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Le micropermanenti nell’ambito delle invalidità permanenti parziali

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Academic year: 2022

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Le micropermanenti

nell’ambito delle invalidità permanenti parziali

Dr. Hélène Hugues*

La nascita della CEREDOC ha visto l’immediata costituzione di gruppi di lavoro uno dei quali si occupa dell’armonizzazione dei bareme adottati nell’ambito della valutazione medico-legale del danno alla persona.

In ciascun paese membro viene condotta un’analisi parallela ed in Francia abbiamo riscontrato una triplice esigenza:

⇒ La valutazione di nuove patologie lesive e con ciò mi riferisco ai traumi cranici gravi

⇒ Le nuove tecnologie mediche e chirurgiche che hanno considerevolmente trasformato la natura delle menomazioni come ad esempio nel caso delle endoprotesi

⇒ L’estensione di questo tipo di valutazione nell’ambito dell’assicurazione alle persone e vorrei citare gli handicap derivanti da responsabilità professionale medica che non vengono considerati attualmente nell’ambito della contrattualistica privata.

Infine vorrei aggiungere la questione relativa a ciò che si cela dietro alle piccole lesioni di IPP, altrimenti chiamate micropermanenti.

Innanzitutto, è opportuno ricordare il significato della sigla IPP in Francia. Si tratta dell’Invalidità Parziale Permanente. In pratica si tratta di un handicap giudicato permanente ma relativo ad una parte del corpo.

Prima di cominciare a parlare delle micropermanenti di IPP, è necessario darne una definizione poiché, in Francia come in molti paesi europei in cui si utilizza un bareme numerico, il tasso di IPP varia da 0 al 100%.

Mi rendo conto che tale definizione rivesta un carattere prettamente arbitrario ma è consuetudine considerare come micropermanenti i tassi di IPP inclusi tra 1 e 5%; la definizione di “piccola IPP”

indica il tasso compreso tra 6 e 10%.

Per svolgere la mia analisi ho compiuto una recensione nel bareme del Concours Médical (bibbia dei medici francesi) riguardo le lesioni che giustificano una micropermanente, ovvero compresa tra 1 a 5%.

Emergono tre categorie:

• La prima comprende tutte le lesioni “soggettive” accettabili sulla base delle lesioni iniziali, anche se non sussiste un vero e proprio deficit funzionale e non si ha alcuna ripercussione sulle condizioni generiche della vita quotidiana della vittima né sulla sfera economica.

• Il secondo riguarda le lesioni oggettive molto “eteroclite”:

a) il danno delle dita corredato da dettagli specifici, reminiscenza dell’infortunistica sul lavoro e del risarcimento del lavoratore “manuale”,...

b) quelle delle dita dei piedi.

c) la classe delle mini-rigidità articolari

* Medico Legale, Delegato Generale AREDOC, Paris

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d) le lesioni connesse all’odorato, in parte l’occhio, l’orecchio...l’anosmia al 5% che costituisce un vero deficit funzionale poco risarcito in confronto ad altri danni, anche se non si è né profumiere...né cuoco!

Dalla ricerca effettuata nel Centro di Documentazione dell’AREDOC ho potuto trovare numerose risposte alle domande poste da magistrati ed assicuratori, dai medici delle società di assicurazione e dai medici consulenti del Tribunale.

La ricerca conferma che in pratica si possono distinguere più o meno due categorie nel bareme:

a) le micropermanenti in relazione ad un lievissimo danno all’integrità anatomico-fisiologica e corrispondenti ad un modesto disturbo funzionale permanente;

b) le micropermanenti che corrispondono ad un disturbo soggettivo senza che da ciò scaturisca un disturbo oggettivo funzionale, per esempio in caso di cefalea o di dolori discontinui al rachide cervicale senza ripercussioni sulla funzionalità della colonna vertebrale.

Avendo definito il limite numerico delle micropermanenti, la riparazione del danno pone un problema concettuale fondamentale.

In pratica, come si può superare il principio giuridico secondo cui tutti i danni sono risarcibili?

E’ giusto non considerare un tasso di incapacità permanente parziale anche se minimo?

E’ difficile identificare il limite tra un danno minimo spesso temporaneo ed un danno lieve, che tuttavia non scomparirà totalmente lasciando traccia di menomazione definitiva benché piccola.

Certamente, è necessario considerare l’adattamento del leso alle sue “piccole sofferenze”, fenomeno psicopatologico e psico-intellettuale la cui importanza varia estremamente a seconda dell’individuo la cui reazione dipende dalla costituzione fisica o psichica.

Inoltre si pone il problema dell’evoluzione delle lesioni considerate permanenti. Il progresso della medicina ha reso possibile il trattamento di queste lesioni spesso considerate incurabili.

Adesso sappiamo che gli expertise medico-legali, qualunque sia il contesto in cui essi sono inseriti, non trattano più la classica sindrome post-cranio commotiva connessa alle micropermanenti di IPP, sindrome che spesso ci troviamo a valutare nel nostro lavoro. Tuttavia, non è lecito affermare che se in passato si attribuiva un tasso di IPP il soggetto aveva subito effettivamente una lesione reputata permanente e definitiva

Gli assicuratori francesi e molto spesso i magistrati hanno osservato che ad un bassissimo tasso di incapacità permanente viene concesso un buon risarcimento rispetto ad altre incapacità molto più gravi.

Adesso che la mentalità si è evoluta, solo in via del tutto eccezionale si troverà negli expertise una quantificazione percentuale numerica senza l’esistenza di un’alterazione - sia essa anche minima - che genera un vero e proprio handicap per la vittima.

Consapevoli dell’evoluzione di tutte queste sindromi soggettive, ma certamente all’origine di un disturbo funzionale talvolta non trascurabile, i vari professionisti che intervengono nel processo di risarcimento del danno alla persona concordano nell’affermare che queste devono essere valutate non più nell’ambito di una capacità permanente parziale, ma in relazione alle sofferenze sopportate, in conformità dei “schmerzensgeld” tedeschi. Secondo il bareme del Concours Médical del 1982 ciascun esperto è libero di far rientrare questa sindrome in una sorta di leggera “sopravvalutazione”

delle sofferenze sopportate nelle quali, lo ricordiamo, sono inclusi i dolori fisici, psichici o morali subiti dal momento in cui si è verificato l’incidente fino all’indennizzo.

Quando nel 1994 gli assicuratori francesi in collaborazione con la Federazione dell’Ordine dei Medici di Francia cominciarono ad occuparsi del problema della valutazione del danno alla persona

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riportato nei certificati, è stato proposto non di eliminare le percentuali di incapacità permanente, ma di giustificarne l’esistenza con una descrizione reale delle conseguenze del disturbo riportato dalla vittima o osservato dal medico all’epoca del suo esame clinico.

Il tasso di IPP deve corrispondere ad un deficit funzionale stabilito sulla base del principio inalterabile di imputabilità che presiede la valutazione dei danni e delle IPP in particolare.

Ovviamente è opportuno non definire questo déficit in modo troppo puntiglioso....e passare da un estremo ad un altro incorrendo in un risarcimento sproporzionato.

Se la nozione di “deficit funzionale” fosse più chiara e non lasciasse adito a fraintendimenti, cosa che poi si riscontra nella redazione delle relazioni peritali, molte micropermanenti non sarebbero più trattate nei bareme e negli expertise, anche se questo disturbo può rientrare in una sopravvalutazione - a seconda dei casi - della sofferenza sopportata.

Non è più nello spirito degli autori della normativa del Diritto Civile del 1994, che presiede la valutazione del danno in Francia, far riflettere il medico affinché consideri la ripercussione economica della sua valutazione. Ovviamente questo lato non può essere ignorato ma se ne dovrebbe tenere conto solo in modo personale, senza farne sopportare il peso a chiunque.

Infine, questa evoluzione che ha portato alla decisione di far rientrare solo un vero handicap in un tasso di IPP, è stato anche un tentativo per inserire il tasso di invalidità nella legislazione degli incidenti sul lavoro in cui si assiste sempre più spesso alla scomparsa delle micropermanenti non rilevanti dal punto di vista clinico o fisiologico.

Questo nuovo approccio valutativo ha permesso dunque di ridefinire il ruolo di ciascuno dei partecipanti al processo di risarcimento - il medico valuta il danno, l’assicuratore risarcisce la menomazione che ne consegue – e si tenderà a personalizzare al massimo il risarcimento.

In conclusione non è mia intenzione proporre l’eliminazione delle micropermanenti, piuttosto bisogna specificare per quale motivo esiste o meno l’invalidità. Il grado deve essere valutato da un medico legale sulla base dei dati medici non dimenticando che la professione di medico legale afferisce ad una specialità totalmente a parte: quella della non facile valutazione della patologia post traumatica.

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