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1. L Azienda e L Economia Aziendale

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Academic year: 2022

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1. L’Azienda e L’Economia Aziendale 1. Gli ambiti disciplinari dell’economia aziendale

L’economia aziendale è la disciplina scientifica dedicata all’elaborazione di conoscenze e teorie utili per il governo economico delle aziende di ogni ordine. Appartiene, assieme all’economia politica, al più ampio ambito disciplinare delle scienze economiche. La nascita dell’economia aziendale come scienza si può ricondurre alla definizione di Zappa secondo la quale l’economia aziendale è la scienza che studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende, ossia la scienza dell’amministrazione economica delle aziende. Infine l’economia aziendale si può suddividere in varie prospettive di studio che sono: Sociale, Giuridica, Tecnica, Economica e ovviamente Aziendale.

2. Il concetto di azienda e le sue possibili definizioni

Un Azienda è un’organizzazione di uomini e mezzi finalizzata alla soddisfazione di bisogni umani attraverso la produzione, la distribuzione o il consumo dei beni economici. Per meglio comprendere il concetto di azienda, bisogna ben sapere il concetto di istituto. Istituto (o istituzioni) sono le società umane che si dotano di regole e comportamenti stabili e condivisi. Un altro concetto da tenere ben presente è quello di attività economica. L’Attività Economica indica un processo attraverso cui delle risorse, sono combinate per ottenere dei beni e dei servizi atti a soddisfare dei particolari bisogni.

Ora possiamo definire che cos’è un’Azienda, anche se esistono molte definizioni di azienda, ma ne analizzeremo in particolare due, ossia: Azienda vista come Istituto Economico, Azienda vista come Ordine economico dell’istituto.

1. Azienda vista come Istituto economico: L’Azienda è un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione, o il procacciamento e il consumo della ricchezza. Possiamo inoltre affermare che possono essere definiti aziende gli istituti in cui l’attività economica è rilevante, le finalità dell’azienda sono di natura economica, vincolati dalla sua natura sociale. L’azienda inoltre tende ad essere vista come soggetto autonomo, dotato di propria vita e proprio obbiettivi.

2. Azienda vista come Ordine economico dell’istituto: L’Azienda è vista come l’ordine strettamente economico dell’istituto, più precisamente possiamo dire che l’azienda è una categoria concettuale astratta che identifica il profilo economico dell’istituto , inoltre, a differenza della prima definizione, tutti gli istituti sono osservabili come aziende anche se l’attività economica non è rilevante. Infine le finalità dell’azienda coesistono e condizionano le scelte al pari delle finalità etiche, sociali, politiche di ogni istituto.

Quindi infine possiamo affermare che l’azienda non è la fabbrica dove si realizza l’attività produttiva, ma essa consiste nel sistema di relazioni che si instaurano tra: fattori ad essa destinati e vincolati e l’insieme vasto e complesso delle condizioni e circostanze interne ed esterne. L’essenza della’azienda non è l’atto produttivo bensì l’idea di essa che si esprime nel sistema degli assetti che la caratterizzano.

2. La classificazione delle Aziende 1. Le classificazioni di azienda

Le Aziende pur esercitando tutte un’attività che può ricondursi all’acquisizione, alla produzione e all’uso dei beni economici per la soddisfazione dei beni umani, possono essere classificate secondo:

1. Attività economica (l’oggetto/destinazione dell’attività produttiva).

2. Il soggetto giuridico.

3. Lo scopo.

4. La dimensione.

1.

Il criterio di classificazione delle aziende secondo l’Attività Economica prevede una distinzione tra Aziende di Produzione e Aziende di Erogazione:

Aziende di Produzione: destinano la loro produzione di beni e servizi allo scambio con il mercato attraverso la fissazione di un prezzo, si ritiene che tali aziende soddisfano indirettamente i bisogni umani attraverso il processo di creazione di ricchezza.

Aziende di Erogazione: esse non destinano la propria produzione di beni e servizi al mercato, ma erogano (cioè non scambiano attraverso la fissazione di prezzi) la loro produzione alla collettività e si ritiene che tali aziende soddisfano direttamente i bisogni umani attraverso i processi di erogazione e consumo della ricchezza.

2.

Il criterio di classificazione delle aziende secondo il Soggetto Giuridico (sul quale gravano i diritti e gli obblighi derivanti dallo svolgimento dell’attività dell’azienda), considera la natura di esso, ovvero distingue in Aziende Private e Aziende Pubbliche.

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Azienda Privata a differenza si quella pubblica, è un’azienda non sottoposta al controllo dello Stato. È l’azienda che decide i propri bilanci e come intervenire in certe situazioni.

Azienda Pubblica invece si occupa in primo luogo di soddisfare i bisogni pubblici, inoltre crea, accresce e distribuisce valore non solo in relazione alla collettività, ma coinvolgendo anche altri soggetti (stakeholders) quali fornitori, dirigenti, dipendenti pubblici, clienti e concorrenti.

Prima di passare alla classificazione delle aziende secondo lo scopo , bisogna chiarire il concetto di guadagno. Il Guadagno, o plus valore, è dato dall’incremento di utilità ottenuto con lo svolgimento dell’attività dell’azienda rispetto alle utilità delle risorse impegnare in tale attività.

3.

Il criterio di classificazione delle aziende secondo lo Scopo considera la distinzione del guadagno avvenuto attraverso l’attività dell’azienda, infatti le aziende si dividono in For Profit e No Profit.

For Profit sono quelle aziende in cui il soggetto giuridico si appropria del guadagno creato dalla azienda.

No Profit sono quelle aziende in cui il guadagno non è destinato al soggetto giuridico, ma è utilizzato per il miglioramento ed il potenziamento dell’attività dell’azienda.

È da notare che lo scopo si differenzia dal Fine dell’azienda che è unico , ovvero la soddisfazione duratura dei bisogni umani.

4.

Il criterio di classificazione delle aziende secondo la Dimensione dell’azienda si tratta di Microimpresa, Piccola impresa e Media Impresa.

Microimpresa formata da 10 persone con un fatturato o totale di bilancio annuo < 2 milioni di euro.

Piccola impresa formata da 50 persone con un con un fatturato o totale di bilancio annuo < 10 milioni di euro.

Media impresa formata da 250 persone con un con un fatturato < 50 milioni di euro o totale di bilancio < 43 milioni di euro.

2. Gli equivoci ricorrenti nella classificazione delle aziende

Innanzitutto non si deve pensare che le aziende di produzione (o imprese) siano solo aziende il cui prodotto finito è un bene materiale. Infatti esse attuano un’attività di produzione per il soddisfacimento dei bisogni del mercato, sono cioè quelle aziende caratterizzate dallo scopo del lucro. Invece le aziende di erogazione hanno come scopo il diretto soddisfacimento dei bisogni dei loro membri.

Distinzione tra Azienda e Impresa: l’Impresa è un'attività economica professionalmente organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. Nella letteratura economica-aziendale il concetto di impresa è riconducibile a due definizioni: Le imprese sono tutte le aziende di produzione sia quelle for profit che quelle no profit.

Le imprese sono, tra le aziende di produzione quelle con finalità for profit.

Un altro errore nel quale si potrebbe cadere è quello di pensare che la distinzione tra aziende For Profit e quelle No Profit implica che quest’ultime sono destinate ad avere delle perdite, ma non è così. Infatti le aziende No profit non hanno fini di lucro soggettivo, nel senso che , pur potendo realizzare dei risultati economici e finanziari positivi, questi non vengono distribuiti al soggetto economico. È tuttavia lecito che svolgono una qualche attività commerciale inerente all’oggetto sociale purché essa sia solo marginale o rientri all’interno di finalità di utilità sociale.

3. Efficienza, efficacia, economicità 1. I concetti di efficienza, efficacia ed economicità

L’economia aziendale è una scienza che propone leggi e modelli per amministrare in modo economico le aziende, tali leggi e modelli si riferiscono ai concetti di Efficienza, Efficacia ed Economicità.

1. Un’azienda è Efficiente quando utilizza in maniera economica le risorse a propria disposizione, i giudizi di efficienza riguardano tutte le fasi del processo produttivo: acquisto, produzione e vendita, e si pongono come obbiettivo l’analisi delle alternative che producono il massimo rapporto tra risultati ottenuti e mezzi impiegati.

Insomma l’efficienza è la capacità di impiegare razionalmente le risorse, quindi trovare il giusto rapporto tra risorse utilizzate e risultati ottenuti.

2. Un’azienda è Efficace invece, quando ha raggiunto con successo gli obiettivi prefissati, cioè è la capacità di perseguire le finalità istituzionali dell’azienda, quindi anche perdurare nel tempo. È il rapporto tra il risultato ottenuto e l’obbiettivo prefissato. I giudizi di efficacia implicano quindi una valutazione qualitativa ex-post del grado di raggiungimento degli obbiettivi desiderati, tali obbiettivi possono essere: il grado di soddisfazione della clientela, i guadagni conseguiti dall’azienda.

3. Il concetto di Economicità sintetizza la capacità dell’azienda nel lungo periodo di utilizzare in modo efficiente le proprie risorse raggiungendo in modo efficace i propri obbiettivi. L’economicità è la capacità dell’azienda di perdurare minimizzando l’utilità delle risorse impiegate e dipende congiuntamente dalle performance aziendali (efficienza e efficacia) e dal rispetto delle condizioni di equilibrio (quelle che consentono all’azienda di durare nel tempo e di mantenere una situazione di relativa autonomia) che consentono il funzionamento delle aziende.

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2. Le relazioni tra efficienza, efficacia ed economicità

Un azienda può essere efficiente ma non efficace in quanto un minor costo rispetto al mercato potrebbe anche indicare una scarsa qualità dei prodotti acquistati. Oppure un azienda può essere efficace ma non efficiente in quanto il raggiungimento degli obbiettivi prefissati potrebbe anche indicare un maggior costo rispetto al mercato.

L’economicità può essere pensata come tensione all’efficacia e all’efficienza, ma l’economicità può anche essere intesa come l’attitudine dell’azienda ad offrire prematuramente adeguata remunerazione a tutti i fattori produttivi, così da mantenerli stabilmente avvinti alla propria economia.

3. I principali indicatori di efficienza e di Efficacia

Per misurare l’Efficienza distinguiamo:

Efficienza tecnica o produttiva misura il modo in cui i fattori sono utilizzati nel processo produttivo e indica la capacità dell’azienda la capacità dell’azienda (efficienza interna) di produrre più unità fisiche di output dato un certo ammontare di input e una certa tecnologia o viceversa. Questo tipo di efficienza è il rapporto tra produzione allestita e fattore impiegato.

Efficienza allocativa o gestionale che misura la capacità di combinare input e output al minimo costo dati i prezzi di mercato e indica la capacità dell’azienda (efficienza esterna) di ottenere più unità di output in quanto i risparmi ottenuti sui mercato (sia nei processi di acquisto di input che di vendita di output) hanno permesso di ottenere a parità di mezzi monetari più risorse. Per efficienza esterna s’intende la capacità dell’azienda di competere sul mercato in rapporto anche con fornitori e clienti.

Per misurare l’Efficacia distinguiamo:

Efficacia interna o gestionale (output/obiettivi): misura e indica la capacità di raggiungere determinati obiettivi prefissati. Essa è definita come rapporto tra risultati conseguiti e risultati attesi. Massimizzare l’efficacia di un sistema organizzativo significa tendere al maggior grado possibile di ottenimento dei risultati prefissati.

Efficacia esterna o sociale (obiettivi/risultati): misura e indica la capacità dell’azienda di soddisfare i bisogni.

Essa è definita come rapporto tra i risultati attesi e soddisfacimento.

4. L’approccio sistematico per lo studio dell’azienda 1. Le tre prospettive dell’economia aziendale

Le tre prospettive dell’economia aziendale sono: la Gestione, l’Organizzazione e la Rilevazione.

In una azienda la Gestione è l’insieme delle azioni che l’azienda stessa pone in essere per perseguire i suoi obiettivi e compiere scelte riguardanti le relazioni tra i suoi elementi costituivi (persone e tecnologie).

Gestione si occupa di definire l’insieme coordinato di operazioni finalizzate al raggiungimento di prefissati obbiettivi la cui natura dipenderà dal tipo di azienda.

L’Organizzazione è il complesso delle modalità di divisione del lavoro in compiti e di coordinamento fra tali compiti. L’organizzazione prevede lo studio delle più convenienti coordinazioni tra energie umane e mezzi a disposizione.

La Rilevazione, invece è una connessione in cifre degli andamenti aziendali e riconversione di esse in dinamica economica (cioè espressione secondo quantità monetarie del valore dei vari elementi e fattori eterogenei che concorrono alla realizzazione del processo economico globale). In pratica la rilevazione studia l’azienda intesa come sistema di grandezze economiche, essa si occupa di rappresentare le dinamiche aziendali in cifre/valori e di fornire gli elementi che consentono di interpretare i valori per guidare le dinamiche aziendali. La rilevazione costituisce il sistema informativo e di controllo di supporto alla gestione ed alla organizzazione.

2. L’Azienda come sistema aperto

Bisogna innanzitutto dare una definizione di Sistema: un Sistema è un insieme di elementi in interazione dinamica organizzati in vista di uno scopo.

L’azienda può essere un sistema aperto perché deve aver continue relazioni di scambio con l’ambiente, e quindi si parla di input per indicare le materie prime con le quali avviene la produzione, e di output per indicare il prodotto finito. È necessario aver ben presente che l’organizzazione è un sistema composto da più variabili interagenti, e che queste variabili sono tra di loro interdipendenti, non esiste un modello organizzativo ottimale, ma un modello più o meno coerente con gli obiettivi. Il sistema è aperto verso l’esterno e infine che ogni sistema è in continua evoluzione e il cambiamento comporta un riadattamento di tutte le variabili.

I sistemi aperti hanno proprie caratteristiche, ovvero attingono energia dall’esterno, la trasformano e trasferiscono prodotti all’ambiente esterno, per sopravvivere devono contrastare il processo si entropia. Sono caratterizzati da omeostasi (tentativo di conservare il proprio livello strutturale, cioè il livello di informazione posseduto ) e di contrapporsi all’entropia).

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3. L’ambiente come fonte di rischi e di opportunità

Nel sistema delle relazioni che l’azienda instaura con i mercati e l’ambiente fisico naturale si concretizzano i presupposti e i fattori di successo o di crisi dell’azienda . L’ambiente fisico naturale è un sub sistema riferito alle condizioni naturali e a quelle sviluppate dall’uomo.

5. Gli stakeholder aziendali e il governo dell’azienda 1. I portatori d’interesse dell’azienda

I rapporti con l’ambiente e i mercati si concretizzano in una serie di relazioni con i diversi portatori d’interesse (stakeholder). Gli stakeholder si dividono in:

Stakeholder Esterni fanno parte le istituzioni pubbliche e private, fornitori di beni e servizi e i clienti.

Stakeholder Interni fanno parte i proprietari i dipendenti e il management.

La prima teoria degli stakeholder li vede come i soggetti senza il sui supporto l’azienda non è in grado di sopravvivere.

2. Il soggetto giuridico e il soggetto economico

Il Soggetto Giuridico è il titolare dei diritti e degli obblighi che nascono dalla costituzione dell’azienda e da suo esercizio.

Il Soggetto Economico è colui (o coloro) che esercita il governo economico perché investito giuridicamente di tale diritto o perché delegato dagli aventi diritto. Esso rappresenta il centro decisionale della gestione, prendendo decisioni strategiche, determinando gli obiettivi generali e le attività per realizzarli.

Il soggetto giuridico non sempre coincide con quello economico, essi coincidono nelle aziende individuali e nelle società di persone. Invece, nelle società di capitali, il soggetto giuridico è la società, mentre il soggetto economico è il capitale di ogni socio.

3. Le teorie del soggetto economico

Abbiamo tre teorie del soggetto economico:

• Istituzionale: soci e dipendenti.

• Giuridico - Formale: maggioranza dei soci.

• Sostanziale: chi di fatto governa.

4. Il governo economico dell’azienda

Nell’azienda, esercitare il governo economico significa:

1. Prendere le decisioni di fondo sulla struttura aziendale nel medio e lungo termine:

• Costituzione

• Articolazione delle combinazioni economiche

• Investimenti rilevanti

• Assetto organizzativo e finanziario

• Accordi ed alleanze

• Cessazione dell’attività

2. Approvare piani, budget, bilanci, destinazioni di utili.

3. Nominare i vertici aziendali, definire compiti e remunerazioni.

All’interno dell’azienda esiste anche il “Corporate Governance” ovvero un sistema di direzione e controllo di un’azienda pubblica o privata, ossia l’insieme di istituzioni e di regole giuridiche e tecniche, finalizzate al governo aziendale che sia efficiente ed efficace, ma anche corretto, volto a tutelare tutti i soggetti interessati alla vita aziendale.

6. Le funzioni aziendali

1. Le funzioni aziendali / 2. Specializzazione e coordinamento

Una funzione aziendale è un insieme di attività svolte all’interno dell’azienda, raggruppate in base al criterio dell’omogeneità delle competenze necessarie per svolgerle. Le funzioni aziendali offrono una visione dell’azienda basata sulla specializzazione delle competenza e favoriscono il coordinamento. Il coordinamento è favorito dall’omogeneità delle competenze delle persone che operano nella funzione e della presenza di un responsabile della funzione. A questo punti, prima di procedere, bisogna chiarire i concetti di specializzazione: specializzandosi su un compito specifico ogni soggetto imparerà a svolgere al meglio le proprie attività, aumentando di conseguenza efficienza ed efficacia complessiva.

Il coordinamento: attraverso il coordinamento vengono allineati gli sforzi dei soggetti coinvolti nell’attività aziendali. Il coordinamento ha lo scopo di armonizzare le decisioni e le attività degli organi e delle unità organizzative, tra loro e con gli obiettivi dell’aziende, esso ha anche lo scopo di assicurare le fluidità delle attività e infine ha anche lo scopo di eliminare la variabilità dei comportamenti.

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All’interno di ognuna delle funzioni aziendali vengono svolti compiti e attività differenti. Bisogna quindi, chiarire che:

un insieme di compiti definisce un’attività, un insieme di attività simili ed omogenee definisce una funzione; l’insieme delle funzioni aziendali definisce la struttura organizzativa dell’azienda.

Infine le funzioni aziendali posso essere classificate in questo modo:

Funzioni caratteristiche sono legate direttamente all’attività produttiva dell’azienda. R & S, produzione, marketing, acquisti.

Funzioni integrative non sono legate direttamente all’attività produttiva ma comunque fondamentali per l’attività dell’azienda: Finanza, Personale.

Funzioni di controllo e informazione svolgono un ruolo di assistenza e supporto alle altre funzioni:

Infomazione (sistemi informativi), Programmazione/Pianificazione, Controllo.

7. Il circuito della produzione 1. Cos’è il circuito della Produzione delle imprese?

Il circuito della produzione è un complesso di azioni coordinate che consentono la trasformazione dei fattori produttivi acquisiti in prodotti da allocare sui mercati di sbocco a prezzi rimuneratori.

Il processo inizia con l’acquisizione sui mercati di approvvigionamento dei fattori produttivi, il passo successivo è l’utilizzazione di tali fattori produttivi per dar vita alla combinazione produttiva e trasformare i fattori in prodotti.

L’ultima fase prevede la vendita sui mercati di collocamento, a prezzi adeguati dei prodotti ottenuti dalla combinazione produttiva.

L’acquisizione dei fattori produttivi pongono l’impresa in contatto con i mercati di approvvigionamento, su tali mercati l’offerta dei fornitori si confronta con la domanda delle imprese utilizzatrici. La vendita dei prodotti ottenuti per il tramite della combinazione produttiva pone l’impresa a contatto con i mercati di sbocco, su tali mercati l’offerta dell’impresa produttrice si confronta con la domande degli utilizzatori.

I mezzi monetari per acquisire i fattori produttivi, possono essere recepiti dall’impresa utilizzando le differenti alternative offerte dal mercato dei capitali. L’impresa pone in essere operazioni di differente complessità e portata, variamente osservabili e classificabili. L’operazione, nella sua essenza tecnica-giuridica, è l’unità elementare della complessa attività operativa o gestione d’impresa. Le operazioni devono essere tra loro strettamente coordinate sotto i profili tecnico ed economico. Le single operazioni quindi, perdono significatività economica se considerate al di fuori del sistema operativo.

Attraverso la vendita della produzione sui mercati di sbocco, l’impresa può recuperare i mezzi monetari investiti per l’acquisizione dei fattori produttivi e attenere mezzi monetari in misure superiore, generando così, un flusso di nuova ricchezza disponibile (redito positivo, utile).

L’acquisizione di fattori produttivi influiscono il sacrificio dei mezzi monetari, tale sacrificio prende il nome di costo di acquista dei fattori prodotti.

Il costo di acquisto dei fattori produttivi è dato dalla quantità di denaro che deve essere ceduta per ottenere una definita quantità di fattori prodotti Ci = Fi x Pi

La fase della combinazione produttiva si estrinseca nel complesso di operazioni attraverso le quali i fattori produttivi vengono utilizzati in modo coordinato , per realizzare i beni e /o i servizi oggetto dell’attività produttiva dell’impresa.

Si tratta di un insieme di operazioni interne (atti di gestione interna), , in quanto non pongono l’impresa a contatto con i mercati (atti gestione esterna), ma si esauriscono nel processo di trasformazione di beni e servizi di differente qualità economica. Le risorse monetarie investite, ritornano in forma monetaria attraverso la vendita del prodotto.

Si definisce ricavo di vendita la quantità di denaro ottenuta vendendo una determinata quantità del prodotto generato dalla combinazione produttiva. Ri = Qi x Pi

2. Attraverso quali aspetti posso essere analizzate le operazioni aziendali?

Le principali operazioni aziendali (acquisizione dei fattori produttivi e collocamento dei prodotti finiti) possono essere visti sotto due aspetti per la stessa operazione. Infatti ogni operazione di acquisto dei fattori produttivi, può essere osservata sotto un duplice aspetto: da un lato l’uscita di denaro (aspetto monetario dell’operazione), dall’altro il sacrificio di termini di ricchezza investita (costo, aspetto economico dell’operazione) che si sostiene per acquisire un elemento necessario alla combinazione produttiva.

Le operazioni di vendita dei prodotti finiti possono essere osservate sotto un duplice aspetto: da un lato le entrate di denaro (aspetto monetario dell’operazione) dall’altro i recuperi della ricchezza investita (ricavi, aspetto economico dell’operazione) che si ottengono vendendo i prodotti sul mercato di collocamento.

8. Fattori Produttivi e Obsolescenza 1. Il fenomeno dell’obsolescenza

L’obsolescenza è una condizione di natura economica nella quale possono trovarsi immerse le strutture organizzative e operative non appena diventano inidonee a consentire l’economico svolgimento di tutti o di alcuni processi prodottivi. Nell’obsolescenza possono anche trovarsi immersi i prodotti che l’impresa ha scelto di ottenere e vendere, non appena perdono attrattività sui rispettivi mercati e non possono più essere collocati in quantità adeguate e a prezzi rimuneratori.

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L’obsolescenza può colpire anche le strutture operative attraverso il gap tecnologico, ovvero quando contemporaneamente superati da sistemi di migliore qualità il cui incremento di costo è meno rilevante delle economie di consumo degli altri fattori, adottati da altre imprese concorrenti divenute, grazie ad essi più competitive.

L’obsolescenza può colpire rapidamente determinare il superamento dei livelli di conoscenza disponibili. Tale rischio è tanto elevato quanto più rapido è il progresso tecnologico e globalizzata la competenza. Tale tipo di obsolescenza opera in modo più rapido e meno prevedibile di quella che investe i fattori produttivi: il dominio della conoscenza può essere più facilmente acquistato o perduto rispetto al precedente dominio della tecnologia.

2. I fattori della produzione, caratteristiche e classificazioni

I fattori produttivi hanno diverse caratteristiche, e una prima distinzione può separare i fattori produttivi dotati di materialità, da quelli che ne sono privi. I primi chiamati anche beni, sono costituiti da utilità economiche, aventi una consistenza fisica, i secondi chiamati anche servizi, sono costituiti da utilità economiche prive di consistenza fisica, ma egualmente disponibili per lo svolgimento della combinazione produttiva.

Molto importante è la distinzione dei fattori produttivi a seconda della modalità di partecipazione al processo produttivo e delle correlate modalità dei mezzi di recupero dei mezzi monetari investiti nei fattori stessi. In questo senso i fattori produttivi possono essere distinti in:

Fattori a fecondità semplice: esauriscono la loro utilità economica partecipando ad un unico ciclo produttivo quindi cessano di esistere come fattori produttivi non appena vengono utilizzati all’interno della combinazione produttiva. Esso è correlato all’economia del prodotto per l’ottenimento del quale cede completamente la sua utilità economica

Fattori a fecondità ripetuta: cedono la loro utilità economica a più cicli produttivi, mantenendo inalterate le sue caratteristiche tecniche. Il loro utilizzo si protrae per un considerevole arco di tempo. Esso è correlato all’economia di tutti i prodotti.

3. Le modalità di recupero della ricchezza investita nell’acquisto delle diverse tipologie di fattori produttivi.

Il recupero dei mezzi monetari investiti nell’acquisizione dei fattori a fecondità semplice è affidato al ricavo di vendita del prodotto ottenuto dall’unico ciclo produttivo al quale il fattore a fecondità semplice partecipa, cedendo completamente la sua utilità.

Invece il recupero di mezzi monetari investiti nell’acquisizione dei fattori a fecondità ripetuta è affidato al complesso dei ricavi rinvenuti dalla vendita di tutti i prodotti ottenuti da tutti i cicli produttivi ai quali i fattori a fecondità ripetuta hanno partecipato.

Ne consegue che il recupero attraverso i ricavi avviene gradualmente nel tempo , man mano che si collocano i prodotti una parte dei mezzi monetari investiti nell’acquisizione degli stessi ritornano disponibili in forma monetaria.

9. Fonti di Finanziamento Interne ed Esterne 1. L’andamento del circuito dei finanziamenti attinti

Le risorse monetarie possono rendersi disponibili tramite finanziamenti attinti attraverso conferimento di denaro da parte dell’unico proprietario, in questo caso, i mezzi monetari che affluiscono all’impresa costituiscono il capitale di proprietà conferito. Il capitale di proprietà viene conferito senza obbligo temporali di restituzione, solitamente si ritiene vincolato in modo permanente alle vicende produttive, nel senso che non verrà restituito alla proprietà fino a quando non diventi esuberante o non si voglia cessare l’attività produttiva. La remunerazione del capitale di proprietà conferito non è definita contrattualmente, ma è decisa dalla stessa proprietà in relazione all’andamento delle vicende produttive ed alle prospettive di aumento del volume degli investimenti.

Le risorse monetarie possono rendersi disponibili tramite finanziamenti attinti attraverso prestiti contratti nei confronti di terzi, in questo caso i mezzi che affluiscono all’impresa costituiscono il capitale di prestito, a fronte del quale sussistono obbligazione di restituzione a definita scadenza. Invece la disponibilità dei messi monetari attinti con il vincolo dell’indebitamento viene acquisita per un determinato periodo di tempo, ponendo in essere contratti di finanziamento che definiscono condizioni e modalità del prestito. I mezzi monetari attinti a prestito rimangono nella disponibilità dell’impresa finanziata per tempi più o meno lunghi a seconda della durata del prestito prevista nei contratti di finanziamento e pongono all’impresa precisi obblighi di restituzione dei valori nominali assunti a prestito e degli interessi maturati. Gli oneri del prestito riguardando gli interessi da corrispondere a determinate scadenze definiti in base ai tassi contrattuali.

2. L’andamento del circuito dei finanziamenti concessi

L’azienda può concedere disponibilità di denaro a terzi per un determinato periodo di tempo e a definite condizioni.

La concessione di finanziamenti si articola a seconda di come si risolvono i problemi legati all’erogazione del prestito, alle garanzie che si pretendono, alla durata ed alle modalità di restituzione ed infine alla determinazione dei proventi del prestito. Questi sono costituiti dagli interessi attivi da percepire a determinate scadenze.

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10. Fonti di Finanziamento Interne ed Esterne 1. Come si può rappresentare l’attività dell’azienda?

L’attività dell’azienda si può rappresentare attraverso due aspetti principali:

Numerario (Originario) misura l’aspetto economico e quindi include le entrate e le uscite di denaro (aspetto monetario della gestione) e le movimentazioni dei debiti e crediti di funzionamento.

Economico (Derivato) attiene alla formazione della ricchezza e quindi include l’osservazione della dotazione di capitale assegnata all’azienda e delle variazioni che tale capitale subisce in termini di investimenti (costi) e recuperi (ricavi)

Le operazioni che un’impresa può compiere determinano variazioni nei valori di natura numeraria e \ o economica.

In una differente ottica di osservazione i costi sono solo quelli relativi al collocamento dei prodotti relativi all’acquisizione dei fattori produttivi ed includono anche gli oneri finanziari che si debbono sostenere per acquisire da terzi la disponibilità temporanea dei mezzi di pagamento. I ricavi sono solamente quelli relativi al collocamento dei prodotti ed includono anche i proventi finanziari rivenienti dall’aver concesso a terzi la disponibilità temporanea dei mezzi di pagamento. Per quanto riguarda le operazioni relative ai finanziamenti attinti a prestito o concessi, quindi, solamente la componente degli interessi attivi e passivi fa parte dell’aspetto economico della gestione(costo o ricavo delle operazioni di prestito). I prestiti negoziati, per il loro valore nominale, esclusi dall’aspetto economico della gestione, possono essere inclusi nell’aspetto che avevamo definito numerario che, a seguito di tale inserimento, assume la più ampia denominazione di aspetto finanziario della gestione.

Valori numerari:

Aspetto Finanziario Denaro crediti e debiti

di funzionamento Aspetto Numerario +

crediti e debiti di finanziamento

2. Come si può schematizzare, misurare e interpretare le operazioni?

Le operazioni di possono schematizzare nel seguente modo:

Operazioni di acquisto dei fattori produttivi

Variazioni finanziarie Costi di acquisto

Negative Fattori produttivi (compresi gli interessi passivi da corrispondere ai finanziatori (che hanno ceduto all’impresa, pro-tempore, la disponibilità del denaro)

Operazioni di vendita di prodotti

Variazioni finanziarie Ricavi di vendita

Positive Prodotti (compresi gli interessi attivi da percepire dai terzi finanziati (ai quali l’impresa ha ceduto, pro-tempore, la disponibilità del denaro)

Operazioni di raccolta di capitale di proprietà

Variazioni finanziarie Aumenti di capitale

Positive Di proprietà

Operazioni di restituzione di capitale di proprietà

Variazioni finanziarie Diminuzione di capitale

Negative Di proprietà

Operazioni di acquisizione di finanziamento da terzi

Variazioni finanziarie Variazioni finanziarie

Positive Negative (+ debiti di finanz.)

Operazioni di concessione di finanziamento a terzi

Variazioni finanziarie Variazioni finanziarie

Negative Positive (+ debiti di finanz.)

Operazioni di regolamento di debiti e crediti di funzionamento e di finanziamento Variazioni finanziarie Variazioni finanziarie

Positive Negative

Misurano Compensano

Numerari Economici

(Variazioni numerarie) (Variazioni economiche)

± denaro ± costi

± debiti di funzionamento ± ricavi

± crediti di funzionamento ± capitale proprio

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12. Fonti di Finanziamento Interne ed Esterne

1. Il principio di competenza per la determinazione del reddito di periodo 2. Il capitale economico, di funzionamento e di liquidazione

13. Movimenti finanziari e Competenza economica

1. I costi e ricavi che partecipano alla determinazione del redito d’esercizio e quelli che devono essere esclusi

Il capitale di impresa può essere definito come un insieme finalizzato di condizioni di produzione. Esso è dato, in un definito istante, dal complesso delle utilità economiche di cui l’impresa dispone per lo svolgimento della sua attività produttiva e dal complesso delle obbligazioni che l’impresa ha assunto verso terzi. Consideriamo che il capitale è presente in ogni stadio della vita dell’impresa fino a quando cioè l’impresa è in funzionamento. Il valore del capitale di pertinenza di un impresa in funzionamento è determinabile in funzione della complementare utilità economica che tutte le condizioni positive o negative unitariamente considerate riescono ad esprimere in prospettiva. E poiché tale utilità economica prospettica altro non è che il flusso atteso della nuova ricchezza che l’impresa è capace di generare,appare evidente che il valore del capitale in un azienda in funzionamento (detto anche <<valore economico del capitale>> o <<capitale economico>>) non può non essere un valore unitario definito in funzione di tale flusso di nuova ricchezza(redditi futuri). Il capitale di funzionamento è quella parte delle attività che residua all’impresa dopo aver soddisfatto gli impegni assunti. I componenti negativi sono costituiti dalle obbligazioni assunte verso terzi(debiti di funzionamento e di finanziamento non ancora pagati, ricavi anticipati).Le attività sono gli investimenti in essere al tempo di riferimento(in attesa di recupero). Il valore assegnabile al capitale di un impresa in funzionamento è logicamente differente dal valore degli elementi che compongono il capitale in un impresa di liquidazione(capitale di liquidazione).Nell’ipotesi di liquidazione gli elementi attivi disponibili avendo perduto ogni vincolo di destinazione all’attività produttiva d’impresa,mantengono un valore che è in funzione unicamente dell’attitudine allo scambio di ciascuno di essi. È in altri termini il valore che si presume di realizzare vendendo direttamente ciascuno di essi sul mercato, dopo averlo stralciato dal processo produttivo, in quanto non più inutilizzabile per tale destinazione. Si afferma che sono di competenza del periodo i ricavi finanziariamente conseguiti, per i quali sia stata effettuata da parte dell’impresa la relativa prestazione. A fronte dei ricavi così definiti sono considerati di competenza i costi che si reputano relativi alle prestazioni effettuate. Da ciò consegue che saranno considerati in corso di svolgimento i processi produttivi nei quali i ricavi non sono stati ancora conseguiti, ed i processi nei quali, pur essendo stati conseguiti i ricavi devono ancora essere effettuate dall’impresa tutte le prestazioni o parte di esse. Costi e ricavi relativi ai processi in corso alla fine di un periodo non competono al periodo considerato, ma a quei periodi successivi nei quali i processi avranno compimento con il conseguimento dei ricavi o con il completamento delle prestazioni ancora da effettuare.

18. Autofinanziamento

L'autofinanziamento nella sua più ampia accezione è inteso come la capacità dell’impresa di coprire il fabbisogno finanziario generato dalla dilatazione degli investimenti richiesti dalla gestione, senza ricorrere, o ricorrendo in misura minore all’ incremento dell’indebitamento o del capitale proprio. Questa espressione, viene di solito usata per indicare le risorse finanziarie che provengono non dall’apporto di terzi, nelle forme di capitale proprio o di credito, ma dalla gestione stessa dell’azienda in virtù degli utili netti conseguiti nell’esercizio e del loro mancato prelevamento. È quindi considerato come una politica interna , una forma di finanziamento interno, di risparmio, che consente di coprire il fabbisogno originato dalla attuazione dei progetti di investimento programmati e richiesti dalla gestione per sostenere lo sviluppo dell’impresa. Da un punto di vista economico-aziendale, le nozioni di autofinanziamento possono essere ricondotte a due:autofinanziamento come fenomeno patrimoniale e autofinanziamento come fenomeno finanziario. Sono due nozioni strettamente connesse che non hanno due concetti diversi ma sono due modi di analizzare lo stesso fenomeno, due configurazioni, che riguardano differenti aspetti dell’economia della gestione. La prima riguarda essenzialmente l’entità del capitale proprio,la seconda fa riferimento alla dinamica degli investimenti, con le relazioni tra le variazioni degli investimenti e le variazioni delle fonti per coprirli.

Autofinanziamento come fenomeno finanziario

In questa accezione l’autofinanziamento è inteso come la capacità dell’impresa di soddisfare il fabbisogno finanziario generato dalla dilatazione degli investimenti a sostegno della crescita dell’impresa, grazie alle risorse liberate dalla stessa gestione mediante la ritenzione degli utili conseguiti, gli ammortamenti e gli accantonamenti per rischi e oneri, senza ricorrere o ricorrendo in misura minore a finanziamenti esterni sia sotto forma di capitale di credito che di capitale proprio; oppure quando, fermi restando gli investimenti, provvede alla riduzione dell’indebitamento o del capitale proprio; o ancora quando riduce la sua esposizione debitoria più di quanto siano stati eventualmente ridotti gli investimenti nel corso della gestione.

Le componenti che concorrono alla formazione dell’autofinanziamento in questa configurazione sono:

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La ritenzione degli utili, è la principale componente di autofinanziamento che permette di destinare risorse, prodotte dalla gestione, a copertura degli investimenti grazie alle disponibilità che derivano dalla mancata distribuzione di una parte degli utili.

Da un punto di vista meramente contabile, il concetto di autofinanziamento intorno a questa componente, è chiaramente comprensibile. Deriva dal “risparmio” generato di utili ritenuti e reinvestiti all’interno dell’azienda, avendo così delle risorse idonee a finanziare degli investimenti o anche una riduzione dell’esposizione debitoria, qualora le condizioni di solvibilità fossero tali da creare squilibri della struttura finanziaria e da rendere l’impresa poco appetibile dai mercati finanziari.

Se spostiamo l’indagine sul piano economico, il problema è più complesso perché bisognerebbe esaminare sia la natura degli utili, quindi le cause e le componenti che concorrono alla formazione del reddito di esercizio, per evitare che ci siano degli utili “fittizi” che derivano da stime soggettive più che da una concreta capacità della gestione di produrlo, sia il grado di attendibilità della dilatazione del capitale investito, per verificare che essa non sia frutto di rivalutazioni degli elementi attivi da far considerare l’autofinanziamento del tutto apparente .

Accantonamenti per fondi rischi e oneri, da considerarsi una fonte di autofinanziamento, perché le quantità accantonate possono essere temporaneamente utilizzate per sostenere la crescita fino a che non si verificano gli eventi che generano costi o perdite per i quali essi sono stati costituiti. Possono anche risultare una forma di finanziamento durevole, per la parte in cui, le risorse accantonate fossero maggiori di quelle utilizzate per copertura dei costi e delle perdite manifestatesi nell’esercizio.

Il carattere di temporaneità non investe tutti gli accantonamenti. Ci sono infatti accantonamenti, che fanno riferimento a fondi, che sono una costante per l’impresa e permangono in azienda in modo indefinito rappresentando una solida forma di finanziamento durevole per l’impresa.

Ammortamenti, rappresentano l’ultima componente di autofinanziamento come fenomeno finanziario, in virtù del ruolo che essi svolgono nell’ aumento delle dimensioni dell’impresa quando essa è espressa in termini di capacità produttiva.

L’ammortamento è un processo tecnico-contabile che consente di ripartire il costo di un bene, la cui utilizzazione è ripetuta in più esercizi, nel periodo di vita utile nell’azienda. La circostanza che tali beni forniscono utilità in più esercizi comporta la necessità di ripartire il costo tramite un processo di ammortamento. In ottica finanziaria l’ammortamento consente il recupero di capitale investito, permette all’azienda di procurarsi una certa liquidità per effetto dell’imputazione a conto economico di costi non monetari, contrapposti a ricavi monetari derivanti dalle vendite.

Ciò significa che le risorse dapprima impiegate, si rimettono in circolo, si liberano e con il reinvestimento continuativo delle disponibilità liberate dal processo di ammortamento l’impresa costituisce una forma di finanziamento interno con la quale può ampliare la potenzialità produttiva senza ricorrere ad altre fonti di finanziamento. L’effetto moltiplicativo degli ammortamenti è detto anche effetto Lohmann-Ruchti, che evidenzia la possibilità di potenziare la capacità produttiva dell’impresa grazie al reinvestimento delle disponibilità che lo stesso processo libera.

Autofinanziamento come fenomeno patrimoniale

È una configurazione di autofinanziamento che riguarda essenzialmente il capitale proprio, infatti è inteso come accrescimento del capitale per effetto di un processo di ritenzione di utili netti d’esercizio, quindi espresso e definito dalla differenza tra utili conseguiti e quelli distribuiti nel periodo di tempo considerato. Il processo di ritenzione degli utili nell’economia dell’impresa, sia esso totale o parziale è un fenomeno che va attentamente studiato in rapporto ad una duplice esigenza: da un lato quella di remunerare il capitale azionario in maniera stabile da far tenere alto il credito della società nel mercato finanziario; dall’altro quella di favorire lo sviluppo dell’impresa mediante un finanziamento interno formato dalle riserve di ritenzione di utili, con il pregio di far abbassare il costo medio della complessiva provvista di capitale per una espansione dell’impresa. La ritenzione degli utili può essere sollecitata da diversi motivi, come abbiamo visto può essere un atto necessario o volontario in base alla condizioni economiche e alle prospettive di risultato dell’azienda. Se noi considerassimo un’impresa che ha prodotto un reddito e da una analisi risulta che essa abbia una spiccata capacità di generare reddito nel medio/lungo periodo, il processo di ritenzione di utili che porterà ad un accrescimento di capitale netto, è del tutto libero e considerato come un atto volontario effettuato dai responsabili di amministrazione perché in questa situazione anche una totale distribuzione degli utili prodotti non pregiudicherebbe né l’integrità di capitale né la remunerazione futura dei mezzi propri. Se invece ci trovassimo ad analizzare una impresa che nel corso dell’esercizio ha conseguito un utile che è frutto di condizioni temporanee particolarmente favorevoli, e non frutto della sua capacità di generare reddito nel lungo periodo, la situazione è del tutto differente da quella precedentemente descritta. Le politiche di ritenzione degli utili diventano un atto necessario non più volontario e le risorse accantonate devono essere destinate a tutela dell’integrità del patrimonio che potrà essere successivamente minacciato e assorbito da perdite derivanti dalla gestione quando le condizioni favorevoli cesseranno di esistere. L’impresa grazie alla ritenzione degli utili, costituisce una forma di risparmio che gli permette, in una successione più o meno piccola di anni, sia un accrescimento del capitale che una graduale espansione delle proprie dimensioni. L’autofinanziamento se analizzato superficialmente, potrebbe risultare una fonte di finanziamento che giova solo positivamente all’economia dell’impresa; presenta chiaramente degli aspetti favorevoli per l’azienda in quanto è uno strumento che consente l’espansione senza avere alcun onere, ma nella realtà, come tutte le forme di finanziamento, è oggetto di lunghe analisi sia sulla idoneità a soddisfare il fabbisogno finanziario, sia sulla convenienza a servirsene. Nelle società per azioni, con capitale diviso tra molti soci, l’autofinanziamento può presentare anche degli aspetti negativi. La decisione circa la distribuzione degli utili e la loro ritenzione è presa principalmente in funzione dell’opportunità, della necessità, di assegnare una congrua remunerazione al capitale proprio. La rinuncia a distribuire una larga parte di utili netti, con la soppressione dei dividendi, avrebbe una opposizione in assemblea degli azionisti che difficilmente accetterebbero tale politica. Una

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pratica che potrebbe togliere o attenuare questi inconvenienti, potrebbe essere quella di emettere azioni a titolo di dividendo o la trasformazione, in azioni, di riserve di utili anteriormente accumulate, ma ciò attenuerebbe anche gli effetti dell’ autofinanziamento, allargando il capitale al quale dovranno poi essere assegnati i dividendi nel futuro. Se la rinuncia alla distribuzione venisse occultata in bilancio con utili troppo tenui, facendo apparire insufficiente la redditività della gestione, potrebbe danneggiare il credito della società sul mercato provocando dei problemi sia in sede di emissioni di nuove azioni che a livello di credito bancario. Una delle soluzioni più utilizzate, che è quella che più giova sia all’economia dell’azienda e al mantenimento del credito nel mercato finanziario, è quella di attuare politiche di autofinanziamento nelle fasi economiche favorevoli, costituendo delle riserve che possano conguagliare i dividendi nelle fasi sfavorevoli mantenendo una stabilità dei dividendi.

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