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Il Principe arcivescovo Sigismondo Hohenwart

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Il Principe arcivescovo Sigismondo Hohenwart

ed il suo atteggiamento verso

r

ebrais1no

Il conte Sigismondo Hohenwart nacque il 2 maggio 1730.

Dei

primi anni della sua vita si conservano poche notizie. Si sa

soltanto

che a dieci anni gli venne dato come maestro un sacerdote e che fino.

ai sedici visse con

i.

suoi genitori, cinque fratelli e una sorella a Ln - biana, a Fiume e a Gerlachstein , sotto la guida del padre, che si

o<:

c-upò pure della sua educazione e dei suoi studi. Già allora padro,ieg- giava

il

tedesco,

il

francese, l'italiano e il latino, e sapeva scrfrere molto bene, soprattutto

in

tedesco. A sedici anni trovò in sè

la for,;a

di abbandon a. re tutto per dedicarsi alla carriera ecclesiastica. Venne accolto come candidato nell'ordine, dei Gesuiti a Lubiana, e poco dopo mandato a Vienna nel noviziato presso S. Anna, dove entrò nel

1746.

Qui contrasse una viva amicizia con Michele Denis, noto bibliografo

e poeta. Dopo due anni di noviziato venne mandato a Gra-z, dove si

dedicò per tre anni allo studio delle scienze filosofiche. Nel 1752 e '53

insegnò nelle scuole medie di Trieste. A Trieste ricevette la tonsura

e gli ordini minori. Nel 1754 insegnò poetica e rntorica nel Collegio

della sua patria, a Lubiana. Dal 1755 al 1759, a Graz, si occupò di

scienze. Il 4 ottobre 1759 nella chiesa dei Gesuiti a Lubiana festeggiò

la lettura della prima messa. Il più grande ideale che splendeva di-

nanzi agli occhi di Hohenwart era l'attività di missionario, ma i suoi

superiori non esaudirono il suo desiderio. Egli allora si approfondi

nello studio della storia e della botanica, che preferiva a t utte le altre

scienze. Nel 1761 venne nominato prefetto dell'accademia teresianM

di Vienna; neJ 1764 gli fu affidato l'insegnamento della storia univer-

sale. Più tardi divenne rettore dell 'Istituto Nordico a Linz. L'impe-

ratrice Maria Teresa, che aveva conosciuto il Hohe:ti.wart al 1'here-

sianum, lo scelse come precettore dei suoi nipoti, residenti a Firem,c,

cui ella voleva venisse impartita una buona istruzione, soprattutto

nel campo della storia. Il 10 aprile 1777 Hohenwart giunse a J<'frenze

e

il

16 giugno iniziò il suo insegnamento ai quattro figli maggiori del -

l'arciduca Leopold o: Francesco, Ferdinando, Maria Teresa e Anna

Maria. Egli si guadagnò in breve l'affetto dei suoi scolari e in special

modo di Francesco, che mantenne anche in seguito sempre dei buoni

rapporti con lui. Causa la salute malferma dell'arciduchessa e del

figlio Ferdinando, la corte andava spesso a svernare a Pisa. Hohen -

(2)

IL PRINCIPE ARCIVESCOVO SIGISMONDO HOHENWART 17

wart, che

vi

si recò per la prima volta nel 1782, si dimostrò entu siasta di questo soggiorno. Il 16 agosto 1788 Hohenwart, in forza di un editto arciducale, venne pensionato con uno stipendio di 6710 lire toscane. Leopoldo II lo nominò vescovo di Trieste. Il 26 dicembre del 1791 egli prese possesso, non senza aver prima superato varie difficoltà, di questa carica vescovile. Nel 1794 venne chiamato come

vescovo a S. Ippolito. Il 25 aprile 1803 l'imperatore Francesco no- minò Hohenwart principe arcivescovo di Vienna. Durante il suo ar- civescovado si svolsero degli avvenimenti ben dolorosi per Vienna, che culminarono negli anni 1805 e 1809. La tremenda guerra francese del 1809 creò anche una penosa situazione finanziaria per la città e per il clero. Hohenwart prese viva parte ai fatti politici del suo tem- po, dimostrandosi uomo di energia, e di spirito. Non poche preoccu-

,

_

(3)

18 .I. ZOLL!illt

pazioni deriv arono a lui anche dal mat rimonio di Napoleone. con Maria Luisa d'Austria, dei quali alla fine benedisse l'unione. A Ho- henwart spetta la gloria di a ver fatto

il

primo ricorso che la storia conosca per

la

libertà del papa e l'esistenza d<ello stato pontificio . Il Congresso di Vienna apportò finalmente , dopo due decenni di oppres- sione, un po' di pace e di libertà al popolo. Ristabilito l'ordine, a Hohenwart venne affida ta l'istruzione di llna certa pa rte del clero, ed in ciò spiegò magnificamente tutt a la sua arte di educatore. Egli si interessò anche della musica ecclesiastica, dimostra ndone una viva comprensione. Amava pure l 'arte dramma tica e prediligeva i soggetti' teatrali biblici. Hohenwast consacrò varie chiese e in ta.li occa sioni tenne delle eccellenti prediche. Al primo di maggio del

1820,

nel gior- no del suo 91° compleanno, consacrò la chiesa di Gumpendorf:

il 18

giugno tenne l' ultima messa cantata; tre giorni dopo, nel suo pa- lazzo,

fece,

una fatale caduta, in seguito all a

quai·,

:1 3,

1

giugn o nwri

1).

Durante il suo soggiorno a Trieste, egli si :\cq1ristò

la

simpatia e la stima di tutta la cittadinanza. Parlando del suo trasloco a S. Ip- polito, il Mainati, sagrestano della cattedrale di S. Giusto ') , scrive : C<Lasciò nel s uo partire la dolce e grata rimembra nza delle sue lumi- nose virtù, per le quali si rese aggradevole ed ammirabile, e si con- ciliò la stima, e venerazione non solo dei cattolici, ma ben anche delle nazioni di ogni credenza dimoranti in Trieste, verso de' quali avea sempre usati particolari tratti di dolcezza)). P er quanto riguarda gli Ebrei in particolare, questa notizia data dal Ma inati viene confermata da quattro lettere autografe dirette da Monsignor Hohenwart a Raf- faele Nathan Tedesco.

Raffaele Nathan Tedesco nacque a Verona. Egli venne chiamato a Trieste come coadiutore del Rabbino Isacco Formiggini ' ) ; alla morte di questi, nel

1788, il

Tedesco gli successe nella carica di rabbino.

Egli conosceva a fondo molte lingue europee, ed era un gra nde ora- tore. A quanto asserisce un suo biografo ' ), lo s tesso imperatore Giu- seppe II lo avrebbe considerato come uno dei migliori predicatori dell'impero. Morì in ancor giovane età nell'anno

1800 ').

Chi scrive possiede una litografia che riproduce

le

belle e nobili sembianze del Rabbino Raffaele Natan Tedesco e porta sotto la seguente scritta in italiano e in ebraico :

Questi è Nathan, l'almo Oratc,re, il forte Fido Pastore, cui Pietà sincera Fe' chiaro in vtta e trionfante }n morte E oompiè sua giornata 1nnan1,i sera.

Si comprende quindi come una sincera e leale a m1c1zia potesse

unire questi due uomini di spirito e di mente cosi elevata. Tale senti-

(4)

IL PltIKCH-'l!) ARCIVESCOVO SIGISMONDO HOHEl'i"'WART 19

- --- --- --- - - - - ---- - - - - - - - - - - - - -- - - - - mento si I'ispecehia palesementB soprattutto in due delle menzionate lettere. , che hanno un'intonazione più familiare. Dal poscritto ag·

giunto aila prima che qui ora pubblichiamo, si rileva che il vescovo ebbe a 'l'rieste cordiali rapporti anche con altre persone della Comu•

nit.è,

israelitica.

« Rlveriti..ss.o Sig.r Haffaelo !

«Senza dubbio, cbe io ho volsuto sempre bene a V. Sig.Iia, che io la ho sti- mato, e che Le voglio ancora bene, e che io L'amo anc.h'oggidl, e perciò ricevo con vero placere i nuovi contrasegni della sua memoria gli auguri del suo -affettuoso e buon .cuore verso di me e Le ne rendo distinte graz.ie, pregandola di assicurarsi del miei, che io in cam.:bio dei suoi faccio per H lungo Benessere tli V. ·stg.ria e della Sua fan1iglin.

«Godo, grazie a Dio, -benchè vecchio, di buona -salute, capace ancora a soddi- sfare nl mei doveri; mi reputo anche da questa parte veramente felice. La éruda stagione che ci ha portato una quantità di mali rheumatici fin'ora non m1 ha portato del dano, .l)'ensì m'ha fatto sospirare più di una volta il tepore di Pisa, o il dolce di Trieste. Generalmente parlando ·vivo contento, non ozioso, ncn odiato dalla mia gregge, et noni oo come aes:a.i ringraZiare il Signore delle grazie, delle quali continua di colmarmi.

«Ella non manchi di farmi .pervenire da temvo tn temvo delle sue nuove, di darmi occasione d1 poter esserle utile a: qualche cosa, e dt tenermi qual lll1 confermo di cuore

S. lp-polito, 23 Xbre '7H6

Afl'ezionatiss.o Servit.e Sigismondo l'es.o di S. Ippolito . .Al Sig.re Hirchl (sic), al Sig. Isacco di Levi,

al Sig. Ventw-a ad altri conoscenti miei della Nazione i miei saluti».

«Riveritlss.mo Sig.r Raffnelo

"V. Sig.ria · non attctbulsca ne a predHezione ne a mio merito quello che è di sti:etto dovere di ogni galantuomo. Io bo reso in ogni occasione giustizia alle sue qualità colla speranza e mira che il temp,o e le circostanze pote!4sero far prosperare la debole ol)éra deL piaµtator-e; mi crederò bert felice. se mai producesse il desiderato frutto.

«Pertanto bramo di cuore, che ili Signore Le conceda quello, chf' io non valgo contribuire al contento ed alla .felicità dl VSig.ria Sia cosi non solamente nell'anno entrante, mn ,anche in numerosi altri, che il cielo Le conceda. Mi lusingo, che Ella mi vorrà bene anche per 1 Pochi giorni, che mi restano, eonfidando, che Ella sia per- 8uasa de' ro..iei .sentimenti di gratitudine per la memoria constante, che mi conserva, .... della sthna, che Le professo.

«Lontano da Vienna nulla di efficace po.._"'80 fare nel noto affare, se pure mi oasce.sse l'occasione, non mancherò di raccomandarlo. Le sue ragioni ed i senti- menti di altri Dottori della Nazione, promettono un feMice esito. Ella non si perda di coraggio! e pieno di stima mi confermo

S. Ippolito, 27 Xbre 797».

Di VSig.rla

devot.mo ed obblig.mo serv.re Sigismonào V.o ài S. lppoUto

(5)

20 I. ZOLLEil

Il ((noto affare» cui si accenna già in questa lettera e di cui più estesamente si parla nelle altre due che o ra riprodurremo,

è

una que- stione matrimoniale che diede molto filo da torcere al Rabbino Te- desco. Ecco di che si tratta: Un giovane ebreo, innamorato di una ra gazza, pure ebrea, la vuole sposare, ma, non potendo ottenel'e

il

consenso del padre di lei, le consegna un anello in presenza di due testimoni eb rei dichiarandola sua moglie, il che, dal lato religioso, costituisce un vincolo matrimoniale vero e proprio, mentre non

ò

suf- ficiente secondo la legge civile. Il padre della fanciulla non vuol sa- perne di questa unione ed a nzi desidera che il rabbino consacri le.

nozze di sua figlia con

1111

altro giovane. Il Tedesco, conoscendo i pre- cedenti , richiede che il primo matrimonio, celebrato in una forma bensì singolare, ma pur sempl'e religiosamente valida, venga sciolto mediante un libello di ripudio. Il padre si rifiuta. Il Rabbino invece ha il dovere _ di seguire le leggi r eligiose. Si sviluppa così una vera lotta, con accuse e difese, azioni e controazioni. La pratica, passando da un ufficio all'altro, giunge persino ad interessare l'imperatore stesso. E' opinione diffusa fra gli autori che il Rabbino Tedesco si sia ammalato in seguito ai dispiaceri patiti per questo matrimonio tanto gravemente da morirne. Non solo, ma si racconta che anche tutti coloro che avevano originato questi dispiaceri siano periti di una morte singolare. Noi ci permettiamo di credere che in questa narra- zione si sia infiltrato qualche elemento leggendario. Comunque, essa viene riferita tanto da Neppi-Ghirondi, quanto pure da Vittorio Ca- stiglioni. Sarebbe forse opportuno appurarla all a luce dei documenti.

E sarebbe pure interessante esaminare esaurientemente l'andamento e lo sviluppo della causa di cui sopra att raverso i .numerosi docu- menti conservati nell' Archivio della Comunità israelitica di Triest e e nel!' Archivio di Stato a Trieste.

Ed ecco il testo delle altre due lettere mandate da Mons. H ohen wa rt al Rab bino Tedesco. La prima di quest e

è

di data antecedente alla seconda riportata più sopra :

«River1tiss.mo Sig.r Rafael Natan

«Vengo rlch1esto dalla famiglia Fuà di Pisa, colla quale ho un'antica conosceo-m, di ajutare qmmto mi è lecito, e quanto valgo per unn causa matrimoniale di un'Ebrea di Livorno cou un nazionale di Trieste, che pende alla Corte Imp.le. Siccome la let- tera-scritta il di 5 genaj. resami il 9 febr. ~ molto confusa ed oscura, non com- prendo assai nè il fatto, nè le circostanze per poter gindicare, se, e cosa io possa con prudenza e giustizia cooperare, e per conseguenza non .so cosa rispondere. Per- ciò la supplico di informarmi, supponen<1o ora V. Sig.ria debba essere al tatto e parendomi a vedere per 1a nebbia delI'esposi::done. che coll'ottimo animo non vi possa infh1ire per nulla. Vi entrano nen·nffare Giacomo Pardo, Agyb e Lu:,.etta, quanto posso indovinare, il fonclamento della clazione dell'anello, che per altro secondo le leggi civili non sarebbe motivo sufficiente.

(6)

Il, PRINCIPIIJ ARCIVESCOVO SIGISMONDO HOHENWAR'l' 21

«.Attendo da V. Slg.ria uno schiarimento non tant.o per miscblarm.I in un'affa.re che è tutto estraneo a me e tutto 1n via d1 giustizia quantA) ·per saper rispondere con fondamento, a chi mi acrh·e.

«Perdoni la confidenza, e la tenga segreta peJ:' ~- Mi confermo con tutta stima

~-.IppoUto, 9 Feb. '797».

«Riverito Sig. Natan!

Di V. Slg.rla devot.mo obblig.mo Serv.re Sigismondo Veso.o di S. Ip:1,oUto

«Non avendo scoperto nella mia dimora nel Novemb. passato

a

Vienna delle impressioni contrarie al meriti di VSig.ria non ho giudicato di dover fare moto per non renderla allZi sospetto d'intrigo e caballe, tanto più, che non sono stato al fatto ftn'a quaJ punto sia stata portata la causa, ne con che _fondamenti la parte con- trarla si sostenga. E' molto difficile d'impegnarsi senza essere pronto a rispondere pienamente. Di più. avevo già avuto l'udienza dl congedo, quando mi fu presentata la sua lettera,· e so per esperienza, che Sua Maestà non entra in detagll di negozlì pendenti nei dipartimenti, certo poi, che 11 Sovrano generalmente era· contento di J....e1 e della nazione th Trieste: Più in là non mi fo lecito entrare in affari, che sono fuori dei limiti prescrittlmi. Tutto ciò gli ero per òire diffusamente, e per ozio dl .farlo l'avevo difl:erlto assieme col ringraziamento per } suol Augurii, e per la. sua bona memoria ,per me.

(<0orue giace il suo affare ora, crederei che Ella faccia addirittura presentare alle mani di Sua Maestà per un'Agente una Supplica, spiegando in concise parole - che Ella secondo l'ordine cesareo sia pronto dl assistere in persona al matri-

~nlo, e di testimoniarlo in iscritto da Sudlto e Vassallo fedele; ma che il Governo (o chi altro N N) non contento di ciò, esige da Lei un'attestato di più in iscritto clel suoi ·sentimenti di consctenza, e de' pensieri interni, i quali secondo l'opinione de' Sovrani ed uomi:hi sono reservati a S. Dio solo, e sopra i quali almeno la legge di tolleranza e libertà di conscienza si estendono. Che perciò Ella supplica la Maestà Sua di volere clementissimamente ordinare, che riguardo al matrimonio in questione, e de la di lui testJmonianza a stendersi Ella sia trattato e riguardato come ogni altro Parroco, Predicante e M1ni,stro di Religione contentandosi della formola prescritta a tutti da.Ha Legge per l'assistenza al Matrimonio, senza esigere da nissun Ministro di Religione di spiegare i t3U01 sentimenti interni sopra il valore, Ia UceU:à, o non, di esso matrimonio, sopra i quali nè ! Parrocchi cattolici, ne t

"Ministri Riformati o Protestanti, ne i Greci Sacerdoti non uniti non sono mai tor-.

mentatt, o costretti a 1·endere ragione ne di ·bocca ne per iscritto.

«Ella non entri poi alla spiegazione del suoi ,sentimenti interni, ne spieghi i :tondamenti della sua opinione o del suo dogma, non appartenendo ciò alla presenza del matrimonio, rna ben.sì alla risposta mo.rale, di chi chiede consiglio in morale.

Non citi Testi, r,oicchè forse .altri Rabbini hanno dichiarato e spiegato altr:lmente:

Ella illmandi solamente, che, come si usa con Religlonarii altri, si contentino della presenza at matrimonio, e dell'attestato prescritto, senza toccare· sentimenti e giu- dizH di cònscienza. Se poi .alri Rabbini consultati sono di un parere contrario, op- posto al suo parere, allora la cabala farà con Lei alto e basso come 1e piacerà, senza che io ne nissun'altro possa . rimediare alle sue angoscie. Ecco quello che io J.JP. dico .francamente.

«Intanto a1 mio rito1·no da una funzione, che m'incombe, verso il 29 corr. scri- verò a Vienna a qualche emico, esponendo quello che Ella mi dice, e procur.ando, _ che s'è possibile, se le ;porti -aiuto; ma, se cosa akuna, la sua Supplica presentata al ,Sovrano potrà far colpa 1 ), secondo che le bo consigliato di sopra. Da ciò che Ella sperimenta, intenda quanto sia difficile di trattare con gente, che non inten- dopo, cosa sia Morale, dogma, conscienza, Ubertà di conscienza, etc. etc. La sua propria Nazione dovrebbe patrocinare alla causa. Io non sono profondo nei dogmi

1) «C-Olpa» è proba:btlmente un lapsus cala·m,i per «colpo"I}.

(7)

22 I. 1/.0LLl.'JR

della sua na:1.ione. ne so dire decisivamente, cosa s1a in questa nrnteria essenzial- m~nte lecito o illecito; ma il corpo de' suol Dottori avrù le decizioni sopra questa materia, e saprà C()Sa. si ,POssa fare.

«Ella da tutto questo si persuada, che io desidero servire ogni uomo, quanto posso; ma che le mie forze, anche nelle materie, a me proprie sono circonscritt.e e deboli. Prenda coraggio, e m1 creda

di V. Slg.ria

Sincer .mo e affez.mo

S-igismo,rido Yes.o d·i S. l117>olito s. 1l}l)Olit.o, 25 GPnaj, "799».

D,t queste •1nattro lettere, sci-itte in

llll

tono così 8poutaneo e leale, rbultano quindi chiaramente i sentimenti che il Hohenwart nutriva verso gli Ebrei in generale e Yerso il loro rappresentante di Trieste in particolare, sentimenti di p1•ofomfa stima e d.i considera- zione, p er nulla intaccati - comP troppo spesso sncce<le - da- pre- giudizi o cla pre;-enzioni.

Le sue opiuioni intorno a-ll'ebmismo, se pur non espresse aper tamente, si possono indovinare anche attraverso alcu ne critiche a drammi di contenuto biblico, che egli fece negli ultimi anni della sua vita-. Il direttore della polizia di Vienna-, dovendo censurare i l:wori.

destinati ad essere rappresentati al Teatro di Corte, inviava dil'etta- mente al!' Arcin'scorn tutti quelli che trat t.ava no nn soggetto reli- gioso, affinchè egli desse il consenso per .l'esecuzione. Passarono quindi per le sue mani il «Nathan der ~ 'eisen di Lessing, una- tra- gedia del Castelli dal titolo «Il sacrificio di AbramO)), un'altra su

«Giacobbe)). Dalle osservazioni fatte dal Hob enwart ri sulta la sua profonda conoscenza e comprensione della Ribbia, e, spesse volte, l'ignoranza degli a utol'i in questo campo. Uno speciale riguardo e simpatia verso gli Ebrei spira, dalle note poste daU' Arcivescovo in margine a d una traged ia di Zacca1fa vVerner, intitolata, «La madre dei Maccabein.

Il Wemer era un bizzarro scrittore tedesco che nel 1811 venne

assunto in grembo _ della Chiesa cattolica. Le prediche tenute da lui

nella capitale del!' Austria negli anni 1814 e '15 destaron.o un entusia-

smo indescrivibile e attirarono una folla immensa di uditori,

cli

modo

che l'imperatore stesso rivolse l'attenzione della polizia su la sua

persona e i suoi sermoni. «Che il Werner viva tranquillo», suona una

noterella a pposta in margine a- un incartamento segreto. Il Wernel'

e.bbe anche dei rapporti col Hohenwart. Lo scrittore passava delle ore

piacevolissime in compagnia del dotto Arcivescovo, col CJ.Uale poteva

discutere sulla letteratura in genere e su quella antico-testamentaria

in particolare, ed anche l'Arcivescovo nutriva simpatia per questo

persona,ggio vivace e strano che

fu

suo ospite per un a,nno intero nel

(8)

IL PR!NCU'ffi ARCIVESCOVO SIGISMONDO HOHffiNWAR'~

--~ ---··--- - - '--'-- - - -- - - -- -- - -- - -- - -

palazzo arcivescovile . . Tuttavia l'amicizia cordiale non influì sul giu- dizio severo fatto dal H ohenwart alla sua opera. Egli gli rimpro- vera, fra altro, di aver introdotto sulla scena la figu ra di Simeone, un sacerdote senza fede e sen.za coscienza, dicendo che anche per i cristiani è spiacevole

il

veder apparire come un briccone un sommo sa- cerdote antico testamentario. Inoltre lo ammonisce per aver por- tato sulla scena l'Arca del Patto e la scritta «J ehova)) sulla bandiera dei Maccabei, nome che gli Ebrei, appunto al tempo dei Maccabei, non dovevano nè scrivere, nè pronunciare. A noi sembra che

il

degno Arcivescovo si preoccupi non solo di quello che può urtare i cristiani, ma piuttosto di ciò che giustamente potrebbe pungere al vivo la sensi- bilità degli Ebrei. Dando il veto a simili rappresentazioni, egli

di-

mostra venerazione per la religione antico-testamentaria e un deli- cato senso di rispetto verso

i

suoi seguaci.

Anche questi piccoli dettagli possono quindi servire quale prova della tolleranza che Monsignor Sigismondo Hohenwart usò verso la confessione ebraica, tollera,nza che, praticata da lui pure verso tutte le altre confessioni,

è

certamente uno dei tratti più nobili del suo carattere.

l,

ZOLLElt

1) Questi dati biografici sono tolti daU'amplo studio clel Dr. COLii~STIN WOT..JfS- GRUBER: Sigismund Graf Hohenwa1·t, Erzbischof von W-ie.n, Graz u. Wien, 1912.

2) G. MAINATI, Oroniche ossia .Memorie storiche, t. V, pag. 59.

3 ) Su Isacoo l!-Ormiggini, v. A. F. :b--.ORM.IGGINI, Aschivio delta· F'ainiglia I••or- miggini, Stampa privata, 1932; NJ!JPPI GHIRONDI, Toledotll, p. 169 n. 167; I. ZOL- LER in Encyclopaeàia Jud-aica, voi. VI, col. 1052.

•) NEPP! GHIRONDI, o. c. pag. 274, n. 18.

!>) V. 1'1.scrizione sepolcrale redatta da Giuseppe Lazzaro Morpurg-o e pubb1i•

cat.a da ARONNE LUZZATTO nel suo Gal 'abhanim, Triest.e 1851, p. 9.

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