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Giovanni Battista testimone di Gesù-Messia

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Academic year: 2022

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Giovanni Battista testimone di Gesù-Messia

Introduzione

Iniziamo con la considerazione del così detto prologo narrativo 1,19-2,11(12) poiché questo straordinario racconto ci presenta in forma paradigmatica quel crescere ed intrecciarsi degli eventi e dei personaggi che mostra l’arte narrativa di Giovanni evangelista al servizio di suo scopo principale: che i suoi lettori-auditori crescano nella fede e in conseguenza nella figliolanza divina.

I segni narrati dall’evangelista favoriscono tale crescita in quanto promettono e infatti attualmente comunicano vita non peritura (20,30-31).

Sebbene nel primo capitolo non compaiono i segni come tali, tutto il movimento narrativo tende verso un inizio che si effettua durante le nozze di Cana [2,1-11 (12)]. L’autore ci presenta, in una successione di fatti, personaggi di rilievo per il racconto dell’intero vangelo. Ognuno è in relazione col protagonista principale Gesù di Nazaret. Secondo l’ordine di apparizione abbiamo:

Gv il Battista e due dei suoi discepoli. Uno è Andrea; l’altro discepolo innominato è molto probabilmente il discepolo o]n hvga,pa o` VIhsou/j. Poi vengono presentati Simon Pietro, Filippo e Natanaele… e all’inizio del secondo capitolo la madre di Gesù.

L’autore continua la narrazione del primo personaggio che compare dopo l’inno, Giovanni il Battista, accentuando il suo ruolo di testimone in favore di Gesù in altre sezioni del libro oltre il capitolo 1 e cioè in 3,22-30, 5,33ss e 10,40-42. Noi, secondo il nostro interesse centrato sui personaggi, seguiremo l’evoluzione del Battista nel racconto giovanneo. Così facendo capiremo meglio il personaggio centrale di tutto il racconto: Gesù il Cristo, il Figlio di Dio.

Presentiamo una struttura possibile de la cosiddetta settimana inaugurale1. Secondo le persone partecipanti, indicazioni di tempo e luogo ed intreccio, possiamo notare:

1,1-18 Prologo innico

1,19-2,12 Prologo narrativo - settimana inaugurale della manifestazione pubblica di Gesù 1,19-34.(35-36) Testimonianza di Giovanni Battista su Gesù.

1,35-51 Chiamata dei primi discepoli: Andrea e l’altro discepolo, Pietro, Filippo e Natanaele

2,1-12 Le nozze di Cana: i discepoli, la madre di Gesù e personaggi minori.

L’inizio dell’attività pubblica di Gesù si svolge in una settimana. Il primo segno di Gesù forma un’inclusione con il secondo in Gv 4,46-54. La narrazione delle nozze di Cana serve di ponte fra la fine della “settimana inaugurale” e l’inizio della sequenza seguente che ha una nuova indicazione temporale: la prima Festa di Pasqua (2,13ss).

1 J. BEUTLER, Il Verbo Divino entra nel mondo, PIB, ad uso degli studenti, 2005-2006, 19.

(2)

Settimana inaugurale. Gesù si manifesta (fanero,w) a suo popolo Gv 1,19-2,11

Giorno vv. Contenuto schematico Indicazione

temporale

1º 19-23 24-28

GB

VEgw. ouvk eivmi. o` Cristo,jÅ VEgw. φwnh. bow/ntoj evn th/| evrh,mw|

me,soj u`mw/n e[sthken o]n u`mei/j ouvk oi;date

2º 29-34

GB introduce Gesù fin ora sconosciuto come:

o` avmno.j tou/ qeou/,

o` bapti,zwn evn pneu,mati a`gi,w|

o` ui`o.j tou/ qeou/

Th/| evpau,rion 1,29

35-36

37-42

GB indica Gesù come avmno.j tou/ qeou/

(GB scompare fino a 3,25-30)

--- Due discepoli di GB (Andreas e l’altro)

Titoli: r`abbi, e Messi,aj

Th/| evpau,rion 1,35

4º 43-51

Natanaele riconosce Gesù come ui`o.j tou/ qeou/

basileu.j tou/ VIsrah,l

Gesù si applica il titolo ui`o.j tou/ avnqrw,pou

Th/| evpau,rion 1,43

+ 3

7º 2,1-11

A Caná Gesù manifesta la sua do,ca I discepoli evpi,steusan eivj avuto,n

Kai. th/| h`me,ra|

th/| tri,th|

2,1

(3)

I. La testimonianza di Giovanni Battista su Gesù: 1,19-34.(35)

1. Primo giorno

vv. 19-28

1.1 La persona di GBattista: chi è lui? 19-23

1.1.1 Breve notizia storica (contributo del metodo diacronico) a. Al di fuori della Scrittura

b. Dalla tradizione biblica

- Dai sinottici e Atti degli Apostoli - Dall’A.T.

1.1.2 Analisi

1.1.3 Approfondimento di alcuni versi

1.2. Verso la presentazione di Gesù 24-28

2. Secondo giorno. La testimonianza di GB sull’identità di Gesù 29-34

2.1 Osservazioni preliminari 2.2 Critica testuale

2.3 Composizione del passo

2.4 Esegesi sincronica. Sfondo di A.T.

2.5 Lettura diacronica (Sinottici – Atti degli Apostoli)

3. Terzo giorno. Conseguenza della testimonianza del Battista 35ss

II. GB amico di Gesù-Messia

3,22-30

1. Osservazioni preliminari e composizione del passo 2. Analisi sintattica dei vv. 28-30

3. Analisi semantica e interpretazione 3.1 La metafora degli sposi 3.2 L’amico dello sposo.

4. Il concetto dell’amicizia nel IV Vangelo. Excursus 5. Contesto antropologico-culturale.

5.1 Sintesi dell’articolo di Neyrey e Rohrbaugh 5.2 Applicazione a 3,22-30

III. GB amico di Gesù-Messia e testimone della luce 5,33-35

1. Contesto

2. GvB ha testimoniato la verità: μεμαρτύρηκεν τῇ ἀληθείᾳ· (v. 33) GvB lampada testimoniante della verità (v. 35)

3. Gesù non cerca il proprio onore (vv. 41-47)

IV. Ultima menzione del Battista

10,40-42

(4)

1. La testimonianza di Giovanni Battista su Gesù: 1,19-34.35ss

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

*BENNEMA, C., «John – Witness Par Excellence” in ID., Encountering Jesus. Character Studies in the Gospel of John, Hyderabad 2009, 21-30.

BEUTLER, J., Il Verbo Divino entra nel mondo: Gv 1-4, ad uso degli studenti, PIB, Roma 2005- 2006, 36-52. Seguiamo nelle grandi linee queste pagine facendo diverse modificazioni nello sviluppo, secondo l’interesse del nostro corso d’individuare nel racconto il ruolo particolare dei personaggi.

_______, Das Johannesevangelium. Kommentar, Freiburg im Breisgau 2013, 98-107.

*BROWN,S.,«John the Baptist: Witness and Embodiment of the Prologue in the Gospel of John» in SKINNER, C.W., ed., Characters and Characterization in the Gospel of John, London 2013, 147- 164.

*COLOE, M.L., «Witness and Friend: Symbolism associated with John the Baptiser» in J. Frey et alii, Imagery in the Gospel of John, Tübingen 2006, 319-332.

FREED, E. D., « Jn 1,19-27 in Light of Related Passages in John, the Synoptics, and Acts », in Van Segbroeck, F., al., ed., The Four Gospels. Fs. F. Neirynck. vol. III, Leuven 1992,1943-1961.

*SÁNCHEZ CASTELBRANCO, W.G., La Voz como modo de revelación. Investigación exegético- teológica del término fwnh,, en el cuarto evangelio, Roma 2009, 21-63. 171-185.

TROCMÉ, É.‚ « Jean et les Synoptiques. L’exemple de Jean 1,15-34 », in: Van Segbroeck, F., al., ed., The Four Gospels, Fs. F. Neirynck. vol. III, Leuven 1992, 1935-1941.

* WILLIAMS, C.H., «John (the Baptist): The Witness on the Threshold», in HUNT S. A. - TOLMIE D.

F. - ZIMMERMANN R., ed., Character Studies in the Fourth Gospel. Narrative Approaches to Seventy Figures in John, Tübingen 2013, 46-60.

Consideriamo prima gli elementi significativi per una composizione letteraria e teologica di 1,19-342. Gv 1,19 funge di transizione dal Prologo del vangelo di Giovanni alla parte narrativa.

La testimonianza di Giovanni Battista su Gesù, il passo di Gv 1,19-34, si compone di due brani 1,19-28.29-34. Ambedue i brani, cioè i vv. 1,19-28 e 1,29-34, sono strettamente collegati fra loro mediante il concetto della “testimonianza” (vv. 19 e 34). Questa nozione di testimonianza è stata già introdotta nel prologo innico 1,6-8 e 1,15. Dal punto di vista letterario e semantico il v. 1,19 forma inclusione in 1,32-34 e può servire da “titolo” del passo 1,19-343 come facciamo noi.

Il passo 1,19-34 risulta anche dall’indicazione temporale in 1,29 “il prossimo giorno”, al quale corrisponde la stessa espressione in 1,35 e 1,43; con il “terzo giorno” Kai. th/| h`me,ra| th/| tri,th|

di 2,1 si arriva ai sette primi giorni o “settimana inaugurale” della manifestazione pubblica di Gesù.

Si può distinguere poi, anche sotto l’aspetto del contenuto, e cioè dal punto di vista della testimonianza una distinzione fra:

- i vv. 19-28 che si riferiscono alla persona del Batista e alla sua attività e

- i vv. seguenti 29-34 i cui si parla più direttamente di Gesù come colui che viene dopo il Battista.

Ricapitolando: La testimonianza di Giovanni Battista su Gesù Gv 1,19-34 si può presentare in forma schematica così:

Temporale: Primo giorno: 1,19-28 Sottodivisione - Th/| evpau,rion “il prossimo giorno”: 1,29

Secondo giorno: 1,29-34

2 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 36.

3 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 37.

(5)

Sottodivisione

Di contenuto: - 1,19-28: più sulla persona del Battista = presentazione indiretta di Gesù - 1,29-34: presentazione diretta di Gesù

1. Primo giorno

vv. 19-28

Questo passo può essere diviso in due brani secondo considerazioni

* di personaggi che intervengono

* e di contenuto.

Dal punto di vista dei personaggi possiamo costatare un’interruzione al v. 24 con

l’identificazione della delegazione da Gerusalemmecome mandati (avpestalme,noi) da un gruppo costituito dei farisei.

Dal punto di vista del contenuto si possono distinguere i vv. 19-23 dipendenti dalla domanda sull’identità: Su. ti,j ei=È “tu chi sei?” (v. 19) dai vv. 24-28 che rispondono ad un altra domanda, questa volta sulla attività svolta: Ti, ou=n bapti,zeij “perché dunque battezzi?” (v. 25).

Il testo ha qualche problema minore di trasmissione testuale4. La traduzione non crea grandi difficoltà.

1.1 La persona di GBattista: chi è lui? 19-23

1.1.1 Breve notizia storica (contributo del metodo diacronico) Il contributo metodologico della “diacronia” proviene da due fonti. Una al di fuori della Scrittura e un’altra dalla Bibbia stessa.

a. Al di fuori della Scrittura

Lo storico giudaico Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche XVIII, 116-119) descrive il Battista come “un uomo dabbene che esortava i giudei a coltivare la virtù, a praticare la giustizia nelle relazioni reciproche e la pietà verso Dio, a recarsi al battesimo…”. La sua attività si stende per quasi due anni dall’autunno del 27 alla primavera del 29, durante il secondo periodo di Qumrân dominato da un essenismo di tipo zelota. La sua predicazione ottenne una grande risonanza secondo costatazione dello stesso Giuseppe Flavio. Quando riporta la morte del Battista lo storico annota che questi era avgaqo.n a;ndra (Ant 18,5,2).

b. Dalla tradizione biblica

- Dai sinottici5 e Atti degli Apostoli

I discepoli del Battista esistevano ancora nel II secolo e operavano in concorrenza con il cristianesimo. Lo consideravano il Messia6. Per esempio, ad Efeso continuava un movimento battista (Atti degli Apostoli 19,1-7) ancora molto tempo dopo la sua morte. Gli ebrei di Palestina –

4 Rimane dubbioso il “pro.j auvto,n” nel v. 19, messo in parentesi da Nestle-Aland27 e da Metzger. Vedi la spiegazione in A Textual Commentary on the Greek New Testament, 19942.

5 E.D.FREED,« Jn 1,19-27 in Light of Related Passages », 1943ss; É.TROCMÉ, « Jean et les Synoptiques»,1935ss.

6 R. SCHNACKENBURG, Il vangelo di Gv., I, ad loc (commento al v. 8 ).

(6)

secondo attestazione dei sinottici – erano divisi riguardo al Battista: la folla è attratta dalla sua predicazione e dal suo battesimo, tanto da domandarsi se non sia lui il Messia (Lc 3,15), ma le autorità non credono in lui e talvolta lo trattano da indemoniato (Mt 11,18 e //). E in Marco alla domanda di Gesù se il battesimo di Gv veniva da Dio o dagli uomini, i sacerdoti giudei non osano rispondere (11,30 //). Questo evangelista riporta che Erode temeva Giovanni (Battista) eivdw.j auto.n a;ndra di,kaia kai. a;gion (6,20). Luca ci racconta che Gv proviene da una famiglia sacerdotale, ma lui non esercita suo ministero come suo padre Zaccaria nel tempio ma nel deserto di Giuda.

- Dall’A.T.

La mancanza della citazione presa da Mal 3,1, che si trova all’inizio del vangelo di Mc (1,2), si spiega con il fatto che GB non appare nel quarto evangelista come predecessore di Gesù.

La risposta positiva nel v. 23 riprende Is 40,3, uno sfondo comune ai sinottici in simile contesto.

Isaia vide se stesso come la voce che grida nel deserto per preparare (e`toima,sate th.n o`do.n kuri,ou) la via del Signore e come l’annunciatore del suo arrivo.

“Questa frase… nell’ oracolo profetico si riferisce al ritorno del popolo di Dio in Palestina, dopo la cattività babilonese. Israele castigato e salvato dal Signore deve tornare dalla Mesopotamia in patria, dopo il lungo esilio. La strada più breve, da Babilonia alla Palestina, attraversa il deserto siriano; ma le sabbie mobili del deserto non rendono possibili strade che restino a lungo. Di qui la necessità di fare la strada volta per volta, abbassando le creste delle dune e colmando gli avvallamenti”7.

Il Battista (mai chiamato con questo titolo dall’evangelista) non è altro che una voce che chiama nel deserto, che invita a mettere diritto il cammino del Signore. La citazione in bocca al Battista stesso ha più forza, essendo in prima persona, che riferita dal narratore. Possiamo domandarci:

perché non riporta l’evangelista la citazione così come è nei LXX? Il testo, infatti, è simile a quello dei Settanta, con una variazione nella seconda parte (euvqu,nate: rendete diritta) la quale se accomoda bene al suo messaggio penitenziale (tradizionale: Giuseppe Flavio, sinottici) 8 :

LXX Is 40,3 fwnh. bow/ntoj evn th/| evrh,mw|

e`toima,sate th.n o`do.n kuri,ou

euvqei,aj poiei/te ta.j tri,bouj tou/ qeou/ h`mw/n

L’evangelista prese la citazione da Is 40,3 in 1,23 dai LXX o dalla recensione pre-Aquila e cambiò e`toima,sate in euvqu,nate seguendo i vocaboli di Is 40,3c (euvqei,aj poiei/te). La ragione per questo cambiamento si deve vedere al livello di redazione giovannea. L’evangelista intenzionalmente cambia il testo AT, per sottolineare la sua visione della relazione fra il Battista e Gesù. Il Battista non fu tanto precursore quanto testimone contemporaneo di Gesù9. Il ku,rioj di Is 40,3 è Cristo, il Signore della comunità cristiana, nel quale Dio viene al suo popolo.

L’enfasi con cui l’affermazione del Battista è definita per due volte una “professione” indica chiaramente il fatto che egli non pretende di essere il Cristo, e dunque diversamente a come credevano alcuni dei suoi successivi discepoli. La sua “professione” – afferma con ragione Beutler

“lo rende uguale agli altri personaggi che nel Quarto Vangelo prendono una seria decisione

7 S.A. PANIMOLLE, Lettura Pastorale del Vangelo di Gv. I, Bologna 19995, 136.

8M. J.J. MENKEN, “I Am the Voice of the One Crying in the Wilderness…” (John 1:23) in Old Testament Quotations in the Fourth Gospel. Studies in Textual Form, Kampen 21-35, originally published as “The Quotation from Isa 40,3 in John 1,23” Bib 66 (1985) 190-205.

9 M.J.J. MENKEN, “I Am the Voice”, 35. La citazione viene oggi attribuita all’evangelista stesso piuttosto che ad una fonte pre-giovannea. Anche l’evgw, iniziale viene generalmente considerata una aggiunta rafforzativa dell’evangelista.

(7)

personale nei riguardi di Cristo. In questo senso, egli può servire anche come modello per i cristiani credenti, che esitavano a professare pubblicamente le loro convinzioni”10.

1.1.2 Indagine sincronica11

Il versetto 19 introduce la sottosequenza “in stile tipicamente giovanneo: con un pronome dimostrativo all’inizio di una frase di definizione (cf. Gv 15,12; 17, 3; 1 Gv 3,11 ecc.). Non è chiaro, sino a che punto si estenda la sottosequenza iniziata con questa formula. Secondo la maggioranza degli autori si estende sino a 1,34. In un certo senso, la testimonianza del Battista continua oltre 1,34 ad esempio con le parole sull’‘agnello di Dio’ in 1,35”.12

In realtà possiamo considerare (con Beutler) l’inizio di Gv 1,19 “questa è la testimonianza di…”

come titolo per tutta la prima parte del Quarto Vangelo. Nel resto del v. 19 sono introdotte le altre persone della scena: sacerdoti e leviti mandati da Gerusalemme per fare un’inchiesta sulla persona del Battista e sulla sua attività. L’autorità che li manda è il gruppo dirigente del popolo ebraico a Gerusalemme. C’è quindi un’indagine in corso sull’identità degli aderenti a Gesù fin dall’inizio. Così si mostra l’influsso della prospettiva giovannea. Viene introdotto il tema della testimonianza, caratteristico per Giovanni. Il testo giovanneo mette in scena un confronto diretto.

Il fatto, che la discussione è orientata sin dall’inizio verso la persona del Battista si spiega con l’interesse letterario e teologico di Giovanni. Per il QE la differenza tra Gesù ed il Battista è un tema principale fin dal prologo innico.

“Dalla fine del v. 19 sino alla fine di questa parte del passo in v. 23 la costruzione prevalente nel dialogo si compone di frasi nominali nel presente (col verbo e;imi,). La persona del Battista sta al centro del discorso. La risposta di Giovanni è introdotta con una formula solenne da parte del narratore:

e confessò

e non negò, e confessò.”13

Possiamo distinguere – continuando l’analisi con il Beutler – “nella risposta di Giovanni una parte negativa ed una parte positiva. Nella parte negativa sta all’inizio la dichiarazione più importante per i lettori del Quarto Vangelo: il Battista nega di essere il Cristo. Questa affermazione riprende i versetti riguardanti il Battista nel Prologo (Gv 1,6-8): Giovanni non è ‘la luce’.”14

Il Battista nega inoltre di essere Elia, che si aspettava redivivo alla fine dei tempi o il profeta escatologico di Dt 18,18:

^AmK' ~h,yxea] br<Q,mi ~h,l' ~yqia' aybin"

Un profeta susciterò per loro, in mezzo ai loro fratelli, come te,

WNW<c;a] rv,a]-lK' tae ~h,ylea] rB,dIw> wypiB. yr:b'd> yTit;n"w>

Darò (porrò) le mie parole sulla sua bocca, ed egli dirà loro tutto ciò che gli ordinerò.

10 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 9.

11 Seguiamo l’analisi di J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 37-38 perfino testualmente con poche variazioni, queste a scopo principalmente pedagogico.

12 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 37. Altri passi sul Battista si trovano in 3,22-30; 5,33ss. e 10,40-42.

13 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 37.Questa insistenza si spiega in connessione con il tema della “confessione di fede”, così centrale per l’evangelista e per i suoi destinatari (idem). Pietro invece nega di aver conosciuto Gesù e di essere il suo discepolo [18,25: hvrnh,sato (medio indicativo aoristo terza singolare avrne,omai) ouvk evimi, ]

14 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 37.

(8)

La ragione si trova nel fatto che soprattutto la figura di Elia era connessa con l’idea del

“precursore” (così viene presentato nei sinottici). Il Battista non ha questo ruolo nel QV. Ha invece un ruolo alternativo ancora più straordinario che porta direttamente alla testimonianza del Messia nella persona di Gesù. Gesù è il Logos preesistente, cioè che viene dall’eternità (Gv 1,1ss). Non può avere pertanto in questo senso un “precursore”. Questa è la prospettiva, il punto di vista del quarto evangelista. Se il Battista non si identifica con alcuna persona conosciuta, la sua opera però è stata prefigurata nell’AT, specialmente dal libro d’Isaia: GB è “the spoken Word while Jesus is the Incarnate Word”15.

1.1.3 Approfondimento di alcuni versi

Il ponte col prologo innico è ben stabilito all’inizio della narrativa:

Gv 1,19a Kai. au[th evsti.n h` marturi,a tou/ VIwa,nnou(

Gv 1,7: ou-toj h=lqen eivj marturi,an i[na marturh,sh| peri. tou/ fwto,j(

i[na pa,ntej pisteu,swsin diV auvtou/Å

Precisamente la marturi,a del Battista (prologo innico) viene raccontata adesso in questo momento importante dell’inizio dell’attività pubblica di Gesù.

- i[na marturh,sh| secondo il Barrett è epesegetico.

- o[te avpe,steilan Îpro.j auvto.nÐ: Contrasto forte questo invio da parte dai Giudei, con l’uso anteriore nel prologo innico in relazione al Battista.

Un confronto intratestuale16 con Gv 1,6-8 aiuta all’approfondimento:

6 “[Di] venne un uomo inviato da Dio avpestalme,noj Un nome per lui: Giovanni

7 Costuì venne per una testimonianza

affinché testimoni a proposito della luce affinché tutti credano tramite lui (essa) 8 Non era, egli, la luce

Ma affinché testimoni a proposito della luce

La metafora della Luce rappresenta per il QE l’azione del Figlio di Dio fatto uomo17. Il motivo di presentare il Battista così nel QV è doppio:

- Da una parte l’evangelista voleva dimostrare ai suoi contemporanei che ancora erano discepoli del Battista che il loro maestro non era un concorrente di Gesù e addirittura voleva mostrare alla comunità cristiana (giovannea) che questi era annunciatore della messianità di Gesù… Perciò

questo inviato da Dio venne col compito di rendere testimonianza (eivj con senso finale marturi,an ).

- Ma è molto importante capire l’altro motivo del QE per presentare così il Battista. Abbiamo un motivo teologico. Per il QE “ogni fede si basa su testimonianze che offrono sostegno e appoggio ma non esimono da una scelta personale” 18, cioè la libertà si lascia intatta.

15 C.K BARRETT,The Gospel According to John, London ²1978, ad loc.

16 Intratestualità: considerazione in base a testi aderenti dentro della stessa opera. È un’operazione esegetica di tipo sincronico. Intertestualità invece si riferisce al confronto con testi fuori del libro preso in considerazione. Ad esempio la comparazione fra un testo di Gv e un altro di Mc è un esercizio intertestuale.

17 R. SCHNACKENBURG, Il vangelo di Gv. I, 316 (vedere il suo commento al v. 5 ).

18 R. SCHNACKENBURG, Il vangelo di Gv. I, 317.

(9)

Quale è, o meglio, chi è l’oggetto della testimonianza di cui chiaramente si parla al v. 1,7?

La clausola congiuntiva finale “affinché testimoni a proposito della luce”, si riferisce senza

ambiguità al Logos che è vita e luce degli uomini (v. 1,4). Secondo lo Schnackenburg “il passaggio alla notizia storica (v. 6) non lascia alcun dubbio che qui l’evangelista per ‘luce’ intende il Logos incarnato, cioè la luce in quanto è venuta19 nel mondo in un’ora storica (cf. v. 9). Nel QV l’oggetto della fede è quasi esclusivamente la persona di Gesù, più precisamente, come spiega l’evangelista, il fatto che egli è “il Cristo, il Figlio di Dio (20,31).”20

- Sul v. 1,8: si tratta di contrapporsi ad una valorizzazione esagerata (sopravalutazione) del Battista. Se la testimonianza di GB si estende fino alla preesistenza di Gesù (1,15.30), nel v. 8 si tratta solo del rapporto tra il Battista ed il Logos-luce apparso nella carne. Se in un primo momento però i seguaci del Battista definirono come luce il loro maestro intesero probabilmente l’espressione soltanto in senso metaforico come sole della salvezza e non nel senso di preesistenza e di funzioni cosmiche in senso gnostico.

L’uso di questo verbo avposte,llw per il Battista nel prologo innico (1,6) conferisce una speciale autorevolezza alla sua testimonianza.

Ritorniamo al v. 19:

- oi` VIoudai/oi21 evx ~Ierosolu,mwn: è un titolo, un nome collettivo, utilizzato dall’evangelista per identificare soprattutto i dirigenti giudaici che si oppongono sistematicamente a Gesù. La residenza officiale loro è a Gerusalemme. Vengono così caratterizzati nel IV vangelo:

- Difendono la lettera della Legge (5,16);

- Rifiutano la messianità di Gesù (9,22) e pertanto qualsiasi autorità emanata da Lui;

rigettando il loro vero Re negano loro status come popolo di Dio (19,14-15) (Barrett).

Non c’è antisemitismo di per sé in questo titolo. La Wirkungsgeschichte o storia dell’uso dato a questo titolo attraverso i secoli è un altro discorso22.

- i`erei/j kai. Leui,taj La distinzione fra ambedue appare in Ezechiele e nel Codice Sacerdotale ma non prima. Nella letteratura rabbinica i leviti sono intermediari fra i sacerdoti e gli Israeliti. Nel tempio soprattutto svolgevano la funzione di musicisti.

- Su. ti,j ei=È Tu chi sei? L’interrogatorio ha un interesse al di là pure del momento storico della narrazione. Notiamo che di nuovo si menzionano i mandanti, ma adesso utilizza l’autore un altro verbo pe,mpw appartenente allo stesso campo semantico di avposte,llw. La forma della domanda e il commento dell’evangelista, così enfatico, hanno il gruppo contemporaneo dei lettori del QV in vista e come scopo chiarire la situazione di quei che vedevano il Battista come il Messia, cioè l’evangelista ha sicuramente di mira anche i contemporanei discepoli del Battista.

- Evgw. fwnh, … (v. 23)23. Il Battista si identifica alla voce che fa nuovamente risuonare la profezia della salvezza. Parlando così, GB si ricollega direttamente col passato e con l’attesa d’Israele. L’evgw, è incluso dall’evangelista senza “sono” riservato di solito a Gesù. Quest’assenza non è soltanto una

19 “Secondo Trocmé, la confessione della preesistenza di Cristo ha sostituito in Giovanni quella di essere più forte che il Battista. Questa interpretazione vale anche per il v. 1,15.” J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 43.

20 R. SCHNACKENBURG, Il vangelo di Gv. I, 317.

21 Per un cospetto attuale cf. D.F. TOLMIE, “The VIOUDAI/OI in the Fourth Gospel. A Narratological Perspective”, in G.

van Belle – J.G. van der Watt – P. Maritz, ed., Theology and Christology in the Fourth Gospel, Leuven 2005, 377-397.

22 Vedi R. PESCH,Antisemitismo nella Bibbia? Indagine sul Vangelo di Giovanni, Brescia 2007. Or. tedesco, Antisemitismus in der Bibel? Das Johannesevangelium auf dem Prüfstand, Augsburg 2005.

23 Vedi W.G. SÁNCHEZ CASTELBRANCO, La Voz como modo de revelación, 21-63; anche X.LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni, (Capitoli 1-4), ad loc.

(10)

sfumatura letteraria destinata a sottolineare l’ammirevole nascondimento dell’Io di GB. La formula evgw, eivmi nel QV è riservata quasi sempre a Gesù’24. In questo caso il testimone, parlando di se stesso, si identifica con la profezia.

Un breve accostamento con il ritratto del Battista nei sinottici mostra la differenza della presentazione giovannea25. Secondo il prologo teologico, Giovanni non era la luce, non era il Logos. Adesso viene presentato come una “voce” in opposizione, allusiva, alla “Parola” di Dio che è Gesù. E tuttavia, questa voce ha una funzione eminente. «E mediante una voce che la Parola viene resa presente» dice Origene26.

La profezia dell’Antico Testamento è condensata in un versetto di Isaia preso dal Libro della Consolazione di Israele. Mentre nei sinottici questa citazione ricorre nel commento

dell’evangelista narratore (Mc 1,3 //), qui invece la pronuncia il Battista stesso citandone la fonte.

Come ricorda il Dufour, a un predicatore ebreo era sufficiente un versetto per richiamare tutto il contesto agli uditori, che avevano familiarità con la Scrittura. Ecco il passo tradotto secondo il greco dei LXX 40,1-11 nei versi più significativi:

1 Consolate, consolate il mio popolo, dice Dio.

2 ‘Sacerdoti, parlate al cuore di Gerusalemme, consolatela!

La sua umiliazione è al colmo, il suo peccato è rimesso, - le,lutai auvth/j h` a`marti,a essa ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per le sue colpe - ta. a`marth,mata auvth/j

3 Voce di colui che grida-forte nel deserto:

Preparate la via del Signore

Rendete diritta (raddrizzate) i sentieri del nostro Dio!...

5 ‘La gloria del Signore sarà veduta

e ogni carne vedrà la salvezza di Dio...

10 Ecco il Signore viene con forza e il suo braccio con potenza,

ecco il suo salario con lui e la sua opera dinanzi a lui (Is 40,1-10)27.

11 Come un pastore egli fa pascolare il gregge con il suo braccio lo raduna…

Vale la pena riprodurre queste osservazioni del Léon-Dufour:

« I motivi che si intrecciano in questa profezia, che annuncia l’imminenza della salvezza definitiva, sono vari.

la venuta del Signore. Gesù ‘viene’ verso Giovanni: 1,27.29.30;

il peccato rimesso grazie all’Agnello di Dio: 1,29;

la salvezza presentata come universale ‘ogni carne’ in Isaia, qui ‘il mondo’: 1,29;

l’impiego del verbo vedere28

e, alla fine del passo, la gloria: ‘Egli manifestò la sua gloria’: 2,11.

L’iniziativa sovrana di Dio domina nell’uno e nell’altro testo, poiché Dio appare anche in 1,19-34 come l’attore primordiale: non solo egli sta all’origine della profezia ed è il suo cammino verso l’uomo che deve essere radrizzato, ma è ancora lui che ha inviato Giovanni a battezzare con l’acqua (1,33) e che rivela al Battista

24 Eccetto in Gv 9,9 (il cieco nato guarito); Gv 18,35 (Pilato) le altre ricorrenze di evgw, eivmi stanno in riferimento a Gesù: 4,26; 6,20.35.41.48.51; 8,12.18.23.24.28.58; 10,7.9.11.14; 11,25; 12,6; 13,19; 14,3.6; 15,1.5; 18,5.6.8.

25M.L. COLOE, “Witness and Friend”, 322. X.LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo (Capitoli 1-4), 226: “E scomparso il predicatore infuocato, il precursore minaccioso, il battezzatore che attira le folle, l’eroe che sfida i principi e muore martire; nient’altro è rimasto che una voce venuta da molto lontano, che attualizza una promessa e lancia un appello”.

26 Origene, II, 194 = SC n. 120, p. 339, ripreso e amplificato da Agostino, Sermo 288, 3 = PL 1304s. in X.LÉON- DUFOUR, Lettura dell’Evangelo (Capitoli 1-4), 226, nota 17.

27 Traduzione fino al v. 10 di Is da X.LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo (Capitoli 1-4), 227. Il versetto 11, poi è significativo. Il Battista compare come testimone nell’ambito del cap 10. Ebbene qui In Is 40,11 troviamo la citazione sul pastore.

28 Gv 1,29.32.33.34.36.39.42.46.47.50.51. In Isaia: 35,2; 40,5; 62,2; 66,18s.

(11)

come potrà riconoscere il Cristo. È ancora lui che intende manifestare Gesù a Israele, come suggerisce la forma passiva «affinché egli fosse manifestato» (1,31). La qualifica dell’Agnello è quella di essere «di Dio che toglie il peccato del mondo»

(1,29). Se Gesù compare, significa che Dio sta per dispiegare la sua potenza di salvezza in lui, secondo la promessa (cfr. Is 43,18-19).

Presentandosi come la voce — quella che un tempo parlava «al cuore di Gerusalemme» — Giovanni si riveste della magnifica dignità della Scrittura stessa.

Egli raccoglie nella sua persona la Promessa. L’evangelista non descrivere gli aspetti peculiari del Battista, fa di lui la «figura» dell’Antico Testamento, secondo l’espressione attribuita a Sant’Agostino29”, così che attraverso il «testimone» è la Scrittura d’Israele che riconosce e indica in Gesù il Messia. La Scrittura d’Israele da testimonianza. Questa prospettiva rimane fondamentale, fin dall’inizio, per tutto il vangelo giovanneo »30.

Ciò che viene detto a proposito di GB, si domanda il Léon-Dufour, potrebbe inversamente valere anche per la Scrittura? E fa queste valide osservazioni:

« Essa (la Scrittura) testimonia, come Giovanni, che la salvezza di Dio è vicina;

indica il cammino che conduce al Messia; infine essa non parla, in realtà, che di lui (cfr. 5,39.46); ma come Giovanni, essa non è il Cristo; non è colui che, donando lo Spirito senza misura (3,34), colmerà l’attesa di Israele al di là di ogni speranza.

Ricordiamo la proclamazione del prologo teologico: ‘La Legge è stata data mediante Mosè, la grazia della verità fu per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai veduto; il Figlio unico, Dio, che è verso il seno del Padre, lui lo ha raccontato’ (1,17-18). L’esegeta di Dio è Gesù, Logos Incarnato ».31

GB testimonia questa verità sia con le sue parole come con la sua attitudine come dimostra eloquentemente quanto narrato nei versetti 24-28 che adesso consideriamo.

29 « ‘Johannes figura fuit veteris testamenti et in se forman praetulit legis’ ». L’antico breviario romano, nella festa di Giovanni Battista attribuiva erroneamente questa bella formula a sant’Agostino. Sermo 20 de Sanctis. In realtà, come notano i Maurini (PL 39, 2110), ne è autore Fausto di Riez. Il testo si trova in PL 39 2111. ». X.LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo (Capitoli 1-4), 228-229 nota 11.

30 X.LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo (Capitoli 1-4), 227-228.

31 X.LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo (Capitoli 1-4), 229.

(12)

1.2. Verso la presentazione di Gesù 24-28

Composizione del testo

24

25 a

Narratore

Kai. avpestalme,noi h=san evk tw/n Farisai,wnÅ kai. hvrw,thsan auvto.n kai. ei=pan auvtw/|\

Farisei

Giovanni Battista

25 b

ti, ou=n bapti,zeij eiv su. ouvk ei=

o` cristo.j ouvde. VHli,aj ouvde. o` profh,thjÈ

26 a avpekri,qh auvtoi/j o` VIwa,nnhj le,gwn\

26 b -27

evgw. bapti,zw evn u[dati\

me,soj u`mw/n e[sthken o]n u`mei/j ouvk oi;date(

o` ovpi,sw mou evrco,menoj(

ou- ouvk eivmi. evgw. a;xioj i[na lu,sw auvtou/

to.n i`ma,nta tou/ u`podh,matojÅ

28

tau/ta evn Bhqani,a| evge,neto pe,ran tou/ VIorda,nou(

o[pou h=n

o` VIwa,nnhj bapti,zwnÅ

Il secondo passo inizia con una precisazione riguardante il gruppo menzionato all’inizio (v. 19).

Facciamo prima un chiarimento basato nella critica testuale. Chi sono i farisei nel v. 24, i mandanti o membri della delegazione inviata? Vari manoscritti, anche antichi, spesso di seconda o terza mano, hanno precisato la frase aggiungendo oi` prima di avpestalme,noi. Il senso è sempre lo stesso: il riferimento è sempre alle persone mandate e non alle persone che hanno mandato, altrimenti si dovrebbe leggere avpo, invece di evk.

L’identificazione dei mandanti da Gerusalemme v. 19 con i farisei si comprenderebbe in vista della situazione della redazione del QV, quando i farisei sono rimasti l’unico gruppo rilevante del giudaismo dell’epoca. Rimane vero, però come dice Barrett32 (ad loc) che alcuni dei dirigenti di Gerusalemme erano membri dei farisei. Allora potevano essere proprio loro i mandanti. Qui non si vede nessuna discrepanza con la storia. Comunque è meglio tradurre invece di “mandati da parte avpo, dei farisei (cf. traduzione CEI) leggere “mandati dei evk farisei” e cioè considerare i farisei come parte integrante della delegazione.

32C.K BARRETT,The Gospel According to John, ad loc.

(13)

Osserva Beutler che la risposta di Giovanni non spiega in cosa consiste l’attività del Battista, ma presenta soltanto il suo rapporto con Cristo. Mentre egli battezza con acqua, si trova già in mezzo ai Giudei uno sconosciuto (o]n u`mei/j ouvk oi;date) che viene dopo di lui e di cui Giovanni non è degno di scogliere il legaccio del sandalo (v. 27). Non si dice niente sul battesimo amministrato da Gesù con lo Spirito Santo. Questo particolare si menziona solo nel v. 33 della prossima scena. Ciò che sta al centro dell’interesse in questa parte (vv. 24-28) è solo la preminenza di Gesù in comparazione con il Battista. E continua Beutler: “Il fatto che i Giudei non riconoscono colui che deve apparire si spiega con il motivo ebraico del Messia sconosciuto”33. L’importanza di riconoscere il Messia attraverso i suoi segni viene messa singolarmente di rilievo nelle guarigioni del paralitico (Gv 5) e del cieco nato (Gv 9).

“La scena finisce con una tipica frase di commento (1,28) che appartiene allo stile tipico dell’evangelista”.34 Altri elementi presenti all’inizio del vangelo di Marco mancano nel nostro passo, ad esempio la menzione del “deserto” come luogo dell’attività di GB, che evoca troppo fortemente il ruolo del Battista come profeta, e la descrizione dei suoi vestiti e del suo cibo, che va nella stessa direzione. Per il QE, il Battista è soprattutto il testimone di Gesù.35 Questi vv. 24-28 rimangono orientati verso la persona del Battista. Gesù viene dopo di lui, ma è più degno di lui.

Questo è espresso con la parola come in Marco (provenente da Marco?) sull’indegnità di Giovanni di sciogliere il legaccio del sandalo di Gesù. Il tema del Messia sconosciuto è nello stesso tempo tradizionale e giovanneo: il mondo ed i suoi non conoscono Gesù, la vera luce. Il prologo innico (1,10-11) aveva già introdotto in modo particolare questo argomento.

Implicazione pragmatica. Intertestualità.

La metafora della luce intrecciata con il fatto della testimonianza ha uno scopo pragmatico per l’evangelista. Riproduciamo la sintesi di Beutler al passo 1,19-28:

“Il lavoro redazionale di Giovanni sulla tradizione riferente al Battista e l’inizio dell’attività pubblica di Gesù serve lo scopo di focalizzare sulla rilevanza di Gesù su ogni persona paragonabile, anche su “il più grande nato da donna”. Giovanni Battista, da parte sua, dà l’esempio di estrema umiltà. Egli non è nient’altro che il testimone di Gesù, la vera luce venuta in questo mondo. Più tardi dirà: “Egli deve crescere, io invece diminuire”

(Gv 3,30). Questo è l’atteggiamento da prendere da parte di ogni cristiano. Alla fede in Gesù si deve aggiungere la prontezza di professare questa fede. Giovanni dà questo esempio e diventa così il modello di identificazione per i lettori. Nel cap. 5 si supporrà già il dono della sua vita. Gesù parla di lui in retrospettiva: “Egli ha reso testimonianza alla verità. … Egli era la lampada ardente e splendente e vi siete voluti rallegrare per poco alla sua luce”

(Gv 5,33.35). Il testimone diventa anche martire”.36

33 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 38.

34 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 38 con riferimento a V. VAN BELLE,Les parenthèses dans l’évangile de Jean, Leuven 1983 .

35 È interessante il commento ulteriore di tipo diacronico del Beutler: “I primi due versetti mostrano la mano dell’evangelista. Alcuni autori hanno osservato la contraddizione tra i “sacerdoti e leviti” del v. 19 ed i “Farisei” del v.

24. Conviene, però, non prendere questa differenza terminologica come base di distinzione di fonti o strati… un uso quasi sinonimico di “giudei” e “farisei” si trova anche nel cap. 9 (vv. 13.16.18.22.40). La risposta del Battista nel v. 26 corrisponde a Mc 1,8. Il quarto evangelista ha omesso l’affermazione del Battista che venga uno più forte dopo di lui, perché stabilisce una differenza solo quantitativa tra Giovanni Battista e Gesù, inaccettabile per il quarto evangelista.

Manca a questo punto la seconda parte della parola di Giovanni Battista su colui che battezzerà con lo Spirito Santo. Il quarto evangelista riferisce questo detto del Battista solo nel v. 33 in connessione con la discesa dello Spirito Santo su Gesù”. J. BEUTLER, “Il Verbo Divino”, 39.

36 J. BEUTLER, “Il Verbo Divino”, 39.

(14)

Il QV non parla delle circostanze immediate della morte del Battista (Erode – Erodias), parte possibilmente per considerarla storia conosciuta - l’evangelista conosce la tradizione su GB almeno come viene presentata dai Sinottici -, ma anche per focalizzare sull’essenziale dell’annuncio testimoniato con l’offerta della vita. I dettagli sulla morte-esaltazione in croce la riserva per Gesù, soprattutto nella narrazione della passione. Gv. Battista, nel momento della sua massima notorietà in Israele, con la sua proclamazione diretta e solenne “in mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me ed (io) non sono degno di sciogliergli il legaccio del sandalo”

scatena il desiderio di conoscere Gesù.

2. Secondo giorno. La testimonianza di GB sull’identità di Gesù 29-34

2.1 Osservazioni preliminari 2.2 Critica testuale

2.3 Composizione del passo 2.4 Esegesi sincronica

2.5 Lettura diacronica (Sinottici – Atti degli Apostoli) 2.1 Osservazioni preliminari

Notiamo un progresso nella narrazione. Nel primo passo si tratta di una testimonianza su Gesù, benché soltanto indiretta: il Battista afferma di non essere il Cristo o qualsiasi precursore del Messia. Tale dichiarazione prepara questa dei versetti 29-34 che studiamo adesso e cioè d’essere il testimone del Messia e nient’altro. La sua testimonianza diventa diretta. Inizia un nuovo giorno.

GB vede Gesù avvicinarsi a lui e annuncia:

:Ide o` avmno.j tou/ qeou/

o` ai;rwn th.n a`marti,an tou/ ko,smouÅ..

La testimonianza del Battista prosegue con la comunicazione di una sua profonda esperienza: vede lo Spirito Santo discendere (katabai/non) su Gesù e rimanere (me,nein) su di lui. La scena si chiude con una testimonianza su Gesù che corrisponde a quanto già crede la comunità giovannea sulla speciale elezione e figliolanza divina del Messia.

2.2 Critica testuale37

Sulla trasmissione del testo, operazione previa alla sua traduzione, riportiamo la chiara sintesi di Beutler:

Nei vv. 29-32 non si trovano delle difficoltà testuali di particolare rilievo. Solo nei due ultimi versetti troviamo delle varianti che meritano una discussione. Nel v. 33, alcuni manoscritti (p75c vid C* sa) inseriscono kai. puri, alla fine del versetto. L’attestazione esterna è magra e l’inserzione si comprende bene come originata sotto l’influsso della tradizione sinottica (cf. Mt 3,11; Lc 3,16).

Più difficile rimane la decisione nel problema testuale del v. 34. Nestle-Aland27legge, con la maggioranza delle Bibbie e dei commentari, o` ui`o.j tou/ qeou/. C’è, però, una variante antica che legge o` evklekto.j tou/ qeou/ (p5 vid a* b e ff2* sys.c Ambrogio), altri mss. di traduzioni presentano un testo misto “electus filius” (ff2c sa). La lezione “Eletto di Dio” è preferita da Westcott-Hort, dalla Bibbia di Gerusalemme e, fra l’altro, dai commentari di C.K. Barrett (1955), R. E. Brown (1966) e J. Becker (1979) e presa in considerazione da Beasley-Murray (1999). L’attestazione esterna lascia a desiderare. Come argomento in

37 A favore della variante «Eletto di Dio» si mostra anche T-M. QUEK, «A Text-Critical Study of John 1.34», NTS 55 (2009) 22-34.

(15)

favore si dice che un cambio da “Eletto” a “Figlio” sarebbe più facile da spiegare che il contrario, data l’importanza del titolo cristologico “Figlio di Dio” anche in Giovanni. La versione “Eletto di Dio” potrebbe venire da Is 42,1 LXX, l’inizio del Primo Canto del Servo di Dio. Questo si inquadrerebbe bene con la proclamazione di Gesù come “agnello di Dio”

nel contesto letterario del v. 34 (v. 29 e 36). Preferiamo seguire la lezione “Figlio”, anche a causa del grado di certezza “B” scelto dagli editori del GNT, rimanendo aperti verso l’altra”.

variante “Eletto”. 38

2.3 Composizione del

passo

La delimitazione del passo appare chiaramente dal conteggio dei giorni all’inizio dei v. 29 e 35.

C’è poi, un’inclusione formata dall’espressione:

“Vedi (ecco) l’agnello d i D i o” v. 29 e dalla frase:

“Questi è Il Figlio (l’Eletto) di Dio” v. 34

È possibile fare ancora una sottodivisione in due brani: vv. 29-31 e 32-34 se guardiamo all’inclusione con il verbo marturei/n (vv. 32 e 34).

Nei vv. 32-34, GB dà testimonianza di una esperienza sensoriale (visione teqe,amai ed audizione evkei/no,j moi ei=pen) che ebbe durante il suo primo incontro con Gesù. Questo primo incontro è descritto nei vv. 29-31. Giovanni ne dà testimonianza di questo primo incontro. Al centro delle dichiarazioni di Giovanni in vv. 29-31 e 32-34 sta una frase di identificazione: “ou-to,j evstin” (v. 30 e 34):

“questi è Colui di cui dissi …” (che io non conoscevo: v. 26),

“questo è il Figlio (l’Eletto) di Dio”.

2.4 Esegesi sincronica e sfondo dell’AT

L’espressione temporale “il giorno seguente”, indica l’inizio di una nuova scena. Gli ascoltatori poi non sono più la delegazione arrivata da Gerusalemme, ma il popolo venuto per farsi battezzare e per ricevere insegnamento da Giovanni Battista.

Lo stile peculiare del narratore si percepisce nella concatenazione ble,pei… kai. le,gei(:Ide…

e si ritrova nell’incontro di Gesù con Natanaele (Gv 1,47). Il venire di Gesù verso il Battista si può interpretare intertestualmente nel senso più profondo del prologo Colui che doveva venire, to. fw/j to. avlhqino,n evrco,menon eivj to.n ko,smon (1,9) e del dialogo con la samaritana Oi=da o[ti Messi,aj e;rcetai o` lego,menoj Cristo,j (4,25-26).

Che significato ha l’annuncio di GB :Ide o` avmno.j tou/ qeou/? Nel commentario di R.E. Brown sono elencate tre opinioni principali:

- un agnello apocalittico, come riportato dai testi apocalittici giudaici (Testamento di Giuseppe 19,8;

Enoch 90,38 ecc.), cioè una figura escatologica e messianica alla fine dei tempi.39

- l’agnello pasquale, data l’importanza della Festa di Pasqua durante la vita e nella passione di Gesù secondo il QV (C.K. Barrett);

- l’agnello menzionato nel 4° Canto del Servitore (Is 53,7), che non aprì la sua bocca e simbolizza il Servitore stesso40. Il Servo di YHWH è il soggetto dei quattro canti in Deutero-Isaia (42,1-4; 49,1-

38 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 40.

39 Questa versione è preferita da alcuni autori che considerano queste parole sull’agnello pronunciate dal Giovanni Battista storico.

(16)

6¸50,4-9; 52,13-53,12). Diversi autori ritengono che la locuzione “agnello di Dio” equivalga a

“servo di Dio”. In aramaico infatti, il termine talja’ [talyâ (tāleh)41] significa sia servo sia agnello.

Secondo il Brown l’evangelista intende riferirsi tanto al Servo di YHWH quanto all’agnello pasquale. Entrambi si adattano alla cristologia di Giovanni e sono ben documentati nel cristianesimo del primo secolo42.

Per S.A. Panimolle, fra altri autori, il QE sembra abbia pensato soprattutto all’Eletto del Signore di Is 42,1s (Panimolle prende la variante Eletto di Dio in 1,34), fondendo in una sola immagine i vari temi veterotestamentari [agnello pasquale e quarto carme del Servo sofferente (Is 53)] e interpretandoli in modo personale attraverso il prisma del cristianesimo primitivo. In questo modo l’evangelista avrebbe fuso insieme le varie nozioni veterotestamentarie e giudaiche sull’agnello messianico, presentandole in modo nuovo e originale43.

Il contesto immediato di Gv 1, 29 che sembra favorire il riferimento di questo passo a Is 42, lss, non solo perché dal punto di vista del contenuto il quarto evangelista riporta una proclamazione dal Battista di aver visto lo Spirito scendere e rimanere sopra Gesù, ma anche a causa di un motivo letterario e cioè dell’inclusione formata dall’espressione:

“Ecco l’agnello d i D i o” (v. 29) e dalla frase:

“Questi è l’eletto di Dio” (v. 34)”

A differenza dell’agnello menzionato da Isaia, abbiamo già notato che Gesù, il vero agnello, non porta su di sé ma porta via il peccato del mondo. Questo singolare a`marti,a, somiglia all’uso paolino. Il QE sceglie il singolare per indicare che la radice di ogni peccato è l’incredulità vale a dire il rifiuto della luce o il suo equivalente preferire la tenebra. In uno dei passi dell’ultima cena, che descrive gli effetti della venuta dello Spirito di verità, il QE si riferisce al peccato del mondo come ouv pisteu,ousin eivj ev,me, (Gv 16, 7-11). Questo peccato del mondo o delle tenebre, che secondo l’evangelista Giovanni sintetizza l’ostilità delle forze del male contro Dio, è alla radice di tutte le colpe, è la causa di tutti i peccati.

In sintonia poi con Boismard e con de La Potterie, Panimolle nota un parallelismo fra il primo cantico e la legge mosaica. Seguiamo da vicino il ragionare di questo autore44. Per mezzo dello Spirito di Dio, suo Servo “proclamerà il diritto” (Is 42, 1-2), nel senso che porterà la legge a tutti i popoli, diventando in senso universale “luce delle genti” (v. 6). Il Servo del Signore, l’eletto di Dio, illuminerà il mondo con la legge mosaica. D’altra parte il QE presenta Gesù come l’eletto di Dio e come l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1, 29). Gesù realizza la salvezza, libera dal peccato, proprio con la sua rivelazione di Parola-verità fatta carne (1,14). Così annuncia la libertà dei figli di Dio nella sua controversia con i Giudei nell’ambito della festa della luce (Gv 8, 31-36)45. La liberazione dal peccato si ottiene rimanendo nella parola-verità di Gesù, accogliendo la

40 La figura del Servitore in Giovanni ha molto rilievo, soprattutto in Gv 12,20-43. Il tema della remissione dei peccati è presente nel quarto Cantico, anche se il Servo in questo testo porta i peccati dei molti su di sé e non li toglie;

cf. J. BEUTLER, ‘Greeks Come to See Jesus (John 12,20f)’, Bib 71 (1990) 333-347.

41 K.F.A. HANNA, “La passione collegata con Cristo Avrni,on” in ID., La passione di Cristo nell’Apocalisse, tesi PUG, Roma 2001, 327ss.; Cf. R.E.BROWN, Giovanni, 81.

42 R.E. BROWN, Giovanni, 83. Vale la pena leggere tutta la documentazione che l’autore offre (pp. 77-84: Gesù come Agnello di Dio).

43 S.A. PANIMOLLE, Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni, I, 139-140.

44 Cf. S.A. PANIMOLLE, Lettura Pastorale, I, 141-142.

45 Ci sono delle opere nella letteratura sapienziale dell’AT e nella letteratura giudaica extra-canonica che elaborano una dottrina della purificazione dal peccato e dell’impeccabilità per mezzo della Torah. Panimolle offre una selezione di testi rappresentativi di questa riflessione tardiva ebraica:

“Sir 24, 2ls assicura l’impeccabilità a coloro che osservano la sapienza, incarnata nella legge mosaica:

« Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà.

Tutto questo è il libro dell’alleanza del Dio altissimo, la legge che ci ha imposto Mosè ».

Analoga dottrina è presentata nel libro di Enoc:

« Allora la sapienza sarà data agli eletti, essi vivranno tutti

e non peccheranno più né per dimenticanza né per orgoglio » (1 Enoc 6, 8).

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sua rivelazione. Tale potere di liberare si attribuiva alla legge mosaica. Gesù, agnello di Dio ed eletto di Dio, e non la Torah può togliere il peccato del mondo46. Questo ci riporta al prologo innico

o[ti o` no,moj dia. Mwu?se,wj evdo,qh(

h` ca,rij kai. h` avlh,qeia dia. VIhsou/ Cristou/ evge,netoÅ Gv 1,17

Nel prologo la tematica è centrata nel dono della rivelazione. In questo passo invece 1,33 si centra sul dono dello Spirito. Ma attraverso il riferimento alla grazia e la verità, nuova Torah, c’è un riferimento allo Spirito pure nel prologo innico e un riferimento al superamento della legge mosaica in questo passo che studiamo.

Il verbo “venire” e;rcomai (1,30) collega questo versetto con quello precedente. Nel v. 29, Giovanni Battista aveva visto Gesù “venire”, ed aveva dato testimonianza alla missione redentrice di Gesù. Adesso questo concetto del “venire” è commentato nel senso della precedenza di Gesù rispetto al Battista. Il versetto somiglia a Gv 1,15.

Il verso 31

kavgw. ouvk h;|dein auvto,n( avllV i[na fanerwqh/| tw/| VIsrah.l dia. tou/to h=lqon evgw. evn u[dati bapti,zwnÅ

è in parallelismo con quanto il Battista aveva espresso alla ambasciata dei farisei (v. 26) utilizzando gli stessi verbi di conoscenza o;ida e di azione bapti,zw, sebbene in diverso numero e tempo

grammaticale, e lo stesso motivo dell’acqua:

VEgw. bapti,zw evn u[dati\

me,soj u`mw/n e[sthken o]n u`mei/j ouvk oi;date(

Della stessa forma che i farisei e il popolo ebraico in genere non conoscevano colui che stava in mezzo a loro, anche in questo modo il Battista afferma che nemmeno lui conosceva Gesù prima del loro primo incontro. Il lettore si trova alquanto perplesso. Di quale conoscenza si tratta qui? L’autore del IV Vangelo – secondo il parere degli specialisti – aveva notizia del vangelo di Luca che li presentava come cugini. Qui si riferisce una nuova conoscenza non quella del sangue (vedere il prologo innico vv. 10-13) ma dei suoi, nel senso di familia Dei. Anche l’attività di GB come battezzatore non aveva altro scopo che manifestare Gesù in Israele (v. 31). L’unico obiettivo del Battista era di far conoscere Colui o` ovpi,sw mou evrco,menoj( e di cui egli non era degno di sciogliere il legaccio del sandalo (v. 27). Gli altri evangeli riferiscono anche il battesimo di Giovanni soltanto evn u[dati. Il QE ha ritenuto questo, ma separandolo dal battesimo con lo Spirito Santo, amministrato da Gesù, per dare più rilievo a questo ultimo.

La testimonianza di Giovanni Battista riguardo a Gesù diventa sempre più concreta (vv. 32- 34). Il battesimo di Giovanni con acqua è messo in parallelismo progressivo con quello annunciato per Gesù, un battesimo in Spirito Santo. La garanzia per poter testimoniare autenticamente su un battesimo così caratterizzato era la discesa dello stesso Spirito su Gesù secondo quanto udito da Dio Padre [o` pe,myaj47 me bapti,zein evn u[dati (v. 33) nel contesto non può essere altro che questa persona trinitaria]. Tale percezione sensoriale di ascolto è confermata col vedere Teqe,amai to.

pneu/ma katabai/non w`j peristera.n evx ouvranou/ kai. e;meinen evpV auvto,n (v. 32). L’immagine della

Il seguente brano della regola della comunità di Qumrân presenta Dio che purifica gli eletti con la sua verità, ossia con la sua parola contenuta nella legge sinaitica:

« Con la sua verità, Dio allora vaglierà tutte le azioni dell’uomo e si monderà alcuni figli dell’uomo,

eliminando ogni spirito di ingiustizia dalle viscere della loro carne

e purificandoli nello spirito santo da tutte le opere empie » (I QS 4, 20-2l)”.

S.A.PANIMOLLE, Lettura Pastorale, I, 141-142.

46 S.A. PANIMOLLE, Lettura Pastorale, I, 142.

47 La frase o` pe,myaj me si trova frequentemente pronunciata da Gesù. Anche il Battista è inviato da Dio.

(18)

colomba come simbolo dello Spirito Santo appartiene alla tradizione come attestano pure i sinottici.

GB ha partecipato a questo evento e perciò può darne testimonianza.

Il v. 33 merita ancora ulteriore considerazione:

kavgw. ouvk h;|dein auvto,n(

avllV evkei/no,j48 moi ei=pen(

VEfV o]n a'n i;dh|j to. pneu/ma katabai/non kai. me,non evpV auvto,n(

ou-to,j evstin o` bapti,zwn evn pneu,mati a`gi,w|Å

Come abbiamo già considerato GB non conosceva Gesù prima de vederlo evrco,menon pro.j auvto,n (v. 29). Si menziona però ancora una seconda volta nel v. 33 il fatto di passare dalla non conoscenza o dalla conoscenza basata sulle relazioni umane di parentela ad una conoscenza di Gesù donata e rivelata da Dio. Siamo stati incamminati dal narratore a un punto d’arrivo nel tema della conoscenza. L’identità del Battista: tu chi sei? (1,20), quella più profonda, passa attraverso il confronto con la rivelazione di Dio in Gesù. Proprio questo si richiede al lettore/lettrice del QV.

Questa particolare richiesta verrà illustrata in forma drammatica dopo il racconto della guarigione del cieco nato.

Intanto prendiamo anche nota che le tre persone divine sono menzionate in relazione colla testimonianza del Battista. Come indica il Barrett, sebbene l’evangelista fa un parallelo fra acqua e Spirito, non si tratta di sottovalutare l’elemento acqua, ma di conferirli il suo senso carismatico, opera soltanto del Messia - Figlio di Dio. Il narratore dà all’acqua il suo senso spirituale (cf. Nicodemo, dialogo con la samaritana, cieco nato, e Golgota)49.

La parte 1,32-34 chiude con una dichiarazione solenne del Battista in consonanza con l’introduzione del narratore e in inclusione con essa:

kavgw. e`w,raka kai. memartu,rhka50 o[ti

ou-to,j evstin o` ui`o.j tou/ qeou/Å

“Se lo Spirito di Dio è e rimane su Gesù, si può tirare la conclusione che questi deve essere il Figlio di Dio… il titolo segue anche dall’esperienza di fede di Giovanni Battista: egli ha

“visto” con occhi credenti che Gesù è il Figlio di Dio e può dare testimonianza a questo proposito. Non importa molto se si legge “Figlio” o “Eletto di Dio”… ambedue titoli sono fra se collegati. Nei due casi c’è un ecco dei Canti del Servitore (dato il significato duplice della parola greca pai/j come ‘servo’ e ‘figlio’)”51.

Questa osservazione di Beutler è importante da ritenere. Simile ragionamento si può fare per la confessione di fede di Tommaso narrata proprio alla porta della prima conclusione del vangelo.

48 Appartiene allo stile giovanneo identificare mediante un pronome un soggetto lontano (cf. C.K. BARRETT, The Gospel, ad hoc).

49 Cf. C.K. BARRETT, The Gospel According to St. John, 148. Sull’acqua come elemento importante del linguaggio giovanneo vedi J. RATZINGER, Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Città del Vaticano-Milano 2007, 279-290.

50 I perfetti utilizzato con forza di presente. In conseguenza ambedue i verbi (o`ra,w e marture,w) parlano del Batista come testimone permanente di Cristo; cf.C.K. BARRETT, The Gospel, a proposito di Gv 1,15.

Interessante poi l’analisi di Barrett sulla radice !ymia/h, (hifil perfetto terza singolare di !ma) in relazione a Is 53,1 ht'l'g>nI ymi-l[; hw"hy> [:Arz>W Wnte['muv.li !ymia/h, ymi LXX: ku,rie ti,j evpi,steusen th/| avkoh/| h`mw/n kai. o` braci,wn kuri,ou ti,ni

avpekalu,fqh; Per il Barrett “pisteu,ein (Hebrew !ymia/h,) corresponds closely to marturei/n”; The Gospel, 133, a proposito di 1,7. Questo autore riporta lì un elenco di tutti quanti testimoniano nel IV vangelo.

51 J.BEUTLER, Il Verbo Divino, 43.

(19)

La formula dell’alleanza ~O ku,rio,j mou kai. o` qeo,j mou (20,28) va al di là di quello immediatamente visto.

2.5 Lettura diacronica (Sinottici – Atti degli Apostoli)52

Questa breve indagine, basata sull’intertestualità, aiuta a inserire il testo sotto studio nel ambito più ampio del messaggio neotestamentario e a valutarne l’originalità e il proprio contributo. Il seguente commento di Beutler sulla portata del titolo o` avmno.j tou/ qeou/ è un buon esempio:

“Dalla tradizione sinottica, Giovanni Evangelista prende il motivo della “venuta” di Gesù. Mentre Marco e gli altri sinottici riferiscono un annuncio fatto dal Battista, che venga uno più forte e più degno di lui, Giovanni Battista vede secondo il quarto evangelista Gesù che viene verso di lui. La profezia è già realizzata! La predicazione di penitenza del Battista è stata sostituita in Giovanni con l’annuncio del “agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”. Non la penitenza umana, ma finalmente l’azione escatologica di Dio, realizzata nella missione del suo Servo, rompe il potere del peccato”.53

C’è una connessione tra At 13,24-25 [il Battista, predicatore di penitenza, dice che non è “degno” (a;xioj, invece di i`kano,j, Mc 1,7 //)] e Gv 1,19-34 (a;xioj nel v.

27)

54

. Nel QV non si dice mai che GB avesse battezzato Gesù né l’ascolto della voce dal cielo si collega con esso, come nei sinottici. La visione del Battista (v. 32) ha punti di contatto col racconto sinottico (Mc 1,9-11 //), pure se con modifiche di rilievo. Il fatto del battesimo di Gesù dalla mano del Battista (che non viene mai chiamato così da Giovanni evangelista per favorire il suo ruolo di testimone sopra quello di profeta), a differenza dei sinottici, nel QV non si racconta. In Marco e Matteo, Gesù ha la visione della colomba come simbolo dello Spirito Santo. In Lc la scena è riferita dall’evangelista. Nel IV vangelo, invece, è il Battista che ha la visione (1,31-34) come corrisponde al suo ruolo di testimone. Lo Spirito Santo – secondo la testimonianza del Battista - rimane su Gesù. È la prima ricorrenza di un termine caratteristico del IV vangelo: me,nein. Lo Spirito si mostra unito a Gesù non solo in questa scena inaugurale ma in modo permanente. Gesù, venuto storicamente dopo del Battista (1,27.29) prevale radicalmente su di lui, sia per la sua origine (1,29-30;

cf. 1,1) che per la sua missione (1,32.33).

L’evangelista redatta a modo proprio la scena del battesimo. Al centro sta la rivelazione divina al Battista, sull’identità di Gesù, colui che battezzerà nello Spirito Santo, dato in modo permanente a lui (v. 33)

55

. La percezione sensoriale, visione e audizione, del Battista, non riferite dai vangeli sinottici, consentono al testimone di fare la sua affermazione finale: “Egli è il Figlio di Dio” (v. 34). Questa attestazione, a modo di confessione di fede, era il contenuto della voce dal cielo durante il battesimo

52 Da J.BEUTLER, Il Verbo Divino, 43.

53 J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 43.

54 Cf. J.BEUTLER, Il Verbo Divino, 42.

55 Interessante il dato che riporta san Ireneo (Adversus Haereses 3.3.4) su un certo gnostico di nome Cerinto: per lui lo Spirito, disceso su Gesù al momento del suo battesimo, abbandonò il Cristo al momento della Passione. Sebbene questo è posteriore al QV, un certo pre-gnosticismo in tempo dell’ultima redazione del vangelo tendeva su questa idea. Cf. R.E. Brown, Le lettere di Giovanni, Assisi 20002, 108-112.162-166.

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