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PARTE I: IL PATRIMONIO INDUSTRIALE DISMESSO DI SANTA CROCE SULL’ARNO

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Università di Pisa - Facoltà di Ingegneria - Scuola di Dottorato “Leonardo Da Vinci” Corso di Dottorato di Ricerca “Scienze e Tecniche dell’Ingegneria Civile”

Ing. S. Pasquali

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PARTE I:

IL PATRIMONIO INDUSTRIALE DISMESSO DI SANTA CROCE

SULL’ARNO

1. Gli opifici conciari: elementi tipologici di un’archeologia industriale

Coerentemente con la natura prettamente funzionalistica dell’edificio produttivo, l’articolazione dell’opificio conciario presenta alcune invarianti connesse con il tipo di attività che deve accogliere.

A Santa Croce, la concia che venne praticata fino a dopo la prima guerra mondiale, è stata esclusivamente quella “vegetale” con metodo lento “in fossa”1.

Le pelli, provenienti da bestiame locale e da altri mercati, dovevano essere inizialmente sottoposte ad una fase di reidratazione, lasciandole in ammollo in vasche e tini, per poi essere sottoposte ad un trattamento a base di calce teso ad eliminare peli e residui adiposi sottocutanei, che avveniva sempre in vasche, dette calcinai2.

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V. Bartoloni “Terra di cuoio” B.F.S. Edizioni, 1995, Pisa (Cap. IV)

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Queste prime lavorazioni, eseguite dagli “sciabordoni”, i più umili operai della catena, necessitavano quindi essenzialmente di vasche dove le pelli venivano immerse e movimentate manualmente, con opera di fatica.

Le pelli sottoposte a queste prime puliture, venivano poi lavorate in banco e a cavalletto, negli stessi ambienti, dai “cavallettanti”, con attrezzi manuali atti alla depilazione, scarnitura, graminatura (o stiratura). Venivano quindi ulteriormente lavate e idratate, per essere avviate a ricevere le sostanze concianti.

La prima fase della concia vera e propria, detta “sospensione”, avveniva ancora in vasca o in fossa, ad opera degli sciabordoni, e consisteva nel bagno dei pellami con soluzioni a base di materie concianti parzialmente fermentate di origine vegetale, per un periodo di due-tre settimane. Quindi le pelli, gonfiate e ammorbidite, nelle quali iniziava il processo di trasformazione e fissaggio ad opera dei tannini vegetali, venivano depositate in fossa, sovrapposte in strati alternati a sostanze concianti e lasciate riposare per diversi mesi a seconda del tipo di pellame e della qualità desiderata.

Fig. 1: Pianta di una conceria, da Diderot - D’alembert “Encyclopedie, ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des metiers” Parigi, 1751.

Completato il processo di fissaggio dei tannini nel derma, le pelli venivano rifinite, in modo più rapido nel caso del cuoio, con un processo di sommaria riconcia e asciugatura, in modo più articolato nel caso della conciatura della vacchetta, principale prodotto lavorato a Santa Croce, il cui principale impiego era per le calzature, con diverse fasi successive di sciacquatura, asciugatura, ingrassatura, per ottenere un prodotto più morbido, resistente e idrorepellente, che poteva poi essere ulteriormente lisciato, lucidato, sottoposto a coloritura. Le lavorazioni di asciugatura e rifinitura avvenivano in “terrazzo”, ovvero ai piani superiori

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della conceria, in ambienti dotati di grandi aperture, necessarie sia per ottenere idonea ventilazione, sia per disporre dell’illuminazione ottimale per realizzare le operazioni di rifinitura.

Anche le maestranze erano distinte; i raffinatori a differenza degli sciabordoni o dei cavallettanti erano figure più specialistiche, meglio retribuite e spesso dotate di una certa autonomia lavorativa, che possedevano attrezzature e conoscenze proprie specifiche per l’ottenimento di determinati tipi di prodotti, e che potevano operare per diversi laboratori. La principale evoluzione nel processo lavorativo avvenne a inizio ‘900 con l’introduzione di un macchinario detto “bottale”. Il bottale aveva un effetto meccanico molto efficace nella lavorazione dei pellami, in grado di sostituire sia i passaggi a movimentazione manuale in vasca che statici in fossa, riducendo molto i tempi di processo.

Il bottale, per azione centrifuga e grazie alla conformazione interna della superficie, riusciva a piegare, frizionare, stirare, percuotere continuativamente i pellami, rendendo molto più rapide le varie fasi di idratazione, concia, riconcia rispetto a quanto poteva avvenire manualmente in vasca o in fossa.

Il bottale a Santa Croce venne inizialmente introdotto dalle concerie Lami e Cerrini3, per avere poi diffusione abbastanza rapida in altre concerie. La propulsione poteva essere elettrica o diesel.

La conformazione degli opifici ricalcava naturalmente il tipo di organizzazione delle fasi di lavoro.

Nella sostanza, i nuclei principali delle concerie, negli edifici di primo impianto (che, come meglio verrà descritto al capitolo seguente, a Santa Croce e nel Valdarno inferiore sono da collocarsi ai primi decenni dell’800, in ritardo rispetto ad alcuni esempi pisani e fiorentini presenti già dalla seconda metà del ‘7004) sono essenzialmente due: il luogo destinato alla concia ed il terrazzo, quest’ultimo destinato alle operazioni di asciugatura e rifinitura, con

3

M. Rossi Locci “Il tempo della Concia” Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Pistoia, 1986

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In Toscana, in particolare nel fiorentino e nel pisano, rudimentali forme di concia dei pellami e traffici connessi, sono da riferirsi almeno all’epoca medievale (v. ad es. G. Veracini “Le industrie del cuoio e delle

Calzature nel Valdarno inferiore”, Pisa, Pacini, 1975, p.26); secondo M. Rossi Locci, op. cit., p. 33, si ha notizia

di alcune concerie in attività lungo il corso dell’Arno almeno fino a Signa fin dal XVII sec., tuttavia la maggior parte della storiografia identifica la nascita del settore conciario in Toscana solo nella seconda metà del ‘700 (v. V. Bartoloni, op. cit., p. 47) con i primi metodi di concia a ciclo integrale

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eventuali ambienti accessori, sale separate di rifinitura, lisciatura, lucidatura, depositi ed aree di stoccaggio del prodotto lavorato e piegato.

Il luogo della concia, stante il tipo di lavorazioni che comportava, era tradizionalmente collocato al piano terra. Poteva essere composto da una o più stanze, ma era essenzialmente attrezzato con vasche, fosse, cavalletti e piani di lavoro, dove venivano effettuate le fasi di produzione fino alla concia e riconcia dei pellami, quindi inizialmente depilazione, scarnitura, idratazione e preparazione alla concia delle pelli, poi in seguito concia vera e propria, con i passaggi in vasca e lo stoccaggio in fossa con le misture concianti.

Con l’introduzione dei bottali, non si modifica granché l’organizzazione edilizia dato che anche questi macchinari venivano in genere collocati in spazi a piano terra, eventualmente previa effettuazione di limitate modifiche ai locali.

Fig. 2: Pianta di conceria fiorentina del XVIII sec. – Archivio di Stato di Firenze (A.S.F.), Arte de Vaiai e Cuoiai, filza 71. Tipologia lineare (da G. Nelli “Per una storia dell’Industria conciaria a S. Croce sull’Arno: dalle origini a oggi”, Tesi, 1986/87)

Sia per il fatto che le tecniche costruttive edilizie tradizionali rendevano necessario concentrare a piano terra i maggiori spessori murari, mantenendo un favorevole rapporto di prevalenza dei pieni sui vuoti, sia per il fatto che le maggiori altezze di interpiano necessitavano ai piani superiori per la stesa e l’asciugatura dei pellami, questi ambienti, spesso voltati negli edifici di primo impianto, risultavano in genere angusti, poco illuminati e pregnati dagli odori, dall’umidità e dai rumori della lavorazione, risultando insalubri e

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inospitali. Era questo il luogo dove i lavoratori più umili svolgevano le loro mansioni di fatica.

Sono numerosi i casi di malattie ed epidemie sviluppatesi in questi luoghi, in particolare ad opera del batterio del carbonchio, i cui esiti erano spesso infausti e sono noti5, anche a Santa Croce, casi di lamentazione di residenti esasperati dalle esalazioni provenienti sia dalle concerie che dalle strade attigue, dove scorrevano i canali di scolo dei reflui maleodoranti e marcescenti, a dimostrazione delle precarie condizioni igieniche spesso sussistenti.

Diverse le caratteristiche dei locali destinati alla stesa, asciugatura, lisciatura, rifinitura e lucidatura dei pellami, collocati ai piani superiori, “in terrazzo”, in ambienti dotati di grandi aperture per l’areazione o di ordini di finestrature sormontate da ordini di lunette per la circolazione dell’aria a livello dell’intradosso dei solai e della copertura, dove venivano disposti i ganci e gli arcarecci per la stesa dei pellami.

Fig. 3: Pianta e sezione di conceria fiorentina del XVIII sec. - A.S.F., Arte de Vaiai e Cuoiai, f. 71 (da G. Nelli, op. cit.)

5

Ad es. le lamentazioni di residenti avverso il fetore generato da una nuova fabbrica di lavorazione di residui conciari, impiantata nel 1903 da Benvenuto Pagni, si trasformano in manifestazioni di cui da conto il Sottoprefetto di San Miniato al Prefetto di Firenze in una lettera del 13 dicembre 1906 (A.S.F. f.44)

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In questi locali, con buona illuminazione naturale, venivano disposti anche i banchi per le varie lavorazioni di rifinitura ad opera delle maestranze di maggior mestiere.

Queste le semplici caratteristiche invarianti degli edifici conciari.

Solo in esempi più tardi, dal primo dopoguerra in avanti, taluni edifici conciari di nuovo impianto assumeranno caratteri più vicini a quelli di complessi con organizzazione industriale, dotati di maggior articolazione e specializzazione, con spazi esterni più ampi, aree destinate al carico dei prodotti in partenza, tettoie, stoccaggi.

E’ il caso di concerie quali la B.M. e la Cerrini, la Antilope-Argos e la Empell, tra le altre, nelle quali la tipologia cambia nettamente anche rispetto al rapporto con la città storicizzata, dalla quale si tende ora a cercare una netta separazione, in aree dedicate e defilate.

Fig. 4: Pianta di conceria fiorentina del XVIII sec. – A.S.F., Arte de Vaiai e Cuoiai, f. 71. Tipologia lineare “a elle” (da G. Nelli, op. cit.)

I primi esempi di concerie sono invece quelli di edifici collocati ai margini dell’edificato urbano storico, che verranno presto inglobati dallo sviluppo cittadino; trattasi di edifici che utilizzano il lessico costruttivo locale e che dal contesto urbano non si differenziano nettamente. Da questo punto di vista, i primi decenni di imponente sviluppo del settore, hanno

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prodotto a Santa Croce ad esempio le concerie Bracci, l’Imperiale, la Mila, le Baldacci, la Santa Croce e dei Mille ed altre andate perdute6.

L’impianto planimetrico, in questi primi esempi, risulta molto variegato, mutuato dal contesto urbano, con sviluppi lineari, a blocco, a “elle”, a “ci” ecc. La dotazione volumetrica, anche, era quantitativamente differenziata non di poco tra edifici conciari pressoché coevi7.

Figg. 5-6: Pianta di conceria fiorentina del XVIII sec. – A.S.F., Arte de Vaiai e Cuoiai, f. 71. Tipologia a blocco (da G. Nelli, op. cit.)

I primi esempi sono quindi sostanzialmente quelli di edifici proto-industriali, manifatture artigiane che hanno caratteri tipologici comuni più che con i successivi edifici industriali, anzi con i precedenti edifici rurali a destinazione produttiva delle campagne limitrofe, con i quali condividono taluni elementi di un lessico costruttivo comunque trasversale, fatto di elementi costruttivi tradizionali e consolidati, come le coperture a capanna, lignee, talvolta con capriate, gli orizzontamenti lignei, le volte a piano terra talvolta presenti, e con i quali condividono soprattutto una certa impostazione complessiva, rigorosa e funzionale, fatta di semplici volumi, più o meno lineari, ben riconoscibili nella loro unitarietà o articolazione, dotati di rarissime licenze di carattere decorativo che nel caso delle concerie di Santa Croce si

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Ad es. la Duranti e Dani o la Nieri

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traducono al massimo in qualche cornice talvolta riscontrabile o in qualche rostra curvilinea a chiudere la centina degli infissi, come si vedrà nel seguito.

Presumibilmente di elementi di distinzione, comunicativi o semplicemente decorativi, non vi era necessità né veniva avvertito bisogno alcuno. Immediate e pregnanti invece le esigenze cui con tali edifici si cercava di dare risposta, in un contesto di concretezza poco incline all’evasione, dove le concerie dovevano rappresentare una scommessa di futuro e cambiamento rispetto ad un passato e ad un presente di miseria e arretratezza nelle campagne, poco produttive, di difficili collegamenti infrastrutturali, di scarse possibilità lavorative rappresentate principalmente dall’imprenditorialità nel commercio fluviale che, come si vedrà al capitolo successivo, vive in questi anni di primo sviluppo del settore conciario una profonda crisi conseguita all’impianto della ferrovia, che ne intercetta le commesse senza costituire potenziale di nuovi sviluppi locali, in quanto troppo disagevole da raggiungere la linea in assenza di un ponte sull’Arno.

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2. Le concerie di Santa Croce sull’Arno: ricerche bibliografiche e d’Archivio

La storia industriale di Santa Croce è quella di un grande successo imprenditoriale, che ha trasformato un territorio povero di mezzi di sussistenza in un centro produttivo di primaria importanza nel settore della lavorazione delle pelli, favorendo il miglioramento delle condizioni socio economiche della popolazione locale nonché lo sviluppo urbano e infrastrutturale.

Esistono alcuni documenti8 che consentono di delineare lo stato dell’economia santacrocese prima dello sviluppo del settore conciario. Ne emerge la forma di sussistenza sostanzialmente rurale di buona parte della popolazione, nonostante l’agricoltura risultasse scarsamente produttiva. L’artigianato risulta poco sviluppato (ma con una buona quota di tessile), pochissimo sviluppato anche il commercio all’interno del borgo.

Singolare invece la quota elevata di addetti al trasporto merci sia su navicelli fluviali che per via di terra.

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Vedere Franco Forti, “Nel Segno di Saturno”, p 36. In particolare: registro relativo alla tassa delle Macine del 1771 e Stato

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I santacrocesi “si tengono in comunicazione con tutti i paesi della Toscana, anche per i più remoti, e persino nel modanese e nello Stato Papale mediante il commercio di droghe, medicinali, chincaglierie, carta, cenci vetri ed altri generi” scrive nel 1832 il vicario Benedetto Giusti nel prospetto informativo relativo al vicariato di Fucecchio9. Questa apertura ai traffici dei santacrocesi favorirà la circolazione dei saperi e l’importazione delle tecnologie necessarie ad avviare le prime imprese nel settore conciario.

Circa la scarsa produttività del settore agricolo, si osserva che le campagne santacrocesi non disponevano di grandi estensioni di terreno adatte alle coltivazioni.

C’era abbondanza d’acqua, come conseguenza della localizzazione territoriale tra l’Arno e i paduli di Fucecchio e Bientina, ma la quota altimetrica relativamente bassa dei terreni li rendeva soggetti a ristagni ed impaludamenti, e poco adatti quindi alle colture più redditizie diffuse in valdarno e in molte piane toscane, a campi di cereali contornati da viti, spesso sorrette da filari di pioppo, con acque ben regimentate da canali di scolo trasversali.

La regimentazione qui era complessa: l’Arno era a quota maggiore dei campi e soggetto a straripamenti; frequenti gli straripamenti anche del canale Usciana, emissario del Padule di Fucecchio e secondo corso d’acqua di Santa Croce.

Per ridurre il carico sull’Usciana e migliorare la situazione idraulica delle piane, il Granduca Francesco I realizzerà alla metà del ‘700 un canale di scolo parallelo all’Usciana, detto Antifosso, che sfocia in questo nei pressi di Montecalvoli. Per ottenere piane lavorabili, nella seconda metà del ‘700 il Granducato realizzerà anche interventi di “allivellamento” di vaste aree boschive nelle colline Santacrocesi, ma un effettivo miglioramento della lavorabilità e della salubrità delle piane non si otterrà prima di ulteriori interventi ottocenteschi.

In ogni caso, prima dello sviluppo del settore conciario, molti erano i miserabili che non disponendo in pratica di mezzi di sussistenza sopravvivevano di espedienti. Molti “andando a bosco”, raccogliendo cioè prodotti semispontanei, legna, lavorando cortecce.

Questi stessi miserabili sarebbero divenuti presto una risorsa per gli imprenditori conciari, che potevano disporre attraverso essi di un ampio bacino di manovalanza sottoccupata e disponibile a basso costo.

Dando uno sguardo alla situazione Toscana del settore conciario, vari erano i centri che già nel ‘700 possedevano una certa tradizione nella lavorazione della pelle.

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Nel 1768 il provveditore dell’Arte de’ Vajaj e Quojaj Filippo Neri afferma in una propria relazione10 come la concia, in tutte le sue fasi, fosse presente a Firenze (un terzo della produzione), Pisa e Arezzo (un ulteriore terzo), e altri “15 o 16 luoghi”, stimando complessivamente in qualche migliaio il numero di addetti occupati continuativamente nel settore nonostante, come si afferma, il fabbisogno risultasse coperto per solo una metà.

E’ quindi naturale l’interesse che doveva suscitare un’avventura nel settore pelli per un imprenditore del tempo, e difatti attività in questa direzione si svilupparono poi rapidamente anche a Pontedera, Pescia, Volterra.

I santacrocesi, usi nel trasporto merci, possedevano sicuramente informazioni sul nuovo settore, forse trafficavano anche pellami11, e potevano riconoscere nel loro un territorio che si poteva prestare ad impiantare concerie.

L’abbondanza d’acqua, seppur di difficile regimentazione, era necessaria dovendo realizzare lavorazioni che a questo elemento ricorrevano in maniera massiccia; i boschi di querce rappresentavano una riserva per ricavare il tannino (anche detto concino), sostanza essenziale per il processo di concia, che si fissa in modo irreversibile nella pelle trasformandola in cuoio. Nelle aree boschive della Cerbaia, nelle colline di Staffoli e Orentano, erano diffusi in particolare lecci e cerri, che fornivano tannini adatti per conciare cuoi molto resistenti.

L’avventura nel settore della concia per Santa Croce ha quindi inizio. Con ogni probabilità tra il primo ed il secondo decennio dell’800.

Nel 1814 è noto12 come Paolo Prò esercitasse la professione di commerciante di pellami, avendo magazzino a Santa Croce presso la propria abitazione, e richiedesse di poterne costruire uno ulteriore sui fossi del paese al fine di allontanare dal centro esalazioni sgradevoli (la quale presenza suggerisce come le pelli dovessero essere conciate solo in parte).

Le prime notizie certe sulla presenza di concerie risalgono tuttavia al 1832, con la citata relazione di Benedetto Giusti che registra tra le “sorgenti di pubblica prosperità” del popolo di Santa Croce, “3 conce di pelli con 15 operanti”. Tre conce, sottolineo, evidenziano già un certo sviluppo del settore in una realtà piccola come ancora risultava Santa Croce (v. fig. 1 e fig. 2).

10

Notizie sull’Arte dei Vajai e Quojai, 1768, in Archivio di Stato Firenze

11

Vedere anche Franco Forti, op. cit., p. 39

12

Prefettura del Mediterraneo, Sottoprefettura di Pisa, Comunità di Santa Croce, Affari diversi dal 1808 al 1814, in Archivio di Stato Pisa

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D’altra parte si ha anche notizia di interrogazioni mediche compiute a Santa Croce circa effetti sull’eventuale “insalubrità dell’aria” provocata dai tannini già nel 183013.

Sulla collocazione delle prime concerie forniscono informazioni varie istanze realizzate da cittadini infastiditi dalle esalazioni.

In particolare ho notizia dell’istanza del 5 aprile 1834 di Geremia Becocci: “essendo molto tempo che va sentendo del sito avanti la sua propria abitazione posta […] in via S. Vito, derivante questo da uno scolo che sgorga nella predetta via e detto scolo viene dalla Tintoria di Arcangiolo Pacchiani passante questo dall’orto abitato dai sig.ri Baldacci”, e dell’istanza del primo settembre 1835 con la quale “33 possidenti e abitanti di Santa Croce fanno istanza perché venga ricoperta la fossa che scorre lungo la strada che circonda il paese […] perché tale fossa riceve tutte le acque immonde provenienti dalla via S. Vito e dalla Concia del Sig. Stefano Banti”.

Fig. 1: Catasto Leopoldino sez. Santa Croce e Castello, mappa d'impianto

Personalmente, nel tentativo di ricostruire la consistenza delle concerie in Santa Croce nei primi decenni dell’800, ho scorso i registri della tavola indicativa delle proprietà e dei

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proprietari del Catasto Leopoldino relativo a Santa Croce, che indica per ogni particella censita nelle mappe d’impianto i relativi proprietari, dando anche sintetiche indicazioni sul tipo di proprietà.

Nell’intero registro ho potuto ritrovare solo un’indicazione utile, relativa alla particella censita con il numero 133 bis della mappa d’impianto della sezione C del territorio santacrocese, detta “S. Andrea e Dogaia” (che riporta numerazione di particelle da 1 a 280).

La particella 133 bis è collocata sull’attuale via Provinciale Francesca immediatamente fuori dal nucleo più antico detto “Castello” (individuato in figura 1); a questa particella la tavola indicativa associa la precisa dizione “concia” (v. fig. 3).

Fig. 2: Catasto storico, Santa Croce, Sezione C, mappa d'impianto con indicata la particella 133 bis. Notare anche l'indicazione del percorso della “Nave” o “barca traiettizia” atta al trasporto di persone e merci prima della realizzazione del ponte sull’Arno.

Questo dato è di interesse perché consente di porre un ulteriore elemento a conferma della presenza di concerie propriamente dette in Santa Croce negli anni delle registrazioni del catasto d’impianto; la posizione sul territorio della particella è indicata in figura 2.

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Ad oggi nella stessa collocazione si trovano edifici residenziali relativamente recenti; nella stessa zona risultano comunque ancora presenti varie ex concerie storiche (le Bracci in particolare si trovano su aree adiacenti).

Non è stato invece possibile individuare attraverso il registro catastale le tre concerie indicate da Benedetto Giusti nella relazione vicariale come presenti a Santa Croce nel 1832.

Fig. 3: Catasto storico, Santa Croce sull'Arno, Tavola Indicativa, particella 133 bis con dizione “concia”

Al 1841 è datata una fonte che consente di tracciare i profili lavorativi degli abitanti la comunità di Santa Croce: il censimento nominativo della popolazione, con informazioni circa le attività dei capofamiglia.

Rispetto ai registri settecenteschi, è possibile osservare una contrazione dell’impiego in agricoltura ed uno sviluppo del settore industriale. Non è presente purtroppo una voce specifica che distingua i conciatori, quindi manca un dato preciso di settore.

Nel 1850, secondo una registrazione granducale14, si contano a Santa Croce 4 conce, di proprietà rispettivamente Orlando e f.lli Prò, Giovanni Turi, Andrea Pacchiani e Angiolo Pagni; nel 1868 il registro della “tassa sulla ricchezza mobile” mostra 10 proprietari di concerie e numerosi lavoratori a vario titolo impegnati nel settore. I proprietari sono Agostino Banti, Mariano Dani, Luigi Frosini, Michele Nocenti, Giuseppe Orsi, Andrea Pacchiani, Pasquale Pagni, Roberto e Massimo Prò, Francesco Turi, Filippo Conforti.

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Per avere un termine di paragone, si consideri che Firenze in questi stessi anni vedeva in produzione 14 concerie, detenendo il primato produttivo tra i centri toscani; Santa Croce si collocava già a breve distanza, nonostante si fosse affermata più tardi nel settore e potesse disporre di un’organizzazione economica e infrastrutturale ovviamente non paragonabile. Il trend di crescita è quindi chiaro: nella piccola comunità di Santa Croce le attività conciarie stanno diventando di fatto il motore trainante lo sviluppo.

All’inizio del XX secolo Santa Croce era ben avviata sulla strada della trasformazione industriale. Alle tradizionali attività agricole, di trasporto e di commercio, si vanno sostituendo le imprese conciarie, che negli anni ’90 dell’800 impegnano oltre 400 addetti in 32 stabilimenti.

Questa massificazione del settore inizia ad avere un peso consistente anche nell’organizzazione urbana. Per tutto il XIX secolo l’abitato di Santa Croce era rimasto essenzialmente racchiuso nel perimetro delle vecchie mura urbane, fuori del quale erano i campi coltivati, le aziende agricole e qualche manifattura.

Le prime concerie spesso si sviluppavano all’interno delle abitazioni dei proprietari; la commistione delle attività era però spesso mal tollerata dagli altri residenti, come testimoniano le già citate diverse istanze contro le esalazioni.

La situazione di difficoltà si traduce in un primo atto ufficiale nell’ultimo quarto del XIX secolo, quando l’Amministrazione comunale inizia ad intraprendere un lento e difficoltoso percorso di spostamento delle concerie in apposite aree e terreni esterni all’abitato, percorso che tuttavia non riuscirà a risolvere il problema se non parzialmente solo a ‘900 inoltrato.

In tema di viabilità, lo sviluppo del settore conciario evidenzia i limiti delle forme tradizionali di trasporto; vetture, barrocci e navicelli fluviali dimostrarono infatti tutti i loro limiti a fronte dello sviluppo della ferrovia, più veloce, efficiente, economica. Santa Croce rimase esclusa dalla linea ferroviaria Firenze-Livorno del 1844; nonostante le pressioni interne per far transitare proprio da Santa Croce la ferrovia, dotando la cittadina di una propria stazione, la scelta finale sarà quella di collocare la linea oltre l’Arno, dotando di stazione il paese di San Romano.

San Romano vede aumentare così progressivamente la propria importanza come scalo merci, per divenire presto un passaggio di fatto obbligato per le pelli conciate a Santa Croce.

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L’esigenza di un rapido collegamento verso San Romano rende allora indispensabile superare le difficoltà di attraversamento dell’Arno, tradizionalmente operato per mezzo della barca traiettizia, atta al trasporto di persone e cose, oltre che attraverso vetturali, sistema nel complesso inadatto a far fronte alle crescenti richieste. In figura 2 si può osservare il percorso della “nave”.

Occorre un ponte sull’Arno, la cui costruzione, richiesta dall’intera comunità Santacrocese e sostenuta in modo particolare dagli imprenditori conciari, terminerà nel 1892.

La presenza del ponte influenzerà non poco lo sviluppo urbano di Santa Croce almeno per i primi decenni del ‘900. Le vie di traffico che confluivano direttamente alla zona d’imbocco del ponte (via di Pelle, via Donica, via del Bosco), diventeranno infatti importanti direttrici per l’espansione novecentesca fuori le mura, ed attorno ad esse si concentreranno un elevato numero di edifici produttivi, principalmente concerie, per potersi avvalere del diretto collegamento verso San Romano.

Lo sviluppo del settore conciario prosegue poi nel corso del ‘900 con alterne vicende. Ad esempio si hanno periodi di buona prosperità con le commesse militari delle due guerre e di imponente sviluppo negli anni del boom economico; a più riprese si presenteranno tuttavia periodi di contrazione e crisi del mercato delle pelli, anche connessi a congiunture economiche negative di più ampio livello.

Il settore rimane comunque nel complesso, dai suoi esordi in avanti, il principale motore economico del territorio.

Riguardo alle scelte ed alle strategie adottate dagli imprenditori santacrocesi per guadagnarsi fette di mercato e rimanere saldamente su piazza, assorbendo le fluttuazioni più o meno fisiologiche del settore, interessante riportare alcune considerazioni.

In primo luogo, i primi imprenditori scelsero di indirizzarsi, quasi univocamente, verso una produzione prevalentemente di massa.

La disponibilità di tannini adatti a realizzare cuoi solidi e durevoli e la ricerca di una sufficiente stabilità produttiva indirizzarono infatti ben presto gli imprenditori verso forniture militari e prodotti destinati alle masse di lavoratori contadini e operai. Massiccia ad esempio la produzione di cuoi per calzature da lavoro.

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Questo consentì di superare con minore difficoltà crisi pesanti, da quella del 1899 legata all’aumento del prezzo delle pelli crude, a quella monetaria che interessò l’economia mondiale negli anni 1907-1914.

I principali imprenditori santacrocesi, inoltre, si tutelavano dalle fluttuazioni di mercato favorendo lo sviluppo di imprese volano; nei momenti di congiuntura positiva a queste veniva demandata la parte di commesse eccedente la propria capacità produttiva, che così non venivano perse. Nei momenti di crisi la contrazione delle commesse investiva prima imprese di più recente formazione, meno introdotte nelle reti di commercio e in parte dipendenti dalle commesse trasferite dalle imprese maggiori, poi eventualmente obbligava a ridimensionamenti in queste ultime.

I matrimoni erano poi un altro mezzo spesso impiegato dalle maggiori famiglie di imprenditori conciari di Santa Croce per garantirsi la stabile permanenza sul mercato.

Ad esempio si imparentarono i Pro con i Pescini, i Turi con gli Orsi, i Pagni con i Giannoni e i Dani.

Questo semplice stratagemma, di gusto feudale, consentiva di rendere comuni mezzi e processi produttivi, forniture e commesse, di sommare patrimoni e garantire mutuo soccorso. Non a caso era sostanzialmente impermeabile la borghesia industriale santacrocese alle annessioni esterne, e negli anni dello sviluppo i nuclei di potere rimasero di fatto detenuti nelle mani di pochi gruppi famigliari.

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23 3. Schedatura delle ex concerie del centro storicizzato

Nel presente capitolo, onde evidenziare le caratteristiche ricorrenti e gli elementi comuni o specifici di interesse storico, tipologico, materiali, ornamenti, tecniche costruttive, elementi rappresentativi delle tipologie di lavorazioni, nel complesso meritevoli di tutela, si procederà alla schedatura delle ex concerie del centro storicizzato del Comune di Santa Croce sull’Arno. Tali edifici infatti rappresentano, si potrebbe dire, l’anima di Santa Croce, ne hanno costituito il motore dello sviluppo economico, ne hanno indirizzato lo sviluppo urbano, caratterizzato alcuni toponimi attuali.

Sono in altre parole una parte imprescindibile della storia del luogo, e molti di essi vertono al momento in uno stato di incuria ed abbandono che ne sta mettendo in serio pericolo la stessa sussistenza. L’obiettivo è quindi quello di proporne una ricognizione compiuta, valutandone il riuso in relazione alle previsioni urbanistiche.

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La schedatura presentata in questo capitolo rappresenta il primo livello di informazione inerente gli edifici in argomento, e costituisce il primo passaggio di ulteriori successivi approfondimenti.

La prima parte delle schede seguenti, nominata “Caratteri fisico-morfologici dell’edificio”, è volta ad evidenziare le cifre costitutive in termini di tipologia edilizia, datazione, elementi di pregio, stato di conservazione, valore architettonico, uso attuale, secondo le definizioni riportate nel seguito.

La seconda parte sintetizza vincoli urbanistici e progettuali, tipologie di intervento ammesse, destinazioni d’uso di progetto, volumetrie e prescrizioni definite in seno alla legislazione urbanistica di dettaglio (Variante Organica al P.R.G. del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994).

Nella parte III della presente tesi, al capitolo 1, si passerà ad un secondo livello di raccolta e sistematizzazione di informazioni relative agli edifici, sintetizzando i risultati di un audit energetico di primo livello compiuto presso gli stessi, atto a raccoglierne i principali dati relativi alle componenti d’involucro e impiantistiche, oltre che alle caratteristiche al contorno di tipo ambientale, climatico e microclimatico, esposizione, venti, edifici circostanti ecc. Lo scopo è quello di fornire, in uno strumento snello e di rapida sintesi, le indicazioni necessarie per indirizzare verso un recupero edilizio ovviamente compatibile rispetto alle prescrizioni urbanistiche specifiche, ma anche efficiente dal punto di vista energetico e rispettoso degli elementi di valore storico e tipologico di ciascun edificio.

Altresì verrà valutata la suscettività dell’edificio e del sito di implementare produzione di energia da fonte rinnovabile.

Naturalmente, la schedatura è suscettibile di approfondimento andando a considerare altri aspetti (ad es. aspetti ambientali, caratteristiche acustiche dell’edificio e relative indicazioni operative, suscettività all’impiego di materiali ecocompatibili ecc. – vedi il capitolo “conclusioni e spunti”).

La tecnica della schedatura utilizzata presenta diversi vantaggi, di cui se il primo è l’immediata accessibilità delle informazioni, subito segue la confrontabilità dei risultati; le informazioni, organizzate secondo griglie standard, risultano infatti di immediata lettura sistemica rispetto alla classe di edifici analizzata.

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Definizioni dei termini riportati nella scheda:

Caratteri dell’edificato

Si è riportata la tipologia dell’edificio conciario, distinguendo tra edifici in linea, a blocco, isolati o inclusi in agglomerati edilizi. Si è riportato il numero di piani fuori terra.

Datazione impianto

La datazione riportata è ricavata dalle schede di progetto della Variante Organica P.R.G. di Santa Croce sull’Arno approvata con delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994, dalle tavole di quadro conoscitivo dello strumento regolatore, dall’osservazione di mappe di catasto storico, dalla lettura di saggi bibliografici (vedere bibliografia).

Elementi strutturali o accessori di particolare valore testimoniale

Si è attribuito rilevante valore testimoniale a quegli elementi di fabbrica strutturali o accessori che si reputano, in base all’analisi a vista, ai dati riportati nelle schede di progetto della citata variante P.R.G., in base ai materiali bibliografici, originali e particolarmente significativi al fine di percepire e riconoscere l’edificio nella sua essenza storico-tipologica. In particolare si è attribuito tale valore a:

- solai, segnalati in caso di presenza di tipologia in legno o a voltine; - aperture, segnalate quando presente arco di scarico;

- volte, segnalate quando è noto essere queste caratterizzanti ambienti o spazi; - presenza di pilastri interni in mattoni quando caratterizzanti ambienti o spazi; - presenza di rostre in ferro sulle aperture;

- presenza di grate in ferro alle aperture.

Stato di conservazione

Si riferisce all’esterno degli edifici in quanto non è stato sempre possibile accedere negli stessi e compiere valutazioni.

Buono Le facciate e i corpi edilizi presentano elementi apparentemente originali o

non alterati in modo significativo, risultano nel complesso non necessitanti di interventi urgenti per consolidare intonaci e per preservare l’integrità dell’apparato. Eventuali superfetazioni sono assenti o non alterano

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comunque la percezione dell’edificio d’impianto.

Discreto Le facciate e i corpi edilizi risultano necessitanti di interventi per

consolidare intonaci e per preservare l’integrità dell’apparato.

Pessimo Le facciate e i corpi edilizi risultano necessitanti di interventi urgenti per preservare l’integrità dell’apparato. Presenza di elementi non originali, superfetazioni.

Ristrutturato di recente

Con questa dizione individuo il risultato di recenti interventi che hanno modificato in modo sostanziale l’espressione esterna dei corpi di fabbrica. Sono talvolta presenti ad esempio intonaci contemporanei a cemento e colorazioni con forte impatto visivo. Non entro in questi casi nel merito di un giudizio circa lo stato di conservazione dell’organismo originario.

Valore architettonico

Il giudizio sul valore architettonico è una sintesi delle informazioni sulla datazione e sulla presenza di elementi di particolare valore testimoniale. Inoltre in questo giudizio sintetico si tiene conto, esplicitandola, della rappresentatività dell’edificio rispetto alla propria tipologia di conceria storica nel tessuto urbano attuale.

Notevole L’edificio è un esempio di conceria di impianto non successivo al primo

‘900, riconoscibile nel tessuto urbano e nulla o poco modificato rispetto al suo impianto, dotato di elementi rappresentativi delle tipologie conceria. Si includono in questo gruppo anche edifici dotati di queste caratteristiche oggetto di interventi di recupero che hanno in parte alterato la percezione dell’impianto.

Discreto L’edificio ha le medesime caratteristiche riportate nel gruppo precedente,

ma con una minore ricchezza di elementi rappresentativi le tipologie conceria.

Semplice Edificio più recente ma dotato di elementi rappresentativi le tipologie

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Elenco delle concerie inserite nella schedatura:

Conceria BRACCI Conceria BRACCI Conceria MILA Conceria LA LUPA Conceria BATTINI

Conceria NOBEL E VECCHIO RANCH Conceria PANTERA

Conceria IMPERIALE (ex Basili) Conceria PANTERA

Conceria JUMBO Conceria CERRINI

Conceria ANTILOPE ARGOS S.G. Conceria BINI CIARDI

Conceria CIARDI Conceria LAPI

Conceria SANTA CROCE E DEI MILLE Conceria DURANTI E DANI

Conceria BALDACCI Conceria GIANNOTTI Conceria EMPELL Conceria LUPI Conceria SECI

Conceria CAVALLINI E TEXAS Conceria B.M.

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29 Scheda 1

Denominazione: Conceria BRACCI Localizzazione: Via Provinciale Francesca

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio singolo, in linea, tre piani fuori terra

b) Datazione impianto:

Corpo centrale anteriore al 1880 c) Elementi di particolare valore testimoniale: Tipologia di solai e

copertura, tipologia di volte, pilastri interni in mattoni, tipologia delle aperture, rostre in ferro sulle aperture d) Stato di

conservazione: Discreto e) Valore

architettonico: Notevole

f) Uso attuale:

Attività conciarie dismesse; utilizzo residenziale e per laboratori/depositi; alcune parti sembrano inutilizzate

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Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche

Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Lotto di intervento: Unico

Categoria di intervento Ristrutturazione D/2

Modalità attuative: Titolo abilitativo soggetto a convenzione a) Dati urbanistici di progetto

Superficie coperta 600mq (pari all’attuale)

Volume 6300mc (pari all’attuale)

Altezza massima Pari all’attuale

b) Destinazione d’uso di progetto

Commerciale - uffici 50% (3150mc)

Residenziale 50% (3150mc)

c) Norme e prescrizioni

L’intervento complessivo deve tendere al recupero ed alla valorizzazione delle caratteristiche tipologiche originarie.

Mantenimento: sagoma e partitura delle aperture, strutture orizzontali recuperabili, gronda in legno, manto di copertura

Ripristino: forature tamponate o modificate, parapetti scale esterne e terrazzi, prospetto lato Ovest

Demolizione: superfetazioni, tettoie, pensiline precarie, cabina elettrica d) Stato di attuazione delle previsioni urbanistiche

Non attuate

e) Allegato grafico: planimetria di partenza a confronto con previsione progettuale secondo Var. Org. P.R..G. appr. 29/12/1994

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31 Scheda 2

Denominazione: Conceria BRACCI Localizzazione: Via Provinciale Francesca

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio singolo, in linea, tre piani fuori terra, con un corpo mediano b) Datazione impianto: Inizi ‘900 c) Elementi di particolare valore testimoniale: Tipologia di solai e copertura, tipologia delle aperture, grate in ferro delle aperture d) Stato di conservazione: In corso di ristrutturazione e) Valore architettonico: Notevole

f) Uso attuale: In ultimazione la ristrutturazione a residenza/commercio

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Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche

Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Lotto di intervento: Unico

Categoria di intervento Ristrutturazione D/2

Modalità attuative: Titolo abilitativo soggetto a convenzione a) Dati urbanistici di progetto

Superficie coperta 360mq (pari all’attuale)

Volume 3780mc (pari all’attuale)

Altezza massima Pari all’attuale b) Destinazione d’uso di progetto

Commerciale - uffici 50% (1890mc)

Residenziale 50% (1890mc)

c) Norme e prescrizioni

L’intervento complessivo deve tendere al recupero ed alla valorizzazione delle caratteristiche originarie.

Mantenimento: partitura e forma delle aperture, strutture orizzontali recuperabili, gronda in legno, manto

Ripristino: aperture tamponate o modificate

Demolizione: superfetazioni, corpi wc riportati, tettoie

Per il corpo di fabbrica lato Sud perpendicolare all’argine dell’Arno, pur mantenendo superfici e volume, è ammessa la possibilità di “ridisegnare” i prospetti anche con soluzioni nuove d) Stato di attuazione delle previsioni urbanistiche

In attuazione

e) Allegato grafico: planimetria di partenza a confronto con previsione progettuale secondo Var. Org. P.R..G. appr. 29/12/1994

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33 Scheda 3

Denominazione: Conceria MILA Localizzazione: Via degli Orti

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio singolo, in linea, due piani fuori terra nella parte centrale. L’edificio centrale è la conceria, si attestano a questa sui due lati corti corpi aggiunti più bassi storicizzati b) Datazione impianto: Inizi ‘900 c) Elementi di particolare valore testimoniale: Tipologia di solai e copertura, tipologia delle aperture, rostre in ferro sulle aperture

d) Stato di

conservazione:

Pessimo, edificio

pericolante. Crolli parziale della copertura

e) Valore

architettonico:

Notevole

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Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche

Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Lotto di intervento: Unico Categoria di

intervento

Restauro per la conceria, ristrutturazione urbanistica per i corpi aggiunti che possono essere demoliti con trasferimento di volume Modalità attuative: Titolo abilitativo soggetto a convenzione

a) Dati urbanistici di progetto

Superficie coperta 400mq (pari all’attuale)

Volume 2853mc (pari all’attuale)

Altezza massima Pari all’attuale per la conceria, 9.50m per la ricostruzione

b) Destinazione d’uso di progetto

Commerciale - uffici 50% (1427mc)

Residenziale 50% (1427mc)

c) Norme e prescrizioni

L’intervento complessivo deve tendere al recupero ed alla valorizzazione delle caratteristiche architettoniche e tipologiche originarie in tutte le sue espressioni: prospetti, coperture, materiali ecc.

Demolizione:corpi aggiunti considerabili superfetazioni,al fine di favorire la lettura dell’impianto conciario

600mq di superficie del lotto devono essere ceduti a uso pubblico con destinazione a verde; minimo 160mq di superficie del lotto devono essere ceduti a uso pubblico con destinazione parcheggi. Possibile scomputo dagli oneri secondo convenzione.

d) Stato di attuazione delle previsioni urbanistiche

Non attuate

e) Allegato grafico: planimetria di partenza a confronto con previsione progettuale secondo Var. Org. P.R..G. appr. 29/12/1994

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35 Scheda 4

Denominazione: Conceria LA LUPA Localizzazione: Via S. Tommaso 4

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio singolo, corpo articolato, due - tre piani fuori terra b) Datazione impianto: Inizi ‘900 c) Elementi di particolare valore testimoniale: Tipologia di solai e

copertura, tipologia di volte, tipologia delle aperture

d) Stato di

conservazione:

Discreto nonostante alcune aperture risultino prive di infisso. L’intonacatura con colorazione bianca uniforme estesa all’intera conceria non è presente da rilevazioni per Var. Org. P.R.G. 1994 e) Valore

architettonico:

Notevole

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Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche

Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Lotto di intervento: Unico

Categoria di intervento Ristrutturazione D/2

Modalità attuative: Titolo abilitativo soggetto a convenzione a) Dati urbanistici di progetto

Superficie coperta 700mq (pari all’attuale)

Volume 7300mc (pari all’attuale)

Altezza massima Pari all’attuale b) Destinazione d’uso di progetto

Commerciale - uffici 50% (3650mc)

Residenziale 50% (3650mc)

c) Norme e prescrizioni

L’intervento deve prevedere il mantenimento delle facciate e in particolare la partitura delle aperture.

La porzione di edificio in angolo con via Cavour (superfetazione), deve essere demolita per il miglioramento della viabilità

Demolizione delle tettoie e corpi aggiunti nella corte interna

E’ consentita la possibilità di realizzare un sottopasso pedonale lato via Cavour d) Stato di attuazione delle previsioni urbanistiche

Non attuate

e) Allegato grafico: planimetria di partenza a confronto con previsione progettuale secondo Var. Org. P.R..G. appr. 29/12/1994

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f) Allegato grafico: immagini stato pregresso (da “Archeologia Industriale nella Zona del Cuoio”, Franco Foggi, Alinea, 1984)

Veduta esterna della conceria La Lupa

Conceria ex Battini

Conceria la Lupa, piano terra, reparto concia

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38 Scheda 5

Denominazione: Concerie BATTINI Localizzazione: Via S. Tommaso

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato: Gruppo di tre edifici singoli, in linea, due piani fuori terra

b) Datazione impianto: Corpo A: Fine ‘800

Corpo B,C: Inizi ‘900 c) Elementi di particolare valore

testimoniale:

d) Stato di conservazione:

e) Valore architettonico: f) Uso attuale:

Corpi A,B,C: Tipologia delle aperture, tipologie della copertura (elementi interni non valutati)

Corpo A: In corso di ristrutturazione; corpi B,C: Buono (intonaci e infissi recenti)

Corpo A: Notevole - Corpi B, C: Discreto

Corpo A: In corso di ristrutturazione; Corpi B,C: Utilizzo residenziale

A

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Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Lotto di intervento: 3 lotti singoli

Categoria di intervento Ristrutturazione D/2 per ciascun lotto

Modalità attuative: Titolo abilitativo soggetto a convenzione per ciascun lotto

a) Dati urbanistici di progetto

Superficie coperta Corpo A: 330mq (pari all’attuale) Corpo B: 580mq (pari all’attuale) Corpo C: 490mq (pari all’attuale)

Volume Corpo A: 2470mc (pari all’attuale)

Corpo B: 4650mc (pari all’attuale) Corpo C: 4150cm (pari all’attuale) Altezza massima Corpo A,B,C: Pari all’attuale b) Destinazione d’uso di progetto

Commerciale - uffici Corpo A, 100% (2470mc)

Residenziale Corpo B, 100% (4650mc), corpo C, 100% (4150mc) c) Norme e prescrizioni

Corpo A: mantenimento delle facciate e demolizione del corpo di fabbrica interposto tra il corpo A e il B. Consentita la realizzazione di sottopasso pedonale lato via Cavour

Corpo B: mantenimento delle facciate Corpo C: mantenimento delle facciate

d) Stato di attuazione delle previsioni urbanistiche

Corpo A: In corso di attuazione. Corpi B,C: Apparentemente attuate

e) Allegato grafico: planimetria di partenza a confronto con previsione progettuale secondo Var. Org. P.R..G. appr. 29/12/1994

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40 Scheda 6

Denominazione: Conceria NOBEL e VECCHIO RANCH

Localizzazione: Via S. Tommaso

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio articolato, con corti interne, corpi di uno, due, tre piani fuori terra

b) Datazione impianto: 1930-1940 c) Elementi di

particolare valore testimoniale:

Prospetti principali conceria “Vecchio Ranch”, tipologia coperture, tipologia aperture d) Stato di

conservazione:

Pessimo, edificio pericolante. Crolli parziali strutture di copertura. La conceria Nobel (corpo B) è stata abbattuta e) Valore

architettonico:

Semplice conceria Nobel, discreto conceria Vecchio Ranch che presenti alcuni elementi caratterizzanti quali i frontoni di gusto neoclassico e le cornici delle aperture f) Uso attuale: Inutilizzata

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Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche

Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Lotto di intervento: Unico

Categoria di intervento Ristrutturazione urbanistica

Modalità attuative: Titolo abilitativo soggetto a convenzione a) Dati urbanistici di progetto

Superficie coperta 3700mq (attuale 3800mq)

Volume 32000mc (attuale 33700mc)

Altezza massima 15

b) Destinazione d’uso di progetto

Commerciale - uffici 9% (3000mc) Magazzini - laboratori 91% (29000mc) c) Norme e prescrizioni

L’intervento complessivo deve mantenere le caratteristiche architettoniche, deve mantenere i prospetti principali e il nucleo originario

Demolizione: corpi aggiunti lato Ovest, pensiline, coperture nella corte interna.

Il progetto deve prevedere la possibilità di realizzare un collegamento pedonale tra via S. Tommaso e l’area PEEP retrostante.

Prevista la cessione gratuita di 700mq di superficie del lotto, con destinazione verde pubblico, e la cessione gratuita delle superfici necessarie per il nuovo collegamento.

d) Stato di attuazione delle previsioni urbanistiche Non attuate

e) Allegato grafico: planimetria di partenza a confronto con previsione progettuale secondo Var. Org. P.R..G. appr. 29/12/1994

a

(Vecchio Ranch)

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42 Scheda 7

Denominazione: Conceria PANTERA Localizzazione: Via Basili

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio articolato, assieme ad alti nell’isolato forma una corte, tre piani fuori terra

b) Datazione impianto: Inizi ‘900 (?) c) Elementi di particolare valore testimoniale:

Tipologia dei solai e della

copertura, tipologia delle aperture

d) Stato di conservazione: Ristrutturato di recente. Intonacatura e colorazione di notevole impatto e) Valore architettonico: Notevole

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Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Edificio non classificato, nessuna indicazione

a) Allegato grafico: immagini stato pregresso (da “Archeologia Industriale nella Zona del Cuoio”, Franco Foggi, Alinea 1984)

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44 Scheda 8

Denominazione: Conceria IMPERIALE (ex BASILI) Localizzazione: Via Basili

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio singolo, a blocco, tre-quattro piani fuori terra b) Datazione

impianto:

Nucleo anteriore al 1880 (originariamente utilizzato come fabbrica di colla)

c) Elementi di particolare valore testimoniale:

Tipologia di solai e copertura, tipologia di volte, pilastri interni in mattoni, capriate, tipologia delle aperture d) Stato di conservazione: Ristrutturato di recente e) Valore architettonico: Notevole

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45 Parte 2: Vincoli e prescrizioni urbanistiche

Linee guida d’intervento secondo Variante Organica al PRG del Comune di Santa Croce sull’Arno appr. delibera G.R. n.12925 del 29 dicembre 1994

Lotto di intervento: Unico

Categoria di intervento Restauro conservativo

Modalità attuative: Titolo abilitativo soggetto a convenzione a) Dati urbanistici di progetto

Superficie coperta 580mq (pari all’attuale)

Volume 7800mc (pari all’attuale)

Altezza massima Pari all’attuale b) Destinazione d’uso di progetto

Attrezzature private di interesse collettivo

100% (7800mc) Ipotesi museale c) Norme e prescrizioni

L’intervento di restauro pur consentendo la variazione della destinazione d’uso deve garantire la lettura delle caratteristiche architettoniche e tipologiche originali

Mantenimento: prospetti, solai intermedi se recuperabili,copertura in legno e gronda, volte a crociera

Demolizione: superfetazioni

d) Stato di attuazione delle previsioni urbanistiche Apparentemente attuate

e) Allegato grafico: planimetria di partenza a confronto con previsione progettuale secondo Var. Org. P.R.G. appr. 29/12/1994

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f) Allegato grafico: immagini stato pregresso (da “Archeologia Industriale nella Zona del Cuoio”, Franco Foggi, Alinea, 1984)

Veduta esterna della conceria Imperiale

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Ing. S. Pasquali

47 Scheda 9

Denominazione: Conceria PANTERA Localizzazione: Via del Bosco

Parte 1: Caratteri fisico-morfologici dell’edificio

a) Caratteri dell’edificato:

Edificio singolo, in linea, due piani fuori terra b) Datazione impianto: 1930 circa c) Elementi strutturali o accessori di particolare valore testimoniale:

Tipologia delle aperture, grate in ferro sulle aperture (elementi interni non valutati) d) Stato di conservazione: Buono e) Valore architettonico: Semplice

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