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Unicità del T.I.R. e Interessi Cumulati: un Commento Quaderno n. 36 Istituto di Matematica Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie Università degli Studi Siena

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(1)

Unicità del T.I.R. e Interessi Cumulati: un Commento

Quaderno n. 36 Istituto di Matematica

Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie Università degli Studi

Siena

(2)

SUMMARY : In riferimento agli Articoli 2 , 3 e 10 , apparsi sulla Rivista Economie etÒ Ó Ò Ó Ò Ó Societè, di E. M. Bezza e M. Jegers concernenti l'utilizzazione del concetto degli Interessi cumulati al fine di ottenere l'unicità del Tasso Interno di Rendimento T.I.R. di un datoÐ Ñ progetto, si stabiliscono criteri di dominanza tra la condizione fornita da E. M. Bezza ed altre a suo tempo presentate in letteratura, al fine di una chiarificazione e dei concetti e delle procedure adottate dai vari Autori .

Si illustra in modo generale la procedura a cui sono riconducibili queste come gran parte delle condizioni sufficienti di unicità del T.I.R. oggi note e si ribadisce anche la validità di una condizione non solo di unicità ma anche di significatività economica a cui il Tasso Interno di Rendimento deve soddisfare per poter fornire un criterio di valutazione coerente e privo di ambiguità.

La versione in francese di questo Articolo è stata pubblicata sulla Rivista Economie et Societè, n.7 - anno 1988 .

(3)

1INTRODUZIONE

Molti Autori si sono negli anni occupati della ricerca di sempre più ampie condizioni sufficienti a garantire l'unicità del T.I.R. di un dato progetto, con cash-flows assegnati:

F F!ß "ß ÞÞÞßF8

problema facilmente riconducibile a quello della ricerca delle radici dell'equazione:

Ð Ñ1 F † Ð  <Ñ1 œ0 , sotto le condizioni

>œ!

8

> 8>

Ð Ñ2 F! 0 e F>0 ,

>œ!

8

condizioni queste sufficienti a garantire la presenza di almeno una soluzione positiva per l'equazione considerata.

Lo scopo di questa nota è quello di far vedere come la condizione fornita da E. M.

Bezza in 2 sia dominata dalla condizione di unicità, sempre per T.I.R. positivi, fornita daÒ Ó R. Bernhard in 1 , e quindi costituisca solo una condizione sufficiente a soddisfare un'altraÒ Ó condizione sufficiente, già nota in letteratura.

Il metodo di analisi che ci permetterà di raggiungere rapidamente il nostro scopo è quello fornito dal cosiddetto Teorema di Vincent vedi 18 , che qui ci limitiamoÐ Ò ÓÑ brevemente a richiamare .

2IL TEOREMA DI VINCENT

Questo Teorema può essere così formulato:

 Sia dato il polinomio di grado n nell'incognita :B Ð Ñ3 F † B .

3œ!

8

3 83

Se esso ammette solo radici distinte, allora, dopo un numero finito di trasformazioni sulla incognita del tipo :B

c 1 , con , con c ,

B œ  B œ B −

3" 3 B ! 3

3

si perviene ad una equazione trasformata i cui coefficienti presentano al più una variazione.

(4)

Da questo Teorema possiamo ricavare un metodo di indagine per la ricerca del numero delle soluzioni positive della 3 nonchè per la determinazione di un intervallo inÐ Ñ cui ogni radice è contenuta .

Consideriamo anzitutto le due sostituzioni :

: 1 e

H! B œ B œ!  B"

: 1 .

H" ! 1

"

B œ B œ

 B

Se il polinomio ottenuto mediante la prima sostituzione presenta nessuna o una sola variazione nei coefficienti della nuova incognita , allora per il polinomio 3 ci sarannoB" Ð Ñ nessuna o una sola soluzione nell'intervallo B B À1  B   ∞; similmente, se i coeffi- cienti del polinomio ottenuto mediante la seconda trasformazione presentano nessuna o una sola variazione, ci sarà un ugual numero di soluzioni per il polinomio 3 nell'intervalloÐ Ñ

B À 0 B 1 .

Se una trasformazione conduce ad un polinomio con un numero di variazioni maggiore od uguale a due, in base alla Regola dei Segni di Cartesio, non siamo ancora in grado di trarre una conclusione definitiva .

In questo caso si può proseguire componendo, mediante uno schema ripetitivo ad albero, in tutti i possibili modi, quante si vogliano trasformazioni del tipo H! e H" .

Componendo, ad esempio, due trasformazioni, si presentano le seguenti quattro possibilità :

: 1 ;

H"" 2 #

#

B œ  B

 B

: 1 ;

H!" 2

#

B œ  B

: 2 ;

H"! 1 #

#

B œ  B : 2  B ; H!! B œ  B#

mediante le quali, per 0 B   ∞# , in base al numero delle variazioni nei coefficienti dei polinomi ottenuti con queste trasformazioni, potremo avere indicazioni sulla presenza di radici positive del polinomio 3 , rispettivamente, negli intervalli:Ð Ñ

1 ; 0 ; 1 2 e 2 .

1 1

2  B   B  2  B   B   ∞

Se il polinomio 3 non ha soluzioni multiple, comunque, per il Teorema diÐ Ñ Vincent, dopo un numero finito di queste trasformazioni, otterremo dei polinomi trasforma- ti i cui coefficienti presentano al più una variazione .

3IL CALCOLO DEI COEFFICIENTI

(5)

Come detto da vari Autori vedere ad esempio 9 , 11 e 14 , la laboriosità deiÐ Ò Ó Ò Ó Ò ÓÑ calcoli necessari ad eseguire le varie trasformazioni è fortemente diminuita dal calcolo di particolari tabelle, per realizzare le quali si richiedono solamente addizioni.

Se la trasformazione da operare è la H! , la prima riga della tabella è data dai coefficienti del polinomio, in ordine di indice crescente:

F F F!ß "ß #ß ÞÞÞßF8"ßF .8

Il primo elemento della seconda e di ogni altra riga successiva è F , ed ogni! elemento della tabella si ottiene mediante la somma dei due elementi che gli stanno, rispettivamente, a sinistra e sopra nella tabella .

Se, con notazione matriciale, denotiamo con A l'elemento della tabella situato3ß4 sulla -esima riga e -esima colonna, possiamo formalizzare quanto precedentemente detto3 4 nel seguente modo:

A F :0 ;

A F :0 1;

A A A :1 ; 1 .

Ú ÛÜ

!ß4 4

3ß! !

3ß4 3"ß4 3ß4"

œ Ÿ 4 Ÿ 8

œ Ÿ 3 Ÿ 8 

œ  Ÿ 3 Ÿ 8 Ÿ 4 Ÿ 8

I coefficienti del polinomio trasformato sono dati dagli elementi della diagonale :

A A A A A

e 8"ß!ß 8ß"ß 8"ß#ß ÞÞÞß #ß8"ß "ß8f

ovvero dagli elementi A per cui 3ß4 3  4 œ 8 1 , 0Ÿ 3 Ÿ 8 1 , 0Ÿ 4 Ÿ 8.

Similmente per la trasformazione H", invertendo però gli elementi della prima riga, ovvero disponendo in essa i coefficienti del polinomio 3 in ordine di indice decrescente :Ð Ñ F , F8 8", ... , F , F ." !

In questo secondo caso il procedimento può essere formalizzato mediante le :

A F : 0 ;

A F : 0 1 ;

A A A : 0 ; 0 .

Ú ÛÜ

!ß4 84

3ß! 8

3ß4 3"ß4 3ß4"

œ Ÿ 4 Ÿ 8

œ Ÿ 3 Ÿ 8 

œ  Ÿ 3 Ÿ 8 Ÿ 4 Ÿ 8

I coefficienti del polinomio trasformato sono ancora dati dagli elementi A della3ß4 diagonale tali che 3  4 œ 8 1 , 0Ÿ 3 Ÿ 8 1 , 0Ÿ 4 Ÿ 8 .

Per iterare quante si vogliono trasformazioni del tipo H! e/o H" basta prendere come prima riga della tabella i coefficienti del polinomio ottenuto mediante l'ultima trasformazione e disporli in ordine crescente se la trasformazione da eseguire è la H! o nell'ordine inverso se essa è la H" .

4GENERALIZZAZIONE DELLA PROCEDURA

(6)

Come detto in 11 e 13 , il procedimento più generale di utilizzazione delÒ Ó Ò Ó Teorema di Vincent può essere opportunamente formalizzato.

Osserviamo anzitutto come ogni composizione di quante si vogliano trasformazioni Ðin numero, ad esempio, di k ÑH! e/o H" possa essere espressa nella forma:

, con , , e numeri naturali,

B œ  B

!  B5

5

α "

# $ α " # $

che noi identifichiamo con la : , Ð ; , Ñ ¶  B .

α # " $ α B"

# $

Avremo quindi che : B œ B ¶! 0 1 1 0ß à ß

H! : 1B œ!  B ¶" 1 1 1 0ß à ß

: 1 1 1 0 1

H" ! 1

"

B œ ¶ ß à ß

ed inoltre :  B

, e H! Ò α # " $ß à ß Ó ¶ α ß  à ß" # $ " $

H" Ò α # " $ß à ß Ó ¶ α ß  à ß" # $ α # .

Se, componendo un numero qualsivoglia di trasformazioni 5 H! e/o H", abbiamo ottenuto la :

B œ  B ,

!  B5

5

α "

# $

calcolando i limiti, rispettivamente per B Ä5 0 e per B Ä  ∞5 , della variabile ,B! avremo l'intervallo :

Ð Ñ4 α  B  " oppure "  B  α ,

# ! $ $ ! #

a seconda che il numero delle trasformazioni H" operate sia pari o dispari, ed il numero di variazioni nella diagonale della tabella corrispondente sarà una limitazione superiore al numero delle radici del polinomio 3 in questo intervallo.Ð Ñ

Tutti gli estremi degli intervalli che si ottengono seguendo questa procedura sono numeri razionali.

Se uno degli estremi è radice del polinomio trasformato, sia semplice che multipla, questo comporta l'annullamento di un numero di coefficienti della diagonale finale, a partire dal termine noto, pari alla molteplicità di detta radice.

Come detto anche in 9 , 11 e 14 , molte sono le proprietà di cui godono questeÒ Ó Ò Ó Ò Ó tabelle. Elenchiamo le principali :

P1Ogni riga ha un numero di variazioni di segno minore o uguale a quello della precedente;

(7)

P2Non occorre calcolare tutti gli elementi di una riga, basta arrestarsi a quello sulla diagonale;

P3Se gli elementi della i-esima riga, da A fino ad A3ß! 3ß8"3, non presentano variazioni, allora il numero delle variazioni degli elementi della diagonale coincide con quello della sequenza:

A A A A ;

e 3ß8"3à 3"ß8#3à ÞÞÞà #ß8"à "ß8f

P4Considerando le variazioni di segno negli elementi che si trovano su di un cammino che parta da un qualunque elemento nella prima colonna e termini all'ultimo elemento della seconda riga, il loro numero è ancora una limitazione superiore al numero delle radici positive del polinomio. I cammini più utili, in vista di un risparmio nel numero dei calcoli, sono quelli costituiti da spostamenti orizzontali - da sinistra a destra - e diagonali - dal basso verso l'alto;

P5Considerando anche cammini come nella P4, se da un cammino ad un altro vi è un decremento nel numero delle variazioni di segno, questo è sempre per un numero pari.

Incontrando cammini con una sola o nessuna variazione di segno, otteniamo delle limitazioni esatte al numero delle radici del polinomio. Questo però non è vero se il termine noto del polinomio è nullo. In questo caso il polinomio trasformato ammette tra le sue radici quella nulla, e le variazioni di segno, da un cammino ad un altro, possono diminuire anche di un numero dispari, per cui, se in un cammino avessimo una sola variazione di se- gno, non è detto che questo fornisca una indicazione esatta del numero delle radici.

5APPLICAZIONI

Esplicitamente o implicitamente, la maggior parte degli Autori che hanno formulato condizioni sufficienti per l'unicità del T.I.R. hanno attinto a questa procedura che consente, mediante la composizione di quante trasformazioni si vogliano, ed imponendo poi condizioni sugli elementi di un qualunque cammino in una qualunque tabella, di formulare un numero pressochè illimitato di condizioni sufficienti per l'unicità del T.I.R. .

Per un lungo, anche se non completo, elenco di questi lavori, si veda 11 .Ò Ó

Non appartiene invece a questo filone, tra le altre, la condizione di Soper 15 , cheÒ Ó riprenderemo nel seguito .

Componendo trasformazioni 5 H! e/o H", otterremo 2 polinomi, le soluzioni5 positive di ciascuno dei quali sono le soluzioni positive del polinomio 3 in uno dei 2Ð Ñ 5 intervalli in cui viene suddiviso il semiasse reale positivo, ottenibili mediante le 4 .Ð Ñ

Basta imporre condizioni che garantiscano una sola variazione di segno nella diagonale finale di una sola delle 2 tabelle e nessuna variazione in tutte le rimanenti per5 avere una condizione sufficiente per un T.I.R. positivo ed unico .

(8)

6 RELAZIONE TRA LA CONDIZIONE DI R. BERNHARD E QUELLA DI E. M. BEZZA

Nell'articolo 1 R. Bernhard definisce le quantità :Ò Ó

B> F , 03 ,

3œ!

>

œ 8  3 † Ÿ > Ÿ 8

>  3 Œ

e dimostra che se queste presentano una sola variazione di segno, allora il polinomio 1Ð Ñ ammette una sola radice positiva.<

I coefficienti B altro non sono se non la nuova espressione del polinomio 1 ,> Ð Ñ ottenuta dopo aver effettuato il calcolo delle potenze 1 < 83 .

Essi possono essere considerati anche come il risultato di una trasformazione del tipo H! effettuata sul polinomio 1 , prendendo come sua incognita il binomio 1Ð Ñ  < , e quindi coincidono con la diagonale finale della corrispondente tabella.

Faremo ora vedere come i coefficienti dei polinomi D che costituiscono gli>

Interessi cumulati di E. M. Bezza altro non siano se non gli elementi che formano le diagonali di questa tabella precedenti la diagonale finale, ovvero gli elementi A>"2ß2 , fissato , : 0> >  > Ÿ 8, al variare di : 02 Ÿ 2 Ÿ > 1.

Quindi, se essi sono tutti negativi, e se la cumulata dei flussi di cassa, come supposto nelle 2 , è positiva, la diagonale finale, per le proprietà P1 e P4, presenterà unaÐ Ñ sola variazione di segno ed il polinomio 1 avrà allora una sola soluzioneÐ Ñ

< À 11 <   ∞, ovvero una sola soluzione positiva .<

Abbiamo allora che :

D > F3 1 1 F3 1 F 3

3œ! 3œ! 3œ!

> > >

>3 >3

œ †ˆ  <  ‰ œ †  <  œ

F F F F

œ † 5 † <  œ 5 † † <  œ

>  3 >  3

Œ Œ

3œ! 3œ! 3œ! 3œ!

> >3 > > >3 >

3 3 3 3

5œ! 5œ!

5 5

F F ,

œ >  3 † † <  Œ 5

5œ!

> >5 >

3œ! 3œ!

3 5 3

dalla quale, isolando nella prima sommatoria il valore 5 œ 0 , otteniamo :

D > F3 F3 F ,3

5œ"

> >5 > >

3œ! 3œ! 3œ!

5 !

œ >  3 † † <  >  3 † † < 

5 !

Œ Œ

e quindi :

(9)

Ð Ñ œ >  3 † † <

5 D> 5 F3 .

5œ"

> >5

3œ!

Œ 5

Facciamo ora vedere che :

Ð Ñ6 D> œ A>"2ß2† < , 0Ÿ > Ÿ 8 .

2œ!

>"

>2

Dato che, come detto in 4 ,Ò Ó

A3ß4 F ,5

5œ!

4

œ 3  4  5  " † 4  5

Œ sostituendo, avremo :

A>"2ß2 F ,3

3œ!

2

œ >  3 † 2  3 Œ

da cui, sostituendo nella 5 , si ha :Ð Ñ

D> F3

2œ!

>" 2

3œ!

>2

œ >  3 † † <

2  3 Œ

e ponendo >  2 œ 5, otteniamo:

D> F3 ,

5œ"

> >5

3œ!

œ >  3 † † <5

Œ 5

ovvero la 6 , e l'uguaglianza è dimostrata .Ð Ñ

La condizione fornita da E. M. Bezza è quindi meno generale di quella di R.

Bernhard, ed ovviamente è solo sufficiente, e non necessaria, come già detto in 3 , perÒ Ó l'unicità del T.I.R. positivo .

7LA CONDIZIONE DI SOPER

Assicurata al polinomio 1 , nell'incognita 1Ð Ñ  < , l'esistenza di almeno una radice 1 <  0 ovvero <  1 , mediante le condizioni 2 , detta questa radice, siano :Ð Ñ <! Ð Ñ7 S> <! œ F3 † 1 <! Ÿ 0 , : 0a > Ÿ > Ÿ 8 1 .

3œ!

> >3

Allora, per quanto ipotizzato, S8 <! œ0 , e la radice è unica.<!

La dimostrazione di questa condizione è matematicamente molto semplice.

Posto, nella 1 , 1Ð Ñ  < œ B, otteniamo il polinomio 3 , e posto 1Ð Ñ  < œ B! !, se dividiamo il polinomio 3 per Ð Ñ B  B!, le quantità 7 altro non sono se non i coefficientiÐ Ñ

(10)

del polinomio quoziente, e dato che questo non presenta variazioni di segno, per la Regola dei segni di Cartesio ne discende che la radice è unica .<!

Come detto, tra gli altri, in 5 , 6 , 7 , 16 e 17 , alle quantità 7 può essere dataÒ Ó Ò Ó Ò Ó Ò Ó Ò Ó Ð Ñ anche una chiara interpretazione economica, rappresentando esse i saldi del progetto alla fine di ogni periodo.

Riproponendo quanto detto in 6 e 7 , questo permette di esprimere il progettoÒ Ó Ò Ó

F F!ß "ß ÞÞÞßF in uno ed in un solo modo, se valgono le 7 , come una successione di 8 Ð Ñ 8

operazioni uniperiodali consecutive B>ß>" , B>ß> , 1Ÿ > Ÿ 8, tali che : B>ß> œ  1 <! †B>ß>" ,

B"ß! œ F ,!

B>ß>B>"ß> œF ,>

B8ß8 œF ,8

se e solo se è un T.I.R. del progetto.<! Si ha poi che :

B>"ß> F3 1 ! e

3œ!

> >3

œ †  <

B>"ß>" œ  1 <! †B>"ß> . Ma si dimostra, vedi 8 , che :Ò Ó B>"ß> œS> <! e che

B>"ß>" œ  1 <! †S> <!

per cui B8ß8œF implica S8 8 <! œ0 , ovvero la 1 .Ð Ñ

Ovvero, vedi anche 7 , il T.I.R. è un tasso d'interesse applicato uniformemente adÒ Ó operazioni uniperiodali consecutive nelle quali il progetto può essere scomposto in maniera univoca.

Riprendendo il classico tema della significatività economica del T.I.R., secondo quanto detto in 6 e 7 , ci sembra opportuno ribadire come, se sono soddisfatte leÒ Ó Ò Ó condizioni 7 , in ognuna delle operazioni uniperiodali BÐ Ñ >ß>",B>ß> il T.I.R. abbia<!

sempre il significato di tasso d'investimento e mai di finanziamento, escludendo così la possibilità di una sua duplice natura e quindi di un suo uso ambiguo.

Concordando con quanto detto in 6 e 7 , è opportuno riaffermare come il T.I.R.Ò Ó Ò Ó possa essere usato senza ambiguità non quando è unico, ma solo quando, usando la terminologia del T.R.M. 7 , 16 e 17 , al dato tasso , esso è puro per cui è ancheÐÒ Ó Ò Ó Ò ÓÑ <! Ð unico .Ñ

La classe dei progetti per i quali il criterio del T.I.R. è valido ed economicamente significativo è allora solo un sottoinsieme della classe dei progetti a T.I.R. unico .

(11)

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