor. Rise la fi-esca Già ventililo animosa,e d'agrimotti Libera punse la senil baldanza.

Gran tumultonascea;senonoheAmore ,

Ch'ogni diseguaglianzaodia in Bua corte ,

Aspegnermosseiperigliosi sdegni; Eaquei,che militando incanutirò Suoi serviimpose d'imitarconarte 1duobei fior,che in giovenite gota Educaenutre di suamanNatura

.

Indi (ecenno; e inunbalcn fur visti Mille alati ministri,altovolando

,

Scoter lepiume;elieveindilìocconne Candidapolve,che a posar poivenne Sulegiovanichiome;e inbianco volse Il biondo,ilnero,e'l'odiato rosso.

L'occhio cosi nell'amorosa reggia

(70)

66 IL

MATTINO

Piùnondistinse ledueopposte etadi; Esolo vi resto giudiceiltatto

.

Ortuadunque,oSignor,tuchese' ilprimo Fregioedonor dell'amoroso regno

,

Isacriusine serba.Ecco che sparsa Priada provvidaman,labianca polve Inpiccolostanzincon l'aerepugna, Ede gliatomi suoi tutto riempie

,

Egualmentedivisa.Orti fa'core}

Eiuseno a quella vorticosa nebbia Animosotiavventa.Ohbravo!ohforte!

Taleilgrand'Àvo tuo tra'1fumoe'1foco Orribile di Marte, furiando, Gittossi aliarcheipalpitanti lari Delapatria difese;e ruppe, e infuga Mise l'oste feroce.Einonpertanto

,

Fuligginosoilvolto,ed'atrosangue Asperso e di sudore, e co'capegli Stracciatied irti, da la mischia uscio, Spcttacol feroa'cittadini istessi, Per suamansalvi;ove tu,assaipiù dolce Eleggiadroa vedersi, inbianca spoglia Usciraiquindi apoco a bear gli occhi Delacaratua patria, a cui dell'Avo II forte braccio, eilvisoalmo,celeste Del Nipotedoveanportar salute.

Ellatiattendeimpaziente,e mille Annilesembrailtuo tardar poch'ore

.

È tempoornaicheituoi valletti al dorso Conlievemantiadattino le vesti

,

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