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Innovazioni Organizzative e Regolazione del Lavoro nella Pubblica Amministrazione. Le Politiche Pubbliche e i processi decisionali Prof.

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(1)

Innovazioni Organizzative e Regolazione del Lavoro nella Pubblica Amministrazione

Le Politiche Pubbliche e i processi decisionali

Prof. Adolfo Braga

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO Facoltà Scienze Politiche

Corso di Laurea in “Scienze delle Amministrazioni”

A.A. 2020-2021

(2)

Principali caratteristiche dei processi di policy

• Per ragionare sul funzionamento di un sistema economico-sociale occorre necessariamente ragionare anche sul funzionamento del sistema politico

• Fare una prima distinzione: tra "la politica" e "le politiche“

• "fare politica" (in inglese politics)

• "fare le politiche pubbliche" (in inglese policies)

• “qualche cosa che attende ancora di essere chiaramente definito”

• "la politica pubblica…, non so come definirla, ma quando la vedo la

riconosco"

(3)

“Fare politica"

Si centra di volta in volta:

• sull'analisi del comportamento elettorale

• (la competizione elettorale è il momento essenziale per il conseguimento e la legittimazione del potere in un regime democratico)

• sui sistemi di partito

• (perché la forma partito si è imposta come la migliore soluzione organizzativa per la conquista e l'esercizio del potere)

• sul sistema istituzionale

• (gli organi di governo, le sedi legislative, ecc.)

(4)

“Fare le politiche pubbliche"

• Occupa temporalmente lo spazio tra l'una e l'altra competizione elettorale

• Analizza i complessi processi di produzione e attuazione delle decisioni politiche

• Studia il "chi", il "cosa", il "perché", il "come", il "quando" di un processo

decisionale, dal suo momento originario al suo atto conclusivo

(5)

Sono le politiche pubbliche a

determinare la politica, e non viceversa

(6)

Una politica pubblica è composta da … (1)

• da materiale molto vario e da tanti ingredienti:

• Bisogni

• Interessi

• Comportamenti sociali

• Discorsi e manifestazioni

• Comportamenti amministrativi

• Leggi

• Proposte tecniche

• Risorse economiche

• Bilanci di spesa

• Urla e da silenzi

• Diverse, ma identificabili, dimensioni geografiche (un comune, una regione, uno Stato o, come nel caso dell'Unione europea, più Stati)

(7)

Una politica pubblica è composta da … (2)

• il materiale può essere disposto in un ordine logico e cronologico

• consente di ricomporre il processo decisionale, che può ovviamente essere ricondotto alla responsabilità di una, o più autorità pubbliche

• porre al centro della ricerca le specifiche azioni intraprese dalle autorità pubbliche per affrontare, rinviare o eludere i problemi sorti in un determinato ambito territoriale e temporale

• Il luogo, non fisico ma metaforico, in cui prende avvio e si sviluppa una politica pubblica, viene definito "arena"

(8)

Il ruolo degli attori nelle Policy (1)

• Nel linguaggio drammaturgico l'attore è colui che agisce sulla scena interpretando una certa parte

• Nello studio delle politiche gli attori di policy (individuali o collettivi) sono proprio i soggetti che determinano il percorso della politica, con le loro interpretazioni, i loro ruoli, le loro azioni e le loro reazioni

• Una scena teatrale è riempita da attori che parlano, interloquiscono, agiscono

• La scena delle politiche è caratterizzata dalla presenza di attori che comunicano e interagiscono

• Gli attori teatrali, recitando, danno vita al dramma

• Gli attori delle politiche, agendo, danno vita e contenuto alle politiche stesse

(9)

Il ruolo degli attori nelle Policy (2)

• I policy actors fanno le politiche pubbliche (e sono quindi detti anche policy makers)

• “Quali attori fanno le politiche pubbliche?

• Chi svolge un ruolo determinante nell'influenzare il percorso dei processi politico-decisionali aventi rilevanza collettiva?

• Rappresentazione dei processi di politica pubblica come processi in cui era possibile individuare una specifica categoria dominante di attori decisionali, costituita dai politici, dai partiti politici, dal sistema politico

• Ruolo delle burocrazie che svolgono un ruolo principale nei processi di policy

• Le policies sono caratterizzate dalla presenza di numerosi attori, molti dei quali spesso rilevanti e codeterminanti il percorso decisionale

(10)

Il ruolo degli attori nelle Policy (1)

• Nel linguaggio drammaturgico l'attore è colui che agisce sulla scena interpretando una certa parte

• Nello studio delle politiche gli attori di policy (individuali o collettivi) sono proprio i soggetti che determinano il percorso della politica, con le loro interpretazioni, i loro ruoli, le loro azioni e le loro reazioni

• Una scena teatrale è riempita da attori che parlano, interloquiscono, agiscono

• La scena delle politiche è caratterizzata dalla presenza di attori che comunicano e interagiscono

• Gli attori teatrali, recitando, danno vita al dramma

• Gli attori delle politiche, agendo, danno vita e contenuto alle politiche stesse

(11)

Il ruolo degli attori nelle Policy (2)

• I policy actors fanno le politiche pubbliche (e sono quindi detti anche policy makers)

• “Quali attori fanno le politiche pubbliche?

• Chi svolge un ruolo determinante nell'influenzare il percorso dei processi politico-decisionali aventi rilevanza collettiva?

• Rappresentazione dei processi di politica pubblica come processi in cui era possibile individuare una specifica categoria dominante di attori decisionali, costituita dai politici, dai partiti politici, dal sistema politico

• Ruolo delle burocrazie che svolgono un ruolo principale nei processi di policy

• Le policies sono caratterizzate dalla presenza di numerosi attori, molti dei quali spesso rilevanti e codeterminanti il percorso decisionale

(12)

Che cosa è una “policy”?

“Policy”: politiche per distinguerle da politica in italiano: è la politica dei politicanti, ovvero sono le prassi di gestione del potere

Le buone politiche sono quelle che danno buoni risultati. (impronta pragmatica e concreta di “policy”)

Analizzare nel meccanismo della decisione e del trasferimento dal potere legislativo alla concreta attuazione di una politica quale è il contributo che può dare la conoscenza scientifica

(13)

Cosa non sono le politiche (policies):

Non sono leggi

Non sono dei procedimenti amministrativi (quelli che attuano la legge nel concreto)

Non sono decisioni

Non sono dei programmi ordinati, coerenti, di scelte orientate

Non sono argomento di conflitto politico (sono lontane dalla

definizione di programma politico che può avere, ad esempio, un partito quando si presenta in campagna elettorale, ne

rappresentano, però, una faccia)

Dentro un programma politico le politiche (le “policies”) devono esserci

(14)

Le “policies” non si eseguono, ma si implementano

Implementazione: non bisogna dare per scontato che le decisioni di un Parlamento e di un Governo siano

automaticamente tradotte in azioni dagli apparati burocratici

Quando un Governo prende una decisione non è detto che la

stessa si applichi come lo stesso Governo aveva detto di volere

che fosse applicata

(15)

Le non politiche

le non decisioni

l’ignorare certi problemi

di implementare una “policy”

le decisioni che prendono contro una determinata “policy” prevalente con altre contro- altre “policy”

Come è tradotta una certa decisione con gli attori che si sono

opposti

(16)

Le “policies” implicano un concetto di politiche pubbliche

 Hanno carattere e un contenuto autoritativo

 Danno delle regole. (possono essere non scritte)

 Le regole possono diventare: leggi, regolamenti, prassi, usanze.

 Sono sostanzialmente pubbliche in quanto si svolgono in una arena pubblica controllabile

Gli attori della “policy” (i “policy makers”) hanno una legittimazione ad essere presenti in un’arena

E’ una legittimazione politica: rappresentano o essi stessi, che sono in grado di esprimere direttamente la

rappresentanza, o altri.

Ci sono gli attori non presenti: quelli che si possono opporre, ostacolare o affiancare o alleare successivamente o al di fuori del luogo (l’arena) in cui si decide

(17)

Le “policies” come categorie analitiche

Non fenomeni: non sono dei fatti che avvengono

Sono strumenti che servono per capire i fatti avvenuti

Le “policies” non sono un prodotto diretto di colui che partecipa alla trattativa, alla discussione per la sua attuazione

Appartengono categoria di coloro che sono gli esperti, i consiglieri degli attori

(18)

Quali sono gli strumenti?

Con questi strumenti può essere possibile un processo di

implementazione, costruzione, offerta di un disegno di politiche agli attori

Strategie di ricerca macro (pochi indicatori: con il livello di

reddito e l’età è possibile avere delle idee macro su quali sono alcune politiche)

Strategie di ricerca micro (numerosi indicatori per pochi casi - ad esempio: la situazione italiana raffrontata con la tedesca, ma analizzarli profondamente e visti con più dettaglio)

(19)

Due domande per interscambiare “politics” e

“policy”

Prima domanda: la politica determina le politiche? (i

decisori: il Parlamento, i vari Enti decidono nel concreto le politiche, le determinano?)

Seconda domanda: sono le “policies” a determinare la

“politics” (le politiche che determinano il terreno su cui poi i politici si devono comunque confrontare)

Queste domande servono a ristabilire la preminenza dei fatti, delle osservazioni plausibili sulle intenzioni, sui

programmi

(20)

Tipologia di Politiche Pubbliche

• La classificazione delle Politiche Pubbliche distingue:

1. Politiche distributive 2. Politiche regolative

3. Politiche redistributive

4. Politiche costituenti

(21)

Politiche distributive

• L'espansione del settore pubblico, e in particolare del welfare state ha fatto sì che le decisioni sulla spartizione delle risorse di bilancio si sono imposte come oggetto preminente dell'attività di governo

• assegnare benefici in forma esplicita ad una o più categorie di cittadini

• non imputare in forma esplicita i costi ad altre categorie

(22)

Caratteristica distintiva delle politiche distributive

• Asimmetria tra benefici (tangibili e concentrati) e costi (occulti o diffusi su grandi numeri)

• Mancanza di una chiara identificazione (in termini sia oggettivi che soggettivi) del "pagatore":

• vi è sempre qualcuno che riceve, ma senza che vi sia una parallela ed

esplicita sottrazione di risorse a qualcun altro

(23)

Benefici delle erogazioni distributive

• Trasferimenti e sussidi monetari:

• beni che si prestano per loro natura ad essere suddivisi in quote

• adatti ad essere dispensati in forma selettiva e differenziata

• i destinatari possono occasionalmente coincidere con gruppi sociali di grande ampiezza

• tendenzialmente si rivolgono a piccoli gruppi

• L’impatto individuale (ossia di ogni singola politica) rimane perlopiù

modesto rispetto a quello originato da altre policies

(24)

Creare le condizioni per catturare i benefici

• non competere con degli antagonisti

• il perseguimento di assegnazioni distributive origina un potenziale di concorrenza fra i vari aspiranti (le categorie e i loro sponsor politici)

• la conflittualità tende a restare circoscritta

• la strategia più razionale è quella della cooperazione e del compromesso con gli altri partecipanti:

• per massimizzare le dimensioni della torta da spartire, a tutto discapito dei pagatori occulti

• compromesso per adottare modalità di spartizione "universalistiche“

• le categorie e i gruppi politici che le rappresentano (o ne ricercano il consenso) non hanno nessuna convenienza a esprimere valutazioni e a negoziare bilateralmente o multilateralmente sulle rispettive istanze

• non interferenza reciproca e scambio di voti e di favori

• compensazioni collaterali o differite ispirate a criteri di "reciprocità"

(25)

Un tratto distintivo della politica distributiva

• tende a prodursi in ambienti istituzionali frammentati e opachi

• difficile individuare con chiarezza tanto il "luogo della decisione" quanto il responsabile della medesima

• Parlamenti-arena, articolati in due camere e numerosi commissioni, come ambiente ideale per la produzione di decisioni distributive

• la policy distributiva particolarmente esposta alle degenerazioni clientelari

• si possono creare condizioni per l'insorgenza di corruzione politica (benefici pubblici contro regali privati)

(26)

Le politiche regolative (1)

• Regolare: modificare intenzionalmente la gamma dei comportamenti ammissibili

• individuare l'essenza dell’attività nello scostamento fra

• la libera composizione degli effetti delle azioni individuali e di gruppo

• il diverso "ordine" imposto dal sistema di regole

• richiamo implicito ai potenziali fondamenti "contrattualisti" dell'ordine politico

• legame esplicito con l'essenza stessa del rapporto fra cittadini e autorità legittima

• capacità di abbracciare modalità regolative differenti: tradizionale regolazione di comando e controllo all'utilizzo di incentivi, all'autoregolazione

(27)

Le politiche regolative (2)

• modifica intenzionale dei comportamenti

• per non pregiudicare l'inserimento nella categoria delle politiche regolative

• fenomeno di rilassamento dei requisiti

• abbassamento degli standard

• sospensione delle prescrizioni formali

• estensione dei limiti temporali

• le regole nascono per la realizzazione di obiettivi specifici

• un difficilmente identificabile interesse pubblico

• non trascurare gli importanti elementi che accomunano processi per altri versi lontani fra loro, quali quelli della regolazione economica e della regolazione sociale

(28)

Criteri per la regolazione di una politica regolativa

• riconoscimento e accettazione, da parte degli stessi destinatari, dei limiti imposti ai comportamenti

• “Le regole non sono tali se nessuno le rispetta”

• “L'autorità politica non è legittima se nessuno la riconosce”

• necessità di conformità: la regolazione e il potere consistono in una

relazione bidirezionale fra categorie di attori (chi regola e chi è regolato)

• se qualcuno, nega la regolazione, vi si sottrae, essa perde la sua natura

(29)

Carattere originale della regolazione

• da un punto di vista formale, tende a perpetuarsi nel tempo

• le regole non si esauriscono da sole; devono essere annullate o modificate da altre regole

• Il più delle volte si assiste ad una loro proliferazione

• favorita dall'assenza di un «bilancio delle regole" simile al vincolo imposto dai conti dello Stato

• rischio di condurre alla sedimentazione di "strati" sempre più compatti e caotici di interventi regolativi

(30)

Le politiche redistributive (1)

• Gran parte delle politiche pubbliche - soprattutto quelle che riguardano la sfera economico-sociale - hanno come conseguenza diretta o indiretta la redistribuzione di risorse fra diversi aggregati di cittadini

• Il termine "redistributivo" è utilizzato in un'accezione ristretta e connota

solo quei provvedimenti che implicano un trasferimento "esplicito" di

risorse fra due o più gruppi sociali "consapevoli"

(31)

Le politiche redistributive (2)

• decisioni che tolgono risorse economiche a qualcuno (che vi si oppone) per darle a qualcun altro (che si mobilita per ottenerle)

• rispetto alle politiche distributive, la differenza risiede nella imputazione visibile di costi

• sempre diretti e di natura economica (a differenza di quanto avviene nelle politiche regolative, che spesso impongono costi economici

indiretti o costi di natura non economica)

(32)

Un esempio: le politiche del "rigore"

• sperimentate da pressoché tutti i governi a partire dagli anni Ottanta

• piene di esempi di tagli e inasprimenti fiscali imposti a specifiche categorie per servire l'interesse diffuso del risanamento finanziario

• politiche redistributive che si presentano come specularmente

opposte a quelle distributive, ossia come provvedimenti "a costi

concentrati e benefici diffusi"

(33)

Il problema del finanziamento nelle politiche redistributive

• Una politica redistributiva può

• concedere vantaggi (per esempio, un sussidio)

• imporre costi (per esempio, un'addizionale straordinaria d'imposta) di importo modesto, a categorie circoscritte e una tantum

• I provvedimenti di redistribuzione interessano i grandi aggregati sociali (le principali categorie occupazionali, i pensionati nel loro complesso, tutti i percettori di redditi al di sopra di una data

soglia, ecc.)

• Il finanziamento può irrompere nell'agenda pubblica a causa di buchi di bilancio non colmabili attraverso le tecniche di

occultamento tipiche dell'approccio distributivo

• La politica fiscale è quasi interamente finalizzata proprio alla individuazione dei "pagatori"

(34)

Politica costituente (1)

• Le politiche costituenti rappresentano un tipo piuttosto particolare di politica pubblica

• determinato tipo di politica pubblica capace di identificare alcune specifiche modalità di relazione politica, a prescindere dal settore di policy di afferenza

• “Costituente» piuttosto che "istituzionale“

• le politiche istituzionali identificano solitamente il settore delle regole costituzionali ed elettorali di un sistema politico

• le politiche costituenti interessano "le regole sui poteri o le regole sulle regole“

• è costituente la politica pubblica in cui l'oggetto del contendere concerne esplicitamente il contesto delle regole e degli assetti istituzionalizzati

• un sistema politico, le relazioni tra i diversi livelli di governo, un settore di politica pubblica, le relazioni tra i settori di policy istituzionalizzati

(35)

Politica costituente (2)

• le politiche costituenti si caratterizzano in modo qualitativamente diverso dalle altre politiche settoriali

• non hanno come fine prioritario quello di risolvere o di gestire un determinato insieme di problemi collettivi

• quanto quello di predisporre gli attrezzi istituzionali, organizzativi e procedurali necessari al trattamento dei problemi aventi rilevanza collettiva

• hanno per oggetto le metaregole, laddove i policy makers decidono di accentrare il focus decisionale sulle modalità istituzionali

• decisioni formulate e implementate piuttosto che sul contenuto sostantivo della politica stessa

(36)

Politica costituente (3)

• le dinamiche costituenti all'interno di un settore di politica pubblica sono strettamente connesse al contenuto della politica stessa

• al contenuto auspicato dagli attori partecipanti al processo decisionale

• incidere sulla distribuzione di potere e sulle strategie di politica pubblica in modo tale da prestrutturare determinati percorsi dei processi decisionali

• un altro modo, perseguito dagli attori, per raggiungere determinate modalità (di politics) di operare della policy, non consentite o non perseguibili attraverso le caratteristiche vigenti

(37)

Politica costituente (4)

• le costituzioni sono forme che strutturano e disciplinano i processi di formazione delle decisioni statuali

• stabiliscono come debbano essere create le norme

• non decidono, né debbono decidere che cosa debba essere stabilito dalle norme

• le "regole sulle regole"non influenzano direttamente il corso delle politiche pubbliche

• prestrutturano alcune caratteristiche e determinati assetti normativi e procedurali rilevanti per le modalità attraverso cui vengono trattate le politiche pubbliche

• non sono completamente neutrali

(38)

Politica costituente (5)

• la natura delle politiche costituenti condiziona le caratteristiche degli attori coinvolti e le dinamiche della loro interazione

• il contenuto delle politiche costituenti fa sì che, solitamente, ad essere direttamente e profondamente coinvolti siano, principalmente, gli attori elitari

• del livello sistemico o dell'arena di politica pubblica in cui si svolge il processo decisionale)

• e degli attori, la cui discrezionalità decisionale è in qualche modo in gioco

• possono partecipare direttamente al processo costituente, quantomeno in alcune sue fasi

• la partecipazione è molto limitata e disincentivata dai comportamenti di coloro i quali sono direttamente parte in causa e tendono a monopolizzare il processo

(39)

I modelli decisionali (1)

•Un modello decisionale è una descrizione

sintetica degli elementi essenziali del processo decisionale, riconducibile a:

• quali caratteristiche ha il decisore

• quali sono i suoi attributi cognitivi

• come avviene la ricerca e la valutazione delle soluzioni

• come viene effettuata le scelta

(40)

I modelli decisionali (2)

• Il modello razionale

• Il modello cognitivo

• Il modello incrementale

Il modello del bidone della spazzatura

• Processi razionali

Processo interamente non

razionale

(41)

Il modello razionale: Homo oeconomicus

• Le quattro fasi

• 1) stabilire gli obiettivi - i criteri per risolvere il problema (il problema deve essere compiutamente definito)

• 2) individuare (tutte) le alternative per raggiungere l’obiettivo

• 3) valutare (tutte) le conseguenze significative di ciascuna alternativa [valutazione ex ante]

• 4) sceglie la strategia che risolve meglio il problema o che lo risolve al

minor costo

(42)

I presupposti per l’applicazione del modello razionale

• Problema ben strutturato: (quei problemi che richiedono il pensiero produttivo per i quali, la persona non dispone di un algoritmo, che deve quindi produrre, ma rispetto ai quali esiste un'unica soluzione)

• Decisore unico (individuale o collettivo)

• Obiettivi non contraddittori

• Possibilità di fissare i fini prima e indipendentemente dai mezzi

• Disponibilità di tempo

(43)

Modello razionale: le prescrizioni istituzionali

•Separazione politica-amministrazione

•Un problema - un solo centro decisionale (no alle duplicazioni)

•Completezza nella raccolta delle informazioni (non trascurare nulla)

•Evitare di decidere in condizioni di emergenza

(44)

Modello razionale: critiche

1. Limiti cognitivi alla capacità dei decision makers

• di considerare tutte le opzioni possibili selezionate

• considerare le alternative in modo selettivo (la scelta può essere effettuata tra opzioni selezionate per motivi ideologici o politici, se non casualmente)

• 2. Il modello prevede la possibilità che i decision makers conoscano in anticipo le conseguenze di ciascuna decisione (situazione molto rara nella realtà)

• 3. Ogni opzione politica comporta una serie di conseguenze favorevoli

o sfavorevoli difficili da mettere a confronto

(45)

Troppe pretese

•Spesso non si può sconfiggere l’incertezza

•adottare metodi meno pretenziosi

•a) il modello cognitivo (razionalità limitata)

•b) il modello incrementale

•c) il modello bidone della spazzatura

(46)

Il modello a razionalità limitata di Simon

• Le decisioni pubbliche non massimizzano i benefici rispetto ai costi, ma tendono a soddisfare i criteri che i decision

makers si impongono rispetto al caso in questione

• Questo criterio di Adeguatezza (SATISFYCING) è realistico data la razionalità limitata tipica dell’uomo

• La ricerca delle alternative è spesso sequenziale e nella presa

delle decisioni ci si affida a euristiche e routines

(47)

Il modello a razionalità limitata di Simon (1)

• Uomo amministrativo vs. homo oeconomicus

• L’attenzione

• L’incertezza

• Soddisfazione invece di massimizzazione

• Ricerca sequenziale

• Le procedure operative standard o routines

• Intelligenza contro razionalità

(48)

Il modello a razionalità limitata di Simon (2)

• Il processo decisionale delle politiche pubbliche è un processo politico caratterizzato da negoziazioni e compromessi tra gli interessi dei vari decision makers

• Le decisioni sono un risultato politicamente fattibile

piuttosto che auspicabile

(49)

Il modello incrementale Lindblom (1)

• L’analisi è limitata a poche alternative di policy che differiscono poco dallo status quo

• I mezzi determinano i fini, non vi è l’esigenza di determinare prima gli obiettivi e di trovare successivamente i mezzi per promuoverli

• Si presta maggiore attenzione per i difetti cui porre rimedio piuttosto che per gli obiettivi positivi da raggiungere

• Sequenza di tentativi ed errori e di revisione dei tentativi

• Vengono indagate solo alcune delle possibili conseguenze di un’alternativa presa in considerazione

• Ogni attore del policy making si occupa della propria parte

(50)

Il modello incrementale Lindblom (2)

• I decision makers applicano le politiche attraverso un processo continuo di comparazioni LIMITATE alle decisioni precedenti che conoscono già

Le decisioni cui si arriva differiscono solo marginalmente da quelle già prese

I cambiamenti rispetto allo status quo sono incrementali

(51)

Regioni per cui le decisioni non si discostano dallo status Quo (1)

1. PRESUPPOSTO: La contrattazione richiede una distribuzione di risorse limitate tra i vari partecipanti

E più facile continuare ad usare gli schemi di distribuzione già esistenti piuttosto che valutare proposte radicalmente nuove.

I benefici ed i costi degli accordi attuali sono noti agli attori di policy a

DIFFERENZA DELLE INCERTEZZE CHE ACCOMPAGNANO QUELLI NUOVI

(52)

Regioni per cui le decisioni non si discostano dallo status Quo (2)

2. Esistenza di procedure operative standardizzate (tipico degli apparati burocratici) tende a favorire il perdurare delle pratiche esistenti

I metodi tramite cui i funzionari identificano opzioni, metodi e criteri di scelta sono spesso stabiliti in anticipo

OSTACOLO ALL’INNOVAZIONE PERPETUARSI DI DISPOSIZIONI GIÀ ESISTENTI

(53)

I FINI GIUSTIFICANO I MEZZI

In realtà i fini non possono essere separati dai mezzi

Gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere vengono scelti in base al

fatto che esistono o meno mezzi in grado di realizzarli

(54)

Obiezioni al metodo incrementale

• Inerzia – conservatorismo

• Mancanza di orientamento agli obiettivi

• Non è democratico, relega il processo decisionale ad una trattativa tra un gruppo selezionato di policy makers con una lunga esperienza

• Adattamento alla (cattiva) pratica dei politici e degli amministratori

• Non tutti gli interessi sono uguali

• Promuovere decisioni miopi disincentivando la ricerca di soluzioni

alternati

(55)

Il modello bidone della spazzatura (1)

• Gli altri modelli presuppongono un livello di

comprensione dei problemi e di prevedibilità delle relazioni tra gli attori che in realtà non si verifica

• Il processo di «decision making» si configura come fortemente ambiguo ed imprevedibile e non è volto alla ricerca dei mezzi necessari a raggiungere gli

obiettivi

(56)

Il modello bidone della spazzatura (2)

• La maggior parte dei processi decisionali è caratterizzata da enorme complessità

• le preferenze degli attori non sono stabili coerenti ed esogene

• la partecipazione degli attori è fluida e l’attenzione è incostante

• soluzioni e problemi sono costrutti intercambiabili

• più problemi (e più soluzioni) premono su più occasioni di

scelta

(57)

Il modello bidone della spazzatura (3)

• Il decisore estrarrà casualmente dal «bidone della spazzatura» un problema unitamente a una o più soluzioni

• Non sarà possibile effettuare una valutazione comparata delle soluzioni prescelte

• Fra soluzioni e problemi c’è solo un allineamento

temporale

(58)

Il modello bidone della spazzatura – Le variabili

• Gli attori (A)

• I problemi (P)

• Le soluzioni (S)

• Le occasioni di scelta (O)

• Le O sono bidoni della spazzatura in cui A buttano alla rinfusa P e S.

• La decisione dipende dall’incontro casuale di P e S

• Il fattore tempo: la simultaneità

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