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3 Analisi conoscitiva del complesso

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Academic year: 2021

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Analisi conoscitiva del complesso

3.1 Il rilievo geometrico

Per la redazione di un qualsiasi progetto di recupero è necessario avere a disposizione, o costruirsi, il rilievo geometrico del manufatto. Secondo il dizionario d’Architettura e Urbanistica, il termine rilievo designa “l’operazione topografica atta a individuare le dimensioni e la forma di un oggetto attraverso le determinazioni della posizione reciproca di un sufficiente numero di punti”.

In questo caso l’intero lavoro si è svolto basandosi su un rilievo già in possesso dalla Soprintendenza dei Beni Culturali, redatto dalla Scuola Normale di Pisa nel 1985.

Tale elaborato è stato originariamente redatto in forma cartacea, successivamente digitalizzato a mezzo di scanner; in seguito le immagini raster sono state vettorializzate tramite programmi di conversione automatica.

Il livello del dettaglio raggiunto è proporzionale ai fini per cui esso è stato eseguito, ossia quello di avere di una base grafica su cui riportare le altre informazioni raccolte in fase conoscitiva e di avere una struttura concreta e il più possibile verosimile su cui basare la progettazione.

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3.2 Il rilievo materico costruttivo e lo stato di

conservazione.

La struttura muraria, in parte visibile, in parte ispezionata attraverso saggi effettuati in più zone del convento nel corso degli anni, è costituita da paramenti in pietra locale (Verrucano), in mattoni ed in muratura mista.

3.2.1 Muratura con paramento in conci in Verrucano

La pietra risulta l’elemento prevalente nelle murature originarie della costruzione, risalenti al XIII secolo: è impiegata a conci irregolari, con blocchi regolarmente squadrati solo nelle cantonate e nelle aperture, con funzione di irrigidimento; solo le finiture delle aperture sono in mattoni.

Figura 4. Esempio di cantonale in pietra squadrata e di finiture in mattoni.

Da un’osservazione esterna, considerato lo spessore e le tipologie costruttive tipiche dell’epoca nella quale furono costruiti, è lecito supporre che tali murature siano costituite:

• da un paramento lapideo esterno a faccia vista, realizzato in elementi sbozzati disposti in corsi regolari e con giunti di malta sottili;

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• da un paramento lapideo interno, realizzato in elementi semplicemente sbozzati o spaccati, disposti a corsi più o meno regolari con giunti di malta in genere più spessi e irregolari;

• da un nucleo costituito da scaglie, pietre spaccate, laterizi, posati con abbondante malta per strati successivi contemporaneamente alla costruzione dei paramenti, o più raramente, da un riempimento a sacco, costituito con analogo materiale di piccola pezzatura gettato tra paramenti già costruiti.

Figura 5. Paramento lapideo esterno ed interno.

La posa degli elementi costituenti la muratura avviene in direzione orizzontale con giunti sfalsati, e il contatto di questi, specie sul paramento esterno, è spesso realizzato con scaglie e zeppe di varia natura.

3.2.2 Muratura mista

Questa tipologia muraria è prevalente nei paramenti realizzati tra il Quattrocento e il Seicento (gran parte del piano primo e l’ala Ovest del piano seminterrato), nonché nei volumi addizionali al lato Ovest (vano della cucina e casa dell’abate).

Si tratta di una muratura del tutto caotica e priva di regolarità, in cui elementi pieni in laterizio si alternano ad elementi in pietra sbozzata di dimensioni piuttosto ridotte. I corsi seguono un andamento disordinato, con

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elementi resistenti disposti sia in direzione orizzontale che verticale. La malta è ovviamente abbondante, ed utilizzata anche per riempire i vuoti lasciati tra gli elementi.

Soltanto nei cantonali si cerca di irrigidire la muratura, utilizzando elementi in pietra squadrata alternati a fasce in muratura di laterizio abbastanza regolare; nelle aperture si ricorre invece all’utilizzo del laterizio a creare archetti di scarico, nonché di architravi e spallette in pietra serena.

Figura 6. Esempio di muratura mista e di cantonale.

3.2.3 Muratura in mattoni

E’ la tipologia di muratura che si riscontra negli interventi più recenti d’ampliamento del fabbricato, come la costruzione dei volumi addizionali al corpo principale avvenuta nel corso del XIX secolo.

Si tratta di una muratura a corsi orizzontali con giunti abbastanza sfalsati; gli elementi in laterizio sono disposti sia di testa sia di fascia, in maniera piuttosto irregolare e caotica. Nella tessitura sono presenti anche alcuni elementi in pietra, disposti in maniera del tutto casuale.

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Si nota inoltre, laddove i volumi addizionali in mattoni si accostano a quelli preesistenti in pietra, una totale mancanza d’ammorsamento, che provoca lesioni evidenti sul paramento murario.

Figura 7. Muratura in mattoni e accostamento tra muratura in mattoni e muratura in pietra.

3.2.4 I solai e le volte

Come in tutte le costruzioni dell’epoca le partizioni orizzontali dell’edificio sono realizzate alternativamente o con solai tradizionali in legno, laddove gli ambienti da ricoprire erano di dimensioni più contenute, o con strutture voltate in muratura, nel caso di vani più ampi.

I solai tradizionali in legno hanno la struttura portante costituita, visto il ridotto interasse fra i muri portanti, da un’orditura semplice di travi, di dimensioni dell’ordine di 30 x 20 cm, e da un’orditura minuta di travetti a interasse di 30 cm. Il piano di calpestio è costituito da un manto di mezzane, un massetto d’allettamento costituito da materiale vario, sul quale è disposta una pavimentazione in mattoni.

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Coperture voltate sono presenti invece soprattutto nei vani ai piani inferiori, piano interrato e piano terra, fatta eccezione per i lunghi corridoi-galleria del piano primo.

Si tratta di volte di vario genere, forma e dimensione, molto spesso dotate all’imposta sui muri longitudinali di piccole lunette aventi il compito di alleggerire l’effetto visivo della volta. E’ lecito per questo supporre una concentrazione di pesi e spinte nelle effettive zone d’imposta, peraltro abbastanza ravvicinate tra loro.

Per quanto possibile si è cercato di ispezionare l’estradosso delle coperture voltate; queste risultano in gran parte costituite da mattoni disposti per taglio, con frenelli a sostegno del piano di posa del solaio sovrastante e con materiale di riempimento dei rinfianchi della volta di varia natura.

3.2.5 La copertura

Il tetto del Convento di Nicosia è l’unico elemento architettonico che è stato oggetto negli anni 90 di un importante lavoro di restauro da parte della Soprintendenza, che lo ha completamente ricostruito, sostituendo gran parte delle capriate deteriorate dal tempo.

Attualmente quindi la copertura degli ambienti del convento è realizzata tramite capriate in legno con saette, con il manto di copertura realizzato ripetendo le caratteristiche dell’orditura secondaria dei solai.

Le capriate sono collegate alla muratura portante tramite un cordolo di sommità in cemento armato. Questo metodo di consolidamento è sempre molto praticato perchè riesce, attraverso la modellazione della sommità della muratura portante, a divenire un’efficace collegamento perimetrale per l’intero edificio.

Dalle conoscenze acquisite nell’ultimo terremoto Umbria Marche del 1997, che hanno portato un nuovo contributo per la comprensione della risposta delle strutture di muratura allo scuotimento sismico, sono stati

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evidenziati alcuni principi di pensiero che di contrappongono alle discipline orami codificate come questa. In particolare ormai si tende ad evitare che qualsiasi tecnica d’intervento strutturale di consolidamento prevista comporti appesantimenti o irrigidimenti elevati che potrebbero essere dannosi per il suscitarsi di forti sollecitazioni tangenziali locali e generali.

Figura 9. Cordolo di sommità in cemento armato, ancorato alla muratura sottostante con perforazioni armate con barre filettate d'acciaio.

Ogni organismo strutturale necessita di un collegamento in tutte le sue parti, ma l’equilibrio tra le inerzie degli elementi verticali e orizzontali deve essere tale da garantire un’organica, generale risposta dell’intero

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sistema delle azioni sismiche. E’ auspicabile, per questo motivo, che l’introduzione di un cordolo in cemento armato sulla sommità degli edifici, comunque garantendo la sua giusta efficacia, sia stato realizzato cercando di ridurre le sue geometrie e utilizzando calcestruzzo con valori in peso e resistenza assai limitati, proprio per garantire un comportamento del cordolo abbastanza simile a quello della muratura sottostante.

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3.3 Terreno e fondazioni

Per quanto riguarda la struttura delle fondamenta dell’edificio, vista l’impossibilità di un’osservazione diretta, si può soltanto ipotizzarne il tipo e la tecnica costruttiva sulla base di considerazioni di tipo storico e facendo riferimento al tipo di terreno su cui il complesso insiste.

3.3.1 Tipologie di fondazioni in edifici storici

Le fondazioni dell’epoca sono in genere continue e poco profonde, per la difficoltà di operare lunghi scavi. La muratura si allargava tipicamente sul piano campagna per ridurre la pressione specifica sul terreno; alcune regole dell’arte codificate a tale proposito sono da far risalire al Palladio, che prevedeva fondamenta grosse il doppio del muro, mentre Scamozzi all’inizio del ‘600 teorizzava una risega pari a ¼ dello spessore del muro.

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La quota di posa era legata alle caratteristiche del terreno; in genere si asportava lo strato di copertura più superficiale e si interrompeva lo scavo appena si incontrava un terreno più consistente.

Altra tipologia di fondazione frequente negli edifici storici è la cosiddetta fondazione ad arco. Si ricorreva a questa tecnica costruttiva qualora il terreno non presentasse nel primo metro di profondità, caratteristiche adeguate; in tal caso si realizzavano fondazioni isolate con pali profondi in muratura, ad interasse d’alcuni metri, collegati alla muratura soprastante mediante archi di scarico realizzati utilizzando come cassaforma direttamente il terreno opportunamente sagomato.

Figura 11. Dettaglio di fondazioni ad arco, Formenti e Cortelleri, 1893-1895.

Va considerato che in genere gli edifici più antichi sono sempre fondati sui terreni migliori, perchè i costruttori potevano scegliere dove edificare, come speroni di roccia affiorante, lontane da zone di circolazione sotterranea d’acqua.

3.3.2 Terreno e fondazioni a Nicosia

Nel caso in esame, il Convento di Nicosia è fondato sulle pendici del monte della Verruca di Pisa, costituito totalmente da quella che viene comunemente chiamata pietra verrucana. Si tratta di una roccia siliceo

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argillosa composta di frammenti di ardesia e di quarzo, con caratteristiche di durezza notevole, come testimoniano le numerose cave presenti nei dintorni che la utilizzavano per farne principalmente macine da mulini di qualsiasi grandezza.

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E’ lecito quindi supporre che le fondamenta del complesso, potendo contare su un terreno con queste caratteristiche, siano del tipo continuo, di dimensioni assai modeste, costituite da materiale di vario genere, in parte murate a mano, in parte riempite di ghiaia e legante, e perciò dotate di scarsa rigidezza.

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3.4 Analisi storica degli interventi subiti e della

caratterizzazione funzionale degli spazi

La pianta del convento, risulta attualmente irregolare in seguito ai diversi interventi che si sono succeduti nei secoli. Le trasformazioni nella conformazione edilizia appaiono evidenti, ma di essi non si trova alcun riscontro nei documenti di archivio, dai quali però si ricavano notizie indirette sull’organizzazione degli spazi conventuali attraverso i secoli. Attraverso inoltre l’osservazione dei paramenti murari, supportata da saggi sui materiali effettuati in più zone del convento nel corso degli anni, nonché tramite l’analisi morfologica e stilistica degli ambienti, si sono potute ipotizzare quattro fasi principali in cui articolare lo sviluppo edilizio del corpo di fabbrica principale.

3.4.1 La fase Duecentesca

Nucleo generatore dell’impianto è il chiostro trapezoidale, presente fin dalla conformazione Duecentesca del complesso. Originariamente esso si presentava di dimensioni più ridotte rispetto a come lo vediamo oggi, e il pozzo, monolito esagonale di verrucano, doveva trovarsi al centro. Attorno al chiostro, elemento centrale nella vita della comunità, privo originariamente del loggiato che lo circonda oggi, si sviluppavano su tre lati gli ambienti di uso collettivo.

Tra questi la sala capitolare, posta secondo tradizione nell’ala Est del complesso, in cui i canonici si incontravano per svolgere le attività proprie dell’amministrazione dell’ente, era da considerarsi l’ambiente più prestigioso del complesso, come testimoniano ancora oggi gli antichi affreschi a motivi geometrici policromi che decorano le pareti. Accanto al capitolo, secondo gli schemi planimetrici tipici dell’epoca, si trovava la sagrestia, direttamente comunicante con la chiesa per permetterne l’accesso ai monaci.

Sul fronte opposto del convento è riconoscibile tuttora il locale del refettorio; l’ampliamento Quattrocentesco della muratura che delimita l’ambiente dalla parte del chiostro, ha portato probabilmente

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all’eliminazione del principale accesso originario al complesso, oggi non più individuabile. E’ stato, infatti, ipotizzato che il primitivo ingresso alla canonica si trovasse nella zona sita tra l’attuale refettorio e la Chiesa, in corrispondenza del punto di arrivo della strada che giungeva dalla località di Crespignano.

Figura 14. Fase Duecentesca del complesso, Piano Terra.

Fin dalla fondazione, la Costituzione dei Canonici Regolari di Nicosia, parla della presenza all’interno del convento di libri, che non potevano essere scritti senza il permesso del Priore e che dovevano essere custoditi e maneggiati con cura; ciò lascia intendere che nella pianta originaria del convento doveva essere presente una biblioteca con attiguo scriptorium.

Sempre la Costituzione proibisce ai laici e specialmente alle donne di accedere alla canonica senza un permesso; doveva perciò esistere un locale

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in cui i fedeli attendevano il permesso di accedere alla canonica ed una foresteria dove venivano ospitati una volta ricevuti.

Figura 15. Fase Duecentesca del complesso, Piano Primo.

In origine il piano primo era limitato unicamente al lato Ovest del complesso. Ipotizzando che i caratteri distributivi fossero conformi agli archetipi della morfologia conventuale, tale spazio doveva essere destinato a dormitorio dei religiosi. Dalla lettura della Costituzione, e dall’uso fatto in questa del sostantivo dormitorium, si evince che probabilmente nella struttura originaria non esistessero le celle caratteristiche dell’edificio odierno, ma che vi fosse un’unica grande stanza che conteneva i letti dei 13 religiosi, numero di canonici massimo previsto dal fondatore. La collocazione sul fronte Ovest del dormitorio era del tutto particolare e si distingueva

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dalla conformazione tradizionale dei complessi monastici dell’epoca, che collocavano invece l’ambiente al di sopra della sala capitolare e della sagrestia.

Figura 16. Fase Duecentesca del complesso, Piano Interrato.

Anche il piano seminterrato, probabilmente destinato ad uso magazzino, era di dimensioni più contenute rispetto alle odierne, limitandosi alla superficie dell’ala Nord del complesso.

Oltre il complesso monastico vero e proprio, la Costituzione cita la presenza della chiesa e del cimitero, dove trovavano sepoltura solamente i corpi dei religiosi e dei loro servitori; quest’ultimo non corrisponde però all’attuale, risalente agli ultimi anni del settecento.

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3.4.2 La fase Quattrocentesca

Figura 17. Fase Quattrocentesca del complesso, Piano Terra.

Fu probabilmente in quest’epoca, di grande prosperità per l’ente religioso, che il convento iniziò ad assumere la morfologia odierna. Documenti che vanno dal 1379 al 1443 sembrano evidenziare la presenza contemporanea di due chiostri, quello primitivo (chiamato claustro primo) e quello “nuovo” in via di costruzione (definito sia claustro superioris che secundo claustro). Soltanto in un documento del 1449 il chiostro iniziò ad essere citato senza aggettivi che lo differenziassero da un altro. E’ quindi lecito supporre che l’impianto attuale del chiostro, con loggiato disposto su 4 lati che si affaccia sul giardino interno, risalga proprio a quest’epoca. Ciò

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sembra essere confermato dalla scoperta delle colonne in pietra, successivamente inglobate nei pilastri quadrangolari in muratura mista attualmente visibili. Le colonne, con capitello stilizzato che richiama i modelli classici, risultano infatti del tutto compatibili con le caratteristiche formali dell’epoca rinascimentale. Inoltre la presenza nel paramento murario che si affaccia sul giardino d’archi di scarico che sormontano le attuali arcate, fa pensare ad una struttura originaria del loggiato estremamente più snella, anch’essa in perfetto accordo con gli stilemi architettonici quattrocenteschi.

Figura 18. Particolare della colonna originaria del chiostro, inglobata negli attuali pilastri.

E’ possibile supporre che in questo periodo, con gli ampliamenti al pian terreno dell’originario chiostro, l’accesso alla canonica venisse ad assumere la posizione attuale.

Sempre nel corso del quattrocento, si ha la creazione di nuove stanze nell’angolo Nord-Est del complesso, adibite a stalla per le bestie bovine, la

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realizzazione di nuove scale di accesso al piano superiore e l’ampliamento di quest’ultimo, che va a svilupparsi su tutti i fronti del corpo di fabbrica.

Figura 19. Fase Quattrocentesca del complesso, Piano Primo.

Un atto conservato nell’Archivio di Stato di Pisa comprova inoltre che sempre in questo periodo, e più precisamente nel 1446, erano in corso i lavori di costruzione dei locali infermeria: un credito dell’ente ecclesiastico fu infatti destinato a porre termine all’habitationem pro infirmis.

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3.4.3 La fase Seicentesca

Due date incise nelle pareti ed una lapide potrebbero testimoniare una serie di lavori risalenti a questo periodo.

La data 1611 incisa su una parete del corridoio nel piano seminterrato potrebbe indicare l’inizio dei lavori in questo luogo, che portarono all’ampliamento dell’ala Ovest. Questi lavori continuarono presumibilmente fino al 1621, data di una lapide posta sulla parete accanto alla porta che dal chiostro conduce in chiesa.

La seconda data 1657 incisa sull’arco d’ingresso alla galleria sotterranea adibita a ghiacciaia potrebbe indicare il periodo nel quale fu ampliata la galleria stessa. Alcune tracce visibili indicano infatti che tale cunicolo, originariamente più corto, fu prolungato probabilmente non prima del XVII secolo.

Figura 20.Fase Seicentesca del complesso, Piano Interrato.

A quest’epoca risale anche l’ampliamento del piano superiore, con la sopraelevazione del portico e la conformazione del loggiato così come lo vediamo oggi: realizzato sul preesistente impianto Quattrocentesco, è

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coperto con volte a crociera, impostate su pilastri contenenti le colonne della preesistente struttura. I pilastri sono collegati l’uno all’altro attraverso un basamento continuo di media altezza, il quale è interrotto solo in alcuni punti essenziali per permettere l’accesso al cortile. Questo basamento separa i portici dal cortile del chiostro, il quale viene a trovarsi su di un livello più elevato e definito come spazio a sé stante, contrariamente a ciò che si riscontra nell’architettura profana, dove il portico non è distinto dal cortile ed essi poggiano entrambi sullo stesso piano. Questo accorgimento rende il cortile un vero e proprio ambiente funzionale del convento, e non un semplice locale di passaggio: gran parte della vita dei monaci veniva trascorsa infatti nel chiostro, in quanto non era permesso rimanere nel dormitorio né negli altri locali di servizio fuori dalle ore stabilite.

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L’ampliamento del primo piano dovette corrispondere a mutate esigenze e regole della congregazione, se si osserva che contemporaneamente a quest’operazione si ebbe anche la ripartizione in celle di tutti gli ambienti del piano superiore. Tale suddivisione comportò inoltre una regolarizzazione dei prospetti del convento: si introduco aperture regolari segnate da cornici in pietra serena, con caratteri stilistici tipici dell’epoca, che vanno a sostituire le originarie finestre alte ad arco ribassato, di cui rimane traccia specie sul fronte Ovest e Nord del fabbricato.

Figura 22. Tracce delle aperture originarie sul paramento murario.

3.4.4 Fase Sette - Ottocentesca

Tra il XVIII e il XIX secolo, mutate esigenze della congregazione religiosa, resero necessaria la costruzione di alcuni volumi addizionali all’ impianto quadrangolare del complesso.

Nell’angolo Sud-Ovest fu edificata, dapprima come corpo staccato, ben presto collegata al resto, la casa dell’abate. In muratura di laterizio, si doveva caratterizzare per una serie d’aperture ad arco al piano primo, in seguito chiuse, di cui rimane però traccia nel paramento murario.

Nell’angolo Nord-Ovest sono invece realizzati dapprima una serie di vani di servizio, ed una nuova scala che conduce al piano seminterrato; in

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seguito si andrà ad aggiungere anche il volume dove troverà sistemazione la nuova cucina.

Infine, sempre in questo periodo, sono realizzate ulteriori stanze nell’angolo Nord-Est, a fianco delle esistenti stalle.

Figura

Figura 4. Esempio di cantonale in pietra squadrata e di finiture in mattoni.
Figura 5. Paramento lapideo esterno ed interno.
Figura 6. Esempio di muratura mista e di cantonale.
Figura 7. Muratura in mattoni e accostamento tra muratura in mattoni e muratura  in pietra
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