• Non ci sono risultati.

TRIMESTRALE TEMATICO PER L EVOLUZIONE DELL ESSERE. perdono felicita'

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "TRIMESTRALE TEMATICO PER L EVOLUZIONE DELL ESSERE. perdono felicita'"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

TRIMESTRALE TEMATICO PER L’EVOLUZIONE DELL’ESSERE

perdono felicitA'

renudo.it

MAJID VALCARENGHI: Verso i cinquanta anni di Re Nudo / AURIN PROIETTI: Auro: Mio padre MAURIZIO ARMANETTI: Una persona se è felice perdona / SHAKTI CATERINA MAGGI: Il vero perdono ci rende liberi / ITALO BERTOLASI: Lo zen dell’acqua / VITTORIA MOLINARI FORNARI:

Innamorati del corpo della madre / LIDIA FASSIO: Venere, l’archetipo dell’Amore / ALAN GREEN:

On the way home / ELIZABETH RUSSO LAVIA: Il libro del sano pensiero / DAYA ELIANA ROTA:

L’incontro col cavallo / SILVIA TURRIN: Ci credo Ci riesco / MILENA SIMEONI: Mantra: suoni dell’anima / DOTT. MIRCO BINDI: L’alimentazione nella prevenzione del cancro

43

(2)

Tra le tante cose a cui mi avvicinai vi fu la meta-medicina e con Claudia Renville feci un paio di regressioni: mi vidi catapultata nel 1864, ero in un villaggio di nativi al momento della morte di mio padre, momento in cui l'anima lasciò il corpo. Questa esperienza fu portatrice di una grande emozione che in seguito mi portò ad incontrare Christofer, un nativo della tribù dei Lakota, che da qualche anno viveva in Italia e in modo molto intimo faceva sperimentare alle persone le conoscenze lakota attraverso la loro spiritualità. Con lui feci la prima capanna sudatoria e costruii il mio primo tamburo in cervo. Sono dell'idea che bisogna avvicinarsi a culture così lontane dalla nostra e cosi fuori contesto, in punta di piedi e con grande rispetto. Amo molto quella cultura, ma in questa vita sono nata in Occidente, così credo e sperimento la potenza di Madre Terra, del Sole, della Luna e integro quelle conoscenze antiche nella mia vita rispettando la natura e vivendola in me, senza sradicare e utilizzare rituali antichi che per cultura non mi appartengono e allo stesso tempo, se la scintilla divina è nel tutto e non c'è separazione, seguo i riti che la natura mi insegna e mi riconosco in ogni forma. A seguito di questo incontro decisi di regalarmi un cavallo, un'esperienza che avevo già avuto all'età di dieci anni quando mio padre mi regalò un cavallo e, a distanza di tanti anni (avevo quarant'anni), mi regalai Hidalgo, un cavallo Appaloosa.

In sua presenza sentivo un senso di libertà e quel lato selvaggio che a tratti si risvegliava era in qualche modo più dolce.

Cosi iniziai a fare dei trekking in quota, anche in modo un po' estremo con Mauro Ferraris (che ringrazio per la sua Sapienza) e le guide dell'Alpitrek, esperienze molto forti con telo-tenda e provviste in posti isolati: pura

di Daya Eliana Rota

L’INCONTRO

CON IL CAVALLO

Il cavallo come sciamano che ci accompagna ad incontrare le nostre ferite

manifestazione di Dio. Andai sulle Dolomiti, in posti solitari dove non c'era turismo, sulle Alpi, in Francia con la monta etologica dei cavalli Camargue. I cavalli erano espressione d'amore, mi richiamavano.

In natura non esiste il tempo, non ci sono orologi, è un fluire, una continua manifestazione di ciò che c'è. Ricordo uno dei primi trekking impegnativi con Hidalgo, la salita al monte Chaberton. Il forte dello Chaberton é tra i più alti d'Europa, 3130 mt, a metà tra Italia e Francia, un punto strategico proprio per la sua posizione. Il ritrovo era in Valle Stretta, una vallata molto verde con un torrente impetuoso che la divideva; da lì a poche ore saremmo partiti, salammo i cavalli, le provviste e i viveri erano già nelle nostre bisacce, non mancavano gli impermeabili.

Partimmo, la marcia era lenta ma continua, lasciammo i boschi e i prati verdeggianti, il paesaggio si faceva sempre più lunare, antiche mulattiere e vecchi sentieri militari italo-francesi. In fila indiana venti cavalieri semplici e frugali in cerca di pace e quiete per incontrare se stessi. Gli sbalzi di temperatura erano notevoli, ogni due ore circa sentivo la voce di Mauro che urlava pied à terre e la carovana si fermava, tutti smontavamo da cavallo per proseguire un'oretta con cavallo alla mano, questione di rispetto. Era pesante per me che ero fuori allenamento ma per il mio cavallo ne valeva la pena. Hidalgo era meraviglioso non mollava un passo, lo sentivo molto equilibrato, affidabile. La sera ci accampavamo, si accendeva il fuoco per riscaldare una zuppa. Con gli amici, il sacco a pelo ed il cavallo vicino. Osservavo il cielo e lo sentivo come un padre amorevole con le sue braccia accoglienti e le stelle come se volessero custodire e accompagnare il nostro sonno, il profumo della brezza sulla pelle del viso, sapore di libertà. Seduti attorno al fuoco

66

(3)

ci raccontavamo storie passate, leggende o qualcuno leggeva poesie: la sensazione era quella che il tempo rallentasse o forse nemmeno esistesse. Era il mese di agosto ma in alta montagna le temperature erano molto basse, dormivo imbottita, vari strati di indumenti nel mio sacco a pelo e non posso certo dire di aver avuto caldo. Un pomeriggio salendo vi fu un gran temporale, nonostante avessimo l'impermeabile, tutti i nostri ricambi si bagnarono con la pioggia. Ero fradicia, in un attimo la pioggia ci aveva sorpresi, sentivo Mauro urlare pied à terre, sparpagliatevi….

si, il rischio era attirare i fulmini con i ferri dei cavalli. Durò poco ma fu sufficiente, eravamo completamente bagnati, arrivammo in cima e il cielo cominciò ad aprirsi ai raggi del sole che filtravano: uno scorcio che si schiudeva ai nostri occhi come pura magia.

In cima trovammo una fortezza che molti anni prima aveva ospitato i soldati per difendere il territorio dalle invasioni, ci riparammo lì per la notte. Nel dormiveglia immaginavo uomini correre per salvarsi e a loro volta colpire per difendersi dagli invasori, uomini che avevano

lasciato la famiglia per amore della patria. Un posto che ora la natura si stava riprendendo.

Finalmente mi addormentai. L’indomani feci asciugare i vestiti al sole caldo, i cavalli stavano bene, erano tranquilli, così ripartimmo.

All'imbrunire ci fermammo per il bivacco notturno e fu in quest'occasione che vidi per la prima volta Hidalgo calciare: la scena é ancora viva nei miei occhi,

i cavalli stavano riposando uno di fianco all'altro, un compagno aveva il cavallo proprio vicino al mio, così si avvicinò per togliere qualcosa dalle bisacce, Hidalgo lo guardò e sferrò un calcio che lo colpì proprio sopra il ginocchio.

Cadde, fu un gran colpo... rimasi senza parole, non era mai suc-cesso, subito gli prestai soccorso e fortunatamente fu solo una botta con nulla di rotto.

Il giorno dopo ripartimmo e arrivammo così in vetta a 3130 mt, un panorama mozzafiato, uno spettacolo unico, da un lato la Vai di Susa e dall'altro Briançon. Scollinammo per trovare un posto dove bivaccare. La mattina la sveglia era verso le sei, aprii gli occhi e fu un

(4)

vero spettacolo, la vista si apriva con i colori tenui e allo stesso tempo intensi dell'alba, sembrava la tavolozza di un artista, in realtà l'Universo è il più grande artista! Sentivo e percepivo spazio, il sole che nasceva e appena poco sotto un bellissimo laghetto: una tale bellezza che le parole sono

riduttive. Entrai con i piedi in acqua: la sensazione era bellissima anche se mi tremavano i denti, era gelida ma qualche coraggioso si fece il bagno, eravamo abituati a lavarci al torrente. Sento ancora la pelle d'oca e

allo stesso tempo l'adrenalina nella bellezza del momento. Furono una decina di giorni stupendi. Dentro senti-vo movimento, che si alternava al silenzio, qualcosa si arrendeva, e allo stesso tempo la personalità voleva essere vista e considerata. Era ora di ritornare in Valle Stretta, il pensiero andava ad una doccia calda e ad un letto soffice e confortevole, voglia di tornare a casa. Dopo giorni in posti isolati eccoci di nuovo nel mondo, ora era tempo di riposare, un ultimo pasto e poi i saluti e gli ultimi abbracci. Ci saremmo rivisti l'anno dopo per una nuova avventura... Uscivo tre o quattro volte a settimana, c'erano compagni di passeggiate, facevamo uscite anche di sera col buio. Sperimentai che il cavallo conosceva bene la strada per rientrare a casa, perciò il buio non era un problema. Fu un periodo di grande fermento, ero irrequieta e cercavo di compensare la mancanza che sentivo uscendo

a cavallo, sellavo e partivo.

Un giorno, trovai Hidalgo nel box della scuderia che ci ospitava con un piede rotto, ciò significava due mesi e mezzo di ingessatura e un anno di riabilitazione al pascolo. L’esistenza ancora una volta in modo imperativo mi fermava, sellare e partire in quel modo non era più possibile e non aveva più senso.

Passavo parecchio tempo con lui e mi sorprendeva come un animale così grande e abituato a gare la libertà se ne stesse abbastanza tranquillo nel box. Il suo primo grande insegnamento fu la pazienza che da buon otto nell'enneagramma, per chi non lo conosce è una mappa antichissima delle personalità, non possedevo o comunque solo in minima parte. Ero impaziente, volevo che si riprendesse velocemente per ricominciare a fare trekking, perché li mi sentivo viva, immersa nella natura non c'era più quel dialogo incessante della mente, c'era una tregua. La convalescenza sembrava non finire più così dopo un po' di mesi acquistai Tristano, un cavallo Merens dei Pirenei francesi, una razza a sangue freddo, cavalli frugali. Scoprii stando con lui che era tutt'altro che tranquillo, aveva carattere: andava velocemente in competizione e aveva paura delle persone con un'energia molto alta, lo sentivo molto generoso e attento.

Fu un grande incontro che l'esistenza mi portò.

Tratto da Il cavallo che sussurra agli uomini, Le due torri Edizioni, 2018

68

(5)

Perdono e felicità. Questo numero di Re Nudo affronta due temi che non tutti considerano fondamentali per chi ha intrapreso il percorso della ricerca di sé.

Molti pensano che in fondo basta non serbare rancore, senza necessariamente perdonare chi ci ha ferito, o pensano che è più che sufficiente vivere serenamente senza volersi concedersi veri e propri momenti felici. In realtà perdono e felicità sono due opportunità per andare più in profondità in se stessi, andare a toccare qualcosa che è molto vicino al cuore. Se non porti più rancore verso qualcuno che ti ha ferito, facilmente vivrai uno stato di indifferenza verso quella persona, mentre il perdonare azzera ogni mediazione, fa piazza pulita e ti pone di fronte a chi ti ha ferito come persona nuova. Persona nuova a persona nuova.

Perché anche essere indifferenti verso qualcuno significa lasciar fuori il cuore, è una sorta di compromesso che facciamo con noi stessi.

Il perdono ti libera da qualcosa, ti fa sentire più leggero. C’è di mezzo il cuore.

Nello stesso modo accontentarsi di una vita serena significa accettare un buon compromesso con l’esistenza, pensando a quanti non hanno questa opzione, appesantiti da drammi e difficoltà di ogni tipo nel lavoro come nelle relazioni.

Un buon compromesso, ma sempre un compromesso.

Concedersi alla felicità o meglio a momenti di felicità poiché la felicità è un picco che non può essere costante, significa invece mettere in gioco i propri sentimenti, anche la conquistata serenità, perché a volte il vivere momenti felici può significare poi dover affrontare anche momenti infelici.

Osho ha perfino detto che “felicità è quando sei in sintonia con la realtà”.

Che "la felicità è armonia tra te e il reale". Il suo invito è seguire la realtà, entrare profondamente in essa, in armonia, essere pronto a dissolverti. Certo questa dimensione della felicità appare come qualcosa che ha anche fare con l’illuminazione ma ci dà la percezione di quanto sia importante il cercare di viverla. In questo numero troverete tanti e diversi contributi estremamente utili e stimolanti per aiutarci a vivere meglio e più intensamente.

primAverA 2019re nUdo 43 - perdono felicità | re nUdo A.p.S

Riferimenti

Documenti correlati

Nel dibattito sul nuovo protagonismo della filosofia italiana interviene Germana Pareti, ordinario di Storia della Filosofia all’Università di Torino e autrice con Antonio Zippo

a) Si calcoli la velocità di fuga di un’astronave che parte dalla superficie terrestre, (supponendo trascurabile la massa m dell’astronave rispetto a quella terrestre e che non

Innanzitutto l’e- secuzione di un intervento laparoscopico in chirurgia oncologica colorettale richiede una lunga curva di apprendimento da parte di un laparoscopista già esperto

Anche la passione per l’entomologia si fa subito letteratura, anche se, in realtà, l’immagine della farfalla è più volte ricorrente in tutta la produzione poetica gozzaniana:

La Luna compie un moto di rivoluzione intorno alla Terra seguendo un’orbita ellittica in cui la Terra occupa uno dei fuochi; l’apogeo è il punto più lontano, il perigeo quello

centri storici tracciato storico fiume Montone tessuto urbano SIC. nodi infrastrutturali

A partire da questi obiettivi, COME IN CIELO, COSI' IN TERRA offre tre proposte per vivere il tempo e i tempi del creato nel contesto de L’ORTOC’E’: tre

Madre Terra è una trasmissione di Tv2000 condotta da Licia Colò, grazie alla produzione di Grayout e alla collaborazione di FOCSIV – Volontari nel mondo in onda venerdì 4 maggio