Immigrazione e razzismo in Italia: la Carta di Roma contro le discriminazione diffuse dai media
Introduzione
“Chi è afflitto dal senso di insicurezza e vulnerabilità può interpretare una paura derivata mettendola in relazione a uno qualsiasi dei tre tipi di pericoli, a prescindere dalle prove del loro rispettivo peso e responsabilità, e
anzi spesso in contrasto con esse. Le reazioni difensive o aggressive che ne risultano, volte ad attenuare la paura, possono dunque essere indirizzate altrove rispetto ai pericoli che sono i veri responsabili della presunzione di
insicurezza.”
1Con queste parole il sociologo Zygmunt Bauman descriveva nel 2008 le paure che affliggono l’uomo moderno, quello che, secondo la logica, dovrebbe sentirsi più al sicuro di tutte le generazioni che lo hanno preceduto, cullato nel limbo della modernità, al riparo dalla forza della natura, curato per molti dei suoi limiti fisici e protetto dalle aggressioni esterne; tuttavia sono molte ed eterogenee le
preoccupazioni che affliggono l’uomo contemporaneo costretto a vivere in un costante stato d’allarme. Il contemporaneo accadere di una crisi economica che paventa scenari di povertà diffusa e di una crisi politica che mostra una classe dirigente sempre più allo sbaraglio alimenta nella società italiana una paura diffusa, indefinita, indistinta in cerca di cause da eliminare e questioni da risolvere.
L’individuazione di un colpevole serve alla società per esternare le proprie paure e sanarle e chi meglio di qualcuno che giunge da lontano,quasi come fosse un invasore, può incarnare questa sorta di uomo nero che pare causa di tutte le sventure che ci affliggono?
In tale situazione di allarmismo diffuso trova terreno fertile l’operato di chi, impegnato a distogliere l’attenzione dai propri sbagli, attraverso l’uso di una comunicazione diffusa e capillare, indica come male da estirpare gli stranieri,
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Bauman Z.,2008, Paura Liquida, Edizioni Laterza1
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gli immigrati, che vengono a rubare nelle nostre case, a violentare le nostre donne e toglierci il lavoro con il quale sfamiamo i nostri figli.
Nella prima parte del lavoro si è ritenuta necessaria una breve ricostruzione storica del fenomeno migratorio nel nostro Paese. Dall’analisi di tali flussi si individuano due distinte direzioni delle persone protagoniste dei movimenti migratori, ovvero in entrata ed in uscita, lo scopo di tale ricostruzione è evidenziare come sia facile dimenticare un passato di fuga dei nostri connazionali, che lasciavano l’Italia asfissiati dalla povertà come braccianti analfabeti e additare con disprezzo chi invece ai giorni nostri parte da povero e analfabeta dalle coste dell'Africa in cerca di un futuro più ricco di prospettive. A partire dagli anni 70 del 900 infatti si è registrata una netta inversione di tendenza per cui l’Italia è mutata da paese di partenza di migranti diretti verso il Nord Europa e l’ America Latina a punto di attracco per barconi stracolmi di africani in fuga da fame e conflitti.
La scarsa preparazione culturale nei confronti dell’estraneo che si registra nella società italiana, in concomitanza con una crisi economica che erode la ricchezza e non accenna ad arrestarsi e l’ impreparazione legislativa dei vari governi che si sono avvicendati alla guida del Paese, che hanno legiferato per lo più con provvedimenti di emergenza per sanare le posizioni irregolari, hanno contribuito ad accrescere la paura e la diffidenza verso lo straniero in generale.
A sostegno di tali affermazioni nel capitolo secondo si fa riferimento alla teoria sociologica dell’Agenda Setting, secondo la quale chi detiene il potere è
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in grado di orientare l’ordine del giorno dei mass media, amplificando nella società punti di vista e interpretazioni della realtà.
Facendo riferimento ad un caso di cronaca ho ritenuto emblematico del problema della disinformazione ad orientamento razzista a cui siamo esposti quotidianamente la tristemente nota Strage di Erba, ovvero l’efferato omicidio consumatosi in una fredda notte del dicembre 2006 nella cittadina brianzola omonima, in cui persero la vita tre donne, un bambino ed un uomo rimase ferito quasi mortalmente. La scoperta della verità portò inevitabilmente i mass media a compiere un mea culpa per il grave giudizio affrettato che avevano partorito, mosso dal solo pregiudizio razziale e scevro di prove investigative, espresso quasi all’unanimità nei confronti di Azouz Marzuok, la politica dal canto suo non si risparmiò in condanne e giudizi contro gli stranieri e l’indulto.
A seguito di tale clamoroso abbaglio l’Ordine dei giornalisti, su invito dell’allora portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Laura Boldrini, tradusse la necessità di una autoregolamentazione in materia di immigrazione in un codice deontologico conosciuto come Carta di Roma, nel quale si mettono nero su bianco una serie di principi generali da osservare quando si parla di immigrati, profughi, richiedenti asilo e vittime della tratta.
A vigilare costantemente sul rispetto dei principi contenuti nella Carta di Roma in questo lavoro si sottolinea l’operato di due associazioni, l’Associazione Carta di Roma, che ha prodotto due indagini sull’applicazione
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