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PSICOPATOLOGIA E MECCANISMI DI DIFESA. LORO INQUADRAMENTO NELLA TAVOLA DELLE 6 FASI INTERPRETAZIONE DELLA FUNZIONE PSICHICA E DEI DISTURBI MENTALI

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PSICOPATOLOGIA E

MECCANISMI DI DIFESA.

LORO INQUADRAMENTO

NELLA TAVOLA DELLE 6 FASI

− INTERPRETAZIONE DELLA FUNZIONE PSICHICA E DEI DISTURBI MENTALI

PSYCHOPATHOLOGY AND DEFENCE MECHANISMS.

THEIR CLASSIFICATION IN THE 6-PHASE TABLE

− INTERPRETATION OF PSYCHIC FUNCTION AND MENTAL DISORDERS

CLINICAL

INTRODUZIONE

Gli scopi che si propone questo studio sono diversi; in particolare si vuole pro- porre un modello di funzionamento della Psiche che sia utile non solo per i disturbi mentali, ma anche nell’ambito della Medicina più in generale.

Considerando le difficoltà di ordine teorico e metodologico, si vuole appro- fondire l’aspetto mentale conscio e in- conscio per dare rilievo sia ai vissuti

Questo lavoro nasce dall’esigenza di poter affron- tare e trattare il livello mentale e la P della PNEI in modo che sia utilizzabile nella pratica clinica in ambito omotossicologico. Viene accennato al me- todo freudiano in quanto definisce un “dispositi- vo” di osservazione dei fenomeni della Psiche in ambito clinico, recuperando l’originalità della me- todologia che, fin dall’inizio della costruzione teo- rica, non si oppone alla Biologia, considerando il corpo e il funzionamento fisiologico la base dello sviluppo della mente. Queste considerazioni for- niscono una lettura dei fenomeni mentali in un’ot- tica PNEI. Nella Tavola delle 6 Fasi omotossicolo- giche ogni Fase rappresenta l’espressione delle capacità reattive dell’organismo (assetto neu- roimmunoendocrino). Viene proposto di definire le caratteristiche mentali della P della PNEI se- condo i gradi di reattività espressi dalle Fasi omo- tossicologiche. Tale modello è efficace per com- prendere e affrontare la reazione emotiva e psi- cologica del paziente all’evento di malattia nel- l’ambito della Medicina in generale.

– Il funzionamento mentale è legato al funziona- mento fisiologico, anche se ne differenzia, costi- tuendo la Psiche un livello specifico, peculiare e complesso. Viene proposto l’utilizzo della Tavola delle 6 Fasi per declinare i meccanismi di difesa inconsci in quanto costituenti la P della PNEI.

In tal modo il cambiamento del funzionamento mentale tramite un trattamento integrato può considerarsi una “vicariazione regressiva” della psicopatologia. Infine, viene proposto di conside- rare nella cura dei disturbi mentali i meccanismi di difesa come “indicatori” per poter utilizzare al meglio le differenti terapie nell’ambito di un trat- tamento integrato, in particolare per stabilire un timing per la terapia omotossicologica o in over- lapping terapeutico.

PSICOPATOLOGIA, TAVOLA DELLE 6 FASI, METODO FREUDIANO, P DI PNEI, VICARIAZIONE REGRESSIVA DELLA PSI- COPATOLOGIA

SUMMARY: This article expresses the need to address and treat the mental level and the P of PNEI so that it can be used in the clinical practice of Homotoxicology. A mention is made of the Freudian method in that it defines a “device” for observing the phenomena of the Psyche in the clinical setting, recovering the originality of the methodology that from the beginning of the theoretical construction does not oppose to Biology, considering the body and its physiological functioning as the basis of the development of the mind. These considerations provide an interpretation of the mental phenomena in a PNEI perspective. In the Table of the 6 homotoxicological Phases each Phase represents the expression of the reactive capacities of the organism (neuroimmunoendocrine structure). It is proposed to define the mental characteristics of the P of PNEI according to the degrees of reactivity expressed by the homotoxicological phases. This model is also effective for understanding and addressing the patient’s emotional and psychological reaction to a disease in the field of medicine in general.

− Mental functioning is linked to physiological functioning, even if it differs, since the Psyche constitutes a specific, peculiar and complex level.

It is proposed to use the Table of the 6 Phases to decline the unconscious defense mechanisms, as they constitute the P of PNEI. In this way the change in mental functioning through an integrated treatment can be considered a “regressive vicarization” of psychopathology. Finally, it is proposed to consider the defense mechanisms as

“indicators” in the treatment of mental disorders in order to make the best use of the different therapies within an integrated treatment, in particular being able to establish a timing for homotoxicological therapy or in therapeutic overlapping.

KEY WORDS:PSYCHOPATHOLOGY, TABLE OF THE 6 PHASES, FREUDIAN METHOD, P OF PNEI, REGRES- SIVE VICARIZATION OF PSYCHOPATHOLOGY

RIASSUNTO

PAROLE CHIAVE

soggettivi, sia alla psicopatologia, per poter definire la P della PNEI in modo che si possa utilizzare nella situazione clinica.

Viene indicato uno strumento operativo per la comprensione della psicopatolo- gia e non solo dei sintomi, costruendo una griglia per definire una diagnosi ca- tegoriale e dimensionale.

− In questo lavoro si riporta l’intenzione di ancorare il funzionamento mentale al funzionamento fisiologico, consideran-

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do gli aspetti di neurobiologia della mente e valorizzando il livello specifico e peculiare del funzionamento mentale, dei contenuti della Psiche e del metodo per poterla indagare.

− Pertanto si illustrano i meccanismi di difesa, evidenziando come lo stile di- fensivo della personalità rappresenti una modalità di adattamento, e l’espres- sione di patologia.

In tal modo si vuole mettere in evidenza il carattere mentale inconscio delle dife- se e l’acquisizione di senso dei sintomi.

Viene proposto di utilizzare la Tavola delle 6 Fasi per declinare i meccanismi di difesa inconsci in quanto componenti della P della PNEI e considerare i sinto- mi espressione della vita mentale della persona e della sua sofferenza per ri- condurli in un modello coerente nel- l’ambito dell’Omotossicologia.

Si mette in evidenza come un tratta- mento integrato comporti un cambia- mento del funzionamento psichico, che si può considerare come una “vicaria- zione regressiva” della psicopatologia sulla Tavola delle 6 Fasi.

− Seguendo la vicariazione regressiva si può leggere come lo psichismo evolve, e in particolare si possono evidenziare le modifiche dei meccanismi di difesa e dell’espressione sintomatologica del pa- ziente.

Infine è utile considerare i meccanismi di difesa come “indicatori” per poter utilizzare al meglio le varie terapie in un trattamento integrato potendo stabilire un timing per ciascun intervento (rela- zione medico-paziente, farmaci low do- se, farmaci di sintesi, overlapping tera- peutico, psicoterapia, interventi psico- sociali).

In questo articolo sono presi in conside- razione i contributi di Freud meno noti, spesso ritenuti meno importanti, e che riguardano lo sforzo di fondare un me- todo specifico e sistematico per la co- struzione di un modello di funziona- mento mentale che non si limiti soltanto a descrivere i fenomeni della vita psichi- ca, ma che possa anche ricercarne le

caratteristiche processuali e strutturali (Funari, 1988).

Freud definisce un “dispositivo” che crea condizioni di osservazione siste- matica in uno specifico clima di ascolto e di relazione.

− Bisogna ricordare come la costruzio- ne dei modelli e il continuo rimaneggia- mento degli stessi si caratterizza per il costante rigore metodologico di Freud che, partendo dalle conoscenze di me- dico, di neuropatologo e della neurofi- siologia, ha intrapreso lo studio e la te- rapia dei fenomeni isterici, costruendo nel tempo un metodo nuovo per la co- noscenza del funzionamento mentale che non fosse in antitesi con la biologia (Petrella, 1988; Campanile and Semi, 1999).

Gli Autori citati in questo lavoro e che riguardano la psicoanalisi si caratteriz- zano per il costante riferimento agli aspetti fisiologici e corporei del funzio- namento mentale, evitando di cadere in riduzionismi o di ricorrere a stereotipi e banalizzazioni teoriche, anche quando si pone il problema della compresenza di due o più modelli dell’apparato psi- chico con conseguenti differenze nella teoria, considerando che ogni apparato psichico costituisce l’espressione di una disposizione corporea (potenzialità ge- netiche e assetto neuroendocrino) a svi- luppare un’individualità psichica, come del resto occorre per l’individualità bio- logica (Semi, 1988).

IPOTESI E TEORIA DI PARTENZA

Nella Tavola delle 6 Fasi sono riportate le condizioni patologiche relative alla Psiche che potrebbero essere meglio definite considerando non solo la dia- gnosi nosografica, ma anche la psicopa- tologia, la struttura e l’organizzazione di personalità e i meccanismi di difesa.

In tal modo si può mettere in evidenza il livello mentale e il funzionamento psichico in ogni condizione di malattia e provare a costruire una teoria della P della PNEI in modo che la sua definizio- ne non sia lasciata alla “libera interpre- tazione” (Milani, 2018a), ma sia per

quanto possibile obiettivabile e valida nella situazione clinica, con un modello della mente supportato dalla moderna neurobiologia (Kandel, 2007; Danieli, 2007; Bottaccioli, 2015).

I processi mentali − infatti − sono dipen- denti dai processi biologici, ma non so- no facilmente riducibili a questi, e de- vono essere studiati nelle persone in sta- to di veglia in una situazione clinica che coinvolge l’osservatore.

− Pertanto l’attività mentale richiede un proprio metodo di indagine, atto a stu- diare i fenomeni come sono, indipen- dentemente dai presupposti biologici che li sottendono (Petrella, 1988; Cam- panile and Semi, 1999).

La psicoanalisi considera il corpo e la mente come un continuum funzionale;

viene considerata sia l’idea della mente come funzione differenziata del corpo, sia di un funzionamento mente-corpo concomitante e complesso (Gaddini, 1980).

Esistono modelli di funzionamento mentale paralleli ai modelli di funzio- namento fisiologici (e in un certo senso da questi determinati); descriverli, ridu- cendoli solamente in termini neurofisio- logici, non ha portato ad una soddisfa- cente conoscenza del funzionamento della psiche (Freud, 1895; Petrella, 1988).

Il funzionamento mentale è influenzato dal funzionamento fisiologico, ma la psiche può anche determinare o in- fluenzare il funzionamento corporeo in modi e misura diversi.

Il corpo nel suo insieme e le sue funzio- ni assumono un’enorme importanza nel corso dello sviluppo della mente (Gad- dini, 1969a; Semi, 1988).

− La psicoanalisi non oppone la mente al corpo, anzi si aspetta che la neuro- biologia possa chiarire il funzionamen- to fisiologico che sta alla base del fun- zionamento mentale (Gaddini,1980).

Nella costruzione della teoria, Freud ha più volte ripetuto questi concetti, auspicando una “traduzione” futura in termini biologici, biochimici o fisiolo- gici elementari dei processi che la psi-

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nervosa e non può prescindere dal con- testo biologico, e nel contempo è in gra- do anche di cambiare la condizione del cervello (Gabbard, 1995; Damasio and Edelman, in Bottaccioli, 2015).

Il livello psichico non è un semplice epifenomeno, ma possiede una pro- pria complessità e capacità d’azione sul livello nervoso e sugli altri grandi Sistemi di regolazione fisiologica del corpo.

La Psiche è influenzata non solo dal SNC, ma anche da altri Sistemi fisio- logici che reagiscono a stimoli am- bientali e a comportamenti indivi- duali, come l’alimentazione, l’attività fisica, il Sistema Endocrino e Immu- nitario.

Freud ci ha insegnato che il corpo e la mente si situano lungo un continuum, poichè i modelli di funzionamento mentale sono paralleli ai modelli fisio- logici, considerando l’attività mentale come la funzione più altamente diffe- renziata del corpo.

− Lo sviluppo differenziato della mente primitiva procede da aggregazioni di esperienze frammentarie sensoriali rife- rite a determinati funzionamenti corpo- rei ripetitivi in uno stadio in cui non so- no ancora sviluppate le strutture della psiche (Gaddini, 1982).

Il funzionamento ripetitivo di processi corporei, ad esempio l’alimentazione, l’accudimento e il contatto corporeo re- si possibili dalla presenza della madre, acquisiscono un senso mentale con for- mazione delle prime esperienze del Sé in relazione con l’ambiente.

− Si sviluppa un’organizzazione menta- le di base, elementare e primitiva che è il risultato dell’apprendimento mentale del funzionamento fisiologico, dei rela- tivi vissuti sensoriali e, fin dall’origine, ha la funzione di gestire e ridurre l’an- goscia nell’apparato psichico (Gaddini, 1980; 1982).

Tra le prime funzioni della mente primi- tiva di vitale importanza risulta la neces- sità di evitare la sofferenza sperimentata dalla non soddisfazione dei bisogni cor- porei e del funzionamento fisico, intro- coanalisi andava descrivendo (Petrella,

1988).

“Gli psicoanalisti non devono mai dimenticare che il mentale è basato sull’organico” (Freud, 1910).

In un altro scritto Freud (1901) precisa che soltanto la tecnica terapeutica è pu- ramente psicologica, mentre la teoria non trascura affatto di indicare il fonda- mento organico delle nevrosi, sostituen- do alle probabili “modificazioni chimi- che”, il concetto provvisorio di funzio- ne organica.

Infatti per Freud la mancanza di “base organica” dipendeva esclusivamente dall’arretratezza delle conoscenze bio- logiche (Campanile and Semi, 1999).

•Queste considerazioni, che caratteriz- zano la nascita del modello freudiano, sono interessanti perché forniscono una lettura dei fenomeni in un’ottica che og- gi possiamo definire PNEI.

Tali intuizioni erano fondate solo sulle osservazioni dei fenomeni clinici, trami- te un metodo empirico con una succes- siva costruzione teorica che considera- va l’aspetto mentale, ma non si sostitui- va alla biologia.

Oggi possiamo affermare che il biologi- co e lo psichico vanno considerati co- me livelli differenti di manifestazioni dell’organizzazione vivente.

Gli eventi psicologici rappresentano l’e- spressione del funzionamento dei siste- mi biologici; i processi di natura psico- logica, psicoterapeutica e psicopatolo- gica possono portare a cambiamenti della microstruttura del cervello (Pan- cheri, 1999; Canali and Pani, 2003;

Kandel, 2007) e di altri Sistemi del cor- po, ad esempio Immunitario e Neu- roendocrino (Raison and Miller, 2005;

Du Preez et Al., 2016).

I processi emotivi nel loro realizzarsi coinvolgono il corpo in maniera estesa e diffusa.

La neurobiologia contemporanea affer- ma che l’attività mentale emerge da un certo livello di complessità dell’attività

ducendo meccanismi mentali atti a for- nire una funzione di difesa dall’ango- scia (White and Gilliland, 1977; Gaddi- ni, 1982).

Pertanto gli affetti-segnale innescano in- consciamente i meccanismi di difesa al- lo scopo di fronteggiare la minaccia in- terna per l’organismo e variano secondo lo stadio dello sviluppo (Gabbard, 1995).

I meccanismi di difesa sono modalità di funzionamento mentale, inconsce, au- tomatiche, dipendenti dai processi pri- mari che caratterizzano l’attività della psiche, in modo da escludere dalla co- scienza la tensione pulsionale, i conflitti o l’angoscia non tollerabili (Bergeret, 1995; McWilliams, 1999).

La persona presenta meccanismi di di- fesa diversificati che agiscono in modo dinamico in funzione dell’adattamento alla realtà esterna, stabilendo un conti- nuum tra salute e malattia.

− Quando i meccanismi di difesa diven- tano rigidi, inefficaci e non capaci di adattamento alle realtà interna ed ester- na si sviluppano comportamenti psico- patologici e sintomi (Gabbard, 1995).

Rappresentano − inoltre − modalità di gestione dell’angoscia e dei conflitti che caratterizzano la formazione dei tratti del carattere e dello stile difensivo della personalità (McWilliams, 1999).

− I meccanismi di difesa hanno mol- te funzioni positive, tra cui gestire sentimenti minacciosi e mantenere l’autostima.

Noi tutti abbiamo difese preferenziali che costituiscono il nostro stile indivi- duale (Bergeret, 1995).

− Alcune difese sono considerate imma- ture o primarie in quanto rappresentano un processo più arcaico e primitivo, si sviluppano nella fase preverbale e ca- ratterizzano alcuni stadi dello sviluppo del bambino.

− Altre difese sono considerate più ma- ture ed evolute in quanto operano tra-

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sformazioni specifiche del pensiero, del sentimento e del comportamento.

Lo stato di salute implica non solo l’uti- lizzo di difese mature, ma anche la ca- pacità di utilizzare una varietà di pro- cessi difensivi ed una flessibilità emoti- va (McWilliams, 1999).

I meccanismi di difesa indicano pertan- to in che modo le emozioni vengono percepite, vissute e poi elaborate deter- minando la comparsa di stati cognitivo- affettivi coscienti che concorrono nel determinare il comportamento e le mo- dalità delle relazioni interpersonali.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV-TR, 2001) ri- porta, insieme alla valutazione multias- siale, anche la Scala del funzionamento difensivo, definendo i meccanismi di di- fesa come reazioni dell’individuo nei confronti dei conflitti emozionali e dei fattori stressanti interni ed esterni.

Vengono suddivisi in gruppi affini deno- minati Livelli Difensivi che definiscono sette stili di difesa specifici, di cui uno si caratterizza solamente per il tipo di azione comportamentale messo in atto.

− Durante la valutazione viene indivi- duato il livello difensivo predominante osservabile nel paziente.

Pertanto nel DSM IV-TR, 2001 si posso- no individuare 6 livelli di difesa (qui parzialmente modificati):

1) alto livello adattativo (umorismo, sublimazione, soppressione, altruismo) 2) livello delle inibizioni (rimozione, spostamento, intellettualizzazione, dis- sociazione, conversione)

3) livello lieve di distorsione dell’imma- gine del sé o degli altri (idealizzazione, onnipotenza, impulsività)

4) livello del disconoscimento (regres- sione, somatizzazione, negazione, proiezione, razionalizzazione)

5) livello grave di distorsione dell'imma- gine (fantasie autistiche, identificazione proiettiva, scissione, acting out) 6) livello della sregolatezza difensiva (proiezione, pensiero delirante, alluci- nazione, diniego).

SVILUPPI E CONSIDERAZIONI

La proposta del presente lavoro è quella di poter inserire nella Tavola delle 6 Fasi aspetti di ordine mentale in modo da fornire al medico uno strumento opera- tivo nella gestione clinica del paziente, in particolare riguardo la struttura di personalità, il comportamento, la psico- patologia e la diagnosi.

− Partendo dalla constatazione che i meccanismi di difesa agiscono sull’an- goscia e sui conflitti inconsci per “neu- tralizzarli” come se fossero le “tossine”

della Psiche, è possibile ipotizzare che se non vi sono dei buoni “emuntori”, cioè una buona mentalizzazione e dife- se funzionali e adattative, si attivano meccanismi di difesa più rigidi e primi- tivi, che agiscono in modo stabile e continuativo.

•Questi meccanismi arcaici portano al- la formazione dei sintomi per poter rag- giungere un equilibrio psichico, in mo- do da ottenere una riduzione dell’ango- scia e dei conflitti percepiti.

La formazione del sintomo è un proces-

MECCANISMI DI DIFESA

UMORISMO SUBLIMAZIONE SOPPRESSIONE CONDENSAZIONE ATTIVITÀ ONIRICA ATTI MANCATI ALTRUISMO

RIMOZIONE SPOSTAMENTO INTELLETTUA- LIZZAZIONE FORMAZIONE REATTIVA DISSOCIAZIONE

CONVERSIONE ISOLAMENTO REGRESSIONE DISSOCIAZIONE ANNULLAMENTO

NEGAZIONE SOMATIZZAZIONE RAZIONALIZZA- ZIONE IMPULSIVITÀ ONNIPOTENZA IDEALIZZAZIONE SVALUTAZIONE

FANTASIE AUTISTICHE RITIRO APATICO SCISSIONE PROIEZIONE NEGAZIONE IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA ECCITAMENTO

NEGAZIONE PSICOTICA PERCEZIONE DELIRANTE DISORGANIZZA- ZIONE TAB. 1

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so dinamico che comporta la riduzione dell’angoscia e del conflitto percepito (White and Gilliland, 1977; Bergeret, 1995).

H.-H. Reckeweg ci ha insegnato che la malattia è un processo di difesa, in quanto espressione di lotta dell’organi- smo contro le tossine esogene ed endo- gene che possono determinare un’alte- razione dell’equilibrio.

L’organismo, per ripristinare la propria omeostasi ristretta, innesca meccanismi autodifensivi che si manifestano come sintomi e malattie.

La Tavola delle 6 Fasi rappresenta i vari

“gradienti” di reattività attraverso i quali l’organismo mantiene la propria omeo- stasi e quindi lo stato di salute (Del Prete and Lozzi, 2017).

Ogni Fase della Tavola rappresenta l’e- spressione delle differenti capacità reat- tive dell’organismo.

A seconda dell’entità dell’“aggressione”

e dell’integrità del Sistema difensivo au- tologo, che è l’espressione dell’assetto PNEI, l’organismo manifesta quadri cli- nici differenti che si possono collocare in una o più delle 6 Fasi della Tavola.

− A nostro parere sembra utile poter de- finire le caratteristiche mentali della P della PNEI seguendo i gradi di reattività espressi dalla Tavola delle 6 Fasi.

Nell’ambito del funzionamento della Psiche possiamo considerare che la reattività dell’organismo sia espressa a livello mentale dai meccanismi di difesa inconsci (Melcarne, 2016).

Pertanto la malattia è la risultante che scaturisce dall’interazione tra il trau- ma/stress (noxa patogena), il contesto relazionale (fattori ambientali) e lo stile difensivo definito dai meccanismi di di- fesa (reattività dell’individuo).

A sinistra della Tavola si possono collo- care i meccanismi di difesa più maturi ed evoluti che consentono una buona mentalizzazione, mentre a destra quelli

più primitivi ed arcaici che hanno carat- terizzato il funzionamento della mente primitiva e dello sviluppo infantile.

In tali epoche − infatti − tali meccanismi di difesa erano funzionali e necessari;

nel corso dello sviluppo psicologico vengono a cambiare le modalità di di- fesa (White and Gilliland, 1977; Gab- bard, 1995).

I meccanismi di difesa, a seconda del grado del trauma e dello stress percepi- to, possono innescare un processo di- fensivo che comporta il ripristino delle condizioni di equilibrio tramite l’adat- tamento alla realtà, oppure possono de- terminare condizioni di disagio o pato- logia con vissuti somato-psichico-emo- zionali.

Lo stato di salute è mantenuto tramite un equilibrio dinamico tra le varie istanze dell’apparato psichico, pulsioni o conflitti inconsci che determinano angoscia e di conseguenza l’attivazio- ne dei meccanismi di difesa in modo flessibile, differenziato e transitorio (McWilliams, 1999).

I meccanismi coinvolti sono tendenzial- mente più maturi ed evoluti e quindi possono essere posizionati a sinistra della Tavola, nelle Fasi umorali.

I meccanismi di difesa di tipo primitivo e arcaico, come la scissione, la negazio- ne, la proiezione, agiscono in modo ri- gido ed esprimono una grave alterazio- ne dell’Esame di realtà con il prevalere del processo primario del funzionamen- to mentale.

Questo tipo di difese possono essere posizionate a destra della Tavola nelle Fasi di Degenerazione e di Dedifferen- ziazione.

Queste difese caratterizzano il funzio- namento della mente primitiva e il loro prevalere comporta una sorta di “de-dif- ferenziazione” della Psiche (Melcarne, 2016), con ritorno a condizioni di fun- zionamento mentale presenti massiva- mente durante la formazione della men- te primitiva, mentre si sta differenziando dal corpo (Gaddini, 1980) (TAB. 1).

In questa ottica da un punto di vista fun-

zionale possiamo considerare i mecca- nismi di difesa come appartenenti al

“Sistema della Grande Difesa”.

Questi hanno la funzione di disattivare l’angoscia che, a livello psichico, non può essere tollerata e quindi può essere considerata come una “tossina” per la Psiche.

Pertanto, la collocazione dei differenti meccanismi di difesa nella Tavola del- le 6 Fasi permette di comprendere il grado di mentalizzazione e di integra- zione del corpomente (corpo-mente- inconscio).

Consente di visualizzare in modo im- mediato l’attività della Psiche, ancoran- dola alla componente biologica.

Permette di introdurre nel ragionamento del medico che utilizza l’Omotossico- logia qualità mentali altrimenti difficil- mente declinabili nella clinica, in modo da poter intervenire sulla P della PNEI per la modulazione del network umano con differenti modalità, anche se alcuni modi operandi sono più efficaci di altri (Milani, 2018a).

− In tal modo l’attività mentale è colle- gata indissolubilmente al funzionamen- to fisiologico corporeo e neurobiologi- co, ma contemporaneamente l’attività mentale può essere evidenziata nei trat- ti e nella struttura di personalità, nel comportamento e negli atteggiamenti, nella psicopatologia, nel comporta- mento sintomatologico e nei sintomi somatici (TAB. 2).

Seguendo le 6 Fasi della Tavola si può comprendere l’evoluzione della psicopatologia e della formazione dei sintomi, che sono espressione di come lo psichismo neutralizza l’an- goscia e i conflitti e quale adattamen- to psicopatologico è stato raggiunto tramite l’insorgenza dei sintomi (Melcarne, 2016).

È acclarato quanta importanza abbia il sintomo, che ha riconosciuto la sua potenzialità espressiva, caratterizzata dal valore semantico e dalla soggetti- vità.

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(Freud, 1915-17), ma rimanda alle mo- dalità di funzionamento mentale del corpomente ed ha un valore relazionale e comunicativo (Pazzagli and Rossi Monti,1999).

In tal modo si può eventualmente co- dificare una diagnosi nosografica che sia quanto più vicina ai fenomeni che si vogliono classificare, tenendo conto che la classificazione delle malattie mentali rimane una questione com- plessa e problematica (Ey et Al., 1995)

(TABB. 3, 4).

왘Pertanto il percorso di guarigione che si ottiene durante un trattamento inte- grato si può seguire sulla Tavola delle 6 Fasi indicando le variazioni dei mecca- nismi di difesa predominanti e le condi- zioni psicopatologiche raggiunte in una determinata fase di malattia.

Questo consente di seguire tale cam- biamento come una “vicariazione re- gressiva” con l’insorgenza di modalità difensive differenti, situate sempre più a sinistra della Tavola, che comportano differenti percezioni dell’angoscia e de- gli stati affettivi negativi, in modo da

avere un funzionamento mentale che si caratterizza per una migliore mentaliz- zazione, un ridotto carico emotivo, una migliore elaborazione della tristezza e dell’angoscia, modalità relazionali in sintonia con i propri bisogni (Melcarne, 2016).

Come nella terapia omotossicologica si attivano sistemi difensivi aggiuntivi con- tro la malattia, anche nella relazione te- rapeutica si struttura un campo intersog- gettivo che consente l’attivazione di processi psichici con acquisizione di li- velli di consapevolezza e coscienza che coinvolgono il paziente e il medico (Pe- trella, 1988).

Il clinico è co-implicato nel campo di relazione-coscienza e la coppia cu- rante traccia una narrazione, una “tes- situra” data dalla praticabilità del pen- siero e dall’azione dell’agente farma- cologico low dose (Turco and Turco, 2018).

In tal modo si facilita il processo della mentalizzazione e di regolazione affet- tiva che consentono lo sviluppo della

ORGANIZZA- ZIONE

E STRUTTURA

DI PERSONALITÀ

MENTALIZZAZIONE NORMALITÀ-NEVROSI

TRATTI DI PERSONALITÀ

NEVROSI-CRONICIZZAZIONE ORGANIZZAZIONE BORDERLINE

PERSONALITÀ ISTRIONICA PERSONALITÀ OSSESSIVA PERSONALITÀ NARCISISTICA

PERSONALITÀ BORDERLINE

ALTERATO ESAME DI REALTÀ PSICOSI

PERSONALITÀ SCHIZOIDE PERSONALITÀ PARANOIDE PERSONALITÀ SCHIZOTIPICA TAB. 2

Il sintomo è da considerare come epifenomeno di uno squilibrio gene- rale dell’organismo e come manife- stazione dell’alterata reattività orga- nica.

È sorprendente come tali affermazioni siano espresse a livello della Psiche da quanto messo in luce dal metodo freu- diano!

Per la psicoanalisi i sintomi hanno un si- gnificato e svolgono un’azione adattiva,

“autoterapeutica” in quanto mediante la formazione del sintomo diventa più tol- lerabile la quantità di angoscia svilup- pata dall’apparato psichico.

− Il sintomo è ciò che appare di un con- flitto inconscio continuamente attivo; il tipo di sintomo che si sviluppa è in fun- zione dei meccanismi di difesa che si attivano in modo automatico (Gaddini, 1969b).

Quindi viene recuperato il senso e il si- gnificato del sintomo che non costitui- sce un mero dato oggettivo e statico

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consapevolezza e della capacità di rap- presentare idee e desideri, con l’emer- genza dei vissuti in forma verbale e co-

erente in modo da poter comunicare il pensiero all’altro e comprenderne lo stato d’animo.

− Tali caratteristiche sono proprie della natura umana, garantite dallo sviluppo della neocorteccia nell’uomo e, in par-

SINTOMI E PSICO PATOLOGIA

INSONNIA TENSIONE APPRENSIONE SINTOMI SOMATICI ANSIA ANTICIPATORIA

INQUIETUDINE NERVOSISMO IPERATTIVITÀ SINTOMI SOMATICI REAZIONE ANSIOSA

ANSIETÀ ASTENIA FOBIA ALESSITIMIA OSSESSIVITÀ IRRITABILITÀ DEPRESSIONE NEVROTICA

SOMATIZZAZIONI DEPERSONALIZ- ZAZIONE IMPULSIVITÀ DISFORIA CONTROLLO ANORESSICO EGOCENTRISMO UMORE DEPRESSO

ONNIPOTENZA PARANOIA MELANCONIA IPOMANIA MEGALOMANIA IDEE DI RIFERIMENTO FUGA DELLE IDEE DELIRIO APATIA

MANIA DISORGANIZZA- ZIONE SCHIZOFRENICA SINTOMI NEGATIVI ALLUCINAZIONI CATATONIA

NOSOGRAFIA DIAGNOSI CATEGORIALE

ANSIA TRANSITORIA INSONNIA EPISODICA SOGNI DI ANGOSCIA

NERVOSISMO SINTOMI SOMATICI ATTACCO DI PANICO LUTTO

NEVROSI D’ANGOSCIA DISTONIA AGORAFOBIA FOBIA SOCIALE D. OSSESSIVO D. D’ANSIA GEN.

D. ADATTAMENTO ISTERIA

DEPRESSIONE MAGGIORE CICLOTIMIA ANORESSIA N.

D. SOMATOFORME D. DISSOCIATIVO AMNESIA DEPERSONALIZ- ZAZIONE

DISTURBO BIPOLARE ANORESSIA N.

CRONICA DEPRESSIONE MELANCOLICA D. GRAVE DI PERSONALITÀ D. DELIRANTE PARANOIA SCHIZOFRENIA

MANIA CATATONIA SCHIZOFRENIA DISORGANIZZATA D.

SCHIZOAFFETTIVO

TAB. 3

TAB. 4

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왘Lo sforzo futuro per il medico deve essere quello di studiare questa sinergia dei trattamenti integrati in un’ottica PNEI, in quanto l’intervento sulla P del- la PNEI (si potrebbe dire una P “menta- le”) necessita di modelli terapeutici dif- ferenti (Santonastaso and Favaretto, 1993; Gabbard, 1995; Milani, 2014, 2018b; Bottaccioli, 2015), che si carat- terizzano per avere diversi statuti epi- stemologici (Melcarne, 2000); l’effica- cia di qualsiasi metodo terapeutico di- pende anche dalle qualità e modalità di interazione e comunicazione dei Siste- mi (Milani, 2018a) in un campo rela- zionale, con l’interdipendenza degli eventi che accadono tra chi osserva e chi è osservato (Funari, 1988; Petrella, 1988).

− I vissuti riferiti dal paziente riflettono sia i cambiamenti dello psichismo (meccanismi di difesa, mentalizzazio- ne, consapevolezza, modalità relazio- nali), sia la ripresa di una narrazione soggettiva della propria trama esisten- ziale (Borgna, 1996).

− Il medico deve accogliere la narrazio- ne dandole il “rango” di realtà interna del paziente e nel contempo decifrare l’evoluzione dello psichismo in modo da diagnosticare la psicopatologia e mettere in atto una terapia low dose/far- macologica efficace.

− Già questa posizione del medico è un’attività conoscitiva, diagnostica e te- rapeutica in quanto accoglie il mondo interno del paziente (la sua narrazione e condizione cognitivo-affettiva) e nel contempo, tramite una diagnosi dimen- sionale e categoriale, “oggettivizza” lo stato del paziente per fornire un agente esterno che abbia la potenzialità di di- namizzare gli aspetti psichici (Mangini, 1993; Freni, 1998; Pazzagli and Rossi Monti, 1999).

왘Qualificare l’aspetto mentale della P della PNEI, consente una doppia aper- tura/lettura dei fenomeni: aspetti sogget- tivi riportati nella relazione medico-pa- ziente che accolgono le istanze e biso- gni del paziente e aspetti più oggettivi ticolare, della corteccia prefrontale

(Milani, 2018b).

TRATTAMENTI INTEGRATI E PNEI

− PER UNA DEFINIZIONE DELLA

“P MENTALE” DELLA PNEI

Il paziente presenta la propria sofferen- za in modo unico e complesso.

Il medico deve effettuare uno sforzo di integrazione per valutare la complessità dei bisogni del paziente, tramite l’ac- quisizione di conoscenze in campi del sapere diversi che si rifanno a paradigmi differenti (Melcarne, 2000).

In tal senso l’integrazione non è una via

“di mezzo” tra le varie posizioni, ma il frutto di una mediazione interdiscipli- nare che spesso è faticosa sul piano in- tellettivo e su quello cognitivo-emotivo, un percorso conoscitivo che si basa su un lavoro di integrazione interna e men- tale del medico (Santonastaso and Fava- retto, 1993).

Ecco che risultano importanti attitudini come la capacità di pensiero critico, la capacità nel tollerare l’incertezza, l’atti- tudine ad integrare gli aspetti umanistici ed i vissuti soggettivi del paziente con l’approccio scientifico della medicina.

La costruzione di Freud mette in luce l’importanza della parola e l’assetto emotivo del medico, che si rivelano metodi di indagine e di cura all’inter- no di una relazione significativa.

− Nella pratica medica vi sono aspetti che sono dati per scontati o non sono ben valorizzati e messi in evidenza.

Nell’agire del medico, la relazione me- dico-paziente spesso assume un ruolo secondario e “ancillare” sovrastata dal corpus di conoscenze medico-biologi- che e specialistiche.

− In realtà molti aspetti della pratica cli- nica sono condizionati dalla relazione medico-paziente, sia nel campo dia- gnostico sia nel campo terapeutico (Schneider, 1983; Pazzagli and Rossi Monti, 1999).

che rimandano alla diagnosi e alla tera- pia low dose.

Inoltre, introdurre l’aspetto mentale nel- la Tavola delle 6 Fasi riporta il medico al rapporto medico-paziente e quindi al- l’incontro con la soggettività.

Nel contempo, tale relazione può mette- re il medico in difficoltà perché non sen- te di avere mappe e strumenti considerati

“oggettivi”; la stessa nozione di mente o di psiche può generare ambiguità se- mantiche o essere considerati concetti troppo astratti e pertanto troppo dipen- denti dalla soggettività (Milani, 2018a).

− È qui che si evidenzia la necessità di costruire una teoria e operatività della P della PNEI che sia praticabile, comunicabile, per quanto possibile obiettivabile e quindi utile strumento nella clinica e nell’agire del medico.

Possiamo delineare la portata dell’atti- vità mentale secondo differenti vertici di osservazione: il legame non solo con la neurobiologia ma anche con il funzio- namento corporeo (vedi Freud, Gaddi- ni, Kandel, Damasio, Edelman, Panche- ri); fondamento della personalità, della psicopatologia, del comportamento e dei sintomi psichici e spesso di quelli somatici (Petrella, 1988; Gabbard, 1995; Pazzagli and Rossi Monti, 1999);

qualità soggettiva dell’esperire, dei vis- suti che caratterizzano un’esistenza o modalità diverse dell’esistere (Borgna, 1996); manifestazione latente o manife- sta nella relazione medico-paziente (Schneider, 1983).

Il medico può agire secondo questi li- velli (o vertici di osservazione), poten- ziando enormemente la propria capaci- tà curativa se riesce a coniugare sinergi- camente e sincronicamente tali valen- ze, in quanto può inserire l’elemento tecnico/farmacologico/omotossicologi- co in una relazione terapeutica (Mangi- ni, 1993; Freni, 1998), campo di rela- zione e coscienza che “attiva forze in- terne dinamiche” (Freud, 1915-17).

− Queste considerazioni supportano le basi del paradigma biopsicosociale che postula una relazione di reciprocità tra-

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disagio o disturbo mentale da conside- rare, a nostro parere, in un contesto di un trattamento integrato (TAB. 5).

CONCLUSIONI

Riconoscere i meccanismi di difesa sul- la Tavola può aiutare a determinare il tempo più adeguato per iniziare un trat- tamento bioregolatorio o in overlapping nell’ambito dei trattamenti delle patolo- gie mentali, in modo che sia efficace nel promuovere e mantenere il cambia- mento, sia a livello sintomatologico sia a livello della psicopatologia.

− Nel campo della salute mentale e in particolare nelle patologie gravi, il me- dico si trova di fronte alla necessità di dare una risposta pressoché immediata sia per lenire la sofferenza, sia per gesti- re il comportamento sintomatologico del paziente che pervade sempre di più la personalità ed ha conseguenze rela- zionali e nel contesto sociale.

Frequentemente si pone la necessità di una terapia psicofarmacologica che de-

ve essere vista come il primo passaggio per poter incidere sul comportamento sintomatologico che ostacola la com- pliance e l’alleanza terapeutica, per modificare la psicopatologia e ridurre la sofferenza della persona.

Lo sforzo del clinico è quello di poter effettuare un trattamento integrato in cui l’attenzione alla relazione terapeutica e al livello del funzionamento della Psi- che diventa un utile strumento per orientare qualsiasi terapia omotossico- logica/farmacologica e qualsiasi altro intervento non farmacologico nelle dif- ferenti fasi di malattia e di cura del pa- ziente.

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Campanile P., Semi A.A. – Isteria e disturbi psi- cosomatici. In Berti Ceroni G., Correale A. (a cu- NOSOGRAFIA ANSIA

TRANSITORIA INSONNIA EPISODICA SOGNI DI ANGOSCIA

NERVOSISMO SINTOMI SOMATICI ATTACCO DI PANICO

NEVROSI AGORAFOBIA FOBIA SOCIALE

DEPRESSIONE MAGGIORE ANORESSIA CICLOTIMIA

DISTURBO BIPOLARE PARANOIA SCHIZOFRENIA

MANIA SCHIZOFRENIA DISORGANIZZATA

TERAPIA • VALERIANAHEEL®• IGNATIA-HEEL

• GELSEMIUM -HOMACCORD

• TONICOGUNA

• ACIDUM PHOSPHORICUM -HOMACCORD

• SEPIA-HEEL

• GUNABRAIN

• IGNATIA-HEEL

• SEPIA-HEEL

• GUNABRAIN

• SELENIUM COMPOSITUM N

• COENZYME COMPOSITUM®

• GUNA-BDNF

• SELENIUM COMPOSITUM N

• GLYOXAL COMPOSITUM

• GUNA-BDNF

TAB. 5

sformativa tra funzionamento neurobio- logico, psicodinamico e sociorelaziona- le (Freni, 1998; Danieli, 2007).

La PNEI aiuta a capire come ciò sia pos- sibile, seguendo i percorsi che consen- tono all’organismo di funzionare come un Essere e diventare una Soggettività che si nutre della Corporeità e speri- menta un campo di Coscienza.

− Il medico è l’unica figura dell’uma- no che ha il potere di cogliere tali ver- tici di osservazione forgiando il pro- prio agire nella fucina della clinica!

− In definitiva il livello mentale per sua natura e peculiarità consente (e contiene) una doppia apertura (e lettu- ra) di senso dei fenomeni: sia aspetti soggettivi riportati nella relazione che accolgono le istanze del paziente, sia aspetti più oggettivi che rimandano al- la conoscenza della diagnosi e del trattamento.

− Infatti a partire dalla diagnosi e da quanto esposto sui meccanismi di dife- sa si può dare una prima indicazione ri- guardante la terapia omotossicologica e nutraceutica nelle differenti forme di

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autore Dott. Rocco Melcarne

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N.d.R.

Le voci bibliografiche:

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sono consultabili in

www.medibio.itLa Medicina Biologica.

Testo elaborato dalla relazione dell’autore presentata al Club A.M.I.O.T. (ora Interna- tional Academy of Physiological Regu- lating Medicine) - 19° edizione, Rimini, 30-31 marzo 2019.

Nota di Redazione

In La Medicina Biologica, 2020/1 sarà pubblicato

− dello stesso autore − “L’anoressia nervosa e il trattamento dell’amenorrea. Un paradigma per l’integrazione dei trattamenti nei disturbi mentali”.

Riferimenti

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