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FEDE E BELLEZZA [DI TOMMASEO] Niccolò Tommaseo

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FEDE E

BELLEZZA [DI

TOMMASEO]

Niccolò Tommaseo

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FEDE

E

BELLEZZA.

llPOCliilltlIIO 1810

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IHH.

TOMMASEO

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MIA MADRE

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Scendevanoilfiume.Le rive,or accostale,or ritraendosiin seniameni,orlasciandoall'acque quiete ampioletto,mostra- vano qui P ombre rade elàconserte,quiP erboso declivio,là '1poggio sassoso,segnatodìscntìerettiche s'inerpicanolentiper I'erta.L'erbe che facevano sdrucciolevoligliscoglidappiedi, colverde vivo avvivavanoilluccicarede' fiorisopra tremolanti: e sottoilcieloplacido e fosco parevanoglialberispandere più rigogliosalavita.Cominciava a montareilflussomarino;escossa ad ora ad oradaun buffodivento gocciolavalapioggia:sotto!a pioggiavogavanotaciti affann osarne ole pescatori,uomini e donne ,

a cercarenell'alto il vitto allapovera famigliola. Gli eradigiugno, marigidoiltempo e mesto:senon che una modesta pace,una letiziaraccoltaspiravanell'aria ,simileallamalinconiadìtimida giovinezza.Ilcanto lontano delgallochiamava adesiarsilana- turadormente: e molti uccelli conlevispelorvocifacevanoaU. laprimaverarestiadolceinvito.Maria guardavaallenubi,all'ac- quedell'Odel, a Giovanni:eglisolto lenebbiediBretagna pen- savaall'Italia.

Sbarcaronoadritta:elasciai'ireilbarchette a Benodet,si raccolsero inuna casuccia abbandonata,emisero fuoriun desi- narinodiverdura,ova,frutte;eilsedileeli'eralormensa o laterrasparserodifiorigialli,bianchi,celesti,coltianimusii sporgenti. Finito,sedetterosiili'orlodell'acque,che'1

cieloeia un po' serenato:edopo breve silenzio,Maria cominciò:

Voi volete da melamiavita: e iof ho promessa.Ma,v'avverto, néilbenerièilmale (eilmaleègrande)vipotròdireintero.

Che mai sonoifattisenzagliaffetti ?Ecome narrargliaffetti'/

Pure dirò.

Comincio da cosa eh' hogiàdetta,eambiscoridire :eh' i'ho venselt'anni.Sui trentaselte,se ci s' arriva,chisa sesaremo tanto sinceri ?Quant'iosentadidovere a Diodell'essernatadidon- na senese,non sapreidire.Idolcisuoni dellafavellamaterna, amegià'mbevutad'altralinguaetravoltanetvanoviveredi Froncia, venivano potenti, come aduomointirizzitone'ghiacci di Russia verrebbenonlamemoriamailvivocaloredelsoldiTo-

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G icana.D'

nalodifiori,dueversiUi qi Delle viole a D' ognistagi.

Ioquando in Francia,ne'teatri,ne'balli ,nelicchiuse stanze amorose,mis'offrivaunfioreallavista,pensavosoventeal- lacanzone toscana,alroseo caniìordimiamadre,allaVergine: e quindi una tenerezza dolorosa,un rimorso desiderato.

VivevamoinPisa,dov' eraaccasataunasorella dimia madre, aleicara:mio padre,capitano nelleguardie del Buonaparte e suo concittadino, sempre lontano dalei,nonleaveva datoclic il ienipud'Innamorarsene tanto da sospirarlo sempreetremare peresso.

Le suelettere clievenivano ordiponente,oradisettentrione,e narravanogliorroridellaguerracon paroledifesta ,eccitavano inmelavogliadìvedere luoghidiversi,d'udir cosenuove.La fantasia cavalcava allegracolpadre,ilcuore gemeva serenocolla madre,e prendeva qualitàda quellapiamestiziamansueta.

Caduto Napoleone,mio padre ottenne a stentoun impteguc- cioin Bastia:iviraccolselasua famigliuola.Di que'treanniho pochememorie:solomirammento cheiltragittosulmare mi parve infernal cosa;echea'poggiarridentia Bastiaavevosem- pregliocchi nel passeggiarcon miamadrelaseralungoleonde con lento mormorio leggermente spumanti.

Ildiciassette,eli'i'avevoolt'anni,miamadre morì.Nonne provai gran dolore,macome uno stordimento;e cortorperchè mio padre sentendosi inahile a educarmiegli stesso,mi rimandò inPìsa;dovelazia,dipiùgaioumore,cnon più rattenuta dallasoaveseveritàdimia madre,mi venneululi Ì[i!Ìi.mikIl>IIn- gialli,Pure,a giorni,legioiesemplici emestemi tornavano care:

lapioggiasui fiori, laluna sull'acque,unhello stellato tra lesnelle colonne egliarchileggiadridelcimiterodiPisa.

Miazia,belladonnaepiacente,eramaritataaduomo pia- cente egiàfortunatoinamore, e cercaloretuttaviadellegioiedel mondo,nellequalis'aggiravanocontinuamente.EU' aveva,co- mesuoldirsi

,fatte dimoltepassioni:manessunopotevadir radiadilei.Ilmondo chiama onestaladonna che congliorna- mentidellapersona adartevestila ,ad arte ignuda,conglinlli,

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7 glisguardi,leparoleaccennanli ad amore,s'ingegna dismol- larequanti[inodesideri!,manon degnasigiarliperchèiilesiilei ii suoisonoaltrove.Io bambina,inquegliiitlimodestamente inve- recondi,inquellereticenzelecilamtiitclibere,inquell'duo danzare sub" orlo del grato pericolo,mi compiacevo,maconnon sodie ripugnanza secreta,edicevoincuore;miamadre non e- Ungiornoincampagna,dìprimavera,dopoildesinare,ai margined'un[agliettocinto(lìquad'arboscelliniverdeggiatili, dilàdigran piantetuttavìaspogliate,vidimia zia die creden- dosisolaseco,badò avidamente conocelliinebriati ilmarito; e aVpcnsiero,eV intorbidava.Adun lorofigliuolo ,belbambino dì tredicianni,iodidieci ,cominciavo a sentirmicosìdolcemente affezionata comeisuoigenitorieranirasé:sempre insieme;in- nocentimatroppobramosigià l'undell' altro,econtentissimi del piacerci.

Mio padre veniva ogni anno a vedermi: mae' sifiguravalamia educazione secondoilsuo desiderio,siperaveremio zioingran- de stimaconi'uomodimondo(parolaebe a mollisignificacose belle),siperchènon avrebbe sapulofarmeglio.Ne,uomo, corso,esoldato,e'temeva o pure immillavaididì'el.lid'un'at- titudinesbadata,d'uno sguardo languido,incuor difanciulla.

Gliuomini die piglianolovitaindigrossoesenzatantidaddoli, sarebberoimeglio educatoriemaritidelmondoseavesserosem- prechefareconanime nonisteriche.Ma1'essermio padre con- tenlodime,melofacevapiùcaro:econbrama aspettavo1"au- tunno per rivederlo,esentirglinelleserategiàlunghette e già rìgide,racconlarealfuocode'suoi viaggiedellebattaglie,gli assedi! e gli assalti , leproprieferiteelemortide'suoi.«Questa qui nel petto,sull'Adige;questasulcranioinGermania;que- staallamano in Dalmazia».Poiciraccontava delledolcipianure e delleaffettuosedonnediLombardia,poide'dirupiassassini ede'fuciliinfallibilidiMontenegro, poidiquo' Tirolesisalili dietantofurticosefeceroperrompereilgiogodiFrancia.E narrando passava dalmarealleselve,dalgeloagi'incenilii.

Nel venticinque erailmese del veniredilui,quando giunge domando, rispondono freddo, confuso: ognidìsentoqualcosa (enon so che cosa),mutato intorno a me. Prendo mio cugino

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in disparte,loscongiuromi dicaInverità :mio padre era mor- to.Ilbuon giovanettomeIndissepiangendo. Olidiquanta con- solazioneinquelmomento mi fuilsuodolore!Lo gridarono delnon avermi mentito,comesefossepotuta starmi sempre na- scostalamiadisgrazia.Alloraconobbiilmiostato :cominciai a sentirmiforestierain casaimieizìi.Piangevo spesso:equando non potevo piangere,mi sentivo più malata dentro,ebemai. Scansavomio cugino:maseciabbattevamo insieme,suo padre o suamadreloriebiamavano,o venivano a sedersitrameelui, freddietacili.I'erouna povera orfana;e'non avevo più nèri-

lasse,mi facesse da madre;nonlesareiacarico,lavorerei;se Risposecordialmentelapovera vecebia,venissi:lami mandava labenedizionedimio padre(eh'eramorto nella fedede'padri suoi):mi mandava pochi franchieh' ellaavevapotutomettere in- sieme.Esiscusavacomedicolpa,delnon potere dipiù.Scris- seinsieme amiozio,richiedendomi. Egli,comegliuominidi mondo sanno,voli'cscirnea onore,eproposed'accompagnar- mi.Quando mio cuginoloseppe,venne conlelacrimeaglioc- chi apregarme,rimanessi:iomisedettidifacciaaluirittoin piedi;eloguardavo,enonglipotevo rispondere,perchèlemie parole sentivodentro pienedipianto.Auntrattomilevaiconle

Ìsugliocchi, e

ri ,eglidie:

a.T sedev

•Egt '[I"" I""

ibalte»

ilio,noverino.Qua gino che piangevain«Icntio,clii offeso,loringraziaidell'amur suo gliela.OhI'avesteveduto,con steselebraccia emi baciò!A qui1 sa,etornòad abbracciarmi,edm lolibenedic.

Sullasoglia diquellacasalasciailamia pace,lamia gioven- tù.Seavessipotuto prevedereipatimenti eifallidiquestiun- diciannidivita !

ABastiacifermammotregiorni-Volli,di

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nascosto dimiozio , visitare lacasa dov'eravam dimorati:cistava una francese,diemimandòvia.

Unaseraebe lozioeraa crocchio,uscii solaper vedere dal poggioaitaCroceilcimitero dov'erano sepoltimio padre e mia madre.Salii 1'ertaansando.La luna dava sulcolledesolato, sulleradetombe,esul!'umilicroci.Cercaicolpensiero sotterra tra'cadaveri ignotiledue spoglie care;mi parve di ritrovarle; einginocchiata pregai. Ritta in piedi,guardailamarinaspuman- te,lacittàqueta,ilcielosereno;diediun ultimo sguardoal poggio dellamorte:escesiora incespicando ne'cardi,orasdruc- ciolando apassispessiperlarapida china.

Siili*albasipartiperAjaccio.Corri*efuggevol cosa incuor giovanettoildolore!Quella novità del cammino,que'poggiche 1'unsiili'altrosirizzanoosiriposano,edopo molto addossar- sie ondeggiaresiconfondonoa'fianchialteridelmonte da cui paionousciti;levallettecheinfondoalverde,giù infondo, mostranoi!biancheggiarde'villaggi;letenuiacquestillanti;eIn selvadiVizzavonachesaleconlegrandiorme e scendepe'fian- chi dellafortemontagna, e godevestirli dell'ampie ombrede'fras- siniodellespesse edirittecime de' pini,mi distraevano malcon- tentada'miei dolci pensieri

.

Mia zia m' accolse con quelP amorevolezza semplice chesul primononsolleticaletenerezze,maognimomento più rassicu- ra,eadagial'anima nostra nella conoscenza e nella fededell'a- nimaaltrui.Cominciavo a trovarmi tranquilla:quando venne in Aiacciolavedovad'un cugino di mio padre:laqual viveva in Parigi,esispacciava per ricca:donnasottolaquarantina,ma gioverecciaancora,e,senon galante,vispa.Saputo dime, proffersemenarmi seco:echelaprowederebhe a raffinarela mia educazione,eche a Parigi potevo farelamia Jeìicità,c che in Aiacciosarei statainfelice.Equi di moltemassimesui bisogni delcuore,dimoltelodi ,dimolte carezze; ecompian- germi,e poi consolarmi,e dipingermi Parigi comeilluogodi tullebeatitudini.M'erogiàaffezionata amiazia;eaquella vitabeala di chiesa e casa, e di solitudine laboriosa e mestamen- teserena.Mailtanto dire della Francese,ilpensierochelaso- relladimio padre,vecchia,potrebbedaun giornoall'alno mancare,eildesiderio secreto di cose nuove,mi vinsero.La mia poverazianon voleva:ma,vistomiferma,sirassegnòcon dolore represso,comes'essaciperdesse,nonio.Vollech'ionon

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IO

partissisenzaqualche francodimio(dicev' ella) :vendè'1vezzo dellesuenozze,latabacchieradelsuo marito, ealtriargentidi casa.Eperdi'ioricusavo:Maria,midisse,non mi date que- stodolore,Maria.Vo'sietelafigliuoladelpoveromiofratello.

Maria,ricordatevidivostramadre:raccomandatevialvoslr'An- gelochevicustodisca.Einognioccorrenza pensatechevo'a- veteancorauna madre. Se intanto venissi a mancare, raccoman- do1'anima mia'alla vostramemoria.

Ohsiabenedettalasuamemoria! EU' ebbevirtù didestarein me,ne'momenti più crudeli,una tenerezza consolata che mi fece meno angosciosilavergogna eirimorsi

.

AParigi,dispostagià dall'esempiodimiazia diPisa,pigliai subitoilfardelpaese.Mia cugina(cosìchiamavoiomadama Blandin)teneva pressolapiazza Vendutile parecchi begli appar- tamenti,edava adozzina a gente ricca;lasera,musica o hal- loincasa o fuori,oalteatro.Gliammaestramentidigalante' rianon mancavano:eilibripiù caldi,ivestitimenoaccollali; eosservazioni sguaiatesullapartepiù materialedellabellezza in donna einuomo; e sberlare ogniattomodestocome monacello- ria,e sogghignared'ogni inverecondiacomed'amabilità,elun- go dire eridireifattiscandalosi dellagiornata,ediscorrerea luttopasto del sentire lavita .Codestoin'ubriacava,non mi metteva ribrezzo:chemiaziasenza volerlo miciaveva,ripeto, giàpreparata.M'accorsi ben presto chelaBlandir)allemassime accordavagliesempi: perchéinFrancialedonne dopoitrenta- cinque o cominciano osirifannoda capo.lotuttaoccupata a penetrareilmezzo secreto che involgevagliattisuoi;conosciu- tili,non trovavo nella coscienza mialaforza didetestarli;c più che disistimarlei,avvilivomestessa.Maperchè allegra,cdi maniere a momenti leggiadrecon dignilà,ed ingegnosa, ecolla, laprocacciarmi ognipiùambilo diporto,temere permeI'ariae ilsole,manonlosguardoclaparola dell'uomo;ellamisurar- miicibi,scegliermigliabbigliamenti,acconciarmiÌcapelli;c, ornatachem' aveva con lunga cura daimpazientirefinlamìa vanitàgiovanile,e,vagheggiatami,elodalaconmolteparole inme1'opera sua,quasiconlcnla1ine1liimi.Non piùbella,di- co,maliberaglialti,edolcemente rocalavoce;e negli occhi non so che d'imperioso,disupplichevole,diluccicante,dilu- brico,che adaflisarvisifacevapaura.Le labbra amorose,ma

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ilusinghiera ctremendaallafrontesenza doglie, ifronteitaliana dimiamadre,agli oocitidilei filinepalpebre,alleformegracili,allievesor- bbra non mosselampeggiava negli occhi amorosi.

Ilosguardopronto e breve dimiaziadiPisa, aglisguardialtruiné in elemosina neintrilra- ncerode'suoimovimenti spiranliilaritàserena, a;a quella grazia nonpensata,non intenta a .adi piacere, elietadella certezza,lietasenior-

vanità,d'albagia.Iminoridisetrattaticome cose,gliuguali senza tenerezza,imaggiori senz'amore:sfoghid' irabestiale, repressialungo davergognadiparertroppo russo,mascoppian- liavoltecon impeti piùselvaggi.GUocchi volubili,ilguardo secco,icapellirossigni,apertalafronte,ilnasonon russo;la boccaalsorrisoindocile,compostaalghigno;ilineamenti gros- si,leformedellapersona bellissime.

Al primo vedermi parve(esenza affettazione:cheaffettato non era)com'uomo sorpresod'affettonuovo:quando mi seppe ilaliana(egliche, solotraquantieranlì,d'italianosapevaassai)ne fu lieto.Mitrattavocon rispettosa domestichezza,aipiùde'Fran- cesinonnota,clicuscitidelcomplimento,esconod'ogni lunik1:e!uÌiiì|ki^Ìl'ii/.csue furibondo placava per riguardodime, elesuperbieammansava.La Blandin non faceva che darmelo perbello,conlibertà d'osservazionimaterialissime ohe m' avreb- bero messo ribrezzo due mesi innanzi. Cominciavalasmaniainme d'uscirediquellostato diragazza nubile,incerto,insidialo, bramoso, accattatore, nel qualelaverginitàdell'anima èdisfio- raiadaidesìderiiproprìiedaltrui;eilpudore èmen velo che maschera. Costeicilasciavasoli:eognifacilitàleerabuona a impegnare(dicev'ella)

1'uomo.Sifuprestoaibaci:quindi allelunghevegliefrementidisilenzi!amorosi,dìsguardicon

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penoso ardoreprotratti ,edilungi] issimiabbracciamenti.Una nottepasseggiandocitrovammo pressoilcimitero La-Chaise:il biancheggiarede'marmitrailcupodeglialberimi spaurì: pare- vanospettri.Abbassandogliocchi,mi venne osservatoilbruno che ancora portavoincertigiorniamemoria dimiopatire :c parventi sentireuna voce che,fioca ,mi chiamassse. Egli in quel momento,presodauno degP impeti suoi chemelorendevano terribileccaro,mistrinse ilbracciodi forza.Io spaventatane'miei pensieri,misferraidaluiconun grido:e,fattiduepassi ,ri- masi stupida e vergognosa.E'm' interroga: non oso direilper- chèdiquel grido.Alloraconobbichenonc'intendevamo:se n'ebbe. a male:tornammo senza parola. Passailanottepiangen- do,d'orgoglio,nondidolore:laprima delletantinottiango- sciosemie.La mattinalo rividi:gli tesi lamano e quasilebraccia:

mi parved'amarlo.

Unvincolo, enon mio, m' obbligava alui .Grandi spese fa- cev'egliincasa,eh*era rincalcoallefaccendeunpo' dissestate diquelladonna.Cosa eh' avrei aborrito disoffrireperme,mi ciadattavaperessa.SÌ prese (com'eli'erasolitaperidozzinanti ognistate),unavilla in affitto co'danari dilui.Tuttoché spen- sierata,sentivo avvicinarsiquell'orache mi pareva tremenda per- chèinevitabile

.

Per conoscereilmiostatoemestessae questadonna che mi diventava ogni giorno più buia,una mattina sedute in giardino, leentraidicodesto.Ella,presami, e posalosulteginocchiailmio capo,come soleva, e chinando voluttuosamentegliocchi sugli oc- chimiei,ebaciandomicon baci ardenti,rompevalemie paro- le .

Terribiliamori(pensavo)deve averfattiepatitico- stei !

Tuttaviarisolutaa dire e a sentire qualcosa,ripigliavo imìeidubbitra'suoibaci.lùlella :

Tuse'purbambina! Mattuccia, che credi ? Nonsaresti la pri- ma.Nonsimuor,sai?Quando poifinisceinun bel matrimonio!

Gli è'1modod'arrivarcipiù presto.

Mase?...

Che,tipare ? Quella gentesene fannoun punto d'ono- re.Nontiparlo dime,né del bene che tu mi puoifare.Le

cosemìe ... (

Esospirò.Io soggiungevo:omasipotrebbe...Alloraque- stadonna mi prese, posata com* ero sulei,mi rizzò come unii lwmbinad' ott'anni,e senza guardarmi usci scotendoilventa-

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.3 glio in alto <1' iraeilispregio.(Juel dispregiomi vinu*Ksseru Mis|HMIdlaJisemplicità parvenu insopportabile'mi vergognai de'ri- morsi e della dignitàdell'animamiaDopo lungamente scherza- tocol disonore, io quel momento meglieposai:misentiiperduta, irvenduta.

Uiunselasera,tranquilla,odorata,tiepida,lietadistirile.Lo

«guatilo,Ira lefrondeappena tremolamii!ievestivanoildolce pen- di, i,ritrovavaI'onda argentatadelfiume,esiperdevacon quel- la.La pace 6erenadellaterrae delcielom'eranogravi;socchiusi lafinestra,crollandoilcapo(chi sache cosailRusso pensò di quell'atto?),e mi misi a sedere;e disperala, conun pensiero chenon andò certamente perduto, raccomandai a Diolapovera vitamia.Cedei,non concessi:senza piacere,senzarimorso; non inebriatamaastratta

.

Venne a grado a gradoilpiacere:venne pur troppo.Stima- vodover mio attaccarmituttaalui,come mogliefidaa marito: elapaura di perderlo,d'offenderlo, dinongligradireogni gior- no più, mi faceva sommessa,sollecita,timidadelconsentire,ti- mida del negare,cupidamente pudica.SottoVombra quasi del doverecrescevanoidesiderii: ilcorpo macchiato,ma1'animofor- seerapiù puro di prima,clic il fattoattutava e addirizzavalava- ga fantasia.SentivoilbisognodiDio: e or sola or seco(checi venivanon devotoma docile come bambino}nellechiese dtcam- pagna,laddoveall'altefinestreun albero inchinato dal ventofa capolino,eleempie di verdura,elista d'ombre tremuleilla- stricoscrepolato,oravo brevemacaldo. Egli erasempre intorno ame, supplichevole,quasisopraffattoda'desideriiinsaziali,e attonito dellapotenza loro,e immemore degl' impetiantichi:li- beraledìpresentì,de'qualiioricusavogran parte,oliserbavo aquelladonna, sempre più impicciatasichemi faceva pietà.E lafuggivo.Ilsorrisosuo lusinghiero eilbalenare degliocchimi sapevano dilenocinlo:edellapareva adessovergognosadime. Ne' momenti quand' ero sola,mi sentivo svogliala,affrantaco- mebracciante che tornada disamatafatica:non più leggere, non più lavorare.Seduta sul poggio diMcudon,guardavo lunghis- simamentcilboscoadiritta,laSenua amanca,difacciaPari- gi.Potessi ancoramontare quegliscalini,cseduta sull'angolo del- laterrazza, raccogliere a uno aunoipensieriche cadevano lan- guidi sul verde sottoposto,erifarlinelpentimento!lì[meditavosu quell'alturaÌbaci,glisguardi,ricomponevoilpeccato,pensan-

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doleparole dilui,interpretamioisilenzii,esagerandoitimoric ìdesideri!,equestiaguzzandoconquelli;fattomidelpiacere tormento

.

Desideravoidesideri!dilui;liavreifinoaltizzati senon era timoreodi nonlipoterappagare odispegnerli. Del suo, non delmio piacere, gioivo.11tilolodimoglie sua ambivo, misera, ornai:perismaniad'uscird'abiezionemi facevo più abiellaagli ocellimìei.Orribile schiavitù!

Raffrescava.Le vivid'aure d'autunnoinirinnovellavanoisensi alpiacere, c1'anima a gioia mesta.Maleseralesifacevan più lunghe:iolenoiedilui ,uomodipoco pensiero,temevo crtme lamorie.Temevod'altraparte Parigi, eleparigine,eisignori russi,nonmelorubassero: emi pareva sempre più bello; e quan- ti'ero a braccetto seco,me ne tenevo, conie bambinadi vestilo nuovo: e ogni sguardodigiovanedonnami faceva trepidaredi gioiae di gelosia;gioiad'orgoglio piùclicd'amore.

Miscappò dellodiritornare a Parigi:edegliacconseniì su- bito;chemi dispiacque.AParigileoresentiipiù lunghe che perlesaliteelescese delbosco diMcudon,eattornoaglizam- pillidiSaint-Cloud:perchèuno stormiredìfoglieoccupa l'anima umana più pienamente chetrecommediuole delio Scribc. Eravamo alulli ìpassatempi:maegline usciva svogliato e piùfacileaimbe- slialire :onde,dopo pochi di,pensando sui serioallafaccenda, co- minciai a diretrame:eora,comemelo digeriscoioquest'uomo?Le coseche m' andavano meno,garbeggiavano alui : lecorse de' ca- valli,idrammiurlati , ilballo{ballavoperservirlo),lamusi- chclla francese,ledonneletterate,la visitade'campanili. Si divertì piùallagalleriadellemonete che a quellade'quadri:ene'quadri aliln'LicciavacongliocchilacicciadelRubens,learieditestedi FraleAngeliconon capiva.Passando dal pontedell'Artiglìmo- stravoquel po'diverdura che cresce modestonell'isolellaappiè degliarchi delponteNuovo,econsolalemesteacque(love si specchiailpalazzodiLuigi Filippo;edegli:si jbaie: e guar- davalafacciatadell'Istituto ,elefidecolonneappiccicateagli edilìzi]diFrancia,che pare vogliano entrar loroincorpo.

AParigi,dico,la glimontava più spesso:eincoi Ieri [osi,non vedeva più lume.Temevo sempre duelli,efinobaruffe.E'm' on- deggiavatrailboiardo eilpiazzino.Pure anco quest' impeti mi piacevanoinlui ,che potevo ammansarli:ilmio sguardo mesta- mente severoloingentiliva.Naturo buona;matroppocivolo-

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s

vnaeducarla:e unagonzanon educasenon per miracolo.Più citrovavodifetti,e piùm' affezionavo: più intepidivalaOlente, epiùisensiardevano:lodominavo con Fanima,conlaper- sonamegliabbandonavo Inda.Vaffettomio,come segue,tra- sportavo inlui :troppo timidainprima,ortroppo sicura.

Dopolavilleggiaturaavevam casa da noi:laBlandinciveniva, sempre per chiedere.Una maninaelt'entraspaurita:nsenon pago dumilafranchi stamane,ciholacattura».fecifaccia,echiesi, avvertendoleiche questa era1'ultima:chiesi ,saDio con qual cuore.E'diedepronto,mafreddo.Nel raccattarqueldanaro disullascrivania,mi pareva ricevereilprezzo delmio disonore.

Questomi dicevanoglisguardi,ilsilenziodellagente.L' ani- ma,nessunolavede:econchesentimentinobilitassi ilmio stato,con che doloriloespiassi,nessuno sapeva:maeh' i'ero una mantenuta,lovedevanolutti .Ilmondo è cosi:ipiù corrotti scusano certe coseingenerale epersò;nelfatto ,e inaltrui ,

legiudicanosecondo moraiilu,confrcililezzacrudele.

Venneì'inverno: l'invernoannebbiato, fangoso, interminabiledi l.oinvitano dall'ambasciatore apranzo: e'nonsene può scusa- re, ci va. Gl'invitispesseggiano:daipranzisivienealleconversazio- ni,allafesteda hallo. Iolasciavi)l'are,chiusainsilenzio tra rasse- gnato, superbo, timido,edisperato.Mai cheloritenessi :mas'egli dubitava:nrimango?»loguardavo consorrisosupplichevole;e,se accanto alui,l'abbracciavo.Del suo tornare aqualunque orasifosse, erolietasenza querela.Spiarlonon degnavo;néavreisapulo, infelice .Con vicine non m' eroaffiatatamai:giàsapevoinohe contoiFrancesitenganogl'Italiani;cquel pregiudiziostoltomi facevastizzaepietà.Mistruggevosola inpensierisenza lagrime, accantoaun fuoco che mi bruciava soventeilvestito,o suun terrazzinoclicdavasuicampiElisii,asentir l'acqua scrosciare, epassarlecarrozze delle peccatrici onorale.

Egliversomedigiorno in giorno mcn tenero,ma più cortese Qualcheliteper bazzecole,stiracchialafinoa stuccare;qualche lo iutada nobile,fredda eacula;ma a giorni ardenzad'sman- ie,cordialitàdimarito.

Questigiorniperòdiradavano,I.»pazienza<j>mediventava piòcupa,mormoravaildispeito.Nel febbraio del veuseileiìcevo

•maletteradellaUlandindie diceva:

Maria

nScrivo dallacarcerede'debitoridìviaClu:hy.Velnascosi

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iG

perchèlavergognami tenne.Iosonrea verso voidicolpe gra- vi :ecomincio a scontarle.Perdonatemi».

11primo pensiero fu correre per consolarla;macon che?con parole ? Aspettai eh'e*tornasse:etemevoilritorno,chequel giorno appuntocieravambisticciati forte .Contavoiminuti.Tor- nò amezzanotte:innaspritadall'attenderò,appenaentrato, 1'assalgo:

Sapete voi di madama Blandii! ?

Che ne.dite?

Nonrispondeva:iotremando di rabbia:

Vi prego di dirmene1'inlenzion voslra.

Hofalloabbastanza.Nonpossopiù.

Volete dire chesietestanco ?

Maria,non mifate «lirepiù diquelche vorrei .

Maselodesidero,selopretendo!Ditechenon potendo piùsoffrirme...

Io distinguo voidacostei.Masepretendete esser messa a mazzo seco.-

.

Seguitate,signorconte. Fec'ioconun ghigno angoscioso,e rizzandomi,e già fuor dime.

Egliirritatoealzandolavoce:

Maper chimipigliatevoidunque? I'ho pagato e perlei eper voi:ho pagato,intendete,abbastanza.Credete voi eh' io non vedessifindalprimolacosa ?Qualcontrattocredete voi il'averfattomeco?Ioson forestiero,macollegialenon sono. Hocompratoun piacerealpreazoeh'i'ho voluto:ora basta. Io,messemilemani ne' capelli,erovesciatigliin sugliocchi ,

con voce soffocatadall'agonia della rabbia,protendendomiritta suluiseduto:•

Ahuomo indegno!Così tumitratti ?Chet'hofattoioper meritared'essercosicalpestatadate?Chet'hofalt'ioaltro cheamarti?

Eglighignando:

Amarmivoi,signorina ? Voi proffertami da una Blondin?

Profferta? (aquesta parolaio lo afferraiperilbraccio). Prof- ferta? Conte,spiegati :parla,conte

.

Minacci ?Menoparole.Quest' è casa mia.Finclièmi piacque,vicibo tenuta..

.

Tua questa casa ?lili'èmia questa casa,tidico.I'1'ho i

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ala

Esci,(idicorperV amori;oli'i't'Lo portato;per l'amo- rediDio

.

Appena ebbe chiusalaporta,bcaddi sopraunaseggiola,co- ma «lecchila.Quantocosìrimanessi,non so.Scossa auntrat- to,presiuna coroncina,memoriadimiamadre;icento fran- chichelumia poveraziad'AiaccìoDi'avevamessiinsiemeal partire,lasantadonna: e cosi in capelli,usciilungo Senna.

Uscii senzapensierodimorie.ChiItaforzad'uccidersi,se- gno è chesoffremeno: perchèilgran dolore stroncaluvolontà.

Nonconoscevonessuno a chi confidarmi. Fossestataapertauna ehiesa, oilgiardino:ilprimo pensierofudiprostrarmiaprega- re:poi,digettarmisottoun albero delle Tuilerie, ed abbraccia- relaterra, e urlare nel pianto.GiunsialponteReale;emi

lavocecome bambino picchiato.Sopraffatta,piùche disperala, non potevofissareilpensieronellostatomio;mi parevo un'al- tra.Queleh' io«emiri,non rammento:maveggo ancoralunoi- tetranquillaecupa,laluna simile anuvola pallida,lestelle dubbie,ritiratenel fondo.Stavocome in letargo,quando sen- touna voce che in italianomi dice:oliquelladonna,costì"!

Levai!atesta;evidiuna ragazza a braccetto a unuomo,la qual posavalamano sulla mìa spalla; e guardatamiin viso,con voce più pietosa soggiunse:povera signorina,chev'eglisegui- to?

ConobbiI'lu.-cutiUitoscano;mi parve di sentire mia ma-

intese.Parlare initaliano ,ad un'Italiana,in quella notte,che sollievo!Conobbi buona ragazza eh'eli'era. Figliuolad'unLuc- chese,maestro dimusica; perdutoilpadre,lacampava Melilalo acucire dibianco.Ora stava per maritarsi a un ormolaio sviz- zerochelevolevabene._M' offersel'assistenzasua(nonl'ami- cizia:lupovera genteusami poco questa parola):volleeh' i'mì mettessiuIettoseco:evegliò ne'miei pianti

.

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Lamanina andò dal Mussoapigliarequellapoca robadimio lasciandogioie,scialli,ogni cosadiprezzo.ligligiubbilòmi sapermi viva:mi voleva vedere;eleoffersedimaro,lalocon- ducessedame:laLucchese ferma.

Dilia qualche giornoellaraccapezzòche l'ambasciatore rus- soavevasaputo dallapoliziadellascenadiquella notte, e Ordi- natoglidipartirsene subilo.11conte che aveva paura dello Zar, ene sptrova cariche e croci,ubbidì.Voleva scrivermi,avesse saputoilricapito:maportòinllussiailmioritratto.Questa nuovamitorsel'animo ainaspettatipensieri.Uomocheavendo incuor suo quellavileslimadime,pur mostravad'amarmi, fidienondimeno mi lasciavacosì,parvemiindegnochefosse pianto.Amomenti non mi potevo dar pace del suo disprezzo:

essononI :ibiSU g„i,

saperselo,ipiù,unii,ambigui, andatogiàlaLucchesedallaBlan

male:locommettono distrattamente,ecom'altrisufolaquando nonsapensare.Povera carne umana,straziatae dagliodiieda- gliamori!

Chiusa ne' debitori,ammalò. Eragiàinfine,quando chiese percaritàdivedermi.Ciandai:nevicava.DiviadiScvre in viaClic!,)'camminammo noi due poverette, mal coperte; e fao

Quanto mutatadall'ancor ìispadonnad'un mesefa!L'ali- tosibilante,rottalavoceedura,leocchiaieazzurresulgiallo, legrinze intornofìtte,e schifosepiùchedivecchia;gliocchi er- ranti.Solelebraccia, bellissimetuttavia, facevano più spaven- tosalamorte.Sprofondatainsè,quell'anima pareva non sen- tirelecosedi fuori ;epursitendevainesse,ecercavabranco- landolavita.Midisse :aoddiopers.mprc,Maria.Vi rìngra-

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zio;vidomando perdono.Piglialeesempio.Pregale permedie nonlascionessunoalmondo...Dio mio !»

Si contrasse,si dislese,espirò!

Quand'uscimmo,eranotte,e piovevaCorte.Le genti,irau- ricciuoli,mi parevanospettri :elalucede'lampioni sparpagliata eannacquata daSlestriscecadenti,siritondava inpallidicolori, econfondevalavista . 11lastricosmosso perraccomodare(ma- lanno perpetuodiParigi),1'impetuoso incorreredicarrie car- rozzene'trebbi! ,c'eran Uggia paurosa.Sfangavamoin silenzio;

abbattute.Glièpur selvaggio nel vernoallapovera genie Parigi! Slettipiù giornicome smelensita, e più nel passato che in me.

Adicioll'annimi pareva d'averfinitolavita :per eh'alladonna mi amore è un deslino.Mistringevo più e piùconl'animoalla miacompagna;elavoravocon seco dalla mattinaallasera:o perebènon occupataiodallefaccende di casa,facevopiù,e n'erolieta.Ogni cosa incomune.Lafestas'usciva,senon piovesse,agoder dellaprima verdura,lentaa venirecscarsa.

Avevoripigliatacon gioialapraticadellamessa,e confessatami.

Misentivoforte .

Ero tanto beatadellamia paco,csìpienadime,chenon ilsuodamo:noneh'e'mi badasse punto più del dovere,ma, sapcnd'iodifranceseunpo'piùdilei,gliveniva barattato qual- che paralaconme, sempre del più e del meno, e senza malizia.

EgliamavalaLucchesediquell'affettosodocheriman sempre affettoappunto perchè non è mai passsionc:ella,epiùfinemente educaladilui,e più piacentedime. Grazia semplice e disinvol- ta,come di gran signora; occhivelatidallesopv.urcij'jì;!tdimes- si,però più potenti:boccatra ilvoluttuoso eloschietto,tradi citlàe dìcampagna, pienadi desìderii.Quando m' accorsi ch'io ledav'ombra, m'impensierii;inogni parola, in ogni allodiven- taicome impacciata:temevodiguardarlo;glifacevofinde'mal garbi,cheavrannoattizzatiÌsospellidilei,perchènon dime dubitavaella,madilui,o piuttosto(modesta,comelagente di cuore elagente disgraziata1di sé .Cercavotuttiimodi dìfarlo intendere cheilsuon della voce,ifaridelsuo damonon m' an- davano:macoldirglienemale,temevo od'offenderlao dì più insospettirlo.Eglibuonuomo,tiravadiritto,enon capiva nienio.

La sarebbe stala una commediasequellaragazzanonciavesse palilo.Manellanotlelasenlivodarlevollenel letto,esospi-

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ao

caie; ilgiornoo canticchiava, raccoltaio se,o slavazitta.

Rosa, theliai?

Nulla.

Efingeva allegria,osifaceva maiala. Iopativogiàpiù dilei

.

Nulla più insopportabilead orgoglio delicato,dell'essereso- spettalainvoidebolezzanou vera,inanon impossibile. Lastes- siprobabilitàdellacosaaddoloraoindispettisce.Vidiclicnonti potevaireinnanzitosi:feciun animorisoluto;p,un giornoclic vedevamosullagradinala vainoallafontedelLussemburgo:

Rosa,ledissi,lu hai de' peosicri the tunon mi vuo'dire.

Non è vero.

Nuli rhieggodisa|ierlidate,nemi dolpoileituosilen- zio,lofareiforseilmedesimo:non avreiforselatua virtù,

La mi tinse cui bracciolapersona, enondisseparola,loso-

Ti riograzio delia fiduciaeh'ha'inme:liringrazio del- l'amor tuo.Manou posso sufhìrt che lu patisca.

I:! I laarrossendo:

Maria,tut'inganni.

No,non mi inganno.L'amore è cosa delicata:aoquan- ti)pococivuole a appannarlo: e appannarlotalvoltaèpeggioche infrangerlo.Così noi sapessi!Lasciaeli'iom1allontani

La mi guardò accorata,abbattuta.I'labaciai.

Per poco.Quando sarò maritata, se pur sarò...{questo dis- siconunfieropresentimento,chemi passòcomecoltellonelcuo- re)...potremorifarcasainsieme.Intantocivedremo sovente. Verrai:non è vero ?

Se verrò!

Sciamòella:poicome ravvedendosi:

Maperchè dislaccarci ? Questodissesommessamente,e quasi arrossendo.Ci leggeva- monelcuoreentrambe,e sapevamo cheilsilenziomegliod'o- gni parola dicevaisentirnostri.Tacque un poco,e poiripigliò.

Turispetli 1'amor mio,io latua delicatezza,o Maria.Lo saDios'iotislimi;e so che lu m' ami.Pensaeh'haiqui una sorella.Aogni disgrazia, a ogni dolore,ilgiorno,lanotte, s'hai ilibisogno didifesa ,di ricovero,vieni.Tusaraisemprelamia

M'abbracciò lagrimando.Soggiunsi:

Spero die Diomi provvedereillavoro, Se maiten'avan- za,ricordatidimepoverella

.

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Ella,stringendoilmio capoalsuoseno: Periltuo campamentonon temere;temiperilcuor tuo,po- veraMaria.

Questa parola parve chemi pungesse:mapoiquante vollela mi venne a mente,econ quanta tenerezza!

Mitrovaidue stanzine allegre a un quinto piano,inviadel- l'Esle;chedavanosulgiardinodelLussemburgo, e dominavanoil grigiode' tettieilverdede'campi; fuor di Parigi perchè più su diParigi.Rosanonsivolletrovarealmio distacco:mi portai dameapezzolate quella pocadiroba.Solettalasciaiquella Ca- sinagiàcara;solettaentrai nellemie povere stanze:m' inginoc- chiai,voltaalsoledigiugno che moriva sereno, e pregai.

Maquella solitudine deserta cominciava a tarmisi grave,ele memorie ad accorrere com' aria chefacciaforzad'entrarnelvuo- to:e^dallememoriecovati,idesideri!;dapprima lontani e lan-

campagna: adessotutteleore uguali, senz' aspettazionedicosa nuova,comec!iinaviga senza vederaltrochemare.Rosa veni- va:maaneli'elladoveva badareallacasa,aldamo:eche co- s'èla visita d'un' ora inuna giornataMilitarla1l'ai,indue. s'hanno tante piccole comodità che,astarsoli,mancano.A mes'affacevailvittopovero,macertidisaginonlipotevo.Que- stanostra società ècosibenecongegnata,cheuna donna 6ola noncicampa che o guitta o colpevole. Allora mi ricordai della miaziad'Aiaccio:scrissi,confessando inombraimieifalli,chie- dendo ricovero.Neil'impostar quellaletterami pareva di but- tareinun bossololasortemia.

Astaraempre chinaallavoro,misicominciò a guastarelo stomaco:sentiibisognodimoto.Per darmenonell'occhio,ap- pena giorno, uscivo nel giardinodifaei'iaapas.srg^iarostillila.

Rientravoalle sei:mi facevo uncaffèelatte{diquelche chia- manolatteaParigi); e cosimene stava a languire finoalle sci dellasera.Rei passeggiare rincontrando chi volesse attaccardi- scorso,fingevodìnon intendereilfrancese,e svoltavoratta .

Ci cominciai a vedereun giovane,all'ariascolaro,masodo, che pigliavailvialevicino,qualchevolta ilmiostesso ;emisa- lutavacon riguardo passando.Inpochidìm' ero tantoavvezza ascontrarlo,ches'e'tardavaunpo' ,mi sentivo inquieta:c, rivedendolodilontano,perlagioiaarrossivo.Pensaidismettere

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lepasseggiale:mi costò;malavinsi .E' cominciava a uscirmi dimente;quando un giornoloriscontrosullascalacommossu dalpiacere diritrovarmi;osentoeh' eglièmiocasigliano,al secondo.Parlava francese con accento da farmelo sperareitaliano.

Desideravoriahbalterjniciper risaperlo:fuiben presto contenta Gli eradiProvenza:eparevaamechenell'animade'Proven- zaliqualcosaciavess'a essereti'italiano .Ev'è:macicorre! Colla scusadellume, del rassettareipanni,picchiavaalmi'u- scio.Qualche voltanon rispondevo:malamia solitudine era più fortedime. Seppieh' e'veniva a addottorarsi inlettereperave- reuna caltedra: povero; protettodaglioppostialgoverno,al- lorapotenti.Mipiacque e com' uomod'ingegnoecome povero. De'signon chenon sapevano nulla edinulla,n'avevoassaiper un pezzo.Unbarone,avederlo,mifacevapaura.Poi quelle francheedalteparole del giovanemi scaldavano.Glipiacqui: mi piacque:sipromise marito,fuamante.Sipenò poco:e già colpensiero erosua. Quella mobilità gaiamenteloquacemi to- glievaamestessa.Avevopatitotanto,che goderea ogni costo

venne^larisposta<1'diaccio,tardatadimólto,come suole dal- l'isole :miaziabuona sempre, miaziam'attendeva a bracciaa- pcrte.Giàimbarcata anuovo errore,risposinon so che prete- sti;mainquelmomento cominciòilmio rimorso (sempredall'af-

Pensai:seinveceditener dietro a quelladisgraziatafrance- se , i'fossirimastainAiaccio;sarcigiàmaritata,vivreitran- quilla .Eorachisono?L'amicad'un giovane che m' è quasi ignoto.Quando mi segno,debbo nascondermi dalui :non posso pregare seco,dunque ne piangere.Abbiamo comunilevoluttà, noidolori.Poverame,quantastradahofatta,echestrada! Dove ritroverò1'onor mio ?Igiudìzìidelmondo sonospietati, eperenni.

Così pensavo:ma stordita dallo scoppiettiode'suoi motti,dalcanterellare delsuoBèranger(ruffiano più che poeta), seguitai(dicev' io)ilmiodestino.Rosaloseppe,matardi: non mi sgridò, mi compianse. Ci lasciammo con lacrime. Dopo un viaggio ame,come sempre,penoso,perladisamenaviada Parigi in Provenza,arrivammoinMarsiglia

.

Vistettiun anno,divagatainsulprimo,poisempre più in- chinevole a ricadere sopramestessainpensierimentetrid'ogni

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2 3 iraslullo.Quelcielodiffusod'ampiolume quieto,mi serenava:

ma1'alidordellaterraignudami rimandava condesiderioalla macchiafraudi' alluni'.;diViiiccinics,aivi, iliindii.naliea'n-n- tiereltigaidiBoulognc.Vedere pochialberipereiinun piano, stenti,polverosi,aspettantisempreunaliufcrache h riUinnenti, mi parelapiù squallida imagine della miseria umana.Io eh'ave- voilmare a noia,a Marsiglia,per disperazionedellaterra,in- vaghivo delmare:em' erabelloerrareinbarchetteIraquella mobile selvadatulle leaeque naviganteallaFrancia;ira leve- leche sentironoiventidell'Atlantica,tra1'ancore battute dal- leincudini danesi,pressole feritoiede'cannonirussi , sotto agli altifianchidel vascellocheforsefulminò a Trafalgàr.Fraiegri- da allegredichiviene, e quasipensosodichiva,fraisaluti tonatidal cannone,eicenni dellecampane,eloscricchiolare de'pesi ,e1'urloconcordedichiliregge,elecanzoni<Vti- more chesiscontrano inariaconlebestemmie, cercavoisuoni dellalingua soave mia:efossepur genoveselafavella,liscer- nevocongioia.Mapochialparagonegliarrivati d'Italia :ond'io gemevo in cuoredellaricchezzapoveradellamiapatria.Piaceva- mi dopolaburrascavederdall'alturadellachiesamaggiore!a marina ricomposlariflettereastrisceor chiare orcupelaluce, secondo cheilventocigioca;oiraggi del soleinclinati!disten- dersiinlungacolonna,che,rottaquaclà,s'assottiglia,e, com'onda,sifrangetremolandoallariva.

Delmio Marsigliese certe qualità mi piacevano:mi stuccava quel suonon saper nè tacere nèlasciartacerelagente,quel- 1*aversemprequalcosaodìprofondoodigaiettodadire.Il Francese non. conoscelavoluttà del silenzio.

La gente del paese mi parevano non senza naturalezza vivaci, mavivacitàgrossolana: etraquellevociroche,traquella vita materialmente operosa e contenta,mi parevadislarecome nella galleriamagra eh'egli.Lanno,

1' unico Peruginotra iRubens ed iChampagne

.

Conluieh* avev*a esseremio marito,ero rassegnala a aspet- tare :nèpressarloera cosa dame.La cattedraglierafallila : quindipiÌLliberalechemai.Illavoromio,conilpoco eh'egli aveva o che beccava scrivendo,eraassaipercampare:e ame lapovertàdi luipiaceva siccome guarentigiad' affetto .Maquel suonon credere mi seccava dentro:epur qualcosa perdevo della fedemia;lafreschezza,lasicurtà,lagioiaelaforzache ven-

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gono dal professarla liberamente.Smettevolepratiche:dubita- vo non come chi disamailvero,macomecliinoidiscerné;

in'indispettivocontroIni,contro ine.MaalvenirdJun'on- datadidolore,Maria ricredeva.

Evenivano.Non parlo delle strettezze domestiche,deldover mettereinpegnoilvestitooloscialle:nonparlode'debili clf e'facevadinascostodameper trincare co' suoicolleglliin politicaqualchebottigliaspumante di brindisi amari.M' accorsi chelinon finivanolesue spese:mamostrarmi gelosai'non de- gno,onon oso.Erocome chi patisce della marca,che gridare non giova,nè sperare che amezzoilgolfolabarcaaifermi:bi- sognasoffrirerannicchialiinse,epregarDio chegliarchidi stomacononvirompano qualche vena

.

Auntratto , dìburloneeli'l-«Iiera,rimimeloa i-;il>f irnscfir.si, fareilgelosofuordiproposito,maltrattarmirammentandoil Russo;perdi'ionegliscrupolidellamia sinceritàgliavevocon- fidatoognicosa:maegliaveva interpretatalamiacon1'anima sua.Unbelgiorno(s'eradi ottobre)e'm' annunziaunagita iocampagna;nonsapevaperquanto;mascriverebbe.Passa quindici giorni:nulla.Ricevoallalineunaletteradiscrittanon suo:1'apro ansiosa,tremando(povera ingannala)perlasalute dilui .Leggo:un droghierediMarsigliam' annunziailmatri- monio vicinoIraunasua nipote eilmio coso:mi consigliadi partire,cpassassidaluiu riscuotereun centodifranchiperil viaggio.Comerimaness' io,nondirà.Fu soffocatoildoloro dallarabbia,cI'affettodaldisprezzo. Risposieh'i'non ero nè ima bottegaia ne una donnadastrada;cheaMarsigliastarei quantomi piacesse;che scioglievoilgiovaneindegno dai vincoli meco contraili, egliregalavoicento franchida comprarsi una giubbaperildìdellenozze.Questo droghiereerangentede- votaa'Borboni,e piissima:eilmio Brutos'imparentavacon lorovogliosamente,eportavaindolelasuaparlantina,isuoi be'capelli riccioluti,ecertititolidinobiltàcheglieravenuto fattodipescarnon so dove.E' diventava a untrattonobile,re- gio,terziario,e droghiere.Allamiaietteràilmercante rispose ches'ionon [Sgombravofratredì ,menesare'itacon iseorla non troppo amorosa

.

Chefare?AdAlacelo neppur pensarci;chemi sentivo inde- gna dimiazia :ne avrei potuto confessarelevergognemie,nè tacerle.Anderò,dissi,aFirenze;per cameriera, per badarea'bam-

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I>ìni,per serva,Vendei,tranneilvestiloche avevo in dosso,o- gni cosa:ne cavai cento franchi:m'imbarcai inun legnetlo ge- novese( cliecol vaporelaspesaeratroppa) ;edeccomi a dician- novi anni,sfioritadell'anima, delcorpomeno spiacente che mai, portatacon)'aligadallatempesta versolerived'Italia,

Sottocoperta non pulci reggere: sopra, piovigginava fon vento.

Alvedermi tremaredelfreddo,tiuvecchiomarinaromi diedeil tuo cappotto;ilicheglialtriridevanoroticelieoscene.L'onda Konli.Vi,inil..;i'.Iii.imK.jeiare|iarc«acome schioma vomitata rontroilpovero legnodaun mostro immenso.1'pensavoalpas- sato,edicevoirauie :Calunniatadalprimo,ecompera:dall'al- troabbandonata,scacciata comeun'infame:chemi valselafede portataagliuomini ? che1'amor mio ?Seliavessi traditi , e'm' a- vrebhero adorata e temuta.Nonbisogna aprir loroilcuore:e se unilid' affettoe1impiglia,romperlo.E'citrattanocom' arnesi:

e cosi noi.Nérincorrerline temerli.

Cosi pensavo esulcerata,infettadella loroviltà:macosìnon sentivo.Ame mìsera non pareva dover meritare tantigastiglii :ma a chi volontariadona l'onor suo,lasorte della famigliaacuìlaser- bava Iddio,quali gastighi son Loppi ?li s'altresoffronomeno ,

liann'elleno sprecatiidonitanticheDio diede ame?Eildi- singannonon èforseundono? Segià sirea,senzailfren del dolorechesare'io?Maquesti pensierinon mi parlavanoallora:

el'orgoglioirritalopiùfremevachenon gemesse1'amor tra- dito.

Nella vetturada Livorno a Firenze rincontrodue Bolognesi, marito e mogliejdimorantiinToscana,chemi presero conbuon salariopiù acompagnia che aservizio.Mache?Ilmarito, vec- chiosudicio,pigliandomi,pensava a piùche a compagnia:eal- lamoglie, più giovane,premeva dargliun balocco. Io dovevo di- strarreluì ,eleiaiutareadistrarsi:servirea doppio.Intesi :mi feciintendere:mi rispettarono:incapoalmeseuscii.Con quel po'didanaro,stillando,campai:e frattantotrovaidellavoro. Misiproffersero parecchipartiti:maioinun marito,per essere sicurad'amarlo,volevo troppe cose:non sapevo che non biso- gna,perrispettodelmatrimonio,aspettarea 3posoun arcangelo.

Tragli altriunpittoresassone,onestod'oncslàquadra;chenon mi dispiaceva,em' amava.Macolsuo desiderio inquietodiqua- drarmi,dicapacitarmi,colsuo attaccamentodicataplasma,con leinterrogazioniin termiti abili,congliocchi eibaffielavoce

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(30)

a6

clapersonatesiinmea guisadibalestra,e'parevo(lire:donna, siifelice ,ot'ammazzo.Zelocosìferocemente devotomi fece

Conobbiun suo conoscente,piltorosenese,artistavero,ccolto

giardiniegallerie,chieseepoggi;ammiravolanaturanell' orto.

Sulle allurediFiesole,e inVald'Arno laddoveilfiume è più amorosamente cintod'ombre quiete,legge vai» poesia.L'amavo vivamente quel giovane:ma spaventata dal passato,esfidatapiù dime chedilui,rompevo amezzolafogadell'affettocorrente, efingevo rivolgermialtrove.Etantofecieh' e'sistancò.Del suo lasciarmi,amaramente godei:quindimi buttai in un amore sen- z'affetto ,chevidiròforseun giorno.

Di tanto in tanto mi riavevo;e,purnell'Ìmpetodelle follie, raffrenavomestessa.Questenon sempre brevi astinenze dal male, Dio m' avràforsecomputale avirtù.

Unavittoria fral1altremi consolailpensiero. S' eranel set- tembre del trenta:salivamo versoBellosguardo,iocuna mia pi- gionalediPescia,semplicedonna edìcuore. Alzogliocchi,e ravvisosull'attolecarefattezzediquelmio cuginodiPisache m' aveva dello addiocon tantapietà.

Pietro!

Maria!

Emisigettaalcolloe mi bacio. Quant' ero beata in medell'a- verlorincontratoinunmomento eh'i'eropuradìtresche,e riconcilialaconDio!Comegentilemi parved'aspetto!come desiderabile!V nonI'avevo dimenticato mai. Eglialloradiven- liquattr'anni,io diventuno.Faceva pratica di medicina in Fi- renze:semprebuono,e innamorato delleletterepiùgenerose e più pure.Quando1'incontraie'leggevailManzoni. Veggo an- cora1'alberopressoilquale1'abbracciai,sentoiltremitodella pura sua voce.Ilvederlo rìnnovellavad'antichedolcezzeI'anima mia.Suo padre era morto: sua madre,disgargiante,un poJbac- chellona.Pregainonlescrivesse dime:gliconfessaidellecolpemie quanto1'orgoglio,quantoilpudore concedevano:losguardo suo mai.Maglieltacqui.Ecome prò(ferirmeglii1Come sperar da sua madre1'assenso? Allorasentiilagravezzade'mieipeccati che mi toglievanol'uomo bramatotanto.Avvilita,disperata,delibe- raidifuggire.Gliscrissi,emandailalettera nell'attodel par- lire,sperandononlorivederepiù:maun indugio mi ritenne.

(31)

F.1

corsedame:1*abbracciai ancorauna volta:

aAddio ,

Pietra,addìopersempre.Ricordali dellaluapoveraMaria,elio saràsempre Lua,chet*hasempre desiderosamenteamalo».

Questodissibagnandodilacrimeibiondicapellidiluichiuso tra lemie braccia.E'm* inlese;ruppegliamplessi,erimase comesbigottito :poiritornò.Iofuggiisenza piùdirparola.Nò piùlorividi -Soeh'eglièmaritato,e adonna(iniscrisse } che mi somiglia.Iddioiofacciafelice,ebenedicaisuoifigli

.

Giunta a Livorno,trovaiper buona sorteda accomodarmiin una famiglia milanese doveillavoronon mancava,cnonman- cava1"affetto .LetreragazzemJamavanocomesorella,ilvec- chiocomefigliuola .Io guardia a loro,esse ame.Agiorni però

diomi dava forza, Accorcioilracci

o sopraall'anima spaurita,c e novella:eapoco a pocosi ,nto

0 girtropg

pó TungoTaitrav, Sialacositreanni,micom e francese.Per piùd! seimes sua{ed eraostinazioned' o inuomo francese,dibuono

omo torbo tor- riiraevano.Id- iltftrianderemo

lepartisoppresse. inciòarigirare

istettialledu- rgogliopresun- augurio,emi re.Malacostanza

S

P^miTe'- feralmenteaffezioni posiaffetto .Nulla forte :eh'èilmeri

ibilc,estancagiàdelmio stato incerto,gli mipiacevainlui,manullami dispiaceva itade'Francesi.Siconchiudeilmatrimonio:

suir ultimoa*fau mi chiama asè,e casa dov* ero;arri-, lui ,mad'unaltre peròtentennava;e

nviaggio aLione: di là, inv mimandaildanaro.Lascio c o:fallito,einfuga.Colpai fallimento seguilo asuo dan:

a Livorno dov'eranoisuoii ecedivenire, )n dispiacerela lonintuttodi no.Eglistesso naggiordebili, peraddormentare1 !gente,trattavadimatrimoni,':PresemcPur zimbello.Em'am

cheloseguitasti,e ava:m'almodo suo mercanti che aveva danaro. Arrossii:n

sco.Miscrisse Adesso ringrazioilcielodinon essere divenu

ie diquellame- la(eravamoal- maallorapensate1,jstatomio.Sola,iralenebb

,sottol'odiosoinverno di Frani

1'ottobre deltreni;«mauro),alveniediquelpo' tantevolteecosìduramentela

didanaro, slan- vila,caddima- cadiricominciare

latadimaledìpello.Miportaronoallospedale:fuiinfindi morte.Unpretem'assistèconsullt-eìtudìnerispettosa:ascoltò conpielàlamia confession generale; soggiunse parole affettuose

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=8

e semplici,lìinsaliicata,mi collocòtra lesuore dellacarità,rare donne,checonosconoilmondo tanto da amarlo perlui ,non persè.Di quando in quandoeglivenivaavedermi in loro pre- senza.Sapendolodilìrelagna,eche nel suo paesesicampa a buon patto,glichiesiindirizzo:e'mi promise congioia 1'ospi- talitàincaso.lisua sorci!» vedova; eilgiornodopo mi portòla letteracoldenaro.L'accettai'sema rossore dalui

.

LasciaiLione abbattuta,equasiatterrita :maquellacittàsen- zagioieparve imbellireagliocchimici,dacchécilasciavoper- sona che non mi avrebbe dimenticata mai, e che poteva pensar- AQuimpertrovaiaccoglienzadicuore,e lavoroassai.La gen- te , altraadatto dagliItaliani,m' avevanodell'italianolanatu- ralezza,massimadelledoti.M'eradolceconversar con persone chenon arrossisconodell'esseree delmostrarsicristiani,chenon conosconogioiamaggiore.Gran confusione e gran conforto in- siemeera amesentirlecosechiamateco'proprilornomi:la fornicazione fornicazione,1*adulterio adulterio.Vèchi saino- mi egliusidellabuona società(come dicono}:mailpopolo è6ano,buonoalsuomodo.Orlametà de'falliedo'guaivie- ne dalpalliarchesifacon parolenuovelevecchieulceredel- l'anima umana.

Sullafinedeltrentacinqnemorilasorelladelmio benefattore:

alprincipiodiquest'annoi'viconobbi, Giovanni. Eccovi con- fessateindigrossolemiemancanze;deiparticolarialcunileag- graverebbero,altrileattenuerebberoforse.Matuttononsipuò dire:oI*orgoglioolamodestialovietano.Pur potete ora,se non conoscermi,indovinarmi.Giovanni,sfioritasonodell'ani- ma,sì ;disfiorata dellacoscienzanon sono».

Sentivano voci venire perleaequesolitarie :ilbaronetto tor- nava.Montarono verso Quimper.Irematoricantavanoun canto bretone;e a MariaIolraducevanodistrofain strofa ,elaricantava- no.Ilcanto dicevad'una fanciulla chefumorta da due masnadieri: aCamininavano.Mariannatremava,ecercavacong!iocchiqual- ebe lumedimalato che luccicasse dallefinestre,perfarsicuore.

1due parlavan pianotrasè:lafanciullasimise a piangere» ...

«... Trovaronolafanciullamorta,elalanternaaccantoa lei».

«AddioMarianna, addio povera fanciulla; addiolapiù bel- ladellevergini che battesseroleviediLannione ».

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Comeilcantoebbefine,lutti sitacquero.ilsoleavevanudaleili nebbialespallede'poggi:luccicavanodirecentistille1'erbe e ifiorigemmanti;fremivanocon più piacevole stormirelefronde:

bibulipiavanolecapredall'erta;losparvierecorrevaperl'alto;

larondine radeva con1'ala1'acque lievemente gonfiateaffluenti dalmare;lalodolettavibravapiù gaionell'ariaserenalosnelloe svariatosuo canto

.

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_A.d esprimere quel che Giovanni sentissefra ildir diMaria, ogni parola era poco.Perchèleparolesignificanoallameglioi sentimenti auno a uno;nonilcomplesso loro,ilcontrasto:e inquelcomplesso èlavita,inquel contrastoilmisterodell'a- niuja.Ond' egli taceva:econgliocchiintentiepur timidi

,

conlafronteserena e dimessa,intendeva risponderealladonna;

che,incerta di sèfcomeihuoni,eglierrantinontristisoglio- no,come suole chi comincia ad amare davvero),traevaquelsi- lenzio a sensodidisistima,esitormentavadentro,masenza pentirsidell'avere parlato. Piùvoltefulìlìperaprirelanoc- ca,e o ragionareditutt'altracosa,oriandarsulledette:ina Fistintodidonna,eF ahito del crucciarsiincuore senza paro- la,latenne. Allafinee'cominciò:

S'i'avessiadirvilamia vita, o Maria, trovereste racn dolo- riepiùcolpe,meno passioni c piùvizii;germi divirtùsoffo- cati ,affettigenerositrarottì:inasottoaquestiquasiframmenti di vitavedresteun sentimento continovo,che,quieto,invinci- bile,mi sollevaalmiofine.Unasottilee ampiatelam' aveva dataa lavorare Iddio,trapuntad'ardito e gentiledisegno:iola insudiciai,lastracciai;e,làdov' eraintatta , lacolonid'ima- giniinvereconde;e,quasi amia condanna, ad essointrainisrliiai qualcheforma delicata,delineatamiincuore dallamano degli Angeli.Unpo'delmio hone,eunpo'delmale(madiquesto piùpoco)affidaiaun giornaluccio,tenuto asbalzi,dal tren- tunoaltrentacinque,dal ventottoaltrentaduedimiavita.Lo leggerete:ilrestoconfesserò divivavoce, quandoIIcuore(ch'Ita isuoi giornianch'egli)lo soffrao comandi. Leggerete senza di- sprezzo,io6pero,Maria.Chipatì,compatiscen .

Due giorni dopoeli'ebbeilquaderno,elesse : i83i,Milano. L* Epifania.

Ero a Padova:dalprato dellaValleammiravo,dilàdellea- perlefinestred'un vecchio palazzo,lecaldetintedelsoleocci- dentenell'ariaestiva:e in quella prima impressionedìquela vo- luttàcominciòlanatura arivelarsiame giovanetto,Chi nf a-

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edettoche in quel palazzoi'sarcidimorato:eche,passan- doquellasalacheni'eraquasitraguardoavagheggiareil

>,i'non avrei più sentilo quel che da lontanosentii !E che

semplicitàmia;eraunde' tantimisteridell'annebbialamia vi- ta .E ora,taglialoilvisodal vento frizzante del verno,veggo ilrosseggiare modestodiquelcieloestivoequel Core;ricerco, rimeditolafanciulla smarrita.Poi penso:masoquelfioreac- cettalo,e l'amore concesso, mi fosserostatiritoltipoi ?Che do- loreinquegliannivogliosiegracili !EDioma1'ha risparmia- to :e ineamhiod'undilettovolgareche,forsenon compreso, forsetrovatominordell'idea,m' avrebbe addoloralo e corrotto, milasciòlamemoria purad'unlietooccaso,d'una cortese gìo-

Cmuu.

Uomoforsenonvissepiù riccoadamici,dime.Nonparlo delleamislanze del inondo,ne dellefamiliaritàtraceremoniose eamorevoli,nèdellebenevolente tiepide einerti,nèdiquella stimaconfidentechedall'affettoincominciaeinettead esso: parlodell'amiciziatenera, ardente,pensata,pietosa.Ame nel- 1'adolescenzaenellagioventùprima,1'amiciziaerasimpatia prepotente;emi faceva piacere oilpalloreoilrossored'unviso;

oilsuondivocenon nota,oilfanciullolacuicompagniami fosseinlerdetla.Eilsensoinsulprimo confondevalarocasuavoce algemito indistinto del cuore:eque'dcsidet'ii ,Iratimidi ebaldi, e, quasi serpe, ravviluppatiinsestessi,in'aiutarono a indovi- nare moltitristisecreti.Rammento ancorailsito,ilpuntode'luo- ghidove que' giovanetticommossero l'animamia;rammentola verdurade'campi passeggiala conessi.Parecchigiàmorti!

Bergamo.

Calunniareuna donna,eper vanità!Altrilofanno maturi ,

eseno lavanlabocca:ioadiciassclt'anni,e negli orecchid'un solo.Non rinnovai più,cheunavoltaa vent' anni,quello vi- lepeccalo:néallorane sentivolacrudeltà elastoltezza.Ella

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3 a

siteneradelmarito,eilpia!Sensualmentes*amavano,eJ e- raapii.TroppipensieriJileis'aggiravanointornoallaper.

sona propria,giovaneedmìderata:maqitand'ellapregava,non pensavacbe a Dio. Calunniarla! Favoleggiare a lungoildisonor tuo!

Brescia.

StranoclieVuomo debba in quasi ogni cosa parere o miglio- reo peggiorediqueleh' egliè.Eiopeggiore, seciinettopun- todelmio.Adiciott'anniscrissi :

Eilbelìointero delleatìgustemembra.

Aventiquattrorecitando questa coseHa aun poeta vero, dimen- ticato ilmio verso,mi venne detto:

Edal condor delle divinemembra: roba foscolesca e pagana e carnale;dovel'altropiù giovane era

spiritualissimo,emio. ...

La luna rosseggiantealbasso,candida insu,stendevasulma- lecommosso da un principiodivento,lasuacolonna di luce lunga più miglia:unastella solitariaspuntava timida nel sereno, come sposa che prega in tempio deserto:poiuna, poi una,qua elàrade perl'immenso.Unrusignolo sospiraira glialberiir- radiatidallaluna;unaltrodilontanorisponde:Pud cantos'ac- corda esidiscernenel!'altro,comecolorisimilidi variatinta.

Ilcieloormt pare innamorato specchiarsiinquest'atomo,or quasimano immensa che minacciserrarsicschiacciarelatetra.

Veiioha.

Quando penso atreo quattro azionaccedellamia giovenlù, n'ho paurosa vergogna: e conforto unico miè ilcrederechel'a- nimaumana,or inmale or in bene,s'immuti di pianta.Tale che nel pieno delle sue facoltà sarà buono, nel crescere,ad o- raad ora, partristo :fanciullamalita a quattordici anni; indon- nita,imbellisce.

Penso auna povera serva conladina,eh'i'hofattacacciare dicasa nostra,perchè onestameco.Mecoecontutti.Le forme e Vandare già matronali,cpurdivergine:gliocchisoavi,de- licata lavoce,Panimalieta .Imieicbelesapean grado del con-

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33 laame giovanetto.Meti' avvili!;ricliiesi;oleiCuora ome.I mieitemendodell'umor mio vagabondo,lacongedaronocon rammarico grande.LaSÌparlilagrimando.Odotuttavialasua vocemodesta dappiè della acala piangere addio:equando penso allamiapatriziafreddezzainquelpunto,sentoclicnonho di- rittodiconda u11areverunadellepiùdispregevoliumane malva- Sili.

Servire altrovenonvolle :ma noi servivadifuoriinpiùduri servigi .Ungiorno,nel)'alzareun peso maggiordellegrandisue forze,c'lecascò addosso,eleruppi:il111dellereni.Gli èco- inè sedimiamano1'avessifracassalaio .forsene'suoi dolori, ellaripensa ame sua rovina,imprecando.Qualiambascepo- tranno espiaresìviledelitto ?

I,avidipoiputita,ebellatuttavia:moglie emadre.Per a- morede'mieilami salutava conrispettoamorevole:eforsela m' avrà perdonato

.

Milami vide partire di casa mia(1'ultimavolta:da quelgior- no piùnonrividimiamadre);evideun'altragiovane servadi casafarmilesue dipartenzepiangendo:edellam' osservava fred- daesevera.Quellosguardo,chevalseper molli rimproveri, mi rimarrà memorabile.

Noiserivacchiantivantiamo,ecicrediamforse,d'avereil cuorbuono,perchèahbiam piagnonalapenna.Nonc'è gente piùgrossolana dellagentesensibile:non badano che ase stessi.

Uopostraziatoper vezzoilcuore alimi,quand'e'sentono scal- ettoilproprio,belano.Mipardivedereuna baronessa attem- patache,mostrandolesue bellezze,sifascarrozzaredigalop- po perlevieCtledigente, e desiaildesideriod'uncollegiale, l'invidiad'una mercante,ilsogghignod'una marchesa;fafug- gireibambini,spaventaledonne,rompelegambe ad un vec- chio; poitorna a casaperpiangerecon misericordia molta un suo eauiuomortod'indigestionedichicche.

DuomoniPisa.

mini somigliantiate(pari,6impossibile) ogloriaeternad'Ita- lia,Tommaso d'Aquino. Quante rimembranze, quante bellezze qui entro disposte,fitteammontate!La memoria e l'occhio con- fusicorrono or su questa or su quella;ilpensieroleaccoglie

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Iellafede,q soloè1'ere*.

,nne,dagli,

daipeccalidegliuomini.Appenadimirarloisiàmdegni,lìii temo a ogniIrotloeh'e'nondispaia.Ohpotess'ioinquesh tempio,comunicatomiall'Amico mio, in un sospirodipossen teinterceditricesperanza,morire!

Moltisidolgono cheilcuorlorononèbene inleso.Voghon dire,adulalo. Glieimportaessereintesi?Cisiguadagnerebbe eglisempre ?Meglio soventenon essere.

Allora,qnand'altri v'indovinaamezzo,lagioiaèpiù viva perchènonsolita. F,chi,indovinandovi,v'abbellisce;eilco- mentotalvoltaèmegliodelteslo .Poi U dubbiodinonesserbe- neinlesi fastudiareilmodo più acconcio,ed 6 scuolaalcuore eall'ingegno.Perme,ledonne eh'iodesideraimi capissero, in'hanno quasisemprecapito.Fin troppo.Ildifficileaquesto mondo non ègiàessereconosciuto;èconoscere.Nondegnate d'un guardoglialtri;e pretendete cheglialtrisicavinoglioc- chia studiare in voi

.

IWze.i83*.

Più lungoloscandalodel peccatormaancoilpeccaloben lungo! Nonfumelilo,fumiracolodiquell'Amore ebesìdol- cementefaforzaall'anima umana,s'iovissipurotreanni ac- canto a donna non mia,egiàappropriatami,esempre affettuo- sa,e benemeritadellavitaedell'ingegnoedell'animo mio. Ellaliesercitòalmodo suo;benaltrodaqueldellescuolea do'libri:eme mondòdellabuccialetterariache mi rendevari- apro adaltrie ameslesso:m' insegnòad onorareilpopolo in altieinparolecom'io1'amavone'chiusipensieri.Madirpo- che cosedileimipareingiustizia ,etuttenonposso.Meglio

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HI' eramarchesa: prosa malverseggiata.Eaveva, quanto a prosaèlecito,amatoil'amore;emeadessodiceva somigliante all'amor suogiàmorto.Unadonnaleeraaccantomen riccadi memoriegentilizieeamorose,cdidebilie diparole;clicpiùmi piacque,acui meglio piacqui.

Luglio,Padova.

Su questo lempo,annisono,i'bruciavo.Una donna,passata itrentatre,mapur bella,s'intendevamollomateria linontéin megiovanettochemolto spiritualmente l'andavo considerando: enon m' accorgevode'suoiconsumai!ma [nmsiluriliarlifìzii, evolevoa forzaadorarlacom' angelo:eleiche prima posavala suasullamia mano,e misiabbandonavainprovocatriciattitu- dini,non capivo: e con lunghissimi abbracciamenti,ame qua- sipuri,ferocementelatormentavo,elarimandavo delusa,mi non disperaladivincermi,emaldicenteincuoreÌletteralimal- lerugielemeteore platoniche.Io,dislaccatomi da quegli amplessi, mea'andavo a leggereBartolomeofrateda sanConcordio,u notareisuoimodi,einzepparlinellamia prosa amorosa. Della qual prosaamorosa leggevoall'idolomìo qualcosa.

E pureilfratepisano elapadovananonsoddisfatta,potero- nosulmiostile :quat più,nonsaprei.Neatulfarmi a gola nel pantano,avreitantoimparatoné distilenéd'amore quanto.1 tenermene fuori,persemplicionerianon per merito. Molte vol- teposciarichiamaiquegliamplessi,elirinsudiciaicolpensiero. Dunquetuttelegioieeh'ioprovaisulprimosicalde,erano sognidifanciulloinesperto?Etuttiidolorieh'ebbi daleide- lusaeuggitadime,iononn'ho indovinaloilmistero senon annieannidopopassati?Povero cuoredell'uomo,diche tan- tevollegioisce,diche sospira!

Ilteatrodov'iolasapevo,laimagìnavo,eraun tempio per

NonF ho più riveduta:meglio.Manell'idealariveggoqual era,grandelapersona,eleformeinpienorilievo:ignudele bracciabellissime, esulcolloignudo una pezzolina nondistesa maattorta,illecebradipudore:eilsorrisointendente,emo- destalavoce;ecandidatutta;mailvisotintod'unlimìdo rusit'jigiardiviola,raggio della bellezzacheleu lae amalincuo- retramonta daun corpo aucor pienodi lei.

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3G

Sell'anni quasi,intorbidalidabriglieletterarie,pure ame il'odio,nondìdisprezzoiObdispiezzare èbea più acerbo del- l'esseredisprezzato.Efinnel t'abbaruffarmi,amai;mad'amoreom- broso,immite:battagliai,ilpiùper difenderepersone ameta- re;ma meglio era abbracciarle adi' anima vereconda,e tacere.

Qui sapit, in tacito gaudeatiliosinu.

Veronon purdell'amore,maed'ognigioia.

Baca presso Lussino,ìD33.

La spiaggia pietrosaedeserta,esenzailconcentodell'onde; ipojgicriisenza e/anJczij,senz'orroredisameni:lurrlielli(ra- dicidipescisaltellanti,eorrididellebranche tenaci dello ariu- Fteammontate:bonaccialorlia,pioggiatediosa.Olipotessiora, superando quelseniicroIrisio,giunto incima, vederenonla tti ricci itoladiLumino, ma, seduta nella ricca pianura,le ,ma- .Ired'anime sincere,Milano!\\scenderenell'ampie tuevie, crivederegliaspeitinoli;eragionandorifare ilpassaln,edo- mandare e rispondere efarescuse.

Scuso ale,buona,che,non badala,in'amastiAltri amo- riforce,epiùcaldienon piùlieti,dannoesercitalaneipiù giovaniaouilavilaloa:odorischiva,c freddaa studio, e quasi velala Delcuore,quand'ioliconobbi-Apocoapoco ve- nisti :eleparalemieeh'erano dipietà,atesonarononon so che piùforte,o anima desiderosa e romita. Né mai mi sorse pen- sieroclica pochipassidameforseerauna moglie amorosa,fórse lapace dellavitamia:hoiomai pensalo a aver pace?

Vistomiincasafreddo,provòfuori;ecercavarincontrarmi pervieclicsapeva amesolite :maio,orbo edistratto,non m'avvedevodilei.Ungiornoparlando co'mieipensieri, sorrisi;ed ellapassava,elavidi,che quelsorrisocredendodischerno,si cambiòtu Ita .Non mi disamò pertanto:maridivenneschiva e freddaastudio,esiraccolsepiùaltonellavergine solitudine del cuorvedovalo.

Chevitastagnante!che lunga vecchiaia! Nutrisca Iddiodelle lacitesue rugiadelasitibonda, enon arida, animatua.

Passeggiosottociclopiovosouna pianuraliianclic ggiantedi sas- si,gialleggiantedicardi:due medici meco,ohesitengono per gente trincala,c guardanome con pietà,chenon so fare com-

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plimentiallesignore,epassodaccanto a quelle a capo basso. Disputavano,qual più potente,ilsorrisoolosguardo;cse 1'uno aiutasseall'altro,o indebolisse: sguazzavanoinqueltema con ina- ravigliosodiletto.Domandano inaria dicanzonaturailparermìo;

risposi :non nie ne intendo.

Caiìnbimaggioi834- Firenze.

Lietogiorno eraquesto,Firenze,ate.Oraletue gentildonne non ballano in sulla piazzadisantaTrinila:efanno bene.Per- chèlelumiere del casino vicinocostanopiùcheilsole:etrista ombrasulledanzanti cadrebbe dalla colonnadìCosimo.

Màbsvlu.i834- Nel correrecolpensieroalvisoeallavoce ealleparoleeal- l'andaredidonne chemi riguardarono affettuose,(confesso) mi buttaitalvoltaall'amplesso dogi'idolilontani,belliperche lontani e perdi'intatti.

Cette.1834.

IFrancesi(e piùquellichenon l'hanno punto provata)di.

cono1"infinitaabbracciatila delle donned' Italia.Io,entrato a pena in Francia,ritrovoinvetturauna signora francese,chemi simostra aciliariargiiiaMiriieeiabile:eperdi'io,per buone ra- gioni,nonledoretta,edella sibutta aunaltroItalianoliac- costo,e scendesecolanotte acontemplareilfirmamentode' cieli, la nonconcilimida questo cheleFrancesifosserotuttedirot- tamente amorose:maconoscendole meglio,vidicheinFrancia èmen cheinItaliailmerito delresistere,epiùlacolpa del ce- dere;chelaFrancese,naturalmente più fredda,ha piùvelida gettarviaper ignudarsi, equindi piùtempoalravvedimento L'Italiananon riscalduccicacolpensierogliamorisuoi,non nefa Icona.Mmlii granile innanzi a Dioeinnanziagliuomini.Tac- qua lenta e buiaacuinon dispiace nasconderetra lamelma qual- chepud incoiad' oro.InItalia1'amoresisente,sipatisce;in Franciasidisserta,sicomputa.Nongiàche qui purenon s'ami:

ladonna è una bontà inesauribile, un candore impossibile a con- laminarluttoquanto.Mas'amameno che inItalia,es'abbrac- cia...

Più7

Yoglio largheggiare:non meno.

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Gliamplessicolpevoli miaifuroriforselungo dolore:eoliisa perquantevilequelVi'rgi'gnns-ndolorefisircpgó,'ITincerti ejignoti,enon pureiverimaipossibilipatimentiattrai,pe- sanosullacoscienzamia.K questo male,appettoalcontagio de- gliesempirei ,dellemollio sprezzanti parole,ènulla.Vero è eliequalch' esempio diediancodibene,ellequalche paroladissi il'amore:maoliisadaqual partependeràlabilancia?Affret- tiamoci,auima,con ansiosapacead espiare;affrettiamoci.

Ellasedeva rimpetto ame, e conlosguardo inlento e discer- nitorecercava11mio spensieratoequasierrante.Nonpura,ma buona:ignaraduivincere,ma devotaincuore a esservinta,cer- caviacliebraccianon dure e noningrateabbandonarti.Elo sguardo umile tuo, Luisa,e caldodìrispettosafiducia,m' ono- rava.Maionon badai:meglioforseperte .

Lasciòlacasa dov'iolaconobbi:né più seppi dilei .Povera Luisa,anchetudellotantechemi passaron dinanzi per iscuo- fcrmi,come baleno che Diottra ampiamente schiarate dalla fiam- mabrevelenubi fondeelalungacampagna.

I!pensiermio da piùdièmuto, sordo. Sogni orgogliosi o soz- zifantasmilointorbidano,non isfonda,non sale.La preghiera èlanguida, leggiera;sento venir menolavirtù dell'affetto: ifra- telligiudicocondisprezzo o conira.Qualche caduta è vicina. Ohmeglio morire!

Parici,Aprile[834- Iltamburochiamaall'armesoldatiecittadini:inquestecon- trade ogni cosa quieto;inaltroforsesicomincia a morire.Ri- voluzione?o tumulto?Chisa ?che frutterà questo sangue ? Al- trocertamente da quel chesìsperaositemo.

Lasciolacasa delLamartine(questa voce canoraesc' elladel cuore? odellafantasia ?);passoilponte rimpettoalpalazzo del re:silenziominaccioso.Armati a cavallo caracollano perlapiaz- za delGarosello; esicelanoleschierepeli'ombra;senon che scivolandofratetto etetto, lalunafaluccicarelecorazze eici- In quelpalazzosisplendidodilumiere, che batticuori!co- measpettatiimessaggi!Iltimorelasciaegliluogoall'amore ? Cheb'ldomandaegliaDio?Cichipregape' vivi :mapergli uccisi?pergliagonizzanti nelle abbarcatevie,sottolazampa fer-

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rata,sottouna correttariversa ?Qua soldidomani darà loroilIracollo.Le esclamazioni san pronte:

inomiinbianco.Dicono molli svegliandosi:«soniounalle'uo- mo?Ilgiornalemeloannuuziurà.Unsonnellinoancora» .F.

aspettano dal portinaio1'ispirazione tresca di torchio,efradicia .

Quando nonsaiseladonna desiJeria'tuoipochi quattrini o ate,glièun imbroglio.All'affettovorrebbeunirsilastima, c non sempre può.Mapuò più spesso chetalunonon creda.F, quanti'ancodesideriadaltrocheall'uomo,ladonna piùvolte desidera1'uomo.Tale c questaeh' iopenso.Ardila,eardente, eprofferentesiame:lapersonaalta,rocalavoce,lefattezzeora composte a bellezza, ora turbate, e quasi rimpastale in formatul- l*altra.Iolavidipiangere:nesapeva eh'i'lavedessi;enon badavas'altriguardassero alei.Piangevainchiesauna donna Costei(;>rsein'avrehlwver.imenlcjmalo.Maiodellequat- tromiecasigliani*,dimepiù ginvani,enonahbiirrentidame, diedi nella meno gcnlile emeno amorosa. Due di loro vagheg- giaiue'versi(adesse, coin'iosoglio, telali1 ;elamortan'eh In*.indi'i^a:itu questa iovi :ipiangere,non ebbe né ver- sinédesideriiSgomberando,mi disse dune tomaia:non curai n vederia

.

Amav'ioìn essa 1' affettoche aquandoaquando traspariva dal- leparoledelicatamente lusinghevoliedaglioeehivaganti?Ama- voio1'ingegnoagile,aperto?Amavoioilnome? el'esileper- sona schiettamente adorna,elal'afarice n melili:addobbata,cla frequenza elegante potevaanco inme?Non credo.Isuoitìtoli aleinegaicon reticenzaaffettata,e[atrattaioracon famiglia- rità,or con durezza;ealsuosorriso fecipiù voltecipiglio.Ma purmi sedettiallasuamensa:eun giorno, perch'io disavvedu- tamente pigliavoilpostod'un conte,ellasollecita in'additòilmio minore,eiosoffersi :ne quellofu1"ultimopranzo accettato da me.Fu beneilpenultimo.

M' amavaella ?No.M' avrebbe annoveratofraitantiacui nonsidiedemasipermise.Eiovolevomeglio dalei:volevo co- sacheilcuor suonon poteva dare uè ame néauomodelmon- do.Perchè ne'desideriilanguidamentesoddisfatti 1'anima,co- meilcorpo, infiacchisce.Bellezzavuolebattaglia:edibattaglia esceamore. Troppo slimavoiolei,ellame.

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loe lavoralocon arte! Mente serena:mafaceva soventeilcuor severo,efreddo cercatorede'difettialtrui.Ch! sa qual vecchia- ia 1'attende?Ipiaceri,incautamenteagitati,lascianofecciadi dolore:eìo loso.

Dnatomba lontana pcns'ìo ,edentraviteclicli Teresa, evidinelpartirmio commossa correreace lue.Tum' amavid'amore ultimo e combattuto; e n lingunggio degnoilite,facendomilìun giorno vedere

'imagine cara,echiedente oforseebbe diebia

più potente.Quan

3pregòmi scrivesseroeh' eli'r

Quel primo molod'a [fello, (ligiub.dislima confidente,chebril- lainvisodidonnaalprimo vederti,comeclièsidileguipoi,riman tuttaviamemorabile.Perchè1'nomo conosco meglioladonnacol tempo;maellameglio indovinaluisindal primo: e se esperta, prerapiscccolpensierol'amore; se novella,divien piùmodesta,c sìsvoglia dellegiuieusate, enellanuova mestizia da quelleriposa.

Vedere negli occhi ardenti e profondi, nellieve sorrisodidon- na,1'amore;vederlo nellecure dileitacitee trepide,neh' in- certoprolungarede' rotticolloqui!;veder1'amore,epur dubi- tarne, e ondeggiarIrailrimorso,1'orgoglio,latimidezza,ilri- spetto;esvogliatamentecombattendo,eccitareleproprie voglie e lealtrui;dolce e reo tormento, che intreccia conlacolpalapena.

.035. Ripenso a quelloch'ioconobbimen gaie,e che più piacquero agliocchi miei.Unatratuttememorabile perladolce pietà degli

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