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La verità sulle donne: dall’800 a oggi attraverso le scrittrici ribelli al silenzio

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«Corriere della sera» 15 luglio 2020

La verità sulle donne: dall’800 a oggi attraverso le scrittrici ribelli al silenzio

Non per me sola di Valeria Palumbo Caterina Caparello

Chi conosce meglio le donne se non le donne stesse? Chi può descrivere la condizione femmini- le del passato, ma anche di oggi, al posto di coloro che lo hanno direttamente vissuto? Eppure i nostri scaffali sono pieni di opere sulle donne, romanzi con protagoniste le donne, poesie de- dicate alle donne e biografie di donne, scritte interamente da uomini. Baudelaire parlava delle sue crudeli femmes fatales, Zola dell’ossessione sociale di Nanà, Italo Svevo raccontava le vi- cende amorose dei suoi protagonisti solo da un punto di vista maschile, eclissando le donne e rendendole allo stesso tempo causa di sventura e inettitudine. E la lista potrebbe allungarsi.

Ma è proprio da quei mostri sacri della letteratura che provengono i principali canoni che si addicevano, obbligatoriamente, alle donne. Superficialmente, cosa sappiamo della situa- zione femminile dall’Ottocento ad oggi? Madri e mogli perfette, obbedienti e devote, caste e sottomesse, sacrificate e sacrificabili. Ma è stato davvero così?

Esisteva, quindi, solo una faccia della medaglia che metteva in disparte le donne, una sorta di vademecum sul comportamento che, se sgarrato, le tacciava di isteria o addirittura di pazzia?

Viene da chiedersi dove fossero le stesse donne in quel momento e se ci fossero state, invece, voci diverse, voci di donne che già allora ribaltavano quei canoni così sbagliati e arri- vati fino a noi, raccontando la verità. Ebbene sì.

Sibilla Aleramo, Ada Negri, Alda Merini, Grazia Deledda, Elsa Morante, Matilde Serao sono fra le scrittrici più famose e conosciute della nostra letteratura femminile che denuncia- vano, attraverso la scrittura, lotte e oppressioni, rassegnazioni e obblighi, sogni infranti ed esauditi di donne che non sceglievano di abbassare la testa. Assieme a loro, sono moltissime le autrici che hanno contribuito a sfatare quei miti di accettazione e giustificazione.

Luce d’Eramo, Maria Majocchi Plattis, Luisa Emanuel Saredo, Clotilde Scanabissi, Ma- ria Messina, Annie Vivanti, per menzionare solo alcune cimentatesi nel raccontare la storia delle donne così com’era. Ed è proprio qui che entra in scena Non per me sola. Storia delle ita- liane attraverso i romanzi di Valeria Palumbo, edito da Laterza.

Valeria Palumbo, giornalista e storica che scrive spesso su La27ora riporta alla luce la verità sulla condizione femminile dall’Ottocento ad oggi, descritta da quelle stesse donne che non solo l’hanno osservata criticamente, ma anche provata sulla loro pelle. Il tutto tramite la scrittura, unica arma affilata a disposizione.

Dal potere dei padri al lavoro, dalla maternità alla fedeltà passando per la violenza e la resistenza, ogni ambito è ricoperto da una storia femminile, talmente vera da toccarla con mano o specchiarvisi. Ma le pagine scorrono perché c’è tanto da dire, da denunciare e su cui ri- flettere andando oltre senza fermarsi. Anche le abitazioni, la moda e le città si ritrovano im- merse, analizzate e raccontate dalle scrittrici, per le quali nulla si salva dall’ipocrisia di una so- cietà patriarcale e maschilista. E la falsa istruzione con i suoi limiti e controsensi?

«Vi degnate di farci muovere con più o meno garbo nei vostri romanzi in cui si trovano persino donne ideali che conversano in latino... poi se una di noi, poveretta, un bel giorno trovandosi con tre idee in testa preferisce sedersi alla scrivania e metterle giù nella pace onesta della sua

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casa invece di oziare passeggiando o di far della maldicenza nei five o’clock thea, le gridate la croce addosso e la mandate a far la calza che qualche ora innanzi le toglieste di mano per farla assistere ad una conferenza dedicata a lei magari sull’origine dei Comuni e delle Monarchie...

Che...originali siete voi!» scriveva Jolanda (alias Maria Majocchi Plattis), nelle pagine autobio- grafiche di Dal mio verziere del 1896 e che Valeria Palumbo riporta.

Le incongruenze, le alterazioni e le contraddizioni di quelle società antifemminili si incrociano e affrontano anche in campo giurisdizionale. Articoli costituzionali, codici penali e civili, codici storici rappresentano le fonti e le prove di un sistema volto al controllo, alla sottomissione e al- la proibizione sulla vita delle donne, fisicamente e mentalmente.

Leggere Non per me sola significa tuffarsi e rimanere sott’acqua guardando ad un mondo ap- parentemente perduto ma che spesso riaffiora. Valeria Palumbo dà la possibilità di aprire gli occhi, di andare al di là dei canoni scavando più a fondo, da cui riusciamo a tirar fuori scrit- trici finora dimenticate o sottovalutate, ma più attuali che mai, degne di essere conosciute e riconosciute.

Il testo è tratto da https://27esimaora.corriere.it/ 

   

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