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L’imbroglio del diavoletto di Cartesio

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Academic year: 2021

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L'IMBROGLIO DEL DIAVOLETTO DI CARTESIO

L'apparecchietto in realtà fu inventato dal toscano Magiotti

Il filosofo e matematico Renè Descartes (Cartesio) è famoso per il cogito ergo sum e per il suo

“diavoletto”, quel simpatico apparecchietto che i professori di fisica mostravano una volta alla scolaresca per dimostrare alcune proprietà dei liquidi (principio di Pascal, principio di Archimede). Poi vai a fondo nelle questioni e scopri invece che Cartesio non c’entra nulla col “diavoletto”, che lo strumentino si chiama in realtà “ludione” e che ad inventarlo fu il sacerdote toscano Raffaello Magiotti, nato a Montevarchi alla fine del Cinquecento. La sua città natale, in occasione del quarto centenario della nascita (1997), organizzò una mostra con relativo catalogo dal titolo “Il diavolo e il diavoletto” (Accademia Valdarnese del Poggio.

Quaderno n.9, Editrice La Piramide, Arezzo), un testo molto interessante per approfondire la conoscenza di questo personaggio.

Nelle opere di Cartesio, dunque, non esiste alcun riferimento a questa sua presunta invenzione, che gli fu attribuita, pare, dal D'Alembert, che lo citò nella sua Enciclopedia. E il Magiotti, che evidentemente aveva subodorato qualcosa, per ottenere i diritti d’autore e, soprattutto, per evitare che “altri con aggiungere o variare qualche cosa vorrebbe farsene bello”, scrisse un opuscoletto, oggi pressochè introvabile, dal titolo “Renitenza certissima dell'acqua alla compressione dichiarata

con vari scherzi in occasione di altri problemi curiosi” (1648).

Il “ludione” di Magiotti era costituito da un galleggiante a forma di palloncino allungato recante un foro ad una estremità e immerso in un tubo pieno d'acqua e chiuso nella parte superiore da una membrana elastica. Se il galleggiante è vuoto, risultando più leggero dell'acqua starà ovviamente nella posizione più alta del tubo, ma se si preme sulla membrana esso comincia a scendere. La pressione, infatti, secondo il principio di Pascal, si esercita in tutte le direzioni all'interno del liquido e pertanto comprimerà l'aria all'interno del galleggiante facendovi entrare l'acqua.

Una volta eliminata la pressione il galleggiante riprende a risalire perchè l'aria al suo interno espellerà l'acqua e lo farà risalire. Su questo principio si basa il movimento dei pesci che per salire o scendere restringono o dilatano la loro vescica natatoria.

Un “ludione” moderno può essere considerato il sommergibile!

Nel dispositivo di Magiotti il galleggiante era a forma di palloncino allungato ma, come scrive lo stesso Magiotti, “si può rendere più vaga questa invenzione con

diverse figurine in luogo della caraffina”. E la “caraffina” evidentemente si trasformò in “diavoletto” e inspiegabilmente il tutto fu attribuito a Cartesio. Secondo alcuni da questo strumento avrebbe avuto origine il proverbio “avere il diavolo nell'ampolla”.

Magiotti, amico di Galilei, gli fu molto vicino durante i momenti difficili del processo, quando chi stava dalla parte di Galilei correva il rischio di essere tacciato per eretico. Fu, inoltre, in corrispondenza con Torricelli e Castelli. Da Firenze passò a Roma, al seguito del cardinale Sacchetti, che gli procurò un posto di addetto alla Biblioteca Vaticana. E proprio a Roma gli venne l'idea dello strumento. Magiotti si interessò di molte questioni di fisica, fra cui la velocità del suono, la capillarità e i problemi connessi al vuoto. Curiosa questa domanda che Torricelli rivolge a Magiotti sulla velocità del suono: “Quando l'Angelo di Dio suonerà la tromba l'ultimo giorno del mondo per chiamar i morti a Giudizio, quanto tempo crede V.S. che metterà quel suono a diffondersi per tutto, e circondar la Terra?”.

Magiotti morì a Roma nel 1658 durante l'epidemia di peste e le sue carte vennero quasi tutte bruciate, per cui di tutta la produzione di questo geniale sacerdote si salvò pochissimo. Resta soltanto l'opuscolo più sopra ricordato e nient'altro. Il suo dispositivo continua ad essere chiamato il “diavoletto di Cartesio” e solamente in qualche vecchio testo scolastico ho trovato l'indicazione “ludione di Magiotti”. Altri chiamano

“ludione” il “diavoletto”, ma non fanno nessun accenno al suo inventore. Sic transit gloria mundi!

GABICI FRANCO (Tratto da Tuttoscienze - La Stampa)

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