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’A TEN (S HEIKH A BD EL -Q URNA ) OVRINTENDENTE AL G RANAIO NEL T EMPIO DELL C APITOLO 11. L A TOMBA DI H ATIAY , S

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C

APITOLO

11. L

A TOMBA DI

H

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OVRINTENDENTE AL

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RANAIO NEL

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§ 1. Storia della scoperta e delle pubblicazioni

Nell’inverno 1896 G. Daressy venne inviato dal Service des Antiquités come ispettore per gli scavi di un locale a cui era stata da poco concessa una licenza nella zona di Sheikh Abd el-Qurna, nei pressi della TT 131. Le ricerche furono infruttuose fino al 14 marzo, quando venne scoperto l’ingresso di una sepoltura intatta1.

Benché la tomba fosse completamente anepigrafe e senza decorazione, il corredo che vi venne rinvenuto è pur degno di nota. Mentre della tomba si perdeva memoria e oggi la sua collocazione è sconosciuta, il corredo ottenne un po’ più di attenzione con pur brevi studi di Von Bissing2, Capart3, Montet4 e, solo recentemente per i sarcofagi, di A.P. Kozloff e B.M. Bryan5.

§ 2. Il proprietario

Nella tomba Daressy rinvenne quattro sarcofagi con all’interno più o meno intatte le mummie: si trattava di un solo uomo e tre donne, ma di nessuno di essi veniva fornita la relazione di parentela con gli altri. Si tratta di Hatiay, Scriba e Sovrintendente al Granaio nel Tempio dell’Aten; di Henutudjebu, signora della

1 DARESSY G., Rapport sur la Trouvaille de Hat-aaï, in ASAE 2 (1901), pp. 1-13.

2 VON BISSING, Catalogue Général des Antiquités Égyptiennes du Musée du Caire, nos 3426-3587.

Metallgefässe, A. Holzhausen, Wien 1901, pp. 60-62

3 CAPART J., Propos sur l’art égyptien, Édition de la Fondation Égyptologique Reine Élisabeth,

Bruxelles 1931, fig. 93.

4 MONTET P., Les Reliques de l’art syrien dans l’Égypte, Les Belles Lettres, Paris 1937, pp.

149-150.

5 KOZLOFF A.P. – BRYAN B.M., Egypt’s Dazzling Sun. Amenhotep III and his World, The

Cleveland Museum of Art-Indiana University Press, Cleveland 1992, pp. 312-17, tavv. XXXIV-XXXV.

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casa e Cantante di Amon; di Sa(t)amon, signora della casa e di Huy, signora della casa.

Supponendo ragionevolmente che i quattro facessero in qualche modo parte di un’unica famiglia, una gerarchia viene fornita dalla qualità dei sarcofagi: nettamente migliori quelli di Hatiay e Henutudjebu, assai più spogli nelle decorazioni quelli di Sa(t)amon e Huy. Ne dovremmo dedurre che la prima coppia erano marito e moglie e, probabilmente, i genitori delle due ragazze. Uno studio antropologico sulle mummie non è tuttavia mai stato effettuato.

§ 3. Architettura delle camere interne

Si tratta semplicemente di una grotta, rozzamente scavata e senza iscrizioni, dalla pianta in forma di rettangolo con un angolo smussato. Le dimensioni non sono riportate da Daressy, ma non dovettero eccedere i 5 x 2,5 m, calcolati in base alla pianta schematica e alle misure del sarcofago di Hatiay.

L’accesso alla sepoltura era stato chiuso da un semplice muro in mattoni crudi; nei rapporti di scavo non si riporta l’esistenza di sigilli della necropoli su di esso.

§ 4. Il corredo § 4.1. I sarcofagi

Il sarcofago di Hatiay venne realizzato in legno di tamerice e misura 2,16 m di lunghezza e 0,65 m ca. di larghezza. Dipinto di nero, il viso è dorato, gli occhi incrostati di pietre, con inserti in bronzo, e le sopracciglia e il trucco in faïence blu. Una parrucca incornicia il viso e cade in avanti in due ciocche decorate a bande nere e dorate. Sul collo vi è raffigurato un largo collare a cinque fasce, dipinto, con all’estremità dei fiori di loto, e una collana con un amuleto del cuore. L’immagine della dea Nut estende le sue ali a protezione del defunto, a commentare le iscrizioni: “Parole dette dall’Osiri, lo Scriba e Sovrintendente al

Granaio nel Tempio dell’Aten, Hatiay, giusto di voce. Egli dice: «O madre Nut, stenditi sopra di me e ponimi tra le stelle imperiture che sono in te, e io non morirò». Parole dette da Nut, la grande, la efficace: «(O) mio amato figlio, l’Osiri Scriba e Sovrintendente al Granaio nel Tempio dell’Aten, Hatiay, giusto di

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voce. (O) prole di Geb, Signore delle Due Terre, mio amato figlio, scriba Hatiay, giusto di voce!». Parole dette da questo figlio: «(O) Osiri, Scriba e Sovrintendente al Granaio nel Tempio dell’Aten, Hatiay, giusto di voce! O erede di Khentamentiu, nato da Isi, che ti ha dato il deserto, le sue braccia essendo dietro di te: possa tu vivere eternamente!»6.

Il corpo mummiforme è diviso da bande dorate e iscritte; nelle sezioni così ricavate vi sono figure di divinità ed emblemi dorati. L’interno del sarcofago è dipinto di nero, senza iscrizioni né immagini. La mummia era avvolta da un sudario; la testa era coperta da una maschera dorata in cartonnage, con parrucca blu e collare multicolore.

Il sarcofago di Henutudjebu è assai simile al precedente, tanto che secondo Daressy essi vennero realizzati nello stesso laboratorio. La decorazione è la medesima, tranne l’aggiunta di due rigonfiamenti in corrispondenza dei seni, con capezzoli ben in evidenza, cosa strana anche per un sarcofago femminile prima della XIX dinastia7. Anche questa mummia era fornita di una maschera funeraria in cartonnage.

I sarcofagi di Sa(t)amon e Huy sono fra loro simili e assai meno ricchi dei precedenti due, inoltre invece che neri e oro sono a sfondo giallo con decorazioni multicolore. Il corpo mummiforme non è attraversato da bande, ma da semplici fasciature e le mummie non hanno maschera né pettorali.

§ 4.2. Gioielleria

La mummia di Hatiay era adornata con due pettorali fissati al corpo con collane di vaghi in faïence, cornalina e legno dorato. Il pettorale più grande (14 x 10 cm), in legno dorato, mostra al centro uno scarabeo in resina gialla del tipo ambra, a destra un nodo di Isi in cornalina e sinistra un pilastro djed in feldespato, cornalina e lapislazzuli. Gli emblemi sono circondati da una decorazione “a triglifi” in lapislazzuli, cornalina e feldespato e al di sopra vi sono triangoli e una cornice a gola egizia realizzati negli stessi materiali. Sul verso del pettorale, si vede il fondo dello scarabeo con una iscrizione, affiancato dalle dee Isi e Nephti inginocchiate sul geroglifico nebu.

6 MURNANE W.J., Text from the Amarna Period in Egypt, Scholars Press, Atlanta 1995, pp. 67-68. 7 Completa edizione dei testi del sarcofago in KOZLOFF A.P. – BRYAN B.M., Egypt’s Dazzling Sun.

Amenhotep III and his World, The Cleveland Museum of Art-Indiana University Press, Cleveland

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Il secondo pettorale di Hatiay, pure in legno dorato, era posizionato sulla schiena della mummia. Esso mostra uno sciacallo in diaspro nero accovacciato su un supporto, dotato di flabello sulla schiena (entrambi in pasta di vetro bianca e dipinta) e con una fascia blu al collo. Sul rovescio, semplicemente inciso, un sacerdote incensa una mummia posta in piedi di fronte a lui e versa una libagione davanti ad un tavolo di offerte.

Anche un pilastro djed in legno dorato e incrostato di pietre era attaccato al collo di Hatiay con un semplice filo.

La mummia di Henutudjebu era ornata similmente con due pettorali in legno dorato: il principale reca uno scarabeo in feldespato e due dee inginocchiate (incarnato blu, vesti bianche) sotto le quali vi sono due occhi udjat. Il tutto è incorniciato da un fregio di pietre incrostate. Al verso, sul fondo dello scarabeo, il Capitolo XXX del Libro dei Morti8, tra un nodo di Isi e un pilastro djed in pietre multicolori. Il pettorale più piccolo, decorato con incrostazioni di pietre e di faïence, presenta un uomo che offre dei fiori e compie una libagione davanti ad un tavolo di offerte posto di fronte ad una donna seduta, ritratta nell’atto di annusare dei fiori; al verso due sciacalli affrontati sono seduti su due supporti. Anche le collane di questi pettorali sono realizzate in vaghi di faïence e legno dorato.

Nel sarcofago di Huy venne rinvenuto un piccolo scarabeo forato, probabilmente parte di un anello.

§ 4.3. Altri oggetti

Nel sarcofago di Hatiay sono stati rinvenuti un astuccio di legno di canna contenente del trucco nero; un poggiatesta in legno; una paletta da scriba in legno, corredata di calami sottili e un coltello lungo e sottile in bronzo; un ushabty in calcare nero con inserti in diaspro rosso e bande nere e dorate sulla parrucca dentro un piccolo sarcofago di legno (del tutto simile al vero sarcofago), dipinto di nero e dorato, fornito di piccole iscrizioni, a sua volta dentro un altro sarcofago, su cui è dipinto in giallo il Capitolo VI del Libro dei Morti9.

Il sarcofago di Henutudjebu non ha restituito nulla, mentre molti oggetti sono emersi dal sarcofago di Sa(t)amon. I pezzi più notevoli sono un unguentario

8 Cfr. ALLEN T.G., Th Book of the Dead or going forth by day. Ideas of the ancient egyptians

concerning the hereafter as expressed in their own terms, The Oriental Institute of the University

of Chicago, Chicago 1974, pp. 39-40.

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in legno e una coppa di bronzo. Nel primo caso si tratta di piccolo contenitore in legno e avorio, in forma di un servo vestito di un gonnellino plissettato, fissato su un supporto di legno e ritratto inginocchiato nell’atto di tenere sulle spalle un vaso: il braccio destro è steso fino alle anse del vaso, l’altro è piegato a tenerne il fondo. Il recipiente è decorato con motivi vegetali (il modello è quello del vasellame siriano importato al tempo); il coperchio bombato è fissato all’ansa con del filo sigillato con argilla e iscritto (ma illeggibile). La coppa di bronzo è a fondo rotondo, decorato a sbalzo, con un disco (una rosetta secondo P. Montet) al centro ora scomparso e originariamente di un altro metallo. Il campo è diviso in cerchi concentrici: la rosetta è circondata d’acqua, all’esterno della quale vi sono quattro scene ambientate in una rigogliosissima palude. Si tratta di una vacca, un bue passante, ancora una vacca allattante il vitellino e un bue attaccato da un leone; verso l’orlo, fra le quattro scene, alternativamente vi sono un uccello e un icneumone a caccia. Nel settore più esterno vi sono due barche, dei pesci, dei papiri, un bue e delle vacche sdraiate, dei fiori di loto, mentre l’orlo è decorato da rosette. Sebbene i motivi siano egiziani, certe soluzioni nella composizione dimostrano che l’oggetto è di fabbricazione siriana10.

Fra gli altri oggetti: un paio di sandali di giunco intrecciato; un astuccio da unguenti in legno di canna; i resti di scarpe in pelle colorata; un pettine in osso decorato con fiori di loto a ghirlande; una spilla in osso; un cucchiaio da toeletta in legno d’acacia finemente lavorato (manico a fiori di loto, con una palmetta da cui esce il cucchiaio); un astuccio per trucco in legno di canna; uno specchio in bronzo; sette anelli in faïence blu e in cornalina, uno decorato con occhi udjat fra due musi di leone.

Nel sarcofago di Huy vennero rinvenuti due astucci da trucco in legno di canna; un anello di faïence blu con l’iscrizione ’Imn-Rc nb ḏt; un manico di

specchio in legno decorato a palmetta e un pettine in legno.

Nella stanza, nell’angusto spazio fra i sarcofagi, Daressy trovò un paniere di vimini, con coperchio bombato, vuoto; una scatola in legno, dipinta all’esterno di bianco, con cerniere e manici in bronzo; vasi in ceramica dipinta (uno di blu, poi slavato), tre ad imitazione dell’alabastro, uno ad imitazione del granito (in nero e bianco), uno verde. Ogni vaso porta iscritto il nome di Hatiay preceduto da

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tre diversi epiteti alternativamente (ỉmAḫy Wsỉr, rwḏ Wsỉr, sš Wsỉr); due coperchi sono decorati con linee incrociate o con boccioli di fiori di loto.

§ 5. La datazione della tomba

I primi tre sarcofagi vennero disposti uno accanto all’altro con i piedi rivolti verso il fondo (da sinistra verso destra: Sa(t)amon, Hatiay, Henutudjebu), mentre il quarto sarcofago (Huy), benché nella camera ci fosse sufficiente spazio davanti alla fila di tre bare, venne collocato sopra i sarcofagi di Sa(t)amon e Hatiay. Dalla disposizione delle casse sembrerebbe che la prima ad essere interrata sia stata Sa(t)amon: la sua bara a fianco della parete sulla sinistra è collocata ordinatamente; seguirono Hatiay e Henutudjebu, possibilmente la donna dopo l’uomo, perché la sua bara, infilata fra quella di Hatiay e la parete, è posta leggermente storta, come per la difficoltà di inserirla in spazio tanto angusto. È nel confronto con la bara di Henutudjebu che la bara di Sa(t)amon è ritenuta essere collocata prima di quella di Hatiay, perché nelle stesse condizioni di ristrettezza, essa è perfettamente parallela alla parete. Se Sa(t)amon era figlia di Hatiay e Henutudjebu ed era premorta ai genitori, questo spiega un corredo relativamente tanto “ricco”, che l’affetto dei genitori e il dolore per una perdita tanto cara portò ad accrescere rispetto ai loro propri corredi.

Daressy data la tomba senza dubbio all’Età di Amenhotep IV, concedendo forse qualche anno all’ultima fase del regno di Amenhotep III, a causa dell’ortodossia delle iscrizioni totalmente in linea con la tradizione. La menzione di un Tempio dell’Aten, però, escluderebbe una datazione troppo alta, perché nel regno di Amenhotep III non vi erano santuari esclusivamente dedicati al Disco.

Il Tempio dell’Aten a Karnak venne eretto a partire dall’anno III, quindi, supponendo che Hatiay prestasse servizio in quel santuario e non in altri dedicati al Disco, egli può essere morto dopo quella data.

Se riteniamo che egli avrebbe aggiornato il proprio corredo una volta che la religione funeraria amarniana si fosse delineata, dobbiamo ritenere che la sua sepoltura sia avvenuta grosso modo prima del trasferimento della Corte ad el-Amarna, quando la dottrina era ormai definita.

Hatiay non era comunque un “pesce grosso”, del calibro di Kheruef, Ramose o anche solo Parennefer: la sua tomba ha un’architettura ridotta ai minimi

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termini, nessuna cura per la decorazione e un corredo piuttosto limitato. Può darsi che fosse tagliato fuori dall’evoluzione della dottrina e che quindi la sua sepoltura sia avvenuta in conformità con i canoni tradizionali anche dopo l’anno VI di Akhenaten. In ogni caso Hatiay non è attestato ad el-Amarna11 ed è ragionevole ritenere che il santuario in cui lavorava non sia stato chiuso con la partenza della Corte (cfr. Cap. 1, § 5.1 ). La tradizionalità del corredo può essere anche spiegata ipotizzando che esso venne realizzato in anticipo durante la vita di Hatiay e, al momento dell’utilizzo, nessuno poté permettersi la spesa di cambiarne le caratteristiche.

Addirittura, sulla scorta di fonti menfite dove accenni a personale addetto in templi dell’Aten si prolungano fino alla fine della XVIII dinastia e all’inizio della dinastia successiva12, si potrebbe abbassare la datazione della tomba ai

successori di Akhenaten.

In ogni caso, poiché un Tempio dell’Aten in Karnak era attivo dal III anno di regno del giovane re, ma venne smantellato già all’epoca di Horemheb, la morte di Hatiay deve essere intercorsa entro questa oscillazione temporale. In conclusione, la sua sepoltura può essere avvenuta verso l’anno IV o V di Amenhotep IV, forse anche successivamente durante lo stesso regno di Akhenaten, o più probabilmente fra il regno di Ankhkheperura e i primi anni di Horemheb.

§ 6. Risultati della ricognizione: la collocazione della tomba

Come si è detto nel § 1, la posizione della tomba di Hatiay è oggi sconosciuta. Le indicazioni che si possono estrarre dai resoconti di Daressy e da Porter-Moss sembrano letteralmente gli indizi per una “caccia al tesoro”.

Daressy si espresse così sulla collocazione della tomba appena scoperta: “à

une dizaine de mètres seulement au nord de la tombe où Rhind avait recueilli ses

11 In realtà un Hatiay ỉmy-r kA.wt è ritratto su un architrave conservato al Museo del Cairo e

rinvenuto ad el-Amarna; non sembrerebbe comunque il nostro Hatiay, che ha tutt’altro incarico. Cfr. SANDMAN M., Texts from the time of Akhenaten, Édition de la Fondation Égyptologique Reine Élisabeth, Bibliotheca Aegyptiaca VIII, Brussels 1938, n. CLXXIV, pp. 159-60; FRANKFORT H. – PENDLEBURY J.D.S., The City of Akhenaten. Part II: the north suburbs and the

desert altars. The excavations at Tell el Amarna during the seasons 1926-1932, Egypt Exploration

Society, London 1933, p. 109, tav. XXIII, 4.

12 Cfr. Capitolo 5, § 6.10, tomba di Iniuia (Tutankhamen-Horemheb); Ibidem, § 3, dove un

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papyrus, à l’extrémité septentrionale de la paroi à pic qui est au-dessous de la tombe n° 80. En cet endroit la colline projette vers l’est une avancée; juste à l’angle une grotte avait été grossièrement creusée dans le roc, non parée, sans inscriptions”13. Nel suo breve intervento sul Bulletin de l’Institut d’Égypte ribadì: “À une dizaine de mètres au nord de la grande tombe fouillée par Rhind”14. La morfologia della collina è nel frattempo molto cambiata: frane hanno coperto diverse tombe e case sono state erette dove prima non c’era nulla o case sono state abbattute dove prima c’erano. Inoltre, il fatto di non sapere dove si trovasse la tomba di Rhind non aiuta a collocare la tomba di Hatiay.

Porter-Moss aggiunge qualche dettaglio al puzzle; in esso vi si legge riguardo alla tomba di Hatiay, collocata fra quelle “on East face of the hill”: “About 10 metres north of last”15, dove per “last” si intende la tomba “probably

originally of a Chief of the Meza, Dyn. XIX, usurped by Mentuemsaf […] (‘Rhind Papyri Tomb’). South of last”16 e qui “last” sta per un’altra tomba, così definita: “Temp. Amenophis III. At foot of hill, about 40 yards west of, and below, Theb. tb.

131”17.

Il seguente schema teorico colloca le tre tombe (40 yard = 36 m ca.):

Figura 1. Ipotesi teorica di collocazione della tomba di Hatiay, sulla scorta delle indicazioni fornite in PM I 2, pp. 671-72.

Con queste premesse, in data 9 novembre, 4 e 7 dicembre 2006 sono state effettuate delle ricognizioni in cerca della tomba di Hatiay.

13 DARESSY G., op. cit., pp. 1-2.

14DARESSY G. in Bull. Inst. Ég. (1896), p. 150. 15 PM I 2, p. 672.

16 Ibidem. 17 Ibidem, p. 671.

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Per meglio localizzare lo scenario, la seguente elaborazione grafica della mappa fornita da F. Kampp18, identifica le tombe citate:

Figura 2. Elaborazione della mappa fornita da F. Kampp, con la collocazione delle tombe discusse e un’ipotesi sulla collocazione della tomba di Hatiay

Come si vede, la TT 131 possiede una grande corte i cui lati sono chiusi dalla parete rocciosa (tav. XXIa): il punto di partenza per calcolare i 40 yard è quindi collocato un po’ oltre il cortile stesso. A quella distanza verso W si trovano oggi alcune case raggruppate (tav. XXIb), a formare il quartiere chiamato “Hurubat” dai locali; esse coprono l’accesso alle tombe classificate da F. Kampp come -507-, -508-, -509- e -510-. Le prime due tombe si trovano sotto la casa di un tale Ahmed al-Tayeb Abd el-Baseh Ali Muhammad: la -507- è una semplice camera scavata nella roccia molto rozzamente e per un certo tempo mi è sembrata potersi trattare della tomba di Hatiay. Una più attenta analisi, tuttavia, ha mostrato come questa tomba fosse troppo piccola (1,75 x 3,35 m ca.) per contenere quattro sarcofagi e la pianta non corrispondeva appieno a quella, pur approssimativa, di Daressy. La sua presenza, tuttavia, confermava che quel tipo di tomba, cioè poco più di una grotta, era presente nella zona. La tomba -508- potrebbe corrispondere alla tomba che Porter-Moss classifica come dell’epoca di Amenhotep III: si trova

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grosso modo 40 yard ad W di TT 131; la sua forma è quella tipica a T e quindi non può trattarsi della tomba di Hatiay.

La tomba -509- si trova al di sotto della casa del fratello del precedente, tale Ali al-Tayeb Abd el-Baseh. L’accesso è bloccato da sacchi di paglia e l’interno è ingombro di immondizie ributtanti19; in ogni caso, nonostante alcuni muri di mattoni crudi siano stati eretti al suo interno, modificandone l’architettura originaria, la tomba è troppo grande ed articolata per essere quella di Hatiay.

Non ho avuto modo di visitare la tomba -510-, che nemmeno F. Kampp descrive. Essa è comunque la più meridionale del gruppo; potrebbe forse trattarsi della Tomba dei Papiri di Rhind? Se così fosse, una decina di metri più a N, vi si dovrebbe trovare la tomba di Hatiay.

In effetti, proprio una decina di metri più a N, oltre la tomba -509-, la testimonianza della moglie del signor Ali al-Tayeb Abd el-Baseh, confermata dai presenti, colloca una piccola tomba, composta da una semplice camera di modeste dimensioni, accessibile ai tempi del nonno della signora, ma ora coperta da una frana della collina e posta sotto il pollaio della famiglia erettovi in un secondo momento. Contando che la signora ha oggi al più 50 anni d’età, ella può essere nata attorno al 1956 e, contando generazioni di 33 anni, suo padre può essere nato nel 1923 e il nonno nel 1890. Quando il nonno aveva sei anni, Daressy scoprì la tomba (il locale cui era stata data la concessione era forse membro di questa stessa famiglia?) e, una volta sgomberata, essa poté essere utilizzata come una stanza della casa erettavi poi attorno.

È curioso come non vi sia assolutamente memoria della scoperta fatta qui nel 1896; forse però si tratta di reticenza, dato che il traffico di antichità e gli scavi clandestini sono ancora fiorenti sulla riva occidentale tebana e non poche famiglie sono coinvolte nelle attività.

Figura

Figura 1. Ipotesi teorica di collocazione della tomba di Hatiay, sulla scorta delle  indicazioni fornite in PM I 2, pp
Figura 2. Elaborazione della mappa fornita da F. Kampp, con la collocazione delle tombe discusse  e un’ipotesi sulla collocazione della tomba di Hatiay

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