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La Federmeccanica alza gli steccati

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Academic year: 2022

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07ECO01A0706 ZALLCALL 12 00:08:33 06/07/99

Lunedì 7 giugno 1999 12 l’Unità

Sindacati: contro il «sommerso» nel lavoro domestico detrazione dall’Irpef dei costi per le famiglie

07ECO01AF01

Nesi (Pdci) all’attacco su Telecom-Olivetti:

«È il più grande scandalo italiano degli ultimi anni»

■ Sonoun esercitodi un milione di persone. Ma per il Fisco non superanoleduecentomila unità.

Insomma, lecolf sono quasi tutte «in nero».Unproposta per sconfiggerel’irregolarità nella- voro domestico«giace»in Parlamento da tempo,senzaprospettive imminenti diunvaro.Per questoi sindacatidicategoria (Filcams, Fisascat eUiltucs) sistanno mobilitando. La «ricet- ta»(già adottatain Francia,Germania e Inghilterra) prevede la possibilitàperlefamigliedide- trarre dalla dichiarazionedei redditilespeseper lecollaboratrici domestiche. Inquesto modo diventa conveniente regolarizzaregli addetti. Il testo prevede inoltrel’indennità di malattiae unaccettabile livello pensionistico anche perqueste lavoratrici.

■ «Siamo al compimento dell’assalto diungruppo di finanzieri d’assaltoalla piùgrande azienda italiana. Èforseil piùgrande scandalo degliultimi anni, nel nostroPaese».Così Nerio Nesi (Pdci),presidentedellaCommissione attivitàproduttivedellaCamera,ha risposto- inocca- sionediunamanifestazioneelettoraledelsuo partito - alla richiestadiun commentosulfatto che Roberto Colaninno saràpresidentee amministratoredelegato di Telecom. Prendendo spuntodallavicenda Olivetti-Telecom, Nesi ha poi invitato il Governo a«non abbassareulte- riormente la presenza delloStatoneigrandi centristrategici, comeEneled Eni. «Nontogliamo -haaggiunto- l’Italgas dall’Eni per venderlaalmiglior offerente».

La Federmeccanica alza gli steccati

Vertenza bloccata a un passo dall’intesa. Oggi si riparte da Bassolino

FELICIA MASOCCO

ROMA Sul filo fino alla fine. Ieri sera la trattativa per il rinnovo del contratto dei meccanici ha subito una brusca interruzione, le posizioni di industriali e sin- dacati sull’orariosisono presen- tate inconciliabili, lontane al punto che neanche un inter- vento del ministro avrebbe po- tuto aprire uno sbocco verso unasoluzione.

In pratica sono venute a man- care le condizioni per prosegui- re e allo stesso Antonio Bassoli- no non è rimasto altro da fare che suggerire quella che con un eufemismo si può chiamare

«pausa di riflessione». Il tavolo è stato così riconvocato per le 12 di oggi ed è ragionevole ipotiz- zare che il ministro, consultato il premier D’Alema, valuterà se avanzare una proposta conclu- siva. Badando bene - come ieri sera gli ha voluto ricordare il vi- cepresidente di Confindustria, Carlo Callieri - di non formulare ipotesi che gli industriali po- trebbero bocciare con tutte le, pesanti,conseguenzedelcaso.

La situazione è precipitatado- po che, nell’ultimo incontro di una lunga serie, al ministro le parti hanno presentato due do- cumenti che rendevano prati- camente impossibile un incon- tro sui temi dell’orario: Feder- meccanica ha propostodiesclu- dere dalla riduzione dell’orario le imprese siderurgiche; di

«smonetizzare» 16 ore delle 20 di riduzione già previste dal contratto, ma solo per i turni di notte e solo a partire dal 2000; e una riduzione aggiuntiva di ot- to ore annue (anche qui solo per i turni di notte) solo a partire dal primo dicembre del 2001 (cioè allafinedelcontratto).

Distanze significative anche sugli straordinari: gli imprendi-

tori hanno proposto l’aumento di 50 ore del tetto annuo con la possibilità di farne confluire nella Banca delle ore solo la me- tà e con una franchigia delle 32 ore già previste. Per le piccole aziende, che con l’innalzamen- to del tetto passerebbero da 200 ore di straordinario a 250, Fe- dermeccanica ha chiesto che la

«franchigia» sia di 150 ore (que- ste, cioè non entrerebbero nella Banca delle ore). L’affondo sera- le non ha risparmiato l’orario

«plurisettimanale» che gli im- prenditori vorrebbero oscillan- te (tra le 34 e le 46 ore) non solo per le produzioni stagionali (96 ore annue, con una maggiora- zione salariale del 10% per le ore eccedenti le 40) , ma anche per le esigenze di mercato (richiesta questa che nel pomeriggio sem- brava ritirata) e per gli installa- tori.

Tutte le proposte sono state respinte dal sindacato sulla base di quanto stabilito nella riunio- ne di delegazione che Fiom,Fim e Uilm avevano tenuto nella mattinata e da cui era scaturito un mandato (100 voti a favore, 4 contrari) per chiedere la «smo- netizzazione» di tutte le 20 ore di riduzione non fruita, ma già prevista dal contratto in vigore, e non alternativa alla riduzione aggiuntiva di orario, ma a que- sta sommata. Aumento del tet- to dello straordinario annuo a condizione di far confluire tutte le ore in più nel «conto indivi- duale» di ogni lavoratore nella Banca delle ore;64oremassime, infine, di flessibilità solo per le produzioni stagionali con una maggioranzasalarialedel15%.

Su tutti questi temi non si è trovato un compromesso, la vertenza che l’altro ieri dopo l’intesa raggiunta sul salario sembrava in prossimità del por- to, ieri si è drammatizzata. A questo punto sarà decisivo il

ruoloche oggivorràgiocareBas- solino.

Dopo dieci giorni di trattativa al ministero del Lavoro, l’accor- do sembra dunque farsi più lon- tano. Di «allungamento delle distanze» ha parlato il leader della Cisl, Sergio D’Antoni la- sciando ieri sera il ministero del Lavoro. Per Fiom, Fim e Uilm, Giorgio Caprioli si è limitato a constatare che «si è verificato che mancano le condizioni per concludere il negoziato». Di- chiarazioni analoghe sul fonte industriale, con Andrea Pinin- farina che ha detto che «la trat- tativa non ha trovato una solu- zione» e Michele Figurati che gli ha fatto eco con «le distanze cer- tononsisonoavvicinate».

Ed è per tentare di ricucire lo strappo che oggi Bassolino dirà la sua: oppure per dire da quale parte del solco ormai tracciato il Governointendecollocarsi.

LA SCHEDA

Sull’orario l’ultimo no delle imprese

ROMA L’orario è il punto focale di questo rinnovo contrattuale. La sua riduzione l’ostacolo maggio- re. Ecco i punti salienti del con- fronto.

SALARIO. Le parti si sono trova- te d’accordo:

a) aumento di 85.000 lire me- die mensili, di cui 43.000 dal 1 0 luglio 1999 e 42.000 dal 1 0 aprile 2000;

b) reintegro del calcolo della Tredicesima sul Tfr, a partire dal 1 0 gennaio 2000;

c) riforma degli scatti e rivalutazione dello scatto in cifra fissa dal 1 0 gennaio 2001;

d)incremento dello 0,2% della cifra destina- ta al fondo di previden- za integrativa e innalza- mento dal 18 al 40%

della cifra del Tfr ad es- so destinata;

e) una tantum di 120.000 lire.

FLESSIBILITÀ. Ancora in discussione:

Federmeccanica chiede l’intro- duzione della flessibilità stagio- nale di prodotto (96 ore con au- mento salariale del 10%) e di quella di mercato (60 ore e au- mento del 15%). Il sindacato di- ce no a quella di mercato ed of- fre 64 ore per quella di prodotto con un aumento salariale del 15%. Federmeccanica ha ritirato la richiesta di flessibilità di mer- cato.

STRAORDINARIO. Ancora in discussione:

Federmeccanica chiede un in-

nalzamento di 50 ore del tetto previsto per lo straordinario. E chiede di versare alla Banca delle ore solo la metà dello straordina- rio fatto. Il sindacato, invece, in cambio dell’innalzamento vuole che siano tutte versate alla Banca delle ore e che nelle aziende con meno di 100 dipendenti il 60%

venga pagata e il 40% trasforma- to in ferie.

RIDUZIONE AGGIUNTIVA DI ORARIO. Ancora in discussione:

i sindacati chiedono la ridu- zione aggiuntiva di mezz’ora per ogni tur- no e la smonetizzazione delle 20 ore dei turni di- sagiati (notte e week- end). Per gli imprendi- tori, la riduzione ag- giuntiva è da conside- rarsi alternativa alla smonetizzazione. Il sin- dacato sostiene che debbano sommarsi. Fe- dermeccanica ha pro- posto di escludere dalla riduzione dell’orario le imprese siderurgiche; di «smonetizzare»

16 ore delle 20 di riduzione già previste dal contratto per i turni- sti, ma solo apartire dal 2000;

una riduzione aggiuntiva di otto ore annue solo apartire dal pri- mo dicembre del 2001 (cioè alla fine del contratto). Fiom, Fim e Uilm hanno controproposto: la

«smonetizzazione» di tutte le 20 ore del turnista; una riduzione aggiuntiva di 8 ore per chi lavora nei weekend e nelle notti e di 4 ore per chi fa solo i turni nottur- ni.

■ ACCORDO SUL SALARIO Aumento di 85mila lire lorde al mese in due tranche luglio ’99 e aprile 2000 CONTRATTI

Poste chiuse in tutta Italia

per lo sciopero di Cgil, Cisl e Uil

■ Sportelli postalichiusi oggi in tutta Italia per lo sciopero indetto da Cgil Cisl eUil per il rinnovodelcontratto. Prevedibili idisagiper gli utenti,an- chesealcuni servizi essenziali (ad esempiol’invioditelegrammi urgen- ti)sarannoassicurati.All’agitazione nonprendono parte gliautonomi, chesi sono dissociatidallo scioperonon tanto sulmerito quanto perché essoè stato indetto daiconfederali. L’astensionedal lavorodioggipo- trebbeperòessere la primadi unalunga serie.Lavertenza infattipo- trebbeinasprirsi:«Se dopo lo scioperodilunedì prossimo7 giugno -an- nuncia Paolo Tullo, segretariogenerale della Uil-Post -dovessimoregi- strare ancorailsilenzio dellecontropartigovernative, sarà inevitabile il ricorso ad ulteriori azionidilotta».Secondo il sindacalista restainfatti

«incomprensibilel’atteggiamento conilquale, di fatto, sinegaallaca- tegoriailrinnovodel contratto scadutoda oltreunanno emezzo,nono- stante il patto di dicembre tra Governoe Confederazioni». Èinoltre

«inaccettabile» che la ristrutturazionediunadelle «più grandiaziende

pubbliche di servizivengaaffrontata rifiutandoilnegoziatocon il sinda-

catoe scaricandoilcostodell’operazioneesclusivamente sulla forzala-

voro».

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07EST01A0706 FLOWPAGE ZALLCALL 12 22:18:52 06/06/99

Lunedì 7 giugno 1999 2 G UERRA NEI B ALCANI l’Unità

07EST01AF01 5.0

15.0

KUMANOVO

Per il faccia a faccia una tenda-hangar

■ Sorgesuun’estesa pianura assolata,all’interno di un aeroporto militare basedel contingentefrancese, l’e- norme tendone nel quale si svolgel’incontrotramili- tari jugoslavi edellaNato.L’aeroporto,presso lacittà diKumanovo(45 chilometri anord est di Skopje) si trovaindirezione del posto di frontiera diTabanovce, puntodipassaggio tra Macedonia eSerbia e proba- bilmente scelto proprio per questo dai capimilitari di Belgrado che ierinon avevanograditoilristorantege- stitodaalbanesipresso Blace nelqualesi erano svolti i primi colloqui.Iltendone,una grandestruttura tipo hangar conunacopertura mimetica, ha una solavisi- bileapertura,guardatadaquattromilitarifrancesi in armi. Per il resto ieriera molto ridotta lapresenza di mezzi militari edisoldati.L’Alleanza hafornitouna piantina della disposizione interna.Entrandosulla destra, ladelegazione Nato, lungo la paretedi fronte gliosservatori (unamericano eunfinlandese), asini- stra la delegazionejugoslava.I francesi hanno predi- sposto unatendaperi giornalistie una piattaforma perfotografi eoperatori.

Il generale della Nato Jackson al suo arrivo a Kumanovo

Zohra/ Reuters

Si allontana l’accordo con i generali serbi

Al confine macedone rinvii su rinvii. Arriva anche un esperto russo

DALLA REDAZ IONE PAOLO SOLDINI

BRUXELLES Una giornata mici- diale, cominciata alle 8 del matti- no sotto buoni auspici e poi scivo- lata, nel caldo asfissiante della pia- na di Kumanovo, in una notte in cui le cose parevano mettersi al peggio. Dagli incontri del britanni- co Mike Jackson e degli altri uffi- ciali della Nato con il vice-capo di Stato maggiore jugoslavo Svetozar Marjanovic con i suoi non è arri- vato l’accordo che tutti si aspetta- vano. Ieri sera, perciò, prevaleva il pessimismo, anche se la tv di stato jugoslava, verso le 21, ha annun- ciato di aver elementi per ritenere che l’accordo sarebbe stato firmato

«in nottata».

Fino a quel momento, però, le cose sembravano andare in tutt’al- tra direzione. Su una serie di punti, che tutte e due le parti continua- vano a definire «dettagli» ma che non sembravano affatto di poco conto, le posizioni erano ancora lontane. Tanto lontane che in un primo momento le delegazioni si sono prese due

ore per riposarsi e per consultar- si, aggiornan- dosi alle 9 di se- ra. Poi la pausa è stata prolun- gata. Un porta- voce alleato, poco dopo le 21, ha annun- ciato: «Abbia- mo concordato con gli jugosla-

vi di prenderci qualche ora in più, per adesso non vogliono firmare».

Da qui il rinvio di «alcune ore», deciso dal generale Jackson. Ma nessuno è stato in grado di dire il perché la delegazione jugoslava non si è più ripresentata al tavolo del negoziato. Anche se i coman- danti Nato hanno tutti ammesso che i risultati, al termine della giornata, erano scarsi.

Intanto la guerra continuava, e anzi tornava a incattivirsi: durissi- mi scambi di artiglieria al confine tra il Kosovo e l’Albania, attacchi dell’Uck (che sempre più pare in- tenzionata a continuare comun- que una «sua» guerra) e cannoneg- giamenti sui civili. Da Bruxelles il portavoce della Nato Jamie Shea ha ammonito i soldati jugoslavi a non abbandonarsi a vendette e a nuove violenze lasciando il Koso- vo, pena nuovi e più violenti at- tacchi aerei. Un monito Shea lo ha rivolto anche all’Uck, i cui uomini sono invitati a non rendere più difficile il ritiro serbo.

Unici segnali positivi, la parten- za di un treno che fonti Nato non escludono possa essere stato il pri- mo segnale del ritiro delle forze ju- goslave, e il tono moderatamente ottimista che nonostante tutto continuava ad avere il portavoce della delegazione Nato Trey Cate, il quale, come la tv di Belgrado, di- ceva ieri sera di sperare che un’in- tesa potesse essere raggiunta nella notte, mentre giudicava «improba- bile» una terza tornata di colloqui, oggi. Non si è capito se dovesse es- sere iscritto tra gli sviluppi positi- vi, nel pomeriggio, l’arrivo alla grande tenda del campo francese di Kumanovo che ospita i colloqui

di un ufficiale russo, Evgenij Bar- mijancev, invitato come esperto su richgiesta di Belgrado.

Le difficoltà sulle quali si sareb- bero arenati i «pourparler» secon- do le voci che si infittivano verso sera sarebbero cinque: 1) la richie- sta che le forze serbe si ritirino non solo dal Kosovo ma anche da una fascia di 25 chilometri al di là dei confini della regione in Serbia e Montenegro; 2) la richiesta jugo- slava di aumentare da 2500 a 10mila il numero dei poliziotti che sarebbero autorizzati a rientrare nel Kosovo per presidiare i confini e i luoghi sacri ortodossi; 3) il con- trasto sui tempi necessari per il ri- tiro: una settimana secondo la Na- to, 14 giorni secondo Belgrado (pa- re che un compromesso si potreb- be trovare sui dieci giorni, ma l’Al- leanza precisa che continuerebbe a bombardare fino al momento del completo ritiro); 4) il disarmo del- l’Uck, che i serbi vorrebbero totale ed effettivo mentre la Nato parla di «demilitarizzazione», con i guerriglieri albanesi che, privati delle armi pesanti, verrebbero uti- lizzati come forza di polizia;

5) infine una pretesa serba che ha tutto il sapore della provocazione e che, se confer- mata, testimo- nierebbe la gra- vità della im- passe: ognuno dei 50 mila sol- dati della forza di pace dovrebbe essere munito di un visto d’ingresso nella Repubbli- ca federale jugoslava...

Sono veramente questi i punti su cui si sarebbe arenato il con- fronto di Kumanovo? Oggi forse sarà chiaro. È certo comunque che l’impasse ha avuto i suoi primi ef- fetti sul piano diplomatico. Il pre- sidente finlandese Martti Ahtisaari non è partito per Pechino, dove avrebbe dovuto convincere i cinesi a non opporre il veto alla risolu- zione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che recepirà i punti del G8 accettati da Belgrado. Ancora ieri Pechino, insieme con Mosca, continuava a sostenere di non po- ter dare il via libera se non dopo la cessazione dei bombardamenti Na- to. Anche la riunione dei ministri degli Esteri dello stesso G8 che, saltata quella di domenica, do- vrebbe tenersi oggi al Petersberg, sulle alture di Bonn, è tornata in forse. L’incontro, se si terrà, servirà tra l’altro a risolvere il contrasto tra gli occidentali e i russi in rela- zione alla struttura di comando della forza di pace. Da Mosca con- tinuano ad arrivare segnali negati- vi: non solo è rifiutata qualsiasi ipotesi che veda soldati russi sotto- posti al comando della Nato, ma ci sarebbe irritazione per la rudezza con cui a Washington il Pentago- no avrebbe cercato di ridimensio- nare la presenza numerica delle truppe non-Nato, e particolarmen- te dei russi, nel contingente di pa- ce. Non hanno rasserenato il clima le indiscrezioni, rese pubbliche da Shea, secondo cui la Nato potreb- be decidere di far entrare i propri uomini in Kosovo anche prima della risoluzione dell’Onu.

07EST01AF02 3.0

14.50

LA POLEMICA

Onu: ci spetta nomina dell’Alto commissario

DALLA REDAZ IONE

BRUXELLES Chi dirigerà l’am- ministrazione civile del Koso- vo una volta che dalla regione si saranno ritirate le forze mili- tari e dipolizia della Serbia? Il piano del G8 prevede, come si sa, lacostituzione di un’ammi- nistrazione temporanea che, pur lasciando il Kosovo sotto la sovranità della Federazione jugoslava, affidi l’esercizio del potere locale all’Onu. Ma non è precisato chi, in concreto, assumerà, come Alto Commis- sario, il coordinamento del- l’amministrazione tempora- nea. L’Unione europea, che già nei primi giorni della guer- ra si era offerta di esercitare questo potere, ritiene che spetti ad essa (in concreto alla attuale presidenza tedesca del Consiglio oppure alla prossi- ma finlandese, insieme con la Commissione) indicare la per- sonalità dell’Alto Commissa- rio.

Tanto più che sarà proprio l’Unione europea a sostenere il peso schiacciante della rico- struzione del Kosovo (tra 5 e 6 miliardi di euro l’anno per al- meno un quinquennio, secon- do le stime del presidente de- signato della Commissione Romano Prodi), nonché la parte maggiore nel piano di aiuti che dovrebbe essere mes- so in cantiere, nei prossimi mesi,per tutta l’area balcanica.

Insomma, ci sono molte ra- gioni per cui il coordinatore dell’amministrazione civile nel Kosovo sia un europeo ed è probabile che alla fine se ne convincano anche i russi e gli americani da cui,invece, pare siano venute nelle ultime ore perplessità e resistenze. Euro-

peo, e qui c’è poco da discute- re, sarà anche il coordinatore per gli aiuti ai paesi della re- gione, figura che dovrebbe es- sere creatanell’ambito della futura Conferenza sui Balcani e alla quale pare checi sia una non ancora ufficiale aspirazio- ne italiana.

L’Alto Commissario, dun- que, dovrebbe essere un euro- peo. Ma chi lo nominerà? Il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, ieri, ha rivendica- to alla propria organizzazione il diritto di indicare l’uomo che, in ogni caso, assolverà il compito di amministrare il Kosovo proprio su mandato e in nome dell’Onu. Nel farlo, Annan ha tenuto a precisare, tanto alla Nato che alla Russia (cioè ai due pilastridella forza militare che agirà anch’essa sotto l’egida delle Nazioniuni- te), la sua preferenza per un solo responsabile, al quale sia riconosciuta autorità su tutte le questioni che riguardano i civili nella attuazione del pia- no di pace internazionale.

L’Alto Commissario, ha spie- gato un responsabile dell’uffi- cio di Annan, dovrà avere il potere reale di controllare tut- te le organizzazioni che lavo- reranno per permettere il ri- torno dei rifugiati e per rico- struire la regione. E la sua au- torità dovrà essere pienamen- te riconosciuta e rispettata dai militari della forza di pace.

Raccomandazioni dietro le quali gli esperti più addentro delle cose balcaniche hanno riconosciuto la scontentezza dell’Onu per la scarsezza dei poteri che i militari della Nato in Bosnia riconoscono all’Alto rappresentante a Sarajevo, lo spagnolo Carlos Westendorp.

P. SO.

La manifestazione pacifista davanti la base di Aviano Lancia/ Ansa

■ 5 PUNTI CONTESI Per oggi è convocato a Bonn il G8 che dovrebbe preparare la risoluzione Onu

LA MANIFESTAZIONE

Ventimila pacifisti ad Aviano Bloccata la base per tre ore

AVIANO Domenica 6 giugno, dal- le ore 14alle17,pertreoreadAvia- no si assapora in anticipo la pace:

dalla base Usaf non partono aerei militari per i raid verso la Jugosla- via, uno stop che dura finché è in corso la manifestazione pacifista.

Sono arrivati in ventimila secon- do gli organizzatori, in quindici- mila (secondo la Questura) per di- re «bastaconi bombardamenti»,e a sorvegliarli c’erano duemila uo- mini fra poliziotti e carabinieri. Il corteoeraorganizzatodaRifonda- zione comunista, da circa duecen- to associazioni e dai giovani di molti Centri sociali, aderenti o no alla cosiddetta «Carta di Milano».

Da Mestre ne seguiva lo svolgi- mento la ministra dell’Interno, che ha spiegato d’aver chiesto a Palazzo Chigi di muoversi per ot-

tenere dagli Alleati la temporanea treguaperivolimilitari.

Nella cittadina in provincia di Pordenone i manifestanti sono cominciati ad arrivare di prima mattina: alle 8 e 10 sono arrivati da Napoli in 600. Poi pian piano gli altri: da Milano, da Mestre, Ro- ma, Firenze, Reggio Emilia, Pia- cenza, con due treni speciali, circa 200 pullman e mezzi propri. Il ra- duno era in una zona della Aviano industriale: da qui è partito il cor- teo diretto verso la base.In testa, le

«donne in nero», poi Rc, poi l’arci- pelago pacifista ea chiudere iCen- tri: slogan contro la Nato, «L’Italia non si Usa», «Fanno il deserto e lo chiamano pace» e contro palazzo Chigi, «Guerra ai governi della guerra». Intanto molti liberavano inariapalloncinibianchieneri.In

finale, la lettura di un appello uni- tario. Non ci sono stati veri inci- denti: un lancio di sassi contro i poliziotti, senza colpirli, uno strappo alla rete di recinzione di plastica verde della base. E una po- lemica delle Ferrovie dello Stato verso i ministeri competenti, col- pevoli di «non aver dato direttive chiare» sui treni speciali, dopo i provvedimenti imposti a seguito degli incidenti di Salerno: così cir- ca trecento ragazzi sono partiti da Romasenzatitolodiviaggio.

La manifestazione era stata, na- turalmente, organizzata prima cheMilosevicdicessesìalnegozia- to. Ma, secondo gli organizzatori, la «ragione sociale» del pacifismo resta in piedi: «Con la pace in Ju- goslavia non cesseranno i proble- mi: cominceranno quelli della ri- costruzione. Noi speriamo che davvero si giunga alla fine dei bombardamenti, comunque or- ganizzeremo altre manifestazioni nelleprossimesettimane»haspie- gato Giulio Marcon, del Consor- zio italiano solidarietà che opera daanniinBosnia.

Granate jugoslave sui profughi in Albania

Scontri sempre più duri alla frontiera. In azione anche i caccia dell’Alleanza

TIRANA Piovono bombe a Kru- ma e dintorni, dove l’Uck ha una sua importante base opera- tiva in territorio albanese. Sono i serbi che sparano dalle posta- zioni al di là del confine, che è vicinissimo. Nel mirino è il cor- ridoio attraverso il quale da Kru- ma i guerriglieri penetrano in Kosovo. Un modo forse, da par- te serba, per coprirsi l’imminen- te ritirata, e impedire all’Uck di attaccareilnemicoallespalle.

Spaventati dai proiettili, ca- duti in abbondanza in partico- lare sui villaggi di Cahan e di Vlahena E Morriq, i profughi kosovari accampati in zona, se

ne vanno in gran fretta. La mag- gior parte si dirige verso Kukes, che per tante settimane è stato il maggiorluogoditransitoespes- so anche di provvisoria sistema- zione per centinaia di migliaia di persone in fuga dal Kosovo.

Altripuntanoancorapiùasud.

Testimoni oculari riferiscono che almeno dieci camion dell’e- sercito albanese con circa tre- cento rifugiati a bordo hanno lasciato Kruma dirigendosi ver- so Kukes, venti chilometri più a valle. I responsabili dell’ammi- nistrazione locale stanno met- tendo a disposizione anche pul- lman per accelerare le operazio-

ni di evacuazione. «Non sitratta al momento di un ordine - ha spiegato una fonte - e non in- tendiamo perciò costringere nessuno a partire, ma agevole- remo tutti coloro che per motivi di sicurezza chiederanno di far- lo».

Il bombardamento ha provo- cato un numero imprecisato di feriti. Fonti dell’Uck hanno am- messo cheiguerriglieriindipen- dentisti sono stati costretti ad abbandonare le posizioni e ad arretrare. È la prima volta che questo accade da quando due settimane fa l’Uckavviòproprio in questa fascia di confine l’«O-

perazione Freccia» che puntava a respingere dalla frontiera l’e- sercito jugoslavo. Kruma è il ca- poluogo del distretto di Has.

Normalmente vi abitano cin- quemila persone, ma in queste ultime settimane la popolazio- ne si è più che raddoppiata gra- zie al forte afflusso di profughi.

Prima del controesodo iniziato ieri, Kruma era giunta ad ospita- rebendodicimilapersone.

Ma non è solo l’artiglieria di Belgrado, apparentemente, a prodursi in traiettorie che scal- vacano la frontiera. Stando al- l’agenzia jugoslava Tanjug, la stessa cosa, in direzione ovvia-

mente opposta, avrebbero fatto anche i miliziani dell’Uck. In questo caso un ordigno avrebbe purtroppo centrato un’ambu- lanza uccidendo le cinque per- sone che vi si trovavano a bor- do.

È accaduto nei pressi di Pri-

zren, una cittadina del Kosovo

meridionale. Il fatto risale a sa-

bato pomeriggio. I cinque,

quattro uomini e una donna,

erano dipendenti del centro

ospedaliero di Prizren e si stava-

no recando nel villaggio di Pla-

neja per portare soccorso ad al-

cuni civili feriti durante un

bombardamentodellaNato.

(3)

07INT01A0706 FLOWPAGE ZALLCALL 11 00:05:26 06/07/99

Lunedì 7 giugno 1999 8 LE C RONACHE l’Unità

Contro l’inquinamento acustico una delegazione dell’Ovest Ticino invade il check-in dell’aeroporto

Il ministro dei Trasporti: «Il decreto anti-rumore è pronto. Sarà firmato entro la fine di questa settimana»

07INT01AF01 3.0

26.50

Malpensa, corteo in pista

«Basta coi voli notturni»

Protesta dei cittadini piemontesi al terminal

SILVIA BIONDI

ROMA «Malpensa, cambia rot- ta». Non bastassero gli abitanti del varesotto, a protestare contro i disagi e il rumore di Malpensa 2000, ieri sono scesi in strada, o meglio praticamente in pista, quelli piemontesi dell’ovest Tici- no. Alcune centinaia di persone, guidate dal presidente della Re- gione Piemonte, Enzo Ghigo, hanno bloccato poco dopo le 10 di ieri mattina la strada d’accesso al viadotto partenze del Termi- nal 1 dell’aeroporto diMalpensa.

In prima fila, tra gli organizzatori della protesta, i sindaci del Co- vest (Comitato ovestTicino).Vo- lantini, striscioni ed un gazebo bianco all’ingresso del viadotto partenze, di cui hanno di fatto bloccato l’accesso, per protestare contro l’inquinamento acustico provocato dagli aerei in decollo e atterraggio.

La manifestazione è andata

avanti per un paio d’ore ed i ma- nifestanti hanno chiesto ed otte- nuto un incontro con il direttore dell’aeroporto, Gianni Scappel- lato. Alla fine, tutti a casa. Il bi- lancio? Disagi limitati per i pas- seggeri, che in alcuni casi si sono dovuti portare i bagagli a mano visto che il blocco dei manife- stanti hacoinvoltoil bus del Mal- pensa Shuttle ed una quarantina di automobili. I voli sono stati raggiunti con percorsi alternativi e nessun aereo è partito in ritar- do. Quanto alla sostanza della protesta, il ministero dei Tra- sporti fa sapere che il calendario previsto per arrivare alla firma deldecretoantirumorenoncam- bia. Il 10 giugno la commissione incaricata di monitorare l’inqui- namento acustico finirà i suoi la- voried entro la fine dellasettima- nail ministro dei Trasporti,Tizia- no Treu, dovrebbe firmare il de- creto che vieta i voli notturni a Malpensa.

Una decisione che il ministro

aveva già preso il 26 maggio eche è stata ratificata nell’incontro che si è svolto a Malpensa lo scor- so venerdì, a cui erano presenti, oltreaTreueaiverticidellaSea(la società che gestisce gli scali di Li- nate e Malpensa) anche i sindaci deicomuniinteressati,lecompa- gnie aeree e la Regione Lombar- dia. L’hub rimarrà chiuso alle operazioni di volo dalla mezza- notte alle cinque del mattino. La decisione del ministro dei Tra- sporti Tiziano Treu, dello scorso 26 maggio, è stata confermata:

gli aerei rumorosi sono vietati dalle 20 alle6 del mattino equelli certificati acusticamente non possono né atterrare, né decolla- redalle23alle6.

In altre parole, la manifesta- zione di ieri mattina appare gra- tuita. A meno che i sindaci del Covest non pensino che ci sia bi- sogno di premere su Treu affin- ché ponga rapidamente la firma al decreto. In realtà (e le elezioni alleportenonsonoindifferenti)i

manifestanti di ieri chiedono an- che altro: vogliono la limitazio- ne dello sviluppo di Malpensa 2000 e chiedono che non avven- ga il totale trasferimento dei voli da Linate a Malpensa, previsto nel decreto Burlando per l’otto- bre. «È illegittimo l’aeroporto - sostengono i piemontesi dei Co- muni dell’ovest Ticino - È ottuso il Governo nel perseguire un pro- getto insostenibile per il territo- rio e la sua gente». La contropro- posta la spiega il presidente Ghi- go: «Redistribuire il traffico aereo su tutto il Nord Italia, vietare Malpensa dalle 23alle 7 enonau- mentare il traffico del nuovo hub». Ad ovest di Malpensa, do- potutto, i disagi si fanno sentire come nel varesotto. Ed è eviden- te cheladecisionedeiduemesi di sperimentazione che ha portato ad una ripartizione delle rotte, in modo da reiquilibrare su Lom- bardia e Piemonte i «corridoi ae- rei», non ha fatto che allargare il

frontedellaprotesta. La protesta davanti al Terminal dell’aeroporto di Malpensa P.Farinacci/ Ansa

Scattone e Ferraro da Vespa

Il vertice Rai: «I grandi fatti vanno trattati»

«Nessun bonus per l’ora di religione»

Berlinguer boccia l’iniziativa dell’istituto «Cossa» di Pavia

ROMA La puntata di«Portaa Por- ta» con Giovanni Scattone e Sal- vatore Ferraroandrà in onda.Co- me da programma, domani sera.

Nonostante le proteste dei geni- tori della ragazza romana uccisa all’università «La Sapienza» nel maggio ‘97, e la posizione del Cda Rai che - accolto l’appello della famiglia Russo - aveva chie- sto il rinvio della trasmissione di Bruno Vespa, i vertici aziendali hanno deciso: «I fatti importanti che attraversano la società non possono non essere trattati, spie- gati e approfonditi dal servizio pubblicoradiotelevisivo».

Il presidente della Rai Roberto Zaccaria e il direttore generale Pierluigi Celli, infatti, hanno af- fidato la loro decisione congiun- ta ad un comunicato stampa.

Dove si precisa che il servizio pubblico radiotelevisivo «tacen- do o rinviando, come si dice, a tempi migliori» la puntata con gli ospiti Scattone e Ferraro, «si sottrarrebbe al suo ruolo e alla sua funzione nei confronti del pubblico». Secondo Celli e Zac- caria, il trattamento dei grandi fatti deve avvenire con le regole

sancite in quella dei diritti e dei doveri varata dal consiglio diam- ministrazione e che si basa «sui principi della completezza dei punti di vista, l’imparzialità, il ri- spetto delle diverse opinioni e della sensibilità dei telespettato- ri». Anche inquestocaso-silegge nella dichiarazione Rai - sentia- mo le nostre responsabilità e con noi le sentono i professionisti che operano in azienda e che so- no in grado di valutare le situa- zioni e le scelte da fare. «Sull’ap- plicazione di quei principi vigila- no anche in via preventiva gli stessi direttori ed il direttore ge- nerale che sono pronti a trarne le debiteconseguenze».

E ancora: il vertice aziendale precisa che fin qui si era astenuto dall’intervenire sulla polemica per rispettare chi ha l’obbligo di lavorare su queste cose in una di- stinzione dei ruoli «che va sotto- lineata e difesa». Celli e Zaccaria dichiarono inoltre di concordare con molti dei giudizi espressi e

«prima di tutti quelli del presi- dente della commissione parla- mentare di vigilanza e del segre- tario della della Federazione na-

zionale della stampa» (Fnsi). Ma sottolineano che «in questa, co- me in altre occasioni, non c’è sta- ta un’approfondita riflessione, al di là delle emozioni pur rispetta- bili, sul dovere di informazione e sul ruolo del servizio pubblico ra- diotelevisivo».

Dunque: il vertice della Tv di Stato ha dato il via libera a Bruno Vespa per il suo «Porta a Porta»

con Scattone e Ferraro. Nono- stante alla trasmissione non par- teciperanno i genitori di Marta Russo e non vi prenderanno par- te neppure i giudici. Andrà in on- da una puntata di parte? Proprio per non correre questo rischio quattro consiglieri d’ammini- strazione della Rai si erano schie- rati per il rinvio della trasmissio- ne. L’orientamento dei consi- glieri Vittorio Emiliani, Alberto Contri, Stefano Balassone e Giampiero Gamaleri era quello di rimandare il tutto fino alla co- noscenza delle motivazioni della sentenza. Magari con la presenza di giuristi di fama in studio. For- nendo cosìai telespettatori diVe- spa un programma «innovativo eutile».

ROMA Il ministro della Pubblica istruzione boccia il «bonus» per l’ora di religione. Berlinguer dice

«no» al collegio dei docenti del- l’Istituto professionale Cossa di Pavia che a maggioranza aveva deciso di assegnare un punto di credito scolastico sui ventidispo- nibili a quegli studenti che han- no frequentato l’ora di religione.

«Bisogna dare il punteggio sulla base di un giudizio complessivo sullo studente, non delle singole materie e va dato collegialmente - ribadisce il ministro- . La scuola diPavianonhaseguitoquestein- dicazioni. Il giudizio deve essere dato studente per studente, e quindi anche in modo differen- ziato. E invece il collegio dei do- centi a maggioranza ha deciso di dare un punto a tutti quelli che hanno frequentato religione, questo mi sembra sbagliato. Bi- sogna valutare l’impegno dei ra- gazzi che frequentano l’ora di re- ligione e naturalmente si deve valutare altrettanto l’impegno degli altri che nonhanno seguito quei corsi. Anche se sono andati in biblioteca a studiare o sono ri- masti in classe. È inutile fare una

valutazione separata». Ma Ber- linguer sdrammatizza, sono nel- le cose inconvenienti con le no- vità introdotte dal nuovo esame.

«È chiaro che all’inizio ci saran- no delle varie interpretazioni e che poi si assesterà il sistema di valutazione del punteggio.

Quindi non si deve menarescan- dalo per questo primo passo».

Ma sulla decisione dell’Istituto Cossa, il giudizio è secco: «Natu- ralmente quella scuola dovrà ri- vedere il suo comportamento sulla base delle indicazioni che abbiamo dato: che il giudizio per il credito deve essere complessi- vo e studente per studente». Le polemiche sono politiche. Sotto accusa è la circolare ministeriale che prevede la partecipazione degli insegnanti di religione cat- tolica alla valutazione finale de- gliallievi.

Il tiro è stato aperto dal laico Giorgio La Malfa che dopo il caso Pavia, rinnova lasuacritica almi- nistro Berlinguer «che aveva mi- nimizzato ilproblema-afferma-, dicendo che per gli alunni che non si avvalgono dell’insegna- mento confessionale esiste il giu-

dizio dell’insegnante di materia alternativa». «A parte il fatto - ri- leva La Malfa - che in moltissimi casi la scelta della materia alter- nativa è semplicemente impossi- bile, perché tali corsi non sono attivati, è gravissimo che il mini- stro ignori due sentenze della Corte costituzionale, che hanno affermato il diritto di non sce- gliere».

Al segretario del Pri ha risposto il senatore Pedrizzi (An) che ha difeso la circolare Berlinguer. Ma è una polemica che non appas- siona il ministro. La replica di Berlinguer è dura. «Ma nonèpos- sibile che di fronte ad un mo- mentocosìimpegnativoedelica- to per i nostri ragazzi che hanno da sostenere l’esame più impor- tante della lorovita-sidomanda- si continui a gettare ansia, come con queste polemiche, invece di tenere un atteggiamento di serie- tà? La politica non dimostra inte- resse verso i ragazzi ma solo per le proprie diatribe ideologiche. È arrivato il momento di finirla.

Così la scuola è strumentalizzata e questo non lo possiamo tollera-

re». R.M.

CURIOSITÀ

A Perugia nasce il taxi multimediale

■ Untaxi contv color,videoregi- stratore,navigatore satellitare, fax,scanner, maanchecon un computer collegatoadinternet ed una consolleper videogiochi.

Non èfantascienzae nemmeno lo

«sfizio» di qualche sultanoarabo

multimiliardario. Si tratta invece

della creazione diSabino Rai-

mondi. Il costo diogni corsaè

quello normale previsto dal tarif-

fario comunale.Una volta salitia

bordodel monovolume «Merce-

desclasse V» dasei posti cisiim-

merge però inquello che puòdi-

ventare un ufficiomobile ouna

salagiochi iperattrezzata, ase-

condadelleesigenze. «Con il

prezzostandard -spiega Raimon-

di -sipuòusufruiredi tutto.Extra

sipagano solo ilcollegamentoin-

ternet o l’usodi faxe telefono cel-

lulare,sempre che vengano uti-

lizzati».

(4)

07LIB01A0706 ZALLCALL 12 19:36:26 06/06/99

S UPPLEMENTO DE L’ U NITÀ

A NNO 2 N UMERO 22

L UNEDÌ 7 G IUGNO 1999

L I B R I , G I O R N A L I , A R T E , T V , C D , I N T E R N E T E D I N T O R N I

...

Quotidiano di politica, economia e cultura

TV

L’Italia vista in un serial

GIUSEPPE PETRONIO A PAGINA 3

LIBRI L’identità della Russia

ADRIANO GUERRA A PAGINA 4

L’angelo delle tenebre di Celeb Carr Traduzione di Piero Spinelli Mondadori pagine 659 lire 36.000

Corpi da reato di James Ellroy Traduzione di Sergio Claudio Perroni Aiti Bompiani pagine 269 lire 29.000 MORO

Editori Riuniti pubblica una raccolta di scritti e discorsi di Aldo Moro con il titolo

«La democrazia incompiuta».

A cura di Andrea Ambrogetti e con una prefazione di Giovanni Moro, il volume comprende anche le drammatiche lettere scritte dallo statista quand’era tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse.

CAPOTE Più volte annunciato, e sicuramente atteso, arriva a giugno il Meridiano Mondadori dedicato alle opere di Truman Capote.

Un’occasio- ne preziosa per rileggere lo scrittore americano di cui molti testi, da «A sangue freddo» a

«Altre voci, altre stanze»

sono difficili da reperire in libreria.

DEAGLIO

«A quando la ripresa?» è il titolo un po’

provocatorio di un nuovo studio di Mario Deaglio che sarà pubblicato da Guerini e Associati nei prossimi giorni. Si tratta, in realtà, del Quarto Rapporto sull’econo- mia globale e l’Italia a cura del Centro Einaudi e Lazard Vitale Borghesi: un appuntamen- to assai importante per tutti gli esperti di fenomeni e oscillazioni economiche.

A chi serve

un processo farsa alla tragedia del comunismo?

BRUNO GRAVAGNUOLO

N on una riga il giorno dopo sul «Giornale».Latestata- sponsor culturale oltre a Forza Italia del convegno roma- no sul comunismo - ha taciuto, che due dei più autorevoli relato- ri al «processo», avevano rinun- ciato. Sia Luciano Pellicani che Vittorio Strada hanno infatti de- nunciato il tratto strumentale di un’istruttoria ideata alla vigilia delle elezioni, e su un tema così cruciale, bisognevole di un ap- profondimento scientifico mira- to su un secolo intero. Eppure il politologo Pellicani e lo slavista Strada sono due anticomunisti

«doc», rispettabili per travaglio di studi ed esperienze personali.

D’altronde, neanche Eugenio Belloni - presidente della Fonda- zione Europa Liberté - èriuscitoa celar lagherminelladidatee«pa- tronati»: «Non è un mistero che siamo vicini al Partito popolare europeo. Berlusconi ci ha aiutati ma non è certo il solo e la scaden- za elettorale ci ha solo danneg- giato...». Sicché alla fine, sotto la regia di Paolo Guzzanti vicedi- rettore del «Giornale», tra body- guard rapate e scenografia berlu- sconiana, è andata in scena una kermesse, con pochi lampi di analisi proficue e di denunce an- che condivisibili: Francesco Per- fetti, Curtois, Pies, il dissidente Bukowski, i cubani. Ma son fioc- cati gli insulti di Luigi Compa- gna contro Cesare Salvi, reo di aver difeso il tesoriere Pds Stefa- nini, con la presenzaaisuoi fune- rali, e non a quelli di Citaristi, te- soriere dc. E poi ecco Giuliano Ferrara zittire uno storico tede- sco, troppo indulgente coi Ds no- strani. Guzzanti evocare Marke- vitch, grande vecchio Br da al- bum di famiglia. Colletti denun- ciare la «corrente comunista» dei ds. E via di questo passo. Roba da caccia alle streghe. O quasi. Per- sino gli studiosi più seri, in que- sto clima, han fatto la parte delle comparse da cinque minuti a in- tervento. Senza alcuna possibili- tà di dipanare discorsi e stendere bilanci ben altrimenti delicati e drammatici di una zuffa elettora- le da cortile. E invece sarebbe ba- stato spostare le date, arricchireil parterre, slargare gli orizzonti - con un contraddittorio vero - per dare dignità all’iniziativa. Chein ogni caso non doveva essere un processo giudiziario. Altrimenti alla «nuova Norimberga», auspi- cata dal Convegno, bisognereb- be trascinare centinaia di milioni di uomini. Viventi e scomparsi.

Il comunismo - come sa Courtois - fu un tentativo tragico di eman- cipazione barbarica indotto da- gli imperialismi intereuropei, dai colonialismi e dai fallimenti dei capitalismi. Non un capriccio perverso di intellettuali millena- risti. Ma forse chiedere di capire prima di giudicare - come è giu- sto - è chieder troppo, a chi sven- tola il «Libro nero» come un vo- lantino. Dolenti. Ma quel conve- gnoèdabuttare.

NICOLA MEROLA

D a grande, tanto grande che occupa quasi per intero l’o- rizzonte multimediale del- la produzione contemporanea di

«fiction», il giallo è diventato

«thriller». Il passaggio di catego- ria ha comportato qualche sacrifi- cio. Gli stessi estremi identificativi di delitto e indagine poliziesca vengono conservati è malapena, ormai ridotti a cornice o a marchio di fabbrica, nella storia qualsiasi da mettere in tiro e da virare im- mancabilmente appunto in giallo o più spesso in nero, badando al

mantenimento degli effetti e non al rispetto delle convenzioni e puntando solo sui sapori forti, neanche amore e morte ma sesso e violenza, se non sperma e sangue.

Di questa trasformazione e degli argomenti che autorizzano una meno deprimente chiave di lettu- ra, sono al meglio rappresentativi due scrittori americani e le loro opere più recentemente tradotte initaliano.

James Ellroy, l’autore di «Dalia nera» e «L. A. Confindential», di

«American tabloid» e dell’«Ange- lo del silenzio», è riuscito a impor-

si rapidamente, mettendo d’ac- cordo le vendite e la critica e af- francandosi da ogni etichetta ri- duttiva. Il suo nuovo libro, «Corpi di reato» (Bompiani),non è un ro- manzo né una raccolta di racconti, ma il lettore non ha motivo di la- mentarsi. In questa occasione, El- lroy promuove al rango di opera organica una fase intermedia tra il reperimento del materiale e la rie- laborazione narrativa, così come al solito eleva a metodo la cieca ostinazione dell’inchiesta dispe- rata che, dopo quarant’anni, con- tinua a condurre sulla tragica morte della madre. Non potendo in nessun modo progredire in

questa direzione, lo scrittore ha precocemente chiuso dentro limi- ti ferrei il proprio mondo fantasti- co e indaga a tappeto su tutti i con- testi possibili del delitto che lo os- sessiona (Los Angeles, anni Cin- quanta, Hollywood, omicidi con vittime femminili, sesso, droga, alcolismo), per incrociare i dati e lasciare che quasi automatica- menteessiassumanolalorocoatta posa rivelatrice nel poco spazio a disposizione. La presenza della cronaca vara elareiteratacompar- sa di divi e politici realmente alla ribalta negli anni Cinquanta, anzi- ché il modernariato feticistico del- lo scrittore, assecondano lo stesso

impellente richiamo dietro al qua- le i personaggi si trasferiscono da un romanzo all’altro, per variare all’infinito un esperimento men- tale che ha qualcosa da spartire con la divinazione e che comun- que assomiglia più alla ricostru- zione indiziaria del «Chisciotte»

di cui parla Borges che alla finale assemblea di condominio di tanti giallitradizionali.

Ellroy non si appoggia agli in- dovini, ma alla maligna autorità del pettegolezzo e all’efficacia del suo automatismo combinatorio:

una griglia infallibile. Tanto per

intenderci, «chi scopava chi e chi inculava chi e chi leccava chi e chi si beveva cosa e chi si iniettava co- sa e chi si genufletteva al cospetto dei propri più sordidi istinti».

Non occorre altro per gettare uno sguardo sul ribollente orologio in cui non solo i procedimenti anali- tici della «detection», ma la stessa linearità della comunicazione lin- guistica, perdono la propria for- ma e ci colpiscono come stimoli sensoriali, scariche di immagini e di provocazioni che simulano l’immediatezza dei colori e dei suoni, del cinema e della musica, fornendoci il più persuasivo equi- valente letterario della patologia indagata e la prova insieme che il giallo, inteso come il romanzo che si legge da sé, è stato travolto dal- l’universale impazienza nei con- fronti delle istruzioni per l’uso e consente una lettura indistingui- bile da quella riservata alla lettera- turaalta.

Ellroy ha dichiarato di non vo- lersi più occupare di assassini se- riali. E infatti se ne spreca uno no- tevole in «Corpi da reato». Ver- rebbe da dargli ragione, leggendo

«L’angelo delle tenebre», di Caleb Carr (Mondadori) che, per aver l’agio di svolgere nella maniera più appropriata il tema del serial killer, si colloca agli antipodi del ritmosincopatoedellabrutalitàti- pici del cantore di Los Angeles.

Ma l’impressionenondura.Intan- to «L’alienista» che guida la stessa pittoresca squadra di investigato- ri collaudata nel romanzo prece- dente di Carr e al quale il romanzo precedente era intitolato, è profes- sionalmente abilitato a un tipo particolare di indagine e circoscri- ve il campo d’azione dello scritto- re proprio ai criminali che, poiché non uccidono per nessuno dei motivi comuni, e perciò futili e

contingenti, degli altri assassini, sembrano procedere a caso e si la- sciano scoprire solo da chi nel caso riesce a isolare indizi pertinenti, grazie a una griglia non troppo dissimile da quella di Ellroy. In se- condo luogo, la rinuncia ai van- taggi connessi all’impiego narra- tivo del serial killer, che non chie- de che vengano prodotte spiega- zioni complesse e romanzesche, è collegata a una strategia non me- noefficace.

Carrambientaisuoiromanzoni alla fine dell’Ottocento, in una rie- vocazione d’epoca che coinvolge personaggi reali, anzi storici, e, non solo per questo, rappresenta un sapore forte, una debolezza esotica e un omaggio allo scenario dei capolavori del giallo delle ori- gini.Alsaporefortenonèestranea la trascrizione melodrammatica, esuberante e stilizzata insieme, dell’antico copione, in cui vengo- no colti allo stato nascente e, se non esorcizzati, restituiti alla mac- chinosità che, almeno in letteratu- ra, non hanno mai avuto, gli stru- menti investigativi come la datti- loscopia e la balistica, le scorcia- toie, inutili e letteralmente inerti, di chi ha bisogno di prove mate- riali, può aspettarle e accetta dide- legare ad altri il lavoro che si sente chiamato a fare. La partita che si gioca in «L’angelo delle tenebre», sullo sfondo sessuofobico e fero- cemente misogino che spesso cre- diamo di poter attribuire in esclu- siva alla cultura americana e che accomuna l’assassino e chi gli dà la caccia, non ammette rinvii e, mentre si risolve in un atto d’accu- sa contro la meternità criminale, invita il lettore a giovarsi libera- mente delle prerogative della per- cezione caotica, in un libro al con- trario ammirevole per la nitida af- fabulazione.

Gialli per killer

e gialli per vittime

Con Ellroy e Caleb Carr, il romanzo di genere cambia pelle: non più luogo di certezze,

ma regno dell’ambiguità

R e g i s t r o d i c l a s s e

Quelle confidenze pericolose prima degli scrutini

ROMANA PETRI

S andro Onofri prolunga lasua assenza ancora per una setti- mana e io prendo di nuovo il suo posto. Bene, la scuola non è ancora finita, gli scrutini stanno per cominciare e il professore tut- tologo deve rimboccarsi le mani- che. Eh sì, perché se durante l’an- no scolastico la sua tuttologia si è concessa di tanto in tanto delle pause, durante gli scrutini deve tornare gagliarda e inesauribile come il pozzo di San Patrizio. Co- s’è la tuttologia? Noi alla tuttolo- gia dobbiamo essere votati, chi

non lo è deve impararla. Ti sei lau- reato apienivoti? Bravo.Tiseiabi- litato? Bravissimo. Hai vinto la cattedra con un concorso?Ottimo, ma non basta, ti farai col tempo professore, ci vuole molta pratica.

Insomma, un «buon» professore deve essere anche assistente so- ciale, psicologo, confessore, tele- fono amico, azzurro ecc. Certo, l’intenzione è buona, ma siamo davvero attrezzati per essere an- che tutte queste cose insieme? È chiaro che fino a che si tratta di da- re qualche consiglio su un dissa- pore amoroso la questione è sem- plice, ma non si tratta sempre di questioni facili: qualche volta si

complicano e la tuttologia può commetteredeigravierrori.

Qualche anno fa una ragazza di diciassette anni confidò all’inse- gnante di filosofia di avere una re- lazione con un uomo di quaran- t’anni e per di più sposato con due figli. La professoressa ci pensò su una notte, passò una nottata alla Jean Valjean, e il giorno dopo mandò a chiamare i genitori della ragazza e raccontò loro ogni cosa.

Il risultato non fu molto positivo, laragazza venne picchiatadibrut- to e più volte, poi tolta dalla scuo- la. Qualche eco della faccenda è giunta ancora fino a noi per un paio di settimane, siamo venuti a

sapere che partirono anche delle denunce contro quell’uomo. Poi più nulla e la vita nella scuola è ri- presa normalmente. Che ne sarà stato di quella ragazza? La profes- soressa si giustificò dicendo: «Che potevo fare? Mi sembrava la cosa più giusta!». Ecco, è quel «mi sem- brava» che mi suona stonato, per- ché la vita, come dice un grande scrittore brasiliano «è una que- stione molto pericolosa» e il più delle volte bisognerebbe andarci cauti, e non fare la prima cosa che sembra giusta. Per fortuna che ogni professore ha solo i suoi con- fidenti, intendo dire che non tutti raccontano i fatti loro proprio a

tutti i docenti, altrimenti divente-

remmo pazzi. Agli scrutini però la

situazione cambia, dal malinconi-

co-imbarazzante la situazione si

fa grottesca perché lì c’è una con-

centrazione dei fatti altrui che di-

venta esplosiva. Esempio: Carlo

Cane? Beh, il giovanotto, di insuf-

ficienze ne ha parecchie. Allora

prende timidamente la parola il

professore di ginnastica: «Perché,

non lo sapete? Cane ha il padre in

galera da sei mesi, una situazione

orrenda». E così via per tutto il re-

sto della classe. Certo, molti stu-

denti ne traggono vantaggio ema-

gari l’avranno purecalcolato. Cer-

to.Malaprivacy?

(5)

07POL01A0706 ZALLCALL 11 23:59:23 06/06/99

l’Unità LA P OLITICA 5 Lunedì 7 giugno 1999

Il pullman della sinistra a Modena e a Reggio Emilia a una settimana dal voto europeo e amministrativo

Il leader dei Ds polemizza con Berlusconi

«Non si può usare il voto di Strasburgo per scardinare il Parlamento nazionale»

Di Pietro vuole le primarie?

«Ha scarsa memoria, già due mesi fa io e D’Alema le abbiamo proposte»

Veltroni al Polo: piano comune sulle riforme

«Subito legge elettorale e federalismo». E ad An: «Non ho inventato io le vostre divisioni»

DALL’INVIATO RAFFAELE CAPITANI

MODENA WalterVeltroniritornaallaca- rica e replica a Fini. «Il Polo è diviso. Lo hanno scritto tutti i giornali, non è un’invezione. Fini mi dice di tacere, ma io ne parlo eccome». Il segretario della Quercia rigetta le «nervose» reazioni dei leader del centro destra a quanto aveva dettosabatoaSantaMargheritaLigureal convegno dei giovani industriali («Il Po- lo è scoppiato»). Così nelle tretappeelet- torali che ieri ha fatto in Emilia Roma- gna (Modena, Reggio Emilia, Rimini) è ritornato sull’argomento e ha rincarato ladose.AdunBerlusconicheloaccusadi

«stalinismo» risponde allargando le braccia: «Cosa volete, siamo alle solite.

Quando non si hanno argomenti... E pensare che siamo alla fine del secolo. La destra sa solo fare leva sulla paura». A Fi- ni ricorda le dichiarazioni che egli stesso hafattocontroilleaderdiForzaItaliado- po l’intervista a «La Stampa». «Non ho inventato io i contrasti e le divisioni nel Polo. Sono i fatti, le dichiarazioni, le pa- role a confermare che il Polo si è sfascia- to». E mette in fila una per una le affer- mazioni testuali del leader di An: «Berlu- sconi mostra la tentazione di egemoniz- zare la coalizione e per An è inaccettabi- le. Berlusconi si renda conto dell’infor- tunio in cui è incorso. Berlusconi non può direcheil suo partito èinItalial’uni- ca alternativa alla sinistra perché An lo è altrettanto.L’indicazionedelpresidente di Fi è pericolosa. Berlusconi non può li- mitarsi acadere dalle nuvolee deve chia- rire». Per Walter Veltroni non ci sono dubbi. In quelle parole al vetriolo c’è la conferma che il polo si è sfasciato. Pole- miche e divisioni nascono da«divergen- ze strategiche di fondo: uno, Berlusconi, vuole fare il centro e l’altro, Fini, vuole uncentrodestra».

Discussioni e polemiche ci sono an- che nello schieramento di centro sini- stra,ammetteVeltroni,manonsonotali da mettere indiscussione l’assestratregi- co di quell’alleanza politica eprogram- matica. «Tra di noi ci sono differenze, ma stiamo tutti bene insieme. Tutti rico- nosciamo il centro sinistra come l’al- leanza comune. È anche per questo che martedìseraaBolognaconRomanoPro- di, con Bianco e con Manconi faremo una manifestazione comune conclusiva dellacampagnaeletorale»..

Walter Veltroni ricorda che il centro sinistraha il meritodi avere portato l’Ita- lia in Europa, ridandole «prestigio inter-

nazionale , stabilità e solidi- tà». Non è un caso, aggiun- ge, che sinistra e centro sini- stra in Europa abbiano sa- putofarsicaricodellaguerra nei Balcani, mentre in pas- sato quando al potere c’era- no le destre queste hanno chiuso gli occhi di fronte ai massacriinBosnia.

Lo stesso discorsovaleper la politica nazionale: il cen- tro sinistra ha saputo dare esempio di buon governo, di stabilità politica, mentre laddove governa il centro destra regna l’instabilità.

Per Veltroni è «sconsidera- to» chiedere, come fa Berlu- sconi, le dimissioni del go- verno e le elezioni nel caso in cuialle europee il cento destra ottenga più voti del centro sinistra. «Non si può utilizzare il voto del parla- mento europeo per scardi- nare il parlamento italiano.

Provate un pò a pensare se dopo il 13 giugno si dovesse fareunacrisidigoverno,poi magari insediare un gover- no balneare e ritrovarci in autunno con lo scioglimen- todellecamere,facendosal- tare la finanziaria. Penso che sarebbe una totale as- surdità. Gli italiani hanno voglia di serenità, di stabili- tà mentre quello che invece prospetta Berlusconi è di se- gnototalmenteopposto».

Il leader dei Ds lancia al polo anche una scialuppa.

«Dopo le elezioni proporre- mo alle opposizioni un do- cumento comune di indi-

rizzo che offra un quadro complessivodi riferimento entro il quale si possa proce- dere ad alcuneriformedentroilpercorso del 138». Le riforme che secondo Veltro- ni si possono e si debbono fare subito con urgenza sono quella della legge elet- torale, della forma di governo, del fede- ralismo el’elezionedirettadeipresidenti delle regioni. «Lamiavisionedibipolari- smo - dice - è un combinato disposto do- vefrai due schieramentideveesercicon- vergenza sulle regole e conflittualità sul- lepolitichesocialiedeconomiche».

C’è un anche un messaggio per laLega Nord. «Apprezzo che Bossi abbia messo da parte la secessione. La lega ora deve

sciogliere anche il nodo sul razzismo e l’intolleranza. Se così sarà è chiaro che Bossi diventerà un interlocutore politi- co con il quale dialogare». Infine una frecciata per Di Pietro che è tornato a parlarediprimarienelcentrosinistraper scegliere la premiership. «Cosa è, la sco- perta della settimana prima del voto? La politicahascarsamemoria.

Di Pietro - aggiunge Veltroni - non ha inventato nulla. Ha detto una cosa che già due mesi fa D’Alema ed io avevamo proposto. Diverso è nel Polo dove le pri- marie sono state messe lì per mettere in discussionelaleadershipdiBerlusconi».

Walter Veltroni scende dal pullman durante la campagna elettorale per le elezioni europee

S.Carofei/ Agf

L’INTERVISTA ■ PIETRO FOLENA

«Sulla stabilità Berlusconi fa autogoal»

07POL01AF02 1.50

19.0

NATALIA LOMBARDO

ROMA «Siamo i soli in questa campagna elettorale ad avere un contatto umano co- sì diretto sul territorio. Soprattutto gli av- versari non si sono visti quasi, dato che Berlusconi conta molto sugli spot televisi- vi...». Pietro Folena, numero due della Quercia, è in Lunigiana, su uno dei due pullman diesse in giro per l’Italia.

Èforteilrischiodiastensionismo?

«È un rischio che sta diminuendo, mi sem- bra. Ho visto una crescita impressionante di comunicazione e di attenzione, la mobilita- zione ènotevole. Stiamomettendoincampo quel fattore umano che ladestranonhaeche per noi, invece, è decisivo. Certo, il pericolo di astensionismo è forte, anche per le ammi- nistrativenonc’èlamobilitazionedisempre.

Ma la fascia di persone critiche verso la politi- casivariducendo».

LedivioninelPoloviaiutano?

«IlPolovivedrammatichedivisioni,anchese le nascondono. Fini candida Segni nelle sue liste e questo fa untipodicampagnaelettora- le spesso più anti-Berlusconi di parte del cen- trosinistra: è un segno politico evidente. Ber- lusconi invece continua a coltivare l’ipotesi di un suo rapido rientro nella scena di gover- no essenzialmente per le questioni giudizia- rie. Perché la linea di Fi è dominata dalla preoccupazioneperiprocessicheriguardano il leader e i dirigenti. Lo dico senzagiustiziali- smo, decideranno i tribunali.... Ma lui segue una viapoliticaconquestefinalità.Poi,lode- vo proprio dire, è evidente che Berlusconi ha fatto la campagna elettorale con un assoluto dominio televisivo. Non c’è stata una par condicio. C’é stata una potenza di fuoco co- municativa con gli spot che Fi paga alle im- prese di Berlusconi. Uno strumento usatope- santemente, ma con un errore di comunica- zione: si rappresentaun’Italia allosfascio.Pe- rò così non si denigra solo D’Alema, il gover- no e la sinistra, si denigra la gente che lavora, si semina sfiducia. E la fiducia serve a tutti.

Vorremmo una destra che si confrontasse sui programmi ma partendo dal fattochequesto è un paese forte. Berlusconi inoltre ha punta- to tutto sul fisco, con delle proposte rientrate anche grazie a “L’Unità”, che hasubitofattoi conti e dimostrato che se togli delle entrate allo Stato poi non si sa chi deve pagare. Sono gli stessi temi del ‘94, ma oggi la gente è più matura, non ci crede. Infine l’unica proposta politica di Berlusconi è la richiesta di elezioni anticipate. È qualcosa che interrompe la sta- bilità politica ma è un segnale di crisi, perché l’instabilità non se laaugurano nemmeno gli elettori della destra, credo che sperino, inve- ce, di avere dei leader che li facciano vincere allepolitichedel2001».

UnacampagnaboomerangperFi?

«Certo, con un’opposizione che fa questa de- magogia stiamo tranquilli, rimarremo annie

annialgoverno».

C’é«competition»nelcentrosinistra?

«Malgrado qualche affermazione di basso profilo come quelle fatte da Di Pietro il clima èstatomoltocivile.Eciauguriamocheanche alle europee ci sia un successo di tutto il cen- trosinistra e non solo dei Ds, perché la com- petizione è con la destra. Certo nei mesi pas- sati, e non per colpa nostra, abbiamo trascu- rato il rilancio dell’alleanza. Ciascuno ha pensato di poterfare inproprio adannodegli altri».

DemocraticiePpi?

«Non solo. È passato, comunque, ma il 14 giugno dobbiamogirarepagina:tornareall’i- dea originaria dell’Ulivo, che non è un super partito, ma un’aggregazione, non a tempo, autenticamente riformistica della società ita-

liana. La seconda cosa è dare all’Ulivo una struttura nel territorio più aperta alla società, più unita e democratica. L’idea degli stati ge- neralidelcentrosinistradatenereinautunno è utile per creare un Ulivo allargato che pensi al progetto di riforma della società, alle rifor- me elettorali, al premierato, e per migliorare quei difetti come l’iper-proporzionalismo cheminerebberolacredibilitàdell’Ulivo».

Èpossibile,vistelespintedirinascitadel centro?

«Èun’ipotesiantistorica.Oggiunnuovocen- tro sarebbe un marmellatone incolore, nem- meno un grande partito come la Dc. E frene- rebbel’integrazioneeuropeadelpaeseeilsuo cambiamento. Se questa operazione non passa è perché l’opinione pubblica non la vuole. L’elezione di Ciampi lo dimostra: pia- ce agli italiani e ipolitici ne hanno dovuto te- nere conto. E i calcoli neo centristi di Berlu- sconisonoandatiafarsibenedire».

C’è ancora chi propone un rimpasto do- poil13giugno.

«È sbagliato dare al paese l’idea di una con- trattazione di poltrone nel centrosinistra. Ha senso solo fare una verifica come progetto di riforma della società come programma per gli ultimi due anni di legislatura. Guardiamo con interesse, invece, alle spinte delle forze moderate nel centrosinistra, come il Ppi, Treu, l’Udeur, i Democratici, per ipotizzare una aggregazione politica più stabile nel cen-

tro della coalizione. Una Margherita come parte dell’Ulivo, insomma: l’Ulivo come in- contro fra la Quercia, la Rosa, la Margherita e ilSolecheRide».

È una campagna elettorale poco euro- pea?

«Purtroppo sì. Un po’ per la guerra e un po’

per la concomitanza con le amministrative sono rimasti in ombra i temi dell’Europa so- ciale. È questa la sfida, non sipuòfarfintache si voti per il governo italiano. Ecco, la sinistra in Europa governa 13 paesi su 15, ma ha ere- ditato dai conservatori 20 milioni di disoccu- pati, ora i governi si devono dare un modello comunecontroladisoccupazione».

Qual èlarispostadellepersoneallaposi- zione del governo, e del partito, sulla guerra?

«Positiva, perché il profilo autono- mo del governo italiano, e anche del nostro partito, è passato nel pro- fondo dell’opinione pubblica. Cre- do che ci sia un grandissimo con- senso all’asse della politica italiana, cheèstatotriplice:daunlatofedeltà all’alleanza, dall’altro il grande im- pegno umanitario e, soprattutto, la diplomazia, l’aver aperto la strada per la pace. Da giovedì, quando il parlamento serbo ha firmato il pat- to,hocominciatoasentireunclima di liberazione da una grande ango- scia. Certo, i bombardamenti van- nosospesialpiùpresto».

Gli attacchi terroristici legati alle vec- chieBrquantopossonodestabilizzare?

«Beh, fra l’assassinio di D’Antona e gli atten- tati quotidiani alle sedi Ds in noi è nata una enorme preoccupazione, ma non paura, per- ché l’attacco così frontale al governo e al no- stropartitoinpienacampagnaelettoralenon si era mai visto. Ma la risposta è stata fortissi- ma,haspintolepersoneareagire.Cosìabbia- mo evitato il rischio di chiuderci a riccio, di esseresettariancheconlealtreforzepolitiche e la campagna elettorale è proseguita in mo- do più civile. Certo che una matrice Br esista non ne dubito. Non credo che esista, invece, una grande acqua nella quale queste azioni possano trovare consenso. È necessario, pe- rò, alzare un muro verso ogni forma di estre- mismo “rivoluzionario” che chiude un oc- chiosulleformediodiodell’avversario».

Non si rischia di «criminalizzare» alcu- neespressionisociali?

«Ma no, avere un messaggio comune con Bertinotti sul rifiuto della violenza, peresem- pio, difende il suo diritto, e quello della de- stra,dicriticareilgoverno.Maèundirittoche si difende solo con una barrieranei confronti di posizioni politiche e culturali che demo- nizzano l’avversario, che ci chiamano assas- sini o Ds-Ss. Perché questo non è terrorismo, ma favorisce un clima nel quale possono ri- prendereforzaattentatisistematici».

La mobilitazione della sinistra

questa volta può ridurre

il rischio astensionismo

07POL01AF01 0.66

7.0

Fini insiste: se perde D’Alema si dimetta

Prodi invita a rilanciare l’Ulivo: «Ma le divisioni sono reali»

GIAMPIERO ROSSI

MILANO Nervi sempre molto tesi dalle parti del centro-destra. È bastato parlare delle spaccature interne e della lotta per la leadership futura del Polo scatenare una raffica di stizzite reazioni. Veltroni dice che il Polo è diviso? E Gianfranco Fini replica così: «Veltroni ha perso un’altra occasione per starsene zitto. Il Polo è compatto non ci sono divisioni, ma una normale dialettica». Così nel- l’ultima domenica di campagna eletto- rale Fini coglie l’occasione per scaricare le tensioni interne dei giorni scorsi sugli avversari: «Se le prossime elezioni Euro- pee dovessero essere vinte dal Polo, D’A- lema per coerenza dovrebbe dimettersi - dice il presidente di An, nel corso di una manifestazione elettorale tenuta insie- me a Mario Segni a Macomer (Nuoro) - perché il presidente del Consiglio guida una maggioranza che non è uscita dalle urne, mentre il voto che potrebbe conse- gnare al Polo una maggioranza verrebbe dalla volontà degli elettori». A proposito di coerenza con gli elettori, il leader di An spiega poi che l’alleanza con Segni è nata dalla volontà di continuare a bat- tersi per una riforma in senso maggiori- tario e bipolare del sistema.

Non è meno violenta e infastidita la posizione di Forza Italia: «Ogni giorno ha la sua pena - dice Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi - e anche oggi Veltroni puntualmente rimprovera il presidente Berlusconi per la sua prete- sa volontà di utilizzare il voto addirittu- ra, come sostiene lui, per scardinare il Parlamento italiano. Ricorrere alle rego- le della democrazia non significa scardi-

nare alcunché. Ci viene il sospetto che Veltroni ripeta a memoria sempre lo stesso ritornello per paura che gli eletto- ri il 13 giugno vogliano esprimere tutto il loro malcontento verso questo gover- no e i ribaltoni che gli hanno dato vita.

E sono proprio questi ribaltoni che scar- dinano la democrazia non certo il libero voto degli italiani». Parla senza interme- diari, invece, il presidente dei deputati

“azzurri” Beppe Pisanu. Ma, a proposito di “ritornelli”, la musica non cambia:

«Veltroni farebbe meglio a discutere dei problemi europei invece di inscenare polemichette di comodo contro Berlu- sconi. La verità è che la sinistra teme il risultato elettorale e cerca fin da ora di sminuirne il significato politico».

Dal versante del centro-sinistra inter- viene Romano Prodi, che ribadisce le ambiguità del centro-destra e rilancia la coalizione che lo condusse a Palazzo Chigi nel 1996: «Il Polo sta manifestan- do tutte le sue contraddizioni, è una ra- gione in più per rilanciare l’Ulivo, il sog- getto politico di tutti i riformisti, che è stato duramente ferito anche se il suo spirito è sopravvissuto nella gente e mo- stra la sua vitalità nel governo locale - osserva Prodi - non si può semplicemen- te dire che dopo le elezioni torneremo tutti insieme, come se quello che è acca- duto fosse un semplice malinteso; que- sta è propaganda elettorale, attenzione alle illusioni facili e alle semplificazioni sospette». Quindi il presidente designato della Commissione europea sottolinea ancora la necessità del rilancio dell’Uli- vo: «Per i Democratici l’Ulivo non può essere un semplice cartello di partiti co- stretti ad unirsi dalle regole elettorali, un autobus sul quale si sale prima delle ele-

zioni per poi scenderne una volta arriva- ti in Parlamento. Noi vogliamo costruire una casa aperta a tutti i riformisti, senza pretese di egemonia».

FESTA DEL TESSERAMENTO

Delle Sezioni DS del trasporto ATAC, COTRAL, FS, Trasporto Aereo

Roma, Mercoledì 9 giugno 1999 ore 19,00 Officine Centrali - Via Prenestina 45

Ore 19.00 proiezione video sullo stragismo in Italia, seguirà un dibattito sul tema

Sono invitati: Carlo ROSA , responsabile A rea Lavoro, Fed. Roma DS; Walter CERFEDA Segretario conf. CGIL; Sen. A ntonello FALOMI Gruppo DS Ulivo della C ommissione Traspor ti; Walter TOCCI V.

sindaco e A ss.re mob. Comune Roma, Stefano BIA NCHI segr. CGIL Camera Lavoro Roma; Mauro CALAMANTE Pres.te comm. traspor ti Comune Roma; Giuseppe DE LUTIS storico e studioso dei ser vizi segreti; Paolo BOLOGNESE Presidente A ssociazione Vittime della Strage di Bologna

ore 20.00 interverranno:

Roberto MORASSUT Segr. Fed. Romana DS Pasqualina NAPOLETANO

il Segretario nazionale Walter Veltroni

Organizzazione: 0347742571, 03477647734

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