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Il modello CCI si colloca a parte rispetto agli altri algoritmi, giacché considera quanto varia la durata media segmentale nel corso della frase, pur mantenendo l’intervallo (consonantico o vocalico) come unità intermedia

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Academic year: 2021

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Conclusioni

La ricerca descritta nel capitolo precedente fa parte di un contesto più ampio, che cerca di descrivere il ritmo delle lingue tramite determinati indici matematici. Ciò permette di riportare in termini scalari un fenomeno assai più complesso come è quello del ritmo.

Pertanto, il ridurre un ambito di per sé particolarmente difficile da maneggiare a due o tre dimensioni è allo stesso tempo qualcosa che permette di comprendere più approfonditamente il ritmo, come anche un procedimento che può essere troppo riduttivo, in quanto nel riportare in termini numerici un aspetto linguistico si corre il rischio di perdere parte della sua complessità.

I vantaggi della ricerca di modelli computazionali del ritmo sono costituiti dalla possibilità di dare una rappresentazione immediata e, soprattutto, dal permettere un confronto con le altre lingue.

Il modello CCI si colloca a parte rispetto agli altri algoritmi, giacché considera quanto varia la durata media segmentale nel corso della frase, pur mantenendo l’intervallo (consonantico o vocalico) come unità intermedia. Ciò è dovuto all’idea di partenza del modello di Bertinetto & Bertini, che ritiene la fonotassi il fattore responsabile della struttura sillabica e, quindi, del ritmo. Pertanto, due lingue hanno un ritmo diverso quando i loro foni variano in maniera diversa nelle loro durate. Conseguentemente, le categorie individuate da quest’ultima metrica ritmica possono essere non del tutto corrispondenti con quelle delle altre: le lingue a compensazione possono non essere sempre stress-timed, come quelle a controllo possono non essere sempre syllable-timed.

Tuttavia, le due categorie sono collegate dall’ipotesi secondo cui nelle lingue accentuali, a causa della maggiore complessità della fonotassi e della riduzione delle vocali atone, vi sarebbe una maggiore variazione nella durata segmentale. È da considerare, però, che il ragionamento che lega la tipologia syllable/stress-timed con quella controllo/compensazione è in realtà un’aspettativa riguardante il modo d’articolare frasi con una fonotassi complessa. Essa può essere tradotta come: dal momento che gli

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intervalli formati da un numero elevato di consonanti sono generalmente difficili da pronunciare, ci si attende che i parlanti di lingue dove questi sono maggiormente frequenti operino delle riduzioni per rendere la pronuncia più agevole. La realtà delle singole lingue, però, può non corrispondere a quanto detto, e non è scontato il fatto che una frase con incontri formati da numerose consonanti sia per tutti più difficile da pronunciare rispetto ad una frase con molte vocali e poche consonanti. Peraltro, la linguistica storica e la dialettologia mostrano che la fonotassi di una lingua può cambiare in ambedue le direzioni: si nota ad esempio, considerando solamente i dialetti italiani settentrionali, come nel ligure vi sia una costante cancellazione di consonanti rispetto al latino, mentre nell’emiliano le cancellazioni riguardino le vocali atone, dando luogo così ad incontri di consonanti più complessi.

Il modello CCI risulta a mio avviso particolarmente promettente nella sua capacità di mettere in luce comportamenti diversi all’interno della medesima classe della tipologia tradizionale, come anche delle tendenze al cambiamento presenti già nella lingua parlata. Due lingue con la medesima complessità fonotattica possono infatti presentare due trattamenti diversi di un medesimo nesso, dove in un incontro di più consonanti i singoli foni possono mantenere delle durate stabili, oppure venire ipoarticolati. La medesima cosa può avvenire per le vocali, dove i foni atoni si possono mantenere costanti o venire ridotti. Tramite il modello CCI è pertanto possibile avere un’immagine del ‘ritmo’ di una lingua, corrispondente ad un punto su un piano le cui coordinate sono il CCI(V) ed il CCI(C). Chiaramente, è da precisare che quello che nella frase si è chiamato ‘ritmo’ è solamente un aspetto di quest’ultimo, o meglio, un correlato di un comportamento articolatorio che si presume sia responsabile del ritmo; inoltre, benché si sia detto ‘ritmo di una lingua’, quello che si ricava è il trattamento delle durate segmentali in una serie d’espressioni concrete. Poi, per un processo d’approssimazione, ciò viene trasportato nell’ambito della langue, ritenendo che un campione piuttosto ampio di parlanti rappresenti la lingua in sé. È poi da vedere se la lingua abbia a livello astratto un ritmo, oppure se sia intrinsecamente parte dell’atto espressivo; in questo caso

‘ritmo della lingua’ sarebbe da leggere come ‘ritmo che i parlanti di una certa lingua impiegano usualmente’.

Possibili ampliamenti del modello CCI potrebbero riguardare il confronto, in un ambito più ampio di una singola frase, tra le durate di segmenti corrispondenti ad un medesimo

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fonema, ad esempio, vedere quanto varia la vocale /a/ in una certa lingua. Ciò permetterebbe di mettere a confronto le diverse lingue sul piano della variazione delle durate di ciascun fonema, dando così un’immagine forse più da vicino delle differenze nella struttura ritmico-temporale.

Un'altra modifica della formula del CCI potrebbe dare la variazione delle durate di segmenti, in particolare consonanti, nella medesima parte della sillaba: ad esempio tra le consonanti in attacco, o in coda. Una modifica in questo senso potrebbe porre a confronto le durate delle consonanti che occupano il medesimo posto all’interno dell’attacco o della coda, ad esempio, nelle sillabe -tra- e -pla- si potrebbe vedere come variano le durate del primo e del secondo suono. Questo procedimento potrebbe aiutare a comprendere come oscillano le durate in seguito alla struttura della sillaba, e ciò può avvenire in maniera più chiara anche attraverso un confronto con la misura delle variazioni delle durate segmentali indipendentemente dalla loro posizione all’interno della sillaba.

In un’altra possibile variante del modello CCI si potrebbero etichettare le consonanti nelle code, quando sono sonoranti, come vocali. Ciò rappresenterebbe il ritmo a livello sillabico come un alternarsi di momenti d’occlusione ed apertura ed il CCI rappresenterebbe l’oscillazione delle durate nei momenti d’occlusione ed apertura.

Alternativamente, si potrebbero prima misurare, impiegando la formula del CCI, le variazioni segmentali tra occlusione/attacco ed apertura/rima, poi fare la media delle variazioni.

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