Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito 1093
35. 35. Obesità e diabete Obesità e diabete mellito
mellito
III edizione print edition Luigi Barbieri
(vedi singoli sotto-capitoli)
35. Obesità e diabete mellito...1093
35.1. OBESITÀ 1095 35.1.1. Indice di massa corporea (body mass index, BMI)...1095
35.1.2. Distribuzione regionale delle masse adipose...1096
35.1.3. Omeostasi del peso corporeo...1097
35.1.4. Il cervello ed il controllo omeostatico del peso corporeo...1098
35.1.5. Leptina adipocitaria e regolazione della massa di tessuto adiposo...1099
35.1.6. Risposte biologiche alla leptina...1100
35.1.7. Endo-cannabinoidi...1101
35.1.8. Ormoni gastro-enterici...1101
35.1.9. La spesa energetica dipende da diversi fattori...1102
35.1.10. La centralità del ciclo di Krebs...1103
35.1.11. Obesità: patogenesi...1104
35.1.12. Complicazioni cliniche dell'obesità...1106
35.1.13. Correlazioni cliniche...1107
35.1.14. Gli adipociti come organo endocrino...1108
35.2. COMPLICANZEMULTI-SISTEMICHEDELL'OBESITÀ 1109 35.2.1. Complicanze endocrine...1109
35.2.2. Dislipidemia...1109
35.2.3. Disfunzioni riproduttive...1110
35.2.4. Complicanze cardiovascolari...1110
35.2.5. Ulteriori possibili complicanze...1110
35.3. LARESISTENZAALL'INSULINAELASINDROMEMETABOLICA 1111 35.3.1. Aspetti principali...1111
35.3.2. Fisiopatologia della sindrome metabolica: ruolo centrale dell'insulino- resistenza...1112
35.3.3. Mediatori della sindrome metabolica...1113
35.4. DEFINIZIONEECLASSIFICAZIONEDELDIABETEMELLITO 1114 35.4.1. I due tipi di diabete primitivo...1115
35.4.2. Epidemiologia...1116
35.5. PATOGENESIDELDIABETEPRIMITIVO 1117 35.5.1. Metabolismo normale dell'insulina...1117
35.5.2. Efetti metabolici dell’insulina...1118
35.5.3. Recettori cellulari per il glucoso ed azione insulinica...1118
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito 1094 35.5.4. Intolleranza al glucoso...1120
35.6. DIABETEDITIPO I (INSULIN-DEPENDENTDIABETESMELLITUS, IDDM) 35.6.1. Patogenesi del diabete mellito di tipo I...11211121 35.6.2. Distruzione delle cellule β del pancreas...1122
35.6.3. Diabete di tipo I: caratteristiche cliniche...1124
35.7. PATOGENESIDELDIABETEMELLITODITIPO II (NONINSULIN-DEPENDENT DIABETESMELLITUS, NIDDM) 1126 35.7.1. Patogenesi molecolare...1126
Obesità...1128
35.7.2. Insulino-resistenza...1129
35.7.3. Diabete di tipo II: sviluppo...1130
35.7.4. Diabete di tipo II: caratteristiche cliniche...1130
35.8. LADA: LATENT AUTOIMMUNE DIABETESIN ADULTS 1132 35.9. PATOGENESIDELLECOMPLICANZEDELDIABETE 1133 35.9.1. Glycation (glicosilazione non-enzimatica)...1134
35.9.2. Advanced glycation end products (AGEs) e patogenesi delle complicanze del diabete...1136
35.9.3. Iperglicemia intra-cellulare: alterazione del metabolismo degli alcali poliidrossilici...1137
35.9.4. Morfologia del diabete mellito e delle sue complicanze tardive...1138
35.9.5. Sistema vascolare...1140
35.9.6. Nefropatia diabetica...1142
35.9.7. Complicazioni oculari...1142
35.9.8. Neuropatia diabetica...1142
35.9.9. Correlazioni cliniche...1143
35.10. SCREENINGPERILDIABETEDITIPO 2 INSOGGETTIASINTOMATICI 1144 35.10.1. Fattori di rischio per il diabete di tipo 2...1144
35.11. ESITODADIABETE 1145 35.11.1. Prospettive...1145
35.12. PRINCIPALIFONTIUTILIZZATE 1146
35.1. Obesità
Defnizione di obesità Defnizione di obesità
Si defnisce obesità un eccesso di tessuto adiposo rispetto alla massa corporea magra 35.1.1.
35.1.1. IINDICENDICEDIDIMASSAMASSACORPOREACORPOREA ( (BODYBODY MASSMASSINDEXINDEX, BMI), BMI)
Tabella 35.1. Rapporto tra BMI (body mass index, indice di massa corporea) e obesità
BMI = [peso (kg)] : A [altezza (m)]² BMI classifcazione
< 18.5 sottopeso 18.6-24.9 normale 25.0-29.9 sovrappeso 30.0-40.0 obeso
> 40.1 grande obeso (patologico)
☞ ☞
Benché accurata questa classifcazione non tiene conto della diferenza tra massa magra e massa grassa:es.: un individuo anziano con ridotta massa muscolare in presenza di un normale BMI, potrebbe comunque avere tessuto adiposo in eccesso
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1096
35.1.2.
35.1.2. DDISTRIBUZIONEISTRIBUZIONEREGIONALEREGIONALEDELLEDELLE MASSEMASSEADIPOSEADIPOSE
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☞
La distribuzione regionale della massa adiposa è correlata al rischio di conseguenze patologiche dell'obesità Masse adipose in diferenti parti del corpo esercitano funzioni fsiologiche diferenti:metabolismo energetico secrezione di proteine circolanti secrezione di metaboliti protezione fsica di organi morfologia esterna
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☞
L'obesità addominale (o adiposità centrale o adiposità viscero- addominale “a forma di mela”) comporta un aumentato rischio di:diabete ipertensione cardiopatia
aumentata incidenza di alcune neoplasie maligne rispetto ai soggetti con obesità gluteo-femorale “a pera”
Figura 35.1. Obesità viscero-addominale (a forma di mela) e obesità gluteo- femorale (a forma di pera)
Tabella 35.2. I parametri del rischio da obesità addominale
parametro uomo donna
circonferenza addominale > 102 cm > 88 cm
rapporto circonferenza addominale/circonferenza.
anche (vita/fanchi) < 0.9 > 0.85
35.1.3.
35.1.3. OOMEOSTASIMEOSTASI DELDELPESOPESOCORPOREOCORPOREO
Figura 35.2. Mediatori chimici del bilancio energetico
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1098
35.1.4.
35.1.4. IILLCERVELLOCERVELLOEDEDILILCONTROLLOCONTROLLOOMEOSTATICOOMEOSTATICO DELDELPESOPESOCORPOREOCORPOREO Figura 35.3. Leptina: regolazione del tessuto adiposo: la leptina.
Liberamente tratto da Friedman (1998)
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Qualunque sia la genesi dell'obesità il meccanismo imprescindibile è quello dell'assunzione di una quantità di calorie superiore a quelle consumate Lo sbilanciamento tra calorie assunte e calorie consumate anche se lieve può condurre negli anni ad un signifcativo aumento di pesoes.: 8 calorie in eccesso al giorno per 30 anni conducono ad un aumento di 10 kg
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Il cervello riceve i segnali ormonali e neuronali dalla periferia sucarenza o eccesso di cibo
il tasso di consumo delle riserve energetiche Il cervello risponde modulando:
modelli comportamentali sistema endocrino
sistema nervoso autonomo
cercando di mantenere l'omeostasi energetica Il principale sistema ormonale coinvolto è rappresentato dalla leptina prodotta dal tessuto adiposo e dai suoi recettori
35.1.5.
35.1.5. LLEPTINAEPTINAADIPOCITARIAADIPOCITARIAEEREGOLAZIONEREGOLAZIONE DELLADELLAMASSAMASSADIDITESSUTOTESSUTOADIPOSOADIPOSO
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Il clonaggio del gene ob e la caratterizzazione del suo prodotto genico, la leptina, indicano che il contenuto in grasso del corpo è sotto controllo omeostaticoI dati disponibili indicano che la leptina è il segnale aferente in un loop a feed back negativo che mantiene il livello della massa adiposa costante
La leptina viene secreta dagli adipociti sia come una proteina da 16 kDa sia legata ad una forma solubile del suo recettore (Ob-R)
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Il livello di leptina è correlato positivamente con le variazioni del grasso corporeo un incremento nel livello di leptina provoca un bilancio energetico negativo:spesa energetica > apporto calorico con la dieta
un decremento nel livello di leptina provoca un bilancio energetico positivo:
apporto calorico con la dieta > spesa energetica
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La leptina agisce fondamentalmente sull’ipotalamoEsistono estese connessioni tra l’ipotalamo e le altre zone del cervello, perciò indirettamente la leptina agisce su altri centri
La leptina agisce centralmente diminuendo l’apporto dietetico e modulando il metabolismo del grasso e del glucoso
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La leptina agisce perifericamente sui linfociti T, sulle isole pancreatiche, ed altri tessutiLezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1100
35.1.6.
35.1.6. RRISPOSTEISPOSTEBIOLOGICHEBIOLOGICHEALLAALLALEPTINALEPTINA Figura 35.4. Leptina: risposte biologiche. MC4-R: recettore per melanocortina; MSH: melanocyte stimulating hormone; CRH:
corticotropin releasing hormone; NPY: neuropeptide Y; GnRH:
gonadotropin releasing hormone; GHRH; growth hormone releasing hormone. Liberamente tratto da Friedman (1998)
La leptina agisce come parte di un loop a feedback che tende a mantenere costanti i depositi adiposi
una perdita di grasso corporeo (digiuno) provoca una diminuzione di leptina, che a sua volta provoca un bilancio energetico positivo in cui l’apporto di cibo è superiore al consumo energetico
un aumento del grasso provoca un incremento dei livelli di leptina ed un bilancio energetico negativo
Vari peptidi ipotalamici mediano queste risposte. Tra questi:
il recettore per la melanocortina (MC4-R) ed i suoi ligandi MSH e ART, sono probabilmente necessari per le risposte biologiche che si osservano a seguito di un aumento dei livelli di leptina
il CRH (corticotropin releasing hormone) media alcuni degli effetti della leptina
il NPY (neuropeptide Y) è un componente importante della risposta biologica a bassi livelli di leptina e al digiuno prolungato
L’importanza di altri fattori è certa anche se il ruolo preciso e meccanismi correlati non sono stati ancora precisati
35.1.7.
35.1.7. EENDONDO--CANNABINOIDICANNABINOIDI
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☞
Gli endo-cannabinoidi sono lipidi endogeni che si legano ai recettori per i cannabinoidirecettori per i cannabinoidi si trovano nei nuclei ipotalamici coinvolti nel controllo del bilancio energetico e della massa corporea ed inoltre nel tessuto adiposo e nel tratto gastroenterico
35.1.8.
35.1.8. OORMONIRMONI GASTROGASTRO--ENTERICIENTERICI
☞ ☞
Il tratto gastro-enterico gioca un ruolo centrale nell'omeostasi legata al consumo energetico:contiene recettori che convogliano informazioni lungo le fbre contiene recettori che convogliano informazioni lungo le fbre vagali sino al nucleo
vagali sino al nucleo tractus solitariistractus solitariis nel tronco encefalico nel tronco encefalico meccano-recettori
recettori chemo-sensitivi
produce alcuni ormoni in grado di segnalare al sistema nervoso produce alcuni ormoni in grado di segnalare al sistema nervoso centrale e di regolare l'apporto energetico:
centrale e di regolare l'apporto energetico:
colecistochinina peptide Y
peptide glucagono-simile exendina-4
amilina ghrelina insulina altre sostanze
Figura 35.5. Bilancio del peso corporeo Liberamente tratto da Goldstein (2008) GLP: glucagon-like peptide (peptide glucagono- simile); PPAR: peroxisome proliferator-activated receptor (recettore dei peroxisomi attivato dalla proliferazione)
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1102
35.1.9.
35.1.9. LLAASPESASPESAENERGETICAENERGETICA DIPENDEDIPENDEDADADIVERSIDIVERSIFATTORIFATTORI
☞
☞
La spesa energetica complessiva (total daily energetic expenditure, TEE) si compone di:consumo energetico a riposo: normale funzionamento delle cellule e degli organi (approx. 70%) efetto termico degli alimenti: aumento del consumo energetico per la digestione (approx. 10%) energia consumata per l'attività fsica: include l'attività fsica volontaria e non volontaria
Figura 35.6. Il ciclo di Cori (glucoso-lattato) è associato al ciclo dell'alanina consentendo lo switch anabolismo/catabolismo muscolare in funzione della concentrazione ematica di glucoso
35.1.10.
35.1.10. LLAACENTRALITÀCENTRALITÀDELDELCICLOCICLODIDI K KREBSREBS
☞
☞
Tutti i componenti principali degli alimenti possono essere ossidati attraverso il ciclo di Krebs per produrre energia In aggiunta il ciclo di Krebs rappresenta un centro di riciclo Le proteine ed i carboidrati alimentari in eccesso vengono convertiti attraverso prodotti intermedi del ciclo di Krebs in lipidiDurante il digiuno gli amminoacidi provenienti dalla degradazione delle proteine vengono convertiti in glicidi attraverso il ciclo di Krebs e la gluconeogenesi sostenendo la glicemia
I grassi producono energia attraverso la loro ossidazione a CO2 e H2O. I grassi non possono essere convertiti in carboidrati con l'eccezione della componente glicerolo dei trigliceridi (circa il 6% del totale) che pure contribuisce al mantenimento della glicemia durante il digiuno
metabolismo lipididei metabolismo
dei carboidrati
metabolismo di amminoacidi e proteine
ciclo di Krebs
alimentazione digiuno
alimentazione
digiuno
Figura 35.7. Alimentazione, digiuno ed il ciclo di Krebs.
Liberamente tratto da
bmb.leeds.ac.uk/teaching/icu3/lecture/14/index.htm
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1104
35.1.11.
35.1.11. OOBESITÀBESITÀ: : PATOGENESIPATOGENESI Figura 35.8. Patogenesi dell’obesità. Liberamente tratto da Friedman (1998)
☞
☞
L'obesità ha proporzioni epidemiche con una prevalenza in aumento nelle società ad alto tenore socio-economico:sovrappeso: 1 miliardo di adulti obesi: 300 milioni di adulti
Più preoccupante è la situazione dei giovani:
obesi o al limite dell'obesità: 15% dei bambini e degli adolescenti
☞
☞
L'obesità è una patologia multifattoriale. Fattori:genetici metabolici fsiologici sociali
comportamentali
☞
☞
Essendo causata da un apporto energetico superiore al consumo, difetti nel consumo potrebbero essere causa di obesità: tuttavia non si è trovata un'alterazio- ne signifcativa in questo parametro che possa essere indicata come causa e non conseguenza dell'obesitàFattori genetici Fattori genetici
☞
☞
Sono stati individuati link con più di 250 geni e regioni cromosomiche, tra cui:mutazioni nel recettore per la melanocortina melanocortin-4 receptor (MC4R) mutazioni nel recettore per la leptina
Fattori ambientali Fattori ambientali
☞
☞
Durante l'evoluzione si sono sviluppati meccanismi di controllo del peso per proteggere contro la perdita di peso in tempi di carestia, anche a scapito del controllo della obesità in tempi di abbondanzaQuindi la naturale tendenza all'accumulo di riserve in una società che non conosce carestie deve essere combattuta attivamente con comportamenti sociali e personali parzialmente contrari agli stimoli naturali
L'assunzione di cibo poi è da sempre legata ad abitudini sociali che non sempre sono in accordo con il mantenimento del bilanciamento dietetico
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1106
35.1.12.
35.1.12. CCOMPLICAZIONIOMPLICAZIONI CLINICHECLINICHEDELLDELL''OBESITÀOBESITÀ
Figura 35.9. Complicazioni cliniche dell'obesità. Liberamente tratto da Goldstein (2008)
35.1.13.
35.1.13. CCORRELAZIONIORRELAZIONICLINICHECLINICHE
☞
☞
L'obesità ed in particolare l'obesità centrale sono associate con un aumento nella mortalitàTra le alterazioni anatomo-patologiche associate all'obesità ci sono l'iperplasia e l'ipertrofa delle cellule adipose Un obeso può avere sino a quattro volte il numero delle cellule adipose di un soggetto magro, ciascuna delle quali con un contenuto doppio di lipidi
Sono state proposte diverse teorie per spiegare l'infuenza di una eccessiva adiposità sulle regolazione del metabolismo dei lipidi e degli zuccheri
ipotesi porto/viscerale
ipotesi porto/viscerale. Una aumentata adiposità centrale aumenta il trasporto di acidi grassi liberi al fegato dove questi ultimi bloccano direttamente l'attività dell'insulina. La resistenza epatica all'insulina è implicata nello sviluppo del diabete
l'ipotesi del deposito adiposo ectopicoipotesi del deposito adiposo ectopico propone che l'eccesso di lipidi nell'obesità venga immagazzinato nel fegato, nel muscolo scheletrico e nelle cellule β delle insulae pancreatiche che secernono insulina. Un aumento di lipidi nelle cellule β infuenza il controllo della secrezione di insulina contribuendo allo sviluppo del diabete di tipo 2
paradigma endocrino
paradigma endocrino. Il tessuto adiposo è un organo secretorio attivo che rilascia numerosi fattori nel sangue. Molti di questi fattori sono anche implicati nelle disfunzioni endoteliali e nelle modifcazioni fogistiche nei vasi che precedono lo sviluppo dell'aterosclerosi, legando l'adiposità alle malattie cardiovascolari
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1108
35.1.14.
35.1.14. GGLILIADIPOCITIADIPOCITICOMECOMEORGANOORGANO ENDOCRINOENDOCRINO
Figura 35.10. Prodotti degli adipociti ad attività biologica a distanza
Liberamente tratto da Goldstein (2008)
Il tessuto adiposo secerne fattori che agiscono localmente e a distanza
Questi prodotti infuenzano l'apporto alimentare, la spesa energetica, i mediatori indotti dall'insulina, la funzione vascolare, e altri processi omeostatici
ANG-II, angiotensin II (angiotensina II); ASP, acetylation-stimulating protein (proteina stimolante l'acetilazione; EGF, epidermal growth factor; FGF, fbroblast growth factor; IGF, insulin-like growth factor; IGFBP, insulin-like growth factor binding protein (proteina legante il fattore di crescita insulino-simile); PAI-1, plasminogen activator inhibitor-1 (inibitore dell'attivatore del plasminogeno); TGF, transforming growth factor; TNF, tumour necrosis factor
35.2. Complicanze multi-sistemiche dell'obesità 35.2.1.
35.2.1. CCOMPLICANZEOMPLICANZEENDOCRINEENDOCRINE
☞ ☞
La principale complicanza endocrino-patologica dell'obesità è il diabete di tipo 2 L'associazione obesità-diabete di tipo 2 è molto strettal'80% dei casi di diabete di tipo 2 possono essere ricondotti ad obesità
il rischio di diabete aumenta linearmente con l'aumento dell'indice della massa corporea (BMI) e con il crescere della massa grassa addominale
all'opposto perdita di peso ed esercizio fsico diminuiscono la resistenza insulinica e riducono il rischio di insorgenza di diabete di tipo 2
35.2.2.
35.2.2. DDISLIPIDEMIAISLIPIDEMIA
☞
☞
Obesità è associata a numerose anormalità dell'assetto lipidico, anche gravi:elevati livelli di trigliceridi plasmatici ridotte lipoproteine ad alta densità (HDL)
aumentate lipoproteine a bassa densità (LDL)
Queste variazioni sono associate con aumentato rischio di malattia cardiovascolare
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1110
35.2.3.
35.2.3. DDISFUNZIONIISFUNZIONIRIPRODUTTIVERIPRODUTTIVE
☞
☞
L'obesità è anche associata con numerose patologie legate al sistema riproduttivo sia maschile che femminile:sindrome dell'ovaio policistico irregolarità mestruali
amenorrea
infertilità ipo-gonadismo
35.2.4.
35.2.4. CCOMPLICANZEOMPLICANZECARDIOVASCOLARICARDIOVASCOLARI
☞ ☞
Le complicanze cardiovascolari più comuni sono:ipertensione arteriosa insufcienza coronarica
insufcienza cardiaca congestizia malattia tromboembolica
35.2.5.
35.2.5. UULTERIORILTERIORIPOSSIBILIPOSSIBILICOMPLICANZECOMPLICANZE
☞
☞
L'obesità provoca conseguenze negative su praticamente tutti gli organi e sistemi con possibilità di complicanze:neurologiche polmonari epato-biliari gastro-intestinali
tumorali
muscolo-scheletriche dermatologiche
disagio psicologico e/o sociale
35.3. La resistenza all'insulina e la sindrome metabolica
Defnizione di sindrome metabolica Defnizione di sindrome metabolica
La sindrome metabolica (sindrome-X, sindrome da resistenza all’insulina) consiste di una costellazione di anormalità metaboliche che conferiscono aumentato rischio di malattia cardiovascolare e diabete mellito
35.3.1.
35.3.1. AASPETTISPETTIPRINCIPALIPRINCIPALI
☞
☞
Gli aspetti principali della sindrome metabolica sono:obesità centrale iper-trigliceridemia
basso livello di colesterolo nelle HDL (high density lipoproteins, lipoproteine ad alta densità) iper-glicemia
ipertensione
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1112
35.3.2.
35.3.2. FFISIOPATOLOGIAISIOPATOLOGIADELLADELLASINDROMESINDROMEMETABOLICAMETABOLICA: : RUOLORUOLOCENTRALECENTRALEDELLDELL''INSULINOINSULINO--RESISTENZARESISTENZA Figura 35.11. Fisiopatologia
della sindrome metabolica:
ruolo centrale dell'insulino- resistenza
FFA: free fatty acids (acidi grassi liberi)
HDL: high density lipoproteins (lipoproteine ad alta densità)
IL-6: interleuchina-6 LDL: low density
lipoproteins (lipoproteine a bassa densità)
PAI-1: plasminogen activator inhibitor-1 (inibitore dell’attivatore del plasminogeno-1)
TG: trigliceridi
TNF-α: tumour necrosis factor-α
VLDL: very low density lipoproteins (lipoproteine a bassissima densità)
Liberamente tratto da Eckel (2005)
35.3.3.
35.3.3. MMEDIATORIEDIATORIDELLADELLASINDROMESINDROMEMETABOLICAMETABOLICA
☞
☞
La massa espansa di tessuto adiposo rilascia acidi grassi liberi in abbondanzaNel fegato gli acidi grassi liberi inducono neo-sintesi di glucoso e trigliceridi ed una aumentata secrezione di lipoproteine a bassissima densità (very low density lipoproteins, VLDL). Altre anormalità di lipidi/proteine spesso associate sono riduzione del colesterolo contenuto nelle HDL (high density lipoproteins, lipoproteine ad alta densità), e aumento del colesterolo nelle LDL (low density lipoproteins, lipoproteine a bassa densità)
Nei muscoli gli acidi grassi liberi riducono la sensibilità all’insulina inibendo l’uptake di glucoso Un aumento del glucoso circolante e degli acidi grassi liberi aumentano la produzione pancreatica di insulina con risultante iper-insulinemia. L’iper-insulinemia può dare origine a riassorbimento di sodio ed aumentato tono nervoso simpatico contribuendo all’ipertensione
Lo stato pro-infammatorio che si sovrappone contribuisce alla resistenza all’insulina: l’aumentata secrezione di interleuchina-6 e di TNF-α prodotto da adipociti e macrofagi provoca una ulteriore resistenza all’insulina e lipolisi dei depositi di trigliceridi negli adipociti con rilascio di acidi grassi liberi. L’interleuchina-6 ed altre citochine aumentano la produzione epatica di glucoso
Le citochine e gli acidi grassi liberi aumentano la produzione epatica di fbrinogeno e la produzione da parte degli adipociti di inibitore dell’attivatore del plasminogeno (PAI-1), inducendo una diatesi trombotica
Alti livelli di citochine incrementano la produzione epatica di proteina C-reattiva (una delle proteine di fase acuta)
La ridotta produzione di adiponectina (una citochina con attività anti-infammatoria e sensibilizzante all’insulina) dà un contributo ulteriore alla sindrome metabolica
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1114
35.4. Defnizione e classifcazione del diabete mellito
Il diabete mellito è una malattia cronica che interessa il metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine, caratterizzata da un patologico aumento della concentrazione di glucoso nel sangue
conseguente ad una carenza assoluta o relativa, rispetto al soggetto normale di uguale peso e costituzione, dell’attività biologica dell’insulina
☞
☞
Il diabete mellito comprende un gruppo eterogeneo di malattie, che hanno come carattere comune l'iperglicemiadiabete primitivo (idiopatico) diabete primitivo (idiopatico)
di tipo I (diabete mellito insulino-dipendente) di tipo II (diabete mellito non insulino-dipendente) diabete secondario
diabete secondario pancreatiti tumori
danno da farmaci
accumulo di ferro (emocromatosi) malattie endocrine genetiche o acquisite interventi chirurgici
Figura 35.12. Struttura 3D dell'insulina Rendering di 1g7a.pdb (Bohem,1999) ottenuto con molscript (Kraulis, 1991) e Raster3D (Merrit, 1997)
35.4.1.
35.4.1. I I DUEDUETIPITIPIDIDIDIABETEDIABETEPRIMITIVOPRIMITIVO Tabella 35.3. Diferenze tra diabete di tipi I e di tipo II
tipo I tipo II
rischio 0.5% (10-20% dei casi) 5-6 % (80-90% dei casi) insulina insulino-dipendente non-insulino-dipendente
clinica
insorgenza<20 anni peso normale insulinemia ↓ anticorpi anti-isole + chetoacidosi +++
insorgenza >30 anni obesità
insulinemia ↑ anticorpi anti-isole – chetoacidosi +
genetica concordanza gemelli +
correlazione HLA-D concordanza gemelli ++
non correlato HLA
patogenesi autoimmunità, meccanismi immuno-patologici resistenza periferica alla insulina
morfologia cellule β ↓↓↓
insulite
cellule β ↓ non infammazione
☞
☞
In entrambi i tipi, nonostante le diferenze patogenetiche e fsiopatologiche, si sviluppano le stesse complicanze a lungo termine a carico di vasi sanguigni, reni, occhi e nervi, complicanze che costituiscono le principali cause di morbilità e di mortalitàLezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1116
35.4.2.
35.4.2. EEPIDEMIOLOGIAPIDEMIOLOGIA
☞
☞
Il diabete è diagnosticato nel 3% della popolazione italiana circa il 10% dei pazienti è afetto da diabete di tipo 1è in trattamento insulinico (100%) il restante 90% è afetto da diabete di tipo 2
è in trattamento con insulina (10%)
è in trattamento con ipo-glicemizzanti orali (60%) è in trattamento con la sola dieta (30%)
☞
☞
A questa quota di diabete diagnosticato si deve aggiungere una quota, dello stesso ordine di grandezza, di diabete non diagnosticato, rappresentato esclusivamente da diabete di tipo 2Ciò signifca che nel nostro paese vi sono non meno di 3,000,000 soggetti diabetici, solo per la metà riconosciuti come tali
☞ ☞
La prevalenza del diabete di tipo 2 aumenta con l'età; al di sopra dei 65 anni, oltre il 10% della popolazione è afetta da diabete35.5. Patogenesi del diabete primitivo 35.5.1.
35.5.1. MMETABOLISMOETABOLISMONORMALENORMALEDELLDELL''INSULINAINSULINA
☞
☞
L'insulina è un ormone peptidico ed ha una vita complessa:il gene dell'insulina viene espresso nelle cellule β delle isole pancreatiche
l'ormone, prima di essere immesso in circolo, viene immagazzinato in granuli citoplasmatici il rilascio dell'ormone è un processo bifasico che interessa due diversi pool di insulina
l'aumento della glicemia determina la pronta liberazione dell'insulina accumulata nei granuli secretori se lo stimolo persiste segue una risposta ritardata ma continua che implica una attiva sintesi dell'ormone lo stimolo più importante per il rilascio e per la sintesi dell'insulina, è rappresentato dal glucoso
le modifcazioni che esso induce nel metabolismo cellulare, unitamente alla stimolazione colinergica da parte del sistema nervoso autonomo, promuovono la secrezione insulinica
altri fattori, quali ormoni intestinali, alcuni amminoacidi (leucina, arginina), sulfaniluree, stimolano invece la liberazione dell'insulina, ma non la sua sintesi
l'insulina viene ultrafltrata dal rene e riassorbita nei tubuli contorti prossimali dove viene distrutta. Altre vie di eliminazione dell'insulina dipendono da attività proteasiche specifche e non specifche
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1118
35.5.2.
35.5.2. EEFFETTIFFETTIMETABOLICIMETABOLICIDELLDELL’’INSULINAINSULINA
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L'insulina è un importante ormone anabolizzante, che risulta necessario per il trasporto di glucoso e amminoacidi attraverso le membrane cellulari la sintesi del glicogeno nel fegato e nei muscoli scheletricila conversione del glucoso in trigliceridi la sintesi degli acidi nucleici
la sintesi proteica 35.5.3.
35.5.3. RRECETTORIECETTORICELLULARICELLULARIPERPERILILGLUCOSOGLUCOSOEDEDAZIONEAZIONEINSULINICAINSULINICA
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Poiché la membrana cellulare è impermeabile al glucoso sono necessari trasportatori per spostare il glucoso dal liquido extra-cellulare al citoplasma. Esiste una famiglia di trasportatori del glucoso tra cui:GLUT-4 è il trasportatore insulino-dipendente: costituisce il principale trasportatore nel muscolo scheletrico e nel tessuto adiposo (che costituiscono i 2/3 della massa cellulare complessiva) viene reso disponibile solo dopo il legame dell'insulina al recettore per l'insulina
GLUT-2 è il principale trasportatore di glucoso nelle cellule β del pancreas e nel fegato, non necessita di insulina e funziona solo ad elevate concentrazioni di glucoso
GLUT-1 è presente in tutti i tessuti, non richiede insulina ed è fondamentale nei neuroni del sistema nervoso centrale
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l'insulina interagisce con le sue cellule bersaglio fssandosi a specifci recettori di membranala loro disponibilità e il loro numero costituiscono quindi il presupposto indispensabile alla sua azione il recettore per l'insulina è una tirosina-chinasi che attiva tutta una serie di risposte intra-cellulari un importante efetto consiste nella traslocazione di proteine vettrici del glucoso dall'apparato di Golgi
Ormoni che infuenzano i livelli di glicemia Ormoni che infuenzano i livelli di glicemia
Tabella 35.4. Ormoni che infuenzano i livelli di glicemia. (Da Pasquinelli, 2014 capitolo 8)
ormone origine principali efetti metabolici efetto sulla glicemia
insulina pancreas
aumenta la captazione cellulare del glucoso stimola la glicogeno-sintesi, la sintesi di acidi grassi e trigliceridi, e la sintesi proteica
inibisce la glicogeno-lisi, la proteolisi e la lipolisi
diminuzione diminuzione
glucagone pancreas
stimola la glicogeno-lisi stimola la gluconeogenesi stimola la chetogenesi
aumento aumento somatostatina pancreas inibisce il rilascio di glucagone e di insulina aumentoaumento
adrenalina surrene
stimola la glicogeno-lisi stimola la lipolisi
induce la sintesi del glucagone
aumento aumento
cortisolo surrene stimola la gluco-neogenesi
stimola la lipolisi aumentoaumento
ACTH ipofsi aumenta il rilascio di cortisolo
stimola la lipolisi aumentoaumento
GH ipofsi antagonista dell’insulina
stimola la lipolisi aumentoaumento
tiroxina tiroide stimola la glicogeno-lisi
stimola l’assorbimento intestinale degli zuccheri aumentoaumento
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1120
35.5.4.
35.5.4. IINTOLLERANZANTOLLERANZAALALGLUCOSOGLUCOSO
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Una ridotta tolleranza al glucoso è una caratteristica del diabete mellito si evidenzia valutando la glicemia al mattino a digiuno e poi a tempi successivi dopo somministrazione di glucoso per via oralenei soggetti normali si osserva solo un lieve aumento della glicemia, in quanto la pronta secrezione pancreatica di insulina riporta i valori alla norma entro 1 ora
nei soggetti diabetici, anche se in fase di malattia preclinica, la glicemia aumenta in modo abnorme e si mantiene a livelli elevati per un tempo più lungo
Ciò può dipendere da mancanza di insulina
mancata risposta all'insulina nei tessuti bersaglio
entrambi i fattori
Figura 35.13. Curva da carico di glucoso
35.6. Diabete di tipo I (insulin-dependent diabetes mellitus, IDDM) 35.6.1.
35.6.1. PPATOGENESIATOGENESIDELDELDIABETEDIABETEMELLITOMELLITODIDITIPOTIPO I I
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Il diabete mellito di tipo I o diabete insulino- dipendenteè il risultato di una carenza di insulina per riduzione delle cellule β nelle isole
pancreatiche
si sviluppa di solito nell'infanzia
diabete mellito insulino-dipendente perché è indispensabile la somministrazione di insulina per la sopravvivenza
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il diabete di tipo I si rende clinicamente evidente solo dopo che si è avuta la distruzione della maggior parte di cellule βFigura 35.14. Patogenesi del diabete mellito di tipo I insulino- dipendente
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1122
35.6.2.
35.6.2. DDISTRUZIONEISTRUZIONE DELLEDELLE CELLULECELLULEβ βDELDELPANCREASPANCREAS
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Tre fattori intervengono in modo associato nel determinare la distruzione delle cellule β nelle isole pancreatiche:predisposizione genetica autoimmunità
fattori ambientali Predisposizione genetica Predisposizione genetica
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Il diabete di tipo I ha una base genetica molto complessa:ha una diversa distribuzione razziale
può avere carattere familiare, tuttavia il tipo di trasmissione ereditaria della predisposizione alla malattia è ancora sconosciuto
dagli studi sui gemelli si evince che i fattori ambientali giocano un ruolo rilevante l’associazione più importante è con i geni HLA
oltre all'infuenza dei geni HLA, sono note circa 20 regioni cromosomiche indipendenti, i cui geni sono ancora da identifcare, che si associano a una predisposizione al diabete di tipo I
Autoimmunità Autoimmunità
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L'esordio clinico del diabete di tipo I è di solito improvviso:in realtà la malattia è il risultato di una reazione autoimmunitaria cronica contro le cellule β, iniziata probabilmente diversi anni prima, ma che si manifesta solo quando la riserva funzionale di cellule β è stata consumata
i sintomi classici (iperglicemia e chetoacidosi) sono tardivi, e richiedono che vi sia stata la distruzione di più del 90% delle cellule β
In casi di diabete a esordio recente
si osservano spesso infltrati linfocitari nelle isole pancreatiche, talvolta cospicui (insulite)
vengono distrutte selettivamente le cellule β, mentre gli altri tipi cellulari insulari rimangono inalterati circa il 70-80% dei pazienti con diabete di tipo I hanno in circolo anticorpi anti-isole, diretti contro la decarbossilasi dell'acido glutammico (GAD) e contro diverse altre proteine citoplasmatiche
Fattori ambientali Fattori ambientali
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In presenza di una predisposizione genetica il fattore che scatena la reazione autoimmune può essereuna proteina virale con sequenze di amminoacidi uguali a quelle di proteine presenti nelle cellule β (es.: la GAD e una proteina dei virus Coxsackie hanno sequenze di amminoacidi simili)
in alternativa, un altro fattore ambientale potrebbe attivare la reazione autoimmunitaria danneggiando le cellule β primariamente, ed esponendo quindi secondariamente gli antigeni insulari in modo quali-
quantitativamente diverso così da indirizzare la risposta immunitaria da tolleranza ad eliminazione
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1124
35.6.3.
35.6.3. DDIABETEIABETEDIDITIPOTIPO I: I: CARATTERISTICHECARATTERISTICHECLINICHECLINICHE
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Il diabete di tipo I esordisce nel 95% dei casi prima dei 25 anni e, comunque, sempre prima dei 35. Il paziente tipico ha aspetto fsico normale o deperito, comunque non obeso. I sintomi possono comparire bruscamente e sono costituiti da:poliuria, cioè diuresi osmotica provocata dalla glicosuria, talvolta associata a sintomi di disidratazione polidipsia, cioè sete intensa conseguente alla perdita di acqua ed elettroliti
polifagia, cioè aumento dell’appetito conseguente al passaggio da una fase anabolica insulino-dipendente ad una fase catabolica da defcit insulinico
progressivo calo ponderale debolezza muscolare chetoacidosi
Chetoacidosi diabetica Chetoacidosi diabetica
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La chetoacidosi diabetica è indotta da un grave defcit insulinico associato ad un incremento assoluto o relativo del glucagone che si produce:nel diabete di tipo 1 non sufcientemente trattato o non ancora trattato con insulina, o in seguito a brusca interruzione della terapia con insulina
nel diabete di tipo 1 o, raramente, di tipo 2 in seguito alla liberazione di un eccesso di ormoni contro- regolatori dell’insulina conseguente a stress fsici (infezioni, traumi, interventi chirurgici, etc.) o emozionali
Coma chetoacidosico Coma chetoacidosico
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Per fornire alle cellule fonti energetiche alternative al glucoso, l’organismo ricorre a catabolismo dei lipidi (lipolisi)mobilitazione degli acidi grassi liberi (NEFA)
accelerato catabolismo epatico degli acidi grassi (β-ossidazione)
Si produce un eccesso di acetil-CoA che non può entrare nel ciclo di Krebs per difetto del suo partner naturale, l’acido ossalacetico che dipende dal metabolismo del glucoso
Dalla condensazione delle molecole di acetil-CoA formatesi in eccesso si producono i corpi chetonici acido acetoacetico
acido β-idrossibutirrico acetone
I corpi chetonici possono giungere ad alterare l’equilibrio acido base, orientandolo nel senso della acidosiacidosi;
l’acidosi a sua volta può scompensarsi in seguito a condizioni intercorrenti (infezioni o altri tipi di stress) e precipitare il coma chetoacidosicocoma chetoacidosico
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1126
35.7. Patogenesi del diabete mellito di tipo II (non insulin-dependent diabetes mellitus, NIDDM)
35.7.1.
35.7.1. PPATOGENESIATOGENESIMOLECOLAREMOLECOLARE
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Nella cellula periferica normale (es.: un adipocita od una cellula muscolare scheletrica) il legame dell’insulina al suo recettore attiva il dominio tirosin-chinasico di quest’ultimola fosforilazione proteica conduce ad una serie di eventi intra-cellulari che permettono al glucoso di entrare nelle cellule
obesità, ipertensione ed altri fattori ambientali inducono una down regulation dei recettori per l’insulina inibitori intra-cellulari possono in aggiunta interferire con le vie di segnale intra-cellulari
Si riduce quindi l’ingresso di glucoso nelle cellule: ne risulta iperglicemia
in una persona normale viene controbilanciata da una aumentata produzione di insulina da parte delle cellule β
in una persona geneticamente dotata di una limitata capacità di risposta delle cellule β all’iperglicemia, la secrezione di insulina è inadeguata all’aumentato carico di glucoso: si instaura un NIDDMNIDDM (non-insulin non-insulin dependent diabetes mellitus
dependent diabetes mellitus)
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Il diabete di tipo II non insulino-indipendente (NIDDM, non insulin-dependent diabetes non insulin-dependent diabetes mellitusmellitus) non è correlato a geni HLA, e non vi sono generalmente segni di meccanismi autoimmunitari, la correlazione genetica però è più stretta che nel diabete di tipo I
Sono signifcative le correlazioni con le abitudini di vita
A partire dai dati epidemiologici si può afermare che il diabete di tipo II sia il risultato di molteplici alterazioni genetiche, ciascuna con un suo proprio rischio, e ciascuna infuenzabile da fattori ambientali
I pazienti con diabete di tipo 2 presentano due caratteristiche fsiopatologiche fondamentali:
una alterata produzione di insulina da parte delle cellule
una resistenza dei tessuti periferici all’azione della insulina
Figura 35.15. Patogenesi del diabete mellito di tipo II non insulino-indipendente (NIDDM, non insulin-dependent diabetes mellitus)
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1128
Alterazioni metaboliche caratterizzanti il diabete di tipo II Alterazioni metaboliche caratterizzanti il diabete di tipo II
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Due alterazioni metaboliche caratterizzano il diabete di tipo Il:alterata secrezione di insulina
insulino-resistenza, cioè incapacità dei tessuti periferici ad utilizzare la stessa Alterazione della secrezione insulinica
Alterazione della secrezione insulinica
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Nelle fasi iniziali la secrezione insulinica risulta normale e il suo livello plasmatico non è ridotto, ma non si osservano più le normali oscillazioni secretorie, e la fase secretoria rapida indotta dalla somministrazione di glucoso è inadeguataCol tempo si ha un defcit di insulina dovuto ad un danno irreversibile delle cellule β, forse per l'iperglicemia cronica, con la conseguente continua stimolazione delle cellule β, fatto che può contribuire all'esaurimento funzionale di queste ultime
Obesità Obesità
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L'obesità costituisce un fattore diabetogeno molto importante: l'80% circa dei diabetici di tipo II sono obesi Particolarmente grave come fattore di rischio risulta essere l'obesità giovanileAmilina Amilina
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L'amilina è una proteina prodotta dalle cellule β, assemblata e secreta insieme con l'insulinaNei pazienti con diabete di tipo II l'amilina tende ad accumularsi all'esterno delle cellule β, a ridosso delle membrane cellulari, assumendo infne le caratteristiche tintoriali dell'amiloide
Non è noto se tali depositi extra-cellulari siano la causa o invece la conseguenza, del cattivo funzionamento delle cellule β
35.7.2.
35.7.2. IINSULINONSULINO--RESISTENZARESISTENZA
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Nella maggior parte dei pazienti con diabete di tipo II, il defcit di insulina non è di entità tale da spiegare i disturbi metabolici. Piuttosto sembra che l'insulino-resistenzainsulino-resistenza sia una fattore di importanza primaria nello sviluppo della malattiaL'insulino-resistenza comporta un defcit della funzione insulinica aggravando l'iperglicemia, e producendo una stimolazione protratta delle cellule β
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Le basi molecolari dell'insulino-resistenza potrebbero essere:diminuzione del numero di recettori per l'insulina
alterazione del sistema di trasduzione post-recettoriale del segnale
Figura 35.16. Insulino-resistenza
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1130
35.7.3.
35.7.3. DDIABETEIABETEDIDITIPOTIPO II: II: SVILUPPOSVILUPPO
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Si possono riconoscere tre fasi nell’andamento della malattia:una prima fase con glicemia normale nonostante la presenza di elevati livelli di insulina, segno di resistenza periferica all’insulina
una seconda fase in cui si assiste ad un aumento della resistenza all’insulina con progressiva diminuzione della tolleranza al glucoso e conseguente comparsa di iperglicemia post-prandiale
una terza fase in cui non si modifca signifcativamente la resistenza all’insulina, ma si assiste ad una riduzione della secrezione della insulina che determina l’insorgenza di iperglicemia a digiuno e diabete franco 35.7.4.
35.7.4. DDIABETEIABETEDIDITIPOTIPO II: II: CARATTERISTICHECARATTERISTICHECLINICHECLINICHE
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Il diabete di tipo 2 rappresenta l’80–90% delle forme di diabeteesordisce dopo i 40 anni (da cui il termine “diabete dell’età adulta”) in pazienti tipicamente sovrappeso
L’esordio è sintomatologicamente graduale e spesso l’iperglicemia è un riscontro occasionale durante indagini di laboratorio di routine in soggetti asintomatici: l’attenzione del clinico deve comunque essere suscitata dalla comparsa di astenia o di perdita di peso altrimenti non spiegabili
Questi pazienti solitamente non sviluppano chetoacidosi (o comunque la chetoacidosi rappresenta un evento molto raro), mentre in caso di scompenso può verifcarsi un coma iper-osmolare non chetosico
Coma iper-osmolare Coma iper-osmolare
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Il coma iper-osmolare è caratterizzato da una disidratazione imponente prodotta da una diuresi eccessiva non controbilanciata da un apporto idrico adeguatoClinicamente si manifesta con
iper-glicemia gravissima (anche >1,000 mg/dL) iper-osmolarità conseguente
ipo-volemia iper-natriemia
insieme a segni di interessamento del sistema nervoso centrale obnubilamento del sensorio
torpore coma
Sono spesso presenti malattie concomitanti di vario genere e il coma può essere precipitato dalla somministrazione di farmaci quali diuretici, corticosteroidi e fenitoina
Lezioni di Patologia generale Capitolo 35. Obesità e diabete mellito. 1132
35.8. LADA: Latent Autoimmune Diabetes in Adults
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Sinonimi:Late-onset Autoimmune Diabetes of Adulthood Slow Onset Type 1 diabetes
Type one-and-a-half (1.5) diabetes
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Caratteristiche principali:insorge in età adulta (solitamente oltre i 25 anni)
si presenta come diabete di tipo 2 (per l’età e per l’assenza di chetoacidosi) in soggetti non obesi che solitamente non presentano familiarità per il diabete
inizialmente può essere controllato con la dieta e con ipo-glicemizzanti orali nel giro di pochi mesi sviluppa gradualmente insulino-dipendenza
non presenta resistenza periferica all’insulina presenta bassi valori di peptide C
è positivo agli auto-anticorpi (anti-GAD65)