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dell’esplorazione del mondo”. Critica anche Franca Pinto Minerva, storica pedagogista: “Temo che nella formazione dei docenti si trascuri la dimensione riflessiva che va oltre le tecniche e i contenuti. L’insegnante ha bisogno di essere motivato, stimato. Ancora una volta c’è il rischio di fare una formazione senza anima, la Legge107 non ha un processo di umanizzazione. Vanno bene le priorità fissate ma ci dev’essere qualche momento per parlare della
consapevolezza pedagogica”.
Si tratta di una sfida importante visto che la percentuale dei professori italiani che partecipano alle iniziative di formazione in servizio è inferiore a quella dei Paese europei. L’indagine Talis 2013 evidenzia, infatti, che solo il 75 per cento dei professori della secondaria di primo grado ha svolto attività di formazione in servizio contro una media dell’88% tra gli Stati che hanno partecipato
all’indagine così come risulta assai limitata, pari al 57%, la quota di docenti che ha ricevuto un feedback sulla propria azione didattica rispetto all’88% della media dei Paesi partecipanti. Anche nel caso degli insegnanti delle superiori solo il 76% dei docenti ha svolto attività di sviluppo professionale contro il 90% dei dieci Paesi Ocse in cui è stata condotta l’indagine. Ora il ministero punta a colmare questo vuoto con un piano che mette sul piatto 325 milioni di euro oltre gli 1,1 miliardi della famosa carta del docente. Il tutto è dettagliato nel calendario programmato dal Miur che punta molto sulle lingue straniere: entro il 2019, 10mila docenti della scuola dell’infanzia parteciperanno a percorsi di formazione linguistica per il raggiungimento del livello B1 così anche alla primaria e alle superiori.