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ASSEMBLEA ORDINARIA E VOTAZIONI PER RINNOVO DELLE CARICHE SOCIALI

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Academic year: 2022

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ASSEMBLEA ORDINARIA E VOTAZIONI PER RINNOVO DELLE CARICHE SOCIALI Venerdì 25 Giugno

AGENDA

ATTIVITÀ ESTATE -AUTUNNO

IL MARE DI GHIACCIO VA A MORIRE

di Vittorio Marletto

LA VIA VANDELLI

di Paolo Lottini

ALL’AVVENTURA, CON UNA AMANTE IMBATTIBILE

intervista a Roberta Gibertoni

di Nelson Bova

(2)

C.A.I. SEZIONE DI CARPI - APS: Via Cuneo, 51 - 41012 CARPI (Modena) - Telefono e Fax: 059/696808 Orari d’apertura: martedì e venerdì dalle ore 21,00 alle ore 23,00

Redazione: notiziario@caicarpi.it

Rifugio Città di Carpi (Cadini Di Misurina): Gestione Famiglia Molin - Tel. 0435 39139

ASSEMBLEA ORDINARIA

Giovedì 24 Giugno 2021 alle ore 8,00 in prima convocazione Giovedì 24 Giugno 2021 alle ore 8,00 in prima convocazione

ed in seconda convocazione, comunque valida ed in seconda convocazione, comunque valida

VENERDÌ 25 GIUGNO 2021

alle ore 21 presso la Sede CAI in via Cuneo 51.

alle ore 21 presso la Sede CAI in via Cuneo 51.

ORDINE DEL GIORNO:

- Nomina Presidente e Segretario dell’Assemblea

- Relazione del Presidente

- Relazione del Presidente del C.D.

sul Bilancio

- Relazione Revisori dei Conti - Rendiconto Economico 2020 - Stato Patrimoniale 2020 - Bilancio di previsione 2021 - Relazione attività 2020

- Nomina del Delegato all’Assemblea Nazionale

- Premiazione Soci 25 anni / 50 anni.

- Elezioni Rinnovo Consiglio Direttivo e Revisori dei Conti Triennio 2021-2023 - Varie ed eventuali

LA PRESENTE COMUNICAZIONE SERVE COME CONVOCAZIONE ALL’ASSEMBLEA.

I SOCI POSSONO PRENDERE VISIONE PRE- VENTIVA DEL BILANCIO 15 GIORNI PRIMA DELL’ASSEMBLEA.

I SOCI SONO INVITATI A CONSULTARE CON ATTENZIONE IL SITO DEL CAI DI CARPI www.caicarpi.it PER EVENTUALI AGGIOR- NAMENTI O VARIAZIONI IN MERITO ALLE MODALITÀ DI SVOLGIMENTO DELL’ASSEM- BLEA E DELLE VOTAZIONI PER IL RINNOVO DELLE CARICHE.

N O T I Z I E N O T I Z I E

ELEZIONI PER RINNOVO CARICHE SOCIALI TRIENNIO 2021 > 2023

METTERE UNA X NELLA CASELLA A FIANCO DEI CANDIDATI PRESCELTI, POTENDO AGGIUNGERE ALTRI NOMINATIVI, PER UN

TOTALE MASSIMO DI:

7 PER IL CONSIGLIO DIRETTIVO, 2 PER I REVISORI DEI CONTI.

CONSIGLIO DIRETTIVO REVISORI DEI CONTI [ ] BAGNOLI Ernestina (attuale Tesoriere) [ ] CORRADI Dimes (Candidato) [ ] BEZZECCHI Niccolò (Candidato) [ ] DE SIMONI Dante (Candidato) [ ] BORSARI Marcello (Candidato) [ ] LUGLI Rina (attuale Revisore) [ ] BULGARELLI Marco (attuale Presidente) [ ] MAMBRINI M.Teresa (Candidata) [ ] CAIUMI Davide (attuale Consigliere)\ . . . [ ] FAVALLI Monica (attuale Consigliere) . . . . . . [ ] FERRETTI Edipo (Candidato)

[ ] FORGHIERI Edi (attuale Consigliere) [ ] LANCELLOTTI Enrico (attuale Consigliere) [ ] LOTTINI Paolo (attuale VicePresidente) [ ] PACOLINI Alessandra (Candidata) [ ] REBECCHI Luisa (attuale Consigliere) [ ] RUSTICHELLI Sandro (Candidato)

ELEZIONI PER RINNOVO CARICHE SOCIALI TRIENNIO 2021 > 2023

METTERE UNA X NELLA CASELLA A FIANCO DEI CANDIDATI PRESCELTI, POTENDO AGGIUNGERE ALTRI NOMINATIVI, PER UN

TOTALE MASSIMO DI:

7 PER IL CONSIGLIO DIRETTIVO, 2 PER I REVISORI DEI CONTI.

CONSIGLIO DIRETTIVO REVISORI DEI CONTI [ ] BAGNOLI Ernestina (attuale Tesoriere) [ ] CORRADI Dimes (Candidato) [ ] BEZZECCHI Niccolò (Candidato) [ ] DE SIMONI Dante (Candidato) [ ] BORSARI Marcello (Candidato) [ ] LUGLI Rina (attuale Revisore) [ ] BULGARELLI Marco (attuale Presidente) [ ] MAMBRINI M.Teresa (Candidata) [ ] CAIUMI Davide (attuale Consigliere)\ . . . [ ] FAVALLI Monica (attuale Consigliere) . . . . . . [ ] FERRETTI Edipo (Candidato)

[ ] FORGHIERI Edi (attuale Consigliere) [ ] LANCELLOTTI Enrico (attuale Consigliere) [ ] LOTTINI Paolo (attuale VicePresidente) [ ] PACOLINI Alessandra (Candidata) [ ] REBECCHI Luisa (attuale Consigliere) [ ] RUSTICHELLI Sandro (Candidato)

FAC SIMILE SCHEDA ELETTORALE

PREMIAZIONE SOCI 25° - 50° - 75°

Durante l’assemblea del prossimo 25 giugno verrà consegnato un riconoscimento ai soci 25ennali (Bonaguidi Paolo, Bonfatti Andrea, Gavioli Al- berto, Magri Albertina, Oliva Luciano, Paterlini Roberta, Santini Raffaella, Semenghini Pillade), 50ennali (Lugli Mauro) e 75ennali (Lancellotti Enzo).

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CLUB ALPINO ITALIANO

Sezione di CARPI – CAI APS

DELEGA VOTAZIONE

RINNOVO CARICHE SOCIALI TRIENNIO 2021-2023

Il sottoscritto/a

...

(DELEGANTE)

Socio della Sezione di CARPI – CAI APS regolarmente iscritto per il corrente Anno Sociale,

DELEGA

il Socio della sua stessa Sezione CAI signor/a

...

(DELEGATO)

a rappresentarlo all’Assemblea Ordinaria della Sezione di Venerdì 25 Giugno 2021,

compresa la successiva Votazione per Rinnovo delle Cariche Sociali

di Sabato 26 Giugno 2021.

Firma del DELEGANTE

RINNOVO CARICHE SOCIALI

TRIENNIO 2021/23 - MODALITÀ DI VOTO VENERDÌ 25 GIUGNO - SABATO 26 GIUGNO Il tempo passa e, con esso è passato (quasi) anche que- sto tribolato triennio sociale per la nostra Sezione CAI.

Venerdì 25 e Sabato 26 Giugno si terranno infatti le votazioni per il rinnovo delle Cariche Sociali, momen- to di fondamentale importanza per ogni associazione di persone che condividono gli stessi ideali. C’è un Consiglio uscente che verrà rinnovato da un Consiglio entrante, composto da Consiglieri eletti/rieletti dai Soci votanti, i quali, nella prima riunione di Consiglio eleg- geranno il Presidente della Sezione e le altre Cariche Sociali.

Sono elettori tutti i SOCI ORDINARI e FAMILIARI, iscritti presso la nostra Sezione CAI, con il Bollino del 2020 e che abbiano rinnovato il Bollino 2021 entro la data dell’ASSEMBLEA del 25 Giugno 2021.

Sono altresì elettori tutti i SOCI ORDINARI e FAMILIA- RI che abbiano il Bollino 2021 perchè:

• si sono ISCRITTI COME NUOVI SOCI,

• si sono TRASFERITI DA ALTRA SEZIONE ALLA NOSTRA,

• essendo MOROSI NEGLI ANNI PRECEDENTI, ABBIA- MO FATTO RIENTRO, da almeno tre mesi rispetto alla data dell’ASSEMBLEA ORDINARIA del 25 GIUGNO 2021, cioè entro e non oltre il 25 MARZO 2021.

Sono eleggibili tutti i Soci che abbiano sulla tessera CAI ALMENO i bollini 2019 e 2020, e in regola con il bollino 2021.

Sono rieleggibili tutti gli attuali Consiglieri e Revisori dei Conti.

Ogni elettore può votare anche con UNA DELEGA di un altro Socio che ne abbia diritto, previa presentazione di Delega firmata dal Socio delegante, riprodotta apposi- tamente sul notiziario CAI n. 2 del 2021 per eventuale uso; sono esclusi da questa norma i Consiglieri ed i Revisori attualmente in carica (cioè non possono es- sere portatori di delega).

I soci ufficialmente candidati sono, in ordine alfabeti- co, quelli indicati nel fac simile della scheda elettorale pubblicata sul NOTIZIARIO 2/2021.

Si possono eleggere i Candidati elencati nella scheda o aggiungere altri nominativi, fino a un massimo di:

n. 7 Preferenze per il Consiglio Direttivo;

n. 2 Preferenze per i Revisori dei Conti.

AL SEGGIO ELETTORALE PRESENTARSI MUNITI DI TESSE- RA CAI O DI ALTRO DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO.

I soci, potranno recarsi di persona al seggio elettorale istituito presso la biblioteca della sede sociale sita in

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L’ALPINISMO CARPIGIANO

DAL SETTECENTO AI GIORNI NOSTRI

Il libro è cquistabile presso la sede e le librerie carpi- giane.

Una linea del tempo che traccia 300 anni di storia tra i carpigiani e le montagne, è un filo conduttore che Dante Colli descrive splendidamente nella sua ultima fatica letteraria dal titolo “L’ALPINISMO CARPIGIANO”

dal settecento ai giorni nostri.

Il libro nasce dalla volontà della sezione di celebrare il 75° anniversario della fondazione della sezione e il 50° anniversario dell’inaugurazione del rifugio Città di Carpi ai Cadini di Misurina e Dante Colli ne è l’autore.

Finito di stampare nel mese di ottobre 2020 il libro è presentato da Vincenzo Torti Presidente Generale del C.A.I. il quale si chiede come mai una comunità posta in pianura abbia fatto nascere una sezione di Club Al- pino così ben strutturata. La risposta la troviamo a pag.

42.“Ma la scintilla scoccò durante un soggiorno orga- nizzato da don Vincenzo Benatti presso le Tre Cime di Lavaredo. In quella occasione le guide alpine della zona insegnarono le prime tecniche di arram- picata...”

Era il 1945 e tra i partecipanti al soggiorno c’era Gian- franco Gibertoni che restò talmente entusiasmato

dall’esperienza e pensò che i tempi erano maturi per fondare una sezione nella città di Carpi.

L’eccezione conferma la regola, una sezione di pianu- ra che possiede un rifugio; come mai? E anche qui troviamo la risposta a pag. 71. Era il 1928 e Antonio Berti scrive per la collana “Guida dei Monti d’Italia” il volume Dolomiti Orientali e a proposito della forcella Maraia ai Cadini di Misurina scrive:

“Il panorama dalla Forcella Maraia è magnificata dalla continua vista sulla meravigliosa bastionata delle Marmarole, del Sorapiss e del Cristallo, men- tre le punte del ramo dei Cadini della Neve si leva- no come guglie di una immensa cattedrale”.

Gianfranco Gibertoni e il consiglio della allora sezione CAI Carpi raccolgono le impressioni del Berti, fanno vari sopralluoghi, decidono di costruire lì il rifugio.

L’anno 1970 ne vede l’inaugurazione.

Questi i fatti salienti narrati nel volume; ma non man- cano cenni storici di carpigiani che hanno frequentato gli Appennini e le Alpi, vedi anche una certosina descri- zione della storia più recente della sezione andando a pescare episodi curiosi o insoliti dal notiziario della sezione o vicende di aspri contrasti nati all’interno del consiglio come la proposta di vendere il rifugio per poter acquistare in città una sede appropriata per la sezione.

Insomma un libro stimolante dove i soci storici ci si possono identificare, i soci giovani rivivere il recente passato e trarre spunti per il loro futuro e per i cittadini carpigiani un’occasione di lettura di un pezzo di storia della loro città.

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CLAUDIA nel CAI e nel CORO

Entrata nel CAI Carpi, una ventina di anni orsono, per il fervido amore per la montagna, messo in pra- tica poi in tutte le sue espressioni, partecipative ed organizzative, lungo tutte le quattro stagioni, con le ciaspole o con le pedule, passeggiando o ciclope- dalando, in ogni dove la filigrana era la montagna, mettendosi anche al servizio delle fasi organizzati- ve, le meno remunerative in funzione dell’impegno profuso, sempre e ovunque con impegno, diligenza, precisione e, soprattutto, sopra tutto, con contagiosa affabilità.

E’ tra le fondatrici del CORO CAI CARPI, divenendone da subito la segretaria tutto fare, e quanto ‘tutto’ c’è stato da fare! Sempre la prima perchè in anticipo, im- mediatamente pronta ad aprire il cordone di quella borsa di pandora debordante di tutto quanto sapesse di CORO, sempre l’ultima a richiuderlo con tutto den- tro, mai dimenticandosene qualcosa fuori.

Di animo gentile, cortese, affabile, generosa in ogni bisogna, a proprio agio in compagnia e in essa quan- tomai gradita, con femminile perspicacia nell’affron- tare le questioni, viste e risolte intervenedovi in senso oltremodo positivo.

Di evidente bell’aspetto, ben curato con eleganza, non permettendo all’incedere del tempo di offuscar- ne la luminosità, tutta raccolta in quel roseo sorriden- te viso, con la sua argentea semplice acconciatura a farle da regale corona.

Alla prossima gita del CAI, non vedendoti davanti come di consueto, ci gireremo inconsciamente per vedere se sei rimasta indietro.

Alle prossime Prove e Concerti del CORO, nel posizio- narci a semicerchio come richiesto, alla tua posizione rimarra uno spazio insolito, vuoto per tutti, ma non per noi.

Da tutti quelli che ora mestamente ti piangono, cara Claudia, ai quali ti sei fatta voler così tanto bene.

ORARI APERTURA SEDE

Fino a nuove disposizioni la sede rimarrà aperta il giovedì pomeriggio dalle 16 alle 19 per le operazioni di tesseramento.

L’orario di apertura potrebbe subire variazioni. Si pre- ga di consultare gli aggiornamenti sul sito

www.caicarpi.it.

È possibile effettuare il rinnovo anche con versamen- to su c/c bancario. Coordinate bancarie: Unicredit It 44 X 02008 23307 000028453471.

La Segreteria

BATTI E RIBATTI... IL 5 x MILLE

Nella prossima dichiarazione dei redditi cogli l’oc- casione e devolvi il 5 x 1000 alla tua associazione.

Basta firmare e trascrivere il Codice Fiscale della Se- zione nello spazio apposito: 02178870362 (C.A.I Sezione di Carpi, Via Cuneo 51, 41012 Carpi).

La Segretaria Sezionale

CHIUSURA ESTIVA

La sede rimarrà chiusa per le vacanze estive dal 7 al 25 agosto.

La Segretaria Sezionale

POLIZZA ASSICURATIVA

Ricordiamo ai soci che, anziché il 31 marzo, il 31 maggio (data prorogata con ordinanza della sede centrale) scade il termine per la copertura assicu- rativa.

I rinnovi e le nuove iscrizioni si possono effettuare in sede il giovedì pomeriggio dalle 16:00 alle 19:00.

La Segretaria Sezionale

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USCITE IN GROTTA

Responsabili: Borsari, Po, Santagata, Nasi 20 giugno - Covolo Mandrielle - Gallio (VI) 18 luglio - Grotta in Val Arnetola - Vagli di Sopra (LU) 22 agosto - Abisso Loubens - Pescaglia (LU) 19 settembre - Buso della Rana - Monte di Malo (VI) ATTIVITÀ SPELEO IN PALESTRA TOTEM 29 settembre, 20 ottobre

(ore 21 palestra TOTEM presso la sede CAI)

Aggiornamenti e dettagli sul sito www.caicarpi.it e sul prossimo numero del Notiziario.

ARRAMPICATA “NO BIG”

STAGE DI ARRAMPICATA DI BASE Referente: Luca Mazzoli (I.S. Carpi)

RIMANDATO A AUTUNNO

Aggiornamenti e dettagli sul sito www.caicarpi.it e sul prossimo numero del Notiziario.

EE - ESCURSIONISTI ESPERTI

COME AFFRONTARE OGNI TIPO DI SENTIERO Responsabili: A.E. Paolo Lottini, I.S. Marco Bulgarelli Giovedì 10 giugno - Presentazione dell’attività 13 giugno - Uscita in ambiente

17 e 24 giugno - Serate di approfondimento in sede

LE ATTIVITÀ PROGRAMMATE SA- RANNO SVOLTE COMPATIBILMENTE CON LE DISPOSIZIONI GOVERNATIVE IN VIGORE DURANTE I RELATIVI PE- RIODI DI COMPETENZA, RELATIVA- MENTE ALL’EMERGENZA COVID-19.

INGRESSO RISERVATO AI SOCI CAI INGRESSO RISERVATO AI SOCI CAI

CORSO DI ROCCIA

Referente: Davide Caiumi (I.N.A. Carpi) 27 agosto (venerdì) - Presentazione del Corso 5 settembre - 1ª uscita: S. Ambrogio Valpolicella Arrampicate su calcare

19 settembre - 2ª uscita: Pietra di Bismantova Arrampicate su arenaria

3 ottobre - 3ª uscita: Piccole Dolomiti Arrampicate su calcare

10 ottobre - 4ª uscita: Valle del Sarca Arrampicate su calcare

17 ottobre - 5ª uscita: Pietra di Bismantova Le lezioni teoriche si terranno il mercoledì e venerdì in sede alle ore 20:45.

I FANTALPICI

Accompagnatori: A.E. Paolo Lottini,

I.S. Marco Bulgarelli, A.S.E. Alessia Giubertoni.

17-18 luglio - Monte Giovaretto (3439m) Alpi Retiche (EEA-A - II F+)

4-5 settembre - Traversata delle Grigne (2410m) Prealpi Lombarde (EEA-A - F+)

3 ottobre - Cima Carega (2259m) dalla Valle dei Ronchi - Prealpi Venete (EE)

14 novembre - Pietra Parcellara (836m) Appennino Ligure (E)

26 dicembre - Fantalpici after Christmas Escursione a sorpresa

USCITE ATTREZZATE

USCITE GUIDATE SU VIE ATTREZZATE

Referenti: Edi Forghieri (3402875015), Olivetta Daolio (335 6980722), Andrea Malavasi (392 9800202) 3 settembre - Presentazione dell’attività

8, 15, 22 settembre - Lezioni teoriche in sede ore 21 19 settembre - Ferrata C. Chiesa (Val Sugana) 26 settembre - Ferrata Cima Capi (Garda) 10 ottobre - Ferrata G. Sega (M. Baldo)

A G E N D A

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ESCURSIONI

13 giugno - Monte Luco - Maddalene (E) Accompagnatori Corso di Escursionismo di base 11 luglio - Monte Pasubio in MTB

Accompagnatori Corso di Escursionismo di base 11 luglio - Libro Aperto - Appennino Moden. (E) Accompagnatori Corso di Escursionismo di base 11-12 settembre - Monte Peller - Gruppo Brenta (EE) Accompagnatori Corso di Escursionismo di base 18-19 settembre - Trekking e Yoga Sulle Odle Referente: Alessia Giubertoni

25 settembre (sabato) - Nei luoghi di Matilde col Dr. Alfonso Garuti (T/E)

Aggiornamenti e dettagli sul sito www.caicarpi.it e sul prossimo numero del Notiziario.

PROVE AL MARTEDÌ ore 21, sede CAI Diretto da Franca Bacchelli

CORO CAI CARPI CORO CAI CARPI CORO CORO CAI CARPI CAI CARPI

CAMMINATE AL CHIARO DI LUNA

CAMMINATE SERALI ALLA RI-SCOPERTA DELLE ZONE DI INTERESSE AMBIENTALE NEI DINTORNI DI CARPI Accompagnano: Paolo Lottini, Alessia Giubertoni Dopo un po’ di incertezze sulla fattibilità dovute alle restrizioni dei mesi precedenti, ecco finalmente il ca- lendario delle camminate serali al chiaro di luna, una serie di piacevoli e interessanti camminate alla (ri) scoperta di luoghi e zone di interesse ambientale nei dintorni di Carpi.

Queste le serate in calendario:

Mercoledì 9 Giugno ore 18.30 “Visita didattica all’Oasi Naturalistica della Francesa”. L’oasi si estende per circa 23 ettari e riproduce principalmente un ambiente palustre. Al suo interno, oltre ad un lago centrale con differenti livelli di profondità, è possibile trovare diversi tipi di ambienti, come boschi, acqui- trini, radure e prati – Difficoltà T

Mercoledì 16 Giugno ore 19.00 “Escursione urba- na nel Centro storico di Carpi”. Un trekking urbano come nuovo modo di fare attività motoria che coniu- ga sport, arte e voglia di scoprire gli angoli più curiosi e interessanti della nostra città. Avremo il piacere di farci accompagnare da Maria Peri che da molti anni si occupa di didattica della storia contemporanea e grande conoscitrice della città – Difficoltà T

Mercoledì 23 Giugno ore 19.30 “Il nuovo Parco di Santa Croce di Carpi”. Camminata tra Via Mulini e via Bersana dove sono già iniziati i lavori per la rea- lizzazione di un nuovo parco di 26 ettari e sono già stati messi a dimora oltre 3.000 esemplari arborei e arbustivi di ben 38 specie diverse – Difficoltà T Le uscite sono riservate ai Soci CAI. La prenotazione è obbligatoria, compilando il modulo a fondo pagina, e avranno una difficoltà minima classificata T (turisti- ca). Il contributo di partecipazione è di 3 Euro.

Il numero massimo di partecipanti è limitato a 20 persone che dovranno impegnarsi a rispettare tutte le indicazioni di igiene e distanziamento disposti dalle Autorità competenti al fine di limitare la diffusione del contagio virale.

Aggiornamenti e dettagli sul sito www.caicarpi.it

A G E N D A

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I biblioteCAI consigliano

di Edi Forghieri

Vorrei consigliarvi la lettura di questi 3 libri, apparentemente diversi tra loro ma che in realtà hanno qualcosa in co- mune; in tutti e 3 le protagoniste sono donne e in tutti e 3 la montagna fa da scenario principale alla narrazione.

Ilaria Tuti

-

FIORE DI ROCCIA

In questo libro ambientato sulle Alpi Carniche verso la fine della Prima Guerra Mondiale, l’autrice vuole ri- cordare il ruolo importante che hanno avuto le donne che abitavano ai piedi delle montagne sulle cui cime si combatteva duramente. Grazie a loro, che con una forza incredibile, hanno portato sulle spalle, dentro ad una gerla, le munizioni ed anche il cibo che serviva ai militari in trincea salendo per ripidi sentieri e piccole tracce i ripidi fianchi dei monti dietro casa, che i militari hanno potuto continuare a combattere e mangiare.

Ma è anche un punto di vista diverso, quello della don- na, che guarda al nemico senza considerarlo un nemico ma un uomo. Bel libro da leggere tutto d’un fiato .

Enrico Camanni

-

UNA COPERTA DI NEVE Questo racconto è ambientato sulle Alpi nella zona del M. Bianco. Il protagonista è la guida alpina Nanni Settembrini ma dopo poche pagine è affiancato da due donne, una, Angelika, è la vittima della valanga, l’altra, Martina una psicologa e alpinista che casualmente ha visto la valanga e aiuterà Nanni e Angelika a ricostruire i fatti. Io che non amo i gialli devo dire che questo mi ha tenuta legata fino alla fine senza annoiare.

Marco Albino Ferrari

-

MIA SCONOSCIUTA Dopo tanti libri dedicati alla montagna Marco Albino Ferrari decide di raccontare sua madre ed il rapporto che c’era tra loro due. A dodici anni dalla sua morte M.A.Ferrari, figlio unico, racconta la vita di Mia, figlia ribelle della migliore borghesia, amante della monta- gna, alpinista con la passione per i ghiacciai e gli alberi pionieri e del suo pianoforte che con le sue note accom- pagna giorno e notte la loro vita a due . E’ un libro in cui l’autore si mette a nudo e ci fa entrare nell’intimità della loro vita.

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Ospite in una recente videoconferenza organizza- ta dalla nostra sezione del Cai di Carpi, Vittorio Marletto, per 20 anni responsabile dell’osserva- torio Clima di Arpae Emilia Romagna, ci fornisce un’analisi dettagliata di come potrebbe essere lo scenario tra poche decine di anni se non prendia- mo provvedimenti in favore dell’ambiente.

Era un’immensa distesa bianca, tanto grande da sba- lordire i primi visitatori e meritarsi il titolo di “Mer de glace” che conserva tuttora. Se però quegli esplorato- ri settecenteschi tornassero su quel mare di ghiaccio e lo vedessero oggi resterebbero altrettanto sbalor- diti, ma stavolta per la scomparsa di 115 metri di spessore in soli 35 anni (1985-2020) e per l’aspetto polverulento e sassoso che ha preso.

La riduzione drammatica della Mer de Glace, il più gran- de ghiacciaio del Monte Bianco, è il più eclatante degli esempi di un fenomeno che riguarda l’intero arco alpino, e che si sta svolgendo a ritmi accelerati sotto i nostri oc- chi, in particolare da qualche decennio a questa parte.

I ghiacciai dell’arco alpino hanno subito un re- gresso areale del 15% in vent’anni. Il Mer de Glace, sul Monte Bianco, rappresenta solo un esempio di questo drammatico fenomeno.

Secondo le informazioni fornite nel 2020 dal Club alpi- no di Torino (https://www.caitorino.it/news/2020/10/14/

inarrestabile-il-regresso-dei-ghiacciai-alpini/) un recen- te studio internazionale ha individuato 4395 ghiacciai sull’arco alpino, con una superficie totale di 1806 km2.

Nel 2003 ne erano stati individuati 2100 km2, con un re- gresso areale di circa -15% di vent’anni. Anche i ghiacciai italiani hanno evidenziato la continuazione del regresso:

“secondo il catasto del Comitato Glaciologico Italiano si è passati infatti dai 527 km2 della metà del XX secolo agli attuali 330 km2, con l’estinzione di molti dei ghiacciai

IL MARE DI GHIACCIO IL MARE DI GHIACCIO VA A MORIRE

VA A MORIRE

di Vittorio Marletto

più piccoli e la frammentazione di quelli più grandi. Il ghiacciaio dei Forni nell’Ortles-Cevedale, ad esempio, è passato da 14 a 10 km2, frammentandosi in tre tronconi, mentre quello dell’Adamello è passato da 18 a 14 km2”.

Il rapidissimo e inesorabile aumento delle tem- perature medie nazionali (in Italia l’incremento è stato contabilizzato nel 2019 in 1,5 gradi ri- spetto alle medie storiche) pregiudica la tenuta dei ghiacciai ma anche la stabilità delle Alpi, in- taccando la saldezza del permafrost.

Tutto questo è conseguenza di un evidente e velocissimo cambiamento del clima, infatti le temperature medie nazionali da almeno 23 anni a questa parte non fanno che aumentare. Ispra (Istituto superiore per la protezio- ne e ricerca ambientale) contabilizza in circa 1,5 gradi l’incremento che abbiamo raggiunto in Italia nel 2019 ri- spetto alle medie storiche 1961-1990 (Gli indicatori del clima in Italia nel 2019, http://www.scia.isprambiente.it/

wwwrootscia/Home_new.html).

Un riscaldamento così rapido non può che pregiudicare la tenuta dei ghiacciai, ma arriva persino a minacciare la stessa stabilità delle Alpi, soggette in effetti a nuovi fenomeni di frana e crollo causati dalla sempre minore saldezza del permafrost, quello strato spesso invisibile di acqua ghiacciata che si mescola alle rocce delle zone più elevate. Se il ghiaccio nel corso dell’anno non resta più tale e fonde, allora l’amalgama cede e si verificano i crolli. In effetti un recentissimo lavoro tecnico dell’Uni- versità di Bolzano citato dalla stampa locale dichiara che

“l’incremento delle temperature e della velocità dell’av- vicendamento dei cicli di gelo e disgelo del permafrost costituisce la maggior minaccia alla stabilità dei pendii nelle quote sopra i 2.500 m” (https://www.altoadige.it/

cronaca/montagna-il-riscaldamento-del-clima-aumenta- le-frane-in-alta-quota-1.2856323).

Non è solo il ghiaccio a retrocedere a causa del ri- scaldamento delle temperature: abbiamo perso circa il 40% dello spessore nevoso in meno di 50 anni e la stagione delle nevi si è accorciata di un quarto nello stesso arco di tempo.

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Non è soltanto il ghiaccio a recedere, anche gli spessori del manto nevoso esibiscono un evidente regresso, tan- to che sulla rivista specializzata Cryosphere un nutrito gruppo di ricercatori lavorando sui dati 1971-2019 di cir- ca ottocento stazioni di misura ha pubblicato nel 2021 la seguente dichiarazione “L’altezza media stagionale della neve (da novembre a maggio) è diminuita dell’8,4%

ogni dieci anni, mentre l’altezza massima della neve stagionale e la durata del manto nevoso sono diminuite del 5,6% per decennio”. Detto forse più chiaramente ab- biamo perso circa il 40% dello spessore nevoso in meno di 50 anni e la stagione delle nevi si è accorciata di un quarto nello stesso arco di tempo.

Le previsioni per il futuro sono se possibile anche più drammatiche. Filippo Giorgi, stimatissimo climatologo italiano che lavora a Trieste presso il Centro internazio- nale di fisica teorica, ha pubblicato nel 2021 insieme ad altri scienziati un articolo di previsione che annuncia la scomparsa del 70% dei ghiacciai alpini entro fine secolo, persino se venissero messe in campo tutte le auspicate misure di abbattimento delle emissioni di gas serra pre- viste dall’Accordo sul clima di Parigi del 2015. Se invece tutto continuasse come adesso nel 2100 ci resterebbero soltanto circa l’8% dei ghiacciai attualmente esistenti.

Solo di recente, grazie anche al fenomeno Greta Thunberg e al suo impatto sui giovani, ci stiamo ponendo finalmente un po’ tutti le domande sul nostro futuro e su quello del pianeta.

Come mai ci troviamo in questa situazione così diffici- le? Perché stiamo assistendo a questi cambiamenti così repentini ed evidentemente irreversibili? Cosa dobbia- mo fare per conservare un po’ di paesaggio alpino e impedire che gli scenari peggiori si verifichino? Sono le domande che gli scienziati si pongono da molto tempo ma che solo di recente, grazie anche al fenomeno Greta Thunberg e al suo impatto sui giovani, ci stiamo ponen- do finalmente un po’ tutti, da Papa Francesco a qualche governante e industriale, fino all’uomo della strada.

Il sistema climatico terrestre è una sorta di delicato mira-

colo che da millenni ci mantiene in condizioni termiche ideali, e che ha favorito la nascita della civiltà umana, ca- ratterizzata dappertutto dalla presenza delle coltivazioni agricole. La temperatura superficiale è regolata dall’e- quilibrio tra la radiazione solare visibile che riscalda la superficie planetaria e la radiazione infrarossa invisibile uscente dalla superficie stessa. Se il discorso finisse qui i calcoli ben noti a ogni studente di climatologia dicono che la Terra avrebbe una temperatura media di circa 18 gradi sotto zero. Per fortuna non è così grazie al cosid- detto “effetto serra” che frena le emissioni infrarosse ter- restri e che così conserva un po’ di calore alla superficie portando la media delle temperature globali intorno ai 15 gradi, sufficienti per mantenere quasi tutta l’acqua liquida, una condizione essenziale per il mantenimento della vita.

L’effetto serra è fondamentale per il manteni- mento della vita sul nostro pianeta, ma da un secolo a questa parte l’umanità sta modifican- do la composizione atmosferica, determinando anche l’alterazione climatica alla quale stiamo assistendo.

L’effetto serra è dovuto alla presenza in atmosfera (com- posta in stragrande maggioranza da azoto e ossigeno) dei cosiddetti “gas serra”, quali vapore acqueo, anidride carbonica, metano e alcuni altri. I gas serra sono presen- ti in piccole quantità ma sono essenziali per regolare la temperatura globale, ed è quindi rischioso andare ad alterarne la presenza.

Purtroppo è esattamente quello che sta succedendo da circa un secolo a questa parte: l’umanità sta modificando la composizione atmosferica, in particolare è in corso un aumento notevole della concentrazione di CO2 (passata da 315 a 415 parti per milione in soli sessant’anni) e an- che del metano (che è addirittura triplicato, passando da circa 600 a quasi 2000 parti per miliardo). Di conseguen- za l’effetto serra terrestre sta subendo serie alterazioni e la temperatura media del pianeta si è alzata di oltre un grado nell’ultimo secolo, con una rapidità che non ha precedenti geologici almeno dalla fine dell’ultima gla- ciazione. Ecco quindi spiegato quel che succede al Mer de Glace e a quasi tutti i ghiacciai della terra.

Da dove derivi questa alterazione atmosferica e climatica è ormai ben noto a tutti: abbiamo incrementato enorme- mente i nostri consumi energetici e l’energia che usiamo in ogni settore di attività (dall’industria siderurgica al riscaldamento domestico passando per qualsiasi camion o automobile) è ricavata quasi tutta dalla combustione di sostanze fossili solide (carbone) liquide (petrolio) e gassose (metano), tutte stracariche di carbonio. Ogni metro cubo di gas bruciato nella caldaia di casa emette in atmosfera due kg di co2, ogni viaggio al mare in auto Bologna-Rimini ne emette 16 o 17 kg, ogni volo aereo da Roma per le Canarie ne emette 2,3 quintali per pas- seggero.

Le proiezioni climatiche future, costruite dagli scienziati per mezzo di complessi modelli fisico- matematici dell’atmosfera, ci dicono che il riscal- damento va assolutamente fermato per evitare

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che diventi catastrofico, e che l’unico sistema per evitare il disastro climatico è interrompere al più presto i consumi di fonti fossili.

Le proiezioni climatiche future, costruite da numerosi scienziati per mezzo di complessi modelli fisicomatema- tici dell’atmosfera, ci dicono che il riscaldamento va asso- lutamente fermato per evitare che diventi catastrofico, e che l’unico sistema per evitare il disastro climatico è in- terrompere al più presto i consumi di fonti fossili. Le cen- trali termoelettriche vanno spente e sostituite con fonti rinnovabili quali sole e vento di cui il pianeta abbonda in ogni dove, i motori a scoppio vanno sostituiti con mo- tori elettrici, enormemente più efficienti e soprattutto alimentabili con le rinnovabili elettriche di cui sopra; gli edifici devono essere opportunamente coibentati e le caldaie sostituite da pompe di calore elettriche, di nuovo molto più efficienti e alimentabili a rinnovabili.

Questa transizione energetica si è già messa in moto, ma procede con estrema lentezza. Per esempio in Italia abbiamo conosciuto un sostanziale aumento della com- ponente rinnovabile elettrica negli anni 2008-2013, prima c’era solo l’idroelettrico, ma negli anni più recenti le nuove installazioni eoliche e solari hanno frenato bru-

scamente e la quota elettrica rinnovabile sonnecchia tra il 30 e il 40% (variabile soprattutto per la componente idro). Per passare all’auspicabile 90-100% serve un colpo di reni formidabile, di cui al momento non si vede trac- cia, complice l’enorme burocrazia che circonda il settore e che, per fare un esempio, impiega ben due mesi per allacciare alla rete un banale impianto fotovoltaico do- mestico che si installa in due giorni.

Per fortuna non tutto il mondo è l’Italia e diversi paesi corrono a installare sempre maggiori quote di energia elettrica rinnovabile (nel 2020 nonostante il Covid le installazioni globali di sole e vento hanno continuato a crescere mentre il carbone è diminuito). Resta comun- que da fare moltissima strada, con ostacoli sia politici che tecnologici non banali da superare. Le buone notizie sono che se facciamo il nostro lavoro e ci mettiamo subi- to a testa bassa per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Ue (-55% delle emissioni al 2030) e dall’Onu (azzerare le emissioni nette per metà secolo) allora il cambiamen- to climatico dovrebbe arrestarsi su livelli “gestibili” con robuste misure di adattamento delle città e delle cam- pagne.

I ghiacciai non ritorneranno prima di secoli, ma almeno non li vedremo sparire del tutto in poco tempo.

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Se ti fermi e chiedi informazioni alle persone che abitano sulle colline e sui monti del Modenese su dove pas- sasse la Via Vandelli, accade un fatto strano. Capiterà che ognuno ti darà una sua versione personalizzata del percorso. C’è chi giura che passava proprio sotto casa sua, chi dice che transitava per le Cascate del Bucamante, chi per il Ponte di Ercole e anche chi, facendo un po’ di con- fusione, la scambia con la Via Bibulca mandandoti fino a Montefiorino. Persino quando sconfini in Toscana, trovi qualcuno che in buona fede è pronto a correggerti, con- sigliandoti magari un’altra strada perché questa non è la Vandelli, ma la via del sale.

La vera Via Vandelli è però una soltanto: quella che fra il 1739 e il 1752 il Duca di Modena Francesco III fece co- struire al “matematico” Domenico Vandelli con l’intento di congiungere Modena a Massa, attraverso l’Appennino tosco-emiliano, con la realizzazione anche di una “bretel- la” che univa Sassuolo a Pavullo.

Il matrimonio combinato tra il figlio del Duca Francesco III, Ercole e Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede del duca- to di Massa e Carrara, stabilito nel marzo 1738 e celebra- to poi nel 1741, diede il pretesto per mettere in pratica, quella che da qualche tempo era l’idea fissa del Duca; po- ter riavere un accesso sul mare che sarebbe stato essen- ziale per potenziare le proprie ambizioni commerciali e forse anche quelle militari, visto che i più agevoli sbocchi sull’Adriatico erano stati conquistati dallo Stato Pontificio.

Il gioco era così fatto! Il Ducato di Modena guadagna così una piccola ma preziosa finestra sul Mar Tirreno posta tra il Granducato di Toscana e la Repubblica di Lucca per dare il via alla sua idea.

Qui entra in scena il vero protagonista del racconto, l’Aba- te Domenico Vandelli, incaricato di costruire una strada avveniristica (che porterà il suo nome), in grado di ricopri- re dislivelli impressionanti, superando Appennino e Alpi Apuane, con una strada come non se ne costruivano dai

La Via Vandelli La Via Vandelli

Strada antica e moderna Strada antica e moderna

di Paolo Lottini

tempi dell’impero romano. Una strada moderna dotata di osterie per i viandanti, stazioni di posta, piazzole per cari- co e scarico merci, posti di guardia e sufficientemente lar- ga da permettere il passaggio di carrozze e carri, in modo che anche i duchi potessero percorrerla “comodamente”

per tutti i suoi 170 km da Modena a Massa.

Fortunatamente Domenico Vandelli oltre che un mate- matico era anche un brillante ingegnere, architetto e geografo, che si era già distinto a corte per i suoi lavori e, nel giro di soli 13 anni, riesce a portare a termine un’im- presa ardua e notevole anche dal punto di vista tecnico e innovativo. A Vandelli vennero infatti imposti non pochi vincoli costruttivi; oltre ad essere carrozzabile la strada doveva avere costi contenuti, tempi di costruzione brevi, una manutenzione minimale e doveva durare nel tempo.

Altro vincolo non di poco conto era rappresentato dalla necessità che il tracciato rimanesse in territorio ducale, senza dover attraversare gli stati confinanti.

La strada partiva quindi da Modena e passando per Torre Maina saliva a Pavullo, proseguiva poi per Lama Moco- gno, La Santona, il Passo di Cento Croci, valicava l’Appen- nino a San Pellegrino in Alpe, scendendo poi in Garfagna- na per scavalcare le Alpi Apuane al Passo della Tambura.

Da qui scendeva fino a Massa per una vallata molto ripida e impervia che indusse Vandelli a concepire una nuova metodologia cartografica che tenesse conto anche dei riferimenti altimetrici ad uso matematico. Applicò infatti le linee di livello a quota costante, le “Isoipsae Vandellis”, progenitrici delle odierne isoipse che tutti noi vediamo

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sulle attuali carte escursionistiche. Questa innovazione cartografica gli permise una stesura di mappe più reali- stiche e una progettazione più attenta.

Finita l’opera, a Vandelli rimasero solo due anni per ammirare la sua strada (morirà nel 1754) e forse non si renderà nemmeno conto dei grossi limiti di percorrenza e degli alti costi di manutenzione che la via di comunicazio- ne aveva. Questo soprattutto nel periodo invernale dove a causa delle abbondanti nevicate, i due valichi divenivano impraticabili e in primavera la strada aveva bisogno di importanti interventi di ripristino dovuti a frane e valan- ghe. Fu così che la strada perse pian piano di importanza e già dopo pochi anni dalla costruzione, inizio a subire un brusco degrado.

Il colpo di grazia alla Via Vandelli arriva nel 1776, con la costruzione della Via Giardini che collegherà Mantova a Firenze per volere degli Asburgo, un’altra grande opera definita da Vittorio Alfieri “una modernissima e assai po- etica strada”. L’ingegnere Pietro Giardini si renderà subito conto che il lavoro fatto dal collega Vandelli fu ottimo, tant’è che nel tratto iniziale farà passare la sua strada esat- tamente sulla stessa via dell’Abate.

Questa in sintesi è la storia della Vandelli, una strada nata dall’idea ambiziosa di collegare Modena al mare, che no- nostante i limiti e le difficoltà è stata fortemente voluta e portata a compimento da un uomo tenace che ha creduto fino in fondo nel suo progetto.

Ma la Vandelli ha anche un’anima più moderna, quella puramente escursionistica. Negli ultimi anni, grazie a opere di restauro soprattutto nel tratto più arduo tra il Passo della Tambura e Resceto, unita alla forte volontà del

CAI di valorizzare le vie storiche e antichi cammini, hanno fatto sì che sempre più persone si interessassero a questo bel trekking che dalla nostra pianura arriva fino al mare.

L’importanza storica del tracciato non è quindi andata persa, anzi, l’interesse e la curiosità degli escursionisti e dei ciclisti è in forte crescita, così come sono in aumento le guide escursionistiche dedicate alla Via Vandelli.

Per il lettore che volesse approfondire il percorso escur- sionistico e magari cimentarsi in quest’avventura parten- do alla scoperta di un territorio di mirabile interesse sto- rico, culturale e ambientale, consiglio la guida corredata da ottima cartografia “La Via Vandelli e la Bibulca” scritta dall’Amico e socio della nostra sezione Paolo Cervigni, che ne descrive puntualmente gli itinerari da percorrere a piedi, in bici, a cavallo e perfino in auto, rispettando il più possibile il tracciato storico e laddove a questo si so- vrappone oggi la viabilità ordinaria, cerca di percorrerne i sentieri più prossimi, passando anche per le maggiori emergenze vicine all’antica via.

Per brevità, ma non certo per indolenza, cercherò qui sot- to di esporre in maniera sintetica le tappe che idealmen- te frazionano il percorso, lasciando la libertà al lettore di organizzare un eventuale viaggio senza vincoli di giorni, tempi e tabelle di marcia estreme da rispettare. Dopo- tutto il bello dell’escursionismo è anche quello di poter allungare, accorciare o modificare il percorso in funzione del proprio stato d’animo e del proprio allenamento fisi- co. Consiglio comunque, una volta intrapreso il cammino, di portarlo a compimento nonostante la lunghezza del percorso e il discreto dislivello, in questo modo avrete la certezza che le piccole sofferenze si trasformino in grandi gioie.

Prima tappa. Modena-Torre Maina, 26km e 200 metri di dislivello in salita. Un po’ come avrebbe fat- to il Duca Francesco III, la partenza dovrebbe avvenire dal Palazzo Ducale che oggi è sede dell’Accademia Militare, e per chi non è modenese o non c’è mai stato, obbligatorio passare dal Duomo che dal 1997 è nella lista dei siti ita- liani patrimonio dell’umanità UNESCO per poi uscire da Modena in direzione di Montale e delle colline su strade secondarie e piste ciclabili.

Seconda tappa. Torre Maina-Pavullo, 24km +880 -450 di dislivello. Si sale su un crinale di un’ampia val- lata calanchiva e un chilometro dopo il bivio per il Santua- rio della Madonna di Puianello, conviene fare una piccola

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Quarta tappa. Lama Mocogno-Passo Cento Croci, 14km +580 -250 di dislivello. Tappa molto panora- mica su storica strada a mezza costa che sale al borgo de La Santona, dove pare che il toponimo derivi dal nome della locandiera chiamata la Santona per via della sua enorme corporatura. Sembrerebbe anche che la sua cucina fosse squisita e di conseguenza tappa obbligata per i viandanti. Sempre con bellissima vista sul crinale appenninico si sale a Barigazzo per scendere poi a Passo di Cento Croci.

Quinta tappa. Passo di Cento Croci-San Pellegrino in Alpe, 22km +680 -340 di dislivello. Bella tappa con vasto panorama semicircolare sul crinale dal Monte Cimone al Libro Aperto e sul Sasso Tignoso quest’ultima aspra sagoma rupestre di scura ofiolite, una roccia di ori- gine vulcanica formatasi in ambiente marino. Sul percor- so si attraversano le stupende e immense faggete sotto al Passo del Lagadello e di nuovo splendida vista pano-

ramica questa volta sulle Apuane e la Garfagnana.

Epilogo della tappa è San Pellegrino in Alpe, un abi- tato la cui storia si perde nella notte dei tempi, che per via della sua posizione strategica venne conteso dall’Emilia e dalla Tosca- na, fino a che non decisero di spartirselo equamente facendo passare il confi- ne esattamente a metà.

Ancora oggi nella Chiesa e nell’Ospizio sono visi- bili le linee che segnano il confine tra le due giu- risdizioni. Perfino le spo- glie dei Santi Pellegrino e Bianco, poste dietro l’alta- re maggiore della Chiesa, riposano con il capo in Emilia e i piedi in Toscana.

Sesta tappa. San Pellegrino in Alpe-Castelnuovo Garfagnana, 34km e 1275 metri di dislivello in discesa. Lasciata l’Emilia ci aspetta un “tappone” tutto in discesa che su scoscesa carrareccia fino alla borgata chiamata il Tendaio, e passando per Bettola, Pellizzana e Campori si arriva a Pieve di Fosciana con la sua bella Pieve romanica. Da qui si possono scegliere tre itinerari per proseguire, tra cui anche quello che evita Castelnuovo Garfagnana e i 7 chilometri di asfalto della tappa succes- siva, passando per Pontardeto.

Settima tappa. Castelnuovo Garfagnana-Vagli, 16km +390 -90 di dislivello. Prima di riprendere il cammino, conviene un passaggio alla Rocca già abitazio- ne di Ludovico Ariosto e una sosta per ammirare il Duo- mo di questo antico borgo capitale della Garfagnana al tempo degli Estensi. Lasciato il borgo in direzione Poggio, paese sorto a cavallo di un’imponente roccia ofiolitica, si

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prosegue per Ferriera, antico cen- tro di lavorazione del ferro. Si arri- va così alla diga di Vagli che sbarra il fiume Edron. La diga realizzata negli anni 40 del secolo scorso, ha sommerso il paese di Fabbriche di Careggine, in mezzo al quale pas- sava la Via Vandelli originale. Nel corso del 2021 dovrebbe essere programma anche lo svuotamen- to dell’invaso per manutenzione, evento che riporterebbe alla luce il

“paese fantasma” di Fabbriche.

Ottava tappa. Vagli-Rifugio Nello Conti, 11km +1050 -210 di dislivello. E’ questa la tappa che sale al Passo della Tambura,

che con i suoi 1634 metri sul livello del mare è punto più alto di tutta la via. Scesi dal Passo si transita dalla “Fine- stra Vandelli”, un intaglio scavato nella roccia per far pas- sare più comodamente la strada. Per arrivare al Rifugio Conti si lascia la Vandelli imboccando un sentierino che raggiunge diversi pinnacoli rocciosi chiamati i Campani- letti, che danno il nome alla località.

Nona tappa. Rifugio Nello Conti-Massa, 17km e 1350 metri di dislivello in discesa. Dopo la notte passata nel piccolo Rifugio Nello Conti, appollaiato su un basamento artificiale posto sul ripidissimo versan- te di un canalone, si ritorna alla Finestra Vandelli e scen- dendo per una serie di tornanti costruiti su muri a secco che mettono in risalto le grandi capacità ingegneristiche del progettista, si arriva a Resceto un antico borgo di ca- vatori dove un tempo confluiva il marmo dalle paurose vie di lizza che scendevano dalla Cava della Focolaccia e della Tambura. Si scende seguendo il Fiume Frigido fino a Canevara, dove in poco più di un’ora di cammino si ar- riva infine a Massa. Ed eccoci finalmente in Piazza degli Aranci davanti all’elegante facciata del Palazzo Cybo-Ma-

laspina dove il trekking giunge a compimento.

Ora però dopo nove giorni di cammino, 170 chilometri di su e giù per sentieri e qualche vescica in più, un po’

per rendere omaggio al Duca Francesco III che tanto ago- gnava lo sbocco sul mare e un po’ come succede per il Camino de Santiago, bisognerebbe proseguire il viaggio per arrivare fino alle spiagge di Marina di Massa. Al po- sto del Faro di Finisterre e del famoso cippo “chilometro zero”, qui vi attende una più moderna fontana con bloc- chi di marmo, e così come gli antichi pellegrini medievali raccoglievano sulle spiagge spagnole la famosa “Con- chiglia di San Giacomo” per dimostrare d’aver percorso per intero il cammino, si può raggiungere il bagnasciuga e raccogliere la nostra meritata conchiglia come degno premio per la compiuta impresa.

Non dimenticate però di premiare anche i vostri piedi immergendoli in mare, sono stati loro i veri eroi, che vi ringrazieranno e saranno così già pronti a condurvi su nuovi luoghi da scoprire, perché come ripeto spesso a me stesso, non ci sei mai stato veramente se non ci sei arrivato camminando.

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Roberta Gibertoni, titolare di proformamemoria.it per lo studio e la memoria del

‘900 e della shoah, è la figlia di Gianfranco Gibertoni, primo presidente della sezione del Cai di Carpi.

Nei suoi ricordi da bambina Roberta rac- conta il padre attraverso la sua travolgen- te passione per la montagna.

Cercando tra le sue cose, ho scoperto che lui era stato portato dai suoi genitori nel 1929 a fare le vacanze ad Ortisei. Aveva solo 4 anni. Chissà, forse la sua passione per la montagna nasce proprio da lì.

Roberta racconta di un padre con una pas- sione senza limiti per la montagna. Per far capire l’intensità di questa passione usa aggettivi come “fuoco sacro”,” irraziona- le”, “infantile”, “all’avventura”. Aggettivi che ondeggiano tra connotazioni positive e negative e che probabilmente risalgono a quando lei era bambina, ultima di tre figlie femmina, e la montagna era la principale concorrente alla presenza in casa di loro padre. E forse una immagine del padre trasmessa anche dalla madre di Roberta.

Lei vedeva la montagna come l’amante di nostro padre, quella avversaria con la quale devi convivere quando ti accorgi che non puoi sconfiggerla. Ancora oggi mia madre si sveglia di soprassalto in seguito all’incu- bo di dover improvvisamente preparare la

ALL’AVVENTURA, CON UNA AMANTE IMBATTIBILE

Intervista di Bova Nelson

cena a 10-12 alpinisti arrivati senza preav- viso a casa nostra, sporchi e affaticati dopo una lunga arrampicata o una escursione.

Una passione da invidiare

Ad un certo punto della mia vita ho comin- ciato ad invidiare quella sua passione. Deve essere una sensazione bellissima essere travolti da qualcosa che ti riempie cuore e mente per tutta la vita. Non tutti hanno questa fortuna. Mi rammarico, ora che mio

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padre non c’è più, di non avergli mai espresso questo sen- timento. Lui ha pro- vato a trasmettere a me e alle mie sorelle questa passione, la sua curiosità per la natura incontamina- ta, però inutilmente.

Aver avuto tre figlie femmina non lo ha aiutato. Ci portava con lui, non in quelle avventure su impervi sentieri e vie ancora sconosciute che fa- ceva a volte anche da solo, ma per giri più tranquilli. Avevo

paura, tra quei boschi bui, quelle ripide ed inospitali rocce, quei dirupi sotto di noi, ma nello stesso tempo mi sentivo al sicuro. Mio padre era accecato dalla passione ma non era un incosciente.

Quell’alpinismo esplorativo un po’

romantico.

Mi parlava sempre di un alpinista credo se- misconosciuto: Viktor Von Glanvell, morto poco più che trentenne. [Viktor Wolf von

Glanvell è nato nel 1871 e morto nel 1905 investito da una scarica di sassi, dopo aver effettuato oltre 1500 salite tra le alpi au- striache e le dolomiti, ndr]. Questo Viktor per mio padre era un personaggio romanti- co, non uno di quei VIP che oggi tutti cono- scono. Mi parlava di lui come di un alpinista esplorativo, di uno che cercava nuove vie soprattutto con il sapiente uso dell’intuito.

Il nome di Carpi sulle

Dolomiti, nel Sahara e in Afghani- stan

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Mio padre, nel suo piccolo lo ha imitato, lasciando il nome di Carpi su due nuove vie, aperte una nel 1971-72 in Hoggar nel Sahara e l‘altra nel 1973 in Afghanistan, dove andò assieme ad un prete bolognese, un certo Bergamaschi. Carpi, grazie a lui, è presente anche in quei lontani territori, sot- tolinea con orgoglio Roberta. Mio padre è stato uno dei fondatori della sezione del Cai di Carpi, ed uno degli artefici della costru- zione, nel 1970, del rifugio Città di Carpi ai Cadini di Misurina. Una città di pianura che ha un rifugio tra le montagne bellunesi non è da tutti, sottolinea Roberta.

Mentre frequentava l’università a Bologna, Gianfranco. si iscrisse al Cai del capoluogo emiliano e probabilmente grazie a quella

esperienza partecipò alla nascita della se- zione cittadina qui a Carpi e ne divenne il primo presidente, e successivamente anche il direttore dello stesso notiziario dove sto raccontando di lui.

Tra l’altro vicino al rifugio ai Cadini abbiamo ancora una casa, in una posizione strategi- ca perché mio padre potesse trascorrere vacanze e giorni liberi con i suoi amici ap- passionati di montagna. Amici che ricordo mia madre abbandonò presto, preferendo rimanere a casa piuttosto che sentire sem-

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pre parlare di scalate, sentieri, vette conqui- state.

Il Cai credo sia tornato per tutti, come quando è nato

Io mi sono appassionata alla montagna tar- di, dopo il 2006, quando mio padre ci lasciò.

Forse è sempre così per tutti quando un ge- nitore non c’è più. Non ho mai frequentato il Cai e anche adesso so molto poco di questa organizzazione. Mi pare però di capire che dopo tanti anni in cui era frequentato solo da una elite di patiti per la competizione e per la prestazione fisica, ora sia tornato quello che nelle intenzioni doveva essere fin dall’inizio: un luogo per appassionati della montagna a 360 gradi, con il deside- rio anche di viverne la natura, il paesaggio,

sente in una città di pianura che vede il suo nome scritto su vette oltreconfine e lontani rifugi.

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Finalmente un fantastico sogno che si avvera ….

ho sempre frequentato l’ambiente di montagna, fin dall’infanzia. Sono nato a Vignola dove ho vissuto fino ad oggi, anche se con una pausa di 11 anni, dal 2009 per poi farci ritorno a Marzo 2020 durante l’inizio della pandemia Co- vid. Già da quando io ho ricordi, ho passato i weekend e le ferie estive, tra Lama Mocogno dove mia nonna aveva una casa, Val d’Aosta e Alpi perché i miei genitori prima di me erano appassionati di Montagna, trekking, arram- picata e alpinismo... sono loro che mi hanno trasmesso il mio immenso amore per la montagna e per l’Alpinismo in ogni sua forma.

Poi grazie all’arrampicata, nell’estate del 2014 ho co- nosciuto le Dolomiti...non ci ero mai stato e ho pro- vato da subito un’attrazione che non avevo mai avuto per altre montagne. Io adoro le montagne, tutte... ma come le Dolomiti ci sono solo le Dolomiti per me. Da lì il desiderio e il sogno di poterci vivere un giorno, sono divampati dentro me come una fiamma... ma come facevo io, che vivo in pianura e facevo il salda- tore a trovare lavoro in Dolomiti e potermi trasferire qui, io qui non vedo tante aziende metalmeccaniche...

poi dovevo trovare una casa, chissà in posti del genere quanto sono alti gli affitti pensavo, non volevo com- prare... ma io però sentivo dentro un qualcosa che non mi faceva abbandonare l’idea, io volevo farcela e trovare il modo di andare ad abitare tra quelle monta- gne. Ho continuato a frequentare ed esplorare le varie valli e montagne delle Dolomiti centrali e orientali, tra arrampicata, cascate di ghiaccio e scialpinismo. Poi

a Luglio 2020 sceso dalla scalata della Parete sud della Marmolada ho sentito una nuova attrazione ancora più forte... questo era il luogo dove io volevo vivere. Mi era capitata un’occasione di lavoro che è poi sfumata per il Covid a metà dicembre... ma avevo già affittato la casa...

così in modo del tutto sofferente, ho dato la disdetta dell’affitto perché mi mancava il lavoro. L’avevo data solo per precauzione, veder sfumare ancora una volta il mio sogno mi rodeva dentro... non avevo assolutamente in- tenzione di mollare. No stavolta non posso assolutamen- te mollare mi sono detto... e così ho cercato una soluzio- ne e ho trovato il lavoro. Ho comunicato al mio datore di lavoro che mi sarei trasferito, ma pochi giorni dopo, sono risultato positivo al tampone e dovevo stare in isola- mento domiciliare nel luogo dove mi trovavo...a Vignola appunto, fino a che non avessi avuto un risultato del tam- pone negativo. Il Covid mi stava mettendo ancora una volta i bastoni tra le ruote. Ok e io come ho sempre fatto, non ho mollato e ho cercato di levarmelo di torno prima

UN PIANGIANO MODENESE UN PIANGIANO MODENESE A ROCCA PIETORE

A ROCCA PIETORE

di Alessandro Graziosi

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possibile...dopo 14 giorni, giovedì 11 ho avuto il tampone di control- lo che è risultato poi negativo...ho vinto io e così sabato ho ricevuto la comunicazione che terminava il mio isolamento... siiiiiiii... posso prepararmi e partire!!!

Oggi, 15/03/2021 è il giorno in cui il mio sogno si è avverato!!! Proba- bilmente quello che sto vivendo, per capirlo a pieno avrò bisogno di metabolizzarlo, ma non mi ero mai sentito così contento e in asso- luto stato di pace. Finalmente sono un cittadino del comune di Rocca Pietore, un bellissimo paesino di pochi abitanti... tra la Marmolada e il Civetta, un comune con uno dei Borghi più belli d’Italia... Sotto- guda e i suoi Serrai... regno delle cascate di ghiaccio, un’infinità di pareti da scalare e posti meraviglio- si per sciare...nel cuore delle Dolo- miti...qui sono nel mio mondo, nel mio ambiente... un ambiente Stupendo!!!

Ho inseguito un sogno...l’ho fatto con tutto me stesso, ho dato una svolta alla mia vita e ne sono vera- mente Felice!!!

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Le Spugnole (seconda parte):

le Morchelle e le Mitrophore

Nel primo articolo sulle spugnole abbiamo parlato di cosa sono le Spugnole, dove nascono ed i princi- pali generi che sono Morchelle, Mitrophore e Verpe con particolare riferimento a questo ultimo genere che è quello più presente e conosciuto nelle nostre zone, pianura ed Appennino Emiliano.

Qui sotto vi ripropongo l’utile confronto tra le se- zioni dei diversi generi , a volte indispensabile per fare chiarezza e determinare correttamente i funghi trovati.

Funghi... di Stagione Funghi... di Stagione

a cura di Stefano Beltrami Gruppo micologico città di Carpi carpifunghi@libero.it

https://www.facebook.com/Carpifunghi/

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Nel genere Morchella abbiamo poi una grande va- riabilità di forme e colori a seconda dell’ambiente nel quale nascono, delle condizioni climatiche e soprattutto dallo stato di crescita e che avevano por- tato i micologi a creare un’infinità di specie e va- rietà diverse che rendeva quasi impossibile e molto soggettivo riuscire a determinare correttamente il fungo. Gli ultimi studi stanno mettendo un po’ di ordine riducendo le specie pricipalmente a 2 con macrocaratteristiche ben definite: M. esculenta, M.

elata o conica.

Vediamo quali sono:

Morchella esculenta, ha una mitra (cappello) da rotondeggiante, a irregolare o appuntita con alveoli disposti in modo irregolare, non allineati di colore da bruno scuro a giallo chiaro che tende a schiarirsi con l’età, costolature concolori o più chiare degli alveoli macchiate di ocra a maturità. Gambo bian- co macchiato di ocra a maturità.

Sezione di :

• Morchella (sx) completamente vuota all’interno, con il cappello (mitra) attaccato al gambo senza soluzione di continuità,

• Mitrophora (centro) con la mitra unita al gambo (cavo all’interno) a metà della sua lunghezza,

• Verpa (dx) con la mitra unita al gambo (non cavo, ma farcito di un tessuto cotonoso) solamente all’apice.

Le Spugnole seconda parte parte: le Morchelle e le Mitrophore

Nel primo articolo sulle spugnole abbiamo parlato di cosa sono le Spugnole, dove nascono ed i principali generi che sono Morchelle, Mitrophore e Verpe con particolare riferimento a questo ultimo genere che è quello più presente e conosciuto nelle nostre zone, pianura ed Appennino Emiliano.

Qui sotto vi ripropongo l'utile confronto tra le sezioni dei diversi generi , a volte indispensabile per fare chiarezza e determinare correttamente i funghi trovati.

Sezione di :

• Morchella (sx) completamente vuota all'interno, con il cappello (mitra) attaccato al gambo senza soluzione di continuità,

• Mitrophora (centro) con la mitra unita al gambo (cavo all'interno) a metà della sua lunghezza,

• Verpa (dx) con la mitra unita al gambo ( non cavo, ma farcito di un tessuto cotonoso) solamente all'apice Nel genere Morchella abbiamo poi una grande variabilità di forme e colori a seconda dell'ambiente nel quale nascono, delle condizioni climatiche e soprattutto dallo stato di crescita e che avevano portato i micologi a creare un'infinità di specie e varietà diverse che rendeva quasi impossibile e molto soggettivo riuscire a determinare correttamente il fungo. Gli ultimi studi stanno mettendo un po' di ordine riducendo le specie pricipalmente a 2 con macrocaratteristiche ben definite: M. esculenta, M. elata o conica.

Vediamo quali sono:

Morchella esculenta ha una mitra (cappello) da rotondeggiante, a irregolare o appuntita con alveoli disposti in

modo irregolare, non allineati di colore da bruno scuro a giallo chiaro che tende a schiarirsi con l'età, costolature concolori o più chiare degli alveoli macchiate di ocra a maturità. Gambo bianco macchiato di ocra a maturità.

Nasce simbionte sotto latifoglie preferendo nettamente Olmi e Frassini ma anche Pioppi e Salici in terreni

sabbiosi o comunque sciolti.

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Nasce simbionte sotto latifoglie preferendo netta- mente Olmi e Frassini ma anche Pioppi e Salici in terreni sabbiosi o comunque sciolti.

Morchella elata (conica) di colore nocciola/bru- no più o meno scuro presenta alveoli più allineati con lunghe costolature verticali che con l’età ed il tempo secco tendono ad annerire. Gambo ruvido e forforaceo da bianco ad ocraceo. Nasce ai margini di boschi di conifere od anche su residui legnosi o cortecce di conifera usate nei giardini come paccia- matura, più raramente sotto latifoglia.

Importante sempre ricordare che tutti questi funghi contengono tossine termolabili, cioè che si degra- dano con cotture che si protraggono per almeno 15/20 minuti. Il consiglio è quello di pulire e lavare molto bene i nostri funghi, separando i cappelli dai gambi e tagliandoli a metà (essendo cavi all’inter- no si possono nascondere sorprese...) anche sotto acqua corrente, dato che la loro forma tende a trat- tenere sabbia e terriccio. Tritarli e cuocerli a fuoco medio nella loro acqua che produrranno in cottura per il tempo indicato con qualche aroma.

Quando dopo il tempo indicato l’acqua sarà eva- porata, si regola di sale e la nostra base di funghi cotti è pronta per essere usata per altre ricette in tutta sicurezza.

Prestare particolare attenzione alla possibile con- fusione con il genere Gyromitra che comprende funghi dalla tossicità incostante anche dopo cottu- ra, a volte con esiti anche fatali.

Morchella esculenta var. vulgaris

Morchella esculenta

Morchella elata (conica) di colore nocciola/bruno più o meno scuro presenta alveoli più allineati con lunghe costolature verticali che con l'età ed il tempo secco tendono ad annerire. Gambo ruvido e forforaceo da bianco ad ocraceo. Nasce ai margini di boschi di conifere od anche su residui legnosi o cortecce di conifera usate nei giardini come pacciamatura, più raramente sotto latifoglia

Morchella esculenta Morchella esculenta var. vulgaris

Morchella esculenta

Morchella elata (conica) di colore nocciola/bruno più o meno scuro presenta alveoli più allineati con lunghe costolature verticali che con l'età ed il tempo secco tendono ad annerire. Gambo ruvido e forforaceo da bianco ad ocraceo. Nasce ai margini di boschi di conifere od anche su residui legnosi o cortecce di conifera usate nei giardini come pacciamatura, più raramente sotto latifoglia

Morchella esculenta var. vulgaris

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Donna di Fiori

A thing of beauty is a joy for ever (John Keats)

a cura di Franca Lodi

Pethasites albus Farfaraccio bianco Asteraceae

Da Pètasos = cappello a larghe falde.

Fusto alto fino a 30 cm.

Foglie reniformi, grandi.

Fiori in capolini di colore bianco/giallognolo – precoci Usato nella medicina popolare come diuretico ecc.

Lunaria annua L.

Medaglie del papa Brassicaceae

Da l’etimo antico Louksa = luminoso, per il colore argenteo dei frutti.

Stelo eretto di 40/100 cm, ramificato.

Foglie opposte triangolari-cuoriformi.

Fiori purpurei o bianchi, riuniti in pannocchia terminale.

Danno delle grandi siliquette, le ‘’medaglie’’, perciò sono coltivate, per ornamento, su scarpate erbose ed in boschetti, presso le abitazioni.

I semi, amari, erano usati nella medicina popolare.

Cephalantera longifolia Cefalantera maggiore Orchidaceae

Dal greco Kephalè = testa e Antheròs = Fiore.

Dal latino Longa = lunga e Folia = foglia.

Fusto eretto,un po’ a zig-zag, foglioso fino all’infiorescenza.

Foglie alterne, lanceolato-lineari.

Fiori in dense spighe, di un bianco purissimo.

Boschi chiari e prati magri.

Cosa si può vedere durante una passeggiata sulle nostre colline appenniniche, nel silenzio dei boschi ancora innevati, insieme agli uccelli canori, ai leprotti saltellanti nell’erba ed allo scro- sciare di acque trasparenti - dopo un lungo stop-Covid?

Tanti esseri rifiorenti ti accolgono nella frescura dei loro habitat; essi ti parlano di nuova vita e di resistenza alle intemperie di qualsiasi natura.

Ecco alcuni esemplari di fioriture appena spuntate al sole primaverile, per il nostro godimento.

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