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PARERE ISTRUTTORIO INTERMEDIO C.T.S n. 66/2020 del 30/12/2020 LA COMMISSIONE

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OGGETTO: Impianto Fotovoltaico, denominato "Pozzillo FV - 2° Stralcio", di potenza complessiva pari a 18,55 MWP da realizzare nel Comune di Licata (AG), località Agrabona e delle relative opere per la connessione alla Rete di trasmissione Nazionale.

Sigla Progetto: AG021 IF 00027 Proponente: Ditta William West 2 Srl

Procedimento: Richiesta di VIA art 23 del D.Lgs 152/06 e ss.mm.ii. – PAUR art 27 bis 152/06.

PARERE redatto sulla base della documentazione e delle informazioni fornite dal servizio 1 del Dipartimento Regionale Ambiente regione Siciliana.

PARERE ISTRUTTORIO INTERMEDIO C.T.S n. 66/2020 del 30/12/2020 LA COMMISSIONE

VISTO l’art. 91 della Legge Regionale n. 9 del 07 maggio 2015 recante “Norme in materia di autorizzazione ambientali di competenza regionale”, come integrato con l’art. 44 della Legge Regionale n.

3 del 17.03.2016;

VISTO il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e ss.mm.ii.;

VISTO il D.P.R. n. 357 dell’08/03/1997 e s.m.i;

VISTO il D.A. n. 207/GAB del 17 maggio 2016 – Costituzione della Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale e successive modifiche ed integrazioni;

VISTO il D.A. n. 142/GAB del 18/04/2018 che regolamenta il funzionamento della C.T.S. per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale;

VISTA la Nota prot. 605/GAB del 13 febbraio 2019, recante indicazioni circa le modalità di applicazione dell’art. 27-bis del D.lgs. 152/2006 e s.m.i;

VISTO il D.A. n. 295/GAB del 28/06/2019 che approva la “Direttiva per la corretta applicazione delle procedure di valutazione ambientale dei progetti”;

VISTO il D.A. n. 311/GAB del 23 luglio 2019, con il quale si è preso atto delle dimissioni dei precedenti componenti della Commissione Tecnica Specialistica (C.T.S.) e contestualmente sono stati nominati il nuovo Presidente e gli altri componenti della C.T.S.;

VISTO il D.A. n. 318/GAB del 31 luglio 2019 di ricomposizione del Nucleo di coordinamento e di nomina del vicepresidente;

VISTA la nota Prot ARTA 62908 del 23 settembre 2019 con la quale il proponente trasmette istanza relativa l’avvio della procedura e la pubblicazione del progetto;

VISTA la nota prot. 78484 del 02 dicembre 2019 con la quale l’A.R.T.A. – Dipartimento Regionale per l’Ambiente – Servizio I Valutazioni Ambientali, U.O.B: S.1.2 Valutazione Integrata Ambientale comunica la procedibilità dell’istanza e la pubblicazione della documentazione;

VISTA la nota prot. 78524 del 02 dicembre 2019 con la quale l’A.R.T.A. – Dipartimento Regionale per l’Ambiente – Servizio I Valutazioni Ambientali, U.O.B: S.1.2 Valutazione Integrata Ambientale - ha inviato, alla Commissione Tecnica Specialistica per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale, il progetto in oggetto;

LETTI i seguenti elaborati trasmessi dal proponente

1. 008.20.02.R01 - Stazione utenza - Relazione tecnica descrittiva 2. 008.20.02.W01 - PTO - Corografia 25000

3. 008.20.02.W05 - SSE WW2 - Planimetria elettromeccanica Sezioni Unifilare 4. 008.20.02.W08 - Stazione utenza - Particolari costruttivi

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5. 008.20.02.W15 - Assieme opere di rete - CTR - 1 di 3 6. 008.20.02.W16 - Assieme opere di rete - Catastale - 2 di 3 7. 008.20.02.W17 - Assieme opere di rete - Stallo RTN - 3 di 3 8. ED001 Stazione 220kV RTN Edificio Stazione Terna

9. EL001 Stazione 220kV RTN Schema elettrico generale unifilare - rev.01 10. EL002 Stazione 220kV RTN Sezioni elettromeccaniche

11. EL003 Stazione 220kV RTN Sostegno di connessione 12. FV-LICPZZ2S-PD-R1-0 Relazione tecnica

13. FV-LICPZZ2S-PD-R1-1 Relazione tecnica 14. FV-LICPZZ2S-PD-R2-0 Piano particellare 15. FV-LICPZZ2S-PD-R2-1 Piano particellare

16. FV-LICPZZ2S-PD-R3-0 Relazione campi elettromagnetici 17. FV-LICPZZ2S-PD-R3-1 Relazione campi elettromagnetici 18. FV-LICPZZ2S-PD-R4-0 Piano di gestione e manutenzione 19. FV-LICPZZ2S-PD-R4-1 Piano di manutenzione

20. FV-LICPZZ2S-PD-R5-0 Piano di dismissione 21. FV-LICPZZ2S-PD-R5-1 Piano di dismissione 22. FV-LICPZZ2S-PD-R6-0 Quadro economico generale 23. FV-LICPZZ2S-PD-R6-1 Quadro economico generale 24. FV-LICPZZ2S-PD-R10-0 Studio d impatto ambientale 25. FV-LICPZZ2S-PD-R11-0 Sintesi non tecnica

26. FV-LICPZZ2S-PD-R12-0 Documentazione fotografica 27. FV-LICPZZ2S-PD-R13-0 Capacit del proponente 28. FV-LICPZZ2S-PD-R14-0 Scheda riassuntiva 29. FV-LICPZZ2S-PD-R14-1 Scheda riassuntiva

30. FV-LICPZZ2S-PD-R15-0-Piano preliminare di utilizzo TRS 31. FV-LICPZZ2S-PD-R16-0 Relazione paesaggistica

32. FV-LICPZZ2S-PD-R17-0 Fotosimulazione 33. FV-LICPZZ2S-PD-R100-0 Integrazione SIA 34. FV-LICPZZ2S-PD-T1-1 Inquadramento territoriale 35. FV-LICPZZ2S-PD-T1a-0 Inquadramento territoriale

36. FV-LICPZZ2S-PD-T1b-0 Inquadramento territoriale - tracciato cavidotto

37. FV-LICPZZ2S-PD-T1c-0 Inquadramento territoriale - tracciato cavidotto su catastale 38. FV-LICPZZ2S-PD-T2-1 Carte dei vincoli

39. FV-LICPZZ2S-PD-T2a-0 Carta dei Vincoli

40. FV-LICPZZ2S-PD-T2b-0 Carta dei Vincoli - tracciato cavidotto 41. FV-LICPZZ2S-PD-T3-1 Carte PAI

42. FV-LICPZZ2S-PD-T3a-0 Carte PAI

43. FV-LICPZZ2S-PD-T3b-0 Carta della pericolosit - tracciato cavidotto 44. FV-LICPZZ2S-PD-T3c-0 Carta dei dissesti - tracciato cavidotto 45. FV-LICPZZ2S-PD-T4-0 Planimetria generale su catastale 46. FV-LICPZZ2S-PD-T4-1 Planimetria generale su catastale 47. FV-LICPZZ2S-PD-T5-0 Strutture di sostegno

48. FV-LICPZZ2S-PD-T5-1 Strutture di sostegno

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49. FV-LICPZZ2S-PD-T6-0 Locali tecnici 50. FV-LICPZZ2S-PD-T6-1 Locali tecnici 51. FV-LICPZZ2S-PD-T7-0 Schema Unifilare 52. FV-LICPZZ2S-PD-T7-1 Schema Unifilare

53. FV-LICPZZ2S-PD-T8-0 Linee elettriche su catastale 54. FV-LICPZZ2S-PD-T8-1 Linee elettriche su catastale 55. FV-LICPZZ2S-PD-T9-0 Sezioni di scavo

56. FV-LICPZZ2S-PD-T9-1 Cavidotti interrati-sezioni di scavo 57. FV-LICPZZ2S-PD-T10-0 Planimetria sottocampi

58. FV-LICPZZ2S-PD-T10-1 Planimetria sottocampi 59. FV-LICPZZ2S-PD-T11-0 Carta della viabilit 60. FV-LICPZZ2S-PD-T11-1 Carta viabilit 61. FV-LICPZZ2S-PD-T13-0 Quadro coordinate

62. FV-LICPZZ2S-PD-T13-1 Quadro coordinate area impianto e sottostazione 63. FV-LICPZZ2S-PD-T14-0 Carta delle precipitazioni

64. FV-LICPZZ2S-PD-T14-1 Carta delle precipitazioni 65. FV-LICPZZ2S-PD-T15-0 Carta sismica

66. FV-LICPZZ2S-PD-T16-0 Carta delle Temperature 67. ISTANZA

68. PL001 Stazione 220kV RTN Inquadramento territoriale 69. PL002 Stazione 220kV RTN Planimetria generale

70. PL003 Stazione 220kV RTN Planimetria generale maglia di terra 71. Relazione geologica

72. Relazione naturalistica

73. RL001 Stazione 220kV RTN Relazione tecnica generale - rev.01

RILEVATO che dal contenuto della Relazione tecnica, dallo Studio di impatto ambientale e dalla Sintesi non tecnica, emerge quanto segue:

Quadro di riferimento programmatico - Il Proponente ha esaminato i seguenti strumenti pianificatori/programmatori e che il quadro vincolistico presente nell’area é il seguente:

- PRG Comunale di Licata. Le particelle in cui ricade l’impianto fotovoltaico risultano, secondo il vigente Piano Regolatore Generale (D.A. n. 150/DRU del 27/06/2000), in zona agricola generica E.

- Vincolo idrogeologico – L’area d’impianto, non ricade all’interno di zone a rischio idrogeologico inserite nel P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico – Area territoriale tra il Bacino Idrografico del Fiume Palma e il Bacino Idrografico del Fiume Imera Meridionale (071) - Bacino Idrografico del Fiume Imera Meridionale (072)) (vedi Piano per l’Assetto Idrogeologico FV-LICZZ2S-PD-T3-0). La consultazione delle “carte della pericolosità e del rischio geomorfologico” Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) consente di asserire che il lotto studiato non ricade nelle aree individuate come sito d’attenzione, o per le quali è stata riconosciuta una pericolosità idraulica e di frana P1 – P2 – P3 (elevata) – P4 (molto elevata) e/o un rischio idraulico e di frana R1 – R2 – R3 (elevato) – R4 (molto elevato).

L’area in esame è caratterizzata dalla presenza del Vincolo Idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/1923, pertanto ai fini dell’ottenimento del titolo abilitativo per gli interventi in progetto dovranno essere applicate le opportune disposizioni di legge.

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- Vincoli di natura ambientale (parchi, riserve, SIC e ZPS). Dall’analisi della documentazione cartografica prodotta e verificata, le opere in progetto sono esterne alla perimetrazione di aree soggette a vincoli di natura ambientale (parchi, riserve, SIC e ZPS).

- Piano Paesaggistico - La particella ricade in parte in zona normata dal Piano Paesaggistico, Ambiti 10- 11, adottato con D.A. n. 7 del 29/07/2013, così come integrato con D.A. N°062/GAB del 12/06/2019 dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, nel contesto paesaggistico 37a, livello di tutela 1. Si precisa che le opere in progetto sono del tutto esterne alla suddetta zona normata (vedi Carta dei vincoli FVLICPZZ2S- PD-T2-0).

Quadro di riferimento progettuale

L’impianto oggetto dello studio di tipo grid-connected (collegato direttamente alla rete di distribuzione) è costituito da una unità produttiva (pannelli fotovoltaici) dell’estensione di circa 28 ha (286.402 mq), nonché dalla cabina di consegna dell’energia prodotta.

L’impianto, di tipo a terra su struttura fissa, grid connected e con punto di prelievo coincidente con quello di immissione, della potenza complessiva di 18,55 MWp, sarà costituito da sei sottocampi, apparati di conversione e trasformazione dell’energia, impianto di connessione alla locale rete di distribuzione in media tensione.

I sottocampi avranno ciascuno le seguenti potenze:

• Sottocampo 1: 147 tavole x 22 = 3.234 moduli = 1.099,56 kWp

• Sottocampo 2: 147 tavole x 22 = 3.234 moduli = 1.099,56 kWp

• Sottocampo 3: 703 tavole x 22 = 15.466 moduli = 5.258,44 kWp

• Sottocampo 4: 664 tavole x 22 = 14.608 moduli = 4.966,72 kWp

• Sottocampo 5: 665 tavole x 22 = 14.630 moduli = 4.974,20 kWp

• Sottocampo 6: 154 tavole x 22 = 3.388 moduli = 1.151,92 kWp per un totale di 2.480 tavole x 22 = 54.560 moduli = 18.550,40 kWp.

Come previsto dal preventivo di connessione rilasciato da Terna S.p.A. avente numero identificativo 201800283, l’impianto sarà allacciato alla Rete di Trasmissione Nazionale in antenna a 220 kV con una nuova stazione elettrica di smistamento della RTN a 220 kV da collegare in entra - esce sulla linea in doppia terna della RTN a 220 kV "Chiaramonte Gulfi - Favara".

L’energia prodotta dall’impianto verrà immessa interamente in rete al netto dei consumi dei servizi ausiliari dell’impianto.

L’area dell’impianto sarà accessibile solo a personale autorizzato ed a tale scopo essa sarà delimitata da una recinzione di altezza pari a 2,00 m. Adeguate misure di sorveglianza garantiranno la sicurezza dell’impianto.

L’accessibilità ai locali tecnici ed ai sottocampi sarà garantita dalla viabilità di servizio, realizzata con fondo di ghiaia di colore preferibilmente chiaro per aumentare la riflessione delle superfici circostanti i moduli (vedi Planimetria generale FV-LICPZZ2S-PD-T4-0).

Al fine di mitigare l’impatto visivo dell’opera in fase di esercizio verranno realizzate, lungo tutto il perimetro, aree a verde in cui saranno piantumate essenze autoctone o storicizzate (vedi Planimetria generale FV-LICPZZ2SPD- T4-0). Tutte le opere (generatore fotovoltaico, locali tecnici, cabina di consegna, impianto di rete e opere di mitigazione) ricadono all’interno del territorio comunale di Licata, all’interno della particella 2 del foglio 66.

Nel presente progetto sono impiegati, in via preliminare, moduli fotovoltaici della JA Solar, modello JAM60S10 340/PR da 120 semi-celle. Il modulo a 120 celle con architettura a semi-cella consente di aumentare la potenza del modulo solare abbassando la potenza resistiva e aumentando la riflessione totale.

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Il modulo fotovoltaico in questione ha una dimensione di circa 1689 mm x 996 mm x 35 mm. Tali moduli verranno montati su 2.480 strutture ciascuna da 22 moduli.

I moduli saranno alloggiati su strutture di sostegno, costituite da profilati metallici in acciaio ad alta resistenza e posizionate ad un'altezza dal suolo pari a 1,80 m (vedi Strutture di sostegno e fondazioni FVLICPZZ2S- PD-T5-0). Le strutture saranno di tipo fisso, con il piano dei moduli inclinato di 20°

rispetto al suolo orizzontale. Le strutture di sostegno, ciascuna delle quali conterrà una stringa di moduli, saranno posizionate in parallelo, con distanza tra le file calcolata in modo da evitare il mutuo ombreggiamento e di consentire il passaggio dei mezzi di manutenzione (vedi Planimetria generale FV- LICPZZ2S-PD-T4-0). Tali strutture verranno fissate al suolo tramite fondazioni di calcestruzzo di diametro pari a 0,25 m e profondità massima pari a 1,5 m (vedi Strutture di sostegno e fondazioni FV-LICPZZ2S- PD-T5-0).

Le eventuali opere civili strettamente afferenti alla realizzazione della centrale fotovoltaica possono essere ascritte ad un miglioramento della viabilità interna all’area di impianto ed alla realizzazione dei locali magazzino scorte e centro su supervisione. La strada interna costituisce il sistema di viabilità che dà accesso alle zone nelle quali saranno installati i pannelli e gli inverter.

Come previsto dal preventivo di connessione rilasciato da Terna S.p.A., avente numero identificativo 201800283, l’impianto sarà allacciato alla Rete di Trasmissione Nazionale in antenna a 220 kV con una nuova stazione elettrica di smistamento della RTN a 220 kV da collegare in entra - esce sulla linea in doppia terna della RTN a 220 kV "Chiaramonte Gulfi - Favara".

La nuova stazione elettrica di smistamento della RTN a 220 kV, con i raccordi in AT alla linea esistente, e l’adiacente stazione di utenza MT/AT, collegata alla precedente in antenna, saranno ubicate in un’area sita nel Comune di Licata (AG), in contrada Camastrella, ricadente nelle particelle 381 e 209 del foglio di mappa 16 dello stesso Comune, ricade sulla tavoletta IGM (scala 1:25.000) 271 I-SE-Favarotta e sulla sezione 642030 della Cartografia Tecnica Regionale in scala 1:10.000 (vedi Inquadramento territoriale FV- LICPZZ2S-PD-T1-0).

Il collegamento tra il generatore fotovoltaico e la stazione d’utenza sarà realizzato con una tripla terna di cavi interrati di media tensione (dorsale in media tensione), di sezione adeguata alla potenza di progetto ed a contenere la caduta di tensione.

Il percorso dei cavi si svolge per la maggior parte e per circa 13.440 metri sulla viabilità locale esistente (Strada vicinale Calì Agrabona, SP7, SP11, SP6 e Strada Comunale Sanamalati), e per circa 2.100 m su terreni agricoli nella parte finale del percorso ed interseca il Fiume Salso (o Imera Meridionale), nel tratto in cui la SP 11 lo attraversa, ed alcuni corsi d’acqua di modestissima entità. Per quanto riguarda il percorso del cavidotto, si fa notare l’esistenza di un disallineamento tra la planimetria catastale e lo stato dei luoghi;

la volontà della società a tal proposito è quella di realizzare il cavidotto prevalentemente e, laddove possibile, su strada viabilità preesistente.

Il trasporto dell’energia elettrica prodotta dalla centrale fotovoltaica avviene mediante cavi interrati posati sul letto di sabbia secondo quanto descritto dalla modalità M delle norme CEI 11-17. Lo sviluppo totale del cavidotto al punto di consegna è pari a circa 15.540 m ed interessa soltanto il territorio comunale di Licata.

Il percorso dei cavi si svolge per la maggior parte e per circa 13.440 metri sulla viabilità locale esistente (Strada vicinale Calì Agrabona, SP7, SP11, SP6 e Strada Comunale Sanamalati), e per circa 2.100 m su terreni agricoli nella parte finale del percorso ed interseca il Fiume Salso (o Imera Meridionale), nel tratto in cui la SP 11 lo attraversa, ed alcuni corsi d’acqua di modestissima entità. Per quanto riguarda gli attraversamenti stradali, lo strato di sabbia verrà chiuso in superficie, a contatto con il manto stradale, da un getto di cls magro di spessore adeguato.

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Alternative di progetto

Alternative di sito - Il sito presenta una morfologia non pianeggiante ma sufficientemente adatta alla realizzazione dell’impianto. Altri terreni limitrofi hanno caratteristiche simili per cui non si riscontrano motivi tali da richiedere una ipotesi di cambiamento del sito.

Alternative tecnologiche - La realizzazione dell’impianto con strutture di tipo retrofit garantirà la non invasività dell’intervento sul sito di installazione, che non sarà soggetto a modifiche irreversibili dell’assetto morfologico, geologico ed idrogeologico. In tal modo sarà possibile ripristinare alla fine del ciclo di vita dell’impianto fotovoltaico, lo stato dei luoghi preesistenti all’intervento.

Alternative di attività - L’alternativa possibile nel terreno in oggetto potrebbe essere l’attività agricola a pieno campo; tuttavia essa è stata già abbandonata dal proprietario del terreno in quanto settore in profonda crisi che tra l’altro comporta una scarsa redditività.

Attività agricola a pieno campo - Comporta un maggiore consumo di acqua, insufficiente redditività con possibilità di bilancio negativo e rilevante rischio imprenditoriale considerata la profonda crisi del settore.

Altre attività di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - Qualunque altra tipologia di impianto nell’ambito delle rinnovabili avrebbe sicuramente un maggiore impatto ambientale, come nel caso degli impianti solari termodinamici a concentrazione, oppure una totale assenza della fonte primaria, come nel caso degli impianti a biomassa.

L’opinione zero - La scelta dell’ipotesi del “do-nothing” ovvero di non realizzare il progetto può essere dovuta:

• alla presenza sul sito d’installazione di aree sottoposte a tutela (Aree SIC o ZPS), così come individuate nel D.A: del 21/02/2005 dell’Assessorato Territorio ed Ambiente, pubblicato nella G.U.R.S. n. 42 del 7/10/2005, ai sensi delle Direttive n° 79/409/CEE e n. 92/43/CEE; tali aree sono classificate come “Zone escluse” all’art. 2, comma 18 del D.A. n°173 del 17/05/2006 recante

“Criteri relativi ai progetti per la realizzazione di impianti per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del sole”.

• alla presenza sul sito di installazione di aree sottoposte a vincolo ambientale, paesaggistico, culturale, ai sensi del D.lgs. n° 42 del 22/01/2004 recante il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, in vigore dal 01/05/2004; tali aree sono classificate come “Zone Sensibili”, all’art. 2, comma 19 del D.A. n° 173 del 17/05/2006;

• alla mancanza di copertura finanziaria dell’investimento economico. Il sito di installazione dell’impianto non ricade nelle zone escluse e sensibili sopra enunciate e pertanto la non realizzazione del progetto determinerebbe la mancata produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile non contribuendo allo sviluppo delle finti energetiche rinnovabili, obiettivo prioritario fissato in ambito internazionale e nazionale dagli strumenti di programmazione energetica; d’altro canto l’attuale destinazione agricola del terreno e la localizzazione dello stesso sono di scarso valore sia naturalistico che economico.

L’intervento in oggetto, consistente nella realizzazione dell’impianto solare fotovoltaico è in grado di conseguire gli scopi utilitaristici ed ambientali che si prefigge, in quanto l’energia elettrica che sarà prodotta dallo stesso andrà a sostituire l’energia altrimenti fornita da finti convenzionali, con l’emissione in atmosfera di anidride carbonica e di altre sostanze nocive ed inquinanti, come illustrato nei paragrafi precedenti.

L’impianto determina sul contesto paesaggistico un impatto visivo dovuto all’occupazione di suolo;

tuttavia l’alterazione percettiva del paesaggio risulta circoscritta alle immediate vicinanze del sito, poiché

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le strutture di sostegno dei moduli raggiungono complessivamente altezze fuori terra pari a circa 1,80 metri.

Tuttavia, saranno messe in atto adeguate misure mitigative dell’impatto visivo, attraverso la piantumazione di specie arboree autoctone in una fascia di 10 metri posta lungo il perimetro del sito di installazione, così da schermare opportunamente l’impianto e da ridurre l’alterazione percettiva del paesaggio.

Per quanto concerne la flora, la vegetazione e gli habitat, l’impatto complessivo della posa in opera dei moduli fotovoltaici è piuttosto tollerabile in quanto non sono state riscontrate specie o habitat di particolare pregio o grado di vulnerabilità.

La non realizzazione dell’impianto comporterebbe quindi l’abbandono di un terreno che allo stato attuale è privo di utilità, dal momento che non viene adibito né a coltivazione né a pascolo.

La realizzazione dell’impianto fotovoltaico non causerà un abbassamento della soglia di vivibilità della zona caratterizzata da ampi spazi destinati a verde agricolo e risulta pertanto compatibile con le attività umane ed agricole che si svolgono nelle immediate vicinanze, in quanto le apparecchiature che verranno installate non daranno luogo ad emissioni nocive né a rumori molesti, né altresì a reflui liquidi.

Si ritiene dunque che l’intervento in oggetto, in relazione alla sua ubicazione ed alle sue caratteristiche costituzionali e dimensionali, consenta di conseguire gli obiettivi prefigurati con ritorni diretti nel settore economico ed anche in quello ambientale.

Sistemazione a verde - Al fine di proteggere le superfici nude di terreno ottenute con l'esecuzione degli scavi e per il recupero ambientale dell'area, si darà luogo ad una azione di ripristino e consolidamento del manto vegetativo, coerentemente agli indirizzi urbanistici e paesaggistici. Per ottenere i migliori risultati degli interventi previsti e per verificarne l'efficacia, l'Appaltatore è tenuto ad eseguire gli interventi stessi non appena gli verranno ordinati dalla D.L. Tutti i lavori dovranno essere eseguiti in perfetta regola d'arte e secondo i dettami ultimi della tecnica moderna. Le opere devono corrispondere perfettamente a tutte le condizioni stabilite nelle presenti prescrizioni tecniche ed al progetto esecutivo generale dell'area.

Quadro di riferimento ambientale

CONSIDERATO che per quanto attiene “Paesaggio vegetale ed uso del suolo” il proponente afferma che

“All'attualità l'area si configura, per la maggior parte, come un ampio seminativo non irriguo, mentre, una piccola porzione risulta incolta. In quest’ultime zone del territorio, in cui la pressione antropica è decisamente ridotta, sono presenti delle aree naturaliformi, caratterizzate da vegetazione sinantropica. Ad esclusione invece della vegetazione alveo ripariale discontinue che si rinvengono sotto forma di fasce vegetazionali lungo i corsi d’acqua e nelle aree di compluvio presenti in sito. L’area studio ricade nel bacino idrografico del Fiume Imera Meridionale, numero bacino 072, il quale rappresenta il secondo corso d’acqua della Sicilia, sia per l’ampiezza del bacino che per la lunghezza dell’asta principale. Si localizza nella porzione centrale del versante meridionale dell’isola e hanno forma allungata in senso N-S, occupando una superficie complessiva di circa 2000 km2. Confina ad Est con i bacini idrografici del Fiume Simeto e del Fiume Gela, ad Ovest con quelli del Fiume Platani, del Fiume Naro e del Fiume Palma, a Nord con quelli del Fiume Imera Settentrionale e del Fiume Pollina.

In conclusione, il paesaggio va considerato il risultato delle interazioni fra l’azione dell’uomo e l’ambiente. In particolare, le azioni di origine antropica (attività agro–pastorali) impediscono l’istaurarsi di espressioni di massima naturalità”.

CONSIDERATO che per quanto attiene a “Flora e vegetazione” il proponente afferma che “Il paesaggio vegetazionale complessivo dell’area di studio è estremamente antropizzato a causa dello sfruttamento agricolo intensivo. La vegetazione dell’area di studio è costituita unicamente da seminativi asciutti che occupa la quasi totalità della superficie agricola utile, circa 30 HA pari al 80% della superficie totale. Nel

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territorio la presenza dei seminativi è circoscritta ai terreni argillosi, con minore pendenza idonee alla meccanizzazione. Mentre lungo i margini dei campi coltivati e nelle aree in cui non vengono effettuate le lavorazioni superficiali, si sviluppa una vegetazione sinantropica a terofite cosiddetta “infestante”, che nel periodo invernale primaverile - è costituita da un corteggio floristico. Mentre nelle aree umide ubicate lungo i canali di compluvio si sviluppano delle formazioni Alveo-ripariali discontinue in cui si rileva la presenza diffusa di formazioni di Arundo Donax Canna Comune”.

CONSIDERATO che per quanto attiene a “fauna” il proponente afferma che “L’area di intervento presenta soprassuoli fortemente trasformati in regime sodivo, con sfalci annuali eseguiti per contenere l’accrescimento delle erbacee. I soprassuoli alberati sono prevalentemente costituiti da specie alloctone, non includendo elementi e/o formazioni autoctone di significativa importanza. L’area oggetto di studio presenta pertanto consistenti elementi detrattivi che ne diminuiscono in maniera significativa il potenziale ruolo di ambito di rilevanza faunistica. Nella descrizione il popolamento faunistico dell’area in esame e del comprensorio circostante viene descritto per gruppi differenziati: Erpetofauna, Ornitofauna e Mammalofauna.

• Erpetofauna -Anfibi: dal sopralluogo condotto e dalla ricerca bibliografia, non è stata accertata la presenza di alcuna specie di anfibio, anche se è possibile che ulteriori indagini possano rivelarne la loro presenza. Rettili quali geco comune, lucertola campestre, Luscengola comune, Gongilo, Biacco.

• Ornitofauna - Sulla base della documentazione disponibile, nel periodo riproduttivo vi è la potenziale presenza nel sito in oggetto di 11 specie, quali: Poiana, Lanario, Gheppio, Piccione selvatico, Gruccione, Upupa, Beccamoschino, Occhiotto, Gazza, Corvo imperiale, Passera di Malta.

• Mammalofauna - Per la Classe dei Mammiferi (escluso l’ordine dei Chirotteri per il quale le conoscenze relative alla Regione Sicilia sono da considerarsi molto scarse) viene confermata la possibile presenza di 6 specie, quali: Coniglio selvatico, Istrice, Topo selvatico, Ratto nero, Volpe, Donnola.

Quanto detto circa la scarsità di elementi ecologici attrattivi all’interno dell’area in esame vale anche per la Classe dei mammiferi. La qualità scarsa dei soprassuoli e l’assenza di corpi d’acqua non definiscono condizioni ambientali particolarmente appetibili”.

CONSIDERATO che per quanto attiene la componete “Ambiente idrico – Attraversamento Fiume Salso”

il proponente afferma che “l’attraversamento del Fiume salso, unico corso d’acqua rilevante incontrato nel percorso dei cavidotti in MT dall’impianto fotovoltaico alla stazione di utenza avverrà posizionando i cavi in canaline metalliche aggraffate alle spallette del ponte, di lunghezza pari a circa 80 m, con cui la SP 11 supera l’alveo del fiume. Il ponte si presenta allo stato attuale in buon condizioni n questo modo e dotato di protezioni laterali. Tali modalità di attraversamento consentono di escludere ogni interferenza, sia durante la costruzione che durante l’esercizio, con il corso d’acqua, sia con l’ambiente idrico vero e proprio che con l’ambiente ripariale delle sponde”.

CONSIDERATO che sul tema delle Terre e rocce da scavo il proponente presenta una documentazione che ben analizza tutti gli aspetti dell’utilizzo dei materiali provenienti dagli scavi;

CONSIDERATO che la dallo Studio si evince che la Dismissione dell’impianto sarà finalizzata al recupero dei rifiuti per cui le varie parti saranno separate in base alla composizione chimica in modo da potere riciclare il maggior quantitativo possibile dei singoli elementi, quali alluminio, acciaio, silicio e rame, presso ditte che si occupano di riciclaggio e produzione di tali elementi. I restanti rifiuti saranno inviati in discarica autorizzata.

Le fasi di Dismissione prevedono il ripristino delle seguenti categorie di opere o manufatti secondo le modalità riportate di seguito:

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a) MODULI FOTOVOLTAICI. Lo smaltimento dei moduli fotovoltaici avviene normalmente attraverso società di intermediazione specializzate in tale attività per il recupero del vetro, silicio e alluminio. La rimozione dei moduli ed il loro trasferimento entro speciali contenitori sarà effettuata manualmente. I contenitori saranno caricati nei mezzi di trasporto dotati di gru.

b) INVERTER. Gli Inverter hanno struttura esterna in metallo, internamente i circuiti elettronici sono in gran parte riciclabili, quindi possono essere rimossi da una ditta specializzata a costo zero per la Società. Si prevede la rimozione delle fondazioni e la trasformazione in pietrisco con impianto mobile di frantumazione per utilizzi stradali e banchinamenti in genere.

c) LE STRUTTURE PORTANTI DEI MODULI FOTOVOLTAICI. Le strutture porta moduli sono rea- lizzate in profilati commerciali di acciaio e possono essere facilmente rimosse da una società specializzata in demolizioni industriali di strutture metalliche. Il materiale di risulta sarà conferito ad un centro di produzione per essere riutilizzato per la produzione di nuovo materiale. Le operazioni di rimozione consisteranno essenzialmente nello smontaggio dei vari componenti imbullonati, facilmente trasportabili, senza l’uso di attrezzature speciali e particolarmente rumorose e inquinanti.

d) OPERE DI FONDAZIONE. Essendo la stabilità strutturale garantita a lungo termine da fondazioni in c.a. (plinti e pali) sarà necessario rimuoverli al termine della vita utile dell’opera. A tale scopo sarà possibile estrarli mediante mezzi meccanici esercitando una forza di trazione sui montanti in ferro. La fon- dazione sarà estratta completamente senza alcun residuo nel terreno. Una volta estratta potrà essere smaltita in discarica o trasformata in pietrisco per utilizzi stradali e banchinamenti in genere. Per l’intervento sarà possibile incaricare una ditta specializzata ai prezzi di mercato.

e) CAVI ELETTRICI. Il progetto prevede l’installazione di cavi elettrici di rame e/o alluminio di sezioni variabili da 6 a 185 mm2. I cavi sono generalmente interrati, tranne i cavi solari che sono aggraffati alle strutture di sostegno o su canalina. Si può ipotizzare che i cavi vengano rimossi e conferiti ad un centro attrezzato per il recupero della parte metallica. Si tratta di materiale di notevole valore commerciale per il quale si può valutare un ritorno economico non trascurabile.

f) LOCALI TECNICI. I locali tecnici sono in cemento armato di tipo prefabbricato o in laminati metalli-ci.

Si prevede il loro smantellamento con recupero di alcune parti ancora utilizzabili tramite una ditta specializzata. Le apparecchiature elettriche formate da quadri e trasformatori ivi contenute dovranno es- sere anche esse rimosse da una ditta specializzata prevedendo ove possibile il riciclaggio del materiale elettrico.

g) MOVIMENTI TERRA E INTERVENTI ANTE OPERAM. Il Piano di Dismissione prevede di coprire le buche risultanti dalla rimozione delle strutture, dei pozzetti e delle cabine, preferibilmente con terra proveniente dall’interno del lotto. Si prevede il costipamento del fondo degli scavi e del terreno dopo il riempimento degli scavi. Si avrà cura di ridefinire il manto superficiale ripristinando l’utilizzazione agricola dell’area. Per quanto riguarda il manto superficiale, si evidenzia che le strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici sono di piccole dimensioni e tra loro distanziate, tanto che l’acqua di pioggia cadrà al disotto degli stessi e si avrà sufficiente luce proveniente dall’alto per non alterare la caratteristica del manto erboso.

VISTO che il progetto prevede la realizzazione di una recinzione perimetrale a delimitazione dell’area. La recinzione sarà alta 2.00 m e di colore verde.

VISTO che il progetto prevede, al fine di mitigare l’impatto visivo dell’opera in fase di esercizio, di rea- lizzare lungo tutto il perimetro, delle aree a verde ove saranno piantumate essenze autoctone o storicizzate.

VISTO che il progetto prevede la realizzazione di una viabilità interna riportata nella planimetria generale, anche in una sezione esemplificativa. Come riportato in relazione tecnica, “la viabilità di servizio,

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realizzata con fondo di ghiaia di colore preferibilmente chiaro per aumentare la riflessione delle superfici circostanti i moduli”

VISTA la Alternativa “Zero”. Il proponente mette in evidenza che la scelta dell’ipotesi del “do-nothing”

ovvero di non realizzare il progetto può essere dovuta:

• alla presenza sul sito d’installazione di aree sottoposte a tutela (Aree SIC o ZPS), così come individuate nel D.A: del 21/02/2005 dell’Assessorato Territorio ed Ambiente, pubblicato nella G.U.R.S. n. 42 del 7/10/2005, ai sensi delle Direttive n° 79/409/CEE e n. 92/43/CEE; tali aree sono classificate come “Zone escluse” all’art. 2, comma 18 del D.A. n°173 del 17/05/2006 recante

“Criteri relativi ai progetti per la realizzazione di impianti per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del sole”.

• alla presenza sul sito di installazione di aree sottoposte a vincolo ambientale, paesaggistico, culturale, ai sensi del D.lgs. n° 42 del 22/01/2004 recante il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, in vigore dal 01/05/2004; tali aree sono classificate come “Zone Sensibili”, all’art. 2, comma 19 del D.A. n° 173 del 17/05/2006;

• alla mancanza di copertura finanziaria dell’investimento economico. Il sito di installazione dell’impianto non ricade nelle zone escluse e sensibili sopra enunciate e pertanto la non realizzazione del progetto determinerebbe la mancata produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile non contribuendo allo sviluppo delle finti energetiche rinnovabili, obiettivo prioritario fissato in ambito internazionale e nazionale dagli strumenti di programmazione energetica; d’altro canto l’attuale destinazione agricola del terreno e la localizzazione dello stesso sono di scarso valore sia naturalistico che economico.

CONSIDERATO che l’intervento in oggetto, consistente nella realizzazione dell’impianto solare fotovoltaico è in grado di conseguire gli scopi utilitaristici ed ambientali che si prefigge, in quanto l’energia elettrica che sarà prodotta dallo stesso andrà a sostituire l’energia altrimenti fornita da finti convenzionali, con l’emissione in atmosfera di anidride carbonica e di altre sostanze nocive ed inquinanti, come illustrato nei paragrafi precedenti;

CONSIDERATO che il proponente tra gli aspetti che prende in considerazione per valutare gli eventuali impatti o interazioni non desiderate correlate all’esercizio del costruendo impianto fotovoltaico comprendono:

• Atmosfera e Clima;

• Flora e Fauna;

• Paesaggio;

• Geomorfologia;

• Salute pubblica;

• Campi elettromagnetici;

• Lavorazioni di cantiere.

VALUTATO che per l’Analisi di compatibilità ambientale gli aspetti che sono stati presi in considerazione dal proponente, per l’Individuazione delle interferenze, per valutare gli eventuali impatti o interazioni non desiderate correlate all'esercizio della costruendo impianto fotovoltaico, sia nella fase di cantiere che nella fase di esercizio, comprendono: Atmosfera e Clima; Flora e Fauna; Paesaggio;

Geomorfologia; Salute pubblica; Campi elettromagnetici; Lavorazioni di cantiere.

Valutazione dei possibili impatti. La valutazione dei possibili impatti generali dell'attuazione degli interventi previsti per la realizzazione dell'impianto viene effettuata attraverso due strumenti:

1. La matrice di Identificazione dei possibili impatti ambientali positivi – negativi -incerti;

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2. La matrice di caratterizzazione degli impatti, che per ogni impatto negativo individua le caratteristiche principali di: Probabilità di impatto potenzialmente negativo, sin intende la misura in cui si ritiene che l'evento si possa verificare; Durata di impatto potenzialmente negativo, si intende il periodo di tempo nel quale l'impatto si potrebbe manifestare: Frequenza di impatto potenzialmente negativo, si intende il numero di volte che l'impatto stesso si manifesta; Reversibilità di impatto potenzialmente negativo, si intende quando un'azione o un intervento in programma genera un effetto temporaneo, mitigabile o persistente sulla matrice ambientale.

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Atmosfera e Clima. In considerazione del fatto che l’impianto è assolutamente privo di emissioni aeriformi di qualsivoglia natura, non sono previste interferenze con il comparto atmosfera, che anzi, a scala più ampia, non potrà che beneficiare delle mancate emissioni riconducibili alla generazione di energia tramite questa fonte rinnovabile. Si stima che ogni kWh di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile sostituisce un kWh che sarebbe altrimenti stato prodotto da centrali a combustibile fossile.

Per quanto riguarda le emissioni atmosferiche del settore elettrico si osserva una rapida diminuzione dei fattori di emissione di CO2 per la generazione elettrica. I risultati dell’analisi della decomposizione possono essere sintetizzati come segue:

• le emissioni di CO2 sono diminuite da 126,2 Mt nel 1990 a 92,5 Mt nel 2016, mentre la produzione lorda di energia elettrica è passata nello stesso periodo da 216,6 TWh a 289,8 TWh;

• i fattori di emissione di CO2 per la generazione di energia elettrica mostrano quindi una rapida diminuzione nel periodo 1990-2016. Considerando anche la quota di emissioni dovute alla produzione di calore nel 2016 le emissioni di CO2 del settore elettrico ammontano a 105,9 Mt;

• le emissioni di CH4 e NO2 incidono da 0,4% a 0,7% sulle emissioni di gas serra totali provenienti dal settore elettrico per la produzione di elettricità e calore;

• i fattori di emissione dei principali contaminanti atmosferici emessi dal settore elettrico mostrano una costante diminuzione. In particolare, si registrano significative riduzioni dei fattori di emissione di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e materiale particolato.

Vista l’assenza di processi di combustione, la mancanza totale di emissioni aeriformi e l’assenza di emissioni termiche apprezzabili, l’inserimento ed il funzionamento di un impianto salare non è in grado di influenzare le variabili microclimatiche dell’ambiente circostante. Si può affermare che la produzione di energia tramite l’impianto in progetto non interferirà con il microclima della zona.

Flora e fauna. Sulla base dei dati assunti, dalla letteratura disponibile ed a seguito di visite sui luoghi le possibili interferenze tra l’impianto, la fauna e la flora risultano limitati alla fase di realizzazione dello stesso. Le interferenze infatti sono sostanzialmente attribuibili alla momentanea sottrazione di suoli e quindi habitat naturale. Questo sarà comunque ripristinato in fase di esercizio e potrà ulteriormente essere valorizzato in fase di dismissione dell’impianto stesso, magari con la realizzazione di opere di rinaturalizzazione che portino il livello di naturalità del sito ad un valore più alto, se paragonato all’attuale.

Si ha inoltre la totale compatibilità di questi impianti con il pascolo di bovini ed ovini anche nelle immediate vicinanze. Va ulteriormente precisato che le aree più sensibili sono soprattutto quelle umide e le macchie boscate, habitat comunque non interessati dall’installazione. I tipi di habitat, quindi non presentano peculiarità tali da determinare un grosso impatto in termini floro-faunistici.

Paesaggio. Per quanto riguarda l'impatto visivo di un impianto fotovoltaico il proponete afferma che è sicuramente minore di quello delle centrali termoelettriche o di qualsiasi grosso impianto industriale. Va in ogni caso precisato che a causa delle dimensioni di opere di questo tipo, che possono essere percepite da ragguardevole distanza possono nascere delle perplessità di ordine visivo e/o paesaggistico sulla loro realizzazione. Il problema dell’impatto visivo è ormai oggetto di approfonditi studi e sono state individuate soluzioni costruttive di vario tipo per cercare di limitare o comunque ridurre tale impatto. Alcune soluzioni riguardano la forma, il colore e la disposizione geometrica dei pannelli, ad esempio si predilige l’istallazione di pannelli di bassa altezza, facilmente mimetizzabili tra cespugli. Anche la disposizione dei pannelli sul suolo se eseguita con raziocinio può contribuire in modo significativo e ridurre l’impatto visivo, si potrebbe scegliere ad esempio di intercalare ai pannelli delle essenze vegetali, meglio se autoctone, a basso fusto per spezzare la monotonia del susseguirsi degli stessi. Si potrebbe scegliere di

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disporre i pannelli in modo da formare figure più o meno geometriche in modo da incuriosire positivamente chi le osserva e contribuire ad un loro più immediato inserimento nel paesaggio locale. É stata realizzata una simulazione fotografica allegata allo SIA attraverso una foto-composizione considerando una serie di punti di vista reali dai quali è stato possibile risalire alle effettive dimensioni di tutti i componenti che comprendono l’impianto nella quale risulta evidente il limitato impatto estetico. Per la realizzazione della simulazione sono stati effettuati sopralluoghi sui siti di insediamento, scegliendo una posizione dalla quale fosse possibile una visione complessiva dell’area su cui verrà realizzato l’impianto, privilegiando i contesti in cui prevalevano insediamenti abitativi o strade.

Suolo e sottosuolo. Per quantificare tale impatto si è reso necessario condurre, preliminarmente, uno studio dettagliato degli aspetti geologici dell'area indagata, i quali appaiono imprescindibili da quelli geomorfologici ed idrogeologici. Da tale studio si evince che la realizzazione dell’impianto non richiederà l’esecuzione di interventi tali da comportare sostanziali modificazioni del terreno, in quanto sono state privilegiate soluzioni che minimizzano le operazioni di scavo e riporto, volte a rispettare l’attuale morfologia del sito. Sarà inoltre sostanzialmente assente qualsiasi interferenza con il sottosuolo in quanto gli scavi più approfonditi risultano di gran lunga inferiori ai 2 m di profondità. Gli elementi rilevati in superficie sono stati integrati in parte, per quanto attiene agli aspetti geologici, con quelli desunti dalla letteratura tecnica specializzata, con particolare riferimento alle carte geologiche della zona.

Ambiente idrico superficiale e sotterraneo. Per quanto riguarda gli eventuali effetti sulla qualità dell’ambiente idrico, si sottolinea che la produzione di energia tramite installazioni solari si caratterizza per l’assenza di rilasci in corpi idrici o nel suolo. Conseguentemente è da escludersi qualunque possibile interferenza di questo tipo con l’ambiente idrico superficiale o sotterraneo quindi non si verrà a turbare alcun equilibrio idrico sotterraneo o superficiale, né verrà alterata la linea di spartiacque attuale nelle aree considerate.

Salute pubblica. La valutazione degli eventuali effetti dell’impianto sulla salute pubblica è stata effettuata prendendo in considerazione i seguenti rilasci potenziali:

• Emissioni in atmosfera. La produzione di energia elettrica tramite fotovoltaico è priva di emissioni aeriformi di qualsivoglia natura o di alcun tipo di emissione inquinante o rilascio e, conseguentemente, non sono da prevedere interferenze con questo comparto.

• Effetti sulla salute delle popolazioni dei campi elettromagnetici generati. Dalle indagini condotte in diversi stati della comunità europea su impianti già realizzati e in esercizio, si deduce che i valori di intensità di induzione magnetica e di intensità di campo elettrico non superano mai i limiti di esposizione fissati per la popolazione dal D.P.C.M. del 23 aprile 1992 e neanche i limiti di esposizione per i lavoratori raccomandati attualmente dall’I.C.N.I.R.P. (International Commision on Non-Ionizing Radiation Protection).

• Rumore. La produzione di energia elettrica tramite fotovoltaico è priva di emissioni sonore di qualsivoglia natura, conseguentemente, non sono da prevedere interferenze con questo comparto.

Infatti, anche se i gruppi inverter- cabine sono raffreddati tramite ventole, tutte le apparecchiature sono inserite all'interno di una struttura completamente insonorizzata e le elettroventole stesse hanno un livello di pressione sonora al di sotto dei valori di norma.

Interferenze elettromagnetiche sulle telecomunicazioni. Come qualsiasi ostacolo fisico, gli impianti fotovoltaici possono influenzare la propagazione delle onde elettromagnetiche, la qualità del collegamento in termini di segnale-disturbo e la forma del segnale ricevuto con eventuale alterazione dell’informazione.

È possibile eliminare del tutto tali interferenze con opportuni accorgimenti progettuali. Infatti, le stesse diventano pressoché trascurabili, sugli apparecchi domestici, già ad una distanza di circa 10 m. Per gli

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apparecchi più importanti (trasmettitori/ripetitori), una distanza di qualche chilometro rende trascurabili gli effetti indesiderati. Poiché il campo fotovoltaico, collocato in un’area rurale, non si trova in alcun cono di trasmissione di comunicazioni con forte direzionalità, si può affermare che il costruendo impianto fotovoltaico non interferirà con i collegamenti radio.

Lavorazioni di cantiere. Nel corso della fase di realizzazione dell’impianto saranno temporaneamente sottratte alla destinazione d’uso attuale le aree di cantiere nelle zone sopra citate. L’Appaltatore provvederà, comunque, alla rimozione dell'impianto di cantiere e di tutte le opere provvisionali (quali ad esempio protezioni, ponteggi, slarghi, adattamenti, piste, puntellature, opere di sostegno, etc.) al termine di ciascuna fase di lavorazione. Resta inteso che qualsiasi opera provvisionale, che modifichi anche solo in parte la situazione esistente in loco all'inizio dei lavori, deve essere preventivamente autorizzata dal Committente e, ove occorra, dall’Amministrazione, qualora le opere incidano sui dati posti a base delle relative autorizzazioni.

Trasporto e posa a discarica dei materiali di risulta. I materiali di risulta, opportunamente selezionati e previo benestare della D.L., dovranno essere riutilizzati per quanto è possibile nell'ambito del cantiere per formazione di rilevati, di riempimenti od altro; il rimanente materiale di risulta prodotto dal cantiere e non utilizzato dovrà essere trasportato a discarica autorizzata reperita dall'Appaltatore. La disponibilità delle discariche dovrà, comunque, essere assicurata dall'Appaltatore di sua iniziativa e a tutta sua cura, spese e responsabilità, nel totale rispetto della Legislazione vigente, degli strumenti urbanistici locali e dei vincoli imposti dalle competenti Autorità, e dopo avere valutato correttamente gli aspetti tecnici ed ambientali connessi alla collocazione a discarica dei materiali di risulta. L'Appaltatore provvederà, inoltre, a qualsiasi onere, incombenza e prestazione relativa al trasporto ed alla collocazione in idonea discarica autorizzata dei materiali di risulta prodotti dal cantiere (scavi, demolizioni, lavorazioni varie, etc.) e non riutilizzabili nello stesso, sollevando il Committente dall'assunzione di ogni e qualsiasi responsabilità in merito.

L'Appaltatore darà priorità, nella scelta delle aree di discarica, a quelle individuate o già predisposte allo scopo ove sarà realizzata l'opera ed in ogni caso a quelle più vicine al cantiere, mantenendo tuttavia una distanza dallo stesso non inferiore ai 200 m.

Ripristino dello stato naturale dell’area come “ante operam”. Al fine di proteggere le superfici nude di terreno ottenute con l'esecuzione degli scavi e per il recupero ambientale dell'area, si darà luogo ad una azione di ripristino e consolidamento del manto vegetativo, coerentemente agli indirizzi urbanistici e paesaggistici. Prima di effettuare qualsiasi impianto o semina, si dovrà verificare che il terreno sia adatto alla semina stessa; in caso contrario, si dovranno eliminare gli avvallamenti e le asperità che potrebbero formare ristagni d'acqua seguendo l'andamento naturale del terreno. Prima della stesura della terra di coltivo, verranno asportati tutti i materiali risultanti in eccedenza e quelli di rifiuto, anche preesistenti e l'Appaltatore dovrà provvedere ad allontanare i materiali inutilizzabili presso le discariche autorizzate o nei luoghi indicati dalla D.L. Gli sterri e i riporti di terra dovranno permettere di raggiungere le quote definitive di progetto, rispettando i tracciamenti dei percorsi e delle piazzole. La semina dovrà essere eseguita a spaglio da personale specializzato, con l'ausilio di mezzi meccanici, avendo cura di distribuire uniformemente il seme sulla superficie nella quantità di 25 gr/mq. Dopo la semina dovrà essere eseguita una rullatura con un rullo di peso non superiore a 150 kg. Infine, una omogenea e leggera irrigazione, avendo cura di non creare buche o discontinuità. Per quanto riguarda gli habitat naturali, la fase di cantiere per la realizzazione della centrale fotovoltaica in oggetto non produrrà alcun impatto, poiché, al termine delle operazioni di installazione dell’impianto, le aree di cantiere verranno ripristinate come ante operam attraverso interventi di inerbimento e piantumazione con essenze autoctone.

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Definizione dei rifiuti prodotti dopo la dismissione dell'impianto. Gli impatti della fase di dismissione dell’impianto sono relativi alla produzione di rifiuti essenzialmente dovuti a: Dismissione dei pannelli fotovoltaici in silicio cristallino; Dismissione dei telai di acciaio zincato a caldo e/o di alluminio (supporto dei pannelli); Dismissione di eventuali basamenti in cemento armato (per cabine e corpo uffici);

Dismissione di eventuali cavidotti ed altri materiali elettrici (compresa la cabina di trasformazione BT/MT se in prefabbricato). In fase di dismissione degli impianti fotovoltaici, le varie parti dell’impianto dovranno essere separate in base alla composizione chimica in modo da poter riciclare il maggior quantitativo possibile dei singoli elementi, quali alluminio e silicio, presso ditte che si occupano di riciclaggio e produzione di tali elementi; i restanti rifiuti dovranno essere inviati in discarica autorizzata. La maggior parte delle ditte fornitrici di pannelli fotovoltaici propone al cliente, insieme al contratto di fornitura, un

“Recycling Agreement”, per il recupero e trattamento di tutti i componenti dei moduli fotovoltaici (vetri, materiali semiconduttori incapsulati, metalli, etc.) e dallo stoccaggio degli stessi in attesa del riciclaggio.

Al termine della fase di dismissione la ditta fornitrice rilascia inoltre un certificato attestante l’avvenuto recupero secondo il programma allegato al contratto.

CONSIDERATO le Analisi e valutazione del rischio in fase di cantiere, riportate dal proponente, in cantiere le lavorazioni, i procedimenti, le azioni, sono sempre diversi per l’evolversi delle categorie di lavoro, in relazione alle diverse fasi d’istallazione. Nelle zone interessate dai lavori, si attueranno tutti i possibili accorgimenti e le precauzioni in modo da recare la minore interferenza all’ambiente esterno.

L’identificazione dei fattori di rischio e dei successivi indici sarà svolta in sede di redazione del Piano Operativo di Sicurezza da parte dell’impresa appaltatrice, sulla base delle conoscenze disponibili su norme di legge e standard tecnici. Questo procedimento consentirà di identificare i pericoli in base all’esistenza di fattori di rischio specifici e le condizioni in cui ha luogo l’attività lavorativa. Di seguito la tabella che riporta per le varie fasi operative individuate nel ciclo produttivo del cantiere, i corrispondenti valori di magnitudo, di frequenza e di rischio associati.

Misure di mitigazione e compensazione, prescrizioni per la fase esecutiva:

Protezione e minimizzazione degli impatti sulle componenti biotiche: all’interno del cantiere sia i fabbricati di servizio che le aree destinate allo stoccaggio di materiale o alla sosta dei mezzi operativi saranno localizzati tenendo conto della vegetazione presente, minimizzando in tal modo interferenze con formazioni arboreo-arbustive. Nel caso in cui dovesse prevedere la rimozione di alcune essenze botaniche si procederà, nei periodi adatti, all’espianto delle stesse prelevando completamente l’apparato radicale con

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le relative zolle ed alla loro messa a dimora, sottoponendole successivamente ad opportune e costanti azioni di manutenzione al fine di garantire il reimpianto alla fine dei lavori. Nell’eventualità che le essenze soggette ad operazioni di espianto dovessero presentare successivi problemi di attecchimento, si procederà alla sostituzione delle stesse con alberature coetanee della stessa specie. Per la difesa contro danni meccanici, quali contusioni e rotture della corteccia e del legno, provocati da mezzi operativi ed attrezzature di cantiere, si procederà proteggendo gli eventuali alberi con opportuni rivestimenti, realizzati con materiale tessile traspirante, oppure recintando la base dei tronchi con una struttura ben visibile. Il terreno vegetale rimosso per la preparazione del cantiere e per l’istallazione dell’impianto fotovoltaico sarà accantonato temporaneamente all’interno del cantiere, in una zona lontana dal transito dei veicoli, per il successivo reimpiego; i volumi di terra asportati per la realizzazione delle canalette saranno piuttosto ridotti al fine di non danneggiarne le caratteristiche strutturali di fertilità del terreno. Ad opere ultimate, le aree verranno completamente ripulite con l’asportazione ed il trasporto a discarica autorizzata dei rifiuti degli scarti di lavorazione; il terreno vegetale precedentemente accantonato sarà sistemato nell’area ricostruendo la morfologia dei luoghi preesistente processo di cantierizzazione. Infine, le aree di cantiere così bonificate e ripristinate verranno riconvertire alla vocazione originaria.

Tutela delle acque superficiali e sotterranee: L’intervento in oggetto non determina scarichi liquidi;

tuttavia, durante la fase di cantiere, potrebbe essere osservata la presenza di solidi in sospensione.

Viabilità e macchine semoventi: Per quanto riguarda gli automezzi utilizzati per il trasporto dei materiali saranno adoperate tutte le precauzioni necessarie per arrecare il minor disagio sull’ambiente. Allo scopo di minimizzare gli impatti indotti dal traffico degli automezzi di cantiere, si possono prevedere una serie di interventi di mitigazione, di tipo preventivo, che consentano di ridurre al minimo le interferenze con il traffico locale, molto limitato, e con il livello di qualità dell’aria.

Mitigazione degli impatti acustici, atmosferici e vibrazionali: nella fase di installazione dell’impianto fotovoltaico e più specificatamente nelle operazioni di scavo per la realizzazione delle canalette ove verrà effettuata la posa ed il collegamento dei cavi di alimentazione delle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici, si potranno produrre rumori e vibrazioni meccaniche. Potenziali fonti di impatto acustico sono infatti gli escavatori, le betoniere, le pale meccaniche e le apparecchiature elettriche (trapani) presenti nel cantiere. Al fine di ridurre al mimino tali impatti, verrà attentamente definito il layout del cantiere tenendo conto del posizionamento delle fonti di emissioni acustiche impattanti rispetto ai ricettori potenziali ed utilizzando eventuali barriere antirumore o pannellature metalliche, ai fini di schermatura acustica; si prevede inoltre di adottare impianti e mezzi d’opera silenziati.

Inquinamento ed emissioni di polveri: I materiali di scarto e quant’altro proveniente dalle lavorazioni, saranno condotti in discariche autorizzate. Le macchine con motore a combustione interna quali autocarri, autogrù, motopale, compressori, ecc. saranno dotati di efficienti marmitte e di revisione periodica del motore, in modo da limitare il più possibile l’immissione nell’atmosfera di gas inquinanti.

Durante l’esecuzione dei lavori verrà posta particolare attenzione a non sollevare polvere che potrebbe arrecare disagio agli operai e a terzi; a tal fine il suolo verrà periodicamente inumidito per eliminare del tutto tale inconveniente soprattutto durante la stagione estiva. Al fine di contenere la dispersione di polveri ed inquinanti in atmosfera, verranno adottati alcuni accorgimenti in fase di lavorazioni quali:

l’umidificazione anticipata degli inerti; bagnatura controllata dei cumuli di terra, delle strade di servizio delle piste, in prossimità delle aree di cantiere in collegamento fra la viabilità principale e i cantieri;

impiego di mezzi a norma della riduzione di emissioni inquinanti; definizione delle alternative di percorso che permettano di diluire il traffico indotto dal cantiere, al fine di non creare intasamenti e rallentamenti al traffico veicolare locale, che potrebbe incrementare le emissioni di inquinanti in atmosfera; gli impianti di

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betonaggio saranno provvisti di schermature ed accorgimenti tecnici atti ad evitare, durante le operazioni di alimentazione, di carico e di preparazione dell’impasto e di trasferimento alle autobetoniere, qualsiasi fuoriuscita di polvere; detti accorgimenti avranno incidenza positiva anche sul contenimento di rumore.

Misure di protezione per suolo e sottosuolo e ambiente idrico in fase di cantiere: la possibilità di inquinamento dei corpi idrici e del suolo deve essere prevenuta da parte dell’impresa appaltatrice tramite apposite procedure che comprendono la scelta di materiali idonei e sicuri, la definizione di metodi di lavoro tali da prevenire la diffusione nell’ambiente di sostanze inquinanti, la delimitazione con barriere di protezione delle aree dove si svolgono determinate lavorazioni, la definizione di interventi di bonifica per tutte le sostanze impiegate nel cantiere, la formazioni e l’informazione dei lavoratori sulle modalità di corretto utilizzo delle varie sostanze.

Modalità di stoccaggio temporaneo dei rifiuti: ai sensi del D.lgs. 22/1997, e ss.mm.ii. l’impresa appaltatrice potrà costituire, all’interno dell’area di cantiere depositi temporanei di rifiuti a condizione che periodicamente siano raccolti ed avviati alla attività di recupero e smaltimento; il deposito temporaneo deve esser eseguito per i tipi omogenei (i rifiuti misti derivanti da attività di demolizione e costruzione costituiscono un’unica categoria) e nel rispetto delle relative norme.

Lavori di movimentazione terra: qualora durante l’esecuzione dei lavori si rendesse necessario il trasporto e la movimentazione delle terre, si dovrà prevedere all’interno dell’area di cantiere, una zona di accantonamento temporaneo del materiale, dimensionata planimetricamente con una capacità ricettiva tale da garantire il trasporto a discarica. I lavori di movimento terra comprendono le attività di scotico, scavo, stoccaggio, spostamento di vari materiali; tali attività possono generare fenomeni di inquinamento di diverso grado, in funzione dell’ubicazione del sito. In generale tali attività possono generare il sollevamento di polveri, che, trasportate dal vento, possono ricadere nei corsi d’acqua, provocando la contaminazione delle acque superficiali da particelle sospese per dilavamento dei terreni da parte delle acque di pioggia. Al fine di prevenire tali problemi occorre mettere in atto adeguate procedure, tra cui la schermatura dei cumuli di terra con rete in materiale plastico al fine di prevenire la dispersione di polveri;

quando si realizzano dei cumuli di terreno (in particolare il terreno vegetale derivato dalle attività di scotico) questi devono essere contornati da un fosso di guardia.

Misure di protezione delle alberature in fase di cantiere: in corrispondenza di tutte le aree di cantiere e di lavorazione ove sono presenti alberature che non debbano essere estirpate, dovranno essere attuati opportuni interventi di protezione dei fusti e delle radici in modo tale da impedire danneggiamenti da parte delle macchine. Verranno inoltre eseguite le principali operazioni di manutenzione, quali la potatura e la conservazione delle specie botaniche presenti, da effettuarsi con idonei attrezzi meccanici quali pota siepi, forbici, ecc.

Procedure di precauzione per i processi di ruscellamento ed infiltrazione: le protezioni che possono essere messe in atto riguardano interventi di limitazione e circoscrizione delle superfici scolanti attraverso la realizzazione di argini provvisori e la realizzazione di manufatti provvisori di raccolta e smaltimento delle acque.

CONSIDERATO le Analisi e valutazione del rischio in fase di esercizio, riportate dal proponente, al termine dei lavori di realizzazione dell’impianto fotovoltaico, le aree di cantiere dovranno essere liberate;

si procederà allo smontaggio ed alla rimozione dei prefabbricati, alla sistemazione a verde dei terreni da essi occupati, alla rimozione dei materiali di scarto delle lavorazioni, mediante opportuno smaltimento o riciclaggio. Si prevede che l’area “impegnata” dal cantiere, a fine lavori, possa essere in buona parte destinata ad accogliere le strutture di supporto per l’impianto fotovoltaico (locali tecnici, depositi dei materiali, cabine elettriche, ecc.). L’impatto dell’impianto con l’ambiente circostante verrà mitigato con la

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piantumazione di fasce verdi arboreo- arbustive nelle zone perimetrali al sito di installazione. Al termine della fase di costruzione dell’impianto fotovoltaico si prevede di realizzare i seguenti interventi di ripristino ambientale: eliminazione dei residui, dei manufatti e dei detriti; ripristino della morfologia originaria; ripristino dell’uso del suolo; recupero dell’assetto funzionale dell’area relativamente alla viabilità locale.

Interventi di manutenzione dell’impianto fotovoltaico: in fase di esercizio non si hanno particolari prescrizioni per ciò che concerne gli interventi di manutenzione dell’impianto fotovoltaico. Essi consisteranno semplicemente nella pulizia ordinaria dei moduli fotovoltaici, al fine di mantenere elevato il rendimento dell’impianto e nella verifica dell’effettivo funzionamento di tutte le componenti elettriche dell’impianto stesso. A tal fine l’impianto verrà collegato ad un sistema di supervisione che consentirà di monitorare in tempo reale la produttività dell’impianto nonché di segnalare eventuali guasti delle componenti elettriche o condizioni di rischio per la sicurezza dell’impianto. Tale sistema sarà alimentato da un circuito di segnale a bassa tensione, composto da sensori di rete che a sua volta attiverà i dispositivi di protezione del circuito di potenza e cioè del campo fotovoltaico.

Tipologia e localizzazione degli interventi di mitigazione a verde: nella progettazione degli interventi di mitigazione a verde è stato in primo luogo tenuto in considerazione che l’intervento interessa un’area destinata essenzialmente all’uso agricolo del territorio; si è così deciso di localizzare le opere a verde alle aree circostanti al sito di installazione dell’impianto, ripristinando le colture preesistenti al progetto. Tali opere garantiranno una buona schermatura dell’impianto fotovoltaico e consentiranno di ridurre al minimo l’alterazione percettiva del paesaggio. Oltre al rispetto dell’agricoltura, il secondo criterio che ha inspirato la progettazione degli interventi di mitigazione a verde è stato il richiamo alla vegetazione dei dintorni, nella convinzione che le forme ed in colori naturalmente propri di un territorio siano il suo miglior decoro.

Il progetto prevede in particolare la piantumazione, lungo la fascia perimetrale di 10 metri, di alberi di ulivo e carrubo, posti ad una distanza reciproca di circa 3 metri garantirà un adeguato inserimento territoriale e paesaggistico dell’opera, grazie all’effetto di schermatura dell’impianto che ne ridurrà l’impatto visivo.

Scelta delle specie: verrà assicurato l’utilizzo di specie autoctone e tipiche sei singoli habitat, nonché l’adozione delle opportune tecniche di messa a dimora e manutenzione. Il fattore più importante è rappresentato dall’origine volutamente autoctona delle specie. L’indigenato come primo vantaggio assicura la riuscita dell’intervento, in quanto gli individui sono più adatti alle condizioni ecologiche e geneticamente più resistenti agli agenti patogeni locali; inoltre il loro costo è minore rispetto alle specie esotiche, non inquinano geneticamente il patrimonio floristico locale e si inseriscono nel modo migliore nel paesaggio. Le specie suggerite per gli interventi di ripristino e di sistemazione a verde nel progetto di realizzazione dell’impianto fotovoltaico, almeno nella fase preliminare, sono l’Olivo, l’Oleandro e il Carrubo.

Cure colturali e manutenzione: la programmazione dei diversi interventi di manutenzione è indicativa in quanto passibile di subire modifiche e adeguamenti. I diversi orizzonti vegetativi (erbaceo, arbustivo ed arboreo) presentano differenti esigenze corrispondenti a cicli di sviluppo, fabbisogni idrici ed edafici differenti. Pertanto, alcune tipologie di intervento, pur prevedibili, non risultano puntualmente programmabili e definibili essendo subordinati al verificarsi di situazioni particolari (eventi meteorici, incendi, fitopatie) sia dal punto di vista della loro manifestazione, che del relativo grado di intensità. Le principali operazioni di manutenzione che dovranno essere eseguite sono: pulizia del terreno; potatura;

stabilità delle piante; manutenzione del manto erboso; manutenzione della vegetazione arborea.

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CONSIDERATO le Analisi e valutazione del rischio in fase di smantellamento dell’Impianto, riportate dal proponente, il principale indirizzo progettuale è mirato al ripristino della situazione ante operam delle aree occupate dall’impianto. Gli interventi che possono essere messi in atto per ripristinare lo stato dei luoghi ante operam comportano una fase di rimodellamento morfologico, con la ricomposizione del continuum naturale e la restituzione delle aree dismesse all’uso agricolo o naturale. In tutti i casi in cui l’area ripristinata venga restituita all’uso agricolo o alla sua vocazione naturale, si procederà inizialmente al rimodellamento ed alla stesura dello strato di suolo humico, per poi procedere ad interventi di inerbimento e di piantumazione della vegetazione arborea. In fase di realizzazione delle nuove opere e di installazione del cantiere la prima attività finalizzata alla ricostituzione di suolo agrario o vegetale consiste nell’accantonamento del suolo humico, che servirà poi in fase di ripristino; gli strati fertili di coltura esistenti sulle aree di cantiere ed in corrispondenza delle nuove opere dovranno essere infatti preservati ed accantonati per essere riutilizzati in un secondo tempo.

Nel progetto esecutivo verrà individuata la localizzazione dei depositi di accantonamento del terreno vegetale allegando le specifiche tecniche sulle modalità di uso, coltivazione e mantenimento degli stessi. Il materiale di scotico asportato ed accumulato in precedenza, eventualmente integrato da terreno vegetale di altra provenienza, dovrà essere steso sopra il materiale di riempimento.

Prima della posa in opera del terreno vegetale si dovrà prevedere una lavorazione superficiale dello strato precedentemente messo in opera, al fine di incrementare la capacità idrica e migliorare le caratteristiche di permeabilità ed aerazione del substrato. Tale lavorazione preliminare dovrà essere eseguita nel periodo estivo- autunnale antecedente a quello previsto per la piantumazione delle essenze vegetali in modo da permettere al terreno di assestarsi e di innestare i processi di pedogenesi a maggiore profondità.

Successivamente il terreno vegetale dovrà essere posto in opera, per uno spessore diverso a seconda se il ripristino riguarda aree agricole (in questo caso la potenza del suolo deve essere compresa tra un minimo di 20 cm ed un massimo di 30 cm) o naturali (in questo caso gli spessori sono minori, attestandosi su valori dell’ordine di 15-20 cm) avendo cura di distribuirlo in maniera uniforme su tutta la superficie interessata dall’intervento e di frantumare eventuali zolle.

CONSIDERATO che il proponente afferma nelle valutazioni finali che le caratteristiche della risorsa solare come fonte di produzione di energia elettrica il cui impatto ambientale è limitato, specialmente attraverso una buona progettazione. L’energia solare è una fonte rinnovabile, in quanto non richiede alcun tipo di combustibile, ma utilizza l’energia contenuta nelle radiazioni solari. È pulita, perché, a differenza delle centrali di produzione di energia elettrica convenzionali, non provoca emissioni dannose per l’uomo e per l’ambiente. La produzione di energia elettrica mediante combustibili fossili comporta, infatti, l’emissione di enormi quantità di sostanze inquinanti; tra questi gas, il più rilevante è l’anidride carbonica o biossido di carbonio, il cui progressivo incremento sta contribuendo al cosiddetto effetto serra che potrà causare, in un prossimo futuro, drammatici cambiamenti climatici. Altri benefici del fotovoltaico sono: la riduzione della dipendenza dall’estero, la diversificazione delle fonti energetiche, la regionalizzazione della produzione. I pannelli non hanno alcun tipo di impatto radioattivo, e alla fine della vita dell'impianto, è previsto il loro riciclaggio da parte della stessa ditta produttrice in quanto i pannelli vanno trattati come rifiuti speciali, e gli stessi saranno inseriti in un adeguato intervento di riciclaggio. Per ciò che riguarda l’aspetto floristico, non è ovviamente consentito l’impianto di alberi, arbusti o specie erbacee di grossa taglia, sarà invece favorita la crescita di specie erbacee autoctone di piccola taglia al di sotto delle strutture, sottoposta a periodici sfalci. L’impatto visivo dell’impianto, trattandosi di strutture artificiali inserite in un contesto agricolo o semi-naturale, sarà mitigato dalla già presente vegetazione arborea e la piantumazione di specie arbustive o arboreo intorno all’impianto, lungo la fascia di confine delle particelle, con l’intento

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