I COMPITI per casa ?
“Sono il tempo e lo spazio necessari per digerire ciò che gli insegnanti hanno servito in tavola”
questo è stato uno degli slogan più efficaci nella comunicazione del Prof Federico Mucelli dell’
Università di Trieste, Pedagogista clinico )
Uffa…i compiti per casa!?
(Sintesi di un incontro per genitori tenuto dal Prof Federico Mucelli)
I COMPITI per casa ?
“Sono il tempo e lo spazio necessari per digerire ciò che gli insegnanti hanno servito in tavola”
questo è stato uno degli slogan più efficaci nella comunicazione del Prof Federico Mucelli.
Indicazioni, riflessioni e consigli dell’esperto
Certo è utile e necessario, da parte dei genitori, un sano interessamento alla vita scolastica dei figli.
Ai compiti si deve guardare con l’ottica della qualità e della quantità. Lo studio è la motivazione del dare compiti
. Certo essi han valore in quanto, anche, sono un modo di costringere i ragazzi ad auto organizzarsi l’impegno quotidiano (
non aspettare il giorno prima a studiare se i compiti vengono affidati una settimana prima).
Il vero apprendimento avviene attraverso la RIELABORAZIONE ed i compiti possono servire a questo. In Italia certo si affidano compiti in media ad un livello superiore rispetto ai paesi OCSE. A questo riguardo il gruppo MT del Prof. Cornoldi (Università di Padova) ha effettuato indagini…la conclusione: i compiti servono a poco se non divengono una RIELABORAZIONE dei saperi.
Ci sono vari stili nell’eseguire i compiti: a casa almeno questi stili vanno rispettati. Si sa ormai che ci sono almeno sette modi da parte dei ragazzi di imparare…nella scuola al massimo un insegnante riesce, al meglio, a proporre tre modi. L’ottimale è che i ragazzi imparino strategie
di risoluzione dei problemi diverse da quelle meccaniche. Sappiamo che l’apprendimento è
educabile , quindi
sono proponibili stili nuovi di apprendimento.
“I compiti sono il tempo e lo spazio necessari per digerire ciò che gli insegnanti hanno servito in tavola”
Obiettivi ulteriori e secondare e importanti nell’eseguire i compiti:
· Incrementare il senso di responsabilità
· Stimolare il mettersi alla prova
· Aumentare l’autostima
· Aumentare il senso di autoefficacia e di competenza
· Aumentare la padronanza dell’ambiente che circonda il ragazzo
Attenzioni sui compiti:
¨ Quali tempi
¨ Quali scadenze e priorità
¨ Quanto dedicare ai compiti
¨ Quale alternanza di attività
¨ Quale garanzia di intervalli di tempo
Aiutare i figli ad apprendere significa GIOIRE dei loro risultati e del loro successo. Attenzione però…va accettato che i figli debbano scontrarsi anche con la PRESTAZIONE NEGATIVA…
devono anche TEMPRARSI alla vita,
altrimenti quando troveranno, magari la prima ragazza che li rifiuta….catastrofe,
crisi…incapacità di sopportare o magari quando è ora di cercare il lavoro si presentano con la mamma al seguito!?
Bisogna insomma EVITARE l’effetto CAMPANA di VETRO (protezione eccessiva). Bisogna evitare che il figlio sia sempre legato alla madregenitore con un lungo CORDONE
OMBELICALE.
Il ’68 è stato uno spartiacque importante tra due tipi di educazione: ha abbattuto
un’educazione con troppi “PALETTI” spesso, ma ne ha promossa un’altra con troppi pochi!
Gli insegnanti?
Cercare sempre di motivare gli alunni usando varie strategie, puntando sull’autostima e sulla positività, variando nelle lezioni gli stili di insegnamento per riuscire ad intercettare gli stili di apprendimento degli alunni…
I Genitori ?
Cercare di essere dei BUONI ALLENATORI. Né arbitri (giudici), né spettatori (arrangiati!), ma allenatori che osservano, aiutano a crescere, fanno fare, sostengono, chiedono collaborazione in casa, rassicurano in caso di demoralizzazione (quando si perde la partita…quando ci sono risultati negativi), evidenziano errori creando nel contempo speranza (ce la puoi fare la
prossima volta...), stimolano, affidano piccoli compiti esecutivi…si PRENDONO CARICO (I CARE).
Il buon genitore riconosce e gratifica il figlio che fa progressi, guarda i quaderni di scuola, si interessa…
Tutto ciò significa :”Ti stai interessando a come sto crescendo!” Il genitore deve preoccuparsi di premiare e anche di sanzionare…con coerenza. Deve aiutare il figlio a migliorare,
puntando sul mezzo bicchiere pieno.
Il figlio va visto per quello che è e non per quello che si vorrebbe fosse. Ogni genitore potrebbe avere in mente un’immagine del figlio che corrisponde al FIGLIO che VORREBBE (come fosse un santino).
Si deve guardare al figlio reale e non al santino, cioè all’immagine mentale del figlio che si vorrebbe!
Motivazione intrinseca (profonda) ed estrinseca (esterna)
Le motivazioni estrinseche (esterne, come i premi e le punizioni) ACCENDONO il MOTORE,
ma non lo tengono in moto!
Esse spronano, ma non servono ad imparare ad imparare…cioè SONO LIMITATE!
Bisogna promuovere (ed è difficile spesso) la motivazione intrinseca,
profonda cioè quella che è fatta di SPINTE INTERIORI, del GUSTO di FARE, della VOGLIA di conoscere, di capire, di aumentare il proprio bagaglio culturale, del desiderio di esplorare, di diventare capaci ed esperti.
La TRIADE, il TRIANGOLO virtuoso…
E’ quello che si disegna con i tre vertici che vedono il rapporto tra ALUNNO, DOCENTE e
GENITORE : l’insegnante
stimola, sostiene, appassiona l’alunno; il genitore stimola, sostiene, appassiona il figlio;
l’insegnante e il genitore dialogano, mostrano fiducia reciproca e chiarezza di ruoli.
La famiglia e la scuola
CO-COSTRUISCONO la RELAZIONE EDUCATIVA.
CIO’ CHE NON SI DOVREBBE SENTIRE…
Docenti:”La famiglia deve provvedere, non fa nulla…”
Genitori:”I docenti son pagati per insegnare, che si arrangino”
Quando invece scuola e famiglia si FANNO CARICO ENTRAMBI del fatto educativo,
collaborano, non si accusano, dialogano, cercano insieme di aiutare i figli…si hanno i migliori risultati e si crea un CLIMA di armonia e fiducia che aiuta la miglior crescita del
bambinoragazzo.
Sono seguite interessanti osservazioni e riflessioni che han permesso all’esperto di offrire ulteriori spunti di analisi…
Si è compreso che non esiste l’insegnante perfetto, né il genitore perfetto!
E’ emerso che è utile far capire anche a casa e a scuola ai figlialunni che i compiti vengono affidati dai docenti, ma nel profondo non vanno eseguiti PER i docenti, ma, dovendo certo essere corretti al meglio per gratificare l’impegno (motivazione estrinsecaesterna), è
necessario sempre (sia a casa che a scuola) direfar capire che essi servono all’alunnofiglio per migliorare SE STESSO e…anche se paradossalmente, i compagni di classe non
eseguissero i compiti, certo questi non sarebbero “in vantaggio”, ma bensì in grande
svantaggio…l’obiettivo infatti non è la GARA a FAR MENO rispetto ai compagni (tanto che se un compagno non fa i compiti e magari la fa franca con il docente o i compiti quel giorno non vengono corretti per qualche motivo o son stati corretti a campione, pare sia stata una furbizia non averli fatti, un vantaggio non averli fatti o un’ingiustizia perché uno li ha fatti e un altro no)
…ma…la bella gara è quella dell’ imparare, quella dell’impegno, quella dell’essere bravi… dove chi fa i compiti li fa per sé, per il proprio futuro, per la propria testa, per la bellezza
dell’apprendere e…anche…certo…per far contenta un po’ o tanto la Maestra, il Professore o la Professoressa…
e gli altri che NON li hanno fatti compiti? “Poveretti hanno perso un’occasione per diventare più bravi, per imparare, per migliorare…”
Aiutarci e aiutare i nostri Bambini e Ragazzi a capire questo, è passare dalle cose superficiali a quelle profonde, è promuovere il senso del dovere, la voglia ed il fascino dell’imparare che sono i DIFFICILI obiettivi che ogni educatore, (che cerca di fare del proprio meglio) deve porsi con fiducia.
“Sono il tempo e lo spazio necessari per digerire ciò che gli insegnanti hanno servito in tavola”
Altri spunti di riflessione...
Come aiutare i nostri figli nei compiti di casa?"