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IL CAMBIAMENTO POSSIBILE: IL LAVORO CHE CAMBIA

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Academic year: 2022

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IL CAMBIAMENTO POSSIBILE:

IL LAVORO CHE CAMBIA

Conversazione sul cambiamento nel mondo delle imprese e delle libere professioni con Patrizia DI DIO Presidente Nazionale

ConfCommercio Terziario Donna e Anna Rita FIORONI Presidente Nazionale ConfCommercio Libere Professioni

Parlando di cambiamento nel mondo del lavoro, parto da 4 parole:

Etica, Competenza, Consapevolezza, Comunità

Il mondo del lavoro è cambiato, prima per effetto della trasformazione digitale poi per l’effetto disrupting della pandemia.

Deve cambiare adesso anche l’approccio al lavoro. Riscoprendo il valore generativo del cambiamento.

E del resto, questo ci insegna la crisi. Parola che deriva dal greco krisis:

scelta, decisione.

Siamo chiamati a scegliere e decidere di trasformare il momento nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita fondata su nuovi valori e nuovi paradigmi lavorativi.

Terziario, Donne, Giovani e Libere professioni: il futuro si gioca su come sapremo giocare queste 4 carte.

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Nel Manifesto lanciato dal Terziario Donna di Confcommercio, dedicato ai

<portatori sani di cambiamento>, il monito ad essere protagonisti del cambiamento, a stare dentro il cambiamento: impegnare il mondo delle imprese e delle libere professioni al cambiamento, indicando nuovi modelli per l’economia e la società.

Il manifesto propone nuovi modelli e tra questi l’Economia del Ben-Essere.

In un’economia sempre più terziarizzata stanno crescendo i servizi professionali. Crescono le professioni ordinistiche, esprimendo sempre più esigenza di cambiamento. Ma crescono soprattutto le occupazioni ad alto contenuto cognitivo che necessitano sempre più (proprio perché ‘nuove’ e fondate sull’innovazione del mercato) di qualificazione e di accreditamento.

Negli ultimi 10 anni, i liberi professionisti sono aumentati del 21%, e tra questi, le nuove professioni, sono aumentate del 62%.

Non altrettanto però i redditi medi.

Le professioni sono strategiche non solo per la crescita quantitativa, ma anche per la crescita qualitativa del terziario, e in generale dell’economia italiana.

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Perché l’economia della conoscenza, della quale le professioni sono espressione, arricchisce il mercato in termini di produttività e innovazione.

Le libere professioni sono in evoluzione e anche la relativa regolamentazione è alquanto variegata.

Occorrono maggiori certezze per un mondo che affronta mercati sempre più complessi e deve essere attrezzato per combattere anche le criticità di contesto che portano alla riduzione dei redditi.

Parlo per esperienza diretta svolgendo la professione di change manager che è la figura manageriale che guida in azienda il cambiamento e che necessita del giusto livello di qualificazione e rappresentanza.

Il mercato del lavoro cambia, cambiano i paradigmi culturali ma anche i mo- delli, che devono rifondarsi su nuovi sistemi di rappresentanza. Come sta cambiando la rappresentanza del lavoro autonomo professionale in un mer- cato del lavoro che cambia?

Se vuoi vincere la partita della crescita, non puoi scendere in campo solo con metà squadra, senza i talenti femminili e non puntando sui giovani.

Bisogna puntare allora su una Economia delle pari opportunità in cui si affermano i principi della piena valorizzazione del merito e della competenza.

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Il Cambiamento deve ripartire allora dall’Engagement, come senso di appartenenza, di identità comune, di comunanza di valori a partire dai quali costruire innovazione.

La crisi in atto ha scoperchiato il vaso di Pandora e come nella mitologia greca lo ha frettolosamente richiuso dimenticando di fare uscire fuori, insieme a tutti mali del mondo, anche la Speranza.

Ed allora, riapriamo il vaso e facciamo uscire la speranza che può davvero essere rappresentata da un diverso modo di fare impresa.

Ripartiamo mettendo in gioco tutti i capitali di cui disponiamo ed in primis il capitale espresso dalle donne e dai giovani.

Riscopriamo il cd “lato umano dell’impresa” ovvero un modo innovativo di fare impresa.

Terziario Donna promuove la cultura della democrazia paritaria contro tutti gli ostacoli culturali e materiali che si oppongono al cambiamento generativo. Possono davvero essere le donne il motore di innovazione e cambiamento per la ripresa economica?

L’etica è il fattore competitivo che può fare la differenza. Etica significa esercizio responsabile dei propri compiti all’interno dei ruoli professionali.

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Etica che diventa determinante soprattutto se si guarda all’economia digitale. Competenze e  formazione sono allora i driver dell’etica del professionista 4.0.

La visione al femminile può aiutare il cambiamento. Da una ricerca Asfor emerge un altro dato importante: il tema etico viene considerato e metabolizzato maggiormente dalle donne.

L’etica sta prendendo piede nel dibattito pubblico. L’assunzione di codici etici da parte di imprese e associazioni è il primo passo, ma sappiamo che non basta.

Serve infatti innanzitutto cambiare i modelli culturali e soprattutto le prassi di lavoro. Dobbiamo agire secondo questi codici e dare l’esempio altrimenti rimangono parole vuote.

In Italia ci sono 28 miliardi di perdita di valore aggiunto a causa di illegalità.

E’ un costo vivo. Sottratto all’economia sana. Diventa fondamentale l’etica della responsabilità: la capacità e la competenza di valutare le conseguenze delle tue azioni.

Quale ruolo riveste il tema delle competenze e quello della reputazione nel mercato per i professionisti?

La tecnologia è il fattore abilitante, ma il cambiamento lo determina una nuova consapevolezza al valore che deve guidare il modo di fare business.

Per cambiare serve ribaltare la prospettiva: spostare l’ago della bilancia dall’avere all’essere. Puntare sull’Etica.

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L' economia civile, a cui ci riporta il Prof. Zamagni, esprime una cultura d’impresa che sa guardare lontano e che promuove comportamenti virtuosi sempre più attenti all’individuo e alle comunità connesse. Un sistema che mette al centro la capacità di creare economia in chiave collettiva e non individualistica.

Che comporta rivedere i modelli di impresa in base a valori quali i saperi, l’innovazione, la qualità della vita, la cultura, la relazione interpersonale.

L’attenzione alle persone, innanzitutto. Permeata delle specificità di cura, visione dell’altro, ricerca di senso, coraggio, istinto ecologico, cultura, relazioni, solidarietà.

Serve allora una leadership meno “muscolosa” e più empatica.

Il cambio di paradigma porta anche a riorganizzare i modelli in funzione di

«quanto vale» un prodotto, un servizio, quanto lavoro c’è dietro. Anziché valutarlo per «quanto costa».

Significa dare valore ai beni relazionali: la fiducia, l’etica, la solidarietà, l'empatia,  beni che non si comprano ma permettono alle persone di essere comunità.

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Oggi abbiamo bisogno più che mai di uno sviluppo responsabile, che innovi i modelli imprenditoriali per un modo migliore di fare impresa conducente alla realizzazione economica, ma soprattutto che miri al miglioramento sociale e ambientale.

Un nuovo modello di Economia che rimetta al centro le Persone. E’

economia ri-generativa. Che genera azione e cambiamento positivo.

Porta a riscoprire i consumi locali, i sistemi di "comunità".

I prodotti che rispecchiano identità, che garantiscono sostenibilità, sostegno al territorio, tasse pagate in Italia.

Fare la spesa nel negozio “a chilometro zero” significa sostenere l’economia interna, dare risorse ad un circuito locale, alimentare un circuito virtuoso di rilancio dei consumi. Significa investire sulla Fiducia. Innovare investendo nel capitale relazionale.

Cosa significa puntare sulla bellezza; cosa significa <vendere significati>

anziché prodotti ?

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C’è in atto una crisi sociale e culturale che mette in gioco l’immagine e l’autorevolezza del professionista.

Questo sta accadendo per le professioni tradizionali, ma ancora di più per quelle professioni che riconoscono il mercato come luogo privilegiato dell’azione sociale.

Sta affermandosi sempre più l’economia del terzo settore. Da non trascurare perché genera nuove professioni. E nuove imprese.

Per garantire qualificazione e tutela dell’identità professionale serve lavorare per garantire la giusta rappresentanza delle professioni. Il ruolo delle professioni deve essere riconosciuto come strategico per il nostro Paese: nei confronti delle imprese per accrescerne la competitività, nei confrontidella Pubblica Amministrazione per migliorare la qualità della vita e l’efficienza dello Stato. Ma soprattutto per la collettività.

Le professioni hanno un protagonismo nei nuovi modelli di sviluppo sostenibile, l’economia verde, l’economia circolare, la silver economy, l’economia digitale, che trovano un volano nell’innovazione e nella trasformazione digitale.

Molte nuove professioni sono nate e molte ancora potranno nascere e determinare nuova occupazione, anche in forma di lavoro autonomo, ed i relativi profili dovranno affermarsi sul mercato sulla base di competenze identificabili e rintracciabili.

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Quali sono le tutele di nuova generazione per i nuovi professionisti ?

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La crisi ci ha scoperti fragili. E resistenti davanti all’innovazione anche tecnologica. Innovazione che sinora abbiamo subito.

Ma non l’abbiamo guidata, per mancanza di consapevolezza.

Le aziende stanno vivendo oggi quasi una “rivoluzione copernicana” del loro modo di pensare all’impresa. Chiamate a ripensare radicalmente i modelli di business anche attraverso processi di change management, le imprese hanno scoperto la consapevolezza del valore di innovare. Ma hanno scoperto anche che per innovare bisogna prima rivedere i modelli di business.

L’economia ha bisogno di nuovi modelli. E nuove leadership.

Sta nascendo una nuova economia dove la differenza può farla il sapere rallentare per andare <oltre>. Rivedere il modello dei consumi per far rinascere l’economia puntando su ciò che rende unica l’Italia.

Ripartire dalla responsabilità sociale, che riscopre i negozi di vicinato, sceglie prodotti di qualità, investe sulla sostenibilità, sulla creatività, sulla bellezza e sull’innovazione e sopratutto punta consapevolmente sul made in Italy.

Lo slow shopping punta sull’autenticità come valore di cambiamento. Ma soprattutto sull’Etica del cambiamento. Un cambiamento interpretato in ogni scelta aziendale.

Il cambiamento va guidato, non subito. Anticipando dove serve i tempi

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stato fatto con l’Innovation manager. E come ancor più serve per il Change Manager che ha a che fare con la complessità del cambiamento.

In questa fase storica va fatta una scelta forte: il lavoro sta cambiando e occorre puntare su competenze e qualificazione. Le carriere lavorative sono discontinue e l’identità professionale è comunque una garanzia per il lavoratore che si trova a subire transizioni occupazionali.

La rappresentanza deve trovare uno strumento eticamente sostenibile in grado di creare un ecosistema di qualità che i professionisti devono avere per rispondere alle esigenze delle imprese che sono in continuo cambiamento.

Dobbiamo costruire nuovi paradigmi. Le imprese devono essere orientate a capire che non si può misurare tutto in base ai soli dati finanziari.

La persona sul posto di lavoro va considerata nella sua integrità. I lavoratori non sono numeri come nel fordismo.

Servono nuove leadership capaci di guidare il cambiamento e leadership generatrici capaci cioè di amalgamare il sistema di lavoro e far emergere i talenti.

Non siamo in un periodo di transizione ma di metamorfosi. Cambiano i paradigmi storici. La parola chiave da cui ripartire è <consapevolezza> a cui bisogna aggiungere la parola ‘comunità'.

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