• Non ci sono risultati.

1868 S. GIOVANNI BATTISTA

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "1868 S. GIOVANNI BATTISTA"

Copied!
64
0
0

Testo completo

(1)

V IT A DI

S. GIOVANNI BATTISTA

T O R I N O

T ip . D E L L ' O R A T O R IO D I 8 . F R A N C . D I SA L E S

1868 .

(2)

P R O P R I E T À D E L L 'E D IT O R E

(3)

CAPO I.

R ivelazione della nascita d i san G iovanni B a ttista .

E r a vicino il tem po in cui doveva n a s c e re il Messia p rom esso da Dio ad A damo, e p re n u n z ia to dai profeti. Già e ra n o p e r com piersi le settanta s e tti­

m an e p re d e tte da D aniele in cui d o ­ vevasi to g lie re la p rev a ric az io n e , d a r te rm in e al peccato, esp iare l’in iq u ità, c o n d u r la giustizia se m p ite rn a , a d e m ­ p ie re la visione e la profezia, e r i c e ­ vere l ’u nzione il santo dei santi. Ma p r i m a che queste cose avessero il lo ro com pim ento doveva v e n ire il p r e c u r ­

(4)

sore del divin Verbo che e r a stato p red etto da Malachia profeta con q u e ­ ste p a r o l e : « Ecco che io m a n d o il mio angelo, il quale p r e p a r e r à la strad a in n a n z i a me. E subito v e r r à al suo tem pio il D om in ato re cercato da voi e l’angelo del testam ento da voi b r a - .mato: eccolo che viene, dice il Si­

g n o re Iddio degli eserciti. » Questo p r e c u r s o r e doveva essere l’alba, l’a u ­ r o r a che an n u n z ia sse il sole di g i u ­ stizia, p e rc h è se questo sole fosse ad u n tratto apparso in tu tto il suo s p le n ­ d o re , ci avreb b e a b b a g l i a t i , e p e rò m a n d a in n a n z i a sè u n ’a u r o r a che lo a n n u n z ia , e che a poco a poco di­

leg u an d o le te n e b re disp o n e gli occhi n o stri a co n te m p la re il sole. S. Gio­

van n i Battista e ra destinato da Dio ad essere questo p re c u rs o re . La su a n a ­ s c ita vien esposta nel Vangelo n e l se­

g u e n te portentoso m odo.

Nel tem po in cui lo scettro di Giada e r a passato n elle m a n i di u n o s t r a ­ n i ero, cioè ai te m p i di E ro d e re di Giudea, erav i a Gerusalem m e u n Sa­

cerdote p er n o m e Z accaria della stirp e

(5)

di Abia, e la m oglie di lui che d i­

scendeva da A ro n n e si ch iam av a Eli­

sabetta. E ra n o amen due giusti in n a n z i a D io , e c a m m in av an o irre p re n s ib ili in tutti i co m a n d a m e n ti e nelle leggi del Signore. Essi n o n avevano figliuoli, ed e ra n o tutti e due di u n ’età avvan- zata, e però desideravano di avere un figliuolo e lo dom an d av an o tutti i g io rn i al Signore. Iddio esaudì le loro p r e ­ g h ie re , e m a n d ò u n angelo a Zaccaria sacerdote p e r a n n u n z ia rg li che le sue p re c i e ra n o state esaudite. Ma a meglio sapere le circostanze della nascita del Battista, fa d ’uopo co noscere an c o ra l’o rd in e stabilito dal santo r e Davidde tr a le fam iglie sacerdotali. La m o lti­

t u d in e dei d iscen d en ti di A ronne non p e rm e tte n d o loro di c o m p ie re tutti insiem e il santo m in iste ro , venivano divisi in v e n tiq u a ttro classi, di cui i capi e ra n o chiam ati i p rin c ip i del S a n tu a rio , ed aveva o rd in a to che cia­

sc u n a classe fosse successivamente i n ­ ca ric a ta del servizio eb d o m a d a rio della casa di Dio. P e r evitare ogni contesa la so rte decideva chi dovesse funzionare

(6)

la p rim a s e t t i m a n a , chi la s e c o n d a , chi la terza, chi in seguito. F u c h ia ­ m a ta altresì la sorte a d e te rm in a re p e r ciascun sacerd o te l ’o rd in e , e la n a ­ t u r a delle funzioni. Esse e ra n o q u a ttro , e consistevano: la p r i m a ad im m o ­ la re le vittime; la seconda ad accen­

dere i lum i sul c a n d e la b r o ; la terza a c am b iare tu tti i sabbati i dodici pani di p roposizione; la q u a rta a b r u c i a r l ’incenso sull’altare dei profum i. E q u e s t’u ltim a toccò in sorte a Zaccaria.

Adempiva ap p u n to questa funzione q u a n d o ebbe la visione che così ci v iene esposta dal Vangelo: « Or av­

venne che m e n tre faceva le funzioni di sacerd o te dinanzi a Dio n ell’o rd in e del suo tu rn o , secondo la c o n su etu d in e del sacerdozio, toccogli in sorte di e n tr a r e nel tem pio del Signore a of­

ferir l ’incenso, e tu tta la m o ltitu d in e del popolo orava di fuori n ell’o ra d el­

l’incenso, q u a n d o gl i a p p arv e l ’angelo del Signore stante alla d estra dell’al­

tare dell’incenso. E Z accaria al vederlo t urbossi, ed il tim ore lo so p ra p p re se . Ma l’angelo gli disse: n o n tem ere, o

(7)

Z a c c a r i a , perchè è s ta ta esau d ita la tu a o ra z io n e , e la tu a moglie Elisa- b e tta d a r à alla luce u n figliuolo, e gli p o r r a i il n o m e di Giovanni, e s a rà a te di allegrezza e di giubilo; e m olti si r a l le g re ra n n o p e r l a n ascita di lu i;

im p e ro c c h é egli s a rà g ra n d e n e l c o ­ spetto del S ignore: n o n b e r r à n è vino n è s i c e r a ; e s a rà r ip ie n o di Spirito Santo fin d all’utero di sua m a d r e : e c o n v e rtirà m olti dei figliuoli d’Israello al Signore Dio loro. Ed egli p re c e d e rà davanti a lui con lo sp irito e con la v irtù di E l i a , p e r rivolgere i cu o ri d e ’ p a d r i verso i loro f ig l i u o l i , e gli in c r eduli alla sapienza dei g i u s t i , p e r p r e p a r a r e al Signore u n popolo perfetto. E Z accaria disse all’angelo:

com e c o m p re n d e rò io tale cosa? im ­ pero cch é io sono vecchio e la m oglie m ia è avanzata in età. L’angelo gli rispose e d is s e : Io son Gabriele che sto nel cospetto di Dio e sono stato m a n d a to a p a r l a r t i e r e c a r ti questa b u o n a nuova. Ed ecco che sarai m u t o, e n o n p o tra i far p a ro la fino al g io rn o che questo s u c c e d a , perchè non hai

(8)

c red u to alle m ie p a r o l e , le quali si a d e m p ir a n n o a suo tempo.

Il popolo stava aspettando Zaccaria, e si m aravigliava del ta r d a r e che egli faceva n e l tem pio. Ma essendo egli uscito, n o n poteva p a r l a r e ad essi: e c o m p re se ro che egli aveva avuto u n a visione nel tem pio. Andava facendo loro dei cen n i e si restò m utolo. »

Questa s tr a o r d in a r ia a p p arizio n e del- l ' Arcangelo Gabriele a Z accaria gli a n n u n z ia un figliuolo g r a n d e , u n fi­

glio s tra o r d in a r io . Il p a d re e la m a d re discendono a m e n d u e da u n ’illustre fa­

m ig lia, da quella di A ronne. I nom i loro m edesim i se m b ra n o in d ic a re q u a l ­ che cosa di divino. Z accaria, ricordo del Signore: E lisabetta, dio del g iu ra ­ me n t o. Egli è nel tem pio che vien loro a n n u n z ia to un figliuolo, nel s a n tu a r io a piè dell’a l t a r e , ove l ’incenso s’in ­ nalza al Santo d e ’ Santi. È u n a r c a n ­ gelo che lo a n n u n z ia , e p o r ta il nom e di G a b rie le , o forza d i D io , p e rc h è egli è inviato ad a n n u n z ia r e g ra n d i cose. Questo figliuolo si ch ia m e rà Gio­

v a n n i, o pieno d i grazia. S arà g ra n d e

(9)

n e l cospetto del Sig n o re, sa rà rip ie n o di Spirito Santo fin dal seno della m a d r e , e c o n v e rtirà m olti figliuoli d ’Israele al Signore Dio lo ro da essi ab b a n d o n a to , e ric o n c ilie rà i p a d ri co’ f i g liu o li, e p r e p a r e r à al Signore Dio, d’in n a n z i al quale ei c a m m in a collo spirito e colla v irtù di Elia, u n popolo in c lin a to a riceverlo. Il p a d re che d u b ita u n istante n o n della p o s ­ sanza divina del perso n ag g io che gli favella, m a della missione divina di lu i, è fatto m uto e come vogliono al­

c u n i an c h e s o r d o , finché tu tto si a- d em pia: e questo s a r à u n contrassegno di p iù a stim olare l’attenzione del p o ­ polo fedele, ed a p r e p a r a r l o alle m a ­ raviglie che stan p e r ac c a d ere . Zac­

ca ria p o i sebbene m uto non tralasciò le funzioni del suo m in iste ro , m a c o m p ì la settim a n a e poi si r i t i r ò da G eru­

s a le m m e , e se ne a n d ò in u n a sua casa situ a ta in u n villaggio della tr ib ù di G iu d a , chiam ato E b r o n , p e r m e ­ d ita re i favori del cielo, e così co r­

re g g e re la poca fede p restata alle p a ­ ro le dell’angelo.

(10)

CAPO II.

Santificazione\ d i s. G iovanni B a ttista p r im a d i sua nascita.

Elisabetta divenuta feconda stava r i t i r a t a m e d ita n d o e lo dando le m i ­ serico rd ie del Signore, allorché gioia novella, m ira c o li p iù g r a n d i riv e la ­ ro n o la sua fortuna. L’arc a n g e lo Ga­

b rie le discese u n a seconda volta dal c i e l o , n o n p iù in G e r u s a le m m e , la città r e a l e , n è nel t e m p i o , che ne faceva la g r a n d e z z a , nè nel s a n t u a r i o , che n e e ra la p a rte p iù sacra, n è fra gli esercizi p iù santi di u n a funzione tu tta d iv in a , n è ad u n uo m o famoso p e r la d ig n ità di su a c a ric a e p e r lo s p l e n ­ d o re di su a nascita sacerdotale, m a bensì in u n a città di Galilea, provincia delle meno c o n s i d e r a t e , e di p iù in u n a piccola c i t t à , il c u i n o m e e r a ap p e n a noto. Egli e n trò in u n a delle p iù m eschine case di N azaret p e r a n ­ n u n z ia r e a Maria l ’in c a rn a z io n e del Figliuol di Dio, che lo S pirito Santo

(11)

doveva o p e r a r e nel suo seno. Ed in p a r i tempo egli le a n n u n z iò che Dio aveva concesso u n figlio alla su a c u ­ g in a Elisabetta moglie del sacerdote Zaccaria. Questa n o tizia la sorprese senza d u b b i o , m a le fu cagione di g r a n d e gioia, di m a n ie r a che l ’angelo r itira to s i, essa se ne p a r t ì da Nazaret e se ne andò con diligenza alla città ove d im o ra v a n o Z accaria ed Elisa- b e tta che discendeva da A ro n n e p e r mezzo del p a d r e , e p e r mezzo della m a d r e da Davidde, ed e r a p ro s s im a p a r e n t e di Maria. Maria si p o r t ò fret­

tolosa a visitar sua c u g in a senza che la tratten esse il rig o re della stagione e la lunghezza del viaggio. I m p e r o c ­ c h é da Nazaret che e ra in fondo alla Galilea sino a E b ro n che e ra all’a ltra e stre m ità delle m o n ta g n e di Giuda vi e r a n o p e r lo m en o o tta n ta miglia.

E n tr a ta Maria in casa di sua cu g in a la salutò, ed Elisabetta a p p en a udito quel saluto, se n tì l’infante esultare p e r la gioia, ed essa m edesim a fu tosto r ie m p ita di Spirito Santo ed esclamò ad alta v o ce: « Benedetta tu t r a le

(12)

d o n n e , e benedetto il frutto del ven­

tre tuo. E do n d e a m e questo, che la m a d re del Sig n o r m io venga da m e ? Im p ero cch é a p p e n a il suono del tuo saluto giunse alle m ie orecchie, sal­

tellò p e r giubilo nel m io seno il b a m ­ b in o , e b e a ta te che h ai c red u to p e r ­ chè si a d e m p ira n n o le cose dette a te dal Signore. » Ecco com e Elisabetta rip ie n a di Spirito Santo loda Maria, im p a ria m o a n c h e n o i da essa a b e ­ n e d ire e lo d a re questa g ra n d e r e g in a che schiacciò il capo del serpe in fer­

nale, questa n o stra p ietosissim a e p o ­ tentissim a m ad re.

Maria p e r ris p o n d e re ad E lisabetta e p e r c e le b ra re le g randezze di Dio, p r o n u n z iò il cantico del M agnificat che o rm a i da diciannove secoli fa r i s u o ­ n a r e le volte de’ tem pli c ristia n i, e che n oi te n ia m o come il trionfo dell’u - m iltà sulla s u p e rb ia del secolo. È u n atto b e n au ten tico della rico n o scen za che essa aveva p e r tu tti i favori di cui Iddio l ’avea ric o lm a ta , ed u n a g lo rio sa confessione della bassezza, dalla quale e ra stata tr a tta , p e r essere ele vata alla

(13)

d ig n ità di Madre di Dio, e dove la p ro fo n d a su a u m iltà la faceva r i e n ­ t r a r e , p e r m a n ifestare in se m ed esim a la v e rità di q uanto essa espresse nel suo m ir a b il cantico rig u a r d o alla g lo ­ r i a degli u m ili e dei piccoli, e a ll ' a b ­ b o n d a n z a dei veri b en i di cui Iddio arric c h isc e quelli che sono n e ll’i n d i ­ genza. Ecco come l ’um ile Maria nulla vuole p e r se, m a tutto riferisce a Dio.

Im p a ria m o da questo a conoscere e ad im ita re l’u m iltà di Maria.

M a r i a , dopo essersi ferm ata con E lisabetta tre m esi, se ne r i t o r n ò in N azaret p e r a d e m p ie re ai suoi doveri d o m e s t i c i , ed assistere il suo sposo.

CAPO III.

N a tiv ità d i s. G iovanni B a ttista . Cantico d i Zaccaria.

Secondo le divine prom esse Elisa- b e tta diede alla luce quel figlio che doveva essere il P re c u r s o r e del Salva­

to re e r ie m p ir e il m o n d o di m araviglie.

(14)

Se la n a sc ita di u n figlio ovunque e se m p re è motivo di gio ia p e r gli a u to r i de’ suoi gio rn i, p iù viva doveva essere la gioia p er i p a re n ti di Gio­

v a n n i e p e r gli am ici della fam iglia di Zaccaria. T utti co n co rsero festosi a co n g ra tu la rsi coi fo rtu n ati g e n ito ri molto conosciuti e p e r la nobile loro p ro sap ia e p e r le m araviglie accadute all’a n n u n z io della nascita di Giovanni.

E r a p rescritto dalla legge che all’ottavo gio rn o della su a nascita il b a m b in o fosse c irc o n c is o , e n ella circoncisione gli si dava il nom e, che d’o r d in a r io e ra quello del p a d r e . Ora tutti i p a r e n ti volevano c h ia m a rlo Zaccaria dal n o m e di suo p a d r e ; m a E lisabetta disse che quello n o n doveva essere il suo n o ­ m e , sibbene essere c h iam ato Giovanni.

T utti le r a p p re s e n ta ro n o che questo n o m e e ra stra n ie ro n e lla su a famiglia, e che n o n vi e r a alcuno di t u tta la p a re n te la che portasse tal nom e. Al­

lo r a si ric h ia m a r o n o al p a d re del fan ­ ciullo, e gli fecero cen n o di significare q u ale dovesse essere il n o m e del fan ­ ciullo. Egli chiese l ' o c c o rre n te p e r

(15)

iscriv ere, che consisteva in u n a t a ­ voletta c o p e rta di cera, e so p ra di essa con uno stile di ferro scrivevano gli an tich i. Scrisse pertan to Z accaria: I l su o nom e è G io v a n n i, e tu tti si m a ­ ra v ig lia ro n o della co n co rd an za del p a ­ d re e della m a d r e in d are questo n o m e al loro figlio. Si m ara v ig lia ro n o p e r altro assai p i ù , q u a n d o la lin g u a di Z accaria stato p e r tanto tem po m utolo, fu sciolta ed esso si m ise a lo d a re e b e n e d ir e Dio. Tutti i vicini furono al­

lo r a p re si da g ra n d e tim o re , e le m a ­ rav ig lie operate p e r questo fanciullo si div u lg aro n o in tutta la Giudea, ed o g n u n o diceva Quale s a rà m a i questo b a m b i n o , pel quale si o p e ra n o tanti p r o d i g i ? C ertam ente egli s a rà u n q u a l ­ che g ra n profeta. Da m olto tem po n o n si e r a p iù veduto alcun profeta in I- sraele, e se ne aspettava q u a lc u n o con m o lta ansietà, perciò al n a sc e r di q u e ­ sto fanciullo, credevano e con ra g io n e che sareb b e stato u n profeta m a n d a to da Dio. V edrem o in seguito che fu p ro feta e p iù che p rofeta.

Z accaria pad re di Giovanni rip i-

(16)

gliando la favella p r o r u p p e in u n m i­

ra b ile cantico che la Chiesa ogni g io rn o r ip e te nei divini uffizi, in cui esso dice che Iddio stava p e r ad e m p ie re alle prom esse fatte ad A bram o rig u a r d o al Messia, e che stava p e r m o s t r a r s i , e nel m edesim o tem po fa co n o scere la p a rte che avria suo figlio in q u esta g r a n d ’o p e ra , coll’essere il p ro feta ed il p re c u rs o re . R ipieno di Spirito Santo così profetò: « B enedetto il Signore Dio d’ I s r a e l e , p e rc h è h a visitato, e re d e n to il suo popolo. Ed h a i n n a l ­ zato p e r n o i il p rin c ip e della salute nella casa di Davidde suo servo. Con­

form e a n n u n z iò p e r bocca de’ santi profeti suoi, che sono stati dal com in- ciam ento dei secoli: la lib erazio n e dai n o stri n e m ic i, e dalle m a n i di tutti coloro che ci o diano: p e r far m ise- c o rd ia co’ p a d r i n o s t r i , e m o stra rsi m e m o re del testa m e n to suo santo.

Conforme al g iu r a m e n to col q u a le ei g iu rò ad A bram o p a d r e n o stro di c o n ­ c ed ersi a n o i , affinchè lib e ra ti dalle m a n i de’ n o stri n em ici, serviam o a lui scevri di t i m o r e , con sa n tità e g i u­

(17)

stizia nel cospetto di lui p e r tutti i n o stri gio rn i. E tu, o fanciullo, sarai detto il p rofeta dell’Altissimo, perchè lo p re c e d e ra i davanti alla faccia del Signore a p r e p a r a r e le sue vie: p er d are al suo popolo la scienza della salute p er la rem issione dei loro p e c ­ cati, m ed ian te le viscere della m ise ­ r ic o r d ia del nostro Dio, p e r le quali ci h a visitato il Sol nascente dall’alto.

P e r illu m in are coloro che giacciono nelle te n e b re e n e ll’ombr a della m o rte , p e r g u id are i nostri passi nella via della pace. » Il vegliardo ricevendo il dono di profezia col r ip ig lia r la fa­

vella fu colpito da due g ra n d i oggetti, cioè Gesù Cristo, e s. G i o v a n n i , il Messia ed il suo P r e c u r s o r e , ei ne vede la g randezza e ne dipinge gli e- m in e n ti c a ratteri. Oh! come Zaccaria si serve nob ilm en te del ricevuto favore d’aver riacquistato la favella! Quando riceviam o q ualche favore da Dio r i n ­ graziam olo di tu tto cu o re anche noi, e non facciamo come quei s u p e r b i , che si a ttribuiscono ogni cosa, e r i ­ conoscono n u lla da Dio.

(18)

Il nom e di G iovanni p e r cui Zacca­

r i a improvvisa questo magnifico canto significa G razia e M isericordia. E s­

sendo egli nato da vecchi e sterili g e ­ n ito ri che pregavano Dio di d a r loro u n figlio, e ra perciò il figlio della grazia, cosicché dopo i n o m i SS. di Gesù e di Maria quello di Giovanni è il p iù degno d ’a m m irazio n e.

CAPO IV.

R itiro di s. G iovanni B a ttis ta nel deserto.

La m an o del Signore, come dice s. Luca, e ra con quel b a m b i n o , p e r g u id a re i suoi passi. Mentre cresceva il suo corpo egli si fortificava in grazia, i n ispirito, cioè la virtù di Dio, che risiedeva in lu i fin dal m om ento della sua santificazione, si faceva vedere p er mezzo di effetti più sensibili e p iù m aravigliosi. Il Vangelo ci insegna che egli dim orò nei deserti fino al giorno in cui doveva m ostrarsi in pubblico,

(19)

p e r a d e m p ie re alla sua m issio n e di P r e c u rs o re del Messia, e si p re te n d e che fin dall’infanzia egli vi fu alle­

vato. Una r itira te z za così s t r a o r d i n a ­ r i a h a dato luogo a m olte riflessioni e d i f i c a n t i , che i s a n ti P a d r i h a n n o fatto rig u a r d o ai disegni di Dio su quel fanciullo. P a re che egli volle n a ­ sco n d ere i suoi disegni agli u o m in i facendo c o m p a r ir e questo r itir o in v o ­ lo n tario e forzato, im perocché se ci te­

n ia m o ad u n a o p in io n e q u asi u n iv e r ­ salm ente a b b ra c c iata n e i p r im i secoli d ella Chiesa, si c re d e rà che E ro d e c e r­

cando Gesù Cristo p e r togliergli la vita, volle p u r e far m o r i r e s. Giovanni, avendo u d ite le m eraviglie operate alla su a n a s c i t a , e che p e r questo, Santa E lisabetta, su a m a d re , fu ob b lig ata a fuggirsene con lui n e l deserto. San Paolino di Nola e s. G irolamo n o n sono di questo p a re re , e vogliono che s. Giovanni sia stato allevato nella sua infanzia in mezzo ai suoi p a r e n t i , e che a b b ia im p a ra to d a suo p a d r e e d alla le ttu ra dei lib ri di Mosè la legge di Dio e la vita dei santi P a tr ia r c h i,

(20)

e che dopo essersi fortificato coll’età, egli lasciò la casa p a t e r n a p er a n d a re ad im p a r a r e nei deserti quello che n o n poteva inseg n arg li la società degli u o ­ m i n i . Che che ne sia di queste o p i­

n io n i, sappiam o questo di certo, che egli di b u o n o ra si ritir ò nel deserto e che m enò u n a vita a u s te ra n ella so­

litu d in e , e che n o n s’ allo n tan ò m ai da essa, finché p e r u n ’ispirazione dello S pirito Santo fu chiam ato a d a r p r i n ­ cipio alla su a m issione. Ecco q u a n to sono diverse le vie di Dio da quelle degli u o m in i! È n ato u n b a m b i n o , predetto dai profeti, e che sa rà il p re ­ c u rso re del Messia. Il p a d re suo e la m a d r e sono tu tti e due in n a lz a ti al­

l’ord in e dei profeti. N ondim eno fan ­ ciullo a n c o r a ei li a b b a n d o n a p e r r i ­ t i r a r s i nel deserto e c o n d u rv i u n a vita p iù au ste ra di quella di E lia e di E - liseo. Egli n o n esce p u n to dal deserto p e r conoscere quello che l ’aveva r a l ­ legrato, q u a n d o a n c o ra e ra nel seno m a te rn o , e di cui esso doveva essere il p re c u rs o re , ed al quale doveva p re ­ p a r a r e le v i e ; m a egli se ne sta nel

(21)

deserto finché lo S pirito Santo gli i n ­ segni q u ale sia il tem po di m a n ife ­ s tare il R ed en to re del m o n d o . Questo fatto d im o stra che Iddio n o n suole c o n ced ere c e rti doni s tr a o r d in a r i, se n o n n ella so litu d in e e nel silenzio, e a coloro ch ’egli c h ia m a p e r farli p o ten ti in op ere ed in p aro le. Egli aveva r i ­ te n u to n e lla s o litu d in e e nel silenzio

Mosè p e r q u a r a n t a n n i p e r farlo duce del suo p opolo, e vi tie n e t r e n t 'a n n i il Battista p e r p r e p a r a r lo ad a d e m ­ p ie re l ' ufficio di p r e c u r s o r e del suo divin Figlio e lo t ie n e lo n tan o dal consorzio degli u o m in i.

CAPO V.

A u ste rità del santo Precursore.

Dà p rin cip io alla sua m issione.

Giovanni nel deserto m e n ò u n a v ita m olto a u ste ra . Non contento di non b e ro vino od altra sostanza in e b ria n te , com e l ' angelo aveva prescritto p rim a

(22)

della sua n ascita, si asteneva p ersino dal pane, alim ento il più c o m u n e , ed il più essenziale alla vita. Esso n o n viveva che di locuste, che i poveri del paese m an g iav an o q ualche volta nelle p iù g ra n d i loro necessità, e di m iele silvestre che e r a molto a m a ro ed in si­

pid o , o di quan to il deserto produceva senza arte e coltura. E m an g iav a tanto poco, che Gesù Cristo n o n ebbe diffi­

coltà di dire di lui che n o n m angiava n e bevea. La durezza del suo abito corrispondeva a quella del suo n u t r i ­ m ento. Im p ero cch é il suo abito non e ra composto che di peli di camello; e si cingeva con u n a c in tu ra di cuoio come E lia ; e questo fece sì che nei p rim i secoli della Chiesa fu te n u to come l’a u ­ to re ed il modello degli anacoreti. Così Iddio p re p a ra v a Giovanni pel m in istero della p re d ic a z io n e , affinchè i Giudei colpiti da u n modo di vivere tanto al di so p ra della u m a n a debolezza, r i ­ spettassero le verità che egli doveva a n n u n z i a r lo ro e che il suo esteriore li facesse r ic o rd a re d ’E lia che essi s a ­ pevano dover p r e c e d e re la venuta del

(23)

Messia. Giovanni lasciava le mollezza delle vesti a quei che abitavano i p a l­

lazzi dei r e , e p e r sè conservava la povertà e la penitenza. Egli fuggiva il consorzio u m a n o , p e rc h è il c o n v e r­

sa re cogli u o m in i è spesso cagione di p e c c a t o , ed an c h e i cuori p iù p u ri s’ im b ra tta n o in mezzo al m ondo. P r e ­ dicando la p e n iten za egli doveva p r e ­ p a ra re la strad a al Messia, m a p e r d ar forza alla sua p a ro la e ra necessario m o s tra r coll’ esempio il disprezzo dei p iaceri e l’a m o r del rig o re. Sem pre d i ­ giu n an d o , p re g a n d o , m e d ita n d o passò il tempo che gli e ra necessario p er p r e p a r a r s i a c o m p iere d eg n am en te la su a m issione.

Dio avendolo così te n u to m olto tem p o nascosto nel fondo del deserto, lo m anifestò finalmente al m ondo nel- l ' anno qu in to d ecim o dell’im p ero di Tiberio Cesare, quando la Giudea, che e ra senza r e , dopo che Archelao e r a stato m a n d a to in e s i g l i o , e ra g o v e r­

n a ta dal p r o c u ra to re Ponzio P ilato, e essendo pontefici A nna e Caifa. Gio­

vanni obbedì alla voce del Signore che

(24)

lo chiam ava p er p re p a r a r e la strad a al Messia. E ferm atosi in to rn o al Gior­

dano com inciò a p re d ic a re la p e n i­

tenza a tu tti; e a d ic h ia ra re che il re g n o de’ cieli e r a vicino. Questa n o ­ vità colpì i popoli che accorrevano in folla ad udirlo , tanto da Gerusalem m e, q u a n to dai d in to rn i del G iordano, e da m o lt i altri luoghi della Giudea. Il suo e ste rio re che n o n insegnava m eno la penitenza che i suoi d i s c o r s i , n o n co n trib u iv a poco ad a ttira rg li molti segnaci. Q u a n tu n q u e egli non facesse m iracoli, tu tti erano persuasi che era u n profeta, e tanto più avevano ard o re di a c c o rre re ad udirlo, in quan to che da molto tem po non si e ra più veduto p rofeta alcuno in Israele. Dava a tutti q uelli che venivano a trovarlo is tru ­ zioni, che e ra n o necessarie, e conve­

n ie n ti a ciascuno. Loro faceva ric o n o ­ scere i peccati, li portava a confessarli, e battezzava quelli che dim ostravano p e n tim e n to , b ag n a n d o li n ell’acque del Giordano. Così p e r tutto il paese d’i n ­ to rn o al Giordano andava predicando il battesim o di penitenza per la r e ­

(25)

missione dei peccati; conform e sta scritto nel libro dei se rm o n i d’Isaia p ro fe ta : voce di uno che g rid a nel deserto: p r e p a r a te la via del Signore.

CAPO VI.

A lcune predicazioni di s. G iovanni B a t­

tista. — E g li proclam a il Messia.

Giovanni p re d ic a n d o , p a rla v a con u n a a u to rità che sem b rav a re n d e rlo p a d ro n e di tutti quelli che l’ ascolta­

vano, e questo n o n e r a altro che l’ ef­

fetto d ell’opinione che tutti avevano della su a santità. Im p erocché la sola sua vista gli conciliava la stim a e l ’af­

fezione di tutti. E p e r questo molti di tutte le classi acco rrev an o a lui. Ma i Farisei e Dottori della legge, gente che faceva professione di aver m a g ­ g io r scienza e pietà di tutti gli altri, d im o stra ro n o verso di lu i n o n altro che indifferenza e disprezzo. Questi s u p e rb i, gonfi di se m edesim i, si te n e ­

(26)

vano come giusti. E non solo non vo­

levano a cco rrere a Giovanni p e r farsi battezzare, m a si scandalizzavano del­

l ’a u s te rità della sua vita, e cercavano di farlo passare come un in d e m o n ia to . P u r tuttavia m olti F arisei e Sadducei v en n ero a p r e s e n ta r s i p e r essere b a t ­ tezzati. Ma q u est’uom o pieno di spi­

rito di Dio e leggendo nel fondo dei loro cu o ri, li ricevette m olto severa­

m e n te , e gettando loro u n o sguardo con cui scopriva tutta la loro malizia, così loro dicea « razza di vipere, chi vi h a insegnato a fuggire l’ira ch e vi so v ra sta ? fate d u n q u e, frutti degni di p e n i t e n z a , e n o n vi m ettete a d i r e : abbiam o A bram o p e r p a d r e . . . . Im pe­

ro c c h é io vi dico, che può Dio da que­

ste p ie tre su scitar figliuoli di Abramo.

Im p erocché già anche la scure è alla r a d ic e degli alberi. Ogni albero a d u n ­ que che n o n p o r ta b u o n frutto, sa rà tagliato, e gettato nel fuoco.» Queste p a ro le n o n facevano im p ressio n e su quelle an im e vili, superbe ed ip ocrite, m a gli a ltri che s’indirizzavano a lui nella sin c e rità del loro cu o re l ’istruiva

(27)

di tutto quello che dovevano fare, e- sortandoli a disprezzare le cose della t e r r a p e r n o n d esid erare che quelle del cielo.

I soldati, i p u b b lican i m edesim i glo­

rificavano Iddio nella v irtù di s. Gio­

vanni, e n o n m ostravano m in o r p r e ­ m u r a della plebe p e r ricevere il suo battesim o. Desiderosi di salvarsi, in ­ te rrogavano Giovanni, quale cosa fosse loro n ecessaria, p e r c onseguire la sa­

lute eterna. Esso ris p o n d e a alle tu r b e inculcando loro la c a rità ; « chi ha due vesti ne dia a chi n o n ne ha, e il sim ile faccia dei commestibili. » Ai p u b b lic a n i poi che eran o tenuti d a ­ gli E b rei come gente infam e, p e rc h è p re n d e v a n o in appalto le gabelle e le pubbliche en tra te , e p e r questo erario molto odiati dagli E b re i, n o n p r e s c r i­

veva di la sc ia r l’impiego, p e rc h è e ra loro necessario p e r g u a d a g n a rs i il so­

stentam ento, m a solo di n o n esigere p iù di quello che loro e ra stato fis­

sato. Ai soldati dicea di non togliere il suo ad alcuno p e r f o r z a , n è con frode, e di co n ten tarsi della loro paga.

(28)

Così is tru iti li rim a n d a v a alle p ro p rie case, senza rite n e r e alcuno presso di sè nel deserto, eccetto quelli che più p artic o la rm en te avessero voluto u n irsi con l u i , e che si facevano suoi di­

scepoli. La fama di s. Giovanni d i­

v en n e così g ra n d e , che m olti n o n co n ­ tentandosi di ten erlo qual p r o f e t a , come tu tti f a c e v a n o , ebbero il p e n ­ siero che esso fosse il Cristo. Questo p un to fu la p iù forte prova della virtù del nostro santo; e si vede in questa occasione, che se egli e r a il p iù g ra n d e degli u o m i n i , ne e r a anche il p iù umile. Non solo egli d ic h ia rò che n o n e ra il M e s s ia , m a si pose tanto al dissotto di lu i fino a dire che n o n e ra degno di gettarsegli ai piedi e di sciogliere le coreggie delle scarpe. Ecco qu ali sono le sue parole n a r r a te c i da s. Luca n e l Vangelo. « Stando il po­

polo in aspettazione e pensando tutti in cu o r loro, se m ai Giovanni fosse il Cristo, Giovanni rispose a tutti:

quanto a m e io vi battezzo con a c q u a : m a viene uno p iù possente di m e, di cui non son degno di sciogliere le co­

(29)

reg g e delle scarpe; egli vi battezzerà con lo S pirito Santo e col fuoco; egli a v rà alla m an o la su a pala, e p u lir à la su a a i a , e r a g u n e r à il frum ento n e l suo g r a n a io ; e b r u c i e r à la paglia in u n fuoco in e stin g u ib ile, e m olte a ltre cose a n c o r a p re d ic a v a al popolo istru en d o lo . » Così egli predicava d a p ­ p r i m a il Messia ed il Cristo senza co­

noscerlo di p e r s o n a fin a tanto che Iddio glielo scoprì come v edrem o nel capo seguente.

CAPO VII.

S . G iovanni riconosce e battezza il Salvatore.

Da dieci mesi circa Giovanni Bat­

tis ta instancabile predicava al popolo ed attendeva alla sua m issione di p r e ­ c ursore del Messia, q u a n d o Gesù che e r a sui t r e n t 'an n i, stava p e r d ar p r i n ­ cipio alla sua predicazione. Egli a b ­ b a n d o n ò l’um ile Nazaret, e se ne venne sulle sponde del Giordano dove Gio­

(30)

v a n n i battezzava, a fine di essere a n - c h ’egli battezzato come gli altri. E G iovanni, al q u ale e ra stato rivelato dallo Spirito Santo che quegli e r a il Messia R ed e n to re del m o n d o fu molto so rpreso q u a n d o vide avvicinarsi colui che doveva togliere i peccati del m ondo e c h ied erg li il battesim o in mezzo alle tu rb e dei p eccato ri, come se fosse stato di quel n u m e ro . F ino a quel tem po Giovanni n o n aveva m a i veduto Gesù, e questo fu p e r u n a p a rtic o la re dispo­

sizione di Dio, che s. Giovanni n o n lo conoscesse che i n questo m odo af­

finchè n o n si potesse d ire che in c o n ­ siderazione della p a r e n te la e dell’a- m icizia a v re b b e dato in suo f a v o r e , u n a te stim o n ia n z a cosi vantaggiosa.

Gesù essendo d u n q u e venuto da Gio­

vanni p e r essere battezzato, questi volle im p ed irn elo , rico n o sc e n d o di avere esso m edesim o bisogno di essere b a t ­ tezzato da lui. Ma n o n p otendo tro v a re che r id i r e che quegli che e ra al dis­

s o p ra di lu i, lo vincesse an c h e in u - m iltà fu obbligato di cedergli. E r a vo­

lere di Dio che G esù, ostia del p e c ­

(31)

cato, e che doveva toglierlo col g r a ­ varsene, volontario si ponesse nella tu r b a dei peccatori; questa è la g iu ­ stizia che gli conveniva di adem piere.

Ed a quel m odo che Giovanni doveva in ciò p re sta re u b b id ie n z a , così il F i ­ gliuolo di Dio doveva p re s ta rla ai co- m a n d a m e n ti del P a d re suo. Giovanni avendogli condisceso, tu tta la giustizia fu ad em p iu ta in u n ’i n te r a obbedienza al volere di Dio.

Gesù Cristo è tuffato nelle acque del G iordano sotto la m an o di Giovanni;

egli seco p o rta lo stato del p e ccato re, e com unica alle a cque u n a nuova virtù , quella di lavare le an im e. L’acqua del battesim o è u n sepolcro in cui siam ivi gettati con Gesù Cristo p e r ivi poi risu scitare insiem e con lui.

Appena Gesù è uscito dalle acque del Giordano nelle quali si e r a sep o lto , si spalancò il cielo, e lo S p irito S a n to , che insino allora solo il Battista avea veduto, discese palesem ente a v ista d i tu tti sopra il Salvatore in form a d i colomba e posò sopra d i lui. Nel m e ­ desim o tem p o u n a voce muove come

(32)

fo lgore dall’alto, e si odono c h ia re e distinte queste parole: T u sei il m io F igliuolo d ile tto , in te m i sono com ­ p ia c iu to : con che egli disegnato e ra

il Figliuol di Dio u n ig en ito .

Qui si m anifesta tu tta in tie r a l ’a d o ­ r a b ile T rin ità . Il Pad re celeste apparve sul m o n t e , dove Gesù Cristo transfi- g u r o s s i , m a lo Spirito Santo non vi in te rv e n n e ; bensì egli apparve quan d o discese in fo rm a di lin g u a sugli a p o ­ stoli, m a il P a d re n o n vi fu veduto;

in ogni a ltra p arte ap p are il Figliuolo;

m a solo al b attesim o di Gesù Cristo, che dà o rig in e al nostro dove aveva da invocarsi la SS. T rin ità , il P a d re vi com parisce n ella voce, il Figliuolo n e lla sua c a rn e , lo Spirito Santo in form a di colom ba. La colom ba sig n i­

fica i sette do n i discesi sul Messia, ed è sim bolo di r ic o n c ilia z io n e, di d o l­

cezza, di c a r i t à , di t e n e r a u n io n e , em blem a che disegna ai popoli i p r o ­ feti ed i santi; e d ic h ia ra all’universo che Gesù di Nazaret è il M e ssia , il dottore delle nazioni, il salvatore del mondo.

(33)

CAPO VII I .

T estim o n ia n za form ale del santo P r e ­ cursore. — M ostra l'A gnello d i Dio.

— E sa lta la gloria del Salvatore.

Gesù Cristo dopo essere stato b a t ­ tezzato da G io v a n n i, se ne andò nel deserto p e r p r e p a r a r s i col digiuno di q u a r a n ta g io rn i e q u a r a n t a n o t t i , a com piere la su a g ra n d e m issione di Salvatore del mondo. In quel tem p o Giovanni co n tin u a v a la su a p re d ic a ­ zione, e andava sempre battezzando i p o p o l i , di modo ch e la sua fam a si estese ta n t’oltre, che Gerusalem m e m a ra v ig lia ta gli m an d ò u n a d e p u t a ­ zione com posta di sacerdoti, di leviti e di f a r i s e i , p er sapere da lu i chi egli fosse, p e rc h è cred ev an o che egli fosse il Cristo.

Qui Giovanni dim o strò di nuovo quan to fosse um ile, e q u a n to fosse lo n ­ ta n o di lasciar in te n d e re sè essere quello che n o n e r a , e p e rc iò disse altam ente a quelli che lo in te rro g a -

(34)

vano che egli n o n e ra il Cristo. Gli chiesero in seguito se egli fosse Elia, p e rc h è sapevano che il p ro fe ta Elia doveva p re c e d e re la v en u ta di Gesù Cristo. Giovanni poteva dire con ve­

r ità c h ’egli lo era, com e Gesù Cristo stesso lo d i s s e , p e rc h è ne adem piva la funzione, e ne aveva lo spirito e lo zelo. Ma di due sensi v e r i , p r e n ­ dendo quello che n o n e ra soggetto ad e q u iv o c o , e che e ra p iù favorevole alla sua u m i l t à , disse che non e ra Elia. Gli ch iesero in seguito se e ra il profeta prom esso da Mosè che i Giudei d istinguevano dal Messia, q u a n tu n q u e Mosè intendesse il Messia m edesimo.

Egli rispose che n o n e ra quel p rofeta, anzi che egli n o n e ra n e m m e n o p r o ­ feta, q u a n tu n q u e lo fosse in v erità, e secondo la testim o n ian za di Gesù C.

p iù che profeta. Il senso nel quale s. Giovanni aveva rag io n e di dire che n o n era p ro fe ta , è q u e sto : che q u a n ­ tu n q u e egli fosse al di s o p ra dei p r o ­ feti, p erchè m ostrava col dito quello che i profeti n o n avevano an n u n ziato che molto lungi; tuttavia non profe-

(35)

tava quello che doveva accadere dopo la su a m o rte sulla t e r r a , come fatto avevano gli antichi profeti. I d e p u ­ tati finalm ente gli d o m a n d a ro n o n o n quello che n o n e r a , m a quello che egli era. Egli in questo um iliossi tanto q uanto gli fu possibile senza al­

te ra re la v erità. Loro disse d u n q u e che n o n e r a altro che: la voce d i colui che grida nel deserto, raddrizzate la via del S ig n o re , come aveva detto il pro­

feta Isa ia . Di m a n ie ra che riferendo così a Dio la gloria di tutto ciò che faceva, d im o strav a nello stesso tem po essere Iddio che agiva e parlava in lu i, e che p re sto si sareb b ero a d e m ­ piu te le prom esse fatte da Dio p e r mezzo dei profeti. Q u an tu n q u e illu­

m in a ti questi deputati che e ra n o stati scelti dalla setta dei farisei, n o n i n ­ tesero, o finsero di n o n in te n d e re i suoi d e t t i , p erchè n o n eran o venuti da lu i pel desiderio di conoscere la v erità, m a p e r la invidia e gelosia che avevano della su a fama. Così essi t r o ­ v arono g r a n d e m ale, in ciò che co­

noscendo Giovanni di n o n essere n è

(36)

il Cristo, n è Elia, nè profeta, egli b a t ­ tezzasse, e gliene fecero rim proveri.

Giovanni rispose loro che il suo b a t ­ tesimo n o n e ra che p e r fare c o n o ­ scere quegli che doveva venire dopo di lui, che e r a p iù di lu i, e in mezzo di essi senza che fosse da loro c o n o ­ sciuto. Si spiegò a n c o ra più c h i a r a ­ m e n te l ' in d o m a n i quan d o vide Gesù che se ne veniva dal deserto inco n tro a lui; egli esclamò ad alta voce ad­

ditando Gesù: « Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del m ondo. Questi è Colui del quale ho detto: dopo di me viene uno che è p iù di me p e rc h è e ra p r im a di me:

e io n o l conosceva, m a affinchè egli fosse riconosciuto in Israele, per q u e ­ sto son io venuto a battezzare n e l ­ l ’a c q u a ... io ho attestato com’egli è il Figliuol di Dio. » R innovò l’indom ani la m edesim a te stim o n ian za quando vide Gesù che passeggiava, e disse ad­

ditandolo a due discepoli che eran o con lui: « Ecco l ’Agnello di Dio. » Ed allora questi due discepoli ud ite le sue p a ­ ro le lo lasciarono e seg u itaro n o Gesù.

(37)

A ben c o m p re n d e re queste parole:

Ecco l'Agnello d i D io , ecco Colui che toglie i peccati del m ondo, convien sa­

p e re che tutti i g io rn i se ra e m a ttin a im m olavasi nel tem pio u n agnello, e questo e ra quel che chiam avasi s a c r i­

ficio c o n tin u o e perp etu o ; questo fu quel che diede occasione a Giovanni di p r o n u n z ia r e le anzi dette parole;

e forse an c o ra Gesù accostossi a lui n e ll’ora in cui tutto il popolo sapea che si offeriva questo sacrificio. Chec­

ché ne sia in questa testim o n ian za che re n d e del Salvatore quel Giovanni che l’aveva fatto conoscere come il Figli­

uolo Unigenito, e ne aveva testé m a ­ nifestato le altezze, il fa c onoscere oggi come l’ostia del m ondo. Non crediate già che qu ell’agnello che si offeriva m a ttin a e s e ra in sacrifìcio p erp e tu o fosse il vero agnello, la vera vittima di Dio; n o : ecco colui che all’en t r a r nel m ondo s’è messo in luogo di tutte le vittime; egli è eziandio la vittim a pubblica di tutto il g e n e re u m a n o , e che solo può togliere ed espiare quel g ra n peccato, ch ’è la sorgente d i tutti

(38)

gli altri, e che perciò p u ò chiam arsi il peccato del m o n d o , vale a dire il peccato di Adamo che è quello di t u t to il mondo.

CAPO IX.

G iovanni alla corte d i Erode.

S u a p rig io n ia .

Erode Antipa in quel tem po e ra Te­

tr a rc a della Galilea. Esso e ra figlio di E rode il g ran d e, l ’uccisore degl’in n o ­ centi. Dopo la m o rte di suo p a d re esso ebbe p er su a parte il re g n o di Giudea e la Galilea. E ra u n p rin c ip e vile, dato ai p iaceri, lascivo e lib ertin o . Aveva un fratello chiam ato F ilip p o , il quale teneva u n ’altra parte del reg n o di G i u d e a , m a poco considerevole. F i­

lippo erasi am m ogliato con Erodiade figlia del suo fratello Aristobolo, e p e r conseguenza sua nipote, essendo q u e ­ sti m a trim o n ii assai frequenti alla corte di Erode. Il m a rito e ra u n o spirito dolce e m o d erato che reggeva b ene il

(39)

suo piccolo g overno, e si com piaceva assai in r e n d e r e giustizia al suo po­

polo, e con tan to a rd o re che arrestava spesso il suo cocchio nelle vie ed a- scoltava con p azienza i p iù poveri del su o reg n o che avessero q ualche lite, p er m etterli d’accordo. La moglie i n ­ vece e r a u n o spirito sup erb o , a m b i­

zioso ed impudico.

E non ebbe difficoltà di farsi sposa di Antipa, vivendo tu tto ra Filippo fra ­ tello di lui. Questo fatto cagionò grave scandalo in tutto Israele. S. Giovanni in quel tempo p red icav a e battezzava, e alcu n i sono d’o p in io n e che u d e n d o quello scandalo sia venuto alla corte di E r o d e , p e r farlo r i e n t r a r e n ella bu o n a strad a. Tuttavia n o n si sa p r e ­ c isam ente q u ale occasione lo fece ve­

n i r e , se sia il suo zelo, o se vi fu costretto da E rode. Che che ne sia, sappiam o che Giovanni a n d ò alla corte di E ro d e che cercava di scusare questo suo scandalo presso i p o p o l i , e p e r meglio a rriv a rv i desiderava che san Giovanni l ' avesse a p p r o v a t o , o che stando presso di lui senza dir p aro la,

(40)

il suo silenzio mostrasse che egli lo approvava. Ma Erode giudicava troppo vilm ente u n uo m o di così specchiata virtù. Il sa n t’uo m o n o n e r a u n a c a n n a da p ie g a r ad ogni p iù piccolo soffio di vento, ed alzò riso lu ta m e n te la voce e gli disse: N o n ti è lecito di tener la m oglie del tuo fra tello : q u in d i sog­

giunse che e ra u n adulterio odioso al cu o re di Dio e scandaloso p e r tutti i suoi sudditi. Gli fece conoscere gli ob­

blighi della legge alla quale e r a soggetto come tutti gli a ltri, gli m ostrò l’esempio dei b uoni re che l ’aveano preceduto, i castighi dei cattivi che aveano sp e­

r im e n ta to il peso della giustizia di Dio. Gli fece vedere come gli stati che era n o nella povertà, n ella m iseria, e di più nella b a rb a rie , lo eran o p e r ­ chè quei che li governavano eran o ingiusti, in iq u i ed empi. Di più nella lezione che gli d a v a , dim ostrò com e il disprezzo di Dio e r a sopratutto da tem ersi, e che doveva g u a rd a re all’i n ­ teresse del suo fratello, al cattivo e- sempio che dava alla sua famiglia, al m o r m o r a r e del popolo; in so m m a non

(41)

dim enticò n u lla ch e potesse toccare il cu o re di lu i e farlo r i e n t r a r e n ella b u o n a strada.

Lo spirito di E rode n o n e ra del tutto cattivo, n è ancora a b b a n d o n a to da Dio, p e rc iò ascoltava s. G i o v a n n i , conce­

piva qualche volta u n p o ’ di rim o rso di quel suo scandalo; m a a p p e n a ve­

duto E ro d iad e dim enticava tutto, e n o n si rico rd av a più delle p a ro le dell’uom o di Dio, o se sene ric o rd a v a n o n osava dim ostrare scrupolo alcuno del suo m a trim o n io , tanto quella do n n a m a l ­ vagia aveva d’im pero sul suo cuore.

Ella seppe che l ' u omo di Dio aveva p a r l a t o , e si sentì tra s p o rta ta da u n furo re così g ra n d e , che non gli p e r ­ mise di re s p ira re altro che m in a c c ie e vendetta. E per questo, vedendo che E rode n o n poteva rifiu ta rle cosa al­

c u n a , gli insinuò che Giovanni e ra pericoloso al b e n e dello stato, e che e ra capace, tanto avea del p o te re sul p o ­ polo, di sollevarglielo c o n tro , p e r farsi stra d a al trono; che e ra u n a g ra n d e a rro g a n z a il voler tro v are a r i d i r e al suo p a d ro n e , che perciò dovea essere

(42)

p u n ito . Essa n o n cessava m a i di i n ­ sin u arg li diffidenza contro s. Giovanni.

E rode subito n o n volle fare quello che E ro d iad e gli consigliava, p e rc h è t e ­ m eva Giovanni; m a finalmente tanto fece qu ella in iq u a d o n n a , che E rode o rd in ò d’in c a te n a re s. Giovanni, e lo fece r in c h iu d e r e in u n a p rig io n e sotto pretesto che volesse tu r b a r e lo stato.

Questa ingiusta p rig io n ia di u n uom o così santo e così celebre fece g ra n d e r u m o r e in tu tta la Giudea, m a quella perfida d o n n a avea questa m a ssim a : che bisognava co n te n ta re i suoi sensi e n o n c u ra rs i di q u a n to avrebbero detto il popolo e le p e rso n e d abbene, che bisognava chiudere tutte le bocche col rig o re dei supplizi, e che s a r e b ­ b e ro in n o cen ti quan d o n o n avrebbe p iù osato alcuno rid ire qualche cosa alle sue azioni. Questa pessim a m a s ­ sim a costò la vita a s. Giovanni.

(43)

CAPO X.

D eputazione d i s. G iovanni B a ttista . Due risposte del Salvatore.

S. Giovanni aveva discepoli fedeli che si fecero un dovere di n o n a b ­ b a n d o n a rlo p er tutto il tem po della sua p rig io n ia che d urò p iù d ’u n anno.

Esso avea lib ertà di in tra tte n e rs i con essi, perciò n o n dim enticò la funzione di p re c u rs o re , e lavorò fino alla fine p er p r e p a r a r e le vie al Signore. Esso si a doperò p e r quanto potè affinchè i suoi discepoli conoscessero colui che dovea essere il loro m aestro ed insiem e il loro Salvatore. E p er questo avendo udito da essi i m iraco li che facea Gesù Cristo, gli m a n d ò dalla sua prigione due di essi p e r chiedergli se e ra colui che e ra aspettato da tan ti s e c o l i , cioè il Messia. E questo fece non p e r s a p e re quello che già sapea e che aveva già fatto conoscere agli altri q u a n d o battezzava, m a p e r c o n ­ ferm are i suoi discepoli in quan to loro

(44)

avea detto, e loro farne trovare le prove in q u a n to avrebbero veduto ed udito da Gesù.

Essendo a d u n q u e v e n u ti i due di­

scepoli da Gesù gli dissero che Gio­

v an n i li avea m a n d a ti p er sapere se egli e ra colui che doveva venire su q u esta t e r r a , o se doveano aspettarne u n altro. Gesù n o n rispose loro che con m iracoli. Queste e ra n o prove suf­

ficienti che attestavano che era D i o , e che e r a stato m an d ato dal p a d re suo p e r salvar gli u ò m in i. Quindi r i ­ m a n d a n d o li loro disse queste parole:

« Andate e riferite a Giovanni quello che avete udito e veduto. I ciechi veggono, gli zoppi cam m in a n o , i le- bro si sono m ondati, i sordi odono, i m o rti risorgono, si an n u n z ia a’ poveri il vangelo, ed è beato chi n o n p r e n d e r à in m e motivo di scandalo. » Quando i discepoli di Giovanni furono p artiti esso in dirizzandosi ai popoli, così parlò loro a favore di Giovanni: « Che cosa siete andati a vedere nel d e s e rto ? u n a c a n n a s b attu ta dal v en to ? m a p u re che siete an d ati a v e d e re ? u n uo m o

(45)

vestito delicatam ente? Ecco coloro che vestono d e licatam en te, stanno nei palazzi dei re. Ma p u re che cosa siete andati a v e d e re ? u n p ro fe ta ? sì, vi dico io, anche p iù che un p r o ­ feta. Im p ero cch é questi è colui del quale sta scritto Ecco che io spedisco innanzi a te il mio angelo, il quale p r e p a r e r à la tua stra d a davanti a te.

In verità io vi dico, tra i n ati di d o n n a n o n venne al mondo chi sia m ag g io re di Giovanni B attista: m a quegli che è m in o re nel re g n o de’ cieli è m a g ­ giore di l u i ... e se voi volete c a p irla egli è q u e ll’Elia che doveva venire.»

Ecco come il Salvatore fa l’elogio di Giovanni. Dice che fra i nati di do n n a n o n v enne m a i al m o n d o chi fosse m ag g io re di Giovanni, e che n o n e ra u n a c a n n a che si lasciasse scuotere e volgere da ogni b a n d a dal vento, n è u n o che potesse t r a d ir e la sua co­

scienza e lasciarsi vincere dalle delizie della corte. No, egli ivi parlò come u n profeta, ivi conversò come u n a n ­ gelo, e quivi m orì come u n m a r tir e , com e vedrem o in seguito.

(46)

CAPO XI.

M a rtirio del santo Precursore.

L’angelo t e r r e s tr e aveva tutto s a c ri­

ficato alla g lo ria di colui che egli a n n u n z ia v a . Aveva a n c o r la v i t a , e questa v ita la offeriva, la im m olava ogni g io rn o sull’altare della c a rità, e sotto la sp ad a de i dolori. A llorquando la vittima fu p urificata dalle m in im e im perfezioni, e o rn a ta di tutte le virtù , Dio p erm ise che il delitto portasse l ' ultim o colpo, e l ' olocausto fosse consum ato. E ro d iad e n o n dorm iva di u n b u o n so n n o col suo E ro d e, m e n tre s. Giovanni e r a a n c o r a in vita, tem en d o sem p re che il suo preteso m a rito , che essa stim ava assai leggiero, n o n fosse preso di com passione e lo lasciasse libero, o che il popolo che lo teneva com e u n santo n o n forzasse le p r ig io n i p e r m etterlo in libertà, perciò risolvè di vederne la fine p e r d a re ogni li­

b e r t à alle sue sfrenate passioni. Giunse il tem po del giorno onom astico di E ­

(47)

rod e, nel quale egli aveva il costum e di dare g ran d i festini ai principali uffiziali del suo reg n o . E ro d iad e ve­

dendo che la sua figlia Salome e ra u n potente istru m e n to p e r effettuare i suoi disegni, e che Erode e ra e s trem am en te contento q u ando la vedeva b a l l a r e , la scongiurò di a d o p e ra re ogni in d u ­ stria , ogni gentilezza p e r g u a d a g n a re il cuore del re. La figlia obb ed isce, e si aggiusta il meglio che le to r n a possibile p e r piacere al p rin c ip e , ed e n tra nella sala del pranzo e si mette a ballare nel m iglior m odo, e con tan ta destrezza, che E rode ne gongolò di gioia. Tutti i c o n v ita ti, forse g u a d a ­ gn ati da E rodiade, u n a n im a m e n te si m ettono a lodarla ed ap p la u d irla . Non m ancava p iù altro che la ricom pensa.

Erode nel trasporto della c o n te n ­ tezza, gli dice che lascia alla sua scelta il dono, che è p ro n to a concederle q u a lu n q u e cosa, fosse anche la m età del suo regno. Questa figlia d’in iq u ità c o rre da sua m adre, e le d im a n d a q uale cosa debba chiedere al re. La perfida m a d re le dice di c h ied ere non altro

(48)

che la testa di Giovanni Battista. La figlia così a m m a e s tra ta fa quella r i ­ chiesta s an g u in o sa, e invece di c h ie ­ d ere la lib e ra z io n e di Giovanni che d i­

fendeva il suo onore col r ip r e n d e r e E ro d e, chiede il capo di l u i , e che subito le sia portato in u n bacino.

E ro d e si rattristò a tale dom anda, p e rc h è aveva giu rato in p resenza dei g r a n d i di concederle q u a lu n q u e cosa ella avesse dom andato, m a p e r p a u r a di ra ttr is ta r la dà il b a rb a ro com ando al carnefice di a n d a re nella prig io n e del castello, poiché essi p e r quel festino e ra n o an d ati al castello di M acheronte, dove e ra rin ch iu so il santo P recu rso re, e di tag liare il capo di Giovanni.

A ppena l’o rd in e fu dato, la m a d re n o n cessò finché n o n n e vide l ' ese­

cuzione: si c o rre alla prig io n e, ognuno pensava che fosse p e r qualche grazia, essendo il giorno onom astico del p r i n ­ cip e : m a si vide bentosto u n effetto co n tra rio a questo p ensiero, q u a n d o si c h ia m ò s. Giovanni, e che gli a n ­ n u n z ia ro n o che bisognava risolversi a m o rire .

(49)

Qual cosa cre d ia m o n o i a b b ia fatto s. Giovanni a questo a n n u n z io ? Egli s’in g in o c c h iò , e rese g ra z ie a Dio che lo faceva m o r i r m a r t i r e della v e r ità , dopo av er c o n tem p lato coi p r o p r i o c ­ chi il Verbo in c a r n a to , ciò che n o n gli lasciava p iù altro a d e s id e ra re in questo m o ndo. Egli esortò i suoi d i­

scepoli a seg u ire Gesù che è la v i a , la v erità, la vita. P re g ò pei suoi p e r ­ se c u to ri e p e r il suo p overo popolo, in d e g n a m e n te g overnato da u n t i r a n n o . Q uindi preg u stan d o la felicità che gli e r a r i s e r b a t a , offerì il collo al c a r ­ nefice e gli fu spiccata la testa. Il suo c o rp o fu seppellito o n o rev o lm en te dai suoi d i s c e p o l i , e la su a te sta v e n n e p o r ta ta in u n bacin o al ferale b a n ­ chetto, m essa nelle m a n i di qu ella i n ­ fame b a lle r in a che la p r e s e n tò a su a m a d re . La m a d r e , secondo s. G ero­

la m o , la pigliò, poi si p re s e l ’ o r ­ rib ile d iv e rtim e n to di trafiggergli la lin g u a coll’ago dei suoi c a p e g l i , p e r v e n d ic a rs i d ella lib e r tà con cui s. Gio­

v a n n i l ' avea r i m p r o v e r a t a della b i a ­ sim evole sua vita.

(50)

Che o r r ib ile spettacolo! la testa di s. Giovanni, del più g r a n d ’uo m o del m o n d o , che pose te rm in e alla legge a n tic a e che h a aperto il Vangelo; la la testa di u n p r ofeta, d’u n angelo è in d e g n a m e n te t a g l i a t a , e data p e r p r e m io ad u n a b a lle r in a ; il p iù sobrio degli u o m in i è ucciso in u n b a n c h e tto d’u b r ia c h i, ed il p iù casto per gli a r ­ tifizi di u n a p ro stitu ta . È c o n d a n n a to in u n ’occasione ed in u n tem po in cui egli n o n avreb b e n e m m e n o voluto essere assolto, p e r l ' o r r o r e che egl i aveva p e r tu tto quello che proveniva d all’in te m p e ra n z a.

Oh! q u a n to è m a i d u n q u e m alvagia qu ella d o n n a che h a r i n u n z ia to a ll’o­

n o r e ! E ro d e le h a dato u n om icidio p e r u n bacio; i carnefici lavano le lo ro m a n i p r i m a di assidersi a m ensa, e quelle d o n n e infam i b a g n a n o in u n b a n c h e tto le loro nel sangue di u n santo p rofeta. Il giusto è ucciso d a ­ gli ad u lte ri, l ’in n o cen te d a ’ colpevoli.

Quel b a n c h e tto che doveva essere fonte di vita, p o r ta u n editto di m o rte , la c ru d e ltà si m e sc ola colle d e liz ie , la

(51)

voluttà con fu n erali. Quell’o rrib ile b ac in o si fa p assare in t u t t a la tavola p e r s a z i a r e gli occhi in u m a n i di E ro - diade, e q u e l s a n g u e che gocciola a n ­ c o ra dal mozzo capo cade a t e r r a p e r q u in d i essere spazzato colle l o r d u r e di quella infam e cena.

Ecco E r o d e , ecco u n fatto che non è degno che della t u a c r u d e l t à : sten d i la m an o , tocca colle dita la p iag a che h a i fa tta , affinchè s i a n o a n c o r a b a ­ g n a te di u n s an g u e così sacro: b e ­ vilo, c ru d e le , p e r isp eg n ere la t u a s e t e : m i r a quegli occhi sp en ti che a ccusano la t u a sc e lle ra tez z a , e che tu ferisci a n c o r a coll’aspetto dei tuoi infam i p ia c e ri. Ohim è! essi sono chiusi, n o n ta n to p e r la necessità della m o rte , q u a n to p e r l’o r r o r e d ella tu a lu ssu ria . Saziati adesso di p i a c e r i , che presto p r e s t o la v e n d etta di Dio p io m b e rà sul tuo capo scellerato, e ti farà sc o n ­ t a r e la m o r te di colui che ti a m m o ­ niva p e r tu o b en e.

(52)

CAPO XII.

Castigo toccato agli uccisori d i s. G io va n n i B a ttis ta .

La v e n d e tta di Dio che spesso a n ­ c he n e lla vita p re se n te cade s o p ra i c o lp e v o li, n o n ta rd ò a far s e n tire i te rrib ili suoi effetti su quelle a n im e perverse.

A reta re degli A r a b i , irrita to d e l ­ l ’affronto fattogli da E ro d e che aveva r ip u d ia to su a figlia p e r p r e n d e r e E ro - diade, r a d u n ò u n possente esercito, e v en n e ad atta c c are E ro d e. Questo u o m o vile ed effeminato non si m ette che assai deb o lm en te in g ra d o di r e ­ sistergli. I p ia c e ri lo te n e a n o talm en te in c a te n a to , che egli n o n ebbe a r d ir e di po rsi alla testa del suo esercito ed a c c o r r e r e a d ifendere la f ro n tie ra p e r opporsi, allo sdegnato avversario. Si vantava se m p re di essere p ro d e e co­

raggioso, m a in questa occasione d i­

m o strò q u a n to poco c u o re avesse e q u a n to fosse vile. Im p ero cch é si c o n ­

(53)

te n tò di m a n d a r e u n suo g e n e r a le , a cui toccò u n a sa n g u in o sissim a s c o n ­ fitta. Molti g iu d e i p e r i r o n o in u n a sola g i o r n a t a , e quel m is e ra b ile T e tr a r c a stava p e r essere spogliato di tutto q u a n to aveva, se i R o m a n i, che a llo ra e r a n o p a d r o n i di tu tto il m o n d o , n o n fossero acco rsi colle lo ro l e g i o n i , e cacciato n o n avessero l ’Arabo.

Poco te m p o dopo avvenne la P as­

sione di n o s tro Sig n o re Gesù Cristo, il quale fu disprezzato da E ro d e , p r e ­ s e n ta to che fu a lu i p e r o rd in e di P i­

lato. Esso si co n te n tò di m o tteg g iarlo , n o n essendovi E r o d ia d e che lo s p in ­ gesse all’uccisione.

Egli p e n sa v a di p o t e r g o d e re l i b e ­ r a m e n te i suoi p ia c e ri, m a la g iu s ti­

zia di Dio che castiga e s e m p la r m e n te le violenze che si co m m e tto n o c o n tro dei suoi servi, gli suscitò u n o s tra n o avv en im en to n e l q u a le egli sp e ra v a di p o tersi in n a lz a re p iù a lto , m a i n ­ vece fu r id o tto alla m is e r ia e strem a.

La su a m oglie, che e r a assai a m b i ­ ziosa, cercav a in c e s s a n te m e n te di i n ­ s p i r a r al suo preteso m a r ito i p r o p r i i

(54)

s e n tim e n ti di a m b iz io n e . Essa lo p e r ­ suase di fare u n viaggio a Roma p e r in g r a n d i r s i col favore dei R o m a n i, e p o r t a r e q u i n d i a p e r ta m e n te con p r o ­ p r io titolo il nom e di Re. Ad E ro d e rin c re s c e v a di fare questo viaggio;

m a la sua m oglie fece ta n to che egli p rese la s tr a d a di R o m a, so g n a n d o a n u o v i p ia c e r i a p p e n a sa re b b e di r i ­ to rn o . Ma g iu n to a R o m a , invece di essere b e n e accolto e festeggiato, trovò gli a n im i in d isp o sti v erso di lui. Il suo p a re n te A grippa, fratello di E ro - diad e, approffittandosi del favore che aveva presso l ’im p e ra to re Claudio, sop­

p ia n tò E ro d e A ntipa, si fece eleggere Re di Giudea, e gli fu dato il r e g n o di E ro d e con quello di F ilippo già m o rto p r i m a ; cosicché E ro d e r im a s e spogliato del regno invece di i n g r a n ­ dirlo .

Ma questo n o n b a sta v a a n c o r a a p u n i r e l ’ucciso re del pro feta. E g l i fu accusato di m o lte insolenze co n tro l ’im p e ra to re , di c o d a r d ia da quel suo p a r e n te A grippa, cosicché n e l trasporto del suo sdegno q u e ll’ i m p e r a to r e lo

(55)

fece b a n d ir e e lo relegò a Lione. E- ro d ia d e essendo s o re lla di A grippa fu r i s p a r m ia ta e n o n fu c o m p re s a nel- l ’editto, av u to rig u a r d o al fratello. Ma essa fu co stan te n e lla su a r e a p a s ­ sione. Rispose a ll’ im p e r a to r e che le avea lasciato la lib e r tà di r i m a n e r e in Giudea, che essendo stata c o m p a ­ g n a del m a r ito n ella p ro s p e r ità , n o n voleva a b b a n d o n a rlo n ella s v e n tu ra , e che am ava m eglio essere b a n d i t a con l u i , che di possedere u n r e g n o n o n c o m p a g n a del m a rito . Le fu data facoltà di fare com e m eglio credeva, ed a llo ra tu tti e d u e si posero in via p e r a n d a re al luogo del loro esiglio, acco m p ag n ati da quella b a l l e r i n a che aveva chiesto il capo del s an to p r e ­ c u rs o re .

La v e n d e tta di Dio dovea pesare an c h e su q u est’ultim a. P assan d o in te m p o di in v ern o sul g hiaccio di u n to r r e n te , e c re d e n d o di p o te r tr a v e r ­ sare senza perico lo , il ghiaccio le si r u p p e sotto i piedi ed ella cadde n e l ­ l ’ac q u a e rico n g iu n g e n d o si i pezzi del g hiaccio essa fu p re s a di mezzo, e si

(56)

d im en ò lungo tem p o in questa t r a p ­ po la, m u o v e n d o si come se avesse vo­

lu to b a l l a r e , q u in d i il suo collo fu tagliato da due pezzi di ghiaccio che si c o n g iu n sero : così la su a vita fu s p e n ta sotto le acque ed il suo capo fu tagliato in ven d etta della decolla­

zione del santo p r e c u r s o r e fatta a sua r ic h ie sta . E ro d e A ntipa e la sua E ro - d ia d e g iu n ti al luogo del loro esiglio, dopo aver sofferto gli stenti di un lu n g o viaggio in tem po d’in v e rn o , fu ­ r o n o aggravati dalla p o v e r t à , dalla m is e r i a , d alla ig n o m in ia su di u n a t e r r a s t r a n i e r a , in mezzo a popoli a n c o r b a r b a r i , ed in fine p e r ir o n o d ’inedia. Così finiv an o i carnefici di s. G iovanni B a ttista: tali sono le co n ­ seguenze del ballo e della d iso n està.

CAPO XIII.

Culto del santo Precursore.

Non sa p p ia m o p re c isa m e n te quale sia il tem po della m o rte del s a nto P r e ­ c u rso re , m a si crede che sia a c c a d u ta

Riferimenti

Documenti correlati

Questo è un mese di festa, per numerose famiglie della nostra Unità Pastorale: i bimbi riceveranno la Prima Comunione e i ragazzi il Sacramento della Cresima.. Questi momenti sono

[r]

E’ possibile che questi indici presentino alcuni errori di trascrizione in quanto alcune pagine sono leggermente rovinate oppure per la calligrafia dello scrivente che

Nei primi due disegni summenzionati intercorrono diverse analogie: la misura del diametro (120 palmi); l’impostazione della cupola, poggiante sui pilastri

Nella stanza opposta a quella dei paesaggi, ne esiste una seconda, di certo destinata alle accademie letterarie 79 , nel cui soffitto Giovanni Battista intervenne

E’ possibile che questi indici presentino alcuni errori di trascrizione in quanto alcune pagine sono leggermente rovinate oppure per la calligrafia dello scrivente che

Let it not come true that such sweet servitude ever be broken, | Nor that his heart be changed and my King no longer Herod.. No longer, no longer let there be division

He was a member of the American Orthopedic Association, and its presi- dent from 1971 through 1972, and was a member of the Canadian Orthopedic Association, the Clinical