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2. IL PARLATO TELEVISIVO

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Academic year: 2021

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2. IL PARLATO TELEVISIVO

2.1. L’italiano parlato trasmesso

Una particolare forma di oralità è quella veicolata dai mezzi di comunicazione a distanza, forma che Ong (1982) chiama “oralità secondaria” e che è stata definita da Sabatini (1982) “trasmesso”: una varietà diversa rispetto alle due storiche di parlato e scritto ma che condivide aspetti con entrambe.

I tratti che il parlato trasmesso condivide con il parlato sono l’utilizzazione della voce e, per alcuni tipi di trasmesso, anche la possibilità di aggiungere alla parola l’immagine. Il testo parlato trasmesso, come quello parlato, scorre e svanisce, ma può essere registrato e riutilizzato. I tratti che il parlato trasmesso condivide con lo scritto sono la possibilità di far arrivare il messaggio a grande distanza spaziale o temporale, e spesso, quella di raggiungere un alto numero di persone. La situazione del mittente e del destinatario è però diversa. Tranne che nel caso del telefono e della rice-trasmittente, inoltre, il destinatario non comunica direttamente con il mittente. La comunicazione trasmessa è pertanto prevalentemente “a senso unico”, come quella scritta.

Dal punto di vista linguistico, è difficile individuare tratti comuni a tutti i parlati trasmessi, essendovi una notevole differenziazione tra un mezzo e l’altro.

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In generale si può segnalare che sul finire dello scorso secolo è stata avanzata l’ipotesi per cui il parlato trasmesso sarebbe avvicinabile al neo-standard (Maraschio 1997: 791), ad una varietà di italiano quindi che ha tra le sue caratteristiche principali una forte comunicatività, una colloquialità maggiori rispetto alla varietà standard. Ipotesi che viene rafforzata negli studi più recenti; Masini (2003a: 26-32), ad esempio, usa la figura dello specchio1 e dei due raggi per spiegare il continuo dialogo tra la lingua dei mass media e l’architettura in movimento dell’italiano contemporaneo: la seconda sarebbe riflessa dalla prima e allo stesso tempo ne risulterebbe influenzata.

2.1.1. L’italiano della televisione

In Italia la nascita e la diffusione di media quali la radio, il cinema e la televisione è stata storicamente importante in quanto ha favorito quel processo di unificazione linguistica che altrimenti sarebbe stato molto più lento e di difficile realizzazione

La televisione, nata in Italia nel 19542, ha svolto, più di ogni altro mezzo di comunicazione a distanza, un ruolo unificante e modellizzante sul piano linguistico: questo anche a causa della sua rapida diffusione e dell’immediato successo.

Da principale “maestra” di lingua italiana, negli anni del monopolio RAI, si è trasformata in tempi più recenti, dopo il 1976 e l’apertura delle emittenti private, in “televisione commerciale”: non più votata all’educazione culturale del proprio pubblico, ma tesa a perseguire l’obiettivo di “trattenerlo”, accontentando e assecondando fasce il più

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possibile numerose di telespettatori. Come conseguenza di questo, la lingua della televisione ha cessato di avere quei tratti di standardizzazione formale che la caratterizzavano nel primo periodo, per poter risultare più praticabile e piacevole agli utenti, e per personalizzare e diversificare al meglio la sua variegata offerta.

Per riprendere la metafora precedentemente citata, la televisione è lo specchio privilegiato in cui la lingua contemporanea si riflette, diventando il “contenitore pluriuso” (Diadori 1994: 12) e multiforme di tutte o quasi le varietà linguistiche dei parlanti italiani.

Laura Nacci (2003) in un recente studio tenta di analizzare queste varietà basandosi su un corpus di riferimento comprendente otto trasmissioni televisive, appartenenti a generi diversi3. Queste trasmissioni sono da lei collocate su un ideale asse diamesico che attraversa il linguaggio parlato televisivo, dal “parlato controllato” del telegiornale o delle rubriche di approfondimento, un parlato quindi che si avvicina molto allo scritto; al “parlato recitato sulla base di un copione” i cui autori tentano di riprodurre un italiano “medio”, simile a quello della vita reale; al “parlato recitato a braccio” dei protagonisti della sit-com o dei conduttori che improvvisano battute basandosi su un canovaccio solamente abbozzato; fino ad arrivare al “parlato spontaneo” dei talk-show.

L’analisi linguistica rivela linee di tendenza che coincidono, in larga parte, soprattutto per quello che riguarda gli esempi di “parlato

3 Nello specifico le trasmissioni televisive analizzate sono state: Centovetrine (puntata del

20/12/2002, ore 14,15, Canale 5) come esempio di soap opera; Finalmente soli (27/12/2002, ore 22,45, Canale 5) come esempio di serie sit-com; Uomini e donne condotto da Maria De Filippi (23/12/2002, ore 14,40, Canale 5) per la categoria dei talk-show; Uno di noi, condotto da Gianni Morandi, con la partecipazione di Lorella Cuccarini e Paola Cortellesi (28/12/2002, ore 20,40, Raiuno) per quanto riguarda i varietà; il quiz-show Passaparola, condotto da Gerry Scotti (27/12/2002, ore 18,45, Canale 5); il TG1 (29/12/2002, ore 20,00, Raiuno); Passepartout, una rubrica culturale che si occupa d’arte, condotta da Philippe Daverio (23/12/2002, ore 23,35, Raitre); Chi la visto, condotto da Daniela Poggi (23/12/2004, ore 20,50, Raitre), esempio di real TV; Striscia la notizia con Ezio Greggio e Enzo Iacchetti (27/12/2002, ore 20,30, Canale 5), programma satirico basato sul principio del cosiddetto infotainment.

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spontaneo”, ai tratti evidenziati nel capitolo precedente sull’italiano parlato.

Se a questo si aggiunge quanto affermato da Sabatini (1997: 18 – 19), per cui

l’italiano sciolto ed efficacemente comunicativo usato, in toni pianamente espositivi o discorsivi, da vari parlanti di alto livello culturale protagonisti di alcune trasmissioni televisive, rappresenta ormai un modello di particolare importanza, capace di spostare decisamente in qualche punto il baricentro della norma: come sempre accade nei processi evolutivi e di assestamento della lingua, quegli stessi parlanti e la massa dei riceventi non hanno vera coscienza dei singoli tratti del loro parlare, ma la frequenza crescente con cui quei tratti vi si presentano dimostra che siamo davanti a un fenomeno consistente e non reversibile

si capisce bene l’importanza primaria che hanno gli studi intorno a questa varietà di lingua: per queste ragioni nel presente lavoro si è scelto di analizzare un corpus di italiano televisivo, in particolare due puntate, opportunamente scelte e trascritte secondo modalità che verranno successivamente precisate, del talk-show Porta a porta.

2.1.2. Lo spettacolo della parola: il talk-show

Il genere talk-show, nato negli Stati Uniti e affermatosi in Italia a partire dalla metà degli anni Settanta, è uno dei generi, accanto all’emergente reality-show, più rappresentativi della televisione “generalista”: tanto che influenza anche altre tipologie di trasmissione, dal varietà all’informazione, in linea con la tendenza alla contaminazione tipica dei moderni programmi televisivi.

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Nella sua forma più genuina il talk-show è un salotto in cui un conduttore intrattiene gli ospiti instaurando con loro e con il pubblico, generalmente presente dal vivo, una conversazione su vari argomenti. Tutti hanno diritto di parola: il conduttore svolge una funzione di moderatore e assicura la continuità logica degli interventi. Negli ultimi anni, prevalgono soprattutto talk-show “a tema”, con un orientamento di contenuto, che può essere sportivo, politico, “femminile” ecc.

Il testo del talk-show appartiene come tipologia di testo parlato (v. § 1.1.3) a quella della discussione conflittuale in pubblico: una situazione in cui più interlocutori parlano davanti ad un uditorio, sostenendo tesi diverse e cercando di affermare ognuno la propria idea. La caratteristica peculiare di questo tipo di conversazione è che il parlante deve tener sotto controllo due destinatari: l’interlocutore in studio e il pubblico da casa. Questo provoca atteggiamenti comunicativi diversi, rispetto alla conversazione spontanea faccia a faccia poiché i parlanti regolano le proprie battute non solo sulle reazioni dell’interlocutore presente ma anche su quelle presunte del pubblico da casa. Inoltre, l’atteggiamento del parlante non è naturale e spontaneo, come lo sarebbe in un’autentica conversazione faccia a faccia senza la presenza del pubblico: gli interventi spesso sono, anche solo in parte, pianificati.

2.2. Il corpus di analisi: “Porta a porta”

Si è scelto di utilizzare come campione di analisi la trasmissione Porta a porta, perché attualmente rappresenta il primo talk-show italiano, sia dal punto di vista degli ascolti che della continuità della messa in onda.

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Inoltre la sua struttura, in particolare l’orientamento tematico di ogni puntata e l’alternanza di puntate “di costume” e puntate “di politica”, rispondeva alle nostre esigenze di disporre di un corpus di parlato televisivo che fosse variegato dal punto di vista diafasico.

Le due puntate scelte rispecchiano quindi questa caratteristica del programma, in quanto la prima, intitolata Coppie: letti separati per restare insieme? (da ora in avanti Puntata 1), andata in onda il 19/11/2004, ha per tema un argomento che possiamo definire “di costume”, la vita e le dinamiche di coppia; mentre la seconda, intitolata Taglio delle tasse: facciamo i conti (da ora in avanti Puntata 2), andata in onda il 30/11/2004, è una tipica puntata di approfondimento politico, con ospiti rappresentanti dei due schieramenti politici, i quali discutono tra di loro, secondo le modalità della sopra citata discussione conflittuale in pubblico.

Lo spoglio è stato fatto tra dieci puntate registrate, selezionando le due che sembravano più adatte agli scopi del presente lavoro. Le altre sono state escluse in parte perché incomplete o non integre, o perché non garantivano una sufficiente comprensibilità per un’affidabile trascrizione, oppure perché ospitavano o troppi personaggi o un solo personaggio.

Sebbene sia presumibile una certa soggezione dovuta alla presenza delle telecamere e del pubblico, i testi possono essere considerati come testi di parlato “spontaneo”, in quanto nessuno segue una traccia prestabilita, tranne il conduttore, che segue una scaletta.

Per una visione completa e più immediata delle caratteristiche generali delle puntate e dei partecipanti, si riportano di seguito le schede di presentazione.

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2.2.1. Puntata 1

Titolo della trasmissione: Porta a porta

Titolo della puntata: Coppie: letti separati per restare insieme? Data: 19/11/2004

Orario: 23 circa Canale: Rai 1

Durata: 100 minuti circa Presentatore: Bruno Vespa Età4: 60

Provenienza geografica: L’Aquila, Abruzzo; attualmente Roma, Lazio

Partecipanti:

1. Anna Maria Bernardini De Pace Età: 56

Provenienza geografica: Perugia, Umbria; attualmente Milano, Lombardia

Professione: Avvocato divorzista

4 I dati anagrafici, così come la professione e la carica, relativi ad ogni singolo personaggio sono

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2. Willy Pasini Età: 65

Provenienza geografica: Milano, Lombardia; attualmente Ginevra, Svizzera

Professione: Docente di psichiatria e psicologia medica 3. Simona Izzo

Età: 51

Provenienza geografica: Roma, Lazio Professione: Attrice

4. Ricky Tognazzi Età: 49

Provenienza geografica: Milano, Lombardia; attualmente Roma, Lazio

Professione: Attore 5. Piera Bassino Età: Sconosciuta

Provenienza geografica: Sconosciuta Professione: Regista

6. Pippo Franco Età: 64

Provenienza geografica: Roma, Lazio Professione: Comico

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Età: 30

Provenienza geografica: Cremona, Lombardia; attualmente Roma, Lazio

Professione: Show-girl 8. Pino Insegno

Età: 45

Provenienza geografica: Roma, Lazio Professione: Attore

9. Renato Mannheimer Età: sconosciuta

Provenienza geografica: sconosciuta, attualmente è docente all’università di Milano

Professione: Sociologo

Ambientazione del talk-show: Studi Rai, Roma. Tipologia di parlato: Spontaneo, colloquiale. Costituzione testo: Frammentario, completo. Dominio: Contesto pubblico.

Modalità di registrazione: E’ stata registrata con videocassetta VHS e trascritta da tastiera.

Disponibilità del materiale: E’ disponibile in videocassetta VHS e in trascrizione.

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Trascrittore: Chiara Fattori.

2.2.2. Puntata 2

Titolo della trasmissione: Porta a porta

Titolo della puntata: Taglio delle tasse: facciamo i conti Data: 30/11/2004

Orario: 23 circa Canale: Rai 1

Durata: 100 minuti circa Presentatore: Bruno Vespa Età: 60

Provenienza geografica: L’Aquila, Abruzzo; attualmente Roma, Lazio

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Età: 57

Provenienza geografica: Paternò (CT), Sicilia

Professione: Deputato; carica: Vicepresidente Vicario AN 2) Pierluigi Bersani

Età: 53

Provenienza geografica: Bettola (PC), Lombardia

Professione: Deputato; carica: Responsabile Economico DS 3) Renato Brunetta

Età: 55

Provenienza geografica: Venezia, Veneto

Professione: Deputato; carica: Consigliere economico del Presidente del Consiglio

4) Enrico Letta Età: 38

Provenienza geografica: Pisa, Toscana

Professione: Deputato; carica: Responsabile economico Margherita 5) Mario Pirani

Età: 79

Provenienza geografica: Sconosciuta Professione: Giornalista

6) Giancarlo Mazzucca Età: 57

Provenienza geografica: Forlì, Emilia Romagna Professione: Giornalista

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7) Fabio Cristofari (intervenuto dal pubblico) Età: sconosciuta

Provenienza geografica: sconosciuta Professione: Ingegnere

8) Walter Giovarelli (intervenuto dal pubblico) Età: sconosciuta

Provenienza geografica: sconosciuta Professione: Pensionato delle ferrovie

Ambientazione del talk-show: Studi Rai, Roma. Tipologia di parlato: Spontaneo, colloquiale. Costituzione testo: Frammentario, completo. Dominio: Contesto pubblico.

Modalità di registrazione: E’ stata registrata con videocassetta VHS e trascritta da tastiera.

Disponibilità del materiale: E’ disponibile in videocassetta VHS e in trascrizione.

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2.3. La trascrizione

Una volta acquisite in VHS, le puntate scelte sono state trascritte in formato elettronico da tastiera e successivamente è stato usato il linguaggio XML per la codifica dei fenomeni paralinguistici, in modo da avere un corpus finale analizzabile con l’ausilio di strumenti computazionali e disponibile per altri ricercatori.

Per quanto riguarda la trascrizione, si è seguito le normali convenzioni grafiche dell’italiano standard, anche nel caso di varietà linguistiche diverse dallo standard, per esempio i regionalismi. Questo per assicurare la leggibilità dei testi trascritti anche ai non fonetisti, e perché l’uso dell’IPA5 avrebbe limitato le possibilità di elaborazione e ricerca.

2.3.1. Criteri

Per assicurare una corretta rilevazione dei fenomeni da analizzare ci si è curati affinché la trascrizione fosse il più possibile rigorosa e non ambigua.

A tal proposito si è tenuto conto dell’osservazione di Carla Bazzanella (1994: 84) secondo la quale “l’elemento centrale di cui essere consapevoli è la selettività della trascrizione”, nel senso che il trascrittore non può far altro che approcciarsi al materiale da trascrivere con un atteggiamento selettivo e condizionato dal fenomeno che intende studiare, procedendo di conseguenza a selezionare alcuni elementi piuttosto che altri.

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In aggiunta si sono considerati i criteri discriminanti elencati da Orletti e Testa (1991; Bazzanella 1992: 86 – 87):

a) Comprensività vs. specializzazione. Si può scegliere se ridurre la trascrizione ad alcuni elementi, oppure cercare di essere il più comprensivi possibile, inserendo anche i fenomeni prossemici e cinesici. A meno di interessi specifici, è meglio tendere alla comprensività.

b) Attendibilità. Chi trascrive deve evitare di sovrapporre la sua interpretazione al fenomeno osservato e tendere a riportare il fenomeno così come si attua; ciò però si presenta come un lavoro estremamente difficile.

c) Coerenza interna. Un determinato simbolo deve sempre rappresentare un determinato fenomeno, evitando che allo stesso simbolo corrispondano fenomeni diversi.

d) Flessibilità. La possibilità di inserire nuove convenzioni, aggiornando il sistema, o di semplificare o di specializzare ulteriormente a seconda degli scopi o degli oggetti di ricerca stabiliti. e) Trasversalità. L’uso dello stesso simbolo in sistemi diversi di trascrizione, con una conseguente standardizzazione.

f) Riproducibilità del simbolo mediante strumenti di elaborazione automatica dei dati per semplificare la trasmissione dei dati e l’adeguamento dei vari sistemi.

Naturalmente, per quanto l’aderenza a questo modello ci conduca verso un’apprezzabile risultato in fatto di attinenza al vero, non potremmo mai trovarci in possesso di una rappresentazione oggettiva del testo parlato, essendo questo un’”entità indeterminata” (Sornicola: 1981: 112) a cui è possibile arrivare solo per approssimazione: non è

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livello prosodico, ad esempio, sarebbe indispensabile l’uso della tecnica spettroacustica.

Ad ogni modo, una trascrizione realizzata tenendo conto dei precedenti criteri, ci è sembrata adatta ai nostri scopi e sufficiente per una efficace analisi dei fenomeni paralinguistici e morfosintattici.

2.3.2. Problemi

I problemi relativi alla trascrizione sono generalmente posti in relazione a tre tematiche (Sacks, Schegloff, Jefferson 1974; Bazzanella 1994: 87):

a) Problemi relativi alla linearizzazione b) Produzione di suoni

c) Guida per il lettore

Il problema della linearizzazione è legato alla natura stessa del testo parlato, al flusso della conversazione e alla compresenza di parlante e interlocutore, che crea sovrapposizioni e interruzioni. Si tratta di trovare strategie e metodi per segnalare questi fenomeni. Ogni trascrittore può scegliere, a seconda delle sue finalità e dell’approccio da lui usato, la soluzione grafica più adeguata. Certo sarebbe auspicabile una omologazione delle convenzioni, così da assicurare lo scambio dei dati, come avviene nel CHILDES6.

Ulteriori problemi di linearizzazione sono il ritmo e la sincronizzazione, legati alle pause e ai silenzi. Anche in questo caso ci sono diversi sistemi di trascrizione: o la misurazione cronometrica della quantità di tempo che corrisponde alla pausa, o un’indicazione approssimativa che distingue pause brevi, medie e lunghe. Nel nostro

6 Child Language Data Exchange System: Sistema per lo Scambio dei Dati sul Linguaggio

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caso si è preferito optare per una generica indicazione della pausa, senza misurarne la quantità.

Per quanto riguarda i tratti soprasegmentali legati alla produzione dei suoni, nel presente lavoro si è scelto, per mancanza di una strumentazione e di una competenza adeguate, di non considerare il volume e l’intonazione, fatta eccezione che per l’indicazione dei segmenti interrogativi e esclamativi e per l’allungamento vocalico. Infine, i problemi relativi alla guida per il lettore, sono da imputare alla presenza di un contesto extralinguistico che viene a perdersi nel momento della trascrizione. I vari segnali deittici presenti nel testo parlato divengono quindi incomprensibili per il lettore, se non accompagnati da un’indicazione contestuale, che è sempre bene fornire e che anche nel nostro lavoro si è cercato, per quanto possibile, di realizzare.

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