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UTILIZZO DELLA CITOMETRIA A FLUSSO NELLA DIAGNOSI DEI LINFOMI CUTANEI

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Academic year: 2021

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INDICE

1. Introduzione

2. Linfomi Cutanei: aspetti clinici e istologici •Definizione

•Classificazione

Linfomi cutanei a cellule B Linfomi cutanei a Cellule T

Micosi fungoide

Il CTCL non MF a cellule CD30+

Il CTCL non MF a cellule CD30-

3. Tecnica della citometria a flusso nella diagnosi delle lesioni cutanee linfoproliferative

Cenni storici

Principi CFM

4. Materiali e metodi • Casistica

• Raccolta dei campioni cutanei

• Biopsie cutanee tipo punch(<0,6 cm) • Biopsie cutanee incisionali (>0,6 cm)

• Processazione dei campioni cutanei

• Marcatura con gli anticorpi monoclonali

5.Risultati citofluorimetrici

• Analisi dei casi clinici: istologia e pannelli immunofenotipici • Statistica

6.Discussione

• Osservazione Casistica

(3)

TESI

1.

Introduzione

I linfomi cutanei (LC) sono malattie linfoproliferative che insorgono

primitivamente sulla cute. Pur essendo tumori a bassa incidenza, inferiore

1/100.000 Ab/anno, tra i linfomi extranodali sono al secondo posto dopo i

linfomi gastrici (1). I LC costituiscono ancora oggi un problema

diagnostico difficile. Fino a 10 anni fa venivano classificati come malattie

linfonodali con immancabili riflessi prognostico-terapeutici. Solo con le

prime classificazioni come la EORT (1) nel 1997 seguita poi dalla

WHO-EORT (2-5) si sono chiariti alcuni aspetti classificativi e terminologici.

Le nuove classificazioni tengono conto delle variabilità delle lesioni

cutanee, fornendo per ciascuna patologia pannelli immunologici e

caratteristiche biomolecolari. L’inquadramento clinico di queste lesioni si

basa su una diagnosi di tipo integrato, avvalendosi oltre l’esame

morfologico, di varie tecniche ancillari tra cui l’immunoistochimica, la

citometria a flusso, la citogenetica e la biologia molecolare. Lo scopo di

questa tesi è valutare l’utilità dell’analisi citofluorimetrica nella diagnosi

(4)

2.

Linfomi Cutanei: aspetti clinici e istologici

Definizione

I LC sono neoplasie caratterizzate dallo sviluppo clonale di una

popolazione di linfociti primitivamente nella cute (1). Il concetto di linfoma

organo-specifico, accettato per altri organi ed apparati va quindi esteso

anche alla cute. I linfociti B si trovano raramente in una cute normale,

mentre i linfociti T si trovano anche in condizioni fisiologiche (6).

Ritroviamo una proliferazione linfocitaria anche in numerosi processi

infiammatori, di solito polimorfa con aspetti clinici diversi. Tale

polimorfismo si riscontra anche in lesioni neoplastiche che mostrano di

solito una quota di elementi reattivi con una morfologia molto varia.

Quindi la definizione di linfoma primitivo della cute si basa pertanto sulla

correlazione tra caratteri clinico-evolutivi, istologici, immunologici e

molecolari. I LC sono caratterizzati da una proliferazione monoclonale di

cellule linfoidi a primitiva insorgenza cutanea che deve essere distinta sia

dalle lesioni secondarie a partenza extracutanea che dai cosiddetti

pseudolinfomi che sono disordini linfoproliferativi di natura

iperplastico-reattiva. La diagnosi differenziale tra queste lesioni può essere molto

difficile per la grande varietà di aspetti clinici e di quadri istologici a volte

(5)

Classificazione

Secondo la classificazione WHO/EORT (5) si distinguono innanzitutto due

grandi famiglie di LC: quelle a cellule con fenotipo B e quelle con elementi

a fenotipo T.

Linfomi cutanei a cellule B

La clinica tipica dei CBCL è costituita da placche, papule o noduli con

alone eritematoso e/o cianotico, spesso a superficie mammellonata,

raramente ulcerate. Fin dalle fasi iniziali le lesioni sono rappresentate da

noduli o placche modestamente infiltrate spesso accompagnate da lesioni

più piccole che possono evolvere fino a raggiungere tumefazioni di grandi

dimensioni, fino oltre 15 cm di diametro. La distribuzione è tronco,

testa/collo ed in misura minore gli arti (7). L’incidenza nei due sessi non

mostra differenze sostanziali, con età media intorno ai 60 anni. Le lesioni

benigne spesso presentano caratteri clinici completamente sovrapponibili.

Istologicamente i CBCL sono caratterizzati da un ampio spettro di aspetti

istologici legati al tempo di insorgenza, alle dimensioni, e alla velocità di

crescita delle lesioni. In molti casi accanto alla componente neoplastica la

lesione presenta ampia commistione di cellule linfoidi reattive. Il

comportamento biologico spesso non aggressivo e la risposta alla terapia

(6)

frustrante. La classificazione ora accettata (2) distingue 3 grandi gruppi di

CBCL:

Linfomi della zona marginale caratterizzati da cellule di

dimensioni medie e piccole con piccolo nucleolo e citoplasma

relativamente ampio;

Linfomi centro follicolari caratterizzati dalla presenza di

centrociti e centroblasti, con modelli di crescita di tipo

follicolare e/o diffuso:

Linfomi B diffusi a grandi cellule con la variante “leg type”,

caratterizzati dalla presenza di cellule grandi tipo centroblasti

o immunoblasti.

Sono presenti inoltre varianti rare come una forma cutanea di

T-Cell B cell rich una forma intravascolare e una forma

blastica a cellule NK.

I linfomi B a grandi cellule si distinguono perché colpiscono di solito

soggetti più anziani e si presentano spesso come noduli rossastri o bluastri,

in rapida crescita, multipli, frequentemente ulcerati, che pongono una

diagnosi differenziale con una malattia metastatica. Le altre varianti

presentano sovente aspetto sovrapponibile fra loro (8) e con le lesioni

(7)

Linfomi cutanei a Cellule T

Il termine Linfoma Cutaneo a cellule T (CTCL) è stato introdotto da

Edelson nel 1974 (9) per indicare un gruppo di malattie linfoproliferative

caratterizzate da interessamento cutaneo costituito da cellule a morfologia

cerebriforme, a fenotipo CD4+, con un grado di epidermotropismo delle

cellule neoplastiche correlato al loro livello di maturità. Queste lesioni , in

fase iniziale, sono localizzate mentre in una fase finale mostrano un

aspetto disseminato, con sviluppo di cloni cellulari a rapida crescita e

comportamento aggressivo, correlata ad una prognosi infausta. La storia

naturale e la prognosi dei CTCL risultano considerevolmente variabili in

relazione alle caratteristiche clinico-patologiche, immunofenotipiche e

genotipiche che caratterizzano la malattia all’esordio. Su questa base è stata

proposta la classificazione (2) dei CTCL in 3 principali sottogruppi:

la Micosi Fungoide

CTCL non Micosi Fungoide a cellule CD30+

CTCL non Micosi Fungoide a cellule CD30-

Micosi Fungoide

La Micosi Fungoide (MF) è un linfoma primitivo della cute, caratterizzato

dalla proliferazione di T linfociti di piccola e media taglia con nucleo

cerebri forme (10-14). L’indagine genetica mostra nella maggior parte dei

(8)

malattia è caratterizzata da un decorso prolungato nel tempo, anche

decenni, con lenta progressione dalla fase di chiazza -placca a quella di

tumore. Lo stadio di chiazza è caratterizzato dalla comparsa di macchie

eritematose, finemente desquamate, a margini netti, di dimensioni variabili,

talora atrofiche o pecilodermiche (rilievi papulosi nel contesto di una

chiazza atrofica), localizzate al tronco, alla regione glutea, alla radice degli

arti, alla faccia volare degli avambracci. Le chiazze, a volte, assumono una

colorazione giallastra di aspetto xanthomatoso. Nelle fasi iniziali possono

mostrare pattern digitato. In questa fase, che può durare molti anni o

decenni, l’aspetto istologico può risultare scarsamente specifico tanto da

affermare che la diagnosi di MF in fase iniziale è virtualmente impossibile

sulla base del solo dato istologico. La diagnosi istologica si basa sulla

presenza di linfociti con nucleo irregolare, talora circondato da alone

chiaro, isolati o in piccoli aggregati, disposti nel derma superficiale che

presenta variabile edema e fibrosi e con degenerazione vacuolare alla

giunzione dermo-epidermica. Lo stadio in placca è caratterizzato dalla

presenza di placche infiltrate, desquamate, di colore rossastro, localizzate al

tronco, natiche e cosce. E’ possibile assistere ad una evoluzione

eritrodermica della malattia con formazione di eritema e desquamazione

che coinvolge quasi totalmente alla superficie cutanea. Spesso si ha

interessamento del volto, ipercheratosi palmo-plantare e frequente

(9)

osserva un tipico infiltrato a banda di cellule cerebriformi (CD3+, CD4+,

CD8-) nel derma superficiale, con spiccato epidermotropismo e

formazione, seppur raramente, dei tipici microascessi di Pautrier. Lo stadio

nodulo-tumorale rappresenta la fase finale della storia naturale della MF ed

è caratterizzato dalla comparsa, di noduli, spesso multipli e frequentemente

ulcerati; istologicamente sono costituiti da un denso infiltrato dermico, a

tutto spessore, di grandi cellule cerebriformi o blastiche, senza evidenza di

epidermotropismo. In questa fase possono essere interessate aree inusuali

quali le mucose orali e genitali (15-20). Questo stadio è sempre associato

ad una prognosi infausta. La MF si presenta anche in diverse varianti con

un incidenza più o meno variegata da rara a rarissima come:

MF pediatrica

MF follicolare

MF associata a mucinosi follicolare

MF granulomatosa

Reticulosi pagetoide localizzata,

Sindrome di Sézary

Classicamente considerata la variante leucemica della MF, la Sindrome di

Sézary (SS) è contraddistinta clinicamente dalla triade eritrodermia,

linfoadenopatia generalizzata e presenza di caratteristici linfociti T atipici

(10)

circolante e nei linfonodi, con prognosi complessivamente sfavorevole

(20-23).

CTCL non Micosi Fungoide a cellule CD30+

Il CTCL non MF a cellule CD30+ costituisce un ampio spettro di malattie

linfoproliferative cutanee caratterizzate dal reperto nella biopsia di grandi

cellule atipiche CD30+ in numero e distribuzione variabile e clinicamente

da possibile e frequente regressione spontanea delle lesioni e decorso

cronico.

Caratteristiche cliniche sono:

esordio clinico con placche e/o noduli, con distribuzione

loco-regionale;

possibile storia clinica di regressione spontanea delle lesioni;

ottima e rapida risposta alla radioterapia;

prognosi favorevole (90% di sopravvivenza ai 5 anni)

nonostante le recidive frequenti;

istologia con infiltrato dermico o dermo-ipodermico diffuso

composto in prevalenza di grandi

cellule anaplastiche o pleomorfe, immunoblastiche esprimenti

l’antigene CD30+.

L’estremo dello spettro è rappresentato dalla papulosi linfomatoide (PL),

(11)

eziologia rimane sconosciuta. Nel 10-20% dei casi la PL precede, è

concomitante o segue altri tipi di linfoma, il che raccomanda il follow-up di

questi pazienti (5). Sono usualmente colpiti giovani adulti anche se sono

stati riportati casi in età pediatrica o nell’anziano. Clinicamente è

caratterizzata dall’eruzione cronico-subentrante di lesioni papulo-nodulari,

di colore bruno-rossastro, ad evoluzione ulcero-necrotica e regressione

spontanea senza esiti in qualche settimana, con localizzazione al tronco e

alle estremità prossimali. Il quadro istologico è caratterizzato più spesso da

un infiltrato dermico superficiale e medio con tipica disposizione a V, con

grandi cellule atipiche CD30+ sparse nel contesto di un abbondante

infiltrato infiammatorio linfo-istiocitario e granulocitario. La prognosi è

ottima con sopravvivenza a 5 anni del 100%. Il linfoma anaplastico a

grandi cellule è un linfoma cutaneo a cellule T CD30+, caratterizzato da

una buona prognosi e risposta alla terapia. Sono colpiti adulti di entrambi i

sessi anche se sono stati osservati casi in età pediatrica. Clinicamente si

presenta come lesioni, spesso ulcerate, bruno-rossastre localizzate al tronco

ed arti, singole o multiple. La completa regressione è stata osservata in

qualche caso anche se è più frequente una risoluzione parziale. E’ possibile

la presenza di noduli satelliti attorno al tumore primitivo, quadro che

simula la papulosi linfomatoide. Raramente sono state trovate cellule

(12)

CTCL non Micosi Fungoide a cellule CD30-

Il CTCL non MF a cellule CD30- è caratterizzato (24) da presentazione

clinica con noduli e/o placche più spesso multipli e da un quadro istologico

con infiltrato dermico diffuso a grandi cellule pleomorfe, con prognosi

infausta. E’ stato recentemente descritto un gruppo di CTCL non MF

CD30- caratterizzato da decorso meno aggressivo e caratterizzato

istologicamente da cellule pleomorfe di piccola-media taglia. E’

attualmente oggetto di valutazione la possibile importanza biologica e

clinico-prognostica di altri markers, come l’espressione dell’antigene CD8

(13)

3.

Tecnica della citometria a flusso nella diagnosi delle

lesioni cutanee linfoproliferative

La diagnosi dei disordini linfoproliferativi cutanei rappresenta una delle

aree della dermatopatologia più complessa e soggetta a cambiamenti.

L’introduzione di tecniche di immunoistochimica e di biologia molecolare

ha reso più agevole la distinzione tra un processo linfoide reattivo e

neoplastico, nonostante in alcuni casi sia difficile formulare una diagnosi di

certezza. In particolare, vedremo l’applicazione della citometria a flusso

(CFM) nella diagnosi dei disordini linfoproliferativi. La CFM, una tecnica

di analisi cellulare in uso nei laboratori di onco-ematologia e patologia

clinica, rappresenta un’applicazione relativamente recente nella diagnosi

dei linfomi cutanei (28-31). Essa costituisce uno strumento indispensabile

nel definire con estrema accuratezza l’immunofenotipo delle lesioni

linfoproliferative (32-38). La tecnica ha potuto contribuire al

raggiungimento di una diagnosi corretta, indispensabile per l’impostazione

di una terapia adeguata.

Cenni storici

La CFM permette di ottenere informazioni quantitative riguardo a

composizione, struttura e funzione delle cellule. Introdotta nel 1970 la

CFM ha ricevuto ampi consensi in campo onco-ematologico dove la sua

applicazione è considerata necessaria e irrinunciabile nella formulazione di

(14)

offre il vantaggio dell’efficienza coniugato ad un alto grado di sensibilità

(39-42). La metodica è rapida, misura alcune decine di migliaia di cellule

in pochi secondi. Inoltre, l’approccio statistico delle misure risulta

estremamente affidabile per la ricostruzione dell’intera popolazione

cellulare. Ulteriore peculiarità della CFM è quella di fornire una misura

simultanea di più parametri che possono, anche a posteriori, essere

elaborate in mutua relazione. In definitiva la CFM facilita:

la distinzione tra condizione benigna e neoplastica;

la diagnosi e la caratterizzazione di linfomi e leucemie;

la determinazione della malattia minima residua nei pazienti con

leucemie acute o disordini linfoproliferativi cronici. In alcuni casi

fornisce anche informazioni prognostiche.

Principi della CFM

La CFM include alcuni principi di base riassunti nel seguente schema

(Fig.1). La parte centrale del CFM è rappresentata dalla “ cella di flusso” o

flow chamber , uno speciale capillare realizzato solitamente con quarzo

sintetico dove un apparato idropneumatico dedicato consente di ottenere un

effetto caratteristico conosciuto come “focalizzazione idrodinamica”. Le

cellule in sospensione vengono forzate a fluire al centro del capillare

stesso, idealmente contenute in una “cella di flusso ” in moto laminare di

(15)

flusso esse intersecano uno o più fasci di luce a laser generando una serie di

segnali di luce diffusa e/o di fluorescenza che vengono raccolti da una serie

di sensori (fotomoltiplicatori) dislocati lungo il percorso ottico del laser. La

sorgente di luce consiste in un fascio laser in grado di fornire un’adeguata

eccitazione delle molecole di fluorocromo legate alle cellule da analizzare.

Le sorgenti di luce universalmente impiegate sono il laser con emissione a

488 nm. La colorazione delle cellule rappresenta un passaggio importante

nell’analisi citofluorimetrica. Va comunque sottolineato che lo strumento è

in grado di ottenere misure anche su particelle o cellule non colorate. Infatti

in tutti i citometri sono presenti due sensori che misurano la luce diffusa

dalla particella a diversi angoli rispetto alla luce laser incidente: il sensore

per il forward scatter (FSC) e il sensore per il side scatter (SSC). (Il FSC è

un fotodiodo posto lungo il percorso del raggio laser che raccoglie

principalmente l’intensità dei raggi difratti, che sono stati deflessi dai bordi

dell’oggetto senza attraversarlo. Questo sensore quindi misura la

dimensione della cellula (Fig.3). Un fotomoltiplicatore posto

ortogonalmente rispetto al precedente raccoglie principalmente l’intensità

dei raggi difratti (e riflessi) che hanno attraversato l’interno dell’oggetto ed

quindi proporzionale alla complessità interna della cellula ovvero alla sua

granulosità (SSC) (Fig. 4) La luce che incide su una cellula oltre che ad

essere diffusa può anche essere assorbita; in questo caso l’energia assorbita

(16)

nuova emissione luminosa (fluorescenza). Le cellule vengono rese

“fluorescenti” attraverso la marcatura con anticorpi monoclonali legati a

fluorocromi. Al momento dell’interazione tra cellule e luce di eccitazione si

producono i diversi segnali che devono essere rilevati e fornire così le

misure di interesse. In un citometro tipo con sorgente di eccitazione laser si

possono ottenere simultaneamente quattro o cinque segnali, due di luce

diffusa (FSC e SSC) e due o più fluorescenze. I rilevatori di fluorescenza

sono quasi universalmente ottenuti con l’impiego di fotomoltiplicatori che

hanno la funzione di registrazione dei segnali (Fig.5). I segnali passano

successivamente ad un dispositivo di conversione analogico-digitale e i

risultati delle misure vengono presentati come istogrammi di distribuzione

bidimensionali (citogrammi) in cui la densità dei punti è proporzionale al

numero degli eventi che hanno per coordinate i valori delle grandezze

misurate. Analisi successiva con la realizzazione del gating consente di

definire, in un citogramma, una regione di interesse (gate) per selezionare

popolazioni di cellule biologicamente rilevanti senza ricorrere ai metodi di

separazione fisica. La regione viene tracciata utilizzando i parametri di FSC

e SSC che consentono una buona discriminazione tra linfociti, monociti,

(17)

Figura 1: Diagramma di flusso

Figura 2-3-4-5: Illustrazioni delle fasi della camera di

fotomoltiplicatori per determinare dimensioni e caratteristiche delle cellule. Diagramma di flusso delle funzioni di base della citofluorimetr

Illustrazioni delle fasi della camera di rilevamento e disposizione dei fotomoltiplicatori per determinare dimensioni e caratteristiche delle cellule.

PMT

Dichroic Filters

Bandpass Filters Example Channel Layout for Laser-based Flow Cytometry

1 Flow cell

funzioni di base della citofluorimetria.

rilevamento e disposizione dei fotomoltiplicatori per determinare dimensioni e caratteristiche delle cellule.

PMT PMT PMT

Bandpass Filters Example Channel Layout for

based Flow Cytometry

Laser

2 3 4

(18)

4.

Materiali e Metodi

Casistica

La nostra casistica consta di 53 biopsie cutanee con sospetta diagnosi di

linfoma cutaneo pervenuti al laboratorio di Citometria a Flusso

dell’Anatomia Patologica del S.Chiara di Trento nel periodo compreso tra

il giugno 2015 e il luglio 2016. Ogni paziente è stato sottoposto a due

prelievi bioptici. Il primo prelievo pervenuto a fresco dalla Dermatologia

del S. Chiara, è stato utilizzato per eseguire l’esame citofluorimetrico. Il

secondo campione pervenuto in formalina, è stato processato con le

metodiche di routine.

Raccolta dei campioni cutanei

I campioni sottoposti ad analisi citofluorimetrica per la tipizzazione

linfocitaria, sono biopsie cutanee tipo punch o incisionali. Il campione

pervenuto in soluzione fisiologica o in tampone salino (PBS pH 7.2 – 7.4),

deve essere rapidamente lavorato cercando di evitare sbalzi termici; inoltre

il tempo massimo di conservazione a temperatura ambiente non deve

superare le 4 ore. Le modalità di trattamento del campione sono distinte in

(19)

Biopsie cutanee tipo punch

Le biopsie inferiori ai 0.6 cm vengono

piccoli (Fig. 6), poi poste in una soluzione composta da collagenasi IV

all’1% in RPMI + CaCl

protocolli riportati in letteratura (

disaggregazione meccanica.

passaggi tecnici effettuati sui campioni di linfonodo.

Biopsie cutanee incisionali

Le biopsie superiori ai 0.6 cm

meccanica mediante una procedura manuale.

capsula Petri e bagnato con pochi mL di PBS viene disaggregato

manualmente e avvalendosi di un bisturi monouso, viene effett

procedura di scraping cellulare del tessuto. Successivament

cellulare (Fig.7) vien

µm.

Figura 6 e 7: Disgregazione dei diversi Punch cutanei con tecnica di sminuzzamento e di

iopsie cutanee tipo punch(<0,6 cm)

inferiori ai 0.6 cm vengono prima sminuzzate in

poi poste in una soluzione composta da collagenasi IV

all’1% in RPMI + CaCl2 0,1% per 2-4 ore a 37 °C (Fig.34) seguendo

protocolli riportati in letteratura (44). Successivamente viene effettuata una

disaggregazione meccanica. Le procedure successive riproducono i

passaggi tecnici effettuati sui campioni di linfonodo.

Biopsie cutanee incisionali (>0,6 cm)

superiori ai 0.6 cm (Fig.6) sono sottoposte a disaggregazione

meccanica mediante una procedura manuale. Il campione posto in una

capsula Petri e bagnato con pochi mL di PBS viene disaggregato

manualmente e avvalendosi di un bisturi monouso, viene effett

procedura di scraping cellulare del tessuto. Successivament

viene filtrata utilizzando filtri monouso con pori da 100

Disgregazione dei diversi Punch cutanei con tecnica di sminuzzamento e di

prima sminuzzate in frammenti più

poi poste in una soluzione composta da collagenasi IV

Fig.34) seguendo i

Successivamente viene effettuata una

Le procedure successive riproducono i

a disaggregazione

Il campione posto in una

capsula Petri e bagnato con pochi mL di PBS viene disaggregato

manualmente e avvalendosi di un bisturi monouso, viene effettuata la

procedura di scraping cellulare del tessuto. Successivamente la sospensione

so con pori da 100

(20)

Processazione delle biopsie cutanee

Ottenuta la sospensione di cellule (Fig.8), si eseguono le seguenti

procedure di pre-analisi che consistono in:

Separazione su gradiente Test di vitalità cellulare Concentrazione cellulare

La prima consiste in una separazione su gradiente di densità, utilizzata allo

scopo di eliminare dal campione in esame i linfociti danneggiati e le

emazie che potrebbero assorbire passivamente gli anticorpi monoclonali e

inficiare l’analisi citofluorimetrica. Si utilizza un composto di sodio

metrizoato e un polisaccaride (Lymphoprep) sul quale è poi stratificato la

sospensione cellulare (Fig.9). Dopo centrifugazione, le cellule

mononucleate formano una banda distinta all’interfaccia tra il campione e il

medium, mentre i linfociti morti, eritrociti e granulociti maturi rimangono

sul fondo della provetta. Le cellule sono aspirate da questa interfaccia

usando una pipetta Pasteur di vetro, senza rimuovere lo strato superiore. La

sospensione di cellule prelevate all’interfaccia viene sottoposta al test di

vitalità cellulare, procedura che consiste nella colorazione delle cellule con

Trypan Blue. Lo scopo è verificare sia la morfologia, sia la vitalità

cellulare. Le cellule con membrana danneggiata sono permeabili al

colorante, mentre le cellule vive sono impermeabili. In una provetta di

(21)

cellulare da analizzare. La conta delle cellule viene poi effettuata

utilizzando vetrini contacellule

quali si inserisce una quantità pari a 30

vetrino. Osservando al microscopio si possono distinguere le cellule vitali

trasparenti e le cellule

se ha una vitalità cellulare superiore al

vitalità tende ad essere più bassa nei tumori aggressivi, composti di cellule

grandi, rispetto a tumori di basso grado, composti da cellule di piccole

dimensioni. Le cellule neoplastiche grandi sono più fragili e quindi più

suscettibili ad essere danneggiate e perse nelle fasi di lavaggio e di

centrifugazione, durante la processazione del materiale.

prima di procedere alla marcatura, è la concentr

sospensione cellulare deve avere

elementi cellulari / mL, questo determinerà anche il numero di marcature

da fare successivamente.

Figura 8 e 9: Filtrazione e raccolta della sospensione cellulare s

cellulare da analizzare. La conta delle cellule viene poi effettuata

utilizzando vetrini contacellule appositi (Fast – Read 102, Vizaplastik), nei

quali si inserisce una quantità pari a 30 µl lasciandola

. Osservando al microscopio si possono distinguere le cellule vitali

le cellule morte colorate in blu, un campione ri

se ha una vitalità cellulare superiore al 75%. Come regola la cellularità e la

vitalità tende ad essere più bassa nei tumori aggressivi, composti di cellule

grandi, rispetto a tumori di basso grado, composti da cellule di piccole

ni. Le cellule neoplastiche grandi sono più fragili e quindi più

suscettibili ad essere danneggiate e perse nelle fasi di lavaggio e di

centrifugazione, durante la processazione del materiale.

prima di procedere alla marcatura, è la concentrazione cellulare. La

sospensione cellulare deve avere una concentrazione, tra il

elementi cellulari / mL, questo determinerà anche il numero di marcature

da fare successivamente.

raccolta della sospensione cellulare su gradiente di Ficoll.

cellulare da analizzare. La conta delle cellule viene poi effettuata

Read 102, Vizaplastik), nei

l lasciandola diffondere sul

. Osservando al microscopio si possono distinguere le cellule vitali

risulta accettabile

75%. Come regola la cellularità e la

vitalità tende ad essere più bassa nei tumori aggressivi, composti di cellule

grandi, rispetto a tumori di basso grado, composti da cellule di piccole

ni. Le cellule neoplastiche grandi sono più fragili e quindi più

suscettibili ad essere danneggiate e perse nelle fasi di lavaggio e di

centrifugazione, durante la processazione del materiale. La fase ultima

azione cellulare. La

tra il 5–10 x 106

elementi cellulari / mL, questo determinerà anche il numero di marcature

(22)

Marcatura con gli anticorpi monoclonali

La sospensione di cellule viene marcata con anticorpi monoclonali,

utilizzando una tecnica di immunofluorescenza diretta. Il campione viene

distribuito in più tubi, circa 100 µl di sospensione cellulare.

Successivamente il campione è incubato al buio con 10 µl di anticorpo

monoclonale per circa 15 minuti a temperatura ambiente. In ciascuna

sessione di lavoro viene inclusa una provetta con il controllo isotipico che

funge da controllo negativo. Per il nostro studio abbiamo utilizzato diversi

anticorpi monoclonali, di varie aziende, Becton Dickinson, Dako, Partec,

ciascun anticorpo è coniugato con un fluorocromo come: isotiocianato di

fluoresceina (FITC), ficoeritrina (PE), proteina clorofilla piridina cianina 5

(PerCP-Cy5.5), ficoeritrina cianina 7 (PC7), alloficocianina (APC). Il

pannello di base comprende marcature con i seguenti anticorpi

monoclonali(Tab.1):CD3FITC/CD19PE/CD45PerCP-

Cy5.5/CD5PC7/CD20APC;CD4FITC/CD8PE/CD3PerCP-Cy5.5/CD45APC;κFITC/λPE/CD19PerCPCy5.5/CD20APC;CD4FITC/CD

26PE/CD3PerCPCy5.5;CD5FITC/CD10PE/CD19PerCP-Cy5.5/CD20APC;

CD3FITC/CD16+56PE; FMC7FITC/CD23PE/CD3PC7/CD20APC;CD19

ITC/CD200/CD5PC7/CD3APC. Successivamente all’incubazione ciascun

tubo è sottoposto ad un lavaggio con 2 ml di PBS, seguita da una

centrifugazione e una risospensione dei pellets con 1 ml di PBS. Il

(23)

(CyFLOW, PARTEC

eventi. Dopo lo step iniziale,

di approfondimento

(Fig.10) si rendono fondamentali per individuare le diverse entità

nosologiche della malattia, ad esempio ne

delezione totale del CD7 orienta verso una diagnosi di Micosi

Nel caso dei linfomi B, il pannello di approfondimento ha consentito di

effettuare una diagnosi precisa, ad esempio

cellule CD19+ orienta la diagnosi verso due entità nosologiche

linfocitico B e il linfoma mantellare; solo applicando approfondimenti

immunologici come l’uso FMC7 e il CD23 si riesce ad avere una diagnosi

precisa (45-53).

Figura 10: Algoritmo interpretativo dei Pannelli Anticorpali di diverse patologie.

PARTEC). Per ciascun tubo sono stati acquisiti almeno 5

Dopo lo step iniziale, in alcuni casi sono stati eseguiti dei pannelli

o (Tab.2 e Tab.3). I pannelli di approfondimento

si rendono fondamentali per individuare le diverse entità

nosologiche della malattia, ad esempio nell’ambito dei linfomi T,

delezione totale del CD7 orienta verso una diagnosi di Micosi

dei linfomi B, il pannello di approfondimento ha consentito di

effettuare una diagnosi precisa, ad esempio, l’espressione del CD5 sulle

orienta la diagnosi verso due entità nosologiche

B e il linfoma mantellare; solo applicando approfondimenti

immunologici come l’uso FMC7 e il CD23 si riesce ad avere una diagnosi

10: Algoritmo interpretativo dei Pannelli Anticorpali di diverse patologie.

sono stati acquisiti almeno 50.000

alcuni casi sono stati eseguiti dei pannelli

I pannelli di approfondimento

si rendono fondamentali per individuare le diverse entità

ll’ambito dei linfomi T, ove la

delezione totale del CD7 orienta verso una diagnosi di Micosi Fungoide.

dei linfomi B, il pannello di approfondimento ha consentito di

l’espressione del CD5 sulle

orienta la diagnosi verso due entità nosologiche:il linfoma

B e il linfoma mantellare; solo applicando approfondimenti

immunologici come l’uso FMC7 e il CD23 si riesce ad avere una diagnosi

(24)

Tabella 1: Pannello di screening dei Linfomi Cutanei

CD Utilità Clinica

CD45 FITC / CD14 PE Valutazione e scelta della finestra analitica

CD3 FITC / CD4 PE Quota linfocitaria T totale e T CD4+

CD3 FITC / CD8 PE Quota linfocitaria T totali e TCD8+

CD3 FITC / CD19 PE Quota linfocitaria T totali e B totali

CD3 FITC / CD16+56 PE Quota linfocitaria T totali e NK

CD20 FITC / CD5 PE

Quota linfocitaria B CD20+, T CD5+ e co-espressione

T su B (CD5+ / CD20+ in CLL,MCL)

CD7 FITC / CD2 PE

Linfociti T totali e NK

Anomalie di espressione della popolazione T

K FITC / L PE Restrizione clonale catene leggere

K FITC / CD19 PE Restrizione clonale catene leggere

(25)

Tabella 2: Pannello di approfondimento per la linea dei linfociti B

CD Utilità Clinica

CD5 / CD19 Espressione di CD5 sulle cellule B: CLL,MCL.

CD43 / CD23

LLC: CD43+ CD23+ MCL: CD43+ CD23-

FMC7 / CD10

FMC7: cellule B ; distingue linfomi CD5+ ( CLL -; MCL: spesso +; HCL +)

CD10 : cellule centro follicolari (FL,DLBCL,BL)

CD103 / CD22

CD103: positivo HCL e alcuni MZL

CD22: linea B ( l’intensità spesso differisce nei sottotipi di linfoma B: CLL/SLL dim )

CD138 / CD38 Plasmacellule: CD138+ CD38+ CD25 / CD19 HCL, CLL: CD25+ CD11c / CD19 HCL:CD11c+ SIgM / D / G / A o ICIgM / G / A

Valutazione della maturazione / differenziazione

Ki67 / CD20 Attività proliferativa linfoma B

Bcl2 / CD10/ CD20

Distingue neoplasie CD10+: FL+,BL- Variabile positività in DLBCL

(26)

Tabella 3: Pannello di approfondimento delle linee cellulari T/NK

CD Utilità Clinica

CD2 Linea T , NK

CD3 di superficie Linea T . Delezione o diminuzione di espressione

CD4 Classificazione delle neoplasie T mature

CD5 Linea T. Delezione o diminuzione di espressione

CD7 Linea T. Delezione o diminuzione di espressione

CD8 Classificazione delle neoplasie T mature

CD45 Neoplasie linfoidi mature

CD56 Indicatore di differenziazione NK

CD3 citoplasmatico Linea T; linfobalsti

CD10 Positivo in alcune neoplasie T mature ( AITCL )

CD16 Indicatore di differenziazione NK

CD26 Micosi fungoide/Sindrome di Sézary spesso CD26-

CD30

Marcatamente positivo in ALCL. Variabile positività in altre neoplasie T e NK mature.

Positivo in H.L.

CD57 Indicatore di differenziazione NK

TCR αβ TCR γδ

Classificazione delle neoplasie T mature

Può aiutare nell’identificazione di popolazioni ristrette

(27)

3.

Risultati citofluorimetrici

L’analisi citofluorimetrica ha confermato e in alcuni casi ha reso possibile

la diagnosi istologica. Dei 53 casi esaminati, 34 sono stati classificati come

casi reattivi, con un normale rapporto CD4/CD8 (il cui intervallo è

compreso 2.2-6.1). I restanti 19 casi sono stati classificati come linfomi

cutanei, di questi 5 a fenotipo B (Tab.4) e 14 a fenotipo T (Tab.5). Nella

tabella 4 sono illustrate le anomalie immunofenotipiche che abbiamo

riscontrato. Attraverso l’utilizzo di parametri fisici (FSC/SSC) con un

parametro immunologico, come il CD19, siamo riusciti a discriminare le

popolazioni di piccole dimensioni (reattive) dalla popolazione

medio-grandi (neoplastiche), ciò ha reso possibile la diagnosi di due linfomi

follicolari, due linfomi a grandi cellule e la localizzazione cutanea di una

leucemia linfatica cronica. La tabella 5 illustra le anomalie

immunofenotipiche dei linfomi T; anche nell’ambito dei questi linfomi T i

parametri fisici (FSC/SSC) sono stati utilizzati per discriminare la

popolazione neoplastica da quella reattiva di accompagnamento. Tale

popolazione aberrante mostra una dimensione che varia da cellule piccole a

cellule medie per la maggior parte dei campioni. Abbiamo osservato,

costantemente,che nei linfomi T la presenza di una popolazione T reattiva

ci ha aiutato nella comparazione dell’espressione antigenica normale con

un’espressione aberrante. Su 14 casi a cui è stata fatta diagnosi di linfoma

(28)

sui parametri fisici (FSC/SSC) ed è emerso quanto segue segue: in 6 casi

l’espressione del CD3 è risultata diminuita (CD3 dim), in 5 casi

l’espressione del CD3 è risultata aumentata (CD3 bright), in 2 casi con il

CD3 era deleto e un unico caso in cui l’espressione di CD3 è normale. Nei

casi con CD3 dim abbiamo osservato due diverse popolazioni: una di

piccole cellule con espressione normale del CD3 e l’altra con cellule più

grandi ad espressione CD3dim. Di questi 6 casi 3 mostrano positività per

CD4+ e gli altri 3 positività per CD8+ . Nei casi CD3 bright abbiamo visto

due diverse popolazioni: 4 casi /CD8+ mentre solo un caso era

CD4-/CD8-. Nei due casi CD3-, il CD4 è risultato positivo, così come nel caso

CD3+ è risultato CD4+. Abbiamo poi osservato che la popolazione

neoplastica presenta un fenotipo T helper (CD4+) in 6 casi, un fenotipo

citotossico (CD8+) in 7 casi, mentre solo un caso risulta CD4-/CD8-.

L’analisi del CD26 e del TCR è stata effettuata solo in alcuni casi, a causa

della scarsa quota linfocitaria. Il CD7, ad esempio è risultato negativo in

(29)

Tabella 4: Anomalie immunofenotipiche Linfomi B FCS/SSC Cellule atipiche CD45 CD19 CD20 CD5 CD10 K L CD23 CD200 FMC7 Grandi 80 + + + - + + - - - + Medio-grandi 50 + +dim + - + - + - - + Piccole 60 + +dim + + - - + + + - Medio-grandi 60 + + + - - +(più) + - - + Medio-grandi 70 + +dim + - + - + - - +

+ :intensità normale dell’espressione dell’antigene

+ dim :diminuzione dell’intensità dell’espressione dell’antigene

+bright: alta intensità dell’espressione dell’antigene

(30)

Tabella 5: Anomalie immunofenotipiche Linfomi T FCS/SSC Cellule Atipiche CD45 CD2 CD3 CD4 CD8 CD5 CD7 CD16-56 Piccole 83 + + + + - - - - Piccole 40 + + +dim - + + - - Medie 30 + + +bright - - - - - Medie 40 + + +bright - + - Nd - Medie 62 + + - + - + - - Piccole 35 + + - + - + - - Medie 47 + + +dim + - nd Nd - Piccole 45 + + +bright - + - Nd - Medie 21 + + +dim - + nd Nd - Medie 42 + + +dim + - + - - Medie 30 + + +dim + - nd - - Medie 18 + + +bright - + + - - Medie 4 + + +bright - + - - - Medie 5 + + +dim - + + - -

+ :intensità normale dell’espressione dell’antigene

+ dim :diminuzione dell’intensità dell’espressione dell’antigene

+bright: alta intensità dell’espressione dell’antigene

(31)

Analisi

dei

casi

clinici:

istologia

e

pannelli

immunofenotipici

Per chiarire alcuni aspetti circa la complessità della diagnosi, illustriamo

alcuni casi clinici. In questi casi la semplice diagnosi istologia con il

supporto delle colorazioni immunoistochimiche orientano per una

determinata diagnosi mentre l’utilizzo dell’indagine citofluorimetrica

facilita la risoluzione de quesito diagnostico.

Micosi fuingoide

Il primo caso esaminato è stato diagnosticato come Micosi Fungoide;

caratterizzato da chiazze eritematose desquamanti a limiti netti,

irregolari con diversa tonalità e aspetto a carta geografica nella zona

del tronco (Fig. 11a). L’esame istologico (Fig.11b) individua un’

iperplasia psoriasiforme con infiltrato linfo-istiocitario superficiale.

L’esame immunoistochimico conferma l’espressione dei linfociti T

helper CD4+ (Fig.11c). I pannelli citofluorimetrici mostrano le

anomalie immunofenotipiche a carico dei linfociti T. I linfociti in

esame mostrano espansione della popolazione CD4+ (Fig.11d freccia

rossa; Fig. 11e), si osserva, inoltre, assenza di CD5 (Fig.11f) e di

CD7 (Fig.11g freccia rossa). Il rapporto T4/T8 è marcatamente

(32)

Nel secondo caso osservato è stata posta la diagnosi di Micosi

Fungoide, caratterizzata da papule eritematose cupoliformi

lievemente desquamanti raggruppate in chiazze (Fig.12a).

Istologicamente si osserva un’ epidermide con aspetto lichenoide con

acantosi epiteliale e infiltrato a banda. (Fig.12b). La quasi totalità

degli elementi dell'infiltrato esprime il CD4.(Fig.12c). I pannelli

citofluorimetrici evidenziano anomalie immunofenotipiche a carico

dei linfociti T. La popolazione in esame, costituita da elementi di

medio-piccole dimensioni ,è data da elementi T reattivi commisti ad

elementi neoplastici (Fig. 12d-e). I linfociti neoplastici mostrano

assenza di espressione a carico di CD3, ositività per CD4 (Fig. 12f-g

freccia rossa) ed assenza di CD8. Le cellule T reattive mostrano

(33)

Figura 11 Micosi Fungoide dei pannelli citofluorimetrici

11 Micosi Fungoide. Fig:11a -11c clinica ed immagine istologiche; dei pannelli citofluorimetrici

(34)

Figura 12 Micosi Fungoide corrispondenti; Fig:12d cellule neoplastiche

Micosi Fungoide. Fig:12a -12c cute con papule ed i d-12g analisi dei pannelli citofluorimetrici con positività

cute con papule ed immagine istologiche con positività per CD4 delle

(35)

Linfoma T

Il terzo caso esaminato è un linfoma T. Le immagini mostrano un

nodulo sottocutaneo che affiora in superficie con modesto eritema, a

bordi sfumati (Fig. 13a). Il nodulo dermo-ipodermico è costituito da

elementi linfoidi neoplastici. (Fig.13b) La quasi totalità degli

elementi linfoidi esprime il fenotipo T (Fig.13c). Osservando i

pannelli citofluorimetrici, alcuni linfociti T presentano anomalie

immunofenotipiche (rossi) rispetto ai linfociti T normali (blu).

I linfociti anormali cadono nella regione di dimensioni maggiori

FSC/SSC (Fig.13d) ed esprimono CD3 ad una intensità minore

rispetto ai linfociti T normali (Fig.13e-f). Si riscontra un’espansione

clonale a carico dei linfociti CD4+ (Fig.13g), negatività per CD8

(Fig.13h), negatività per CD7 (Fig.13i), positività per CD5 (Fig.13l).

Lo studio del TCR mostra diminuita espressione per TCR αβ delle

cellule neoplastiche rispetto le cellule normali (Fig.13m). L’indice di

proliferazione cellulare Ki67 delle cellule neopastiche (clone MIB-1)

è pari al 13,15% (Fig.13n). I linfociti normali T sono invece positivi

per CD3,CD4,CD5, CD7,CD8 e non mostrano alterazioni di

(36)

Figura 13 Linfoma T. Fig:

pannelli citofluorimetrici con popolazione neoplastica CD3dim/CD4+/CD5+

: 13a-13c nodulo ascellare e colorazioni immunoistologiche con popolazione neoplastica CD3dim/CD4+/CD5+

(37)

Linfoma B

Placca eritematosa con nodulo rosso intenso a superficie liscia

(Fig.14a). L’istologia mostra un infiltrato denso di cellule linfoidi nel

derma superficiale rispetto all’area sub-epiteliale (Fig14b). La

totalità degli elementi è positiva per CD20 (Fig.14c). I dot-plots

evidenziano una popolazione di linfociti di piccole-medie dimensioni

(Fig.14d). Utilizzando il gate immunologico SSC/CD45 (Fig.14e) si

identificano due popolazioni cellulari: una di linfociti T ed una

marcata quota di linfociti B con elementi CD19+ (Fig.14f). Lo

studio della clonalità di quest’ultima popolazione cellulare rivela la

presenza di elementi B normali policlonali, regione R3, (Fig.14g)

commisti ad elementi di dimensioni maggiori, regione R4,

(Fig.14g-h) che mostrano restrizione monoclonale Kappa a bassa intensità di

espressione. I linfociti T mostrano normale espressione di CD4 e

CD8 (Fig.14i) e di altri marcatori dei quali non sono mostrati i

(38)

Figura 14 Linfoma B. Fig: citofluorimetriche, in evidenza

:14a-14c nodulo rosso con istologia e IHC CD20+

in evidenza la regione R4 con cellule neoplastiche CD19+/monoclonali

20+; Fig:14d-14i analisi 19+/monoclonali K

(39)

Linfoma B diffuso a grandi cellule

Il quarto caso illustra un linfoma B diffuso a grandi cellule. Si

osserva un nodulo eritematoso cupoliforme (Fig.15a), con infiltrato

linfoide che interessa il derma risparmiando la zona

subepiteliale.(Fig.15b). Si identificano grandi cellule a nucleo ampio,

vescicoloso e chiaro (Fig.15c), mentre immunoistochimicamente una

positività per il CD79a (Fig.15d). I pannelli citofluorimetrici rivelano

due popolazioni cellulari una piccola e una grande, valutabile

attraverso i parametri fisici. I linfociti B esprimono una anormale

espressione di CD19 (Fig.15g) con espressione diminuita, ma sono

positive per CD20 e CD10 (Fig.15h-i) e mostrano una restrizione

monoclonale Lambda (Fig.15l ). I linfotici T, di dimensioni più

(40)

Figura 15 Linfoma B diffuso a grandi cellule Fig: 15e-15li analisi dei pannelli citofluorimetrici

15 Linfoma B diffuso a grandi cellule. Fig: 15a-15d clinica ed immagin 15li analisi dei pannelli citofluorimetrici

(41)

Linfoma follicolare

Si documenta la presenza di una placca a superficie mammellonata

di colorito roseo non ulcerata (Fig.16a). Le cellule identificate

ritrovate (Fig.16b) sono di medio-grandi dimensioni. I pannelli

citofluorimetrici mostrano una popolazione cellulare di medio-grandi

dimensioni (Fig.16c) con prevalenza dei linfociti B (Fig.16d-e) con

espressione di CD10 (Fig.16f) e restrizione monoclonale delle catene

leggere delle sIg fenotipo Lambda (Fig.16g). Le cellule B, nella

regione R2 (in verde) mostrano iper-espressione per BCL2 in

paragone al controllo interno rappresentato dai linfociti T, regione

R1 (in rosso) (Fig.16i-l). L’indice di proliferazione cellulare Ki67

(42)

Figura 16 Linfoma Follicolare

mostra una popolazione anomala CD20+/CD10+/monoclonale L/BCL2+ 16 Linfoma Follicolare. Fig: 16a e 16b clinica e sezione istologica; Fig: mostra una popolazione anomala CD20+/CD10+/monoclonale L/BCL2+

(43)

Linfoma Linfocitico B

Clinicamente si osserva un nodulo cupoliforme eritematoso a rapida

crescita (Fig.17a). Istologicamente si osserva un tessuto biancastro,

omogeneo, con positività al CD23 (Fig.17b). I pannelli

citofluorimetrici mostrano una popolazione cellulare di linfociti di

piccole dimensioni( Fig17d), mentre i linfociti B neoplastici sono

CD19+ e co-esprimono il CD5 (Fig17e) mentre la popolazione di T

normali, non esprime il CD5. Inoltre, si conferma la positività del

CD23, vista in immunoistochimica, e si osserva inoltre una

negatività per FMC7 (Fig17f), inoltre si osserva una restrizione

(44)

Figura 17 Linfoma L immunoistochimiche; 1

CD19+/CD5+/CD23+monocolanale K

Linfocitic di tipo B: 17a e 17c nodulo campionato e

17d-17h pannelli citofluorimetrici mostrano una popolazione neoplastica CD5+/CD23+monocolanale K, con co-espressione CD20+/CD5+

odulo campionato e immagini mostrano una popolazione neoplastica

(45)

Statistica

L’indagine statistica è stata eseguita valutando una serie di parametri e in

particolare abbiamo analizzato statisticamente: età, sesso, sede, modelli

istologici di distribuzione dell’infiltrato (Modelli istologici : Nodulare:1,

perivascolare:2, psoriasiforme:3, lichenoide.4, diffuso:5.), interessamento

dell’ epidermide e zona grenz, grandezza cellulare, fenotipo, risultati della

CFM. L’indagine ha rivelato che la percentuale di uomini- donne colpiti da

fenotipo T o B è pressoché identica (Tab.6). Si è rilevato, invece, una

differenza statisticamente significativa per quanto riguarda la sede. Le

lesioni a fenotipo B prediligono le sedi esposte del capo-collo, i linfomi T

sono localizzati soprattutto al tronco; gli arti sono colpiti in ugual misura da

linfomi T e B (Tab.7). I linfomi cutanei B hanno più frequentemente cellule

di dimensioni medio grandi, i CTCL di dimensioni medio piccole e la

differenza è statisticamente significativa. La CFM in rapporto alla diagnosi

istologica è risultata indicativa di neoplasia in 14 casi diagnosticati come

LC, contro i 5 della linea B, inoltre i Linfomi cutanei B presentano nella

(46)

Tabella 6 e 7: Analisi statistiche: osservazione della distribuzione dei Linfomi B e dei Linfomi T per genere e sede

(47)

4.

Discussione

La pelle è un organo bersaglio su cui convergono diversi e numerosissimi

stimoli sia esterni all’organismo che interni e reagisce ad essi secondo

modalità che possono essere diverse per lo stesso antigene e simili per

antigeni diversi. Questo si traduce in una miriade di quadri clinici diversi

per una stessa lesione e simili per lesioni diverse. E’ il caso dei LC in cui ci

troviamo di fronte a un numero impressionante di varianti cliniche di

linfoma ma anche un numero considerevole di simulatori, detti

pseudolinfomi. Fra questi ci sono inoltre lesioni considerate potenzialmente

maligne. Si parla di LC primitivi solo quando abbiamo escluso che si tratti

di lesioni secondarie alla cute a partenza da altre sedi (1); unica eccezione

la MF che si considera sempre primitiva e che ha un quadro clinico

abbastanza tipico. Anche in questo caso ci sono problematiche legate alla

diagnosi precoce a cui spesso si arriva dopo più biopsie. Clinicamente,

nelle forme iniziali, si può avere solo un rush cronico del tutto aspecifico

(9-10) o può simulare tutti i modelli istologici di dermatite (9-12). Spesso

non c’è alcun criterio specifico neppure clinico e la valutazione di tali

lesioni richiede grande attenzione. Ci sono molti casi di reperto sospetto

dove la sola istologia, soprattutto se si tratta di lesione nella forma iniziale,

mostra un elevato numero di falsi negativi (11). Altri studi hanno

dimostrato come la revisione dei casi porta spesso ad una riattribuzione

(48)

esistente tra la lesione maligna e quella benigna, in molti linfomi si osserva

un decorso indolente con successiva variazione dell’aspetto istologico;

spesso le biopsie sono piccole e rendono estremamente difficile la diagnosi

(Connors et Al.20). È emerso, inoltre, che di grande ausilio diagnostico è il

rapporto CD4/CD8. Il dato risulta utile solo quando è molto alto ma non è

mai patognomonico. Tali rapporti risultano alterati nel sangue di diversi

pazienti affetti da neoplasie maligne, come il melanoma cutaneo. Bisogna

ribadire che la presenza di monoclonalità non equivale sempre a neoplasia.

Inoltre la gran parte delle lesioni linfoproliferative B è costituita da linfomi

centrofollicolari e da linfomi della zona marginale che sono in diagnosi

differenziale con lesioni reattive piuttosto comuni come la linfoadenosi

benigna cutis. (22;25-27). L’aspetto clinico è spesso molto simile tra una

lesione neoplastica e una reattiva e l’andamento biologico, di solito molto

blando, non permette di dirimere con sicurezza. Alla luce di tutto queste

informazioni, grande svolta è quindi rappresentata dalla CFM (29). Molti

studi confermano che tale metodica non solo permette un’analisi sensibile

quantitativa e rapida relativa all’espressione delle molecole di superficie

delle cellule ma permette inoltre di avere informazioni circa la

(49)

Osservazione casistica

I linfomi B, nella nostra casistica sono essenzialmente linfomi

centrofollicolari e della zona marginale. Quasi tutti i linfomi B osservati

presentavano la zone di grenz ed inoltre la dimensione delle cellule variava

da medio-grandi a piccole in ugual proporzione. L ‘espressione del BCL2 è

risultato negativo in tutti i casi di linfoma primitivo, positivo in alcune

lesioni secondarie. La CFM ha evidenziato una restrizione clonale in tutti i

casi di linfoma B; nella quasi totalità dei casi si è evidenziata una

restrizione clonale delle catene Kappa eccetto in due casi in cui la catena

leggera espressa era Lambda. Continuando l’analisi della casistica è emerso

che la lesione più frequente risulta la MF. Nelle forme iniziali l’atipia

cellulare è molto lieve e sfumata; nella maggior parte dei casi abbiamo

notato solo ipercromasia e piccole indentature nucleari. La presenza di

cellule atipiche è segnalata comunque anche in molte dermatiti. Come

suggerito in letteratura abbiamo valutato anche la differenza di dimensioni

delle cellule nell’epidermide e nel derma e l’eventuale presenza di ascessi

di Pautrier, entrambi i dati non sono stati di aiuto nella diagnosi. La MF è

un LC a linfociti T helper CD4+ e le immunocolorazioni sono importanti

per la diagnosi. Nel valutare questo parametro bisogna ricordare che la

stragrande maggioranza delle dermatiti ha un infiltrato con prevalenza di

linfociti CD4+. Inoltre, in una popolazione linfoide neoplastica, c’è

(50)

di CD8. Quello che conta è il rapporto fra le due popolazioni. In un quadro

neoplastico questo deve essere almeno superiore a 4. Noi valutiamo il

rapporto CD4/CD8 con la CFM ed eseguiamo una misurazione sui

preparati istologici con doppia colorazione solo se non disponiamo di

materiale a fresco. La CFM ci ha permesso di separare i processi

neoplastici da quelli reattivi, tipici o atipici. Questo perchè la CFM dà

percentuali precise, numeri affidabili in quanto contati da uno strumento

che non risente di variazioni soggettive. La tecnica CFM in tutti i casi ha

fornito in modo veloce ed accurato il rapporto T4/T8 che nello studio dei

linfomi T variava tra 1.2 e 9. Le anomalie immunofenotipiche sono state la

diminuzione di espressione dell’intensità del CD3 o una sua totale

delezione. Abbiamo osservato alcuni casi di papulosi linfomatoide (PL) che

è una lesione linfoproliferativa T, a comportamento biologico benigno,

caratterizzata dalla presenza di cellule grandi, atipiche, che esprimono

monoclonalità in biologia molecolare e sono CD30+. Considerata una

lesione borderline da alcuni e francamente neoplastica da altri. Il quadro

istologico può invece essere sfumato con la sola presenza di alcune cellule

grandi CD30+, che peraltro possono essere presenti anche in corso di

dermatite. La citofluorimetria ha evidenziato un’espansione della

(51)

Conclusione

Tutte le tecniche ancillari in aiuto all’istologia sono veramente utili ai fini

diagnostici. Si è proposto perciò recentemente l’applicazione di uno

schema integrato clinico e morfologico (21). La diagnosi dei linfomi

cutanei, è tutt’oggi, una diagnosi complessa e nella maggior parte dei casi

la lesione cade in una zona grigia. Noi riteniamo che l’approccio migliore

sia quello di sfruttare tutti i mezzi a disposizione con una stretta

collaborazione clinico morfologico laboratoristica. Nello specifico la CFM

si è rilevata un valido strumento ai fini diagnostici. L’analisi

citofluorimetrica della cute non è molto applicata perché il procedimento è

complesso, occorre tempestività e manualità. Nel caso dei Linfomi cutanei

a fenotipo B, i pannelli citofluorimetrici orientano la diagnosi di per sé in

quanto sono indicativi di alcune lesioni poiché consentono di valutare la

restrizione clonale. Nei CTCL, la CFM ci ha permesso di valutare il

corretto rapporto CD4/CD8 e parallelamente le colorazioni IHC hanno

integrato e confermato i nostri dati. In molti casi, la CFM ha permesso di

identificare quote percentuali molto piccole di cellule atipiche non

rilevabili né a livello istologico né a livello immunoistochimico

consentendo al patologo di effettuare approfondimenti sul caso. Siamo

arrivati alla conclusione che spesso la diagnosi è un puzzle il cui disegno si

riconosce bene quanti più tasselli ci sono: la CFM è un tassello

(52)

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