V IT A DI
S. GIOVANNI BATTISTA
T O R I N O
T ip . D E L L ' O R A T O R IO D I 8 . F R A N C . D I SA L E S
1868 .
P R O P R I E T À D E L L 'E D IT O R E
CAPO I.
R ivelazione della nascita d i san G iovanni B a ttista .
E r a vicino il tem po in cui doveva n a s c e re il Messia p rom esso da Dio ad A damo, e p re n u n z ia to dai profeti. Già e ra n o p e r com piersi le settanta s e tti
m an e p re d e tte da D aniele in cui d o vevasi to g lie re la p rev a ric az io n e , d a r te rm in e al peccato, esp iare l’in iq u ità, c o n d u r la giustizia se m p ite rn a , a d e m p ie re la visione e la profezia, e r i c e vere l ’u nzione il santo dei santi. Ma p r i m a che queste cose avessero il lo ro com pim ento doveva v e n ire il p r e c u r
sore del divin Verbo che e r a stato p red etto da Malachia profeta con q u e ste p a r o l e : « Ecco che io m a n d o il mio angelo, il quale p r e p a r e r à la strad a in n a n z i a me. E subito v e r r à al suo tem pio il D om in ato re cercato da voi e l’angelo del testam ento da voi b r a - .mato: eccolo che viene, dice il Si
g n o re Iddio degli eserciti. » Questo p r e c u r s o r e doveva essere l’alba, l’a u r o r a che an n u n z ia sse il sole di g i u stizia, p e rc h è se questo sole fosse ad u n tratto apparso in tu tto il suo s p le n d o re , ci avreb b e a b b a g l i a t i , e p e rò m a n d a in n a n z i a sè u n ’a u r o r a che lo a n n u n z ia , e che a poco a poco di
leg u an d o le te n e b re disp o n e gli occhi n o stri a co n te m p la re il sole. S. Gio
van n i Battista e ra destinato da Dio ad essere questo p re c u rs o re . La su a n a s c ita vien esposta nel Vangelo n e l se
g u e n te portentoso m odo.
Nel tem po in cui lo scettro di Giada e r a passato n elle m a n i di u n o s t r a n i ero, cioè ai te m p i di E ro d e re di Giudea, erav i a Gerusalem m e u n Sa
cerdote p er n o m e Z accaria della stirp e
di Abia, e la m oglie di lui che d i
scendeva da A ro n n e si ch iam av a Eli
sabetta. E ra n o amen due giusti in n a n z i a D io , e c a m m in av an o irre p re n s ib ili in tutti i co m a n d a m e n ti e nelle leggi del Signore. Essi n o n avevano figliuoli, ed e ra n o tutti e due di u n ’età avvan- zata, e però desideravano di avere un figliuolo e lo dom an d av an o tutti i g io rn i al Signore. Iddio esaudì le loro p r e g h ie re , e m a n d ò u n angelo a Zaccaria sacerdote p e r a n n u n z ia rg li che le sue p re c i e ra n o state esaudite. Ma a meglio sapere le circostanze della nascita del Battista, fa d ’uopo co noscere an c o ra l’o rd in e stabilito dal santo r e Davidde tr a le fam iglie sacerdotali. La m o lti
t u d in e dei d iscen d en ti di A ronne non p e rm e tte n d o loro di c o m p ie re tutti insiem e il santo m in iste ro , venivano divisi in v e n tiq u a ttro classi, di cui i capi e ra n o chiam ati i p rin c ip i del S a n tu a rio , ed aveva o rd in a to che cia
sc u n a classe fosse successivamente i n ca ric a ta del servizio eb d o m a d a rio della casa di Dio. P e r evitare ogni contesa la so rte decideva chi dovesse funzionare
la p rim a s e t t i m a n a , chi la s e c o n d a , chi la terza, chi in seguito. F u c h ia m a ta altresì la sorte a d e te rm in a re p e r ciascun sacerd o te l ’o rd in e , e la n a t u r a delle funzioni. Esse e ra n o q u a ttro , e consistevano: la p r i m a ad im m o la re le vittime; la seconda ad accen
dere i lum i sul c a n d e la b r o ; la terza a c am b iare tu tti i sabbati i dodici pani di p roposizione; la q u a rta a b r u c i a r l ’incenso sull’altare dei profum i. E q u e s t’u ltim a toccò in sorte a Zaccaria.
Adempiva ap p u n to questa funzione q u a n d o ebbe la visione che così ci v iene esposta dal Vangelo: « Or av
venne che m e n tre faceva le funzioni di sacerd o te dinanzi a Dio n ell’o rd in e del suo tu rn o , secondo la c o n su etu d in e del sacerdozio, toccogli in sorte di e n tr a r e nel tem pio del Signore a of
ferir l ’incenso, e tu tta la m o ltitu d in e del popolo orava di fuori n ell’o ra d el
l’incenso, q u a n d o gl i a p p arv e l ’angelo del Signore stante alla d estra dell’al
tare dell’incenso. E Z accaria al vederlo t urbossi, ed il tim ore lo so p ra p p re se . Ma l’angelo gli disse: n o n tem ere, o
Z a c c a r i a , perchè è s ta ta esau d ita la tu a o ra z io n e , e la tu a moglie Elisa- b e tta d a r à alla luce u n figliuolo, e gli p o r r a i il n o m e di Giovanni, e s a rà a te di allegrezza e di giubilo; e m olti si r a l le g re ra n n o p e r l a n ascita di lu i;
im p e ro c c h é egli s a rà g ra n d e n e l c o spetto del S ignore: n o n b e r r à n è vino n è s i c e r a ; e s a rà r ip ie n o di Spirito Santo fin d all’utero di sua m a d r e : e c o n v e rtirà m olti dei figliuoli d’Israello al Signore Dio loro. Ed egli p re c e d e rà davanti a lui con lo sp irito e con la v irtù di E l i a , p e r rivolgere i cu o ri d e ’ p a d r i verso i loro f ig l i u o l i , e gli in c r eduli alla sapienza dei g i u s t i , p e r p r e p a r a r e al Signore u n popolo perfetto. E Z accaria disse all’angelo:
com e c o m p re n d e rò io tale cosa? im pero cch é io sono vecchio e la m oglie m ia è avanzata in età. L’angelo gli rispose e d is s e : Io son Gabriele che sto nel cospetto di Dio e sono stato m a n d a to a p a r l a r t i e r e c a r ti questa b u o n a nuova. Ed ecco che sarai m u t o, e n o n p o tra i far p a ro la fino al g io rn o che questo s u c c e d a , perchè non hai
c red u to alle m ie p a r o l e , le quali si a d e m p ir a n n o a suo tempo.
Il popolo stava aspettando Zaccaria, e si m aravigliava del ta r d a r e che egli faceva n e l tem pio. Ma essendo egli uscito, n o n poteva p a r l a r e ad essi: e c o m p re se ro che egli aveva avuto u n a visione nel tem pio. Andava facendo loro dei cen n i e si restò m utolo. »
Questa s tr a o r d in a r ia a p p arizio n e del- l ' Arcangelo Gabriele a Z accaria gli a n n u n z ia un figliuolo g r a n d e , u n fi
glio s tra o r d in a r io . Il p a d re e la m a d re discendono a m e n d u e da u n ’illustre fa
m ig lia, da quella di A ronne. I nom i loro m edesim i se m b ra n o in d ic a re q u a l che cosa di divino. Z accaria, ricordo del Signore: E lisabetta, dio del g iu ra me n t o. Egli è nel tem pio che vien loro a n n u n z ia to un figliuolo, nel s a n tu a r io a piè dell’a l t a r e , ove l ’incenso s’in nalza al Santo d e ’ Santi. È u n a r c a n gelo che lo a n n u n z ia , e p o r ta il nom e di G a b rie le , o forza d i D io , p e rc h è egli è inviato ad a n n u n z ia r e g ra n d i cose. Questo figliuolo si ch ia m e rà Gio
v a n n i, o pieno d i grazia. S arà g ra n d e
n e l cospetto del Sig n o re, sa rà rip ie n o di Spirito Santo fin dal seno della m a d r e , e c o n v e rtirà m olti figliuoli d ’Israele al Signore Dio lo ro da essi ab b a n d o n a to , e ric o n c ilie rà i p a d ri co’ f i g liu o li, e p r e p a r e r à al Signore Dio, d’in n a n z i al quale ei c a m m in a collo spirito e colla v irtù di Elia, u n popolo in c lin a to a riceverlo. Il p a d re che d u b ita u n istante n o n della p o s sanza divina del perso n ag g io che gli favella, m a della missione divina di lu i, è fatto m uto e come vogliono al
c u n i an c h e s o r d o , finché tu tto si a- d em pia: e questo s a r à u n contrassegno di p iù a stim olare l’attenzione del p o polo fedele, ed a p r e p a r a r l o alle m a raviglie che stan p e r ac c a d ere . Zac
ca ria p o i sebbene m uto non tralasciò le funzioni del suo m in iste ro , m a c o m p ì la settim a n a e poi si r i t i r ò da G eru
s a le m m e , e se ne a n d ò in u n a sua casa situ a ta in u n villaggio della tr ib ù di G iu d a , chiam ato E b r o n , p e r m e d ita re i favori del cielo, e così co r
re g g e re la poca fede p restata alle p a ro le dell’angelo.
CAPO II.
Santificazione\ d i s. G iovanni B a ttista p r im a d i sua nascita.
Elisabetta divenuta feconda stava r i t i r a t a m e d ita n d o e lo dando le m i serico rd ie del Signore, allorché gioia novella, m ira c o li p iù g r a n d i riv e la ro n o la sua fortuna. L’arc a n g e lo Ga
b rie le discese u n a seconda volta dal c i e l o , n o n p iù in G e r u s a le m m e , la città r e a l e , n è nel t e m p i o , che ne faceva la g r a n d e z z a , nè nel s a n t u a r i o , che n e e ra la p a rte p iù sacra, n è fra gli esercizi p iù santi di u n a funzione tu tta d iv in a , n è ad u n uo m o famoso p e r la d ig n ità di su a c a ric a e p e r lo s p l e n d o re di su a nascita sacerdotale, m a bensì in u n a città di Galilea, provincia delle meno c o n s i d e r a t e , e di p iù in u n a piccola c i t t à , il c u i n o m e e r a ap p e n a noto. Egli e n trò in u n a delle p iù m eschine case di N azaret p e r a n n u n z ia r e a Maria l ’in c a rn a z io n e del Figliuol di Dio, che lo S pirito Santo
doveva o p e r a r e nel suo seno. Ed in p a r i tempo egli le a n n u n z iò che Dio aveva concesso u n figlio alla su a c u g in a Elisabetta moglie del sacerdote Zaccaria. Questa n o tizia la sorprese senza d u b b i o , m a le fu cagione di g r a n d e gioia, di m a n ie r a che l ’angelo r itira to s i, essa se ne p a r t ì da Nazaret e se ne andò con diligenza alla città ove d im o ra v a n o Z accaria ed Elisa- b e tta che discendeva da A ro n n e p e r mezzo del p a d r e , e p e r mezzo della m a d r e da Davidde, ed e r a p ro s s im a p a r e n t e di Maria. Maria si p o r t ò fret
tolosa a visitar sua c u g in a senza che la tratten esse il rig o re della stagione e la lunghezza del viaggio. I m p e r o c c h é da Nazaret che e ra in fondo alla Galilea sino a E b ro n che e ra all’a ltra e stre m ità delle m o n ta g n e di Giuda vi e r a n o p e r lo m en o o tta n ta miglia.
E n tr a ta Maria in casa di sua cu g in a la salutò, ed Elisabetta a p p en a udito quel saluto, se n tì l’infante esultare p e r la gioia, ed essa m edesim a fu tosto r ie m p ita di Spirito Santo ed esclamò ad alta v o ce: « Benedetta tu t r a le
d o n n e , e benedetto il frutto del ven
tre tuo. E do n d e a m e questo, che la m a d re del Sig n o r m io venga da m e ? Im p ero cch é a p p e n a il suono del tuo saluto giunse alle m ie orecchie, sal
tellò p e r giubilo nel m io seno il b a m b in o , e b e a ta te che h ai c red u to p e r chè si a d e m p ira n n o le cose dette a te dal Signore. » Ecco com e Elisabetta rip ie n a di Spirito Santo loda Maria, im p a ria m o a n c h e n o i da essa a b e n e d ire e lo d a re questa g ra n d e r e g in a che schiacciò il capo del serpe in fer
nale, questa n o stra p ietosissim a e p o tentissim a m ad re.
Maria p e r ris p o n d e re ad E lisabetta e p e r c e le b ra re le g randezze di Dio, p r o n u n z iò il cantico del M agnificat che o rm a i da diciannove secoli fa r i s u o n a r e le volte de’ tem pli c ristia n i, e che n oi te n ia m o come il trionfo dell’u - m iltà sulla s u p e rb ia del secolo. È u n atto b e n au ten tico della rico n o scen za che essa aveva p e r tu tti i favori di cui Iddio l ’avea ric o lm a ta , ed u n a g lo rio sa confessione della bassezza, dalla quale e ra stata tr a tta , p e r essere ele vata alla
d ig n ità di Madre di Dio, e dove la p ro fo n d a su a u m iltà la faceva r i e n t r a r e , p e r m a n ifestare in se m ed esim a la v e rità di q uanto essa espresse nel suo m ir a b il cantico rig u a r d o alla g lo r i a degli u m ili e dei piccoli, e a ll ' a b b o n d a n z a dei veri b en i di cui Iddio arric c h isc e quelli che sono n e ll’i n d i genza. Ecco come l ’um ile Maria nulla vuole p e r se, m a tutto riferisce a Dio.
Im p a ria m o da questo a conoscere e ad im ita re l’u m iltà di Maria.
M a r i a , dopo essersi ferm ata con E lisabetta tre m esi, se ne r i t o r n ò in N azaret p e r a d e m p ie re ai suoi doveri d o m e s t i c i , ed assistere il suo sposo.
CAPO III.
N a tiv ità d i s. G iovanni B a ttista . Cantico d i Zaccaria.
Secondo le divine prom esse Elisa- b e tta diede alla luce quel figlio che doveva essere il P re c u r s o r e del Salva
to re e r ie m p ir e il m o n d o di m araviglie.
Se la n a sc ita di u n figlio ovunque e se m p re è motivo di gio ia p e r gli a u to r i de’ suoi gio rn i, p iù viva doveva essere la gioia p er i p a re n ti di Gio
v a n n i e p e r gli am ici della fam iglia di Zaccaria. T utti co n co rsero festosi a co n g ra tu la rsi coi fo rtu n ati g e n ito ri molto conosciuti e p e r la nobile loro p ro sap ia e p e r le m araviglie accadute all’a n n u n z io della nascita di Giovanni.
E r a p rescritto dalla legge che all’ottavo gio rn o della su a nascita il b a m b in o fosse c irc o n c is o , e n ella circoncisione gli si dava il nom e, che d’o r d in a r io e ra quello del p a d r e . Ora tutti i p a r e n ti volevano c h ia m a rlo Zaccaria dal n o m e di suo p a d r e ; m a E lisabetta disse che quello n o n doveva essere il suo n o m e , sibbene essere c h iam ato Giovanni.
T utti le r a p p re s e n ta ro n o che questo n o m e e ra stra n ie ro n e lla su a famiglia, e che n o n vi e r a alcuno di t u tta la p a re n te la che portasse tal nom e. Al
lo r a si ric h ia m a r o n o al p a d re del fan ciullo, e gli fecero cen n o di significare q u ale dovesse essere il n o m e del fan ciullo. Egli chiese l ' o c c o rre n te p e r
iscriv ere, che consisteva in u n a t a voletta c o p e rta di cera, e so p ra di essa con uno stile di ferro scrivevano gli an tich i. Scrisse pertan to Z accaria: I l su o nom e è G io v a n n i, e tu tti si m a ra v ig lia ro n o della co n co rd an za del p a d re e della m a d r e in d are questo n o m e al loro figlio. Si m ara v ig lia ro n o p e r altro assai p i ù , q u a n d o la lin g u a di Z accaria stato p e r tanto tem po m utolo, fu sciolta ed esso si m ise a lo d a re e b e n e d ir e Dio. Tutti i vicini furono al
lo r a p re si da g ra n d e tim o re , e le m a rav ig lie operate p e r questo fanciullo si div u lg aro n o in tutta la Giudea, ed o g n u n o diceva Quale s a rà m a i questo b a m b i n o , pel quale si o p e ra n o tanti p r o d i g i ? C ertam ente egli s a rà u n q u a l che g ra n profeta. Da m olto tem po n o n si e r a p iù veduto alcun profeta in I- sraele, e se ne aspettava q u a lc u n o con m o lta ansietà, perciò al n a sc e r di q u e sto fanciullo, credevano e con ra g io n e che sareb b e stato u n profeta m a n d a to da Dio. V edrem o in seguito che fu p ro feta e p iù che p rofeta.
Z accaria pad re di Giovanni rip i-
gliando la favella p r o r u p p e in u n m i
ra b ile cantico che la Chiesa ogni g io rn o r ip e te nei divini uffizi, in cui esso dice che Iddio stava p e r ad e m p ie re alle prom esse fatte ad A bram o rig u a r d o al Messia, e che stava p e r m o s t r a r s i , e nel m edesim o tem po fa co n o scere la p a rte che avria suo figlio in q u esta g r a n d ’o p e ra , coll’essere il p ro feta ed il p re c u rs o re . R ipieno di Spirito Santo così profetò: « B enedetto il Signore Dio d’ I s r a e l e , p e rc h è h a visitato, e re d e n to il suo popolo. Ed h a i n n a l zato p e r n o i il p rin c ip e della salute nella casa di Davidde suo servo. Con
form e a n n u n z iò p e r bocca de’ santi profeti suoi, che sono stati dal com in- ciam ento dei secoli: la lib erazio n e dai n o stri n e m ic i, e dalle m a n i di tutti coloro che ci o diano: p e r far m ise- c o rd ia co’ p a d r i n o s t r i , e m o stra rsi m e m o re del testa m e n to suo santo.
Conforme al g iu r a m e n to col q u a le ei g iu rò ad A bram o p a d r e n o stro di c o n c ed ersi a n o i , affinchè lib e ra ti dalle m a n i de’ n o stri n em ici, serviam o a lui scevri di t i m o r e , con sa n tità e g i u
stizia nel cospetto di lui p e r tutti i n o stri gio rn i. E tu, o fanciullo, sarai detto il p rofeta dell’Altissimo, perchè lo p re c e d e ra i davanti alla faccia del Signore a p r e p a r a r e le sue vie: p er d are al suo popolo la scienza della salute p er la rem issione dei loro p e c cati, m ed ian te le viscere della m ise r ic o r d ia del nostro Dio, p e r le quali ci h a visitato il Sol nascente dall’alto.
P e r illu m in are coloro che giacciono nelle te n e b re e n e ll’ombr a della m o rte , p e r g u id are i nostri passi nella via della pace. » Il vegliardo ricevendo il dono di profezia col r ip ig lia r la fa
vella fu colpito da due g ra n d i oggetti, cioè Gesù Cristo, e s. G i o v a n n i , il Messia ed il suo P r e c u r s o r e , ei ne vede la g randezza e ne dipinge gli e- m in e n ti c a ratteri. Oh! come Zaccaria si serve nob ilm en te del ricevuto favore d’aver riacquistato la favella! Quando riceviam o q ualche favore da Dio r i n graziam olo di tu tto cu o re anche noi, e non facciamo come quei s u p e r b i , che si a ttribuiscono ogni cosa, e r i conoscono n u lla da Dio.
Il nom e di G iovanni p e r cui Zacca
r i a improvvisa questo magnifico canto significa G razia e M isericordia. E s
sendo egli nato da vecchi e sterili g e n ito ri che pregavano Dio di d a r loro u n figlio, e ra perciò il figlio della grazia, cosicché dopo i n o m i SS. di Gesù e di Maria quello di Giovanni è il p iù degno d ’a m m irazio n e.
CAPO IV.
R itiro di s. G iovanni B a ttis ta nel deserto.
La m an o del Signore, come dice s. Luca, e ra con quel b a m b i n o , p e r g u id a re i suoi passi. Mentre cresceva il suo corpo egli si fortificava in grazia, i n ispirito, cioè la virtù di Dio, che risiedeva in lu i fin dal m om ento della sua santificazione, si faceva vedere p er mezzo di effetti più sensibili e p iù m aravigliosi. Il Vangelo ci insegna che egli dim orò nei deserti fino al giorno in cui doveva m ostrarsi in pubblico,
p e r a d e m p ie re alla sua m issio n e di P r e c u rs o re del Messia, e si p re te n d e che fin dall’infanzia egli vi fu alle
vato. Una r itira te z za così s t r a o r d i n a r i a h a dato luogo a m olte riflessioni e d i f i c a n t i , che i s a n ti P a d r i h a n n o fatto rig u a r d o ai disegni di Dio su quel fanciullo. P a re che egli volle n a sco n d ere i suoi disegni agli u o m in i facendo c o m p a r ir e questo r itir o in v o lo n tario e forzato, im perocché se ci te
n ia m o ad u n a o p in io n e q u asi u n iv e r salm ente a b b ra c c iata n e i p r im i secoli d ella Chiesa, si c re d e rà che E ro d e c e r
cando Gesù Cristo p e r togliergli la vita, volle p u r e far m o r i r e s. Giovanni, avendo u d ite le m eraviglie operate alla su a n a s c i t a , e che p e r questo, Santa E lisabetta, su a m a d re , fu ob b lig ata a fuggirsene con lui n e l deserto. San Paolino di Nola e s. G irolamo n o n sono di questo p a re re , e vogliono che s. Giovanni sia stato allevato nella sua infanzia in mezzo ai suoi p a r e n t i , e che a b b ia im p a ra to d a suo p a d r e e d alla le ttu ra dei lib ri di Mosè la legge di Dio e la vita dei santi P a tr ia r c h i,
e che dopo essersi fortificato coll’età, egli lasciò la casa p a t e r n a p er a n d a re ad im p a r a r e nei deserti quello che n o n poteva inseg n arg li la società degli u o m i n i . Che che ne sia di queste o p i
n io n i, sappiam o questo di certo, che egli di b u o n o ra si ritir ò nel deserto e che m enò u n a vita a u s te ra n ella so
litu d in e , e che n o n s’ allo n tan ò m ai da essa, finché p e r u n ’ispirazione dello S pirito Santo fu chiam ato a d a r p r i n cipio alla su a m issione. Ecco q u a n to sono diverse le vie di Dio da quelle degli u o m in i! È n ato u n b a m b i n o , predetto dai profeti, e che sa rà il p re c u rso re del Messia. Il p a d re suo e la m a d r e sono tu tti e due in n a lz a ti al
l’ord in e dei profeti. N ondim eno fan ciullo a n c o r a ei li a b b a n d o n a p e r r i t i r a r s i nel deserto e c o n d u rv i u n a vita p iù au ste ra di quella di E lia e di E - liseo. Egli n o n esce p u n to dal deserto p e r conoscere quello che l ’aveva r a l legrato, q u a n d o a n c o ra e ra nel seno m a te rn o , e di cui esso doveva essere il p re c u rs o re , ed al quale doveva p re p a r a r e le v i e ; m a egli se ne sta nel
deserto finché lo S pirito Santo gli i n segni q u ale sia il tem po di m a n ife s tare il R ed en to re del m o n d o . Questo fatto d im o stra che Iddio n o n suole c o n ced ere c e rti doni s tr a o r d in a r i, se n o n n ella so litu d in e e nel silenzio, e a coloro ch ’egli c h ia m a p e r farli p o ten ti in op ere ed in p aro le. Egli aveva r i te n u to n e lla s o litu d in e e nel silenzio
Mosè p e r q u a r a n t a n n i p e r farlo duce del suo p opolo, e vi tie n e t r e n t 'a n n i il Battista p e r p r e p a r a r lo ad a d e m p ie re l ' ufficio di p r e c u r s o r e del suo divin Figlio e lo t ie n e lo n tan o dal consorzio degli u o m in i.
CAPO V.
A u ste rità del santo Precursore.
Dà p rin cip io alla sua m issione.
Giovanni nel deserto m e n ò u n a v ita m olto a u ste ra . Non contento di non b e ro vino od altra sostanza in e b ria n te , com e l ' angelo aveva prescritto p rim a
della sua n ascita, si asteneva p ersino dal pane, alim ento il più c o m u n e , ed il più essenziale alla vita. Esso n o n viveva che di locuste, che i poveri del paese m an g iav an o q ualche volta nelle p iù g ra n d i loro necessità, e di m iele silvestre che e r a molto a m a ro ed in si
pid o , o di quan to il deserto produceva senza arte e coltura. E m an g iav a tanto poco, che Gesù Cristo n o n ebbe diffi
coltà di dire di lui che n o n m angiava n e bevea. La durezza del suo abito corrispondeva a quella del suo n u t r i m ento. Im p ero cch é il suo abito non e ra composto che di peli di camello; e si cingeva con u n a c in tu ra di cuoio come E lia ; e questo fece sì che nei p rim i secoli della Chiesa fu te n u to come l’a u to re ed il modello degli anacoreti. Così Iddio p re p a ra v a Giovanni pel m in istero della p re d ic a z io n e , affinchè i Giudei colpiti da u n modo di vivere tanto al di so p ra della u m a n a debolezza, r i spettassero le verità che egli doveva a n n u n z i a r lo ro e che il suo esteriore li facesse r ic o rd a re d ’E lia che essi s a pevano dover p r e c e d e re la venuta del
Messia. Giovanni lasciava le mollezza delle vesti a quei che abitavano i p a l
lazzi dei r e , e p e r sè conservava la povertà e la penitenza. Egli fuggiva il consorzio u m a n o , p e rc h è il c o n v e r
sa re cogli u o m in i è spesso cagione di p e c c a t o , ed an c h e i cuori p iù p u ri s’ im b ra tta n o in mezzo al m ondo. P r e dicando la p e n iten za egli doveva p r e p a ra re la strad a al Messia, m a p e r d ar forza alla sua p a ro la e ra necessario m o s tra r coll’ esempio il disprezzo dei p iaceri e l’a m o r del rig o re. Sem pre d i giu n an d o , p re g a n d o , m e d ita n d o passò il tempo che gli e ra necessario p er p r e p a r a r s i a c o m p iere d eg n am en te la su a m issione.
Dio avendolo così te n u to m olto tem p o nascosto nel fondo del deserto, lo m anifestò finalmente al m ondo nel- l ' anno qu in to d ecim o dell’im p ero di Tiberio Cesare, quando la Giudea, che e ra senza r e , dopo che Archelao e r a stato m a n d a to in e s i g l i o , e ra g o v e r
n a ta dal p r o c u ra to re Ponzio P ilato, e essendo pontefici A nna e Caifa. Gio
vanni obbedì alla voce del Signore che
lo chiam ava p er p re p a r a r e la strad a al Messia. E ferm atosi in to rn o al Gior
dano com inciò a p re d ic a re la p e n i
tenza a tu tti; e a d ic h ia ra re che il re g n o de’ cieli e r a vicino. Questa n o vità colpì i popoli che accorrevano in folla ad udirlo , tanto da Gerusalem m e, q u a n to dai d in to rn i del G iordano, e da m o lt i altri luoghi della Giudea. Il suo e ste rio re che n o n insegnava m eno la penitenza che i suoi d i s c o r s i , n o n co n trib u iv a poco ad a ttira rg li molti segnaci. Q u a n tu n q u e egli non facesse m iracoli, tu tti erano persuasi che era u n profeta, e tanto più avevano ard o re di a c c o rre re ad udirlo, in quan to che da molto tem po non si e ra più veduto p rofeta alcuno in Israele. Dava a tutti q uelli che venivano a trovarlo is tru zioni, che e ra n o necessarie, e conve
n ie n ti a ciascuno. Loro faceva ric o n o scere i peccati, li portava a confessarli, e battezzava quelli che dim ostravano p e n tim e n to , b ag n a n d o li n ell’acque del Giordano. Così p e r tutto il paese d’i n to rn o al Giordano andava predicando il battesim o di penitenza per la r e
missione dei peccati; conform e sta scritto nel libro dei se rm o n i d’Isaia p ro fe ta : voce di uno che g rid a nel deserto: p r e p a r a te la via del Signore.
CAPO VI.
A lcune predicazioni di s. G iovanni B a t
tista. — E g li proclam a il Messia.
Giovanni p re d ic a n d o , p a rla v a con u n a a u to rità che sem b rav a re n d e rlo p a d ro n e di tutti quelli che l’ ascolta
vano, e questo n o n e r a altro che l’ ef
fetto d ell’opinione che tutti avevano della su a santità. Im p erocché la sola sua vista gli conciliava la stim a e l ’af
fezione di tutti. E p e r questo molti di tutte le classi acco rrev an o a lui. Ma i Farisei e Dottori della legge, gente che faceva professione di aver m a g g io r scienza e pietà di tutti gli altri, d im o stra ro n o verso di lu i n o n altro che indifferenza e disprezzo. Questi s u p e rb i, gonfi di se m edesim i, si te n e
vano come giusti. E non solo non vo
levano a cco rrere a Giovanni p e r farsi battezzare, m a si scandalizzavano del
l ’a u s te rità della sua vita, e cercavano di farlo passare come un in d e m o n ia to . P u r tuttavia m olti F arisei e Sadducei v en n ero a p r e s e n ta r s i p e r essere b a t tezzati. Ma q u est’uom o pieno di spi
rito di Dio e leggendo nel fondo dei loro cu o ri, li ricevette m olto severa
m e n te , e gettando loro u n o sguardo con cui scopriva tutta la loro malizia, così loro dicea « razza di vipere, chi vi h a insegnato a fuggire l’ira ch e vi so v ra sta ? fate d u n q u e, frutti degni di p e n i t e n z a , e n o n vi m ettete a d i r e : abbiam o A bram o p e r p a d r e . . . . Im pe
ro c c h é io vi dico, che può Dio da que
ste p ie tre su scitar figliuoli di Abramo.
Im p erocché già anche la scure è alla r a d ic e degli alberi. Ogni albero a d u n que che n o n p o r ta b u o n frutto, sa rà tagliato, e gettato nel fuoco.» Queste p a ro le n o n facevano im p ressio n e su quelle an im e vili, superbe ed ip ocrite, m a gli a ltri che s’indirizzavano a lui nella sin c e rità del loro cu o re l ’istruiva
di tutto quello che dovevano fare, e- sortandoli a disprezzare le cose della t e r r a p e r n o n d esid erare che quelle del cielo.
I soldati, i p u b b lican i m edesim i glo
rificavano Iddio nella v irtù di s. Gio
vanni, e n o n m ostravano m in o r p r e m u r a della plebe p e r ricevere il suo battesim o. Desiderosi di salvarsi, in te rrogavano Giovanni, quale cosa fosse loro n ecessaria, p e r c onseguire la sa
lute eterna. Esso ris p o n d e a alle tu r b e inculcando loro la c a rità ; « chi ha due vesti ne dia a chi n o n ne ha, e il sim ile faccia dei commestibili. » Ai p u b b lic a n i poi che eran o tenuti d a gli E b rei come gente infam e, p e rc h è p re n d e v a n o in appalto le gabelle e le pubbliche en tra te , e p e r questo erario molto odiati dagli E b re i, n o n p r e s c r i
veva di la sc ia r l’impiego, p e rc h è e ra loro necessario p e r g u a d a g n a rs i il so
stentam ento, m a solo di n o n esigere p iù di quello che loro e ra stato fis
sato. Ai soldati dicea di non togliere il suo ad alcuno p e r f o r z a , n è con frode, e di co n ten tarsi della loro paga.
Così is tru iti li rim a n d a v a alle p ro p rie case, senza rite n e r e alcuno presso di sè nel deserto, eccetto quelli che più p artic o la rm en te avessero voluto u n irsi con l u i , e che si facevano suoi di
scepoli. La fama di s. Giovanni d i
v en n e così g ra n d e , che m olti n o n co n tentandosi di ten erlo qual p r o f e t a , come tu tti f a c e v a n o , ebbero il p e n siero che esso fosse il Cristo. Questo p un to fu la p iù forte prova della virtù del nostro santo; e si vede in questa occasione, che se egli e r a il p iù g ra n d e degli u o m i n i , ne e r a anche il p iù umile. Non solo egli d ic h ia rò che n o n e ra il M e s s ia , m a si pose tanto al dissotto di lu i fino a dire che n o n e ra degno di gettarsegli ai piedi e di sciogliere le coreggie delle scarpe. Ecco qu ali sono le sue parole n a r r a te c i da s. Luca n e l Vangelo. « Stando il po
polo in aspettazione e pensando tutti in cu o r loro, se m ai Giovanni fosse il Cristo, Giovanni rispose a tutti:
quanto a m e io vi battezzo con a c q u a : m a viene uno p iù possente di m e, di cui non son degno di sciogliere le co
reg g e delle scarpe; egli vi battezzerà con lo S pirito Santo e col fuoco; egli a v rà alla m an o la su a pala, e p u lir à la su a a i a , e r a g u n e r à il frum ento n e l suo g r a n a io ; e b r u c i e r à la paglia in u n fuoco in e stin g u ib ile, e m olte a ltre cose a n c o r a p re d ic a v a al popolo istru en d o lo . » Così egli predicava d a p p r i m a il Messia ed il Cristo senza co
noscerlo di p e r s o n a fin a tanto che Iddio glielo scoprì come v edrem o nel capo seguente.
CAPO VII.
S . G iovanni riconosce e battezza il Salvatore.
Da dieci mesi circa Giovanni Bat
tis ta instancabile predicava al popolo ed attendeva alla sua m issione di p r e c ursore del Messia, q u a n d o Gesù che e r a sui t r e n t 'an n i, stava p e r d ar p r i n cipio alla sua predicazione. Egli a b b a n d o n ò l’um ile Nazaret, e se ne venne sulle sponde del Giordano dove Gio
v a n n i battezzava, a fine di essere a n - c h ’egli battezzato come gli altri. E G iovanni, al q u ale e ra stato rivelato dallo Spirito Santo che quegli e r a il Messia R ed e n to re del m o n d o fu molto so rpreso q u a n d o vide avvicinarsi colui che doveva togliere i peccati del m ondo e c h ied erg li il battesim o in mezzo alle tu rb e dei p eccato ri, come se fosse stato di quel n u m e ro . F ino a quel tem po Giovanni n o n aveva m a i veduto Gesù, e questo fu p e r u n a p a rtic o la re dispo
sizione di Dio, che s. Giovanni n o n lo conoscesse che i n questo m odo af
finchè n o n si potesse d ire che in c o n siderazione della p a r e n te la e dell’a- m icizia a v re b b e dato in suo f a v o r e , u n a te stim o n ia n z a cosi vantaggiosa.
Gesù essendo d u n q u e venuto da Gio
vanni p e r essere battezzato, questi volle im p ed irn elo , rico n o sc e n d o di avere esso m edesim o bisogno di essere b a t tezzato da lui. Ma n o n p otendo tro v a re che r id i r e che quegli che e ra al dis
s o p ra di lu i, lo vincesse an c h e in u - m iltà fu obbligato di cedergli. E r a vo
lere di Dio che G esù, ostia del p e c
cato, e che doveva toglierlo col g r a varsene, volontario si ponesse nella tu r b a dei peccatori; questa è la g iu stizia che gli conveniva di adem piere.
Ed a quel m odo che Giovanni doveva in ciò p re sta re u b b id ie n z a , così il F i gliuolo di Dio doveva p re s ta rla ai co- m a n d a m e n ti del P a d re suo. Giovanni avendogli condisceso, tu tta la giustizia fu ad em p iu ta in u n ’i n te r a obbedienza al volere di Dio.
Gesù Cristo è tuffato nelle acque del G iordano sotto la m an o di Giovanni;
egli seco p o rta lo stato del p e ccato re, e com unica alle a cque u n a nuova virtù , quella di lavare le an im e. L’acqua del battesim o è u n sepolcro in cui siam ivi gettati con Gesù Cristo p e r ivi poi risu scitare insiem e con lui.
Appena Gesù è uscito dalle acque del Giordano nelle quali si e r a sep o lto , si spalancò il cielo, e lo S p irito S a n to , che insino allora solo il Battista avea veduto, discese palesem ente a v ista d i tu tti sopra il Salvatore in form a d i colomba e posò sopra d i lui. Nel m e desim o tem p o u n a voce muove come
fo lgore dall’alto, e si odono c h ia re e distinte queste parole: T u sei il m io F igliuolo d ile tto , in te m i sono com p ia c iu to : con che egli disegnato e ra
il Figliuol di Dio u n ig en ito .
Qui si m anifesta tu tta in tie r a l ’a d o r a b ile T rin ità . Il Pad re celeste apparve sul m o n t e , dove Gesù Cristo transfi- g u r o s s i , m a lo Spirito Santo non vi in te rv e n n e ; bensì egli apparve quan d o discese in fo rm a di lin g u a sugli a p o stoli, m a il P a d re n o n vi fu veduto;
in ogni a ltra p arte ap p are il Figliuolo;
m a solo al b attesim o di Gesù Cristo, che dà o rig in e al nostro dove aveva da invocarsi la SS. T rin ità , il P a d re vi com parisce n ella voce, il Figliuolo n e lla sua c a rn e , lo Spirito Santo in form a di colom ba. La colom ba sig n i
fica i sette do n i discesi sul Messia, ed è sim bolo di r ic o n c ilia z io n e, di d o l
cezza, di c a r i t à , di t e n e r a u n io n e , em blem a che disegna ai popoli i p r o feti ed i santi; e d ic h ia ra all’universo che Gesù di Nazaret è il M e ssia , il dottore delle nazioni, il salvatore del mondo.
CAPO VII I .
T estim o n ia n za form ale del santo P r e cursore. — M ostra l'A gnello d i Dio.
— E sa lta la gloria del Salvatore.
Gesù Cristo dopo essere stato b a t tezzato da G io v a n n i, se ne andò nel deserto p e r p r e p a r a r s i col digiuno di q u a r a n ta g io rn i e q u a r a n t a n o t t i , a com piere la su a g ra n d e m issione di Salvatore del mondo. In quel tem p o Giovanni co n tin u a v a la su a p re d ic a zione, e andava sempre battezzando i p o p o l i , di modo ch e la sua fam a si estese ta n t’oltre, che Gerusalem m e m a ra v ig lia ta gli m an d ò u n a d e p u t a zione com posta di sacerdoti, di leviti e di f a r i s e i , p er sapere da lu i chi egli fosse, p e rc h è cred ev an o che egli fosse il Cristo.
Qui Giovanni dim o strò di nuovo quan to fosse um ile, e q u a n to fosse lo n ta n o di lasciar in te n d e re sè essere quello che n o n e r a , e p e rc iò disse altam ente a quelli che lo in te rro g a -
vano che egli n o n e ra il Cristo. Gli chiesero in seguito se egli fosse Elia, p e rc h è sapevano che il p ro fe ta Elia doveva p re c e d e re la v en u ta di Gesù Cristo. Giovanni poteva dire con ve
r ità c h ’egli lo era, com e Gesù Cristo stesso lo d i s s e , p e rc h è ne adem piva la funzione, e ne aveva lo spirito e lo zelo. Ma di due sensi v e r i , p r e n dendo quello che n o n e ra soggetto ad e q u iv o c o , e che e ra p iù favorevole alla sua u m i l t à , disse che non e ra Elia. Gli ch iesero in seguito se e ra il profeta prom esso da Mosè che i Giudei d istinguevano dal Messia, q u a n tu n q u e Mosè intendesse il Messia m edesimo.
Egli rispose che n o n e ra quel p rofeta, anzi che egli n o n e ra n e m m e n o p r o feta, q u a n tu n q u e lo fosse in v erità, e secondo la testim o n ian za di Gesù C.
p iù che profeta. Il senso nel quale s. Giovanni aveva rag io n e di dire che n o n era p ro fe ta , è q u e sto : che q u a n tu n q u e egli fosse al di s o p ra dei p r o feti, p erchè m ostrava col dito quello che i profeti n o n avevano an n u n ziato che molto lungi; tuttavia non profe-
tava quello che doveva accadere dopo la su a m o rte sulla t e r r a , come fatto avevano gli antichi profeti. I d e p u tati finalm ente gli d o m a n d a ro n o n o n quello che n o n e r a , m a quello che egli era. Egli in questo um iliossi tanto q uanto gli fu possibile senza al
te ra re la v erità. Loro disse d u n q u e che n o n e r a altro che: la voce d i colui che grida nel deserto, raddrizzate la via del S ig n o re , come aveva detto il pro
feta Isa ia . Di m a n ie ra che riferendo così a Dio la gloria di tutto ciò che faceva, d im o strav a nello stesso tem po essere Iddio che agiva e parlava in lu i, e che p re sto si sareb b ero a d e m piu te le prom esse fatte da Dio p e r mezzo dei profeti. Q u an tu n q u e illu
m in a ti questi deputati che e ra n o stati scelti dalla setta dei farisei, n o n i n tesero, o finsero di n o n in te n d e re i suoi d e t t i , p erchè n o n eran o venuti da lu i pel desiderio di conoscere la v erità, m a p e r la invidia e gelosia che avevano della su a fama. Così essi t r o v arono g r a n d e m ale, in ciò che co
noscendo Giovanni di n o n essere n è
il Cristo, n è Elia, nè profeta, egli b a t tezzasse, e gliene fecero rim proveri.
Giovanni rispose loro che il suo b a t tesimo n o n e ra che p e r fare c o n o scere quegli che doveva venire dopo di lui, che e r a p iù di lu i, e in mezzo di essi senza che fosse da loro c o n o sciuto. Si spiegò a n c o ra più c h i a r a m e n te l ' in d o m a n i quan d o vide Gesù che se ne veniva dal deserto inco n tro a lui; egli esclamò ad alta voce ad
ditando Gesù: « Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del m ondo. Questi è Colui del quale ho detto: dopo di me viene uno che è p iù di me p e rc h è e ra p r im a di me:
e io n o l conosceva, m a affinchè egli fosse riconosciuto in Israele, per q u e sto son io venuto a battezzare n e l l ’a c q u a ... io ho attestato com’egli è il Figliuol di Dio. » R innovò l’indom ani la m edesim a te stim o n ian za quando vide Gesù che passeggiava, e disse ad
ditandolo a due discepoli che eran o con lui: « Ecco l ’Agnello di Dio. » Ed allora questi due discepoli ud ite le sue p a ro le lo lasciarono e seg u itaro n o Gesù.
A ben c o m p re n d e re queste parole:
Ecco l'Agnello d i D io , ecco Colui che toglie i peccati del m ondo, convien sa
p e re che tutti i g io rn i se ra e m a ttin a im m olavasi nel tem pio u n agnello, e questo e ra quel che chiam avasi s a c r i
ficio c o n tin u o e perp etu o ; questo fu quel che diede occasione a Giovanni di p r o n u n z ia r e le anzi dette parole;
e forse an c o ra Gesù accostossi a lui n e ll’ora in cui tutto il popolo sapea che si offeriva questo sacrificio. Chec
ché ne sia in questa testim o n ian za che re n d e del Salvatore quel Giovanni che l’aveva fatto conoscere come il Figli
uolo Unigenito, e ne aveva testé m a nifestato le altezze, il fa c onoscere oggi come l’ostia del m ondo. Non crediate già che qu ell’agnello che si offeriva m a ttin a e s e ra in sacrifìcio p erp e tu o fosse il vero agnello, la vera vittima di Dio; n o : ecco colui che all’en t r a r nel m ondo s’è messo in luogo di tutte le vittime; egli è eziandio la vittim a pubblica di tutto il g e n e re u m a n o , e che solo può togliere ed espiare quel g ra n peccato, ch ’è la sorgente d i tutti
gli altri, e che perciò p u ò chiam arsi il peccato del m o n d o , vale a dire il peccato di Adamo che è quello di t u t to il mondo.
CAPO IX.
G iovanni alla corte d i Erode.
S u a p rig io n ia .
Erode Antipa in quel tem po e ra Te
tr a rc a della Galilea. Esso e ra figlio di E rode il g ran d e, l ’uccisore degl’in n o centi. Dopo la m o rte di suo p a d re esso ebbe p er su a parte il re g n o di Giudea e la Galilea. E ra u n p rin c ip e vile, dato ai p iaceri, lascivo e lib ertin o . Aveva un fratello chiam ato F ilip p o , il quale teneva u n ’altra parte del reg n o di G i u d e a , m a poco considerevole. F i
lippo erasi am m ogliato con Erodiade figlia del suo fratello Aristobolo, e p e r conseguenza sua nipote, essendo q u e sti m a trim o n ii assai frequenti alla corte di Erode. Il m a rito e ra u n o spirito dolce e m o d erato che reggeva b ene il
suo piccolo g overno, e si com piaceva assai in r e n d e r e giustizia al suo po
polo, e con tan to a rd o re che arrestava spesso il suo cocchio nelle vie ed a- scoltava con p azienza i p iù poveri del su o reg n o che avessero q ualche lite, p er m etterli d’accordo. La moglie i n vece e r a u n o spirito sup erb o , a m b i
zioso ed impudico.
E non ebbe difficoltà di farsi sposa di Antipa, vivendo tu tto ra Filippo fra tello di lui. Questo fatto cagionò grave scandalo in tutto Israele. S. Giovanni in quel tempo p red icav a e battezzava, e alcu n i sono d’o p in io n e che u d e n d o quello scandalo sia venuto alla corte di E r o d e , p e r farlo r i e n t r a r e n ella bu o n a strad a. Tuttavia n o n si sa p r e c isam ente q u ale occasione lo fece ve
n i r e , se sia il suo zelo, o se vi fu costretto da E rode. Che che ne sia, sappiam o che Giovanni a n d ò alla corte di E ro d e che cercava di scusare questo suo scandalo presso i p o p o l i , e p e r meglio a rriv a rv i desiderava che san Giovanni l ' avesse a p p r o v a t o , o che stando presso di lui senza dir p aro la,
il suo silenzio mostrasse che egli lo approvava. Ma Erode giudicava troppo vilm ente u n uo m o di così specchiata virtù. Il sa n t’uo m o n o n e r a u n a c a n n a da p ie g a r ad ogni p iù piccolo soffio di vento, ed alzò riso lu ta m e n te la voce e gli disse: N o n ti è lecito di tener la m oglie del tuo fra tello : q u in d i sog
giunse che e ra u n adulterio odioso al cu o re di Dio e scandaloso p e r tutti i suoi sudditi. Gli fece conoscere gli ob
blighi della legge alla quale e r a soggetto come tutti gli a ltri, gli m ostrò l’esempio dei b uoni re che l ’aveano preceduto, i castighi dei cattivi che aveano sp e
r im e n ta to il peso della giustizia di Dio. Gli fece vedere come gli stati che era n o nella povertà, n ella m iseria, e di più nella b a rb a rie , lo eran o p e r chè quei che li governavano eran o ingiusti, in iq u i ed empi. Di più nella lezione che gli d a v a , dim ostrò com e il disprezzo di Dio e r a sopratutto da tem ersi, e che doveva g u a rd a re all’i n teresse del suo fratello, al cattivo e- sempio che dava alla sua famiglia, al m o r m o r a r e del popolo; in so m m a non
dim enticò n u lla ch e potesse toccare il cu o re di lu i e farlo r i e n t r a r e n ella b u o n a strada.
Lo spirito di E rode n o n e ra del tutto cattivo, n è ancora a b b a n d o n a to da Dio, p e rc iò ascoltava s. G i o v a n n i , conce
piva qualche volta u n p o ’ di rim o rso di quel suo scandalo; m a a p p e n a ve
duto E ro d iad e dim enticava tutto, e n o n si rico rd av a più delle p a ro le dell’uom o di Dio, o se sene ric o rd a v a n o n osava dim ostrare scrupolo alcuno del suo m a trim o n io , tanto quella do n n a m a l vagia aveva d’im pero sul suo cuore.
Ella seppe che l ' u omo di Dio aveva p a r l a t o , e si sentì tra s p o rta ta da u n furo re così g ra n d e , che non gli p e r mise di re s p ira re altro che m in a c c ie e vendetta. E per questo, vedendo che E rode n o n poteva rifiu ta rle cosa al
c u n a , gli insinuò che Giovanni e ra pericoloso al b e n e dello stato, e che e ra capace, tanto avea del p o te re sul p o polo, di sollevarglielo c o n tro , p e r farsi stra d a al trono; che e ra u n a g ra n d e a rro g a n z a il voler tro v are a r i d i r e al suo p a d ro n e , che perciò dovea essere
p u n ito . Essa n o n cessava m a i di i n sin u arg li diffidenza contro s. Giovanni.
E rode subito n o n volle fare quello che E ro d iad e gli consigliava, p e rc h è t e m eva Giovanni; m a finalmente tanto fece qu ella in iq u a d o n n a , che E rode o rd in ò d’in c a te n a re s. Giovanni, e lo fece r in c h iu d e r e in u n a p rig io n e sotto pretesto che volesse tu r b a r e lo stato.
Questa ingiusta p rig io n ia di u n uom o così santo e così celebre fece g ra n d e r u m o r e in tu tta la Giudea, m a quella perfida d o n n a avea questa m a ssim a : che bisognava co n te n ta re i suoi sensi e n o n c u ra rs i di q u a n to avrebbero detto il popolo e le p e rso n e d abbene, che bisognava chiudere tutte le bocche col rig o re dei supplizi, e che s a r e b b e ro in n o cen ti quan d o n o n avrebbe p iù osato alcuno rid ire qualche cosa alle sue azioni. Questa pessim a m a s sim a costò la vita a s. Giovanni.
CAPO X.
D eputazione d i s. G iovanni B a ttista . Due risposte del Salvatore.
S. Giovanni aveva discepoli fedeli che si fecero un dovere di n o n a b b a n d o n a rlo p er tutto il tem po della sua p rig io n ia che d urò p iù d ’u n anno.
Esso avea lib ertà di in tra tte n e rs i con essi, perciò n o n dim enticò la funzione di p re c u rs o re , e lavorò fino alla fine p er p r e p a r a r e le vie al Signore. Esso si a doperò p e r quanto potè affinchè i suoi discepoli conoscessero colui che dovea essere il loro m aestro ed insiem e il loro Salvatore. E p er questo avendo udito da essi i m iraco li che facea Gesù Cristo, gli m a n d ò dalla sua prigione due di essi p e r chiedergli se e ra colui che e ra aspettato da tan ti s e c o l i , cioè il Messia. E questo fece non p e r s a p e re quello che già sapea e che aveva già fatto conoscere agli altri q u a n d o battezzava, m a p e r c o n ferm are i suoi discepoli in quan to loro
avea detto, e loro farne trovare le prove in q u a n to avrebbero veduto ed udito da Gesù.
Essendo a d u n q u e v e n u ti i due di
scepoli da Gesù gli dissero che Gio
v an n i li avea m a n d a ti p er sapere se egli e ra colui che doveva venire su q u esta t e r r a , o se doveano aspettarne u n altro. Gesù n o n rispose loro che con m iracoli. Queste e ra n o prove suf
ficienti che attestavano che era D i o , e che e r a stato m an d ato dal p a d re suo p e r salvar gli u ò m in i. Quindi r i m a n d a n d o li loro disse queste parole:
« Andate e riferite a Giovanni quello che avete udito e veduto. I ciechi veggono, gli zoppi cam m in a n o , i le- bro si sono m ondati, i sordi odono, i m o rti risorgono, si an n u n z ia a’ poveri il vangelo, ed è beato chi n o n p r e n d e r à in m e motivo di scandalo. » Quando i discepoli di Giovanni furono p artiti esso in dirizzandosi ai popoli, così parlò loro a favore di Giovanni: « Che cosa siete andati a vedere nel d e s e rto ? u n a c a n n a s b attu ta dal v en to ? m a p u re che siete an d ati a v e d e re ? u n uo m o
vestito delicatam ente? Ecco coloro che vestono d e licatam en te, stanno nei palazzi dei re. Ma p u re che cosa siete andati a v e d e re ? u n p ro fe ta ? sì, vi dico io, anche p iù che un p r o feta. Im p ero cch é questi è colui del quale sta scritto Ecco che io spedisco innanzi a te il mio angelo, il quale p r e p a r e r à la tua stra d a davanti a te.
In verità io vi dico, tra i n ati di d o n n a n o n venne al mondo chi sia m ag g io re di Giovanni B attista: m a quegli che è m in o re nel re g n o de’ cieli è m a g giore di l u i ... e se voi volete c a p irla egli è q u e ll’Elia che doveva venire.»
Ecco come il Salvatore fa l’elogio di Giovanni. Dice che fra i nati di do n n a n o n v enne m a i al m o n d o chi fosse m ag g io re di Giovanni, e che n o n e ra u n a c a n n a che si lasciasse scuotere e volgere da ogni b a n d a dal vento, n è u n o che potesse t r a d ir e la sua co
scienza e lasciarsi vincere dalle delizie della corte. No, egli ivi parlò come u n profeta, ivi conversò come u n a n gelo, e quivi m orì come u n m a r tir e , com e vedrem o in seguito.
CAPO XI.
M a rtirio del santo Precursore.
L’angelo t e r r e s tr e aveva tutto s a c ri
ficato alla g lo ria di colui che egli a n n u n z ia v a . Aveva a n c o r la v i t a , e questa v ita la offeriva, la im m olava ogni g io rn o sull’altare della c a rità, e sotto la sp ad a de i dolori. A llorquando la vittima fu p urificata dalle m in im e im perfezioni, e o rn a ta di tutte le virtù , Dio p erm ise che il delitto portasse l ' ultim o colpo, e l ' olocausto fosse consum ato. E ro d iad e n o n dorm iva di u n b u o n so n n o col suo E ro d e, m e n tre s. Giovanni e r a a n c o r a in vita, tem en d o sem p re che il suo preteso m a rito , che essa stim ava assai leggiero, n o n fosse preso di com passione e lo lasciasse libero, o che il popolo che lo teneva com e u n santo n o n forzasse le p r ig io n i p e r m etterlo in libertà, perciò risolvè di vederne la fine p e r d a re ogni li
b e r t à alle sue sfrenate passioni. Giunse il tem po del giorno onom astico di E
rod e, nel quale egli aveva il costum e di dare g ran d i festini ai principali uffiziali del suo reg n o . E ro d iad e ve
dendo che la sua figlia Salome e ra u n potente istru m e n to p e r effettuare i suoi disegni, e che Erode e ra e s trem am en te contento q u ando la vedeva b a l l a r e , la scongiurò di a d o p e ra re ogni in d u stria , ogni gentilezza p e r g u a d a g n a re il cuore del re. La figlia obb ed isce, e si aggiusta il meglio che le to r n a possibile p e r piacere al p rin c ip e , ed e n tra nella sala del pranzo e si mette a ballare nel m iglior m odo, e con tan ta destrezza, che E rode ne gongolò di gioia. Tutti i c o n v ita ti, forse g u a d a gn ati da E rodiade, u n a n im a m e n te si m ettono a lodarla ed ap p la u d irla . Non m ancava p iù altro che la ricom pensa.
Erode nel trasporto della c o n te n tezza, gli dice che lascia alla sua scelta il dono, che è p ro n to a concederle q u a lu n q u e cosa, fosse anche la m età del suo regno. Questa figlia d’in iq u ità c o rre da sua m adre, e le d im a n d a q uale cosa debba chiedere al re. La perfida m a d re le dice di c h ied ere non altro
che la testa di Giovanni Battista. La figlia così a m m a e s tra ta fa quella r i chiesta s an g u in o sa, e invece di c h ie d ere la lib e ra z io n e di Giovanni che d i
fendeva il suo onore col r ip r e n d e r e E ro d e, chiede il capo di l u i , e che subito le sia portato in u n bacino.
E ro d e si rattristò a tale dom anda, p e rc h è aveva giu rato in p resenza dei g r a n d i di concederle q u a lu n q u e cosa ella avesse dom andato, m a p e r p a u r a di ra ttr is ta r la dà il b a rb a ro com ando al carnefice di a n d a re nella prig io n e del castello, poiché essi p e r quel festino e ra n o an d ati al castello di M acheronte, dove e ra rin ch iu so il santo P recu rso re, e di tag liare il capo di Giovanni.
A ppena l’o rd in e fu dato, la m a d re n o n cessò finché n o n n e vide l ' ese
cuzione: si c o rre alla prig io n e, ognuno pensava che fosse p e r qualche grazia, essendo il giorno onom astico del p r i n cip e : m a si vide bentosto u n effetto co n tra rio a questo p ensiero, q u a n d o si c h ia m ò s. Giovanni, e che gli a n n u n z ia ro n o che bisognava risolversi a m o rire .
Qual cosa cre d ia m o n o i a b b ia fatto s. Giovanni a questo a n n u n z io ? Egli s’in g in o c c h iò , e rese g ra z ie a Dio che lo faceva m o r i r m a r t i r e della v e r ità , dopo av er c o n tem p lato coi p r o p r i o c chi il Verbo in c a r n a to , ciò che n o n gli lasciava p iù altro a d e s id e ra re in questo m o ndo. Egli esortò i suoi d i
scepoli a seg u ire Gesù che è la v i a , la v erità, la vita. P re g ò pei suoi p e r se c u to ri e p e r il suo p overo popolo, in d e g n a m e n te g overnato da u n t i r a n n o . Q uindi preg u stan d o la felicità che gli e r a r i s e r b a t a , offerì il collo al c a r nefice e gli fu spiccata la testa. Il suo c o rp o fu seppellito o n o rev o lm en te dai suoi d i s c e p o l i , e la su a te sta v e n n e p o r ta ta in u n bacin o al ferale b a n chetto, m essa nelle m a n i di qu ella i n fame b a lle r in a che la p r e s e n tò a su a m a d re . La m a d r e , secondo s. G ero
la m o , la pigliò, poi si p re s e l ’ o r rib ile d iv e rtim e n to di trafiggergli la lin g u a coll’ago dei suoi c a p e g l i , p e r v e n d ic a rs i d ella lib e r tà con cui s. Gio
v a n n i l ' avea r i m p r o v e r a t a della b i a sim evole sua vita.
Che o r r ib ile spettacolo! la testa di s. Giovanni, del più g r a n d ’uo m o del m o n d o , che pose te rm in e alla legge a n tic a e che h a aperto il Vangelo; la la testa di u n p r ofeta, d’u n angelo è in d e g n a m e n te t a g l i a t a , e data p e r p r e m io ad u n a b a lle r in a ; il p iù sobrio degli u o m in i è ucciso in u n b a n c h e tto d’u b r ia c h i, ed il p iù casto per gli a r tifizi di u n a p ro stitu ta . È c o n d a n n a to in u n ’occasione ed in u n tem po in cui egli n o n avreb b e n e m m e n o voluto essere assolto, p e r l ' o r r o r e che egl i aveva p e r tu tto quello che proveniva d all’in te m p e ra n z a.
Oh! q u a n to è m a i d u n q u e m alvagia qu ella d o n n a che h a r i n u n z ia to a ll’o
n o r e ! E ro d e le h a dato u n om icidio p e r u n bacio; i carnefici lavano le lo ro m a n i p r i m a di assidersi a m ensa, e quelle d o n n e infam i b a g n a n o in u n b a n c h e tto le loro nel sangue di u n santo p rofeta. Il giusto è ucciso d a gli ad u lte ri, l ’in n o cen te d a ’ colpevoli.
Quel b a n c h e tto che doveva essere fonte di vita, p o r ta u n editto di m o rte , la c ru d e ltà si m e sc ola colle d e liz ie , la
voluttà con fu n erali. Quell’o rrib ile b ac in o si fa p assare in t u t t a la tavola p e r s a z i a r e gli occhi in u m a n i di E ro - diade, e q u e l s a n g u e che gocciola a n c o ra dal mozzo capo cade a t e r r a p e r q u in d i essere spazzato colle l o r d u r e di quella infam e cena.
Ecco E r o d e , ecco u n fatto che non è degno che della t u a c r u d e l t à : sten d i la m an o , tocca colle dita la p iag a che h a i fa tta , affinchè s i a n o a n c o r a b a g n a te di u n s an g u e così sacro: b e vilo, c ru d e le , p e r isp eg n ere la t u a s e t e : m i r a quegli occhi sp en ti che a ccusano la t u a sc e lle ra tez z a , e che tu ferisci a n c o r a coll’aspetto dei tuoi infam i p ia c e ri. Ohim è! essi sono chiusi, n o n ta n to p e r la necessità della m o rte , q u a n to p e r l’o r r o r e d ella tu a lu ssu ria . Saziati adesso di p i a c e r i , che presto p r e s t o la v e n d etta di Dio p io m b e rà sul tuo capo scellerato, e ti farà sc o n t a r e la m o r te di colui che ti a m m o niva p e r tu o b en e.
CAPO XII.
Castigo toccato agli uccisori d i s. G io va n n i B a ttis ta .
La v e n d e tta di Dio che spesso a n c he n e lla vita p re se n te cade s o p ra i c o lp e v o li, n o n ta rd ò a far s e n tire i te rrib ili suoi effetti su quelle a n im e perverse.
A reta re degli A r a b i , irrita to d e l l ’affronto fattogli da E ro d e che aveva r ip u d ia to su a figlia p e r p r e n d e r e E ro - diade, r a d u n ò u n possente esercito, e v en n e ad atta c c are E ro d e. Questo u o m o vile ed effeminato non si m ette che assai deb o lm en te in g ra d o di r e sistergli. I p ia c e ri lo te n e a n o talm en te in c a te n a to , che egli n o n ebbe a r d ir e di po rsi alla testa del suo esercito ed a c c o r r e r e a d ifendere la f ro n tie ra p e r opporsi, allo sdegnato avversario. Si vantava se m p re di essere p ro d e e co
raggioso, m a in questa occasione d i
m o strò q u a n to poco c u o re avesse e q u a n to fosse vile. Im p ero cch é si c o n
te n tò di m a n d a r e u n suo g e n e r a le , a cui toccò u n a sa n g u in o sissim a s c o n fitta. Molti g iu d e i p e r i r o n o in u n a sola g i o r n a t a , e quel m is e ra b ile T e tr a r c a stava p e r essere spogliato di tutto q u a n to aveva, se i R o m a n i, che a llo ra e r a n o p a d r o n i di tu tto il m o n d o , n o n fossero acco rsi colle lo ro l e g i o n i , e cacciato n o n avessero l ’Arabo.
Poco te m p o dopo avvenne la P as
sione di n o s tro Sig n o re Gesù Cristo, il quale fu disprezzato da E ro d e , p r e s e n ta to che fu a lu i p e r o rd in e di P i
lato. Esso si co n te n tò di m o tteg g iarlo , n o n essendovi E r o d ia d e che lo s p in gesse all’uccisione.
Egli p e n sa v a di p o t e r g o d e re l i b e r a m e n te i suoi p ia c e ri, m a la g iu s ti
zia di Dio che castiga e s e m p la r m e n te le violenze che si co m m e tto n o c o n tro dei suoi servi, gli suscitò u n o s tra n o avv en im en to n e l q u a le egli sp e ra v a di p o tersi in n a lz a re p iù a lto , m a i n vece fu r id o tto alla m is e r ia e strem a.
La su a m oglie, che e r a assai a m b i ziosa, cercav a in c e s s a n te m e n te di i n s p i r a r al suo preteso m a r ito i p r o p r i i
s e n tim e n ti di a m b iz io n e . Essa lo p e r suase di fare u n viaggio a Roma p e r in g r a n d i r s i col favore dei R o m a n i, e p o r t a r e q u i n d i a p e r ta m e n te con p r o p r io titolo il nom e di Re. Ad E ro d e rin c re s c e v a di fare questo viaggio;
m a la sua m oglie fece ta n to che egli p rese la s tr a d a di R o m a, so g n a n d o a n u o v i p ia c e r i a p p e n a sa re b b e di r i to rn o . Ma g iu n to a R o m a , invece di essere b e n e accolto e festeggiato, trovò gli a n im i in d isp o sti v erso di lui. Il suo p a re n te A grippa, fratello di E ro - diad e, approffittandosi del favore che aveva presso l ’im p e ra to re Claudio, sop
p ia n tò E ro d e A ntipa, si fece eleggere Re di Giudea, e gli fu dato il r e g n o di E ro d e con quello di F ilippo già m o rto p r i m a ; cosicché E ro d e r im a s e spogliato del regno invece di i n g r a n dirlo .
Ma questo n o n b a sta v a a n c o r a a p u n i r e l ’ucciso re del pro feta. E g l i fu accusato di m o lte insolenze co n tro l ’im p e ra to re , di c o d a r d ia da quel suo p a r e n te A grippa, cosicché n e l trasporto del suo sdegno q u e ll’ i m p e r a to r e lo
fece b a n d ir e e lo relegò a Lione. E- ro d ia d e essendo s o re lla di A grippa fu r i s p a r m ia ta e n o n fu c o m p re s a nel- l ’editto, av u to rig u a r d o al fratello. Ma essa fu co stan te n e lla su a r e a p a s sione. Rispose a ll’ im p e r a to r e che le avea lasciato la lib e r tà di r i m a n e r e in Giudea, che essendo stata c o m p a g n a del m a r ito n ella p ro s p e r ità , n o n voleva a b b a n d o n a rlo n ella s v e n tu ra , e che am ava m eglio essere b a n d i t a con l u i , che di possedere u n r e g n o n o n c o m p a g n a del m a rito . Le fu data facoltà di fare com e m eglio credeva, ed a llo ra tu tti e d u e si posero in via p e r a n d a re al luogo del loro esiglio, acco m p ag n ati da quella b a l l e r i n a che aveva chiesto il capo del s an to p r e c u rs o re .
La v e n d e tta di Dio dovea pesare an c h e su q u est’ultim a. P assan d o in te m p o di in v ern o sul g hiaccio di u n to r r e n te , e c re d e n d o di p o te r tr a v e r sare senza perico lo , il ghiaccio le si r u p p e sotto i piedi ed ella cadde n e l l ’ac q u a e rico n g iu n g e n d o si i pezzi del g hiaccio essa fu p re s a di mezzo, e si
d im en ò lungo tem p o in questa t r a p po la, m u o v e n d o si come se avesse vo
lu to b a l l a r e , q u in d i il suo collo fu tagliato da due pezzi di ghiaccio che si c o n g iu n sero : così la su a vita fu s p e n ta sotto le acque ed il suo capo fu tagliato in ven d etta della decolla
zione del santo p r e c u r s o r e fatta a sua r ic h ie sta . E ro d e A ntipa e la sua E ro - d ia d e g iu n ti al luogo del loro esiglio, dopo aver sofferto gli stenti di un lu n g o viaggio in tem po d’in v e rn o , fu r o n o aggravati dalla p o v e r t à , dalla m is e r i a , d alla ig n o m in ia su di u n a t e r r a s t r a n i e r a , in mezzo a popoli a n c o r b a r b a r i , ed in fine p e r ir o n o d ’inedia. Così finiv an o i carnefici di s. G iovanni B a ttista: tali sono le co n seguenze del ballo e della d iso n està.
CAPO XIII.
Culto del santo Precursore.
Non sa p p ia m o p re c isa m e n te quale sia il tem po della m o rte del s a nto P r e c u rso re , m a si crede che sia a c c a d u ta