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Un obiettivo facilmente realizzabile se si scegliesse di investire nella crescita del lavoro delle donne

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Academic year: 2021

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18-02-2021 20

D Sole/2

11S

STRATEGIE DI CRESCITA

SERVE UNA SFERZATA SULL'OCCUPAZIONE

FEMMINILE

di Susanna Camusso e Esmeralda Rizzi

Quella dell'occupazione femminile è un'emergenza che chiede risposte im- mediate e strutturali. Se la pandemia ha fatto da acceleratore, non possiamo ignorare che tutti i dati collegati eviden- ziano che le strategie per accrescere la partecipazione femminile al mondo del lavoro abbiano fallito e vadano ripensate. Le linee guida di Next gene- ration Eu avevano l'ambizione di far crescere di io pun- ti il tasso di occupazione del nostro Paese. Un obiettivo facilmente realizzabile se si scegliesse di investire nella crescita del lavoro delle donne.

Oggi in Italia il differenziale tra occupazione femmi- nile e maschile è di 17 punti.

Siamo, in particolare per giovani e donne, ultimi in Europa, anche se possiamo vantare la generazione fem- minile under35 più istruita che mai. Già questo dovrebbe rendere evidente che il problema non sono le donne - co- sì come non lo sono per la violenza - ma la causa risiede nelle politiche adottate e nello sguardo di chi quelle poli- tiche elabora: gli uomini incapaci, dal momento che si percepiscono generali, di leggere le differenze, le dise- guaglianze, e immaginare misure di contrasto.

Dall'Europa al nostro Paese, molte voci - femminili - hanno rivendicato metà delle risorse per le donne. La sensazione è che non siano state molto ascoltate.

La modifica "di struttura" intervenuta tra la prima bozza e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) licenziato dal governo Conte, opportuna e corretta, non sembra avere condizionato effettivamente metodo e me- rito del Piano. Cancellare la dizione "Politiche di genere"

come sottoinsieme delle Politiche di coesione territoria- le, rendendo se non altro esplicito che le donne non sono categoria svantaggiata, ma metà della popolazione con proprie esigenze e peculiarità soprattutto in termini di gap occupazionali, retributivi, di carriera, è stata scelta corretta e da mantenere. Le Politiche di genere devono essere trasversali. Servirebbe quindi introdurre per ogni progetto indicazione dell'obiettivo atteso, anche in ter- mini di occupazione, e valutazioni di impatto ex ante e certezza di valutazioni ex post. Il criterio della valutazione ex ante è davvero strategico, eviterebbe di scoprire "do- po" ciò che molti studi già dicono: incentivazione e de- contribuzione a pioggia producono risultati ben al di sot- to delle risorse spese, e in particolare per l'occupazione femminile, dove generano ulteriore marginalizzazione.

Sul Pnrr occorre fare in modo che le risorse di Next generation Eu restino connesse a una politica di indiriz- zo/programmazione di tutte le risorse comunitarie e di bilancio e non solo una modalità di recupero e finan-

ziamento di progetti già in essere, spesso non in linea con i fini indicati dall'Europa. Per esempio, non dovreb- be essere necessario ricordare che politiche di genere e politiche per la famiglia non sono sinonimi. Purtrop- po, va invece ribadito.

Se la nuova fase politica rivedrà visioni strategiche e indirizzi, deve restare fermo che per rilanciare il Paese occorre mettere al centro le politiche per donne, per i gio- vani e il Mezzogiorno: progetti e riforme.

A partire da quella della Pubblica amministrazione (Pa). La necessaria svolta digitale non è solo innovazione di strumenti e formazione del personale e, meno che me- no, sottrazione di spazi alla contrattazione collettiva. La Pa ha innanzitutto bisogno di ridefinire il proprio peri- metro: oggi è necessario sottrarre la sfera della riprodu- zione sociale all'esclusività privata, redistribuire il carico del lavoro gratuito di cura e dare una risposta pubblica efficace in termini di servizi di qualità connessi ai bisogni che fermino la deriva del welfare familiare.

Tra le proposte concrete, più efficaci di qualche in- centivo, è l'introduzione di una norma che impedisca il part time involontario. E ancora, dare attuazione a un diritto, quello dei bambini e delle bambine ai servizi educativi da zero a sei anni, trascinerebbe con sé altri di- ritti a partire da quello delle donne al lavoro; un sistema di welfare efficiente che riconosca il diritto alla dignità ad anziani, non autosufficienti, disabili: soggetti, non categorie frammentate come appare dalla lista dei mini- stri. Serve al contrario un'idea coerente di politiche so- ciali. Un'ulteriore positiva sferzata all'occupazione fem- minile si avrebbe introducendo la paternità obbligato- ria, sferzata occupazionale e culturale, dalle tante rica- dute positive sulla nostra società.

Occorre cambiare. Non è sufficiente, allora, accompa- gnare con misure spot le tradizionali politiche pensate da maschi per un Paese al maschile. Per questo parità di genere nella rappresentanza non è solo una misura de- mocratica, ma la presenza delle donne con le loro compe- tenze, visioni e soluzioni è l'opportunità che il nostro Pa- ese si è precluso fino a oggi.

Politiche di genere Cgil

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